Sanità, stretta di 21 miliardi - Azienda Ospedaliero

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INDICE RASSEGNA STAMPA
.
3. Sanità nazionale
Corriere Della Sera
17/08/2014
p. 19
«Eterologa, le Regioni possono dare il via ma io spero
aspettino»
1
Corriere Della Sera
17/08/2014
p. 33
Quei sei tumori killer legati all'obesità ecco perché perdere
peso salva la vita
3
Corriere Della Sera
18/08/2014
p. 13
Il contagio si trasmette nella fase acuta Ma nei laboratori
qualcosa si muove
Adriana Bazzi
4
Corriere Della Sera
18/08/2014
p. 13
Assalto alla clinica, malati in fuga Il virus Ebola è
un'invenzione»
Michele Farina
5
Messaggero
17/08/2014
p. 3
Sanità, stretta di 21 miliardi in tre anni ma ora palazzo Chigi
vuole accelerare
Michele Di
Branco
7
Repubblica
18/08/2014
p. 19
"Ho fatto 3000 salti e vi posso dire: l'incidente si evita
preparandosi"
Franco Vanni
9
Sole 24 Ore Norme E Tributi
18/08/2014
p. 19
Rimborsi illimitati per le cure salva-vita offerte solo all'estero
Giovanbattista
Tona
10
Tempo
17/08/2014
p. 1
Pazienti senza giustizia
Ivano Giacomelli
11
Tempo
17/08/2014
p. 1
Pagano sempre i medici
Francesco
Romeo
13
Tempo
17/08/2014
p. 2
Assicurazione obbligatoria o 200mila medici multati
Tempo
17/08/2014
p. 2
«Noi medici vittime degli avvocati-squali»
Grazia Maria
Coletti
16
Tempo
17/08/2014
p. 3
Morti in ospedale. Denunce raddoppiate
Valeria Di
Corrado
18
Tempo
18/08/2014
p. 10
Amatrice, secessione se chiude l'ospedale
Silvia Sfregola
20
15
8. La Ricerca
Tirreno Pontedera
Empoli
18/08/2014
p. 13
Serata danzante con beneficenza
21
Corriere Fiorentino
17/08/2014
p. 1-9
Università giù in classifica
Gaetano Cervone
22
Sole 24 Ore Domenica
17/08/2014
p. 20
Il calore naturale del nulla
Carlo Rovelli
25
Fabio Firenzuoli
27
11. Medicina alternativa
Corriere Della Sera
17/08/2014
Indice Rassegna Stampa
p. 21
Medicine alternative una precisazione
Pagina I
. i Il ministro: in Danimarca la mancata tracciabilitá di un donatore ha impedito di arrestare le nascite di bambini affetti da una malattia genetica
«Eterologa, le Regioni
possono dare il via
ma io spero aspetiino»
Lorenzin: regole per evirare drammi
ROMA - Un favore ai cattolici, al Vaticano, alle parrocchie? Un favore del ministro
della Salute, la cattolica Beatrice Lorenzin, e
del presidente del Consiglio, il cattolico Matteo Renzi? Sulla fecondazione eterologa circola innanzitutto questa spiegazione.
«Non è così - risponde Lorenzin -. La
sentenza della Corte ci impone di applicare
subito l'eterologa in Italia, ma noi abbiamo il
dovere di fare in modo che tutto avvenga
nella massima sicurezza, evitando tragedie.
Le Regioni possono autorizzare i loro centri
a operare, ma io auspico che attendano il varo di una legge nazionale».
La Corte costituzionale ha stabilito che in
Italia si possa fare fecondazione assistita anche se ovuli o spermatozoi non appartengo -
MNa le coppie di cittadini italiani in attesa per la fecondazione eterologa nei centri pubblici e privati italiani. Si stima
che altre ventimila coppie siano dirette verso centri esteri in
Usa, Spagna e Paesi dell'Est
no alla coppia. Il ministro Lorenzin ha preparato un decreto con le regole «di sicurezza». Il premier Renzi ha detto che, trattandosi di temi etici, era meglio lasciare il tema al
Parlamento. Lorenzin e colleghi hanno convenuto. Poi, il ministro Lorenzin ha detto
che sarebbero stati eseguiti severi controlli
sulle strutture che avessero avviato l'eterologa prima della legge. A quel punto, il presidente della Corte costituzionale ha ribadito
che, in base alla sentenza, l'eterologa era effettuabile da subito. Infine il ministro, su indicazione di Renzi, ha stabilito di non mettersi di traverso rispetto alla Corte e spiega
qui la situazione attuale, che interessa novemila coppie italiane in attesa presso i 348
centri italiani pubblici e privati per la procreazione assistita e le ventimila coppie ita-
be entrato subito in vigore. Affidarsi al
Parlamento, dove questo tema crea alleanze trasversali, sposterà molto in là l'applicazione della fecondazione eterologa in
Italia.
«Penso che in Parlamento siano tutti coscienti del dettato della Corte costituzionale.
I capigruppo hanno avuto il testo di quello
che doveva essere il mio decreto. Confido in
una fase legislativa rapida, che si concluda,
al massimo, entro gennaio 2015».
Migliaia di coppie in attesa non saranno
contente. I tempi del Parlamento sono
obiettivamente imprevedibili.
«Lo capisco, ma vorrei dire a queste coppie che è meglio attendere qualche mese per
una legge equilibrata piuttosto che affrontare problemi in un secondo momento, problemi che possono diventare veri e propri
drammi».
Drammi?
«Per rendere sicura l'eterologa si deve recepire la direttiva europea sui test genetici
dei donatori. Si deve realizzare, con un Registro nazionale dei donatori, la tracciabilità
dei gameti (ovuli o spermatozoi). Significa
avere la possibilità, in caso di un incidente di
natura sanitaria, di poter risalire direttamente agli altri gameti del donatore portatore di una malattia genetica (senza renderne
pubblica l'identità), per evitare che nascano
altri bambini malati».
Quali incidenti di natura sanitaria?
«C'è stato un caso in Danimarca: da una
liane dirette verso Stati Uniti, Spagna e Paesi
dell'Est.
Ministro Lorenzin, il suo decreto sareb-
3. Sanità nazionale
Pagina 1
partita di gameti sono nati 99 bambini affetti
da una gravissima malattia denominata
"Elephant man". Non era prevista in quel Paese nessuna tracciabilità e non si è potuto
eliminare i gameti "malati". Ma la tracciabilità è importante anche nel caso in cui il nascituro abbia necessità, per grave pericolo di
vita, di avere bisogno di cellule, tessuti, organi compatibili. Un'altra questione è come
evitare 1"`effetto Abramo"».
Effetto Abramo?
«Nel decreto io avevo posto il limite massimo di dieci famiglie per donatore onde
evitare, appunto, 1"`effetto Abramo", cioè
che nascano, da uno stesso donatore, centinaia di fratelli. Si dovrebbero poi stabilire età
minima e massima dei donatori e la gratuità
delle donazioni (negli Stati Uniti sono pagate, al minimo, 3.500 dollari)».
L'eterologa, secondo lei, dovrebbe svolgersi negli ospedali e nei centri pubblici?
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«L'eterologa deve essere inserita nei Livelli essenziali di assistenza, gratuita o con ticket. Per questo ci sono già dieci milioni di
euro a disposizione. L'eterologa deve essere
resa accessibile a persone che non hanno la
possibilità economica per interventi che all'estero costano fra i 3.500 e i 20 mila dollari».
Le Regioni però possono cominciare anche senza aspettare la legge?
«Le Regioni possono autorizzare i Centri
per la procreazione assistita a operare secondo i criteri che stabiliscono in autonomia.
Ognuno si assume le sue responsabilità,
poiché cominciare subito non risolve, come
ho detto, una serie di problemi. Inoltre, se
molte famiglie ora andassero in Toscana per
l'eterologa, chi pagherà? Ho dubbi che possano farlo le Asl di provenienza in modo
omogeneo».
Le questioni che riguardano il colore
della pelle o degli occhi non c'erano nel
suo decreto.
«Ho sempre pensato che le decisioni sugli
aspetti etici spettassero al Parlamento. Io naturalmente sono contraria al supermarket
dei figli: su diversi famosi siti internet ci sono book dove scegliere non solo colore dei
capelli e degli occhi ma anche la religione
del donatore e altre caratteristiche fisiche,
con tanto di foto. Altri nodi da sciogliere: in
quale modo e a che età informare le persone
nate da eterologa? E ancora: permettere l'accesso all'identità del proprio genitore biologico, come previsto in molti Paesi europei al
compimento del venticinquesimo anno di
età?».
Andrea Garibaldi
agaribaldi@corriere. it
/4/s/
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Ministro Beatrice Lorenzin, 42 anni, ministro della Salute: ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 22 febbraio 2014
3. Sanità nazionale
Pagina 2
QUEI SEI TUMORI KILLER LEGATI ALL'OBESITÀ
ECCO PERCHÉ PERDERE, PESO SALVA LA VITA
Uno studio condotto su oltre 5 milioni
di persone, il 9% di tutto il Regno Unito, è già di per sé una notizia scientifica importante, mala notizia diventa straordinaria se l'informazione che ne deriva può cambiare il futuro di molti. The Lancet ha appena pubblicato i
risultati di uno studio inglese che dimostra che
un elevato indice di massa corporea (un semplice indicatore che si calcola dividendo il peso in
Kg per l'altezza al quadrato misurata in metri) aumenta significativamente il rischio di sviluppare
molti dei tumori più comuni.
La ricerca ha coinvolto oltre 5,2
milioni di inglesi, le cui condizioni di salute sono state analizzate
per un periodo medio di 7,5 anni:
durante questo tempo di osservazione 166.955 soggetti hanno sviluppato uno
dei 22 tumori oggetto di valutazione. Lo studio
ha documentato l'esistenza di una stretta relazione fra sovrappeso, obesità e alcuni cancri, in
particolare quello dell'utero (con un rischio che
può aumentare del 62% rispetto a chi ha un peso nella norma), della colecisti (31% di aumento
del rischio), del rene (25i di aumento) e in minor misura di fegato, colon, cervice, tiroide,
dell'ovaio, del seno nelle donne in post-menopausa, del pancreas, del retto e leucemie.
3. Sanità nazionale
I ricercatori hanno calcolato che nel Regno
Unito si registrano complessivamente 12.000
nuovi casi all'anno di tumori al cui sviluppo
contribuiscono i chili di troppo. Quanti chili?
Dai 13 ai 16 chilogrammi in eccesso in un adulto
sono già più che sufficienti ad aumentare significativamente il rischio di sviluppare almeno 6
diversi tumori (utero, colecisti, rene, cervice, tiroide, leucemia). L'effetto peso è importante
per la stragrande maggioranza
delle neoplasie ma non per tutte,
non lo è per esempio per il tumore prostatico.
I risultati di questo studio sono
molto significativi sia per l'impatto che possono avere sui comportamenti di prevenzione che ognuno di noi potrà decidere di adottare (è bene ricordare che sovrappeso e obesità
sono fattori di rischio già ben noti per lo sviluppo di malattie cardio-vascolari, diabete di tipo
2, ipertensione arteriosa e altro ancora), ma anche perle decisioni di politica sanitaria che ne
potrebbero derivare: la discussione sulla tassazione del cibo spazzatura è già tornata di cocente attualità.
Sergio Harari
sharari@hotmail
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 3
.,
i Tre motivi per non essere (troppo) allarmati
ll contagio si trasmette
nella fase acuta
loia nei laboratori
qualcosa si muove
Urbanizzazione, deforestazione,
povertà: a queste tre condizioni, che
hanno favorito la più imponente
epidemia da virus Ebola finora mai
registrata, si aggiunge ora la superstizione popolare: un commando di
uomini armati, convinti che l'infezione sia un'invenzione del governo,
ha assaltato un ospedale di Monrovia, da dove sono fuggite alcune
persone infette. Un fatto che aggrava
la situazione nella capitale della Liberia, uno dei quattro Paesi più colpiti, insieme a Sierra Leone, Guinea
Conakry e Nigeria.
I morti in Africa hanno già superato il migliaio, ma, al momento,
non sembra che ci siano rischi di
una pandemia globale.
Finora il virus Ebola (scoperto nel
1976, ha fatto la sua comparsa in
Africa centrale) ha sempre provocato epidemie circoscritte in villaggi
sperduti nelle foreste: qui uccideva
la maggior parte delle persone, ma
l'isolamento e la mancanza di strade
ne impediva il diffondersi. In tempi
recenti, però, la creazione di vie di
comunicazione e il crescente spostamento verso le città della popolazione, spinta dalla povertà a cercare
lavoro, ha creato le condizioni ideali
per una sua più facile trasmissione:
un po' come è avvenuto per il virus
dell'Aids che, all'inizio, si è diffuso
dalle foreste ai centri urbani attraverso le camionabili del Kenya (anche se quella dell'Aids è tutta un'altra storia).
Non solo: nelle zone rurali, il
cambiamento dell'ecosistema delle
foreste ha «liberato» i pipistrelli (si
ritiene siano loro i serbatoi del virus) che hanno quindi raggiunto i
centri abitati. In Guinea Conakry,
l'epidemia è partita proprio da
un'area che è stata largamente deforestata.
L'infezione, al momento, non dà
segnali di rallentamento, ma gli
esperti ritengono che si possa arginare.
Il contagio, infatti, non avviene
durante il periodo di incubazione
(che va da 2 ai 21 giorni), ma quando un paziente presenta i sintomi
più drammatici della malattia (vomito o emorragie): questo rende più
facile individuare i casi e isolare coloro che hanno avuto contatti (da ricordare che la trasmissione del microrganismo avviene tramite i fluidi
corporei dei malati).
Il secondo motivo tranquillizzante è che spesso i virus evolvono verso forme sempre più aggressive, ma
questo non sta accadendo con
l'Ebola.
Il terzo è il fatto che qualcosa si sta
muovendo nel campo della ricerca
farmacologica, nonostante l'interesse per questa malattia, lontana dall'Occidente, non sia mai stato molto
elevato. Alcuni farmaci e vaccini sono in sperimentazione negli animali. Uno di questi, chiamato ZMapp
(un cocktail di tre anticorpi monoclonali, finora testato soltanto su
Farmaci
F
scimmie infette), è già stato somministrato a due sanitari statunitensi
con risultati positivi. Un secondo
farmaco, già provato sull'uomo negli Stati Uniti, si chiama TKM-Ebola
e funziona interferendo con l'Rna:
impedisce, cioè, la formazione di
proteine del virus. La soluzione ideale rimane, come sempre, il vaccino:
i National Institutes of Health americani hanno annunciato che stanno
accelerando gli studi su un adenovirus geneticamente alterato, capace
di produrre due proteine dell'Ebola:
queste ultime dovrebbero stimolare
il sistema di difesa dell'organismo a
produrre anticorpi difensivi.
L'Oms ha appena autorizzato
l'uso di farmaci, anche non sperimentati sull'uomo, compresi tre antivirali già provati sulle scimmie.
Adriana Bazzi
[email protected]
___-
L'Oms ha appena autorizzato Tra le cause della rapida
l'uso di farmaci , anche non
diffusione del virus anche la
sperimentati sull'uomo,
deforestazione che spinge gli
compresi tre antivirali
animali verso aree urbanizzate
3. Sanità nazionale
Pagina 4
i Tensione in una baraccopoli che il governo voleva mettere in quarantena
Assalto alla clinica, malati in fuga
«Il virus Ebola è un'invenzione»
Liberia: la folla attacca un centro di cura. E ruba lenzuola infette
West Point non ha cadetti ma
giovani disperati: nella più popolosa e fetida baraccopoli di
Monrovia, quattro bagni pubblici per 75mila abitanti, ci
mancava solo lo spettro dell'Ebola. Il virus che fa paura al
mondo, partito a febbraio dalle
foreste della Guinea, continua a
mietere vittime anche in Sierra
Leone, viene «contenuto» in Nigeria (4 decessi) mentre in Liberia sembra aver trovato il suo
Paese d'elezione (411 morti accertati, 116 casi in due giorni) e
nella latrina a cielo aperto di
West Point un'ottima testa di
ponte per dilagare in città.
Fermare il contagio chiudendo le strade: alla vigilia di Ferragosto Ellen Johnson-Sirleaf,
prima donna presidente dell'Africa, aveva chiesto alla task
force governativa di valutare la
messa in quarantena della maggiore baraccopoli della capitale.
La voce si è propagata e sabato
sera un gruppo di giovani armati di bastoni, al grido di «non c'è
l'Ebola in Liberia» e «JohnsonSirleaf si vuole arricchire con
3. Sanità nazionale
l'emergenza», ha assaltato il
centro di osservazione allestito
in una scuola di West Point dove
si trovavano 30 persone già risultate positive ai test. «Hanno
buttato giù le porte e saccheggiato la clinica», ha raccontato
la testimone Rebecca Wesseth.
Sono scappate le infermiere e
anche i malati. Suona grottesca
la precisazione del ministero
della Salute, secondo cui i fuggiaschi infetti sono «solo» 21
perché gli altri erano già morti.
Agghiaccianti i dettagli dell'attacco, tenendo conto di quanto
gli assalitori hanno portato via:
strumenti infetti, lenzuola macchiate di sangue, materassi
sporchi e probabilmente contaminati.
«Ebola non esiste», gridano i
ragazzi, la povertà si. Però Ebola
continua a uccidere, anche i poveri che si portano a casa un
bottino di lenzuola infette, anche gli operatori sanitari con le
tute isolanti d'importazione: secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) l'epidemia in Africa Occidentale ha
colpito 170 tra infermieri e medici uccidendone almeno 81.
Assalti alle cliniche e rare gocce
di vaccino: proprio sabato,
mentre la folla attaccava il centro di West Point, dall'altra parte
della città l'ospedale John F.
Kennedy annunciava la somministrazione delle prime dosi del
farmaco sperimentale ZMapp a
tre malati africani. Tre medici,
due liberiani e un nigeriano. Il
possibile miglioramento dei
due missionari-medici americani e del sacerdote spagnolo
curati con ZMapp ha provocato
una campagna per la distribuzione del farmaco in Africa (anche su Twitter con l'hashtag
#giveustheserum). In realtà è
una strada in salita: l'Onu sostiene che finora sono state prodotte solo 10-12 dosi del vaccino (la cui efficacia è tutta da dimostrare). Ebola si riproduce
più velocemente. L'epidemia ha
un tasso di mortalità del 55%. Ci
si ammala attraverso il contatto
con i liquidi corporei di malati e
cadaveri, dunque in teoria meno facilmente di come si prende
un'influenza. Ma è una minaccia mortale, tanto da indurre
l'Oms a proclamare un'emergenza internazionale. Intorno a
Liberia, Sierra Leone e Guinea si
va stringendo di fatto un cordone di isolamento: il Kenya da
domani rimanderà indietro i
viaggiatori provenienti dai tre
Paesi, la Kenya Airways come
altre compagnie sospende i voli.
Gli economisti hanno già calcolato che Ebola costerà a questa
fetta di Africa almeno un punto
percentuale di Pil.
Come si misura il prodotto
interno della paura? Ci sono indicatori infallibili: in Sierra Leone la folla ha assaltato alcune
settimane fa un'ospedale per
«liberare» i malati. A Lagos, città di 20 milioni di abitanti con
migliaia di medici, solo una
dozzina ha risposto alla chiamata per l'emergenza Ebola (e
all'esca di 14o euro al giorno). A
Monrovia la squadra dei becchini anti-virus gira con la scorta
armata e i giornali locali raccontano di cadaveri bloccati per
giorni sul ciglio della strada,
sotto un tappeto, perché la gente del quartiere non vuole morti
che arrivino da zone più contaminate. Il ministero della Salute
nei giorni scorsi ha ammesso
senza imbarazzo che i malati del
centro di osservazione di West
Point non avevano da mangiare.
Se non c'è il vaccino, almeno
dategli il cibo.
Michele Farina
mikele-farina
Pagina 5
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il tasso di mor ta# tt
dell'attuale epi - rr.
C, - ,la partït- ,
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Siena
e Liberia,
il Paese con il più alto
numero di vittime accertate. La mancanza
di cure alimenta tensioni nelle aree più
degradate. L'ultimo
episodio a West Point,
baraccopoli di 75mila
abitanti a Monrovia,
capitale della Liberia
(a sinistra ragazze davanti al centro di cura;
a destra, scorta armata per la squadra dei
becchini Foto John Moore / Getty Images)
3. Sanità nazionale
Pagina 6
Sanità, stretta di 21 miliardi. in tre anni
ma ora palazzo Chigi vuole accelerare
R 0 MA A regime, e cioè nel 2017, la
spending review dovrà tagliare
la spesa sanitaria (che oggi vale
poco più di 100 miliardi di curo)
di 7 miliardi l'anno. Ma è nell'immediato che il governo deve far
quadrare i conti perchè i 300 milioni di riduzione di spesa previsti per il 2014, alla luce del peggioramento del quadro maero-economico e della necessità
di contenere il deficit dentro il
perimetro del 3%, sono diventati
improvvisamente pochi. E così
da Palazzo Chigi è partito l'ordine di accelerare arrivando almeno a quota 600 milioni anticipando in parte i risparmi (1,1 miliardi) cifrati dalla commissione guidata da Cottarelli per il 2015. Tuttavia passare dalle ipotesi ai fatti
è piuttosto complicato e dal ministero della Sanità filtra malumore per un settore già messo a
dura prova negli ultimi anni
(«quando si tratta di fare risparmi, siamo i primi chiamati in
causa» la riflessione che si fa ad
alta voce) e che nei prossimi 5
anni sarà chiamato a dare un
contributo di 10-12 miliardi al
contenimento della spesa.
L'OCSE
Tra l'altro, si fa notare, secondo l'ultimo rapporto Oese in Italia la spesa sanitaria continua a
diminuire e le stime preliminari
parlano di un tasso ridotto ancora del 3% in termini reali nel
2013. Il tutto in un quadro prospettico difficile perchè con l'invecchiamento della popolazione
le stime parlano di una crescita
potenziale del 2% della spesa nel
prossimo decennio. Gli uomini
vicini a Beatrice Lorenzin ricordano che il ministro è contrario
alla logica dei tagli lineari, sventati già a metà aprile dopo un duro confronto con il Tesoro, privilegiando invece una riorganizzazione più attenta della macchina
che salvaguardi la qualità del
servizio e garantisca al contempo la sostenibilità. In parole povere no ad interventi con l'accetta sulla carne viva della sanità
italiana (degenze, ticket, ricoveri
e tutto ciò che ha un impatto diretto sulla popolazione) e via libera a razionalizzazioni.
IL FASCICOLO ELETTRONICO
Dunque, che fare? Le attenzioni del Tesoro si sono posate in
questi giorni sulla riforma che
punta a digitalizzare la macchina del Servizio sanitario nazionale. Dalla cosidetta h-healt, la
ragioneria dello Stato ha stimato
risparmi strutturali da 1 miliardo di euro. Ma si tratta di un rivo-
3. Sanità nazionale
luzione che, nonostante mille annunci, stenta a decollare. A cominciare dal Fascicolo elettronico sanitario. Le Regioni infatti
avrebbero dovuto predisporre
entro il 30 giugno i loro piani per
realizzare, attraverso un sito Internet, l'archiviazione e la gestione informatica dei documenti sanitari di 60 milioni di cittadini.
REGIONI LUMACA
Ma, per quanto ai ritardatari
fossero stati preannunciati pesanti tagli ai trasferimenti) solo
Emilia-Romagna, Lombardia,
Trentino, Toscana, Veneto e Sardegna hanno rispettato i tempi.
Il che vuol dire che l'obiettivo di
fornire ai medici (entro giugno
2015) una visione globale e unificata sui dati clinici dei singoli cittadini appare ormai compromesso. Un rischio che il governo vuole evitare accelerando il processo. Anche perchè il fascicolo sanitario rappresenta un salto culturale di notevole importanza in
grado di migliorare la qualità dei
servizi oltre che un sistema utile
per contenere i costi. Un'altra
area dalla quale si cercherà di ridurre le spesa è la rinegoziazione, a prezzi ribassati, di alcune
forniture in scadenza. Un'operazione che potrebbe far scendere i
prezzi pagati dallo Stato del
10-12%.
Michele Di Branco
CG) RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 7
Carlo Cottarelli
Risparmi dl spesa
Cifre in miliardi di giuro
Obiettivo indicato nel dossier sulla "spending review ": -2 punti Pil in 4 anni
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2014
2015
*spesa corrente senza interessi passivi (Def)
3. Sanità nazionale
2016
2017
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Pagina 8
CG
Ho fatto 3000 salti
evi posso dire:
l'incidente si evita
preparandosi"
Maurizio Di Palma,
uno dei tre base jumper al
mondo con oltre 3 . 100 salti all'attivo da più di 400 luoghi
tra cui il Duomo di Milano, cosa ha causato questa ennesima tragedia?
«Quandocisischiantacontrole
rocce, i casi sono due: o si sono calcolate male le distanze nel volo radente con la tuta alare, oppure il
paracadute si è aperto in modo
anomalo e ha causato un cambio
di traiettoria. In entrambi i casi
l'incidente è evitabile, almeno in
teoria».
E come?
«Informandosi sul contesto in
cui si vuole saltare, dalla forma
delle rocce al vento. E conoscendo
le proprie condizioni fisiche. Occorre poi fare sempre un check
dell'attrezzaturae avere con ogni
componente un feeling totale.
Dal 1994 a oggi, lanciandosi dal
monte Brento sono morte 16 persone. Spiace dirlo, ma molti probabilmente non erano preparati».
Quella roccia è particolarmente pericolosa?
«Non più di altre. Ci sono vette
in Svizzera con 36 morti in 15 anni. Io dal Brento ho fatto più di mille salti, e lo amo al punto da essermi trasferito avivere alle sue pendici. È alto 750 metri e strapiombantedi90. Sipuòdirechesiaper-
3. Sanità nazionale
fetto per il base jumping. Forse è
questo il problema».
In che senso?
«Molti jumper inesperti vedonoivideosuYoutubeepensano di
potere facilmente ripetere l'impresa. In realtà non è così semplice. Non conosco i dettagli dell'ultimo incidente, ma questa purtroppo è l astori a di qu asi t utti i decessi».
Esiste un modo di rendere sicuro il base jumping?
«Non del tutto. Si può lavorare
sul proprio margine. Se so di potere passare a cinque metri dalla
roccia in caduta libera, è bene che
io ne lasci sette. Se sono consapevole dipotere aprire il par ac adute
a200metridal suolo, èmeglioche
io lo apra a 250. Nel nostro mondo
non c'è un arbitro che possa darti
delle regole. Ognuno risponde
per sé».
La tecnologia potrà migliorare le condizioni di sicurezza?
«Fino a un certo punto. Il controllo resterà sempre nelle mani
dell'uomo. Noi base jumper non
siamo più di 4mila nel mondo. Ci
conosciamo fra noi e sappiamo
molto degli incidenti passati. Io
ho saltato da oltre 400 basi, fra cui
ladiscesadal Duomodi Milanodel
luglio 2013.Ogni volta rischio e lo
so bene. Non ci facciamo illusioni:
solo l'esperienza ci può salvare».
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 9
Sanità. La As[ è tenuta al finanziamento completo
Rimborsi illimitati
per le cure salva-vita
offerte solo all'estero
È sufficiente
che il trattamento
dia apprezzabili
chance di riuscita
Giovanbattista Tona
Le cure mediche indispensabili per evitare il pericolo di
morte vanno garantite senza limite di spesa. E l'azienda sanitaria provinciale è tenuta a finanziare i trattamenti da svolgersi
all'estero presso strutture private, se offrono apprezzabili chance di successo. Lo ha stabilito il
tribunale di Palermo (giudice
Catanzaro) con ordinanza del
23 giugno 2014 in un procedimento di urgenza attivato in base all'articolo 70o del Codice di
procedura civile.
La vicenda
La madre di una bambina affetta
da una malattia genetica molto
grave e rara aveva proposto ricorso al giudice siciliano, affermando di avere sottoposto ad accertamenti e cure la figlia fin dalla nascita presso le migliori strutture ospedaliere italiane. L'unico centro specialistico nazionale l'aveva dimessa consigliandole delle avanzatissime cure praticate solo presso un istituto
dell'Università di Minneapolis,
negli Stati Uniti.
I familiari della bambina avevano rice,, uto dalla struttura medica di oltreoceano un preventivo di circa un milione di curo;
condizione pregiudiziale al rico-
3. Sanità nazionale
vero della paziente era il versa- leggibile solo in parte su un sito
mento dell'8oo di questa som- consultato dalla commissione,
ma. Era stato allora richiesto disponibile solo a pagamento. 11
all'azienda ospedaliera palermi- giudice ha quindi concluso che
tana il rimborso della sommane- lo sviluppo clinico dellaterapiaè
cessaria a intraprendere le cure, in crescita negli ultimi anni; ed è
ma l'istanza era stata respinta; quindi lecito attendersi risultati
l'azienda infatti era vincolata dal sempre più incoraggianti. Il triparere contrario della commis- bunale hainoltre escluso che per
sione sanitaria regionale, secon- fare maturare il diritto al forando la quale i precedenti studi su ziamento sia necessario avere
tale terapia avevano avuto risul- certezza dell'esito positivo delle
tati modestissimi e non vi era al- cure; deve invece essere considecuna certezza del loro esito.
rata sufficiente «la mera esistenCon il procedimento d'urgen- za di una apprezzabile chance di
za, la madre della bambina ora successo che (...) verosimilmenchiedeva che fosse ordinato te esiste» in questo caso.
all'Asl di versarle la somma neCirca l'entità del rimborso, il
giudice ha affermato che «il dicessariaper il trattamento.
ritto alla vita è un diritto fondaLa decisione
mentale che impone piena ed
Il tribunale di Palermo ha verifi- esaustiva tutela». E ha così ordicato la sussistenza dei requisiti nato il finanziamento dell'intedel «fumus» (ossia la parvenza) ra somma da versare quale antidi fondatezza della domanda e cipo, perché «non può nemmedel pericolo di un pregiudizio ir- no ipotizzarsi che delle cure inrimediabile. Con riguardo al pe- dispensabili per evitare il periricolo, l'assolutà gravità delle colo di morte possano essere ficondizioni cliniche della pazien- nanziate parzialmente, pena
te era accertatadalladocumenta- l'evidente incostituzionalità
zione medica e non era conte sta- dell'eventuale norma di legge
ta dall'azienda sanitaria che ave- che stabilisse dei tetti percenvaresistito al ricorso. Circail «fu- tuali per rimborsi o anticipaziomus», il tribunale ha evidenziato ni a carico dello Stato o del serviche la commissione sanitaria nel zio sanitario nazionale». Con
suo parere contrario non aveva un'interpretazione costituziotenuto conto di tutte le statisti- nalmente orientata, una tale
che disponibili sull'applicazione norma dovrebbe considerarsi ridelle terapie sperimentali prati- ferita «esclu sivam ente alle casicate a Minneapolis; in particola- stiche inerenti trattamenti non
re, non aveva considerato alcu- involgenti il pericolo di vita».
ne rilevazioni che segnalavano
0 RI PRO DUZION, RISERVATA
un progressivo aumento dei risultati positivi. La ricorrente le
aveva prodotte al giudice facen-
;;tL QUOTIDIANO DEL DIRITTO
Gli articoli e i testi delle sentenze
do notare che si trovavano nel
corpo di un articolo scientifico °n""°,uotídianod_rítto,í_sale2 ore.c r
Pagina 10
PAZIENTI
SENZA
GIUSTIZIA
dì Ivano Giacomelli *
E
una cru dele falsità pen_
sa-re che l'incremento
delle denunce dei casi
di malasanità sia finalizzata
solo a ottenere un risarcimento economico del danno. Gli addetti ai lavori sanno bene che la responsabilità penale dei medici è difficilmentedimostrabile, perché è creata una condizione
di prova praticamente impossibile. L'aumento dei casi archiviati dai giudici è la
conseguenza di tutto questo. La gente denuncia casi
di malasanità, errori nelle
diagnosi, ritardi nelle prestazioni. Il problema è che
queste situazioni non vengono rubricate come reati.
La Cassazione ha infatti fornito un ombrello di protezione alla classe medica.
*Segretario nazionale
Codici
segue - a pagina 3
3. Sanità nazionale
Pagina 11
Pazienù
senza giustmia
aposto come condizione, per definire la
responsabilità del medico, che sia certo
l'effetto causale della sua condotta professionale sulla salute del paziente.
Quando una persona muore in ospedale,
spesso nel certificato di morte, viene usata la
dizione generica «arresto cardiocircolatorio». È
ovvio che diventa impossibile individuare una
responsabilità a monte da parte del medico. Il
canone stabilito dalla Corte di Cassazione crea
profonde ingiustizie: la gente paga con la vita
errori, ritardi, imprudenze e ai camici bianchi
viene assicurata una sorta di impunità, anche
se l'errore è dimostrato. A parte nei casi in cui è
provato un atteggiamento volontario doloso,
non si riesce a stabilire una responsabilità del
medico.
Ivano Glacomelll
Segretario Nazionale Codici
3. Sanità nazionale
Pagina 12
PAGANO
SEMPRE
I MEDICI
di Francesco Romeo *
L
Italia, lo dice l'Ocse,
è il Paese dove si
muore meno per infarto eictus, Un ris ul tato eccezionalechesi ripete perla
grande professionalità dei
medici . Ora sapere che sono raddoppiate le cause nei
confronti dei medici mi porta a fare alcune riflessioni.
Prima di tutto, noi medici
abbiamo un contratto di obbligazione, ovvero siamo
obbligati a mettere in campo tutti i mezzi , la perizia e
la diligenza per dare una
prestazione più adeguata
possibileall'esigenzadelpaziente. Maquesto non significa che possiamo garantire
sul risultato favorevole. Abbiamo un contratto di prestazione non di risultato.
*Direttore Cattedra
Cardiologia Università
Tor Vergata
segue -+ a pagina 3
3. Sanità nazionale
Pagina 13
Pagano sempre e solo i medici
e arriva un paziente in choc cardiogeno,
faccio correttamente la procedura ma ciò
S non garantisce l'esito positivo. Altro dato:
queste denunce hanno creato la medicina difensiva, ovvero il medico si attiene rigorosamente ai protocolli con richiesta esagerata di
esami e quindi con sprechi e costi non indifferenti, ma non appronta nessuna procedura davanti a una situazione a rischio. Questo significa che aumentala mortalità perché così il medico, che abbandonal'atteggiamento eroico, evita la denuncia immotivata.
Io ritengo che sia giusto denunciare i casi evidenti e sia giusto che il medico paghi, ma se la
denuncia si rivelaimrnotivata e quindi infondala dal punto di vista giuridico, dovrebbe scattare la trasmissione al pubblico ministero degli
atti per calunnia. Insomma, seilmedico hasbagliato paga, ma se sbagliano i parenti del paziente devono pagare loro. Altra conseguenza di
questo sistema esasperato di denunce, è ilnuovo atteggiamento delle amministrazioni ospe-
3. Sanità nazionale
daliere: con facilità, per evitare le denunce, incoraggiano i familiari ad una transizione che
chiude la vicenda senza un'istruttoria adeguata. Inoltre c'è l'aumento sproporzionato delle
assicurazioni e del loro costo elevato con conseguenza di costi sulle prestazioni sanitarie, sulla
maggiore scelta della sanità privata. Ci vuole
rigore nel perseguire gli errori ma bisogna ricordare che il medico non agisce mai con dolo,
possono essere l'imperizia o la negligenza da
perseguire, ma anche la denuncia immotivava
perseguita per far scattare la calunnia a difesa
del professionista. Oggi c'è una tale aspettativa
di vita che anche davanti a situazioni di alto
rischio i familiari dei pazienti non giustificano
la minima complicanza. I medici non sono più
disponibili a salvare le situazioni al di là del ragionevole rischio. Pagare sì, ma solo quando si
sbaglia, non senza motivo.
Francesco Romeo
Direttore Cattedra Cardiologia Università
Tor Vergata già past presiden te della Federazione Italiana Cardiologia
Pagina 14
ilegge dal 14 agosto
Assicurazione obbligatoria
o 200 a medici multati
IER L'obbigo di essere assicurati in verità già c'era. Ma da
Ferragosto per i circa 200 mila medici privati italiani, sarà un
dovere più stringente: dovranno avere l'assicurazione perla
responsabilità civile, altrimenti incorreranno in una
sanzione. L'aspetto positivo è dato dal fatto che i pazienti
potranno essere più "tranquilli", perché in caso di errore
potranno essere risarciti, il problema è che le polizze
assicurative sono molto care, in media mille euro al mese, e
non bisogna essere degli esperti di finanza per comprendere
lo scenario che si profila e capire su chi graveranno questi
aumenti. Invece, i circa 115mila medici nel servizio pubblico
sono assicurati dalle Asl, e devono fare una polizza, di circa
600 euro all'anno, solo nel caso che, in un eventuale processo,
venga riconosciuta una colpa grave. L'obbligo, scattato da tre
giorni, non si applica ai camici bianchi dipendenti della
sanità pubblica. Sono state introdotte misure per istituire un
fondo che supporterà i professionisti nel pagamento dei
premi assicurati, in particolare nei casi in cui i premi siano
elevati a causa del notevole livello di rischio dell'attività
svolta dal professionista. Ci sono specialisti, soprattutto
cardiochirurghi e ginecologi, che spendono già oltre 20 mila
euro l'anno per la polizza privata.
3. Sanità nazionale
Pagina 15
Parla Bruno Schiavo, Anaao Assomed
« Noi medici vittime
degli avvocati-squali »
Lo spot acchiappa malati: mi paghi solo se vinci
Grazia Maria Coletti
[email protected]
Gli avvocati-squalo che aizzano i pazienti a fare causaper
un nonnulla con la formula:
«mi-paghi-solo-se-vinci». E i
medici stressati dalla paura
dei risarcimenti, con l'incubo
della «casa pignorata» come è
successo in Lombardia (se
non pagava l'ospedale!), che
prescrivono esami a gogò anche quando non servono e
sganciano 1.000 euro al mese,
la media, per l'assicurazione.
Dottor Bruno Schiavo, le
cause contro i medici sono
raddoppiate, davvero convivete con la paura?
«Sì, certo» conferma Schiavo, chirurgo al San Camillo
Forlanini ed ex segretario
Anaao Assomed nella prima
azienda ospedaliera romana bisogna ridare serenità al medico efiducia nelrapporto con
il paziente. Solo così potrà lavorare meglio nell'interesse
del malato».
Fino a quel momento continuerete a prescrivere una tac
per un "raffreddore"?
«P chiaro che questo è solo
un modo di dire - continua però di fatto la cosiddetta medicina difensiva, che produce
prestazioni inappropriate (e
vertenze), e proprio sulla spinta della paura, è il più grande
3. Sanità nazionale
costo sanitario: sui conti del
Lazio pesa per circa un miliardo e 300 milioni, mentre alivello nazionale costa, secondo le
stime più aggiornate, 13 miliardi quasi un punto di Pil».
I numeri sono emersi nelrecente incontro fra i primari
ospedalieri e il governatore
del Lazio Zingaretti. C'erano
moltissimi chirurghi, perché?
«Sono la categoria più bersagliata di cause, insieme con ginecologi, soprattutto gli ostetrici, e ortopedici».
Ma le vincono poi queste
cause i pazienti?
«Poco rispetto al numero,
ma quando succede, sono
guai seri, si rischia di perdere
quei pochi beni che possediamo, come la casa».
Ë già successo alla categoria di perdere la casa per una
richiestadi risarcimento danni?
«In Lombardia c'è stata una
sentenza di pignoramento.
Ma è intervenuto l'ospedale.
La cosa però è rimasta come
un incubo nell'immaginario
collettivo».
Ma se è così difficile vincere
una caus a di presunta malasanità perché sono già raddoppiate rispetto a tutto il 2013?
«Ci sono gruppi di avvocati
che fanno leva su uno spot efficace. Convincono i clienti ad
andare dai magistrati assicurandogli che dovranno pagheranno la parcella solo in caso
di vittoria».
È la lobbby degli avvocati-squalo che vi fa paura?
«Squali sì, perché strumentalizzano il dolore di chi hanno davanti. Lobby non direi,
sono legali di bassa lega».
Cosa fate per esorcizzare
l'incubo oltre a prescrivere
surplus di esami?
«Chi non ha un rapporto di
esclusiva conl'ospedale malavora in studi privati si assicura, è anche un obbligo di legge».
Unacuccagnaperle assicurazioni...
«I brokers assicurativi aumentano sempre più i costi
delle polizze sia di quelle individuali che di quelle aziendali,
quest'ultime in particolare
hanno raggiunto nel Lazio picchi insostenibili che vanno dai
3 ai 5 milioni di euro l'anno,
mentre una polizzaindividuale viaggia su una cifra equivalente a tre mesi di stipendio.
Anche 1.000 euro al mese, sta
diventan do la media ».
Come fanno i chirurghi più
giovani a sostenere il peso di
1.000 euro al mese per l'assicurazione?
«È anche per questo che
molti che formiamo poi fuggono all'estero».
Si assicurano anche i fisioterapisti?
«Anche loro rischiano cause».
Ë per questo che i fisioteraisti si rifiutano di metterti le
mani addosso se non vedono
prima una sfilza di esami?
«È chiaro che un fisioterapista deve prima sapere cosa fare, ma nei costi della medicina
difensiva c'è una bella fetta di
esami in surplus anche in questo settore».
Anche gli ospedali sono assicurati?
«Nel Lazio 8 aziende si difendono in autotutela, cioè rispondono direttamente dei costi delle vertenze, altre 8 hanno polizze assicurative con
franchigie elevate, altre 4 con
franchigie basse».
Zingaretti ha detto alla Società italiana chirurgia che è
un'emergenzache deve entrare subito nell'agenda politica
nazionale...
«È un sistema confuso che
costa caro in termini economici e pesa come una macigno e
sempre di più sull'efficienza
del sistema. Inoltre mina certezze e serenità dei medici italiani in particolare di quelli
che ogni giorno lavorano nelle
sale operatorie degli ospedali».
DaFerragosto l'assicurazione per la responsabilità civile
è un obbligo pena la multa.
Chi controllerà?
«L'obbligo c'era ora è più
stringente. Ma non è solo così
che si ristabilisce il corretto
rapporto medico-paziente, devono tornare serenità e fiducia».
Pagina 16
(04
cc
Spennatí dalle rate
L'assicurazione per i medici
che non lavorano in esclusiva
per l'ospedale è un obbligo di
legge. Si arrivano a pagare rate
fino a mille euro al mese a
secondo delle specialità. Molto
colpiti dai ricorsi anche i
ginecologi di ostetricia
Pígnorata la casa
Si vive nella paura di perdere
l'abitazione pignorata per i
risarcimenti come successo in
Lombardia . Cresce il ricorso
alla medicina difensiva con
prescrizioni a gogò che nel
Lazio pesano per 1 milardo e
300 milioni
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3. Sanità nazionale
Pagina 17
Morti in ospedale. Denunce raddoppiate
Quest'aimo i casi di malas 'ta a Roma sono 142: già superati quelli del 2013
Due esposti su tre vengono archiviati. I pm: «Molti vogliono solo i soldi»
Valeria Di Corrado
NE Raddoppiati in un anno i
casi di malasanità denunciati
alla Procura di Roma. Due
esposti su tre sono stati archiviati ancoraprimadi arrivare a
processo. Secondo i pm dietro
questo trend si nasconde spesso laricerca di unmero interesse economico da parte dei familiari dei pazienti. «Negliultimi anni è aumentato in modo
esponenziale il numero delle
denunce per colpe mediche spiega il procuratore aggiunto
Leonardo Frisani - Una grossa
fetta di questi esposti sono finalizzati a ottenere esclusivamente un risarcimento del
danno. Eppure la giurisprudenzasullamateria è stringente. Non è sufficiente che i medici abbiano commesso un errore nell'esercizio dellaloro professione. E necessario che lelesioni arrecate al paziente o il
suo decesso siano causate da
quell'errore. Serve in sostanza
unnesso di casualitàtralamorte e l'errore medico».
Ne12013 ci sono state 136 denunce per presunti casi di malasanità, sfociati nell'apertura
di 71 fascicoli per omicidio colposo e 65 per lesioni colpose.
Per la prima e più grave fattispecie di reato, 40 procedimenti si sono conclusi con l'archiviazione e 31 con il rinvio a giu-
a - -JL- I .-----'
Medicina difensiva
Le denunce hanno portato alla
«medicina difensiva». Vengono
prescritte tantissime analisi e
accertamenti diagnosti inutili
3. Sanità nazionale
dizio. Per la seconda fattispecie di reato, solo il 37% dei casi
è arrivato a processo, gli altri
sono stati archiviati. 1 dati relativi al primo semestre del 2014
sono ancora più significativi
della crescita del numero delle
denunce a carico delle strutture sanitarie e del contestuale
aumento dei procedimenti
che si concludono con un'archiviazione. Da gennaio a giugno sono arrivati in Procura
142 esposti: in soli sei mesi è
già stato superato il totale
dell'anno scorso. Dei fascicoli
in cui i camici bianchi erano
indagati per omicidio colposo, il 60% è già stato archiviato.
La percentuale sale ancora di
più quando ai medici viene addebitato il reato di lesioni colpose. Su 74 procedimenti aperti, soltanto il 28% ha portato a
un rinvio a giudizio. Questa cifra va poi scremata ulteriormente, con i dati dei processi
che in sede di dibattimento davanti al Tribunale si concludono con l'assoluzione degli imputati.
«La pioggia di denunce per
presunte malpractice - spiega
il procuratore aggiunto di Roma Leonardo Frisani - ha portato i camici bianchi ad applicare la strategia della medicina difensiva. Per mettersi al riparo da un eventuale incriminazione per lesioni o omicidio
colposo vengono prescritti ai
pazienti tantissime analisi cli-
niche e accertamenti diagnostichi spesso inutili, con inevitabili costi sul Servizio sanitario». A tutto ciò si sommail fatto che le polizze assicurative
contro gli errori medici sono
sempre più salate, tanto che alcuni ospedali italiani si auto-assicurano, accantonando
per proprio conto dei fondi
per gestire le richieste di risarcimenti. E, anche quando si rivolgono ad un assicuratore, lo
fanno ormai solo per coprire i
sinistri di maggiore entità.
Il sospetto è che dietro l'incremento di denunce contro i
medici si nasconda una lobby
che lucra sulla disperazione.
Proliferano le pubblicità di associazioni e studi legali specializzati in questo ramo che prospettano un lauto risarcimento. «E aumentatalaconflittualità - conferma Roberto Crea,
segretario di CittadinanzattivaLazio - Daunlato, inunmomento di crisi, la gente è più
arrabbiata e vuole farla pagare
al medico. Dall'altro lato c'è
una spinta a fare ricorso alla
giustizia da parte di associazioni di consumatori o gruppi di
avvocati. Tutto questo porta alla medicina difensiva, che costa miliardi al Servizio sanitario, e alla fine il paziente non è
che si salva, ma costa di più».
«Occorre ripartire dal principio - aveva spiegato il procuratore della Corte dei conti del
Lazio, Raffaele De Dominicis,
durante
l'inaugurazione
dell'anno giudiziario 2014 che il diritto alla salute non implica sempre il diritto alla guarigione e che la responsabilità
medicaresta comunque obbligazione dimezzo e non di risultato».
Pagina 18
Pinza nello
stomaco
La radiografia
choc del
2011 ad una
paziente
dell'ospedale
San Camillo.
Lo strumento
utilizzato in
sala
Boom perle assicurazioni
Le polizze contro gli errori medici
sono più salate, alcuni ospedali
italiani si auto-assicurano, accantonando dei fondi appositi
operatoria le
era stato
lasciato nella
pancia. Lo ha
scoperto a
causa dei
dolori
3. Sanità nazionale
Pagina 19
II caso La minaccia: ce ne andiamo dal Lazio per l'Abruzzo
Amatrice , secessione
se chiude l ' ospedale
• L'ospedale di Amatrice nel
reatino rischia di chiudere.
Per questo la giunta di centrodestra guidata da Sergio Pirozzi ha deciso di convocare per
mercoledì 20 agosto un Consiglio comunale straordinario e
aperto al pubblico nel corso
del quale si deciderà se indire
un referendum per uscire dal
Lazio, come chiesto dalla maggioranza. E la città, nel suo scatto d'orgoglio contro i tagli regionali alla sanità, guarda
all'Abruzzo.
«Il governatore Zingaretti ci
ripensi - chiede il primo cittadino - Una Regione che considera ospedali in area disagiata
quelli di Monterotondo, Bracciano e Subiaco e non il nostro
non ci rappresenta. Il presidente venga qui prima di prendere una decisione così scellerata». La vittima sacrificale finita nel mirino dei tagli della
giunta del Lazio è il nosocomio «Francesco Grifoni», una
struttura ospedaliera Distrettuale di tipo C che garantisce
l'attività di degenza presso
l'unità operativa di Medicina
interna e i servizi di Laboratorio Analisi, di Pronto Soccorso
- Dea I livello e di Radiologia,
oltre al Servizio distrettuale pediatrico e di vaccinazione. Un
centro polifunzionale di importanza strategica per il co-
INFO
Referendum
La giunta di
centrodestra
guidata
da Pirozzi
ha convocato
per mercoledì
20 agosto
un Consiglio
straordinario
nel quale si
deciderà
se indire un
referendum
per unirsi
all'Abruzzo
mune rietino che dista 70 chilometri dalla prima struttura
ospedaliera alternativa, quella di Rieti. La bozza di decreto
cheZingaretti sta per emanare
conferma che il presidio Ospedaliero di Amatrice diventerà
Casa della Salute: tradotto
non gli è stato riconosciuto lo
status di presidio di area disagiata dato invece ai presidi di
Monterotondo, Subiaco e
Bracciano. «Perché non ad
Amatrice - chiede il sindaco Pirozzi - Non abbiamo nulla da
eccepire sul risultato ottenuto
dagli altri Comuni ma siamo
parecchio sconcertati dal fatto che analogo status non sia
stato riconosciuto anche al Grifoni». Il nosocomio del paese
da 2600 abitanti che possiede
una serie di requisiti che il primo cittadino elenca in una lunga nota di protesta: «L' altitudine di 1000 metri, siamo l'unico
presidio veramente montano
in tutto il Lazio; la distanza di
70 km dall'ospedale di Rieti (1
ora e 8 minuti di viaggio); la
classificazione in zona sismica 1 (pericolo elevato); bacino
ad elevata utenza turistica
tant'è che una legge regionale
classifica Amatrice come Comune Turistico». La protesta
era nell'aria già da mesi ad
Amatrice dove da anni si fan-
Sanità
Nella bozza
di decreto
che il
governatore
del Lazio
Zingaretti
sta per
emanare
è previsto
il declas-
no i conti con i tagli regionali
alla sanità. «Se l'attenzione della Regione Lazio verso i territori lontani dalla Capitale è questa - denuncia Pirozzi - non ha
alcun senso rimanere». Per la
proposta di referendum servirà il sì dei due terzi del Consiglio «poi - spiega il sindaco saranno i cittadini a decidere
dove andare». Ma è chiaro che
la scelta ricadrà sul vicino
Abruzzo. Una vera e propria dichiarazione di guerra quella
lanciata dall'amministrazione della patria dell'amatriciana che senza il suo ospedale
minaccia di uscire fuori dai
confini del Lazio. Non è la prima volta che un comune "di
confine" grida alla secessione.
Nessuno ha dimenticato l'emblematico caso di Leonessa
che nel2008 votò per l'aggregazione del comune reatino alla
Regione Umbria. Il referendum vide prevalere i «sì» (926)
rispetto ai «no» (238), ma non
venne superato il quorum di
1146 voti favorevoli necessario per dare corso al cambio di
provincia e di regione. L'allora
governatore del Lazio, Piero
Marrazzo, appreso il risultato
del referendum tirò un sospiro di sollievo: «Leonessa è un
Comune che non vogliamo
perdere - disse - perché rappresenta una parte importante
del nostro territorio che la
Giunta regionale intende valorizzare e far crescere insieme a
tutta la provincia reatina». Tutta laprovincia reatina, appunto. Chissà se anche il collega
Zingaretti oggi la pensi così e
sedi fronte alla minaccia di secessione diAmatrice non decida di fare dietrofront sui tagli.
Silvia Sfregola
samento del
nosocomio
cittadino
Il precedente
Nei 2008 il comune di Leonessa
votò per l'annessione all'Umbria
ma non si raggiunse il quorum
3. Sanità nazionale
Pagina 20
ULIVE
Serata danzante
con beneficenza
Cena di beneficenza e
serata danzante stasera al
campo sportivo di Uliveto
Terme, a seguito e con lo
stesso menù della sagra del
pesce.
L'intero incasso della
serata sarà devoluto alla
clinica ematologia "Santa
Chiara" di Pisa diretta dal
professor Mario Petrini
nel l'ambito del progetto
che porta il titolo "Supporto
alla ricerca sulle cellule
staminali".
8. La Ricerca
Pagina 21
i La bocciatura di Shanghai, il rettore Augello: emergenza nazionale
Università giù in cias sffica
Pisa crolla, Firenze scivola, Siena ancora fuori
L'Università di Pisa esce
dopo io anni dal ranking dei
15o Atenei migliori al mondo e finisce nel gruppo tra il
151° e 200° posto. Resta comunque sul podio italiano,
ma assieme a Bologna, Milano, Padova, Torino e La Sapienza di Roma.
Crolla la Scuola Normale
Superiore, che esce dalla top
dei 30o e scivola dal quinto al
nono posto nella graduatoria
nazionale. Firenze resta tra il
201° e 300° posto, ma perde
posizioni in Italia, mentre
Siena - per il terzo anno
consecutivo - è ancora
esclusa. Questi gli esiti della
graduatoria internazionale
dei ricercatori dell'Università di Shanghai, che mettono
in allarme i rettori italiani.
A PAGINA 9 Cervone
8. La Ricerca
Pagina 22
La graduatoria internazionale di Shanghai boccia le Università italiane. Il rettore Augello: «Emergenza nazionale»
Voti agli Atenei, lo scivolone toscano
Pisa la migliore, ma è fuori dalla Top. Cede Firenze, 9'1U la Nonnale, Siena fuori
Il rettore dell'Università di Pisa Massimo Augello lo aveva già
chiesto un anno fa, il giorno dopo la pubblicazione della classifica dell'Academic ranking of
world universities (Arwu) che
confronta tutti gli Atenei al
mondo: «Continuiamo a perdere pezzi: servono gli stati generali dell'Università italiana»
spiegava Augello. Eppure parlava da rettore dell'Ateneo numero uno in Italia, classificatosi nel 2013 - tra i primi 15o migliori Istituti al mondo assieme
a La Sapienza di Roma dopo
l'analisi dei ricercatori dell'Università di Shanghai.
Un appello rimasto inascoltato, ma che torna attuale dopo la
nuova graduatoria di Ferragosto
che vede gli Atenei italiani scivolare in classifica. Un effetto
domino che colpisce anche gli
Atenei toscani: l'Università di
Pisa (con La Sapienza) esce dopo dieci anni dal ranking dei 150
Atenei migliori al mondo e finisce nel gruppo tra il 151° e 200°
posto: magra consolazione,
quella di essere tra le migliori
sei in Italia, con Bologna, Milano, Padova, La Sapienza e Torino. Regge l'urto l'Università di
Firenze, che resta nella classifica
tra il 201 ° e 300° posto, ma nella
graduatoria nazionale perde posizioni: nel 2013 quinta, ora è
settima. Perde quota, invece, la
Scuola Normale Superiore di Pisa, che esce dalla top 30o dei migliori Atenei e scivola dal quinto
al nono posto nella graduatoria
italiana, mentre Siena - come
già nel 2012 e nel 2013 - è fuori
dalla Top 500.
I ricercatori di Shanghai da
oltre dieci anni valutano gli Atenei utilizzando criteri come le
pubblicazioni sulle principali riviste scientifiche, gli ex alunni e
docenti vincitori di premi Nobel, citazioni dei lavori dei propri ricercatori, riconoscimenti
scientifici internazionali. Valori
contestati, ma che comunque
suonano un nuovo campanello
d'allarme per il mondo accade-
8. La Ricerca
mico: «Si è verificato quanto facilmente prevedibile: il sistema
universitario sta arretrando ribadisce il rettore Augello Scontiamo anni di tagli alla ricerca, un miliardo in meno in 6
anni, che non possono che dare
questi risultati. Gli altri Paesi investono nella ricerca, da noi invece vogliono rottamare i docenti più anziani, bloccando poi
le assunzioni e diminuendo le
risorse. Siamo preoccupati, è
un'emergenza nazionale».
Le conseguenze in Toscana:
Pisa esce dalla Top 20o degli
Atenei con i migliori risultati in
Ingegneria, Chimica e Informatica, perde posizioni nelle Scienze naturali e matematiche e in
Fisica (è tra ilio1 ° e 150° posto,
l'anno scorso era tra il 76° e il
100°), mentre resta tra i primi
Zoo solo in Matematica.
Esclusa dalla Top Zoo di tutti i
settori la Scuola Normale di Pisa: nella graduatoria delle
Scienze naturali l'anno scorso
era tra il76° e 100° posto, quest'anno è tra il 151° e il 200°.
Giù in classifica anche per Matematica e per Fisica, passata in entrambi i casi - dal ranking
del 76°-loo° posto a quello tra
101°-150°. Ma il direttore della
Scuola, Fabio Beltram, non ci
sta: «Veniamo confrontati con
istituzioni cento volte più grandi di noi, che per questi parametri saranno comunque "migliori" perché hanno un numero
maggiore di docenti e produzioni - sottolinea - Nel parametro dell'intensità di qualità, infatti, siamo sempre tra i primi
dieci al mondo, meglio anche di
Yale, Cambridge e Oxford».
101° e il 150° posto): «Abbiamo
migliorato in qualche area, nonostante la notevole riduzione
del finanziamento - spiega il
rettore Alberto Tesi - Per avere
le università italiane nella top
10o è necessario incrementare
gli investiment ».
Gaetano Cervone
Gli unici indici positivi li regala l'Ateneo fiorentino, che torna nella top 20o di Fisica (e in
quella di Medicina), mentre migliora il piazzamento
(101°-150° posto? nelle Scienze
naturali. Esce pero dalla top 200
nell'ambito dell'Informatica,
Matematica e Scienze agrarie,
mentre perde una posizione nel
ranking di Chimica (ora è tra il
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Alberto Tesi
rettore della
Massimo Augello
rettore della
Fabio Beltram
direttore della
Università di Firenze
Università di Pisa
Normale di Pisa
8. La Ricerca
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COMPUTIME
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I BUCHI NERI IN TRE PUNTATE / 2
II calore naturale del nulla
Il buco nero non e un pozzo senza fondo che
ingoia tutto e da cui non esce niente. Stephen
Hawking ha rivisto la sua teoria e dimostrato
che c'è l'emissione di una radiazione termica
di Carlo Rovelli
S
teven Hawking è il fisico ingle-
se famoso nel mondo per essere riuscito a continuare il suo
lavoro scientifico nonostante
una malattia grave che lo tiene
fermo su una sedia a rotelle e
gli impedisce perfino di parlare. il suo risultato scientifico più importante riguarda i
buchi neri: ha mostrato che sono caldi. Non
sto parlando della materia che si arroventa
cadendo roteando e accalcandosi verso il
buco nero, rendendo i buchi neri visibili nel
cielo. No: Hawking ha mostrato che anche
un buco nero tranquillo dove non stia cadendo nulla è comunque caldo. i buchi neri
sono naturalmente caldi.
Nessuno ha ancora effettivamente osservato questo calore. È troppo debole per
qualunque telescopio, e nei buchi neri che
Se non è una superficie concreta
composta di molecole , allora
cos'è che si agita lì generando
calore? Potrebbero essere
quanti elementari di spazio
vediamo nel cielo è comunque sovrastato
dal calore tempestoso della materia che
continua a cadervi dentro. La previsione di
Hawking è quindi per ora solo teorica, senza conferme sperimentali. Ma il suo calcolo è stato ripetuto in molti modi diversi, e il
risultato è sempre lo stesso. Anche senza
conferme sperimentali, è giudicato attendibile dalla comunità scientifica. Un buco
nero, quindi, con ogni probabilità non è
poi così nero. È una lievissima sorgente di
calore. Se fosse isolato in mezzo a un cielo
senza stelle, non sarebbe nero ma appari-
8. La Ricerca
rebbe come una piccola sfera con una pallidissima luce.
La cosa ha sorpreso tutti. Essere caldo
vuol dire emettere calore. Ma se avevamo
appena capito che un buco nero è un luogo
da cui niente esce, come fa ad uscirne del
calore? L'inghippo è che il calcolo di
Ha,Awking coinvolge la meccanica quantistica. Mentre la predizione che in un buco nero si possa solo entrare e mai uscire è una
predizione dalla sola teoria di Einstein, la
relatività generale; e la relatività generale è
una teoria incompleta, che trascura proprio
i fenomeni quantistici. Quindi il calcolo di
Hawking completa la nostra comprensione
di un fenomeno che la teoria di Einstein descriveva solo fino ad un certo punto. La meccanica quantistica prevede proprio che possano accadere anche fenomeni molto improbabili. Per esempio se osservate un atomo di Uranio, questo appare molto stabile.
Ma se aspettate quattro mila anni vi è una
buona probabilità che emetta un po' di radiazione e decada trasformandosi in qualcos'altro. Il calcolo di Hawking mostra che a
causa di simili fenomeni quantistici qualcosa, un pallido calore sfugga ai buchi neri.
Il calore dei buchi neri coinvolge quindi
sia la relatività generale, che descrive bene i
buchi neri, ma solo in prima approssimazione, sia la meccanica quantistica, che corregge questa descrizione. Oggi però non vi è
ancora consenso su una teoria completa
che combini relatività generale e meccanica quantistica, e il calore dei buchi neri è un
indizio per cercare questa combinazione.
Di più: è un banco di prova teorico per tutti i
tentativi di risolvere il problema di combinare le due grandi teorie fisiche del ventesimo secolo. I buchi neri non sono solo stupefacenti oggetti reali nel cielo. Sono anche
uno straordinario laboratorio di idee dove
mettere alla prova teoricamente le nostre
idee su spazio, tempo e quanti.
Vediamo. Una tazza di tè è calda perché le
sue molecole si agitano molto. Il calore è il
movimento rapido delle molecole. Ma la superficie di un buco nero non è una superficie concreta, fatta di materia, come la superficie di un pallone o la superficie di una tazza di tè. È solo un luogo di non ritorno, dove
la forza di gravità diventa fortissima. Non è
una superficie materiale composta di molecole. Che cos'è allora che si agita sulla super-
ficie di un buco nero, generando calore, se lì
non c'è nulla? Risposta possibile: potrebbero essere i quanti elementari di spazio a generare questo calore. Il calore dei buchi neri
previsto dal calcolo di Hawking potrebbe essere l'indizio che mostra l'esistenza di queste «molecole di spazio». La gravità fortissima sulla superficie del buco nero agisce come un amplificatore gigantesco che rivela il
tremolare infinitesimo della grana elementare dello spazio. Il calore dei buchi neri
non è il calore di qualche oggetto: è il calore
stesso dello spazio vuoto, amplificato dalla
gravità. È il calore elementare del nulla.
Qualcosa di ancora misterioso traluce da
questi ragionamenti: quando si cerca di
combinare la teoria della gravità con la meccanica quantistica, sembra non sia possibile fare a meno di parlare anche di calore. Perché mai? Il calore può essere interpretato come informazione perduta: dire che una cosa è calda è dire che le sue molecole si muovono molto, ma a caso, in un modo che non
possiamo ricostruire esattamente. Ma niente come un buco nero ci fa perdere informazione. Se brucio una lettera in un camino,
posso immaginare che in linea di principio
un abilissimo investigatore possa rintracciare nella cenere o nella luce emessa dal
fuoco l'esile traccia delle parole scritte sulla
lettera; ma quello che cade dentro un buco
nero è, per noi che stiamo fuori, perduto,
veramente perduto per sempre: se getto
una lettera dentro un buco nero, non saprò
mai cosa ci fosse scritto. I buchi neri distruggono informazione. La distruggono per
l'eternità. Come un nodo di Gordio, che
chiude simbolicamente l'accesso all'Asia,
un buco nero è un oggetto misterioso dove
si annodano tutte le meraviglie che abbiamo scoperto recentemente del mondo: il
tempo che rallenta fino a fermarsi, i quanti
elementari di spazio, l'informazione che si
perde per sempre. Idee ancora confuse, sì,
ma sulle quali si stanno oggi scervellando
molti fra migliori teorici nel mondo.
Un luogo dell'universo dove tutto può
entrare e niente può mai uscire, per l'eternità futura. Agita la nostra inquietudine.
Sfida la nostra comprensione teorica del
mondo. Siamo davvero sicuri che niente di
quanto cade in buco nero potrà mai uscire?
E se così non fosse? Mai dire mai... Di questo, parlerò nel terzo e ultimo articolo di
questa breve serie.
2 - Continua
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RAPPRESENTAZIONE ARTISTICA
8. La Ricerca
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Un disco di materia gira intorno a un buco nero. Immagine elaborata dalla Nasa
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MEDICINE J
Una precisazione
Anche i grandi possono
sbagliare. E a mio parere il
professor Garattini, su queste
colonne (Corriere, 13 agosto),
parlando di fitoterapia l'ha
fatto. Non certo dicendo che
non esistono evidenze, ma
quando afferma che i
fitoterapici
«non si sa bene cosa
contengano e possono variare
da preparazione a
preparazione. Non vi è nessun
controllo, sono stati messi in
commercio solo con una
notifica e non sono obbligati a
11. Medicina alternativa
presentare alcune
documentazione che ne
garantisca l'efficacia». Questo
non corrisponde a quanto
indicato dalla normativa e
dalla letteratura: lo dice il,
ministero della Salute, che cito testualmente - spiega che
«le proprietà terapeutiche di
molte piante, funghi o licheni
sono tradizionalmente note agli
uomini che frequentemente le
hanno utilizzate come "erbe
curative". Tuttavia, le tecniche
della moderna medicina hanno
permesso di individuare i
medicinali fitoterapici veri e
propri [...].1 medicinali
fitoterapici sono tutti quelli il
cui principio attivo è una
sostanza vegetale, sono stati
approvati dall'Agenzia italiana
dei farmaco che ne ha verificato
qualità, efficacia e sicurezza, e
sono venduti solo nelle
farmacie». Ogni ulteriore
commento è superfluo. Quanto
poi all'offerta da parte di
Servizi sanitari regionali di
questo tipo di cure, questo è un
aspetto puramente politicoamministrativo. Ma una volta
che le medicine sono
autorizzate dal Ministero e che
c'è letteratura sufficiente per
poterle usare, sta alla capacità
della singole Regioni inserirle o
meno, facendo quadrare il
bilancio. La Toscana c'è
riuscita.
Fabio Firenzuoli
Direttore del Centro di
Riferimento Regionale della
Toscana in Fitoterapia
e Fitovigilanza
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