introduzione ai bes

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ALCUNI RIFERIMENTI SUI BES (bisogni educativi speciali)
A)Premessa
Principii ispiratori
-
Principio dell’inclusione e della valorizzazione delle diversità
Principio della personalizzazione/ individualizzazione della azione pedagogica e didattica, dunque di
una scuola per tutti e per ciascuno.
Da questi principi deriva la necessità di una attenzione particolare alle difficoltà che lo studente
manifesta nel processo di apprendimento e che possono essere riconducibili a situazioni,
temporanee o stabili, di svantaggio; molteplici possono essere le cause di tali situazioni: disturbi
dell’attenzione o del comportamento non certificati né diagnosticati , fattori afferenti la sfera
affettivo-emotiva, problemi familiari, un contesto socioeconomico o culturale che non motiva o,
addirittura ostacola un sereno percorso scolastico dell’alunno, condizioni di svantaggio linguisticoculturale.
B) Normativa di riferimento
Partendo dalla “Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute” elaborata
nel 2001 dall’Organizzazione mondiale della sanità (classificazione nota come ICF), l’Italia ha fatto propri i
principi ispiratori emanando i seguenti documenti normativi per la scuola:
a. Direttiva Miur del 27 Dicembre 2012: “Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi
speciali”;
b. Circolare Miur n.8 del 6 Marzo 2013: “Indicazioni operative sulla Direttiva ministeriale del
Dicembre 2012;
In merito a queste indicazioni è,poi, intervenuto il Miur attraverso la Nota ministeriale del 22
Novembre 2013, in cui si forniscono alcuni importanti chiarimenti.
C) Documenti specifici
-PAI (Piano annuale per l’inclusività, o inclusione): è il documento programmatico in cui l’Istituzione
scolastica enuncia il proprio impegno per favorire l’inclusione;
-PDP (Piano didattico personalizzato): è il documento elaborato dal C.d.c. in cui si espongono le strategie
individualizzate per favorire l’inclusione ed il successo formativo dell’allievo. Va condiviso con la famiglia e
lo studente.
D) Quale il ruolo della scuola?
1. I Consigli di classe: se dall’analisi dell’andamento scolastico dell’allievo e del suo profitto, il
Consiglio riscontra elementi che potrebbero ricondurre le sue difficoltà a una situazione del tipo di
quelle esposte in premessa, elabora un PDP che preveda il ricorso ad interventi individualizzati, più
o meno formali, che possano contribuire ad un migliore processo di apprendimento dello studente
stesso; tali interventi possono riguardare la singola materia, oppure possono essere stragtegie
trasversali. In tal caso, il coordinatore di classe contatta la famiglia, si confronta con essa e le
propone il PDP. Se la famiglia lo condivide, lo dovrà anche firmare, come pure l’allievo. Se la
famiglia non lo condivide, il C.d.c. non elaborerà il PDP, verbalizzandone la motivazione.
Naturalmente, il C.d.c., qualora ne ravvisi la necessità, deve invitare la famiglia a rivolgersi ai servizi
presenti sul territorio (ASL…) per approfondire le cause del disagio scolastico dell’alunno (se, ad
esempio, si dubita possa esserci un disturbo dell’attenzione, della concentrazione , un ritardo
maturativo o qualche deficit dell’apprendimento accertabile solo per via specialistica, il
coordinatore invita i genitori a rivolgersi alla ASL di competenza per effettuare gli opportuni
accertamenti diagnostici). Nel frattempo, col consenso della famiglia, il C.d.c. può comunque
elaborare un PDP di supporto allo studente. Ma attenzione: sono i docenti , sulla base di fondate
considerazioni pedagogiche e didattiche, a valutare, sia in presenza di diagnosi sia senza diagnosi,
se sia il caso o meno di formulare un PDP. Naturalmente, la presenza di certificazioni o diagnosi, è
bene non sottovalutare la questione, anche onde evitare seri contenziosi.
Attenzione: Il C.d.c. non ha il compito di certificare lo studente come Bes ( quella dei docenti è una
competenza pedagogico-didattica, non medico-clinica), dunque deve solo valutare se sia il caso o
meno di formulare un PDP col consenso della famiglia e dello studente. Per questo il C.d.C. è
autonomo nella decisione circa la stesura del PDP anche in presenza di diagnosi. Può anche,
verbalizzando sempre tale scelta e le sue motivazoni, adottare strategie meno formali, meno
strutturate di un PDP vero e proprio, a livello di singola materia o interdisciplinarmente. In effetti, il
PDP è uno strumento necessario nei casi che effettivamente lo richiedono, ma non deve essere una
prassi di cui abusare: una mera difficoltà di apprendimento non dovrebbe dare adito alla
elaborazione di un PDP ma, semmai, al’adozione delle ormai consolidate strategie di recupero
individualizzate.
Inoltre: nel caso degli studenti con cittadinanza non italiana neo-arrivati in Italia si rende necessario
procedere alla stesura di un PDP, ma vanno attivati anche corsi di alfabetizzazione . Per gli studenti
che già parzialmente padroneggiano la nostra lingua, allora si adotteranno solo interventi didattici
finalizzati al suo apprendimento o potenziamento. Se tali alunni non presentano solo difficoltà
linguistiche ma anche di altro genere, allora il C.d.c. valuterà l’ipotesi di un PDP. Non devono,
insomma, verificarsi discriminazioni di sorta.
Infine: la adozione di del PDP non è garanzia di promozione, anche le famiglie devono saperlo. E’
una strategia che attiva un percorso pedagogico-didattico specifico di aiuto allo studente, che però
potrebbe rivelarsi non sufficiente al raggiungimento dei risultati perseguiti.
2. Il GLI (gruppo di lavoro per l’inclusione) : è presieduto dal Ds ed è formato da un gruppo di
docenti aventi il compito di rilevare i casi BES dell’Istituto segnalati dai coordinatori di classe,
tenere monitorata la situazione, prendere contatto con il CTI di competenza (o mettervi in contatto
i coordinatori) per averne consulenza e suggerimenti ed elaborare il PAI; si riunisce a Settembre,
convocato dal DS- a Dicembre definisce il PAi- a Maggio fa un’ analisi dei punti di foerza e di
debolezza in base a quanto segnalato dai C.d.c. e formula ipotesi sull’utilizzo delle risoese a
disposizione, interne ed esterne alla scuola, per migliorare il grado di inclusione dell’Istituto.
3. Il Collegio docenti: a inizio anno ,settembre ,verifica il grado di inclusività della scuola e propone
eventuali strumenti di miglioramento; a giugno approva il PAI. A Giugno delibera il PAI formulato
dal GLI.
E) Risorse
Interne ed esterne alla scuola .
-Risorse interne: GLI, professionalità dei docenti curricolari e di sostegno, sportelli psicologici,
interventi didattici integrativi, ecc.
- Risorse esterne: CTI, servizi socio-assistenziali e sanitari (ASL, assistenti sociali,ecc.).
-Corsi di formazione (UST, Usr, scuole,ecc.) e scambio di amteriali e documentazione.
F)
CTI sul territorio
-Centro territoriale per l’inclusione di Cremona, c/o Direzione didattica 1-Tel 0372 29575
-Centro territoriale per l’inclusione di Crema c/o IIS “Sraffa”- Tel. 0373-257802
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