ORTO E DINTORNI
Un fiore per ogni mese
L’erica e la calluna,
vivaci protagoniste
delle brughiere alpine
TERRA TRENTINA 9/2008
Iris Fontanari
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Chi ama le passeggiate invernali
nei boschi radi di conifere, nelle radure ancora spoglie a causa
della fredda stagione può facilmente imbattersi in tappeti rossi o
roseo-lilla di minuscoli fiorellini,
sorretti da fusti tortuosi: è l’erica,
una pianta tipica dei monti calcarei e dolomitici, che fiorisce per
gran parte dell’anno sfidando, per
l’appunto, i rigori dell’inverno.
Note botaniche
L’erica (Erica carnea), chiamata
anche scopina o erica carnicina,
appartiene alla grande famiglia
delle Ericacee, comprendente diversi generi ben conosciuti come
il Rhododendron, il Vaccinium
(mirtillo) e l’uva ursina (Arcto
staphylos). La troviamo nelle boscaglie e nei pascoli, su terreni
calcarei, nelle zone fredde delle
Alpi e degli Appennini, fino oltre
i 2300 metri.
Si tratta di un arbusto nano con
fusti prostrati, legnosi e molto ramificati, rami sottili e ascendenti,
foglioline lineari e acuminate e
fiori di color rosa lucente, riuniti
in brevi infiorescenze terminali.
Ciascun fiore ha la corolla tubulosa a quattro lobi, con antere
sporgenti di colore purpureo.
Le minuscole foglie dell’erica
costituiscono un tipico esempio
di adattamento all’ambiente. La
scarsa espansione fogliare, infatti, fa sì che la pianta non perda
con la traspirazione una quantità eccessiva d’acqua; cosa che
comprometterebbe la sua stessa
esistenza in un ambiente arido e
battuto dai venti!
L’erica è ricchissima di nettare ed
è molto visitata dalle api che ne
ricavano un miele scuro molto
apprezzato.
Un’altra specie abbastanza diffusa nella nostra regione è l’Erica
arborea, detta pure scopa, scopa
di bosco o scopa maschio. È un
arbusto o alberello, alto da 1 a 6
metri, diffuso nei boschi e nelle
boscaglie, dove il terreno è perlopiù di natura silicea, ma anche
in luoghi aridi, fino ad oltre 900
metri.
Il fusto di questa pianta, ingrossato alla base, è di solito molto
ramificato ed i rami giovani sono
biancastri per la presenza di numerosi peli. I fiori, bianchi o rosei, sono raccolti in densi racemi,
a loro volta riuniti in pannocchie
piramidali.
Il legno del fusto è molto compatto e, se di dimensioni sufficienti,
può venire utilizzato per lavori al
tornio; fornisce, inoltre, un’ottima carbonella. I rami servivano,
un tempo, per fare scope.
La Calluna vulgaris, o brugo, è
molto simile alla scopina, con
la quale condivide lo stesso
ambiente, ossia la “brughiera”,
presente soprattutto sui terreni
silicei delle regioni sub-montane
dell’Italia settentrionale e centrale, ove denota quasi sempre magrezza e povertà di terreno.
Il brugo è l’unica specie del genere Calluna. Nelle baragge
(brughiere tipiche del Vercellese), il terreno su cui cresce costituisce un terriccio prezioso per
la coltivazione delle piante d’appartamento che necessitano di
terra acida.
Proprietà terapeutiche
ed usi
Le parti dell’erica utilizzate in erboristeria sono le sommità fiorite
con le foglie, da essiccare all’ombra in locali areati.
L’erica carnicina, come le altre
ericacee, è tradizionalmente nota
per le sue proprietà diuretiche,
sudorifere e disintossicanti. È
perciò indicata per curare cistiti
pruriginose, stimolare la diuresi
e combattere reumatismi e stati
di intossicazione.
Un infuso diuretico si ottiene versando 20 g di sommità fiorite in
un litro d’acqua bollente; dopo
una decina di minuti si flitra, si
addolcisce con miele e si beve a
tazze (2-3 al giorno).
Per uso esterno, come decongestionate per pelli irritate e infiammate, è utile l’infuso ottenuto con
60 g di fiori in un litro d’acqua
bollente; si imbevono compresse
da applicare sulle parti interessate.
La calluna contiene arbutina,
tannino, resina (ericolina), acidi
(fumarico e citrico) ed ericinolo,
che è un olio dall’odore sgradevole. Per il contenuto di arbutina, è ancora oggi considerata un
potente diuretico e antisettico
urinario.
Le sommità fiorite si raccolgono
all’inizio della fioritura, recidendole con le forbici un centimetro
sotto l’infiorescenza, e si fanno
poi essiccare in locali ventilati.
Un infuso disinfettante delle vie
urinarie si prepara mettendo a
bollire per una decina di minuti
10 g di brugo in un litro d’acqua;
si lascia poi in infusione per 15
minuti, si filtra e si zucchera.
Si beve a tazzine nell’arco della
giornata.
La coltura in vaso
Le varie specie di erica e di calluna
si coltivano anche in vaso. Molto
decorative sono l’Erica gracilis e
l’Erica carnicina – nelle varietà
di colore che vanno dal bianco al
roseo-porporino al violetto – ed
anche le molte varietà di Calluna
vulgaris, fra le quali voglio qui ricordare la “Peter Sparkes”, la Darkness” e la “Long White”.
L’E. gracilis, ama la luce e il fresco in estate; può crescere anche
all’esterno, dove non gela. Non
dev’essere concimata durante la
fioritura, poi con parsimonia.
Va tenuta costantemente umida,
perlopiù con acqua poco calcarea (acqua piovana o bollita).
Anche l’E. carnicina, pianta perenne resistente all’inverno, ama
il fresco e la luce e può crescere all’esterno tutto l’anno. La sua
concimazione dev’essere leggera
e preferibilmente acida.
Per quel che riguarda la calluna,
è bene ricordare che questa ericacea ama molto la luce e sopporta anche il sole diretto. La si
può pure trapiantare e concimare (poco).
Le annaffiature dovranno essere
regolari, tuttavia la pianta non
sopporta d’essere troppo bagnata.
È attualmente reperibile sul mercato anche una varietà di calluna
a foglie gialle.
TERRA TRENTINA 9/2008
Sia il brugo che la scopina sono
due specie molto aggressive; nel
propagarsi molto rapidamente,
provocano un notevole danno
alle piante foraggere circostanti
poiché sottraggono loro progressivamente lo spazio vitale.
Il nome di calluna deriva da un
antico vocabolo greco “kallynein”
che significa “spazzare” con riferimento all’uso che si fa ancora
oggi dei suoi rami per fabbricare
rustiche scope da giardino. Le radici di questa pianta si utilizzano,
invece, per fabbricare pipe.
La calluna può vivere in terreni molto poveri e in condizioni
climatiche anche sfavorevoli. Si
presenta come un piccolo cespuglio, con fusti legnosi intricatissimi, di altezza variabile fra i 10
e i 75 cm; foglie sessili (prive di
picciolo), squamiformi, disposte
come le tegole di un tetto, secondo quattro file longitudinali;
fiori bisessuali, solitari o riuniti in
infiorescenze, di colore bianco,
rosa o violetto a seconda delle
varietà.
Il brugo fiorisce dalla tarda estate
fino a novembre ed anche i suoi
fiori danno un ottimo miele. Sia
le piante del brugo che quelle
della scopina vengono raccolte
dai contadini per la “lettiera” del
bestiame nelle stalle.
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