Associazione Culturale "Giulianova sul Web" - C.F. 91040070673 Rivista n° 16 del 22 Aprile 1997 IL BIENNIO 1943-'44 E IL CONVENTO DELLO SPLENDORE di Antonio Di Emanuele Il 1943 rappresenta nella storia della II guerra mondiale l'anno della "svolta", ovvero l'anno in cui le forze dell'Asse cominciano ad arretrare dai territori conquistati sino ad allora. La rovinosa ritirata delle armate Italo - tedesche in Europa si concluderà con lo scempio di Piazzale Loreto a Milano nell'aprile del '45 e, a Berlino, nel maggio dello stesso anno, fra le rovine del bunker della cancelleria. Il campanile del Convento dei Cappuccini (foto di Pierino Santomo) Inserita in questo contesto storico, Giulianova non vive i sussulti patriottici di resistenza armata contro i tedeschi come, invece, accade in altri paesi e città della penisola. Escludendo, infatti, sporadici bombardamenti ad opera degli alleati, razzie di bestiame e vario genere di materiale compiute dai tedeschi in ritirata, e infine la fucilazione di un uomo reo di aver tranciato incidentalmente il cavo della linea telefonica, non si registrano episodi di rilievo. A conferma di ciò, Giulio di Michele, in un suo articolo intitolato "Giulianova 1943/1944. Piccola cronistoria” pubblicato su "La Madonna dello Splendore" (N. 11, 1992), fa notare che la Gestapo, la cui sede era situata nella villa Ruffini, "non ebbe alcuna influenza sulla vita cittadina perché mai chiamata in causa da attentati o altre forme di resistenza." Particolarmente interessante, dal punto di vista storiografico è la "Breve Relazione sulle vicende occorse nei Conventi della nostra Provincia durante l'occupazione tedesca" da cui noi attingiamo preziose informazioni concernenti episodi di vita giuliese di quel periodo. Nel Convento dello Splendore fin dal 1938 esisteva uno Studio di filosofia i cui studenti dopo l'8 settembre 1943 furono trasferiti nel Convento di Campli, a Giulianova rimasero il Guardiano con quattro chierici. I religiosi rimasti a Giulianova si prodigarono nell'assistenza alla popolazione civile bisognosa, dopo i bombardamenti, di assistenza spirituale e della benedizione dei defunti. Il 10 dicembre 1943 il Convento fu requisito dalle autorità militari germaniche, le quali vi insediarono "più di 400 operai. Non è a dire quanto ebbero a soffrire i Religiosi per la scostumatezza di questa gente, tutta della peggiore specie, cui tenevano bordone gli ufficiali repubblicani addetti alla disciplina (…) Per il loro contegno decisamente religioso e patriottico i Religiosi furono oggetto di ostilità e, non si sa se per questi o per altri motivi, per istigazione certo del Commissario Comunale, ricevettero dal Comando locale teutonico l'ordine perentorio di abbandonare il Convento. Vi rimasero per l'appoggio del nuovo Commissario Sig. Oreste Ottone affrontando qualunque disagio, dando ricetto e ospitalità a sfollati, prigionieri e patrioti. A sfollati di transito da altre regioni si dava vitto e alloggio per ~i~ quanto le condizioni del Convento lo consentissero, senza fare eccezione con nessuno. I prigionieri fuggiti dai campi di concentramento venivano rifocillati e tenuti nascosti. I patrioti venivano assistiti e veniva loro data la possibilità di tenersi al sicuro dalle rappresaglie repubblicane". Le autorità militari germaniche abbandonarono il Convento il 6 giugno 1944 dopo aver danneggiato il medesimo e averne asportato suppellettili e mobili. Dall'analisi del testo dei Cappuccini si evince che anche se a Giulianova, come ampiamente dimostrato in questa sede, non vi furono episodi di resistenza diretta contro i nazi-fascisti; nella stessa città, attraverso il Convento dello Splendore, passarono persone che ebbero a che fare con la Resistenza ed altre che erano state imprigionate nei campi di concentramento dai nazifascisti. Vi è comunque un lato oscuro, almeno per chi scrive, ed è riferito a quei "400 operai cui tenevano bordone gli ufficiali repubblicani addetti alla disciplina". Se si fosse trattato di veri e propri operai, infatti, è da escludere nella maniera più assoluta che gli ufficiali repubblicani avrebbero potuto "tener loro bordone"; assodato questo ci si chiede chi fossero mai queste quattrocento persone che le autorità militari decisero di sistemare nel Convento dello Splendore e che ruolo avessero in tutta la vicenda. Storicamente, infatti, è noto che gli operai che lavoravano per i tedeschi venivano reclutati forzatamente nella organizzazione denominata "Todt". Chi scrive è venuto a conoscenza, da fonti orali, dell'esistenza di un fabbricato, sito nell'odierna zona di via case popolari, in cui venivano trattenute in regime di semilibertà persone presumibilmente reclutate dalla Todt. ~ ii ~