ORTO E DINTORNI Un fiore per ogni mese L’erica e la calluna, vivaci protagoniste delle brughiere alpine TERRA TRENTINA 9/2008 Iris Fontanari 44 Chi ama le passeggiate invernali nei boschi radi di conifere, nelle radure ancora spoglie a causa della fredda stagione può facilmente imbattersi in tappeti rossi o roseo-lilla di minuscoli fiorellini, sorretti da fusti tortuosi: è l’erica, una pianta tipica dei monti calcarei e dolomitici, che fiorisce per gran parte dell’anno sfidando, per l’appunto, i rigori dell’inverno. Note botaniche L’erica (Erica carnea), chiamata anche scopina o erica carnicina, appartiene alla grande famiglia delle Ericacee, comprendente diversi generi ben conosciuti come il Rhododendron, il Vaccinium (mirtillo) e l’uva ursina (Arcto staphylos). La troviamo nelle boscaglie e nei pascoli, su terreni calcarei, nelle zone fredde delle Alpi e degli Appennini, fino oltre i 2300 metri. Si tratta di un arbusto nano con fusti prostrati, legnosi e molto ramificati, rami sottili e ascendenti, foglioline lineari e acuminate e fiori di color rosa lucente, riuniti in brevi infiorescenze terminali. Ciascun fiore ha la corolla tubulosa a quattro lobi, con antere sporgenti di colore purpureo. Le minuscole foglie dell’erica costituiscono un tipico esempio di adattamento all’ambiente. La scarsa espansione fogliare, infatti, fa sì che la pianta non perda con la traspirazione una quantità eccessiva d’acqua; cosa che comprometterebbe la sua stessa esistenza in un ambiente arido e battuto dai venti! L’erica è ricchissima di nettare ed è molto visitata dalle api che ne ricavano un miele scuro molto apprezzato. Un’altra specie abbastanza diffusa nella nostra regione è l’Erica arborea, detta pure scopa, scopa di bosco o scopa maschio. È un arbusto o alberello, alto da 1 a 6 metri, diffuso nei boschi e nelle boscaglie, dove il terreno è perlopiù di natura silicea, ma anche in luoghi aridi, fino ad oltre 900 metri. Il fusto di questa pianta, ingrossato alla base, è di solito molto ramificato ed i rami giovani sono biancastri per la presenza di numerosi peli. I fiori, bianchi o rosei, sono raccolti in densi racemi, a loro volta riuniti in pannocchie piramidali. Il legno del fusto è molto compatto e, se di dimensioni sufficienti, può venire utilizzato per lavori al tornio; fornisce, inoltre, un’ottima carbonella. I rami servivano, un tempo, per fare scope. La Calluna vulgaris, o brugo, è molto simile alla scopina, con la quale condivide lo stesso ambiente, ossia la “brughiera”, presente soprattutto sui terreni silicei delle regioni sub-montane dell’Italia settentrionale e centrale, ove denota quasi sempre magrezza e povertà di terreno. Il brugo è l’unica specie del genere Calluna. Nelle baragge (brughiere tipiche del Vercellese), il terreno su cui cresce costituisce un terriccio prezioso per la coltivazione delle piante d’appartamento che necessitano di terra acida. Proprietà terapeutiche ed usi Le parti dell’erica utilizzate in erboristeria sono le sommità fiorite con le foglie, da essiccare all’ombra in locali areati. L’erica carnicina, come le altre ericacee, è tradizionalmente nota per le sue proprietà diuretiche, sudorifere e disintossicanti. È perciò indicata per curare cistiti pruriginose, stimolare la diuresi e combattere reumatismi e stati di intossicazione. Un infuso diuretico si ottiene versando 20 g di sommità fiorite in un litro d’acqua bollente; dopo una decina di minuti si flitra, si addolcisce con miele e si beve a tazze (2-3 al giorno). Per uso esterno, come decongestionate per pelli irritate e infiammate, è utile l’infuso ottenuto con 60 g di fiori in un litro d’acqua bollente; si imbevono compresse da applicare sulle parti interessate. La calluna contiene arbutina, tannino, resina (ericolina), acidi (fumarico e citrico) ed ericinolo, che è un olio dall’odore sgradevole. Per il contenuto di arbutina, è ancora oggi considerata un potente diuretico e antisettico urinario. Le sommità fiorite si raccolgono all’inizio della fioritura, recidendole con le forbici un centimetro sotto l’infiorescenza, e si fanno poi essiccare in locali ventilati. Un infuso disinfettante delle vie urinarie si prepara mettendo a bollire per una decina di minuti 10 g di brugo in un litro d’acqua; si lascia poi in infusione per 15 minuti, si filtra e si zucchera. Si beve a tazzine nell’arco della giornata. La coltura in vaso Le varie specie di erica e di calluna si coltivano anche in vaso. Molto decorative sono l’Erica gracilis e l’Erica carnicina – nelle varietà di colore che vanno dal bianco al roseo-porporino al violetto – ed anche le molte varietà di Calluna vulgaris, fra le quali voglio qui ricordare la “Peter Sparkes”, la Darkness” e la “Long White”. L’E. gracilis, ama la luce e il fresco in estate; può crescere anche all’esterno, dove non gela. Non dev’essere concimata durante la fioritura, poi con parsimonia. Va tenuta costantemente umida, perlopiù con acqua poco calcarea (acqua piovana o bollita). Anche l’E. carnicina, pianta perenne resistente all’inverno, ama il fresco e la luce e può crescere all’esterno tutto l’anno. La sua concimazione dev’essere leggera e preferibilmente acida. Per quel che riguarda la calluna, è bene ricordare che questa ericacea ama molto la luce e sopporta anche il sole diretto. La si può pure trapiantare e concimare (poco). Le annaffiature dovranno essere regolari, tuttavia la pianta non sopporta d’essere troppo bagnata. È attualmente reperibile sul mercato anche una varietà di calluna a foglie gialle. TERRA TRENTINA 9/2008 Sia il brugo che la scopina sono due specie molto aggressive; nel propagarsi molto rapidamente, provocano un notevole danno alle piante foraggere circostanti poiché sottraggono loro progressivamente lo spazio vitale. Il nome di calluna deriva da un antico vocabolo greco “kallynein” che significa “spazzare” con riferimento all’uso che si fa ancora oggi dei suoi rami per fabbricare rustiche scope da giardino. Le radici di questa pianta si utilizzano, invece, per fabbricare pipe. La calluna può vivere in terreni molto poveri e in condizioni climatiche anche sfavorevoli. Si presenta come un piccolo cespuglio, con fusti legnosi intricatissimi, di altezza variabile fra i 10 e i 75 cm; foglie sessili (prive di picciolo), squamiformi, disposte come le tegole di un tetto, secondo quattro file longitudinali; fiori bisessuali, solitari o riuniti in infiorescenze, di colore bianco, rosa o violetto a seconda delle varietà. Il brugo fiorisce dalla tarda estate fino a novembre ed anche i suoi fiori danno un ottimo miele. Sia le piante del brugo che quelle della scopina vengono raccolte dai contadini per la “lettiera” del bestiame nelle stalle. 45