Le grandi monarchie nazionali che si sono formate in Europa si scontrarono tra loro per il predominio e la prima vittima fu l'Italia. Gli obiettivi erano: -il controllo della sede della cristianità, Roma -il controllo delle rotte commerciali del Mediterraneo sulle quali incrociavano soprattutto le flotte di Genova e Venezia. Il quadro politico della penisola italiana Tra Quattrocento e Cinquecento la penisola italiana formava un insieme culturalmente omogeneo ma politicamente diviso. Dopo le numerose guerre che avevano caratterizzato la prima metà del XV secolo, i rapporti di forza si stabilizzarono con la pace di Lodi (1454), e l'Italia conobbe una fase di pace e di relativo equilibrio. Il ducato di Savoia si estendeva sui due versanti delle Alpi e sul Piemonte e viveva dalla metà del Quattrocento una fase di decadenza. La Repubblica di Genova era una potenza marittima di primo piano è una delle principali piazze finanziarie d'Europa, ma era in lieve decadenza alla fine del XV secolo a causa: -della perdita di suoi approdi commerciali nel Vicino Oriente (a causa dei Turchi) -dell'insidia portata ai suoi commerci occidentali dalla potenza francese. Il ducato di Milano fu governato dai Visconti e poi dagli Sforza, che nella seconda metà del Quattrocento razionalizzarono l'amministrazione centrale dello Stato, abolendo molti privilegi feudali e svilupparono un sistema fiscale in grado di sostenere il mantenimento di un esercito permanente. In alcune aree del paese si ebbe un significativo sviluppo preindustriale, soprattutto nel settore dei prodotti di lusso e delle armi. La Repubblica di Venezia era una potenza marittima di primo piano e disponeva di territori e approdi nell'Adriatico, nel Mediterraneo orientale e nel Mar Nero; sulla terraferma italiana tendeva inoltre ad allargare i suoi domini lungo la valle del Po, entrando in contrasto con il ducato di Milano e i territori soggetti al papa. Dal punto di vista istituzionale Venezia era una repubblica aristocratica, governata da un doge eletto a vita e da una serie di Consigli, dove erano rappresentate le famiglie nobili; vero cuore del governo era però il Senato nel quale si decidevano le principali questioni politiche. La Repubblica di Firenze era controllata dal 1434 dalla famiglia dei Medici, che esercitava la signoria nel contesto di un frequente conflitto con gli elementi più ferventemente repubblicani. Per il suo solido prestigio personale e l'abilità come mediatore nelle rivalità tra i principali Stati della penisola, Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, assicurò stabilità al governo fiorentino, una stabilità che comunque si interruppe con la sua morte, a cui succedette Piero de'Medici, e la calata in Italia di Carlo VIII. Lo Stato pontificio dominava gran parte dell'Italia centrale. Alla morte di papa Innocenzo VIII, che con Lorenzo il Magnifico era stato uno dei principali artefici della fase di equilibrio vissuta dalla penisola italiana, gli succedette l'ambizioso Alessandro VI. Il nuovo papa si adoperò per creare dei principati per i figli, innestando nell'Italia centrale una fase di pericolosa conflittualità, alimentata anche dalla tendenza centrifuga delle principali famiglie patrizie (Colonna, Orsini), o da condottieri che cercavano di sottrarre territori all'autoritarismo papale (i Malatesta, i Montefeltro, i Bentivoglio). Con particolare vigore Giulio II riprese, durante il suo pontificato il controllo della situazione territoriale dello Stato riorganizzandone anche le finanze pubbliche. Il regno di Napoli Il quadro dei principali Stati della Penisola italiana era completato dal Regno di Napoli. Stato ricco, potente e popoloso, che comprendeva l'Italia meridionale, la Sicilia e la Sardegna. Nonostante le numerose rivolte feudali (rivolte dei baroni), che si registrarono nel corso della seconda metà del Quattrocento, nel regno si rafforzò il potere dei sovrani, appartenenti a un ramo cadetto degli aragonesi, che regnarono dal 1442 al 1503, per poi lasciare il trono direttamente nelle mani dei sovrani di Spagna, della quale il Napoletano costituì un vicereame. Durante il periodo aragonese: -venne riformato il tessuto amministrativo e istituzionale del paese, con una crescente centralizzazione e razionalizzazione del potere; -la capitale Napoli fu oggetto di importanti ingrandimenti e trasformazioni e vide il dispiegarsi di una importante stagione culturale ispirata dall'Umanesimo e dal Rinascimento. Le guerre d'Italia La discesa di Carlo VIII L'inizio delle lotte per il predominio della penisola italiana venne dato nel settembre 1494 dalla calata in Italia degli eserciti del re francese Carlo VIII, il quale rivendicava il diritto di successione sul regno di Napoli, che era stato soggetto fino al 1442 alla estinta dinastia francese degli Angiò, e intendeva impossessarsi dei luoghi santi. Garantitosi l'appoggio del duca di Milano Ludovico Sforza detto il Moro e di Venezia, l'Armata francese attraversò rapidamente la penisola e occupò Napoli nel gennaio 1495. La minaccia di una egemonia francese in Italia indusse tuttavia gli Stati della penisola, anche quelli che avevano inizialmente appoggiato Carlo VIII, a costituire una lega antifrancese, cui aderirono l'impero asburgico e i re cattolici di Spagna. La lega sbarrò il passo al re francese che rientrava in patria, ingaggiando nel luglio 1495 la furiosa battaglia di Fornovo (presso Parma). Carlo VIII riuscì a ritornare in patria, ma le sue conquiste in Italia si rivelarono effimere e gli aragonesi ritornarono in possesso di Napoli. Unica conseguenza duratura della discesa del re francese fu la cacciata dei Medici da Firenze, avvenuta nel 1494 dopo che il signore della città, Piero, aveva accolto con grandi onori Carlo VIII, offrendogli territori e finanziamenti per la sua spedizione italiana. Si affermò allora a Firenze la predicazione del frate domenicano Girolamo Savonarola, che ispirò una corrente religiosa e politica detta dei 'piagnoni', i quali costituirono una repubblica di orientamento democratico. Le contese politiche continuarono tuttavia a funestare la vita della repubblica, finché nel 1498 la fazione aristocratica ebbe nuovamente il sopravvento, e frate Savonarola, già scomunicato da papa Alessandro VI, fu impiccato è bruciato come eretico, insieme a due suoi seguaci. La discesa di Luigi XII La lotta per la spartizione dell'Italia riprese nel 1499, quando il re di Francia Luigi XII, vantando diritti di successione sul Milanese in quanto nipote di un Visconti, strinse con Venezia un'alleanza militare e insieme mossero guerra al ducato di Milano. Dopo alterne vicende il ducato passò nelle mani dei francesi, che lo tennero fino al 1512, mentre le truppe svizzere assoldate da Ludovico il Moro per difendere il ducato, ne approfittarono per impossessarsi dei territori milanesi della Valtellina, di Lugano e Bellinzona, più tardi aggregati alla Confederazione elvetica come Cantone Ticino. Con il trattato di Blois dell'ottobre 1505, francesi e aragonesi si accordarono quindi sulla sovranità del regno di Napoli, che fu eretto in vicereame sotto la corona del sovrano spagnolo Ferdinando il Cattolico. Nell'Italia centrale intanto, Cesare Borgia, detto il Valentino, cercò di crearsi uno Stato privato, combattendo le piccole signorie delle Marche e della Romagna, grazie all'appoggio francese e a quello di suo padre, papa Alessandro VI. Nel 1503, l'elezione al soglio pontificio di Giulio II pose comunque fine all'opera di conquista del Valentino, che fu costretto a rifugiarsi a Napoli e quindi in Spagna. Il nuovo papa condusse anche una energica lotta per riconquistare alla sovranità pontificia sulle signorie emiliano-romagnole e umbre, che si erano affrancate di fatto dalla sovranità pontificia. Il papato venne così a scontrasi con l'espansionismo di Venezia, contro la quale Giulio II promosse nel 1508 la lega di Cambrai, a cui aderirono i francesi, l'imperatore Massimiliano d'Asburgo, la Spagna e alcune signorie dell'Italia centrale. La successiva guerra, condotta soprattutto dagli eserciti francesi, che sbaragliarono le truppe della Serenissima nella battaglia di Agnadello, presso Cremona, il 14 maggio del 1509, provocò la sottomissione di Venezia, che rinunciò al suo espansionismo in Lombardia e Romagna, ma conservò le sue conquiste in Friuli e Dalmazia a danno dell'impero asburgico. La vittoria sul potente stato veneziano indusse il pontefice a modificare la sua politica e nel 1511 Giulio promise una Lega Santa con la stessa Venezia, la Spagna, l'impero asburgico e l'appoggio dell'Inghilterra e dei mercenari svizzeri, per liberare l'Italia dai francesi. Il re di Francia Luigi XII reagì al nuovo rivolgimento delle alleanze voluto dal papa convocando a Pisa un concilio di vescovi agitando la minaccia di uno Scisma, e Giulio II rispose colpendo la Francia con l'interdetto (vietando cioè ai sacerdoti francesi l'esercizio del culto e la celebrazione di alcuni sacramenti). Attaccata su più fronti la Francia fu sconfitta è costretta a lasciar il ducato di Milano (ove furono restaurati gli Sforza) e, sullo scacchiere dei Pirenei a cedere gran parte della Navarra alla Spagna. Ulteriore conseguenza della guerra promossa dalla Lega Santa fu l'occupazione di Firenze da parte delle truppe spagnole e imperiali, che cacciarono il gonfaloniere Pier Sordini e restaurarono nel 1512 il governo mediceo. Prestigio e potenza dei Medici trovarono nuovo impulso anche dall'elezione al soglio pontificio di Giovanni de'Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, con il nome di Leone X. La ripresa del conflitto fino alla pace di Noyon I francesi calarono ancora in Italia nel 1515, guidati dal nuovo sovrano Francesco I, che alleato con Venezia cercò di riprendere possesso del ducato di Milano. Si costituì allora un'altra lega antifrancese tra il papa, gli spagnoli, gli imperiali e gli svizzeri; furono soprattutto questi ultimi a sostenere la resistenza contro le truppe di Francesco I e di Venezia, di Marignano (oggi Melegnano), presso Milano, nel settembre 1515. I francesi riuscirono dunque a rientrare in possesso del ducato di Milano mentre un'altra debole tregua, sancita dal trattato di Noyon nell'agosto del 1516 tra la Francia e il nuovo re di Aragona e governatore di Castiglia Carlo I Asburgo (1516-1556), il futuro imperatore Carlo V, stabilì le sfere di influenza nel contesto del definitivo asservimento dell'Italia agli stranieri. La Francia vedeva riconosciuta la sua sovranità diretta sul Milanese e la sua influenza indiretta sul ducato di Savoia, su Genova, Firenze e il ducato di Ferrara (con Modena e Reggio); per contro la Spagna aveva il diretto dominio dell'Italia Meridionale e delle isole maggiori. Vantaggi territoriali ebbe anche Venezia che ricostruì i suoi domini di terraferma in Veneto e Lombardia.