XIII Ciclo Dottorato in Economia A.A. 2009-2010 PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI 1. Spazi Metrici Sia X un insieme qualunque di oggetti. Diciamo che X è uno spazio metrico se esiste una funzione non negativa, d : X × X → R+ soddisfacente le seguenti condizioni • d(x, y) = 0 se e solo se x = y • d(x, y) = d(y, x) ∀x, y ∈ X • d(x, y) ≤ d(x, z) + d(y, z) ∀x, y, z ∈ X. Si vede facilmente che la terza condizione implica che |d(x, y) − d(x, z)| ≤ d(y, z) ∀x, y, z ∈ X . Tale funzione d viene detta funzione distanza o anche metrica. Data una successione {xn } di elementi di X diciamo che {xn } converge a x se d(xn , x) tende a zero quando n tende a +∞. Definizione 1.1. Una successione si dice di Cauchy se (1.1) lim d(xn , xm ) = 0 n,m→∞ cioè, in altre parole, se per ogni ε > 0 esiste un indice N0 = N0 (ε) tale che per ogni n, m maggiori o uguali a N0 risulta d(xn , xm ) < ε Dal fatto che d(xn , xm ) ≤ d(xn , x)+d(xm , x) si vede immediatamente che ogni successione convergente soddisfa la condizione di Cauchy. Il viceversa in generale non è vero (come vedremo in seguito con alcuni esempi) e siamo indotti alla seguente Definizione 1.2. Uno spazio metrico X si dice completo se ogni successione di Cauchy in X ammette un limite in X. Vediamo ora alcuni esempi di spazi metrici. Esempio 1.3. Lo spazio vettoriale Rn dotato della seguente metrica n X (1.2) d(x, y) = |xi − yi| x = (x1 , . . . , xn ), y = (y1, . . . , yn ) i=1 Date: X. 1 2 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI Esempio 1.4. Lo spazio delle funzioni continue su un intervallo chiuso e limitato [a, b] dotato della metrica (1.3) d(f, g) = sup |f (x) − g(x)| x∈[a,b] Esempio 1.5. Un qualunque insieme X dotato della cosiddetta “metrica grossolana” o “metrica discreta”: 0 se x = y (1.4) d(x, y) = 1 se x 6= y Esempio 1.6. Sia Q l’insieme dei numeri razionali (quindi Q è l’insieme dei numeri reali privato di tutti i numeri irrazionali) dotato della metrica euclidea d : m p m p = − , (1.5) d n q n q Esempio 1.7. Ancora una volta lo spazio delle funzioni continue sull’ intervallo chiuso e limitato [−1, 1] ma dotato di un’altra metrica Z 1 (1.6) d(f, g) = |f (x) − g(x)|dx −1 Vedremo in seguito che lo spazio di quest’ultimo esempio non è completo. Per quanto riguarda l’insieme dei razionali dotato della metrica euclidea, tutti noi sappiamo che esistono successioni di numeri razionali che non convergono a nessun numero razionale, bensı̀ ad un numero irrazionale: tali successioni sono un esempio di successioni di Cauchy che non hanno un limite in Q. Possiamo quindi concludere che gli spazi degli ultimi due esempi non sono completi. Dimostreremo che quelli degli altri esempi invece lo sono. Ci limitiamo invece a segnalare il seguente Teorema 1.8 (Teorema del completamento). Dato uno spazio metrico X esiste sempre uno spazio metrico X̃ con le due seguenti proprietà: • X̃ è completo • X̃ contiene un sottospazio Y denso isometrico a X (Ricordiamo che un sottospazio Y si dice denso in X̃ se, per ogni ǫ > 0 e per ogni x̃ ∈ X̃, esiste y ∈ Y tale che d(y, x̃) < ǫ. Inoltre due spazi metrici X e Y sono isometrici se esiste una corrispondenza biunivoca f tra X e Y che conserva le distanze, tale cioè che dX (x, y) = dY (f (x), f (y))). In maniera molto grossolana si può dire che il Teorema del completamento garantisce che è sempre possibile “completare” uno spazio PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 3 metrico X a patto di “aggiungere” a X i limiti delle succesioni di Cauchy. 2. Spazi Normati Sia V uno spazio vettoriale reale o complesso. Una norma è una funzione definita su V a valori in R+ soddisfacente le seguenti proprieta‘ (1) kvk = 0 se e solo se v = 0. (2) kλvk = |λ|kvk per ogni λ appartenente al campo degli scalari. (3) kv + wk ≤ kvk + kwk. Esempi: p a) V = Rn e kvk = x21 + x22 + . . . x2n per ogni v = (x1 , x2 , . . . , xn ). Questa norma è detta norma euclidea, in quanto, se n = 2 o n = 3, kvk rappresenta la distanza euclidea del punto v dall’origine. Essa viene spesso denotata anche con il sottoscritto 2, in quanto è un caso particolare della norma p che è cosı̀ definita: Sia v = (x1 , . . . , xn ) e sia p ≥ 1 1 p definiamo kvkp = (|x1 |p + |x2 |p + · · · + |xn |p ) = n X i=1 |xi |p ! p1 Si dimostra che per ogni p ≥ 1 questa è una norma in Rn e, ricordando che x2 = |x|2 , abbiamo che per p = 2 essa coincide con la norma euclidea sopra menzionata. Nel caso V = Cn , la quantità kvkp definisce ancora una norma, a patto di interpretare |x| come il modulo del numero complesso x: si osservi che in questo caso x2 6= |x|2 . b) Sia V = C[0, 1] lo spazio delle funzioni continue sull’intervallo [0, 1] a valori reali. Poniamo kf k∞ = sup |f (x)| . x∈[0,1] Si verifica facilmente che anche questa è una norma. Osserviamo che, siccome le funzioni fn (x) = xn (n = 0, 1, 2, . . . ,) sono tra di loro linearmente indipendenti per ogni scelta di n intero positivo, lo spazio C[0, 1] risulta avere dimensione infinita. 2.1. Norma e Metrica. Ogni norma porta con sè sia una nozione di distanza che una nozione di convergenza: 4 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI Definizione 2.1. Sia V uno spazio normato. Definiamo distanza tra due elementi v e w la quantità kv − wk = d(v, w) È immediato verificare che d(v, w) è una metrica nel senso introdotto nel capitolo precedente. Quindi ogni spazio normato è in particolare uno spazio metrico. Ripetiamo ora in termini di norma quanto detto prima in termini di metrica: Data una successione xn di elementi di V , diciamo che xn converge a x in V se e solo se kxn − xk → 0 per n → ∞. Una successione si dice di Cauchy se lim kxn − xm k = 0 n,m→∞ È immediato verificare che ogni successione convergente è di Cauchy, mentre il viceversa non è in generale vero. Chiamenremo spazio di Banch ( o spazio completo) uno spazio vettoriale normato in cui ogni successione di Cauchy risulta convergente. Riportiamo ora la seguente definizione che, anche se può apparire un po’ tecnica, sarà utile in seguito: Definizione 2.2. Diciamo che due norme k · k1 e k · k2 definite su uno stesso spazio vettoriale V sono tra di loro equivalenti se esistono due costanti positive h, k tali che hkxk1 ≤ kxk2 ≤ kkxk1 ∀x ∈ V . In particolare se due norme sono equivalenti le successioni di Cauchy (e anche i loro limiti) sono le stesse per entrambe. Tornando agli esempi di prima, analizziamo il caso V = Rk : una successione di punti xn è dunque una successione di vettori xn = (v1n , v2n , . . . , vkn ). Osserviamo quindi che assegnare una successione di vettori in Rk equivale ad assegnare k successioni reali: una per ciascuna coordinata. Scegliamo una qualunque delle norme p sopra definite: per esempio quella realtiva a p = 1. Risulta evidente che |vin − vim | ≤ k X j=1 |vjn − vjm | = kxn − xm k1 Quindi se una successione di vettori è di Cauchy in Rk , la successione numerica delle loro coordinate i−esime è una successione di Cauchy in R per ogni indice i. Viceversa, se una successione di vettori è tale che tutte le coordinate i-esime sono successioni di Cauchy in R allora essa stessa è di Cauchy in Rk . PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 5 Naturalmente si potrebbe obiettare che questi risultati dipendono dalla particolare scelta della norma (p = 1 rende i conti molto facili!) ma, forse sorprendentemente, non è cosı̀: vale in fatti il seguente teorema, che ci limitiamo ad enunciare: Teorema 2.3. Sia V uno spazio vettoriale normato completo di dimensione finita. Allora la norma definita su V è equivalente ad una qualunque delle norme p sopra definite. In particolare tutte le norme p sono tra di loro equivalenti e la convergenza in V è la convergenza per coordinate. Per capire quale sia la nozione di convergenza nella norma relativa al secondo esempio abbiamo bisogno di un po’ di lavoro: 3. Convergenza puntuale e uniforme Sia {fn } una successione di funzioni a valori reali (o complessi). Supponiamo che le fn siano tutte definite in un sottoinsieme A ⊆ R (o di Rn ). Diciamo che fn converge puntualmente ad una funzione f in A se per ogni x di A esiste finito limn→∞ fn (x). In questo caso poniamo per definizione (3.1) f (x) = lim fn (x) n→∞ Ciò significa che per ogni ε > 0 esiste un indice N = N(ε, x) tale che per ogni n ≥ N (3.2) |fn (x) − f (x)| < ε Osservazione 3.1. Osserviamo che N dipende sia da ε che da x come mostra il seguente esempio: Sia fn (x) = xn e A = (−1; 1]. Allora 0 se − 1 < x < 1 lim fn (x) = n→∞ 1 se x = 1 Se x = 0 o x = 1 si può scegliere N(ε, x) = 1, mentre negli altri casi log ε risulta N(ε, x) = [ log ]. x Nel caso in cui sia possibile trovare un indice N che dipende SOLO da ε e NON da x si dice che fn converge uniformemente a f su A. Osservazione 3.2. Osserviamo che fn converge uniformemente a f su A se e solo se per ogni ε > 0 sup N(ε, x) < +∞ x∈A 6 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI Analogamente fn converge uniformemente a f su A se e solo se per ogni ε > 0 esiste N = N(ε) tale che per ogni n ≥ N si ha che sup |fn (x) − f (x)| ≤ ε x∈A Osservazione 3.3. Se fn converge in B = A ∪ x0 ∪ · · · ∪ xk allora la convergenza è uniforme su B se e solo se lo è su A. Esempio 3.4. La successione fn (x) = xn converge semplicemente, ma NON uniformemente, sia sull’intervallo (−1, 1] che sull’intervallo (−1, 1). 4. La condizione di Cauchy Condizione necessaria e sufficiente affinchè una successione di funzioni converga uniformemente su A è che valga la seguente condizione (di Cauchy) (C) ∀ε > 0 ∃N = N(ε) : ∀n, m ≥ N sup |fn (x) − fm (x)| < ε x∈A Proof. La condizione è necessaria, infatti sup |fn (x) − fm (x)| ≤ sup |fn (x) − f (x)| + sup |fn (x) − f (x)| ≤ 2ε x∈A x∈A x∈A se fn converge a f uniformrmente. Supponiamo viceversa che valga (C). Allora per ogni x fissato in A la successione numerica {fn (x)} risulta di Cauchy e quindi convergente. Sia f (x) la funzione limite. Fissiamo n e facciamo tendere m a +∞ nella (C): poichè per ogni m si ha |fn (x) − fm (x)| < ε la stessa relazione varrà per il limite, pur di sostituire il segno di < con quello di ≤ ; risulta quindi sup |fn (x) − f (x)| ≤ ε x∈A e, per l’arbitrarietà di ε, la tesi. Osservazione 4.1. La convergenza in C[0, 1] con la norma definita nel precedente capitolo è la convergenza uniforme Come nel caso delle successioni numeriche, la condizione (C) si traduce per le serie, considerando la successione delle somme parziali: una P serie di funzioni ∞ f (x) risulta uniformemente convergente su A n=0 n se e solo se (C’) ∀ε > 0 ∃N = N(ε) : ∀n ≥ N ∀p > 0 sup |fn+1 (x) + fn+2 (x) + · · · + fn+p (x)| < ε . x∈A PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 7 La condizione (C’) risulta particolarmente utile quando si voglia stabilire la convergenza uniforme di una serie di funzioni: vale infatti il seguente P Teorema 4.2. (Weierstrass) Data una serie di funzioni ∞ n=0 fn (x) definite tutte su un insieme A, supponiamo che esita una succesione di numeri positivi an tale che |fn (x)| ≤ an ∀x ∈ A. Supponiamo P∞ inoltre P∞ che la serie numerica n=0 an sia convergente. Allora la serie n=0 fn (x) converge uniformemente su A. Proof. Basta infatti osservare che sup |fn+1 (x) + fn+2 (x) + · · · + fn+p (x)| ≤ an+1 + an+2 + . . . an+p < ε x∈A poichè la serie numerica P∞ n=0 an è convergente. 5. Proprietà che si “trasportano” alla funzione limite Come visto nel paragrafo precedente, è possibile che una successione di funzioni continue converga ad una funzione limite discontinua (per esempio fn (x) = xn su (−1, 1]). È inoltre possibile che una successione di funzioni limitate converga ad una funzione non limitata: per esempio P∞ 1 n n=0 x = 1−x in (−1, 1). In generale anche altre proprietà delle funzioni fn (quale derivabilità e integrabilità) non vengono “trasmesse” alla funzione limite nel caso di convergenza puntuale. Il discorso cambia notevolmente quando, al posto della convergenza puntuale, si considera la convergenza uniforme. Valgono infatti i seguenti Teoremi, che ci limitiamo ad enunciare. Teorema 5.1. (Del doppio limite) Supponiamo che una successione {fn } converga uniformemente a f su A. Supponiamo che x0 sia un punto di accumulazione per A e che lim fn (x) = ln x→x0 Allora la successione {ln } ammette limite finito e inoltre, detto l = limn→∞ ln , risulta (5.1) lim f (x) = lim lim fn (x) = lim ln x→x0 n→∞ x→x0 n→∞ Questo Teorema è noto come teorema “del doppio limite”: si noti infatti che le due operazioni di limite, per n → ∞, e per x → x0 si possono scambiare! risulta cioè lim lim fn (x) = lim lim fn (x) x→x0 n→∞ n→∞ x→x0 Immediatamente si ricava il seguente 8 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI Corollario 5.2. Sia {fn } una successione di funzioni continue su A convergente uniformemente a f . Allora f risulta continua. Osservazione 5.3. Con la norma dell’estremo superiore C[0, 1] risulta completo. Torniamo ora all’esempio (1.7). Consideriamo la successione fn (x) di funzioni cosı̀ definite 1 1 nx se − ≤ x ≤ n n 1 (5.2) fn (x) = 1 se <x≤1 n − 1 se − 1 ≤ x < − 1 n È facile verificare che questa successione converge puntualmente alla funzione sig(x), segno di x che vale 1 se x è positivo e −1 se x è negativo, zero per x = 0 È anche facile vedere che Z 1 Z 1 1 (5.3) |fn (x) − sig(x)|dx = 2 [sig(x) − fn (x)]dx = n −1 0 e dunque, poichè Z 1 Z |fn (x) − fm (x)|dx ≤ −1 1 −1 |fn (x) − sig(x)|dx + Z 1 −1 |fm (x) − sig(x)|dx {fn } è una successione di Cauchy nella metrica integrale introdotta nell’esempio. Per l’unicità del limite non può esistere nessuna funzione continua f tale che {fn } converga ad f nella metrica integrale! Abbiamo visto quindi come la nozione di convergenza dipenda in maniera essenziale dalla norma (o metrica) che si considera. Occupiamoci ora della convergenza rispetto alla metrica integrale. Teorema 5.4. Sia {fn } una successione di funzioni Riemann integrabili su [a, b] convergente uniformemente a f . Allora f risulta Riemann integrabile e inoltre si ha Z b Z b (5.4) lim fn (x)dx = f (x)dx . n→∞ a a Teorema 5.5. Sia {fn } una successione di funzioni derivabili su [a, b] con derivata continua e supponiamo che {fn } converga in almeno un punto x0 ∈ [a, b]. Supponiamo che la successione delle derivate {fn′ } converga uniformemente in [a, b] ad una funzione g. Allora fn converge uniformemente ad una funzione f derivabile e risulta f ′ (x) = g(x) ∀x ∈ [a, b]. PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 9 Proof. Poniamo per definizione f (x0 ) = limn→∞ fn (x0 ). Per il Teorema Fondamentale del calcolo integrale abbiamo che Z x fn′ (t)dt . fn (x) = fn (x0 ) + x0 Quindi per il Teorema 5.4 fn (x) risulta convergente per ogni x di [a, b] ad una funzione limite f (x) che verifica la relazione Z x (5.5) f (x) = f (x0 ) + g(t)dt . x0 Per il Teorema 5.2 g risulta continua e quindi, sempre per il Teorema Fondamentale del calcolo integrale f risulta derivabile con f ′ (x) = g(x). Infine, per dimostrare la convergenza uniforme, osserviamo che (5.6) |fn (x) − fm (x)| = | Z x (fn′ (t) x0 − ′ fm (t))dt| ≤ Z x x0 ′ |fn′ (t) − fm (t)|dt ≤ ′ (b − a) sup |(fn′ (x) − fm (x)| < ε(b − a) x∈[a,b] poichè per ipotesi la successione fn′ risulta uniformemente convergente. 6. Serie di Potenze Le serie di potenze sono particolari serie di funzioni dove risulta fn (x) = an (z − c)n per un c fissato in C e per una successione an di numeri complessi. Una serie di potenze si presenta quindi nella forma ∞ X an (z − c)n = a0 + a1 (z − c) + a2 (z − c)2 + a3 (z − c)3 + . . . n=0 e converge sempre per z = c che viene chiamato centro della serie stessa. Vale il seguente Teorema 6.1. Supponiamo che una serie di potenze converga in un punto x̄ diverso dal centro. Allora essa converge assolutamente per ogni z tale che |z − c| < |x̄ − c|. Proof. Osserviamo che, siccome la serie converge in x̄, risulta |an (x̄ − c)n | ≤ K per una qualche costante K > 0 (perchè?). Fissato ora z risulta n z − c n n n |(z − c) | (6.1) |an (z − c) | = |an (x̄ − c) | ≤K |x̄ − c|n x̄ − c 10 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI e quindi la serie del confronto. P∞ n converge assolutamente per il teorema P∞ an (z − c)n , definiamo ora l’insieme ∞ X E = {z ∈ C : an (z − c)n è convergente} Data una serie (6.2) n=0 an (z − c) n=0 n=0 costituto da tutti gli z complessi per cui la serie risulta convergente. E è non vuoto. Definiamo ora (6.3) R = sup{|z − c|} z∈E Vale il seguente e fondamentale Teorema P n Teorema 6.2. Data la serie di potenze ∞ n=0 an (z − c) definiamo E e R come sopra. Allora la serie converge assolutamente per ogni z tale che |z − c| < R e non converge se |z − c| > R. Inoltre la convergenza risulta uniforme in ogni intervallo del tipo |z − c| ≤ a < R. Proof. Fissiamo z tale che |z − c| < R. Per definizione di 6.3 esiste almeno un x̄ ∈ E tale che |z − c| < |x̄ − c| < R. Per il teorema 6.1 la serie converge assolutamente in x. Ragionando analogamente, si ottiene la convergenza uniforme in forza del Teorema 4.2. Sempre dalla definizione di estremo superiore risulta evidente che la serie non può convergere per |z − c| > R. R viene detto raggio di convergenza della serie. È importante osservare che • R può essere zero! in tal caso la serie converge solo nel centro. • R può essere infinito: in tal caso la serie converge per ogni valore di z. • Nulla può essere detto riguardo la convergenza nei punti che soddisfano la condizione |z − c| = R. Ricordiamo che si tratta di un’intera corconferenza con centro in c e raggio R: la serie potrebbe convergere in un solo punto, in nessun punto o in tuuti i punti! Forniamo ora due criteri che permettono, in molti casi, di determinare concretamente il raggio di convergenza per una serie di potenze: P n Teorema 6.3. Data la serie ∞ n=0 an (z − c) , supponiamo che esista il limite p lim n |an | = L n→∞ Allora il raggio di convergenza è 1 = 0). ∞ 1 L (con la convenzione che 1 0 = +∞ e PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 11 P n Teorema 6.4. Data la serie ∞ n=0 an (z − c) , supponiamo che esista il limite |an+1 | =L lim n→∞ |an | Allora il raggio di convergenza è L1 ( sempre con la convenzione che 1 1 = +∞ e ∞ = 0). 0 Proof. Dimostriamo, a titolo di esempio, il Teorema 6.4: la dimostrazione dell’altro P∞ il criterio del rapporto alla serie nuPè∞analoga. Applichiamo n merica n=0 |an (z − c) | = n=0 bn . Risulta bn+1 an+1 (z − c)n+1 an+1 |z − c| (6.4) = = bn an (z − c)n an Per ipotesi 6.4 ammette limite per n → ∞ e quindi la tesi segue dal criterio del rapporto per le serie a termini positivi. Applicando il criterio del rapporto siamo ora in grado di fornire facili esempi di serie di potenze con qualunque raggio di convergenza: Esempio 6.5. La serie ∞ X n!z n n=0 ha raggio di convergenza zero. Esempio 6.6. La serie ∞ X zn n=0 n! ha raggio di convergenza infinito. Esempio 6.7. Fissiamo un a ∈ C arbitrario, purchè diverso da zero. La serie ∞ X zn n=1 an ha raggio di convergenza |a|. Esempio 6.8. Le tre serie ∞ X xn n=0 ∞ X xn n=1 n ∞ X xn n=1 n2 hanno tutte lo stesso raggio di convergenza, ma comportamenti molto diversi nei punti |z| = R: la prima non converge in nessuno di essi, la seconda converge per z = −1, ma non per z = 1 (si puo‘ dimostrare che in realta‘ essa converge per ogni z 6= 1 della circonferenza unitaria), la terza converge su tutta la circonferenza unitaria. 12 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI D’ora in avanti ci limiteremo a trattare serie con centro in zero. Tutti i risultati ottenuti per esse si traducono al caso generale con una semplice sostituzione z − c = Z. Sappiamo cosa sia la derivata di una funzione reale di variabile reale. È possibile definire analogamente la derivata di una funzione complessa di variabile complessa : f ′ (z) = lim h→0 f (z + h) − f (z) h come limite del rapporto incrementale. Le regole di derivazione riguardanti somme, prodotti quozienti e funzioni composte si trasportano immediatamente al caso di derivate complesse. È pure immediato verificare, tramite lo sviluppo di (z + h)n , che la derivata di z n è, come nel caso reale, nz n−1 . Un discorso molto più delicato riguarda invece le proprietà delle funzioni derivabili: queste esulano dalla trattazione di questo corso. Ci limitiamo a sottolineare che, mentre nel caso reale, possono esistere funzioni derivabili k volte ma non k + 1 volte, in quanto la derivata k unesima potrebbe risultare discontinua, nel caso complesso una funzione derivabile una volta in un aperto risulta automaticamente di classe C ∞ , in netto contrasto con quanto avviene nel caso reale. I seguenti Teoremi possono essere enunciati nel caso di funzioni complesse. Per una prima lettura possiamo limitarci al caso di funzioni reali e quindi a serie di potenze (e serie di Taylor) pensate nel campo reale: rimandiamo ad un corso piu‘ avanzato il caso complesso. Cominciamo con il Teorema 5.5 di derivazione: P n Teorema 6.9. Sia f (x) = ∞ n=0 an x . Allora f risulta derivabile e si P ∞ n−1 ′ ha f (x) = n=1 nan x . In particolare ogni serie di potenze rappresenta una funzione di classe C ∞ all’interno dell’intervallo di convergenza. P n Proof. Sia R il raggio di convergenza di ∞ n=0 an x . Fissato x tale che |x| < R è sempre possibile trovare a > 0 tale che |x| ≤ a < R. Quindi per ogni x fissato all’interno dell’intervallo di convergenza esiste un intervallo che contiene x dove la convergenza è uniforme. Quindi f è senz’altro all’interno dell’intervallo (−R, R). Osserviamo che P continuan−1 la serie ∞ na x è anch’essa una serie di potenze: se dimostriamo n n=1 che essa ha lo stesso raggio di convergenza della serie di partenza la tesi segue immediatamente dai Teoremi 6.2, 4.2 e 5.5. Questo fatto è vero in generale: noi ci limitiamo al caso in cui il raggio di convergenza sia dato da uno dei due criteri 6.4/6.3. Posto bn = nan , la serie derivata si PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 13 P n puo‘ riscrivere come ∞ n=0 bn+1 x . Da qui risulta evidente che i limiti p p n e an+1 . |bn | e n |an | risultano uguali e lo stesso vale per bn+1 bn an Osservazione 6.10. Osserviamo che, per il Teorema 5.4, per ogni x ∈ (−R, R) risulta anche Z x Z xX ∞ ∞ Z x ∞ X X xn+1 n n f (t)dt = an t = an t = an n+1 0 0 n=0 n=0 0 n=0 in altre parole: le serie di potenze si integrano e si derivano termine a termine. 7. Serie di Taylor Sia f una funzione derivabile infinite volte in un intervallo I. Fissato un punto x0 ∈ I possiamo quindi scrivere la formula di Taylor per f arrestata a qualunque ordine n: f n (x0 ) f (x) = f (x0 ) + f ′ (x0 )(x − x0 ) + . . . (x − x0 )n + Rn n! dove per Rn possiamo usare l’espressione di Lagrange: Rn = f n+1 (ξn ) (x − x0 )n+1 (n + 1)! Detta quindi f n (x0 ) (x − x0 )n n! possiamo chiederci se esiste il limite per n → ∞ di Sn (x) e se risulta anche ∞ X f n (x0 ) (x − x0 )n (7.1) f (x) = n! n=0 Sn (x) = f (x0 ) + f ′ (x0 )(x − x0 ) + . . . Questo naturalmente dipenderà dal comportamento di Rn ! In particon 0) tende a zero per n → ∞, dal lare, fissato x, siccome la quantità (x−x n! n+1 comportamento di f (ξn ). Diciamo che una funzione di classe C ∞ è sviluppabile in serie di Taylor con centro x0 se vale 7.1. In generale non è vero che tutte le funzioni di classe C ∞ sono sviluppabili in serie di Taylor, ma lo sono senz’altro le somme delle serie di potenze. Abbiamo visto infatti che ogni serie di potenze rappresenta una funzione infinitamente derivabile all’interno dell’intervallo di convergenza P∞ n (−R, R). Detta quindi f (x) = n=0 an x possiamo scrivere che f ′ (x) = ∞ X n=1 nan xn−1 14 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI e cosı̀ via: k f (x) = ∞ X n=k n(n − 1) . . . (n − k + 1)an xn−k In particolare risulta f k (0) = k!ak e quindi possiamo concludere che f (x) risulta sviluppabile in serie di Taylor con centro in x = 0 (in generale con centro in x = c). Non forniremo esempi di funzioni che non sono sviluppabili in serie di Taylor, ma forniremo invece un semplice criterio che permette di stabilire che molte delle funzioni note sono sviluppabili in serie di Taylor: Teorema 7.1. Sia f di classe C ∞ in [a, b]. Supponiamo che esista una costante K tale che per ogni x ∈ [a, b] e per ogni intero n risulti |f n (x)| ≤ K Allora f è sviluppabile in serie di Taylor con centro in qualunque x0 ∈ (a, b). Proof. Immediato dal fatto che f (x) = f (x0 ) + f ′ (x0 )(x − x0 ) + . . . f n (x0 ) (x − x0 )n + Rn n! e, per ipotesi f n+1 (ξn ) |x − x0 |n+1 n+1 |Rn | = | (x − x0 ) | ≤ K (n + 1)! (n + 1)! Da questo criterio segue immediatamente che Osservazione 7.2. Le funzioni sin x, cos x e ex sono sviluppabili in serie di Taylor con centro in qualunque punto x0 ∈ R. In particolare, se x0 = 0 si ottengono i noti sviluppi di Mc Laurin (7.2) ∞ ∞ ∞ X X X x2n+1 x2n xn sin x = (−1)n cos x = (−1)n ex = n! (2n + 1)! (2n)! n=0 n=0 n=0 PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 15 7.1. conclusive. Abbiamo già osservato che la serie P∞ Osservazioni zn n=0 n! converge per ogni z complesso. Definiamo (7.3) ∞ ∞ ∞ 2n+1 X X X z 2n zn n z z sin z = (−1) cos z = (−1)n e = n! (2n + 1)! (2n)! n=0 n=0 n=0 come funzioni della variabile complessa z. Le equazioni funzionali valide nel campo reale restano valide nel campo complesso. Quindi per esempio è ez+w = ez · ew ; sin(z + w) = sin z cos w + cos z sin w e cosi‘ via. In particolare sostituendo iθ al posto di z nell’espressione di ez otteniamo ∞ X (iθ)n θ2 θ3 θ4 iθ (7.4) e = = 1 + iθ − −i + + · · · = cos θ + i sin θ n! 2 3! 4! n=0 da cui si ricavano immediatamente le formule di Eulero: eiθ − e−iθ eiθ + e−iθ sin θ = (7.5) cos θ = 2 2i 8. Esercizi Proposti 9. Condizione di Cauchy. Massimo e Minimo limite (1) Sia {an }∞ Dimostrare che se n=0 una successione di Cauchy. {an }∞ ammette una sottosuccessione convergente allora essa n=0 stessa risulta convergente. (2) Dimostrare che la seguente successione NON è di Cauchy: 1 1 1 Sn = 1 + √ + √ + · · · + √ n 2 3 Suggerimento: procedere come nella dimostrazione della divergenza della serie armonica... 1 1 1 +···+ >n· S2n − Sn n+1 2n 2n (3) Dimostrare che la seguente successione NON è di Cauchy: 1 1 1 1 +√ +···+ p Sn = √ + √ 2 2·3 3·4 n · (n + 1) (Suggerimento: si proceda come nel caso precedente e, per conx cludere, si ricordi che la funzione x 7→ 2x+1 è sempre crescente.) (4) Trovare il massimo limite e il minimo limite della seguente successione: π . an = cos n 3 16 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI (5) Trovare la classe limite della seguente successione: an = 2(−n) . n (6) Sia n (−1)n an = 1 + n = 1. . . . 2n Individuare il massimo e il minimo limite di {an }. (7) Sia sin(n π2 ) n n = 1. . . . an = 1 + n Individuare la classe limite di {an } specificando il massimo e il minimo limite. 10. Successioni e Serie numeriche Per quanto riguarda la Teoria si veda per esempio “W.Rudin: Priniciples of Mathematical Analysis” Capitolo 3. 10.1. Serie a termini positivi. Stabilire il carattere delle seguenti serie: ∞ X √ n (10.1) n n=1 ∞ X 1 sin n n=1 (10.2) ∞ X (10.3) 1 en n=1 (10.4) ∞ X n=1 1 (e n − 1) ∞ X 10n (10.5) n=0 (10.6) (10.7) ∞ X n=2 ∞ X n=2 (10.8) n! 1 n(log n)3 1 n( log n) √ ∞ X n=4 1 n log(log n) PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 17 Per le ultime tre serie si consiglia di utilizzare il criterio del confronto con l’integrale. 10.2. Serie a termini alterni. Stabilire il carattere delle seguenti serie precisando quali sono assolutamente convergenti ∞ ∞ ∞ X X X n 1 (−1)n (−1)n 3 (−1)n sin( ) n + log n n n + 5n n=2 n=1 n=1 11. Topologia (1) Sia Q = {(x, y) ∈ R2 : −1 < x < 1 , −2 < y < 2} ∪ {(−2. − 3)} ∪ {(+2. − 3)} ∪ {(−2. + 3)} ∪ {(+2. + 3)}. Disegnare Q. Trovare quindi • i punti interni di Q • i punti di accumulazione di Q • i punti di frontiera di Q Stabilire quindi se Q è chiuso/aperto oppure nè chiuso nè aperto. (2) Sia S ⊂ R2 il segmento che congiunge i punti di coordinate (0, 1) e (1, 1) estremi esclusi. • S è aperto in R2 ? • S è chiuso in R2 ? • S è limitato in R2 ? • Quali sono i punti di frontiera di S in R2 ? (3) Siano 1 E = {(x, y) ∈ R2 : x2 +y 2 < 1} F = {(x, y) ∈ R2 : −2 ≤ x ≤ 2 ; y = } 2 Posto A = E ∪ F stabilire se A è chiuso/aperto, speficicando quali sono i suoi punti interni. Detto infine B = E ∩ F trovare i punti di frontiera e i punti di accumulazione di B. 12. Successioni e Serie di Funzioni Per quanto riguarda la Teoria si veda per esempio “W.Rudin: Priniciples of Mathematical Analysis” Capitolo 7. Data la successione di funzioni 1 fn (x) = 1 + (x − n)2 stabilire quale è l’insieme di convergenza puntuale. Dire se su tale insieme la convergenza risulta uniforme. Stabilire l’insieme di convergenza semplice della seguente successione di funzioni: nx fn (x) = 1 + n2 x2 18 APPUNTI AD USO DEGLI STUDENTI Dire se su tale insieme la convergenza risulta uniforme. Stabilire l’insieme E di convergenza puntuale della seguente successione di funzioni: x2 − n fn (x) = nx2 + n2 Stabilire quindi se la convergenza risulta uniforme su E. Data la successione di funzioni arctan(nx) fn (x) = n stabilire l’insieme di convergenza puntuale e la funzione limite f (x). Dire se su tale insieme la convergenza risulta anche uniforme. Calcolare quindi Z 1 lim n→∞ fn (x)dx . 0 12.1. Serie di Funzioni. Data la serie di funzioni ∞ X e−nx n2 + 1 n=0 stabilire l’insieme di convergenza puntuale. Dire se su tale insieme la convergenza risulta anche uniforme. Data la serie di funzioni n ∞ X x x2 + 1 n=0 stabilire l’insieme di convergenza puntuale. Dire se su tale insieme la convergenza risulta n anche uniforme. (Suggerimento: trovare il massimo x di fn (x) = x2 +1 e utilizzare il criterio di Weierstrass.) Data la serie di funzioni ∞ X e−nx 1 + nx2 n=0 stabilire l’insieme di convergenza puntuale. Facendo uso del Teorema del doppio limite, stabilire se su tale insieme la convergenza risulta anche uniforme. Data la serie di funzioni: ∞ X x2n 4n (1 + x2 )n n=0 • Stabilire l’insieme A di convergenza semplice. • Trovare la somma della serie. • Stabilire se la convergenza risulta uniforme su A. PRIMO MODULO DI ANALISI MATEMATICA 19 13. Integrali di Riemann–Stieltjes Siano x se 0 ≤ x < 1 3 se x = 1 f (x) = log(1 + x2 ) e φ(x) = x + 1 se 1 <x<2 4 se x = 2 Calcolare Z 2 f dφ 0 Siano 1 se x = 0 2 se 0 < x < 1 f (x) = 2x log(1 + x2 ) e φ(x) = 3 se x = 1 arctan x se 1 < x ≤ 2 Calcolare Z 2 f dφ 0 Dipartimento di Matematica, Università di Milano “Bicocca”, Via Cozzi 53, 20125 Milano, ITALIA E-mail address: [email protected]