Erica, una storia semplice (Erica e Calluna) PENSIERO

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 Editoriale SST
Questo numero documenta lʼimpegno della Scuola di san Teobaldo per la comunità: un Seminario sul tema della
“buona amministrazione”, un metodo per superare lʼusuale conflitto tra “Consenso & Verità”, tra la ricerca politica del
consenso a tutti i costi, a scapito della morale e persino della logica. La ricerca di verità contro lo scetticismo pratico.
Questo seminario si è tenuto nel mese di novembre e gli atti, in tre relazioni sui tre argomenti in discussione, costituiranno
le basi per redigere lo Statuto dellʼassociazione e aprire la campagna di libera adesione al programma costitutivo.
Il corpo del notiziario continua lʼanalisi di un testo chiave, che spiega le motivazioni evolutive della società umana,
“La conquista sociale della Terra”, sulla quale siamo chiamati a corrispondere al nostro destino di dominatori incontrastati.
Chiude il notiziario la presentazione dellʼultimo libro di poesie di Mirella Brojanigo “Lagrime de sole”, corredato da
foto di Claudio Portinari. Si tratta di poesie e foto ispirate dallʼinverno, dopo “Sgrìsole de incanto” ispirato dallʼautunno,
nella serie dedicata alle stagioni. Felice incontro di poetiche legate al territorio, di cui la Scuola si fa gradito interprete.
Sommario SST - novembre 2013
Pag. 1 Editoriale e Sommario
natura di stagione: Erica e Calluna
citazione: di Niccolò Machiavelli dal “Principe”
Pag. 2 sintesi prima serata del Seminario “Consenso & Verità”
Pag. 3 recensione “La conquista sociale della terra” (parte terza)
la rubrica “Mostra del mese” salta a causa dellʼimpegno della Scuola x le tre serate del Seminario
Pag. 4 angolo della poesia: “More la nebia” di Mirella Brojanigo
Erica, una storia semplice (Erica e Calluna)
Vediamo continuamente svolgersi intorno a noi
semplici storie di fiori senza pretese, salvo quella di una
gradevole nota di colore, un singolo trillo di luce colorata
che vale da solo un prezioso colpo d’occhio, o un semplice
sorriso. Una frequente interprete di queste storie è la modesta Erica, piccolo arbusto generoso di fiorellini vivacemente pinti. Questa pianta appartiene al genere Ericaceae,
frutici sempreverdi con fogliette sottili e puntute e fioritura
abbondante; il piccolo fusto ramifica appena fuori terra e
pertanto tappezza fittamente il terreno. La varietà più comune in Italia è
l’Erica carnea, che preferisce terreni calcarei e resiste bene al freddo: quindi diffusa su Alpi e Appennini.
Con l’erica rendiamo omaggio alla sorella cenerentola
Calluna (calluna vulgaris),
ancor più piccola e modesta,
assegnata per questo e altre piccole differenze a un genere
diverso; unica specie però in molte varietà con fiori di svariati colori. Quando vedrete un basso tappeto di fiorellini
fucsia in zona fresca e soleggiata, quello è il regno delle
ericaceae, la tipica brughiera, dove il terreno è insieme
molto acido e povero di humus.
La calluna viene chiamata in tanti diversi modi e spesso
scambiata con l’erica: il nome più corretto è brugo, a volte
è chiamata anche falsa erica o impropriamente erica selvatica. Nelle varietà selvatiche i fiori sono perlopiù di color violetto, meno spesso rosa o bianchi; fiorisce a fine estate, a bassa quota fino ai primi freddi con fiori persistenti
che durano tutto l’inverno.
PENSIERO UMANISTICO
da “Il principe o De Principatibus” di Niccolò Machiavelli 1469 - 1527
VI, 1. “... io addurrò grandissimi esempli; perché, camminando gli uomini quasi sempre per le vie battute da
altri, e procedendo nelle azioni loro con le imitazioni, né sì potendo le vie di altri al tutto tenere, né alla virtù di
quelli che tu imiti aggiugnere, debbe uno uomo prudente intrare sempre per vie battute da grandi e quelli che
sono stati eccellentissimi imitare, acciò che, se la sua virtù non vi arriva, almeno ne renda qualche odore; e fare come gli arcieri prudenti, a’ quali, parendo el loco dove disegnano ferire troppo lontano, e conoscendo fino
a quanto va la virtù del loro arco, pongono la mira assai più alta che il loco destinato, non per aggiugnere con
la loro freccia a tanta altezza, ma per potere con l’aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro.”
Anno I numero 11 notiziario della associazione “Scuola di san Teobaldo”
SEMINARIO sul tema:
www.scuoladisanteobaldo.org La Scuola di san Teobaldo
Consenso & Verità – contro lo scetticismo pratico
Diamo conto nel nostro notiziario del Seminario “Consenso e Verità” tenuto in
tre incontri nel corso del mese. Si tratta di preparare le prossime elezioni amministrative prendendole alla lontana, con un corso propedeutico alla “buona amministrazione”. Sia il modello della nostra Scuola socratico o venetico, tentiamo anzitutto di inquadrare la questione a partire dalla sua base programmatica. I tre punti
di vista posti alla discussione sono: motivi per la collaborazione entro la comunità;
fondamenti di identificazione e giustizia dell’operare pubblico; valori che costituiscono l’obiettivo ultimo della sfida politica.
Ecco la sintesi del primo incontro: lunedì 4 novembre 2013.
Eusocialità, seu vita sociale avanzata
Che l’uomo sia un animale sociale ce lo sentiamo ripetere dai
tempi di Aristotele; recenti acquisizioni antropologiche, basate su
aggiornati studi evolutivi, hanno fornito di questa qualità un quadro più dettagliato, alla luce della teoria dell’ eusocialità elaborata
dall’entomologo Edward O. Wilson. EUSOCIALITÀ significa
“vita sociale avanzata” e si riscontra al massimo livello ad esempio in certe colonie di imenòtteri (vespe, api, formiche); nella
specie umana ha avuto uno sviluppo imprevisto e molto più accelerato.
La selezione naturale agisce sulla specie umana (homo sapiens)
sia a livello biologico che a livello di gruppo: pertanto
l’eusocialità umana non ha soltanto una motivazione istintiva, ma
prettamente culturale. Nella dinamica tra individuo e gruppo la
scelta non è obbligata e dipende dai reciproci vantaggi: se il vantaggio di appartenere al gruppo è inferiore a quello della vita solitaria, l’individuo se ne allontanerà; se invece il vantaggio personale dentro il gruppo ha un bilancio positivo, egli lavorerà a vantaggio della comunità, assumendo un comportamento altruistico.
Con due conseguenze: che la comunità sociale umana sarà costituita a preferenza da membri altruisti; che le colonie di furbi
perdono contro le colonie di collaboratori.
Infatti l’individuo furbo risparmia le proprie energie e arraffa
più risorse del dovuto, riduce i propri rischi e scarica sugli altri i
suoi costi sociali, viola le regole condivise praticando una concorrenza sleale. Egli può anche spuntarla nella sua fitness individuale
all’interno della colonia, mentre invece la selezione di gruppo tra
colonie diverse premia la qualità delle interazioni (in termini di
comunicazione, divisione del lavoro, dominanza, cooperazione) e
pertanto favorisce la colonia che le utilizza nel modo più vantaggioso e più intenso, cioè quella con il maggior numero di componenti collaborative. In definitiva, trasmettere in eredità geni altruistici forma nel corso delle generazioni gruppi così coesi e ben
organizzati da surclassare i gruppi dove si lasciano dominare geni
o tratti genetici egoistici.
La selezione naturale spiega la natura conflittuale delle nostre
motivazioni: da una parte il richiamo della coscienza, dall’altra la
forza dell’istinto individualistico. Questi medesimi conflitti sono
oggetto anche degli studi umanistici e delle scienze sociali; a
maggior ragione lo è la questione del libero arbitrio, altra caratteristica della condizione umana.
Gli esseri umani sono dall’origine intrinsecamente tribali: cioè si
sentono in dovere di appartenere ad un gruppo (demos identitario), entro il quale si sono formati (e hanno in gran parte conformato le loro scelte, il loro ethos personale). Tuttavia gradualmente ci stiamo affidando alla nostra passione razionale per la
morale, in un percorso favorito dalla ricostruzione scientifica
sempre più circostanziata della nostra origine e della nostra natura; dallo sviluppo delle interazioni reticolari (la rete internet e la
globalizzazione delle istituzioni e dei popoli); il conseguente cosmopolitismo etnico e culturale.
Dove andiamo?
Nessuno può pensare che ci si liberi improvvisamente di condizionamenti tanto radicati, tuttavia l’immaginazione ci permette di
prefigurare le conseguenze delle nostre azioni e la filosofia morale si avvantaggerà di una ricostruzione dei suoi principi basata sia
sulla scienza sia sulla cultura. Sapere scientifico e tecnologia raddoppiano ogni 10/20 anni: significa che è impossibile prevedere il
futuro della tecnica; ma significa anche che il nostro futuro è aperto e dipende dalle nostre scelte. Siamo diventati protagonisti e
responsabili della storia del pianeta Terra.
Il vero scontro non avviene tra persone, ma tra diverse visioni
del mondo: di qui il rifiuto di ogni principio di autorità, comprese
le ideologie politiche e tanti miti prometeici, come il sogno di colonizzare altri pianeti dopo aver distrutto il nostro. Operando nella nostra comunità per favorire i comportamenti altruistici e collaborativi, cerchiamo di sconfiggere lo scetticismo valoriale (è
tutto uguale e sono tutti uguali) e di conseguenza quello pratico
(sarà sempre così).
Le caratteristiche umane dell’eusocialità
La natura umana, per la parte ereditaria, è costituita dalle
“regole epigenetiche” dello sviluppo mentale: in pratica sono fenomeni ereditari che però danno risultati differenziati
(come lo stampo e il suo prodotto) perché ad essi si sovrappone "un'impronta" che ne influenza il comportamento funzionale, dovuta all’interazione fra l’evoluzione genetica e
quella culturale nel corso della nostra storia ancestrale.
Questi comportamenti non sono innati, come lo sono i riflessi (istintivi), ma dipendono dal controllo cosciente.
2 Anno I numero 11 notiziario della associazione “Scuola di san Teobaldo”
www.scuoladisanteobaldo.org Wilson mostra come, dagli insetti sociali all'uomo, l'evoluzione non sia stata sospinta solo dall'egoismo genetico e dalla
competizione individuale, ma anche dallo sviluppo di comportamenti sociali e cooperativi sempre più elaborati all'interno dei gruppi. È stata una forza evolutiva a guidare la conquista sociale della Terra da parte dell'uomo.
“La conquista sociale della Terra”
terza parte: La nuova teoria dellʼ eusocialità umana
continua da SST 9 (1°parte) e SST 10(2°parte)
Fitness inclusiva/selezione parentale
Fino al secolo scorso la selezione parentale era definita dalla formula di Hamilton: r b > c dove “r“ sta per la
variabile di parentela dell’altruista (ad es. ½ tra fratelli, 1/8
tra cugini, ecc.), “b“ è il suo beneficio individuale e “c” è il
costo dell’atto altruistico. Una volta applicabile questa disuguaglianza a tutti i membri di un gruppo, essa darebbe
come risultato la fitness inclusiva del gruppo, indice a sua
volta di organizzazione sociale altruistica. Si tratta in realtà
di un egoismo al cubo.
Edward O. Wilson confuta questa teoria a favore di una
eusocialità determinata dalla selezione multilivello, giungendo alla conclusione che la fitness inclusiva non costituisce una teoria generale dell’evoluzione, e quindi non caratterizza né la dinamica dell’evoluzione né la distribuzione
delle frequenze dei geni.
Nuova teoria dell’eusocialità
La nuova teoria proposta per la comprensione
dell’eusocialità, cioè il “comportamento sociale avanzato”
della nostra specie, ne ricostruisce anzitutto gli stadi evolutivi. Nella lunga catena di causalità realizzate, al primo livello sta il raggruppamento di individui (prima solitari) attorno e per la difesa di un nido complesso (nella costruzione e nella durata) e di fonti di cibo localizzate e sostenibili
nel tempo: comportamenti altruistici e parentela genetica ne
costituiscono la prima conseguenza sociale. Successivamente si sviluppano tratti genetici favorevoli al progresso
eusociale (ad es. la cura della covata), pre-adattamenti frutto della radiazione adattativa (diversificazione di nuove
specie adattate a nicchie ecologiche rese disponibili). Nel
terzo stadio questi alleli (varietà genetiche) eusociali entrano in gioco in relazione alla forza delle pressioni ambientali: esse determinano il successo di quei pre-adattamenti,
confermando nuovi comportamenti favorevoli alla colonia
o silenziando comportamenti conflittuali.
Il quarto stadio evolutivo mette in moto la selezione di
gruppo sui tratti emergenti creati dalle interazioni tra i suoi
membri; la ricerca sulle forze ambientali che modellano
questa evoluzione è frutto di ricerche combinate sulla genetica delle popolazioni e l’ecologia del comportamento. Nella fase finale la selezione di gruppo modellerà il ciclo vitale
della specie e la sua gerarchia sociale.
In realtà il ciclo completo dell’evoluzione eusociale (gli
ultimi due stadi) si è verificato solo tra gli insetti: come ha
fatto la specie umana a raggiungere la sua condizione sociale? quali caratteristiche ha assunto la natura umana
nell’interazione tra evoluzione genetica e culturale?
Chi siamo?
La natura umana, per la parte ereditaria, è costituita
dalle regolarità (regole) dello sviluppo mentale; tecnicamente si chiamano “regole epigenetiche”, in pratica sono
fenomeni ereditari che però danno risultati differenziati
(come lo stampo e il suo prodotto) perché ad essi si sovrappone "un'impronta" che ne influenza il comportamento funzionale. Questo è dovuto all’interazione fra l’evoluzione
genetica e quella culturale nel corso della nostra storia ancestrale.
Regole epigenetiche sono: a) il modo in cui i nostri sensi
percepiscono il mondo circostante (colori, estetica, quindi attrazione, paura affetto, ecc.), b) ... lo rappresentano e c) ad esso
reagiscono (mediante scelte e comportamenti). Questi comportamenti non sono innati (cablati nei geni) come lo sono i riflessi
(istintivi), ma dipendono dal controllo cosciente. Attraverso
lʼapprendimento “geneticamente predisposto” abbiamo delle
reazioni che ci sembrano “naturali” anche se debbono essere
apprese (attraverso la mediazione della cultura).
Molte caratteristiche del comportamento sociale umano
sono influenzate dall’ereditarietà, anche se l’evoluzione
culturale tende a deprimere quella genetica; molti studiosi
ritengono persino che la cultura umana abbia avuto uno sviluppo troppo veloce per essere seguita dall’evoluzione genetica.
Tuttavia abbiamo molti esempi di interazione geni/cultura,
esempi di comportamenti determinati alternativamente o
dalla somma della loro influenza. Un primo esempio è la
tolleranza del lattosio negli adulti, che permise di integrare
la pastorizia nella rivoluzione agricola del neolitico. Altro
fenomeno esemplificativo è la proibizione dell’incesto per
le sue conseguenze genetiche e i metodi (opzioni di scelta)
culturali utilizzati per evitarlo. Aggiungiamo anche la co-
3 Anno I numero 11 notiziario della associazione “Scuola di san Teobaldo”
struzione culturale dei colori, cioè la varietà delle scale di
colori percepiti e nominati nei diversi dizionari etnici.
Di conseguenza la cultura può essere definita come
la combinazione dei tratti (comportamenti) che distinguono
un gruppo da un altro; questi possono essere inventati
all’interno del gruppo, oppure appresi da un altro gruppo, e
poi diffusi e trasmessi ereditariamente. La loro elaborazione
avviene per mezzo della memoria a lungo termine, che
l’uomo immagazzina nei suoi dieci miliardi di neuroni, ciascuno con ca. diecimila sinapsi organizzate in moduli. Ma
la vera nostra specialità è l’immaginazione, che ci permette
di prefigurare le conseguenze delle nostre azioni: possiamo
immaginare un piacere futuro raggiungibile sacrificando
desideri immediati (psicologicamente denota la maturità) e
pianificare a lungo raggio allentando la pressione delle nostre emozioni.
La ricerca si è dapprima posta la questione di una tale
complessità cellulare a fronte del ridotto numero di geni che
la reggono, dato che solo una parte dei nostri ventimila geni
è addetta al sistema nervoso. Trovata la soluzione nella
programmazione di moduli multipli e nella loro successiva
specializzazione gerarchica e ambientale, passò allo studio
dell’origine della mente e del linguaggio. Anzitutto
nell’acquisizione che il nostro cervello non è una tabula rasa, ma “eredita” la sua complessa architettura: il pensiero
www.scuoladisanteobaldo.org astratto e un linguaggio articolato sono apparsi almeno settantamila anni fa (prima della fuoriuscita dall’Africa).
Una mente cosciente capace di generare astrazioni e
riunirle in uno scenario complesso dovrebbe essere in grado
di costruire anche una sintassi. Questo il percorso compiuto
da homo sapiens (a differenza dei neanderthaliani), che arrivò in Europa circa 40.mila anni fa e diecimila anni dopo
diede corso alle innovazioni culturali che segnarono il tardo
Paleolitico. Tutto merito della selezione di gruppo, in comunità formate da membri capaci di leggere le intenzioni
altrui, cooperare e predire le azioni dei gruppi rivali: quando moralità, conformismo, fervore religioso e combattività
si combinarono con l’immaginazione e la memoria. In conclusione è l’architettura universale della mente umana che
influenza la forma del linguaggio, lasciando tuttavia lo spazio per alcune variazioni da una lingua all’altra.
(seguirà la quarta e ultima parte)
Il nostro angolo della poesia ci offre la gradita occasione di presentare una poetessa della nostra terra e in un
prodotto della maturità più felice: il volume “Lagrime de sole” su temi invernali continua la serie dedicata alle stagioni, dopo “Sgrìsole de incanto”, opera dedicata all'autunno.
Mirella Brojanigo, originaria di Pojana Maggiore, risiede a Sossano; nel
corso degli anni ottiene, per quanto riguarda la Poesia, numerosi, importanti
riconoscimenti, inoltre sue liriche vengono accolte in Antologie, Raccolte e
Riviste Didattiche. Riteniamo importante infine sottolineare la sua preziosa
opera di raccolta delle tradizioni culturali nelle manifestazioni più popolari e
legate al territorio di appartenenza.
angolo della poesia MORE LA NEBIA
More la nebia, e nasse on gran bisogno
de giorni strià de sole:
quasi quasi desmentega de ‘ver
imaginà solo foje seche, me trema in core
impression che no conosso,
e i segni del novo ghe xe tuti,
‘desso le porte del tenpo se spalanca,
e mi vorìa calcossa par liberare
dale ultime scarpìe el so bel zélese
di Mirella Brojanigo
de luce, oh, le ave lo sa,
e come picole falive che no brusa,
le sama a nuvola, portà da on estro
che le mola da triste prigionia,
e basta on graspo de càssia,
on graspo solo, e anca mi,
siben che no go ale, anima me fazo,
che ga sen de miele.
Le ave lo sa, ma solo ele.
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