. INDICE RASSEGNA STAMPA . 3. Sanità nazionale Corriere Della Sera 17/08/2014 p. 19 «Eterologa, le Regioni possono dare il via ma io spero aspettino» 1 Corriere Della Sera 17/08/2014 p. 33 Quei sei tumori killer legati all'obesità ecco perché perdere peso salva la vita 3 Corriere Della Sera 18/08/2014 p. 13 Il contagio si trasmette nella fase acuta Ma nei laboratori qualcosa si muove Adriana Bazzi 4 Corriere Della Sera 18/08/2014 p. 13 Assalto alla clinica, malati in fuga Il virus Ebola è un'invenzione» Michele Farina 5 Messaggero 17/08/2014 p. 3 Sanità, stretta di 21 miliardi in tre anni ma ora palazzo Chigi vuole accelerare Michele Di Branco 7 Repubblica 18/08/2014 p. 19 "Ho fatto 3000 salti e vi posso dire: l'incidente si evita preparandosi" Franco Vanni 9 Sole 24 Ore Norme E Tributi 18/08/2014 p. 19 Rimborsi illimitati per le cure salva-vita offerte solo all'estero Giovanbattista Tona 10 Tempo 17/08/2014 p. 1 Pazienti senza giustizia Ivano Giacomelli 11 Tempo 17/08/2014 p. 1 Pagano sempre i medici Francesco Romeo 13 Tempo 17/08/2014 p. 2 Assicurazione obbligatoria o 200mila medici multati Tempo 17/08/2014 p. 2 «Noi medici vittime degli avvocati-squali» Grazia Maria Coletti 16 Tempo 17/08/2014 p. 3 Morti in ospedale. Denunce raddoppiate Valeria Di Corrado 18 Tempo 18/08/2014 p. 10 Amatrice, secessione se chiude l'ospedale Silvia Sfregola 20 15 8. La Ricerca Tirreno Pontedera Empoli 18/08/2014 p. 13 Serata danzante con beneficenza 21 Corriere Fiorentino 17/08/2014 p. 1-9 Università giù in classifica Gaetano Cervone 22 Sole 24 Ore Domenica 17/08/2014 p. 20 Il calore naturale del nulla Carlo Rovelli 25 Fabio Firenzuoli 27 11. Medicina alternativa Corriere Della Sera 17/08/2014 Indice Rassegna Stampa p. 21 Medicine alternative una precisazione Pagina I . i Il ministro: in Danimarca la mancata tracciabilitá di un donatore ha impedito di arrestare le nascite di bambini affetti da una malattia genetica «Eterologa, le Regioni possono dare il via ma io spero aspetiino» Lorenzin: regole per evirare drammi ROMA - Un favore ai cattolici, al Vaticano, alle parrocchie? Un favore del ministro della Salute, la cattolica Beatrice Lorenzin, e del presidente del Consiglio, il cattolico Matteo Renzi? Sulla fecondazione eterologa circola innanzitutto questa spiegazione. «Non è così - risponde Lorenzin -. La sentenza della Corte ci impone di applicare subito l'eterologa in Italia, ma noi abbiamo il dovere di fare in modo che tutto avvenga nella massima sicurezza, evitando tragedie. Le Regioni possono autorizzare i loro centri a operare, ma io auspico che attendano il varo di una legge nazionale». La Corte costituzionale ha stabilito che in Italia si possa fare fecondazione assistita anche se ovuli o spermatozoi non appartengo - MNa le coppie di cittadini italiani in attesa per la fecondazione eterologa nei centri pubblici e privati italiani. Si stima che altre ventimila coppie siano dirette verso centri esteri in Usa, Spagna e Paesi dell'Est no alla coppia. Il ministro Lorenzin ha preparato un decreto con le regole «di sicurezza». Il premier Renzi ha detto che, trattandosi di temi etici, era meglio lasciare il tema al Parlamento. Lorenzin e colleghi hanno convenuto. Poi, il ministro Lorenzin ha detto che sarebbero stati eseguiti severi controlli sulle strutture che avessero avviato l'eterologa prima della legge. A quel punto, il presidente della Corte costituzionale ha ribadito che, in base alla sentenza, l'eterologa era effettuabile da subito. Infine il ministro, su indicazione di Renzi, ha stabilito di non mettersi di traverso rispetto alla Corte e spiega qui la situazione attuale, che interessa novemila coppie italiane in attesa presso i 348 centri italiani pubblici e privati per la procreazione assistita e le ventimila coppie ita- be entrato subito in vigore. Affidarsi al Parlamento, dove questo tema crea alleanze trasversali, sposterà molto in là l'applicazione della fecondazione eterologa in Italia. «Penso che in Parlamento siano tutti coscienti del dettato della Corte costituzionale. I capigruppo hanno avuto il testo di quello che doveva essere il mio decreto. Confido in una fase legislativa rapida, che si concluda, al massimo, entro gennaio 2015». Migliaia di coppie in attesa non saranno contente. I tempi del Parlamento sono obiettivamente imprevedibili. «Lo capisco, ma vorrei dire a queste coppie che è meglio attendere qualche mese per una legge equilibrata piuttosto che affrontare problemi in un secondo momento, problemi che possono diventare veri e propri drammi». Drammi? «Per rendere sicura l'eterologa si deve recepire la direttiva europea sui test genetici dei donatori. Si deve realizzare, con un Registro nazionale dei donatori, la tracciabilità dei gameti (ovuli o spermatozoi). Significa avere la possibilità, in caso di un incidente di natura sanitaria, di poter risalire direttamente agli altri gameti del donatore portatore di una malattia genetica (senza renderne pubblica l'identità), per evitare che nascano altri bambini malati». Quali incidenti di natura sanitaria? «C'è stato un caso in Danimarca: da una liane dirette verso Stati Uniti, Spagna e Paesi dell'Est. Ministro Lorenzin, il suo decreto sareb- 3. Sanità nazionale Pagina 1 partita di gameti sono nati 99 bambini affetti da una gravissima malattia denominata "Elephant man". Non era prevista in quel Paese nessuna tracciabilità e non si è potuto eliminare i gameti "malati". Ma la tracciabilità è importante anche nel caso in cui il nascituro abbia necessità, per grave pericolo di vita, di avere bisogno di cellule, tessuti, organi compatibili. Un'altra questione è come evitare 1"`effetto Abramo"». Effetto Abramo? «Nel decreto io avevo posto il limite massimo di dieci famiglie per donatore onde evitare, appunto, 1"`effetto Abramo", cioè che nascano, da uno stesso donatore, centinaia di fratelli. Si dovrebbero poi stabilire età minima e massima dei donatori e la gratuità delle donazioni (negli Stati Uniti sono pagate, al minimo, 3.500 dollari)». L'eterologa, secondo lei, dovrebbe svolgersi negli ospedali e nei centri pubblici? aJ 1///" , , ,, , ÿ/// "i «L'eterologa deve essere inserita nei Livelli essenziali di assistenza, gratuita o con ticket. Per questo ci sono già dieci milioni di euro a disposizione. L'eterologa deve essere resa accessibile a persone che non hanno la possibilità economica per interventi che all'estero costano fra i 3.500 e i 20 mila dollari». Le Regioni però possono cominciare anche senza aspettare la legge? «Le Regioni possono autorizzare i Centri per la procreazione assistita a operare secondo i criteri che stabiliscono in autonomia. Ognuno si assume le sue responsabilità, poiché cominciare subito non risolve, come ho detto, una serie di problemi. Inoltre, se molte famiglie ora andassero in Toscana per l'eterologa, chi pagherà? Ho dubbi che possano farlo le Asl di provenienza in modo omogeneo». Le questioni che riguardano il colore della pelle o degli occhi non c'erano nel suo decreto. «Ho sempre pensato che le decisioni sugli aspetti etici spettassero al Parlamento. Io naturalmente sono contraria al supermarket dei figli: su diversi famosi siti internet ci sono book dove scegliere non solo colore dei capelli e degli occhi ma anche la religione del donatore e altre caratteristiche fisiche, con tanto di foto. Altri nodi da sciogliere: in quale modo e a che età informare le persone nate da eterologa? E ancora: permettere l'accesso all'identità del proprio genitore biologico, come previsto in molti Paesi europei al compimento del venticinquesimo anno di età?». Andrea Garibaldi agaribaldi@corriere. it /4/s/ . Ministro Beatrice Lorenzin, 42 anni, ministro della Salute: ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 22 febbraio 2014 3. Sanità nazionale Pagina 2 QUEI SEI TUMORI KILLER LEGATI ALL'OBESITÀ ECCO PERCHÉ PERDERE, PESO SALVA LA VITA Uno studio condotto su oltre 5 milioni di persone, il 9% di tutto il Regno Unito, è già di per sé una notizia scientifica importante, mala notizia diventa straordinaria se l'informazione che ne deriva può cambiare il futuro di molti. The Lancet ha appena pubblicato i risultati di uno studio inglese che dimostra che un elevato indice di massa corporea (un semplice indicatore che si calcola dividendo il peso in Kg per l'altezza al quadrato misurata in metri) aumenta significativamente il rischio di sviluppare molti dei tumori più comuni. La ricerca ha coinvolto oltre 5,2 milioni di inglesi, le cui condizioni di salute sono state analizzate per un periodo medio di 7,5 anni: durante questo tempo di osservazione 166.955 soggetti hanno sviluppato uno dei 22 tumori oggetto di valutazione. Lo studio ha documentato l'esistenza di una stretta relazione fra sovrappeso, obesità e alcuni cancri, in particolare quello dell'utero (con un rischio che può aumentare del 62% rispetto a chi ha un peso nella norma), della colecisti (31% di aumento del rischio), del rene (25i di aumento) e in minor misura di fegato, colon, cervice, tiroide, dell'ovaio, del seno nelle donne in post-menopausa, del pancreas, del retto e leucemie. 3. Sanità nazionale I ricercatori hanno calcolato che nel Regno Unito si registrano complessivamente 12.000 nuovi casi all'anno di tumori al cui sviluppo contribuiscono i chili di troppo. Quanti chili? Dai 13 ai 16 chilogrammi in eccesso in un adulto sono già più che sufficienti ad aumentare significativamente il rischio di sviluppare almeno 6 diversi tumori (utero, colecisti, rene, cervice, tiroide, leucemia). L'effetto peso è importante per la stragrande maggioranza delle neoplasie ma non per tutte, non lo è per esempio per il tumore prostatico. I risultati di questo studio sono molto significativi sia per l'impatto che possono avere sui comportamenti di prevenzione che ognuno di noi potrà decidere di adottare (è bene ricordare che sovrappeso e obesità sono fattori di rischio già ben noti per lo sviluppo di malattie cardio-vascolari, diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa e altro ancora), ma anche perle decisioni di politica sanitaria che ne potrebbero derivare: la discussione sulla tassazione del cibo spazzatura è già tornata di cocente attualità. Sergio Harari sharari@hotmail © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 3 ., i Tre motivi per non essere (troppo) allarmati ll contagio si trasmette nella fase acuta loia nei laboratori qualcosa si muove Urbanizzazione, deforestazione, povertà: a queste tre condizioni, che hanno favorito la più imponente epidemia da virus Ebola finora mai registrata, si aggiunge ora la superstizione popolare: un commando di uomini armati, convinti che l'infezione sia un'invenzione del governo, ha assaltato un ospedale di Monrovia, da dove sono fuggite alcune persone infette. Un fatto che aggrava la situazione nella capitale della Liberia, uno dei quattro Paesi più colpiti, insieme a Sierra Leone, Guinea Conakry e Nigeria. I morti in Africa hanno già superato il migliaio, ma, al momento, non sembra che ci siano rischi di una pandemia globale. Finora il virus Ebola (scoperto nel 1976, ha fatto la sua comparsa in Africa centrale) ha sempre provocato epidemie circoscritte in villaggi sperduti nelle foreste: qui uccideva la maggior parte delle persone, ma l'isolamento e la mancanza di strade ne impediva il diffondersi. In tempi recenti, però, la creazione di vie di comunicazione e il crescente spostamento verso le città della popolazione, spinta dalla povertà a cercare lavoro, ha creato le condizioni ideali per una sua più facile trasmissione: un po' come è avvenuto per il virus dell'Aids che, all'inizio, si è diffuso dalle foreste ai centri urbani attraverso le camionabili del Kenya (anche se quella dell'Aids è tutta un'altra storia). Non solo: nelle zone rurali, il cambiamento dell'ecosistema delle foreste ha «liberato» i pipistrelli (si ritiene siano loro i serbatoi del virus) che hanno quindi raggiunto i centri abitati. In Guinea Conakry, l'epidemia è partita proprio da un'area che è stata largamente deforestata. L'infezione, al momento, non dà segnali di rallentamento, ma gli esperti ritengono che si possa arginare. Il contagio, infatti, non avviene durante il periodo di incubazione (che va da 2 ai 21 giorni), ma quando un paziente presenta i sintomi più drammatici della malattia (vomito o emorragie): questo rende più facile individuare i casi e isolare coloro che hanno avuto contatti (da ricordare che la trasmissione del microrganismo avviene tramite i fluidi corporei dei malati). Il secondo motivo tranquillizzante è che spesso i virus evolvono verso forme sempre più aggressive, ma questo non sta accadendo con l'Ebola. Il terzo è il fatto che qualcosa si sta muovendo nel campo della ricerca farmacologica, nonostante l'interesse per questa malattia, lontana dall'Occidente, non sia mai stato molto elevato. Alcuni farmaci e vaccini sono in sperimentazione negli animali. Uno di questi, chiamato ZMapp (un cocktail di tre anticorpi monoclonali, finora testato soltanto su Farmaci F scimmie infette), è già stato somministrato a due sanitari statunitensi con risultati positivi. Un secondo farmaco, già provato sull'uomo negli Stati Uniti, si chiama TKM-Ebola e funziona interferendo con l'Rna: impedisce, cioè, la formazione di proteine del virus. La soluzione ideale rimane, come sempre, il vaccino: i National Institutes of Health americani hanno annunciato che stanno accelerando gli studi su un adenovirus geneticamente alterato, capace di produrre due proteine dell'Ebola: queste ultime dovrebbero stimolare il sistema di difesa dell'organismo a produrre anticorpi difensivi. L'Oms ha appena autorizzato l'uso di farmaci, anche non sperimentati sull'uomo, compresi tre antivirali già provati sulle scimmie. Adriana Bazzi [email protected] ___- L'Oms ha appena autorizzato Tra le cause della rapida l'uso di farmaci , anche non diffusione del virus anche la sperimentati sull'uomo, deforestazione che spinge gli compresi tre antivirali animali verso aree urbanizzate 3. Sanità nazionale Pagina 4 i Tensione in una baraccopoli che il governo voleva mettere in quarantena Assalto alla clinica, malati in fuga «Il virus Ebola è un'invenzione» Liberia: la folla attacca un centro di cura. E ruba lenzuola infette West Point non ha cadetti ma giovani disperati: nella più popolosa e fetida baraccopoli di Monrovia, quattro bagni pubblici per 75mila abitanti, ci mancava solo lo spettro dell'Ebola. Il virus che fa paura al mondo, partito a febbraio dalle foreste della Guinea, continua a mietere vittime anche in Sierra Leone, viene «contenuto» in Nigeria (4 decessi) mentre in Liberia sembra aver trovato il suo Paese d'elezione (411 morti accertati, 116 casi in due giorni) e nella latrina a cielo aperto di West Point un'ottima testa di ponte per dilagare in città. Fermare il contagio chiudendo le strade: alla vigilia di Ferragosto Ellen Johnson-Sirleaf, prima donna presidente dell'Africa, aveva chiesto alla task force governativa di valutare la messa in quarantena della maggiore baraccopoli della capitale. La voce si è propagata e sabato sera un gruppo di giovani armati di bastoni, al grido di «non c'è l'Ebola in Liberia» e «JohnsonSirleaf si vuole arricchire con 3. Sanità nazionale l'emergenza», ha assaltato il centro di osservazione allestito in una scuola di West Point dove si trovavano 30 persone già risultate positive ai test. «Hanno buttato giù le porte e saccheggiato la clinica», ha raccontato la testimone Rebecca Wesseth. Sono scappate le infermiere e anche i malati. Suona grottesca la precisazione del ministero della Salute, secondo cui i fuggiaschi infetti sono «solo» 21 perché gli altri erano già morti. Agghiaccianti i dettagli dell'attacco, tenendo conto di quanto gli assalitori hanno portato via: strumenti infetti, lenzuola macchiate di sangue, materassi sporchi e probabilmente contaminati. «Ebola non esiste», gridano i ragazzi, la povertà si. Però Ebola continua a uccidere, anche i poveri che si portano a casa un bottino di lenzuola infette, anche gli operatori sanitari con le tute isolanti d'importazione: secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) l'epidemia in Africa Occidentale ha colpito 170 tra infermieri e medici uccidendone almeno 81. Assalti alle cliniche e rare gocce di vaccino: proprio sabato, mentre la folla attaccava il centro di West Point, dall'altra parte della città l'ospedale John F. Kennedy annunciava la somministrazione delle prime dosi del farmaco sperimentale ZMapp a tre malati africani. Tre medici, due liberiani e un nigeriano. Il possibile miglioramento dei due missionari-medici americani e del sacerdote spagnolo curati con ZMapp ha provocato una campagna per la distribuzione del farmaco in Africa (anche su Twitter con l'hashtag #giveustheserum). In realtà è una strada in salita: l'Onu sostiene che finora sono state prodotte solo 10-12 dosi del vaccino (la cui efficacia è tutta da dimostrare). Ebola si riproduce più velocemente. L'epidemia ha un tasso di mortalità del 55%. Ci si ammala attraverso il contatto con i liquidi corporei di malati e cadaveri, dunque in teoria meno facilmente di come si prende un'influenza. Ma è una minaccia mortale, tanto da indurre l'Oms a proclamare un'emergenza internazionale. Intorno a Liberia, Sierra Leone e Guinea si va stringendo di fatto un cordone di isolamento: il Kenya da domani rimanderà indietro i viaggiatori provenienti dai tre Paesi, la Kenya Airways come altre compagnie sospende i voli. Gli economisti hanno già calcolato che Ebola costerà a questa fetta di Africa almeno un punto percentuale di Pil. Come si misura il prodotto interno della paura? Ci sono indicatori infallibili: in Sierra Leone la folla ha assaltato alcune settimane fa un'ospedale per «liberare» i malati. A Lagos, città di 20 milioni di abitanti con migliaia di medici, solo una dozzina ha risposto alla chiamata per l'emergenza Ebola (e all'esca di 14o euro al giorno). A Monrovia la squadra dei becchini anti-virus gira con la scorta armata e i giornali locali raccontano di cadaveri bloccati per giorni sul ciglio della strada, sotto un tappeto, perché la gente del quartiere non vuole morti che arrivino da zone più contaminate. Il ministero della Salute nei giorni scorsi ha ammesso senza imbarazzo che i malati del centro di osservazione di West Point non avevano da mangiare. Se non c'è il vaccino, almeno dategli il cibo. Michele Farina mikele-farina Pagina 5 LFL F.4,. il tasso di mor ta# tt dell'attuale epi - rr. C, - ,la partït- , L ilaGi ì" í! 7 o!ci` -; nche vip Siena e Liberia, il Paese con il più alto numero di vittime accertate. La mancanza di cure alimenta tensioni nelle aree più degradate. L'ultimo episodio a West Point, baraccopoli di 75mila abitanti a Monrovia, capitale della Liberia (a sinistra ragazze davanti al centro di cura; a destra, scorta armata per la squadra dei becchini Foto John Moore / Getty Images) 3. Sanità nazionale Pagina 6 Sanità, stretta di 21 miliardi. in tre anni ma ora palazzo Chigi vuole accelerare R 0 MA A regime, e cioè nel 2017, la spending review dovrà tagliare la spesa sanitaria (che oggi vale poco più di 100 miliardi di curo) di 7 miliardi l'anno. Ma è nell'immediato che il governo deve far quadrare i conti perchè i 300 milioni di riduzione di spesa previsti per il 2014, alla luce del peggioramento del quadro maero-economico e della necessità di contenere il deficit dentro il perimetro del 3%, sono diventati improvvisamente pochi. E così da Palazzo Chigi è partito l'ordine di accelerare arrivando almeno a quota 600 milioni anticipando in parte i risparmi (1,1 miliardi) cifrati dalla commissione guidata da Cottarelli per il 2015. Tuttavia passare dalle ipotesi ai fatti è piuttosto complicato e dal ministero della Sanità filtra malumore per un settore già messo a dura prova negli ultimi anni («quando si tratta di fare risparmi, siamo i primi chiamati in causa» la riflessione che si fa ad alta voce) e che nei prossimi 5 anni sarà chiamato a dare un contributo di 10-12 miliardi al contenimento della spesa. L'OCSE Tra l'altro, si fa notare, secondo l'ultimo rapporto Oese in Italia la spesa sanitaria continua a diminuire e le stime preliminari parlano di un tasso ridotto ancora del 3% in termini reali nel 2013. Il tutto in un quadro prospettico difficile perchè con l'invecchiamento della popolazione le stime parlano di una crescita potenziale del 2% della spesa nel prossimo decennio. Gli uomini vicini a Beatrice Lorenzin ricordano che il ministro è contrario alla logica dei tagli lineari, sventati già a metà aprile dopo un duro confronto con il Tesoro, privilegiando invece una riorganizzazione più attenta della macchina che salvaguardi la qualità del servizio e garantisca al contempo la sostenibilità. In parole povere no ad interventi con l'accetta sulla carne viva della sanità italiana (degenze, ticket, ricoveri e tutto ciò che ha un impatto diretto sulla popolazione) e via libera a razionalizzazioni. IL FASCICOLO ELETTRONICO Dunque, che fare? Le attenzioni del Tesoro si sono posate in questi giorni sulla riforma che punta a digitalizzare la macchina del Servizio sanitario nazionale. Dalla cosidetta h-healt, la ragioneria dello Stato ha stimato risparmi strutturali da 1 miliardo di euro. Ma si tratta di un rivo- 3. Sanità nazionale luzione che, nonostante mille annunci, stenta a decollare. A cominciare dal Fascicolo elettronico sanitario. Le Regioni infatti avrebbero dovuto predisporre entro il 30 giugno i loro piani per realizzare, attraverso un sito Internet, l'archiviazione e la gestione informatica dei documenti sanitari di 60 milioni di cittadini. REGIONI LUMACA Ma, per quanto ai ritardatari fossero stati preannunciati pesanti tagli ai trasferimenti) solo Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino, Toscana, Veneto e Sardegna hanno rispettato i tempi. Il che vuol dire che l'obiettivo di fornire ai medici (entro giugno 2015) una visione globale e unificata sui dati clinici dei singoli cittadini appare ormai compromesso. Un rischio che il governo vuole evitare accelerando il processo. Anche perchè il fascicolo sanitario rappresenta un salto culturale di notevole importanza in grado di migliorare la qualità dei servizi oltre che un sistema utile per contenere i costi. Un'altra area dalla quale si cercherà di ridurre le spesa è la rinegoziazione, a prezzi ribassati, di alcune forniture in scadenza. Un'operazione che potrebbe far scendere i prezzi pagati dallo Stato del 10-12%. Michele Di Branco CG) RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 7 Carlo Cottarelli Risparmi dl spesa Cifre in miliardi di giuro Obiettivo indicato nel dossier sulla "spending review ": -2 punti Pil in 4 anni Cu m 6 71 / 1 ulo ri,,pahl'PIE3 mA 2(JI7 F -3,6 -s,s I cih'si•ttév<} tv[ahíC i-krrarn7ò risparm addì Zìonalì dei deridere "in sede politica" 2013* 2014 2015 *spesa corrente senza interessi passivi (Def) 3. Sanità nazionale 2016 2017 r enmmee m Pagina 8 CG Ho fatto 3000 salti evi posso dire: l'incidente si evita preparandosi" Maurizio Di Palma, uno dei tre base jumper al mondo con oltre 3 . 100 salti all'attivo da più di 400 luoghi tra cui il Duomo di Milano, cosa ha causato questa ennesima tragedia? «Quandocisischiantacontrole rocce, i casi sono due: o si sono calcolate male le distanze nel volo radente con la tuta alare, oppure il paracadute si è aperto in modo anomalo e ha causato un cambio di traiettoria. In entrambi i casi l'incidente è evitabile, almeno in teoria». E come? «Informandosi sul contesto in cui si vuole saltare, dalla forma delle rocce al vento. E conoscendo le proprie condizioni fisiche. Occorre poi fare sempre un check dell'attrezzaturae avere con ogni componente un feeling totale. Dal 1994 a oggi, lanciandosi dal monte Brento sono morte 16 persone. Spiace dirlo, ma molti probabilmente non erano preparati». Quella roccia è particolarmente pericolosa? «Non più di altre. Ci sono vette in Svizzera con 36 morti in 15 anni. Io dal Brento ho fatto più di mille salti, e lo amo al punto da essermi trasferito avivere alle sue pendici. È alto 750 metri e strapiombantedi90. Sipuòdirechesiaper- 3. Sanità nazionale fetto per il base jumping. Forse è questo il problema». In che senso? «Molti jumper inesperti vedonoivideosuYoutubeepensano di potere facilmente ripetere l'impresa. In realtà non è così semplice. Non conosco i dettagli dell'ultimo incidente, ma questa purtroppo è l astori a di qu asi t utti i decessi». Esiste un modo di rendere sicuro il base jumping? «Non del tutto. Si può lavorare sul proprio margine. Se so di potere passare a cinque metri dalla roccia in caduta libera, è bene che io ne lasci sette. Se sono consapevole dipotere aprire il par ac adute a200metridal suolo, èmeglioche io lo apra a 250. Nel nostro mondo non c'è un arbitro che possa darti delle regole. Ognuno risponde per sé». La tecnologia potrà migliorare le condizioni di sicurezza? «Fino a un certo punto. Il controllo resterà sempre nelle mani dell'uomo. Noi base jumper non siamo più di 4mila nel mondo. Ci conosciamo fra noi e sappiamo molto degli incidenti passati. Io ho saltato da oltre 400 basi, fra cui ladiscesadal Duomodi Milanodel luglio 2013.Ogni volta rischio e lo so bene. Non ci facciamo illusioni: solo l'esperienza ci può salvare». 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 9 Sanità. La As[ è tenuta al finanziamento completo Rimborsi illimitati per le cure salva-vita offerte solo all'estero È sufficiente che il trattamento dia apprezzabili chance di riuscita Giovanbattista Tona Le cure mediche indispensabili per evitare il pericolo di morte vanno garantite senza limite di spesa. E l'azienda sanitaria provinciale è tenuta a finanziare i trattamenti da svolgersi all'estero presso strutture private, se offrono apprezzabili chance di successo. Lo ha stabilito il tribunale di Palermo (giudice Catanzaro) con ordinanza del 23 giugno 2014 in un procedimento di urgenza attivato in base all'articolo 70o del Codice di procedura civile. La vicenda La madre di una bambina affetta da una malattia genetica molto grave e rara aveva proposto ricorso al giudice siciliano, affermando di avere sottoposto ad accertamenti e cure la figlia fin dalla nascita presso le migliori strutture ospedaliere italiane. L'unico centro specialistico nazionale l'aveva dimessa consigliandole delle avanzatissime cure praticate solo presso un istituto dell'Università di Minneapolis, negli Stati Uniti. I familiari della bambina avevano rice,, uto dalla struttura medica di oltreoceano un preventivo di circa un milione di curo; condizione pregiudiziale al rico- 3. Sanità nazionale vero della paziente era il versa- leggibile solo in parte su un sito mento dell'8oo di questa som- consultato dalla commissione, ma. Era stato allora richiesto disponibile solo a pagamento. 11 all'azienda ospedaliera palermi- giudice ha quindi concluso che tana il rimborso della sommane- lo sviluppo clinico dellaterapiaè cessaria a intraprendere le cure, in crescita negli ultimi anni; ed è ma l'istanza era stata respinta; quindi lecito attendersi risultati l'azienda infatti era vincolata dal sempre più incoraggianti. Il triparere contrario della commis- bunale hainoltre escluso che per sione sanitaria regionale, secon- fare maturare il diritto al forando la quale i precedenti studi su ziamento sia necessario avere tale terapia avevano avuto risul- certezza dell'esito positivo delle tati modestissimi e non vi era al- cure; deve invece essere considecuna certezza del loro esito. rata sufficiente «la mera esistenCon il procedimento d'urgen- za di una apprezzabile chance di za, la madre della bambina ora successo che (...) verosimilmenchiedeva che fosse ordinato te esiste» in questo caso. all'Asl di versarle la somma neCirca l'entità del rimborso, il giudice ha affermato che «il dicessariaper il trattamento. ritto alla vita è un diritto fondaLa decisione mentale che impone piena ed Il tribunale di Palermo ha verifi- esaustiva tutela». E ha così ordicato la sussistenza dei requisiti nato il finanziamento dell'intedel «fumus» (ossia la parvenza) ra somma da versare quale antidi fondatezza della domanda e cipo, perché «non può nemmedel pericolo di un pregiudizio ir- no ipotizzarsi che delle cure inrimediabile. Con riguardo al pe- dispensabili per evitare il periricolo, l'assolutà gravità delle colo di morte possano essere ficondizioni cliniche della pazien- nanziate parzialmente, pena te era accertatadalladocumenta- l'evidente incostituzionalità zione medica e non era conte sta- dell'eventuale norma di legge ta dall'azienda sanitaria che ave- che stabilisse dei tetti percenvaresistito al ricorso. Circail «fu- tuali per rimborsi o anticipaziomus», il tribunale ha evidenziato ni a carico dello Stato o del serviche la commissione sanitaria nel zio sanitario nazionale». Con suo parere contrario non aveva un'interpretazione costituziotenuto conto di tutte le statisti- nalmente orientata, una tale che disponibili sull'applicazione norma dovrebbe considerarsi ridelle terapie sperimentali prati- ferita «esclu sivam ente alle casicate a Minneapolis; in particola- stiche inerenti trattamenti non re, non aveva considerato alcu- involgenti il pericolo di vita». ne rilevazioni che segnalavano 0 RI PRO DUZION, RISERVATA un progressivo aumento dei risultati positivi. La ricorrente le aveva prodotte al giudice facen- ;;tL QUOTIDIANO DEL DIRITTO Gli articoli e i testi delle sentenze do notare che si trovavano nel corpo di un articolo scientifico °n""°,uotídianod_rítto,í_sale2 ore.c r Pagina 10 PAZIENTI SENZA GIUSTIZIA dì Ivano Giacomelli * E una cru dele falsità pen_ sa-re che l'incremento delle denunce dei casi di malasanità sia finalizzata solo a ottenere un risarcimento economico del danno. Gli addetti ai lavori sanno bene che la responsabilità penale dei medici è difficilmentedimostrabile, perché è creata una condizione di prova praticamente impossibile. L'aumento dei casi archiviati dai giudici è la conseguenza di tutto questo. La gente denuncia casi di malasanità, errori nelle diagnosi, ritardi nelle prestazioni. Il problema è che queste situazioni non vengono rubricate come reati. La Cassazione ha infatti fornito un ombrello di protezione alla classe medica. *Segretario nazionale Codici segue - a pagina 3 3. Sanità nazionale Pagina 11 Pazienù senza giustmia aposto come condizione, per definire la responsabilità del medico, che sia certo l'effetto causale della sua condotta professionale sulla salute del paziente. Quando una persona muore in ospedale, spesso nel certificato di morte, viene usata la dizione generica «arresto cardiocircolatorio». È ovvio che diventa impossibile individuare una responsabilità a monte da parte del medico. Il canone stabilito dalla Corte di Cassazione crea profonde ingiustizie: la gente paga con la vita errori, ritardi, imprudenze e ai camici bianchi viene assicurata una sorta di impunità, anche se l'errore è dimostrato. A parte nei casi in cui è provato un atteggiamento volontario doloso, non si riesce a stabilire una responsabilità del medico. Ivano Glacomelll Segretario Nazionale Codici 3. Sanità nazionale Pagina 12 PAGANO SEMPRE I MEDICI di Francesco Romeo * L Italia, lo dice l'Ocse, è il Paese dove si muore meno per infarto eictus, Un ris ul tato eccezionalechesi ripete perla grande professionalità dei medici . Ora sapere che sono raddoppiate le cause nei confronti dei medici mi porta a fare alcune riflessioni. Prima di tutto, noi medici abbiamo un contratto di obbligazione, ovvero siamo obbligati a mettere in campo tutti i mezzi , la perizia e la diligenza per dare una prestazione più adeguata possibileall'esigenzadelpaziente. Maquesto non significa che possiamo garantire sul risultato favorevole. Abbiamo un contratto di prestazione non di risultato. *Direttore Cattedra Cardiologia Università Tor Vergata segue -+ a pagina 3 3. Sanità nazionale Pagina 13 Pagano sempre e solo i medici e arriva un paziente in choc cardiogeno, faccio correttamente la procedura ma ciò S non garantisce l'esito positivo. Altro dato: queste denunce hanno creato la medicina difensiva, ovvero il medico si attiene rigorosamente ai protocolli con richiesta esagerata di esami e quindi con sprechi e costi non indifferenti, ma non appronta nessuna procedura davanti a una situazione a rischio. Questo significa che aumentala mortalità perché così il medico, che abbandonal'atteggiamento eroico, evita la denuncia immotivata. Io ritengo che sia giusto denunciare i casi evidenti e sia giusto che il medico paghi, ma se la denuncia si rivelaimrnotivata e quindi infondala dal punto di vista giuridico, dovrebbe scattare la trasmissione al pubblico ministero degli atti per calunnia. Insomma, seilmedico hasbagliato paga, ma se sbagliano i parenti del paziente devono pagare loro. Altra conseguenza di questo sistema esasperato di denunce, è ilnuovo atteggiamento delle amministrazioni ospe- 3. Sanità nazionale daliere: con facilità, per evitare le denunce, incoraggiano i familiari ad una transizione che chiude la vicenda senza un'istruttoria adeguata. Inoltre c'è l'aumento sproporzionato delle assicurazioni e del loro costo elevato con conseguenza di costi sulle prestazioni sanitarie, sulla maggiore scelta della sanità privata. Ci vuole rigore nel perseguire gli errori ma bisogna ricordare che il medico non agisce mai con dolo, possono essere l'imperizia o la negligenza da perseguire, ma anche la denuncia immotivava perseguita per far scattare la calunnia a difesa del professionista. Oggi c'è una tale aspettativa di vita che anche davanti a situazioni di alto rischio i familiari dei pazienti non giustificano la minima complicanza. I medici non sono più disponibili a salvare le situazioni al di là del ragionevole rischio. Pagare sì, ma solo quando si sbaglia, non senza motivo. Francesco Romeo Direttore Cattedra Cardiologia Università Tor Vergata già past presiden te della Federazione Italiana Cardiologia Pagina 14 ilegge dal 14 agosto Assicurazione obbligatoria o 200 a medici multati IER L'obbigo di essere assicurati in verità già c'era. Ma da Ferragosto per i circa 200 mila medici privati italiani, sarà un dovere più stringente: dovranno avere l'assicurazione perla responsabilità civile, altrimenti incorreranno in una sanzione. L'aspetto positivo è dato dal fatto che i pazienti potranno essere più "tranquilli", perché in caso di errore potranno essere risarciti, il problema è che le polizze assicurative sono molto care, in media mille euro al mese, e non bisogna essere degli esperti di finanza per comprendere lo scenario che si profila e capire su chi graveranno questi aumenti. Invece, i circa 115mila medici nel servizio pubblico sono assicurati dalle Asl, e devono fare una polizza, di circa 600 euro all'anno, solo nel caso che, in un eventuale processo, venga riconosciuta una colpa grave. L'obbligo, scattato da tre giorni, non si applica ai camici bianchi dipendenti della sanità pubblica. Sono state introdotte misure per istituire un fondo che supporterà i professionisti nel pagamento dei premi assicurati, in particolare nei casi in cui i premi siano elevati a causa del notevole livello di rischio dell'attività svolta dal professionista. Ci sono specialisti, soprattutto cardiochirurghi e ginecologi, che spendono già oltre 20 mila euro l'anno per la polizza privata. 3. Sanità nazionale Pagina 15 Parla Bruno Schiavo, Anaao Assomed « Noi medici vittime degli avvocati-squali » Lo spot acchiappa malati: mi paghi solo se vinci Grazia Maria Coletti [email protected] Gli avvocati-squalo che aizzano i pazienti a fare causaper un nonnulla con la formula: «mi-paghi-solo-se-vinci». E i medici stressati dalla paura dei risarcimenti, con l'incubo della «casa pignorata» come è successo in Lombardia (se non pagava l'ospedale!), che prescrivono esami a gogò anche quando non servono e sganciano 1.000 euro al mese, la media, per l'assicurazione. Dottor Bruno Schiavo, le cause contro i medici sono raddoppiate, davvero convivete con la paura? «Sì, certo» conferma Schiavo, chirurgo al San Camillo Forlanini ed ex segretario Anaao Assomed nella prima azienda ospedaliera romana bisogna ridare serenità al medico efiducia nelrapporto con il paziente. Solo così potrà lavorare meglio nell'interesse del malato». Fino a quel momento continuerete a prescrivere una tac per un "raffreddore"? «P chiaro che questo è solo un modo di dire - continua però di fatto la cosiddetta medicina difensiva, che produce prestazioni inappropriate (e vertenze), e proprio sulla spinta della paura, è il più grande 3. Sanità nazionale costo sanitario: sui conti del Lazio pesa per circa un miliardo e 300 milioni, mentre alivello nazionale costa, secondo le stime più aggiornate, 13 miliardi quasi un punto di Pil». I numeri sono emersi nelrecente incontro fra i primari ospedalieri e il governatore del Lazio Zingaretti. C'erano moltissimi chirurghi, perché? «Sono la categoria più bersagliata di cause, insieme con ginecologi, soprattutto gli ostetrici, e ortopedici». Ma le vincono poi queste cause i pazienti? «Poco rispetto al numero, ma quando succede, sono guai seri, si rischia di perdere quei pochi beni che possediamo, come la casa». Ë già successo alla categoria di perdere la casa per una richiestadi risarcimento danni? «In Lombardia c'è stata una sentenza di pignoramento. Ma è intervenuto l'ospedale. La cosa però è rimasta come un incubo nell'immaginario collettivo». Ma se è così difficile vincere una caus a di presunta malasanità perché sono già raddoppiate rispetto a tutto il 2013? «Ci sono gruppi di avvocati che fanno leva su uno spot efficace. Convincono i clienti ad andare dai magistrati assicurandogli che dovranno pagheranno la parcella solo in caso di vittoria». È la lobbby degli avvocati-squalo che vi fa paura? «Squali sì, perché strumentalizzano il dolore di chi hanno davanti. Lobby non direi, sono legali di bassa lega». Cosa fate per esorcizzare l'incubo oltre a prescrivere surplus di esami? «Chi non ha un rapporto di esclusiva conl'ospedale malavora in studi privati si assicura, è anche un obbligo di legge». Unacuccagnaperle assicurazioni... «I brokers assicurativi aumentano sempre più i costi delle polizze sia di quelle individuali che di quelle aziendali, quest'ultime in particolare hanno raggiunto nel Lazio picchi insostenibili che vanno dai 3 ai 5 milioni di euro l'anno, mentre una polizzaindividuale viaggia su una cifra equivalente a tre mesi di stipendio. Anche 1.000 euro al mese, sta diventan do la media ». Come fanno i chirurghi più giovani a sostenere il peso di 1.000 euro al mese per l'assicurazione? «È anche per questo che molti che formiamo poi fuggono all'estero». Si assicurano anche i fisioterapisti? «Anche loro rischiano cause». Ë per questo che i fisioteraisti si rifiutano di metterti le mani addosso se non vedono prima una sfilza di esami? «È chiaro che un fisioterapista deve prima sapere cosa fare, ma nei costi della medicina difensiva c'è una bella fetta di esami in surplus anche in questo settore». Anche gli ospedali sono assicurati? «Nel Lazio 8 aziende si difendono in autotutela, cioè rispondono direttamente dei costi delle vertenze, altre 8 hanno polizze assicurative con franchigie elevate, altre 4 con franchigie basse». Zingaretti ha detto alla Società italiana chirurgia che è un'emergenzache deve entrare subito nell'agenda politica nazionale... «È un sistema confuso che costa caro in termini economici e pesa come una macigno e sempre di più sull'efficienza del sistema. Inoltre mina certezze e serenità dei medici italiani in particolare di quelli che ogni giorno lavorano nelle sale operatorie degli ospedali». DaFerragosto l'assicurazione per la responsabilità civile è un obbligo pena la multa. Chi controllerà? «L'obbligo c'era ora è più stringente. Ma non è solo così che si ristabilisce il corretto rapporto medico-paziente, devono tornare serenità e fiducia». Pagina 16 (04 cc Spennatí dalle rate L'assicurazione per i medici che non lavorano in esclusiva per l'ospedale è un obbligo di legge. Si arrivano a pagare rate fino a mille euro al mese a secondo delle specialità. Molto colpiti dai ricorsi anche i ginecologi di ostetricia Pígnorata la casa Si vive nella paura di perdere l'abitazione pignorata per i risarcimenti come successo in Lombardia . Cresce il ricorso alla medicina difensiva con prescrizioni a gogò che nel Lazio pesano per 1 milardo e 300 milioni rioo mu//i - -f/# i/AI 3. Sanità nazionale Pagina 17 Morti in ospedale. Denunce raddoppiate Quest'aimo i casi di malas 'ta a Roma sono 142: già superati quelli del 2013 Due esposti su tre vengono archiviati. I pm: «Molti vogliono solo i soldi» Valeria Di Corrado NE Raddoppiati in un anno i casi di malasanità denunciati alla Procura di Roma. Due esposti su tre sono stati archiviati ancoraprimadi arrivare a processo. Secondo i pm dietro questo trend si nasconde spesso laricerca di unmero interesse economico da parte dei familiari dei pazienti. «Negliultimi anni è aumentato in modo esponenziale il numero delle denunce per colpe mediche spiega il procuratore aggiunto Leonardo Frisani - Una grossa fetta di questi esposti sono finalizzati a ottenere esclusivamente un risarcimento del danno. Eppure la giurisprudenzasullamateria è stringente. Non è sufficiente che i medici abbiano commesso un errore nell'esercizio dellaloro professione. E necessario che lelesioni arrecate al paziente o il suo decesso siano causate da quell'errore. Serve in sostanza unnesso di casualitàtralamorte e l'errore medico». Ne12013 ci sono state 136 denunce per presunti casi di malasanità, sfociati nell'apertura di 71 fascicoli per omicidio colposo e 65 per lesioni colpose. Per la prima e più grave fattispecie di reato, 40 procedimenti si sono conclusi con l'archiviazione e 31 con il rinvio a giu- a - -JL- I .-----' Medicina difensiva Le denunce hanno portato alla «medicina difensiva». Vengono prescritte tantissime analisi e accertamenti diagnosti inutili 3. Sanità nazionale dizio. Per la seconda fattispecie di reato, solo il 37% dei casi è arrivato a processo, gli altri sono stati archiviati. 1 dati relativi al primo semestre del 2014 sono ancora più significativi della crescita del numero delle denunce a carico delle strutture sanitarie e del contestuale aumento dei procedimenti che si concludono con un'archiviazione. Da gennaio a giugno sono arrivati in Procura 142 esposti: in soli sei mesi è già stato superato il totale dell'anno scorso. Dei fascicoli in cui i camici bianchi erano indagati per omicidio colposo, il 60% è già stato archiviato. La percentuale sale ancora di più quando ai medici viene addebitato il reato di lesioni colpose. Su 74 procedimenti aperti, soltanto il 28% ha portato a un rinvio a giudizio. Questa cifra va poi scremata ulteriormente, con i dati dei processi che in sede di dibattimento davanti al Tribunale si concludono con l'assoluzione degli imputati. «La pioggia di denunce per presunte malpractice - spiega il procuratore aggiunto di Roma Leonardo Frisani - ha portato i camici bianchi ad applicare la strategia della medicina difensiva. Per mettersi al riparo da un eventuale incriminazione per lesioni o omicidio colposo vengono prescritti ai pazienti tantissime analisi cli- niche e accertamenti diagnostichi spesso inutili, con inevitabili costi sul Servizio sanitario». A tutto ciò si sommail fatto che le polizze assicurative contro gli errori medici sono sempre più salate, tanto che alcuni ospedali italiani si auto-assicurano, accantonando per proprio conto dei fondi per gestire le richieste di risarcimenti. E, anche quando si rivolgono ad un assicuratore, lo fanno ormai solo per coprire i sinistri di maggiore entità. Il sospetto è che dietro l'incremento di denunce contro i medici si nasconda una lobby che lucra sulla disperazione. Proliferano le pubblicità di associazioni e studi legali specializzati in questo ramo che prospettano un lauto risarcimento. «E aumentatalaconflittualità - conferma Roberto Crea, segretario di CittadinanzattivaLazio - Daunlato, inunmomento di crisi, la gente è più arrabbiata e vuole farla pagare al medico. Dall'altro lato c'è una spinta a fare ricorso alla giustizia da parte di associazioni di consumatori o gruppi di avvocati. Tutto questo porta alla medicina difensiva, che costa miliardi al Servizio sanitario, e alla fine il paziente non è che si salva, ma costa di più». «Occorre ripartire dal principio - aveva spiegato il procuratore della Corte dei conti del Lazio, Raffaele De Dominicis, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2014 che il diritto alla salute non implica sempre il diritto alla guarigione e che la responsabilità medicaresta comunque obbligazione dimezzo e non di risultato». Pagina 18 Pinza nello stomaco La radiografia choc del 2011 ad una paziente dell'ospedale San Camillo. Lo strumento utilizzato in sala Boom perle assicurazioni Le polizze contro gli errori medici sono più salate, alcuni ospedali italiani si auto-assicurano, accantonando dei fondi appositi operatoria le era stato lasciato nella pancia. Lo ha scoperto a causa dei dolori 3. Sanità nazionale Pagina 19 II caso La minaccia: ce ne andiamo dal Lazio per l'Abruzzo Amatrice , secessione se chiude l ' ospedale • L'ospedale di Amatrice nel reatino rischia di chiudere. Per questo la giunta di centrodestra guidata da Sergio Pirozzi ha deciso di convocare per mercoledì 20 agosto un Consiglio comunale straordinario e aperto al pubblico nel corso del quale si deciderà se indire un referendum per uscire dal Lazio, come chiesto dalla maggioranza. E la città, nel suo scatto d'orgoglio contro i tagli regionali alla sanità, guarda all'Abruzzo. «Il governatore Zingaretti ci ripensi - chiede il primo cittadino - Una Regione che considera ospedali in area disagiata quelli di Monterotondo, Bracciano e Subiaco e non il nostro non ci rappresenta. Il presidente venga qui prima di prendere una decisione così scellerata». La vittima sacrificale finita nel mirino dei tagli della giunta del Lazio è il nosocomio «Francesco Grifoni», una struttura ospedaliera Distrettuale di tipo C che garantisce l'attività di degenza presso l'unità operativa di Medicina interna e i servizi di Laboratorio Analisi, di Pronto Soccorso - Dea I livello e di Radiologia, oltre al Servizio distrettuale pediatrico e di vaccinazione. Un centro polifunzionale di importanza strategica per il co- INFO Referendum La giunta di centrodestra guidata da Pirozzi ha convocato per mercoledì 20 agosto un Consiglio straordinario nel quale si deciderà se indire un referendum per unirsi all'Abruzzo mune rietino che dista 70 chilometri dalla prima struttura ospedaliera alternativa, quella di Rieti. La bozza di decreto cheZingaretti sta per emanare conferma che il presidio Ospedaliero di Amatrice diventerà Casa della Salute: tradotto non gli è stato riconosciuto lo status di presidio di area disagiata dato invece ai presidi di Monterotondo, Subiaco e Bracciano. «Perché non ad Amatrice - chiede il sindaco Pirozzi - Non abbiamo nulla da eccepire sul risultato ottenuto dagli altri Comuni ma siamo parecchio sconcertati dal fatto che analogo status non sia stato riconosciuto anche al Grifoni». Il nosocomio del paese da 2600 abitanti che possiede una serie di requisiti che il primo cittadino elenca in una lunga nota di protesta: «L' altitudine di 1000 metri, siamo l'unico presidio veramente montano in tutto il Lazio; la distanza di 70 km dall'ospedale di Rieti (1 ora e 8 minuti di viaggio); la classificazione in zona sismica 1 (pericolo elevato); bacino ad elevata utenza turistica tant'è che una legge regionale classifica Amatrice come Comune Turistico». La protesta era nell'aria già da mesi ad Amatrice dove da anni si fan- Sanità Nella bozza di decreto che il governatore del Lazio Zingaretti sta per emanare è previsto il declas- no i conti con i tagli regionali alla sanità. «Se l'attenzione della Regione Lazio verso i territori lontani dalla Capitale è questa - denuncia Pirozzi - non ha alcun senso rimanere». Per la proposta di referendum servirà il sì dei due terzi del Consiglio «poi - spiega il sindaco saranno i cittadini a decidere dove andare». Ma è chiaro che la scelta ricadrà sul vicino Abruzzo. Una vera e propria dichiarazione di guerra quella lanciata dall'amministrazione della patria dell'amatriciana che senza il suo ospedale minaccia di uscire fuori dai confini del Lazio. Non è la prima volta che un comune "di confine" grida alla secessione. Nessuno ha dimenticato l'emblematico caso di Leonessa che nel2008 votò per l'aggregazione del comune reatino alla Regione Umbria. Il referendum vide prevalere i «sì» (926) rispetto ai «no» (238), ma non venne superato il quorum di 1146 voti favorevoli necessario per dare corso al cambio di provincia e di regione. L'allora governatore del Lazio, Piero Marrazzo, appreso il risultato del referendum tirò un sospiro di sollievo: «Leonessa è un Comune che non vogliamo perdere - disse - perché rappresenta una parte importante del nostro territorio che la Giunta regionale intende valorizzare e far crescere insieme a tutta la provincia reatina». Tutta laprovincia reatina, appunto. Chissà se anche il collega Zingaretti oggi la pensi così e sedi fronte alla minaccia di secessione diAmatrice non decida di fare dietrofront sui tagli. Silvia Sfregola samento del nosocomio cittadino Il precedente Nei 2008 il comune di Leonessa votò per l'annessione all'Umbria ma non si raggiunse il quorum 3. Sanità nazionale Pagina 20 ULIVE Serata danzante con beneficenza Cena di beneficenza e serata danzante stasera al campo sportivo di Uliveto Terme, a seguito e con lo stesso menù della sagra del pesce. L'intero incasso della serata sarà devoluto alla clinica ematologia "Santa Chiara" di Pisa diretta dal professor Mario Petrini nel l'ambito del progetto che porta il titolo "Supporto alla ricerca sulle cellule staminali". 8. La Ricerca Pagina 21 i La bocciatura di Shanghai, il rettore Augello: emergenza nazionale Università giù in cias sffica Pisa crolla, Firenze scivola, Siena ancora fuori L'Università di Pisa esce dopo io anni dal ranking dei 15o Atenei migliori al mondo e finisce nel gruppo tra il 151° e 200° posto. Resta comunque sul podio italiano, ma assieme a Bologna, Milano, Padova, Torino e La Sapienza di Roma. Crolla la Scuola Normale Superiore, che esce dalla top dei 30o e scivola dal quinto al nono posto nella graduatoria nazionale. Firenze resta tra il 201° e 300° posto, ma perde posizioni in Italia, mentre Siena - per il terzo anno consecutivo - è ancora esclusa. Questi gli esiti della graduatoria internazionale dei ricercatori dell'Università di Shanghai, che mettono in allarme i rettori italiani. A PAGINA 9 Cervone 8. La Ricerca Pagina 22 La graduatoria internazionale di Shanghai boccia le Università italiane. Il rettore Augello: «Emergenza nazionale» Voti agli Atenei, lo scivolone toscano Pisa la migliore, ma è fuori dalla Top. Cede Firenze, 9'1U la Nonnale, Siena fuori Il rettore dell'Università di Pisa Massimo Augello lo aveva già chiesto un anno fa, il giorno dopo la pubblicazione della classifica dell'Academic ranking of world universities (Arwu) che confronta tutti gli Atenei al mondo: «Continuiamo a perdere pezzi: servono gli stati generali dell'Università italiana» spiegava Augello. Eppure parlava da rettore dell'Ateneo numero uno in Italia, classificatosi nel 2013 - tra i primi 15o migliori Istituti al mondo assieme a La Sapienza di Roma dopo l'analisi dei ricercatori dell'Università di Shanghai. Un appello rimasto inascoltato, ma che torna attuale dopo la nuova graduatoria di Ferragosto che vede gli Atenei italiani scivolare in classifica. Un effetto domino che colpisce anche gli Atenei toscani: l'Università di Pisa (con La Sapienza) esce dopo dieci anni dal ranking dei 150 Atenei migliori al mondo e finisce nel gruppo tra il 151° e 200° posto: magra consolazione, quella di essere tra le migliori sei in Italia, con Bologna, Milano, Padova, La Sapienza e Torino. Regge l'urto l'Università di Firenze, che resta nella classifica tra il 201 ° e 300° posto, ma nella graduatoria nazionale perde posizioni: nel 2013 quinta, ora è settima. Perde quota, invece, la Scuola Normale Superiore di Pisa, che esce dalla top 30o dei migliori Atenei e scivola dal quinto al nono posto nella graduatoria italiana, mentre Siena - come già nel 2012 e nel 2013 - è fuori dalla Top 500. I ricercatori di Shanghai da oltre dieci anni valutano gli Atenei utilizzando criteri come le pubblicazioni sulle principali riviste scientifiche, gli ex alunni e docenti vincitori di premi Nobel, citazioni dei lavori dei propri ricercatori, riconoscimenti scientifici internazionali. Valori contestati, ma che comunque suonano un nuovo campanello d'allarme per il mondo accade- 8. La Ricerca mico: «Si è verificato quanto facilmente prevedibile: il sistema universitario sta arretrando ribadisce il rettore Augello Scontiamo anni di tagli alla ricerca, un miliardo in meno in 6 anni, che non possono che dare questi risultati. Gli altri Paesi investono nella ricerca, da noi invece vogliono rottamare i docenti più anziani, bloccando poi le assunzioni e diminuendo le risorse. Siamo preoccupati, è un'emergenza nazionale». Le conseguenze in Toscana: Pisa esce dalla Top 20o degli Atenei con i migliori risultati in Ingegneria, Chimica e Informatica, perde posizioni nelle Scienze naturali e matematiche e in Fisica (è tra ilio1 ° e 150° posto, l'anno scorso era tra il 76° e il 100°), mentre resta tra i primi Zoo solo in Matematica. Esclusa dalla Top Zoo di tutti i settori la Scuola Normale di Pisa: nella graduatoria delle Scienze naturali l'anno scorso era tra il76° e 100° posto, quest'anno è tra il 151° e il 200°. Giù in classifica anche per Matematica e per Fisica, passata in entrambi i casi - dal ranking del 76°-loo° posto a quello tra 101°-150°. Ma il direttore della Scuola, Fabio Beltram, non ci sta: «Veniamo confrontati con istituzioni cento volte più grandi di noi, che per questi parametri saranno comunque "migliori" perché hanno un numero maggiore di docenti e produzioni - sottolinea - Nel parametro dell'intensità di qualità, infatti, siamo sempre tra i primi dieci al mondo, meglio anche di Yale, Cambridge e Oxford». 101° e il 150° posto): «Abbiamo migliorato in qualche area, nonostante la notevole riduzione del finanziamento - spiega il rettore Alberto Tesi - Per avere le università italiane nella top 10o è necessario incrementare gli investiment ». Gaetano Cervone Gli unici indici positivi li regala l'Ateneo fiorentino, che torna nella top 20o di Fisica (e in quella di Medicina), mentre migliora il piazzamento (101°-150° posto? nelle Scienze naturali. Esce pero dalla top 200 nell'ambito dell'Informatica, Matematica e Scienze agrarie, mentre perde una posizione nel ranking di Chimica (ora è tra il Pagina 23 L a c l ass ifi ca i Un i i rr cL e'i Prenze 0 E1 o 201° e 3000 posto 1ft 201° e3 ° poda Kr Ic 11 1 rIrem I d° ®® , dl ° a®0® CI Pi Tra 101° 0 150° p E 0 ® Tra 151° e2000 posto 300 ,2013 (fra il 10 020 posto) -j) 2014 (fra 1 ° e 60 posto) ) 2013 (fra il 50 e-90 posto) 2014 (fra 70 e 8° posto) 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 ald il® h 0 I e r® 2012 2013 2014 5001 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Scuola Eù LL2C"j3 C!tl - 2012 2013 2014 H 3a 2013(Tra il5°e9°posto) 2014(Tra 9°e12°posto) Tira 201 ° F 9rI ril° F, E l • Alberto Tesi rettore della Massimo Augello rettore della Fabio Beltram direttore della Università di Firenze Università di Pisa Normale di Pisa 8. La Ricerca 500 ... r Tra 301° e 40 00 posto . 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 COMPUTIME Pagina 24 I BUCHI NERI IN TRE PUNTATE / 2 II calore naturale del nulla Il buco nero non e un pozzo senza fondo che ingoia tutto e da cui non esce niente. Stephen Hawking ha rivisto la sua teoria e dimostrato che c'è l'emissione di una radiazione termica di Carlo Rovelli S teven Hawking è il fisico ingle- se famoso nel mondo per essere riuscito a continuare il suo lavoro scientifico nonostante una malattia grave che lo tiene fermo su una sedia a rotelle e gli impedisce perfino di parlare. il suo risultato scientifico più importante riguarda i buchi neri: ha mostrato che sono caldi. Non sto parlando della materia che si arroventa cadendo roteando e accalcandosi verso il buco nero, rendendo i buchi neri visibili nel cielo. No: Hawking ha mostrato che anche un buco nero tranquillo dove non stia cadendo nulla è comunque caldo. i buchi neri sono naturalmente caldi. Nessuno ha ancora effettivamente osservato questo calore. È troppo debole per qualunque telescopio, e nei buchi neri che Se non è una superficie concreta composta di molecole , allora cos'è che si agita lì generando calore? Potrebbero essere quanti elementari di spazio vediamo nel cielo è comunque sovrastato dal calore tempestoso della materia che continua a cadervi dentro. La previsione di Hawking è quindi per ora solo teorica, senza conferme sperimentali. Ma il suo calcolo è stato ripetuto in molti modi diversi, e il risultato è sempre lo stesso. Anche senza conferme sperimentali, è giudicato attendibile dalla comunità scientifica. Un buco nero, quindi, con ogni probabilità non è poi così nero. È una lievissima sorgente di calore. Se fosse isolato in mezzo a un cielo senza stelle, non sarebbe nero ma appari- 8. La Ricerca rebbe come una piccola sfera con una pallidissima luce. La cosa ha sorpreso tutti. Essere caldo vuol dire emettere calore. Ma se avevamo appena capito che un buco nero è un luogo da cui niente esce, come fa ad uscirne del calore? L'inghippo è che il calcolo di Ha,Awking coinvolge la meccanica quantistica. Mentre la predizione che in un buco nero si possa solo entrare e mai uscire è una predizione dalla sola teoria di Einstein, la relatività generale; e la relatività generale è una teoria incompleta, che trascura proprio i fenomeni quantistici. Quindi il calcolo di Hawking completa la nostra comprensione di un fenomeno che la teoria di Einstein descriveva solo fino ad un certo punto. La meccanica quantistica prevede proprio che possano accadere anche fenomeni molto improbabili. Per esempio se osservate un atomo di Uranio, questo appare molto stabile. Ma se aspettate quattro mila anni vi è una buona probabilità che emetta un po' di radiazione e decada trasformandosi in qualcos'altro. Il calcolo di Hawking mostra che a causa di simili fenomeni quantistici qualcosa, un pallido calore sfugga ai buchi neri. Il calore dei buchi neri coinvolge quindi sia la relatività generale, che descrive bene i buchi neri, ma solo in prima approssimazione, sia la meccanica quantistica, che corregge questa descrizione. Oggi però non vi è ancora consenso su una teoria completa che combini relatività generale e meccanica quantistica, e il calore dei buchi neri è un indizio per cercare questa combinazione. Di più: è un banco di prova teorico per tutti i tentativi di risolvere il problema di combinare le due grandi teorie fisiche del ventesimo secolo. I buchi neri non sono solo stupefacenti oggetti reali nel cielo. Sono anche uno straordinario laboratorio di idee dove mettere alla prova teoricamente le nostre idee su spazio, tempo e quanti. Vediamo. Una tazza di tè è calda perché le sue molecole si agitano molto. Il calore è il movimento rapido delle molecole. Ma la superficie di un buco nero non è una superficie concreta, fatta di materia, come la superficie di un pallone o la superficie di una tazza di tè. È solo un luogo di non ritorno, dove la forza di gravità diventa fortissima. Non è una superficie materiale composta di molecole. Che cos'è allora che si agita sulla super- ficie di un buco nero, generando calore, se lì non c'è nulla? Risposta possibile: potrebbero essere i quanti elementari di spazio a generare questo calore. Il calore dei buchi neri previsto dal calcolo di Hawking potrebbe essere l'indizio che mostra l'esistenza di queste «molecole di spazio». La gravità fortissima sulla superficie del buco nero agisce come un amplificatore gigantesco che rivela il tremolare infinitesimo della grana elementare dello spazio. Il calore dei buchi neri non è il calore di qualche oggetto: è il calore stesso dello spazio vuoto, amplificato dalla gravità. È il calore elementare del nulla. Qualcosa di ancora misterioso traluce da questi ragionamenti: quando si cerca di combinare la teoria della gravità con la meccanica quantistica, sembra non sia possibile fare a meno di parlare anche di calore. Perché mai? Il calore può essere interpretato come informazione perduta: dire che una cosa è calda è dire che le sue molecole si muovono molto, ma a caso, in un modo che non possiamo ricostruire esattamente. Ma niente come un buco nero ci fa perdere informazione. Se brucio una lettera in un camino, posso immaginare che in linea di principio un abilissimo investigatore possa rintracciare nella cenere o nella luce emessa dal fuoco l'esile traccia delle parole scritte sulla lettera; ma quello che cade dentro un buco nero è, per noi che stiamo fuori, perduto, veramente perduto per sempre: se getto una lettera dentro un buco nero, non saprò mai cosa ci fosse scritto. I buchi neri distruggono informazione. La distruggono per l'eternità. Come un nodo di Gordio, che chiude simbolicamente l'accesso all'Asia, un buco nero è un oggetto misterioso dove si annodano tutte le meraviglie che abbiamo scoperto recentemente del mondo: il tempo che rallenta fino a fermarsi, i quanti elementari di spazio, l'informazione che si perde per sempre. Idee ancora confuse, sì, ma sulle quali si stanno oggi scervellando molti fra migliori teorici nel mondo. Un luogo dell'universo dove tutto può entrare e niente può mai uscire, per l'eternità futura. Agita la nostra inquietudine. Sfida la nostra comprensione teorica del mondo. Siamo davvero sicuri che niente di quanto cade in buco nero potrà mai uscire? E se così non fosse? Mai dire mai... Di questo, parlerò nel terzo e ultimo articolo di questa breve serie. 2 - Continua Pagina 25 P°ii i///// umn/q////' oSA n// //"' „ /////i /r //,' j/i % ///%/„' 1/1, am" / //G ` 'i ///i/w/' RAPPRESENTAZIONE ARTISTICA 8. La Ricerca i' Un disco di materia gira intorno a un buco nero. Immagine elaborata dalla Nasa Pagina 26 MEDICINE J Una precisazione Anche i grandi possono sbagliare. E a mio parere il professor Garattini, su queste colonne (Corriere, 13 agosto), parlando di fitoterapia l'ha fatto. Non certo dicendo che non esistono evidenze, ma quando afferma che i fitoterapici «non si sa bene cosa contengano e possono variare da preparazione a preparazione. Non vi è nessun controllo, sono stati messi in commercio solo con una notifica e non sono obbligati a 11. Medicina alternativa presentare alcune documentazione che ne garantisca l'efficacia». Questo non corrisponde a quanto indicato dalla normativa e dalla letteratura: lo dice il, ministero della Salute, che cito testualmente - spiega che «le proprietà terapeutiche di molte piante, funghi o licheni sono tradizionalmente note agli uomini che frequentemente le hanno utilizzate come "erbe curative". Tuttavia, le tecniche della moderna medicina hanno permesso di individuare i medicinali fitoterapici veri e propri [...].1 medicinali fitoterapici sono tutti quelli il cui principio attivo è una sostanza vegetale, sono stati approvati dall'Agenzia italiana dei farmaco che ne ha verificato qualità, efficacia e sicurezza, e sono venduti solo nelle farmacie». Ogni ulteriore commento è superfluo. Quanto poi all'offerta da parte di Servizi sanitari regionali di questo tipo di cure, questo è un aspetto puramente politicoamministrativo. Ma una volta che le medicine sono autorizzate dal Ministero e che c'è letteratura sufficiente per poterle usare, sta alla capacità della singole Regioni inserirle o meno, facendo quadrare il bilancio. La Toscana c'è riuscita. Fabio Firenzuoli Direttore del Centro di Riferimento Regionale della Toscana in Fitoterapia e Fitovigilanza Pagina 27