36 (1981), musica “immaginistica” e Linzer Stahloper (1982), teatro musicale – rivelano, con mezzi molto diversi e risultati musicali e scenici non confrontabili, lo stesso radicamento “terreno”: lo spettacolo musico–teatrale è un’elaborazione artistica di un’esperienza vissuta quotidianamente. Il teatro musicale infatti oggettiva e afferra immediatamente il parlare del dialetto napoletano in Omaggio a Pulcinella, il lavoro ritmato di diciassette artigiani di paese in Experimentum mundi, il funzionamento di un’officina con i suoi sessantacinque operai meccanici e metallurgici nella Linzer Stahloper. Per riflettere, decontestualizzandolo, ma anche per aprirsi a nuove forme d’espressione musicale, ciò che si manifesta oggettivamente nel vissuto quotidiano. Scegliendo la via della sperimentazione con la vita reale, il compositore si pone un compito ambizioso: dare al passato o alla quotidianità banale un’importanza attuale, mettere in evidenza l’ampiezza del presente e proporre – all’interprete e allo spettatore – occasioni propizie per afferrare il presente in quanto divenire, aiutarlo a vedere l’immediatezza del suo vissuto quotidiano sotto l’aspetto di un “futuro autentico”.1 Strumentista–percussionista, Battistelli è estremamente sensibile al gesto–produttore di suono e alla sua teatralità esplicita. Ma anche alla teatralità vocale. Successore diretto di Luciano Berio (pensiamo a Visage, Sequenza III, Circles, Recital for Cathy e alle opere sceniche), Battistelli cerca di elaborare il proprio stile di scrittura vocale. Le sue opere Aphrodite (1983), “monodramma di costumi antichi”, Ascolto di Rembrandt (1991) per voce, piccola orchestra e nastro magnetico tratta da due quadri di Rembrandt e da due poesie di Guido Ceronetti, oltre a Frau Frankenstein (1993) “monodramma del Prometeo” moderno tratto dal romanzo nero di Mary Shelley Frankenstein o il moderno Prometeo, mettono in evidenza l’illimitatezza dell’esplorazione dell’espressività vocale. Direttamente ispirato dal “romanzo di modi antichi” Aphrodite (1896) di Pierre Louÿs, 2 l’opera di Battistelli Aphrodite (1983), “monodramma di costumi antichi” per attrice, flauti, arpa e tre percussionisti, rinuncia totalmente ai princìpi dell’opera letteraria. Per 1 2 E. Bloch, Experimentum mundi, Payot, Paris, 1981, p. 86-87. P. Louÿs (1870-1925) è anche l’autore delle Chansons de Bilitis (1895) (musicate nel 1897-98 da Claude Debussy) che furono presentate all’origine come una scoperta della letteratura ellenistica, provocando, con questo, un vero scandalo nell’ambiente filologico. Molto vicino alla sensibilità di Gabriele D’Annunzio - con l’estetismo e l’erotismo esacerbati, la deliberata provocazione contro il moralismo e l’ipocrisia, il gusto marcato per un’antichità ideale, ecc. Pierre Louÿs fu molto apprezzato da D’Annunzio per il suo romanzo Aphrodite.