Tra fiction e teatro le tapparelle, ma un po’ di luce filtra e così sul telo bianco si proietta La verità è femmina?. La fotografia di Ferlito ha una dominante gialloocra, per esaltare la secchezza dell’estate. Devo dire che rimango stupefatto a vedere il risultato finale, perché durante la lavorazione di un film non si ha alcuna percezione di come progrediscono le cose. Sul set si apprezza soltanto il lavoro degli attori, ma fino a un certo punto, perché ripetere 30 volte una stessa scena svilisce anche lo spettatore più appassionato. Invece il montaggio, così importante per il cinema, è del tutto assente durante le riprese e forse senza vedere un film in lavorazione e poi vederlo sullo schermo non si capisce del tutto la sua importanza e mole di lavoro necessaria. Fra l’altro durante la proiezione si capisce una cosa del testo originale: i personaggi femminili sono scritti benissimo e mi si conferma l’impressione iniziale: classicismo e modernità convivono e senz’altro c’è lo zampino di Gabriella Del Bianco in questa agilità. Si dipana la storia di Giacomino che cerca “u friscu” in un giardino pubblico (in realtà il giardino di via del Mezzetta) e sogna sia Aldo che il dialogo-battibecco tra Socrate e Gorgia, l’arrivo della Bellezza, Gorgia che si difende dalle accuse di Socrate perché ha scritto l’elogio di Elena, dove condanna sì gli dei per ciò che ha scatenato il ratto della bella regina, ma non ha neanche fatto qualcosa di concreto per salvarla. Arriva così Elena, che in una scena molto lunga, controbatte a Socrate. Elena/Giulia offre una prestazione straziante e toccante. C’è anche un dettaglio che mi era sfuggito durante le riprese: Elena e la Bellezza hanno lo stesso bracciale. La parte centrale è esattamente sulla Verità: per Gorgia non esiste (giustificando così la volatilità della parola e la sua manovrabilità – sto semplificando certamente), Socrate invece è per la filosofia pura, il puro ragionamento. Arriva Foscolo che parla dell’esilio, della patria, dell’amato fratello Giovanni e che a una vita così tragica ha saputo contrapporre soltanto l’amore per l’arte e per le donne. E Giulia sta per entrare in scena Nuove direzioni • n. 7 gennaio-febbraio 2012 72