Perciò in sociologia si parla di DEVIANZA per indicare gli

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LA DEVIANZA
L’ORDINE SOCIALE come strumento di stabilità per la società e di benessere per il
singolo.
Alcune norme , nel suo complesso , possono essere motivi di malessere per singoli
individui .
OGNI REGOLA ISTITUITA IMPLICA ANCHE LA POSSIBILITA’ DI UNA
TRASGRESSIONE.
L’ESISTENZA che qualcuno si discosti da tale ordine sociale implica la possibilità
che questi entri in conflitto con esso.
CODICE DI COMPORTAMENTO verso gli altri è un codice di leggi civili e penali ,
un sistema di valori che fanno parte della cultura dominante .Esistono poi Le
SUBCULTURE proprie di ciascuno stato e di ciascun gruppo sociale con le loro
norme ed i loro comportamenti codificati .
CONFLITTO SOCIALE è una forma di interazione sociale , caratterizzata da una
divergenza di scopi che ai soggetti coinvolti non appare conciliabile , tanto che
ciascuno mira alla realizzazione del proprio scopo e insieme all’impedimento di
quello altrui .
Molto occasioni di conflitto sorgono , inoltre in situazioni di disuguaglianza sociale .
Chi trasgredisce le norme di comportamento si pone in una situazione di contrasto
con l’ordine sociale , cioè “devia” dai modelli di comportamento proposti dalla
società . Perciò in sociologia si parla di DEVIANZA per indicare gli atti e i
comportamenti che violano le norme .
L’OSSERVAZIONE sociologica dice che non esistono comportamenti in se stessi
devianti , ma un comportamento è deviante solo rispetto a un comportamento
condiviso dalla società .
Il concetto di devianza non è un concetto valutativo , ossia non esprime un giudizio di
valore , ma un concetto OSSERVATIVO : si limita a esprimere la constatazione che
quel certo comportamento non segue la stessa linea di quello della maggior parte
della popolazione . Per la sociologia ci sono solo comportamenti che corrispondono
alle norme sociali ; CONFORMI e comportamenti che se ne allontanano ;
DEVIANTI
LA DEVIANZA è un tipo particolare di diversità culturale . Essa indica quelle
diversità culturali che la cultura dominante non accetta e che quindi cerca di
impedire o limitare emettendo delle sanzioni (forme di punizione formale e
informale) .
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La CRIMINALITA’ è a sua volta un tipo particolare di devianza , che sta ad indicare
quei comportamenti devianti che la società vieta e sanziona formalmente .
CARRIERA DEVIANTE è una vita in cui si succedono una serie di eventi (conflitti
con altre persone , episodi di emarginazione , crimini ecc..) che ne scandiscono il
percorso di devianza .
Quando la trasgressione appare particolarmente grave agli occhi della società , si può
facilmente innescare un meccanismo perverso il cui esito finale non sarà più la
limitazione dei comportamenti devianti dell’individuo , ma proprio, al contrario la
costruzione di una vita interamente contraddistinta dalla tendenza a trasgredire le
norme della cultura dominante .
Ciò avviene quando la società applica a colui cha ha violato la norma lo STIGMA di
deviante (Houard S. Becker , Labeling theory ) .
STIGMA = marchio con cui la società contrassegna una persona o un gruppo sociale .
L’attribuzione di uno stigma conduce all’emarginazione .
La stigmatizzazione non colpisce solo chi commette dei reati , ma anche le minoranze
etniche ( zingari-disabili) .
LA CARRIERA DEVIANTE può essere legata alla subcultura in cui natura , ossia il
“criminale” e l’ambiente in cui è cresciuto .
Chi vive in mezzo al crimine non percepisce più il crimine come tale , in questo caso
si può parlare di un tipo particolare di CONFORMISMO SOCIALE .
IL CONTROLLO SOCIALE si intende tutto ciò che la società mette in atto per
tenere sotto “controllo” il comportamento dei suoi membri .
La forma più efficace di controllo sociale è PREVENTIVA ed è la
SOCIALIZZAZIONE .
Altro tipo di controllo sociale informale può consistere nella PERSUASIONE , altro
ancora nella ridefinizione delle norme .
E . LEMERT : DEVIANZA PRIMARIA
Etichettamento Sociale
SVILUPPO DI ABITUDINI – CONDIZIONI – MOTIVI che rafforzano
le condotte devianti
DEVIANZA SECONDARIA
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All’interno della scuola di Chicago che nascono i primi studi sul fenomeno della
Devianza 1892(R.Park – W.Thomas).
R.Merton : “Teoria e Struttura Sociale” (1968) tratta del divario tra gli scopi proposti
ai membri della società stessa e i mezzi effettivamente conseguibili per perseguirli .
Le reazioni individuali sono : conformismo , il ritualismo , la rinuncia , la ribellione .
Le attività socialmente deprecabili sono trasversali .
Tipologie di “soggetti a rischio” :
- Ragazzi a rischio : minorenni che vivono in situazioni caratterizzate da carenze
sia di ordine materiale (povertà, insicurezza economica) che relazionale (basti
pensare alle forme di rifiuto a abbandono messe in atto , più o meno
consapevolmente , dai genitori) .In quest’ottica l’intervento acquista un valore
preventivo : vi è la percezione sociale del rischio , la percezione della
costruzione di una realtà a rischio .
- Ragazzi disadattati : oltre a problemi di ordine materiale e relazionale questi
ragazzi , di fronte a situazioni percepite come dolorose o a condizioni di vita
inadeguate dal punto d vista educativo , assumono atteggiamenti svalutativi o
oppositivi (sono continuamente ossessionati dall’idea del fallimento) o mettono
in atto comportamenti irregolari (fuga da casa o abbandono della scuola) .
Anche in questo caso vi è una difficoltà a riconoscersi come soggetto ,
difficoltà riconducibile a carenze di ordine educativo .
- Ragazzi delinquenti : si tratta di minorenni che hanno infranto la legge e che
dunque hanno a che fare con la giustizia . E’ chiaro come ciò venga
considerato un’esperienza degradante , entro cui la messa in atto di
comportamenti palesemente antisociali , non fa altro che rimarcare la
percezione di una difficoltà sempre maggiore in quel processo di costruzione
del sé come soggetto . Nella maggior parte dei casi , si tratta di ragazzi
coinvolti in attività che fanno capo a forme di criminalità organizzata , gruppi
che si vanno a collocare in netta opposizione alla società civile ed entro cui
“un’attività illegale acquista una sorta di legittimazione” . In questo caso la
difficoltà di questi ragazzi si colloca nel contrasto tra la loro visione del mondo
e quella che la delegittima sulla base di assunti condivisi .
Per poter analizzare e comprendere le storie dei ragazzi difficili occorre ricostruire la
storia attraverso cui sono giunti alla costruzione di sé come soggetto . Si avverte
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l’esigenza di formulare un nuovo paradigma che questa volta riconosca la centralità e
il ruolo attivo del soggetto nella costruzione di una visione del mondo oggettiva , cioè
identica per tutti . Ciò vuol dire focalizzare come pertinente non tanto il
comportamento manifestato e dunque la semplice descrizione del comportamento
antisociale come determinato da configurazioni di cause , ma spostare l’interesse
verso l’interpretazione di quest’ultimo come un insieme di interpretazioni simboliche
che si stabiliscono tra i diversi attori sociali : significa indirizzare la riflessione verso
la ricerca del contributo soggettivo nella costruzione della devianza , ovvero
l’insieme dei processi e delle elaborazioni cognitive in base alle quali il soggetto ,
costruendosi una certa immagine del mondo , interpreta la realtà e agisce , di
conseguenza , in essa . Vi è dunque la mediazione tra condizioni di vita
oggettivamente descrivibili ed elaborazioni cognitive di queste . Non sono le
condizioni di vita difficili , relazioni sociali distorte o le carenze di ordine materiale e
relazionale a produrre disagio , disadattamento o comportamenti antisociali , ma la
rielaborazione e l’interpretazione delle stesse compiute dal singolo . Risulta
importante il ruolo dell’attività intenzionale e soggettiva della coscienza individuale ,
ovvero il mondo in cui l’individuo stesso attribuisce senso alla realtà che lo circonda
e costruisce la propria personale visione del mondo .
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VIOLENZA – VERGOGNA – IMMAGINE DI SE’
Alcuni studi dell’Università di Münster , esattamente Joachim Kersten denota che tra
le cause possibili della violenza giovanile si parla poco di UMILIAZIONE E
VERGOGNA .
Spesso casi di violenza scaturiscono dall’incapacità di elaborare una forma di
umiliazione che è sentita come intollerabile , ma non è la vergogna in quanto tale a
far esplodere la violenza , ma l’impossibilità di elaborarla sul piano sociale ,di
PARLARE di questa emozione , liberandosi della sensazione umiliante .
VERGOGNA-RABBIA-SENTIMENTI di colpa definiti MORAL EMOTIONS .
Da una ricerca su alcuni casi di violenza nelle scuole , spesso gli autori erano stati
precedentemente derisi .
L’esercizio della violenza sembra quindi una specie di surrogato del bisogno di
ottenere rispetto .
La letteratura pedagogica distingue il sentimento di vergona , positivo , e la sua
volontaria riduzione ritenuta negativa , ma questa non deve essere confusa con
l’esperienza , con l’umiliazione e il disprezzo .
Il sentimento di vergogna si sviluppa con pratiche adeguate , cioè affettuose e non
distruttive specialmente da parte della famiglia , “svergognando” in qualche modo il
bambino , i genitori gli insegnano il pudore , la pulizia .
La cosa diventa problematica quando tali esperienze infantili sono legate a condizioni
di abbandono e mortificazioni , cioè di angoscia esistenziale , come avviene nei
bambini trascurati e maltrattati .
La vergogna , in misura moderata , può essere un’emozione utile nell’infanzia e
nell’adolescenza per modificare positivamente il concetto di sé e degli altri . La
discrepanza fra l’essere e il dover essere è dolorosa e ciò attiva la motivazione
interiore al cambiamento .
L’immagine insicura di sé rispecchia nello sguardo degli altri , questa spinta indiretta
all’auto-riconoscimento suscita la vergogna . Essa è un’emozione incontrollabile ,
che implica una risposta fisiologica : è impossibile bloccarla , ma ci si può difendere
sia battendo in ritirata (RIPIEGAMENTO) , sia usando la violenza .
In alcune subculture è più facile sopportare un sentimento di colpa che uno di
vergogna (Daniel Strauss) .
Nelle misure di prevenzione deve essere presa in considerazione l’elaborazione
adeguata del sentimento di vergogna . Nelle procedure “riparatorie” il passo è
l’assunzione di responsabilità per un torto commesso .
La pratica di rielaborazione è valutare retrospettivamente in gruppo l’episodio di
violenza , questa fornisce al colpevole un’esperienza moderata , quindi positiva ,
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molto efficace nel quadro di una riparazione del danno . Se la vergogna è mancata al
momento dell’azione violenta , ora viene ripresentata retrospettivamente come
sentimento che può appartenere a chiunque .
Fin dalla scuola dell’infanzia , educatori ed insegnanti dovrebbero essere preparati ad
agire da mediatori , affrontando con il gruppo di bambini i conflitti che causano
vergogna .
Sono necessari , nelle scuole e nei quartieri a rischio , degli operatori qualificati per
condividere in gruppo gli episodi di umiliazioni .
Anche in sede di giustizia potrebbe essere buona norma un incontro “supportato” per
discutere l’atto di violenza con la partecipazione dell’aggressore , vittima e famiglia
(supporto da operatori qualificati ) .
Ai violenti manca la capacità di elaborare mentalmente gli stati d’animo .
La vergogna , come emozione , deve essere d’accordo con l’immaginazione di sé .
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MARGINALITA’ viene da “MARGINE” , indica qualcosa che non è al “centro” in senso
“LATAMENTE” culturale (storico ,sociale ,pedagogico) il punto di riferimento e di orientamento
delle condotte dalla maggioranza delle persone .
CENTRO
INSIEME dei saperi , valori , atteggiamenti , costumi , identità , modelli di
comportamento . ADEGUAMENTO al centro , che ha contenuti diversi secondo le culture , come
strumento fondamentale per lo sviluppo del singolo , ma anche per il mantenimento dell’ordine
sociale .
MARGINALE è colui che si trova escluso da tale centro per intenzione o per cause esterne
(economiche , culturali, psicologiche , educative) .
MARGINALITA’ TRASVERSALI a vari gruppi sociali NON INTEGRATI come le comunità di
clandestini o di immigrati “regolarizzati” ma di fatto esclusi dal processo di partecipazione politica
che forniscono identità e riconoscimento .
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