La prima guerra mondiale è il nome dato al grande conflitto che coinvolse quasi tutte le grandi potenze mondiali, e molte di quelle minori, tra l'estate del 1914 e la fine del 1918. La prima guerra mondiale cominciò il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia in seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914. Si concluse l'11 novembre 1918. Il conflitto coinvolse le maggiori potenze mondiali di allora, divise in due blocchi contrapposti: gli Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria) contro le potenze Alleate rappresentate principalmente da Francia, Gran Bretagna, Impero russo e Italia (quest'ultima dal 1915). Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo (60 milioni solo in Europa), in quello che divenne in breve tempo il più vasto conflitto della storia, che causò oltre 9 milioni di vittime tra i soldati e circa 7 milioni di vittime civili. Il conflitto si aprì con l'invasione austro-ungarica della Serbia, e parallelamente, con una rapida avanzata dell'esercito tedesco in Belgio, Lussemburgo e nel nord della Francia. L'Italia, pur restando neutrale, ricercava le migliori garanzie territoriali in cambio del proprio intervento. Il nostro Paese era legato alla Germania e all'Austria-Ungheria dalla Triplice Alleanza, ma, mentre queste ultime erano nazioni militarmente e politicamente importanti ed economicamente avanzate, l'Italia era uno stato sostanzialmente non ancora unificato, in gran parte povero e arretrato. Fu così che, quando l'Austria e la Germania dichiararono guerra alla Serbia innescando la prima guerra mondiale, l'Italia rimase al di fuori del conflitto basandosi sulla natura difensiva della Triplice Alleanza. Nei successivi mesi della neutralità italiana divenne chiaro che l'Italia poteva giocare un ruolo importante se non decisivo sull'esito del conflitto. Perciò il governo intavolò una serie di trattative con i partner della Triplice Alleanza, nonché segretamente con i membri dell'Intesa, per stabilire i compensi per l'intervento italiano nella guerra o per il mantenimento del suo stato di non belligeranza. Il trattato di Londra fu stipulato nella capitale britannica il 26 aprile 1915. Il trattato fu firmato in tutta segretezza per incarico del governo Salandra senza che il Parlamento, in maggioranza neutralista, ne fosse informato. Il patto prevedeva che l'Italia entrasse in guerra al fianco dell'Intesa entro un mese, ed in cambio avrebbe ottenuto, in caso di vittoria, il Trentino, il Tirolo meridionale (cioè l'Alto Adige), la Venezia Giulia, l'intera penisola istriana con l'esclusione di Fiume, una parte della Dalmazia, numerose isole dell'Adriatico oltre alla conferma della sovranità su Libia e Dodecaneso. Nel maggio 1915, così, iniziarono le operazioni di guerra sul "fronte italiano". Le operazioni militari si svolsero nell'Italia nord orientale, lungo le frontiere alpine, e lungo il fronte del fiume Isonzo a partire dal 23 maggio 1915, giorno della dichiarazione di guerra italiana all'Austria-Ungheria. Nonostante l'Italia volesse condurre una veloce offensiva, volta ad occupare le principali città austriache, il conflitto si trasformò ben presto in una sanguinosa guerra di posizione. L'Italia affrontò la guerra in condizioni di grave impreparazione. Ufficiali e combattenti non erano addestrati a sufficienza. Tra giugno e dicembre 1915, l'esercito italiano fu mandato all'assalto dell'altopiano del Carso. Non si ottenne alcun risultato se non quello di perdere migliaia di uomini. Fra maggio e giugno 1916, l'esercito austriaco si impegnò in quella che venne chiamata la spedizione punitiva: gli Italiani erano traditori da punire perchè non avevano rispettato la Triplice Alleanza. Così gli Austriaci volevano penetrare nella Pianura padana attraverso l'altopiano d'Asiago. Ma l'esercito italiano respinse l'offensiva, anzi, riuscì a lanciare un contrattacco e a conquistare Gorizia (agosto 1916). Nel marzo 1917 in Russia esplose una rivoluzione che abbattè l'ormai debole regime dello zar. Per evitare l'invasione del proprio territorio, la Russia uscì dalla guerra. Gli Austriaci poterono così spostare le loro truppe dal fronte russo a quello italiano, e questo causò una crisi militare dell'Italia. Le undici "battaglie dell'Isonzo" fino ad allora combattute dall'esercito italiano erano costate migliaia di morti, ma non erano state decisive. Le truppe erano decimate dalle diserzioni e il morale era basso: i soldati erano costretti a vivere in condizioni disumane e a ingaggiare sanguinosi combattimenti che portavano ben pochi risultati. Rinforzato da truppe tedesche, l'esercito austriaco riuscì a sfondare le linee italiane a Caporetto (poco lontano da Gorizia) il 24 ottobre 1917. Fu il giorno più nero per l'Italia, che correva il pericolo di essere invasa. Nella disastrosa battaglia, oltre alle migliaia di vittime, gli italiani contarono 300.000 prigionieri e quasi altrettanti disertori. La confusa ritirata delle forze italiane si arrestò alla linea dei fiumi Tagliamento e Piave. Questa grave disfatta non poteva essere senza conseguenze: il generale Luigi Cadorna, che aveva avuto fino allora la direzione delle operazioni militari, fu sostituito dal generale Armando Diaz. Sul Piave l’esercito italiano ebbe il tempo di riorganizzarsi. Per creare nuovi reparti il Governo italiano fece ricorso a qualsiasi risorsa umana: fu abbassato il livello minimo di statura per l’idoneità e fu anticipata la chiamata della classe 1898. Alla fine del febbraio 1918 l'opera di ricostruzione, morale e militare, dell'esercito poteva dirsi conclusa. Furono chiamati alle armi anche i ragazzi, poco più che adolescenti, della classe 1899. Il 24 ottobre 1918 fu scatenata l'offensiva finale, che portò alla decisiva vittoria di Vittorio Veneto. Nella battaglia, il generale Diaz guidò l’esercito contro le truppe austriache. Vinse l’importante battaglia e dimostrò grandi doti umane e capacità di svolgere un ruolo di compagno, oltre che di comandante. Dopo la sconfitta, l'Impero Austro-Ungarico chiese l'armistizio, che fu firmato il 4 novembre. Si chiudeva così la prima guerra mondiale. L'Italia contava oltre 600.000 vittime. La Conferenza della pace, aperta a Parigi il 19 gennaio 1919, fu lunga e piena di contrasti. I trattati di pace furono cinque; l'Italia ottenne il Trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria, completando l'unificazione nazionale ma anche annettendosi circa 200 mila austriaci (nell'Alto Adige) e mezzo milione di slavi. Non ottenne però la città di Fiume, abitata in prevalenza da italiani, e ciò provocò nel Paese vivo risentimento: si parlò di "vittoria mutilata".