Punire !?!
(mercoledì 24 novembre 2004) - Inviato da Pietro Diaz
La punizione suppone il potere di infliggerla, e la soggezione ad
essa; chiunque può infliggerla, purchè ne abbia il potere, chiunque può
subirla, purchè gli sia soggetto. Inflizione e soggezione suppongono la
potenza materiale e l'impotenza materiale, suppongono una relazione
almeno interindividuale, basata sul dominio unilaterale.
La punizione suppone il potere di infliggerla, e la soggezione ad essa;
chiunque può infliggerla, purchè ne abbia il potere, chiunque può
subirla, purchè gli sia soggetto. Inflizione e soggezione suppongono la
potenza materiale e l'impotenza materiale, suppongono una relazione
almeno interindividuale, basata sul dominio unilaterale.
. Se la punizione è organizzata socialmente, se lo è anche la
soggezione, il potere di punire, la "potestà punitiva", è organizzato
socialmente; e lo è quando la sua attuazione sia rimessa ad organi
diversi da quello che emette il comando di punire, il comando di
soggiacere alla punizione; quando il potere ha una articolazione
esecutiva, quando la soggezione è inducibile da questa.
Se il potere di punizione si codifica, se diviene impersonale, se anche
il potere di esecuzione si codifica, se diviene impersonale, il grado
di organizzazione sociale della punizione, e della soggezione, è molto
elevato.
Quando il grado della organizzazione della punizione e della soggezione
fosse molto elevato, quando fosse tale quello del potere punitivo, esso
non potrebbe non essere inserito in un sistema di potere, in un sistema
di poteri, solidali l'uno all'altro, interdipendenti ed interagenti
l'uno rispetto all'altro, un sistema di poteri basato sul predominio
della forza, ove predominerà il modello di forza storicamente generato
in una data società.
Se la forza è quella delle armi o della superstizione o di altro
genere, conforme sarà il modello predominante, se la forza si è
trasformata, se si è trasformata in forza patrimoniale ed economica,
sarà essa la forza predominante. La forza economica predominerà dopo
che le forze ancora non dirozzate, le forze storicamente antecedenti,
avranno agito e si saranno esaurite, trasformate.
E' ritenibile che le forze antecedenti siano immancabili nel processo
di produzione di quelle successive, che la sequenza generativa che le
evidenzia sia necessaria; che esse si raccolgano intorno ad un bene
sociale, alla conquista di un bene sociale, se non sempre patrimoniale,
tale tuttavia tendenzialmente. E che poi sfocino nella conquista di un
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bene patrimoniale. E che la conquista del bene patrimoniale,
l'avvicendarsi sociale intorno ad esso e ad essa, valgano alla
trasformazione delle forze non dirozzate; ritenibile che, in qualche
modo, le civilizzino.
Piuttosto, è possibile vedere che la trasformazione delle forze, (ad
esempio) la trasformazione della forza militare in forza economica, la
trasformazione della forza religiosa in forza economica, in effetti non
sia totale. Si rinvengono resti delle forze originarie in resti della
organizzazione delle forze originarie. Ad esempio, nel c.d. potere
spirituale, con il suo apparato coercitivo giocante la superstizione,
un resto delle forze originarie.
Che, quindi, il diritto penale superstizioso, quello posto a tutela di
beni inesistenti o privi di valore, ma tratti dalla assiologia dello
spiritualismo, sia un resto della organizzazione originaria di quelle
forze; che l'organizzazione del potere su base superstiziosa rechi con
sè un apparato sanzionatorio superstizioso, l'apparato penalistico
classico, privo di qualunque efficacia, è assolutamente necessario.
Se la fondazione patrimoniale del potere sociale, del dominio sociale,
del potere punitivo, è la risultanza storica di quanto detto, essa non
può non recare seco almeno i resti del suo passato, delle
organizzazioni delle forze precedenti.
Che, quindi, l'organizzazione del potere capitalistico, peraltro assai
razionale e razionalizzata, rechi seco organizzazioni di poteri
irrazionali, è assolutamente necessario.
Peraltro, il medesimo modello di organizzazione del potere
capitalistico è oggetto di consacrazione. Di fatti, la reazione sociale
alla sua trasgressione è superstiziosa: se il furto, come trasgressione
del modello di arricchimento capitalistico, nel sistema capitalistico è
punito con la morte (oggi, ad esempio, in Cina., e capitalistico,
ovviamente, è qualunque modello di accumulazione della ricchezza, se
non monopolistica, oligopolistica), è chiaro che il modello di
arricchimento capitalistico è consacrato, che la sua trasgressione è
sacrilega, che, conseguentemente, il trasgressore è sconsacrato,
mediante la punizione. E non importa che lo sia più o meno, importa che
esso sia punito; se lo è, il meccanismo sociale ed il fenomeno sociale
non mutano, essenzialmente, il fatto causativo è e resta precisamente
identificato; cioè, l'organizzazione sociale dei beni e dell'accesso ad
essi, ha elementi di sacralità svelati proprio dalla concentrazione
presso essa del potere punitivo.
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Che la punizione, poi, sia priva di qualunque efficacia, che
addirittura essa vada letteralmente in cerca di uno scopo, non
trovandolo, che non si sa bene dove conduca, che anzi sia dimostrato
che non conduce in alcun luogo, è dimostrativo della tesi.
Anzi, è assolutamente necessario: se la tutela dei beni è sacrale, e
sacrale è il suo strumento; quando la sconsacrazione avanza, quando ad
esempio la punizione ha una base transattiva, risarcitoria
(materialmente o patrimonialmente), quando essa si conforma al modello
capitalistico di negoziazione della ricchezza, al modello di forza
organizzata, che ha dirozzato le forze antecedenti, allora anch'essa
dirozza i suoi predecessori, civilizza il diritto penale.
Che tuttavia resisterà nella forma classica oltre frontiera,
trasferendosi altrove, agendo classicamente altrove; sospinto dai
sacerdoti, dalla potenza degli amministratori del sacro, che mai
recederebbero socialmente.
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