Liberismo e consumismo

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forum economia
Gianluigi
Longhi,
presidente
dell’I.C.O.E.,
Istituto economico di ricerca fiducia dei consumatori.
Liberismo
e
consumismo
Viviamo in una situazione unica. Questa
società non può essere messa a confronto
con altre perché per la prima volta comprende l’intero pianeta e la cultura lentamente e inesorabilmente è ormai globalizzata. Ogni individuo inoltre ha bisogno
di centri di stabilità che sono fondamentali
per un certo stile di vita. Ma intorno sembra invece prevalere un certo egoismo e
una certa tendenza quindi a pensare solo
a se stessi.
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luglio/agosto 2013
di Gianluigi Longhi
L
’attuale situazione
economica-finanziaria mondiale e la
dinamica evolutiva
comportamentale degli attori,
sia istituzionali che semplici
cittadini consumatori, impone
o quanto meno stimola alcune
riflessioni ed analisi.
Viviamo oggi per la prima
volta nella storia in una
situazione unica. Questa
società non può essere messa
a confronto con altre perché
per la prima volta vi è una
società che comprende l’intero
pianeta e la cultura lentamente e inesorabilmente è oramai
globalizzata.
Ogni individuo necessita di
centri di stabilità, ognuno
funzionante secondo il proprio
stile di vita, il proprio costume
sociale, le proprie leggi sia
esse civili o sacre. Questi cen-
tri di stabilità sono estremamente importanti per il nostro
modo di vivere. Ed ognuno ha
il timore di perder quei centri
per ragioni egoistiche. Questo
egoismo, in contrapposizione
alle norme etiche alla base
del principio del bene comune, in questi ultimi decenni
ha lentamente e progressivamente preso il sopravvento.
L’economia globale è quindi
un’economia dei consumi.
Mettendo a disposizione di
tutti gli stessi beni, oggetti,
merci, servizi a basso costo stimolati dai desideri, la società
moderna riduce la rivalità fra
individui. E’ necessaria comunque, affinché il desiderio
diventi bisogno ed il bisogno
diventi domanda, la capacità
di poter possedere gli oggetti
desiderati.
La moderna società rifugge
da ogni forma di violenza e
quindi dal furto, dall’omicidio,
dalla vessazione: atti, questi,
comuni nelle società e civiltà
precedenti quali forme necessarie per soddisfare il possesso. Oggi invece, il possesso è
facilitato mediante l’accesso al
credito finalizzato all’acquisto
dei beni e dei servizi desidera-
ti, unica vera linfa al modello
economico capitalistico - consumistico.
Tanto
egoismo
ha condizionato i comportamenti
facendo
diventare
diritto il
desiderio di
benessere
Se la libertà e l’affrancamento
degli individui alla rigidità
delle caste, hanno esaltato
la mobilità sociale e quindi
l’individualità, d’altra parte
via via hanno offuscato l’etica
e quindi il senso del sacrificio,
della sofferenza, della morte
quale condizione umana.
L’egoismo individuale nell’attuale società ha condizionato
i comportamenti facendo
diventare diritto il desiderio di
benessere, chiedendo sempre
maggior credito per soddisfare
questo benessere. Credito concesso e stimolato all’eccesso.
Le cronache di questi ultimi
anni hanno evidenziato che il
modello fino ad oggi concepito
non è “ad infinitum”. E’ la
Ogni società è funzionale
quando le proprie istituzioni
funzionano senza squilibri,
in quanto basate su un patto
sociale stabile fra governanti e governati. Il modello
economico di ogni società è
quindi espressione del patto
sociale, e il modello economico dell’attuale società globale
è fondato sul libero mercato. Un mercato che ha una
matrice antropologica, è nato
con l’uomo in quanto è sempre esistito lo scambio. Nel
mercato vi è colui che chiede
e colui che offre. Ma colui
che chiede, chiede beni che
soddisfano i propri bisogni.
Lo sviluppo del mercato
capitalistico democratico
del secondo dopoguerra è
potuto crescere senza ricorrere all’uso della violenza e
della guerra, ma stimolando i
desideri trasformandoli in bisogni. I bisogni infatti hanno
vitalizzato, con una dinamica costante e crescente, la
domanda.
GIVA - 55
forum economia
La Dottrina sociale della
Chiesa, come dimostrano le
Encicliche papali, fra cui la
Centesimus Annus , prospetta
un modello sociale fortemente
ancorato all’ etica, in grado di
controllare e regolare l’equilibrio dell’ accumulazione
e della distribuzione della
ricchezza.
La crisi affonda le sue radici in una crisi etica
conferma dell’ennesimo tentativo della cultura occidentale
di ricerca dell’utopia. Utopia
che nasce dal momento in cui
la fede nel paradiso celeste
ha cominciato a perdere la
sua influenza nella fantasia
dell’uomo occidentale. E’ la
ricerca di un paradiso in terra,
un’organizzazione sociale
che mette al bando miseria,
povertà e frustrazioni massimizzando invece felicità,
benessere, autorealizzazione.
Coerentemente al modello utopico ove i sogni sono necessari all’equilibrio mentale, le
Autorità Governative mondiali
sono intervenute inizialmente
accollandosi i debiti contratti
dalle banche e dalla speculazione finanziaria. Debiti che
oggi pesano come macigni sul
welfare dei cittadini, debiti
che ora devono essere pagati
: le politiche economiche europee e italiane hanno attualmente questo fine. Purtroppo
si deve constatare che hanno
determinato una fase recessiva
acuta con il conseguentemente
depauperamento industriale e
crescita della disoccupazione.
La salvaguardia del capitale e
della rendita è stata identificata come priorità, tesi questa
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sostenuta anche dai mezzi di
informazione che condizionano il nostro pensiero e quindi
il nostro agire.
Storicamente il sistema economico capitalistico liberista
non si è mai autogenerato
e sostenuto senza conflitti
armati che hanno consentito
negli ultimi duecento anni
all’economia di espandersi e
di contrarsi modificando status sociali sia individuali che
di popoli. Ci si deve domandare, alla luce degli eventi,
se il liberismo puro sia non
coerente alle finalità di crescita armonica della civiltà, e se
invece il modello economico
più consono sia quello dello
stato sociale, un tempo anche
etico e fondato sui valori del
bene comune che molte volte
non coincidono con quelli del
capitale. Valori etici che
devono essere riaffermati
mediante nuove regole
e comportamenti virtuosi,
ad esempio la reintroduzione della suddivisione
delle banche oggi definite
universali con quelle ordinarie, quelle finalizzate
al credito industriale, quelle
così dette d’affari.
Principio questo richiamato
anche da Sua Santità Francesco, il quale ha ricordato
recentemente che “la crisi
attuale non è solo economica
e finanziaria, ma affonda le
radici in una crisi etica e
antropologica. Seguire gli
idoli del potere, del profitto,
del denaro, al di sopra del
valore della persona umana, è
diventato norma fondamentale di funzionamento e criterio
decisivo di organizzazione.
Ci si è dimenticati e ci si
dimentica tuttora che al di
sopra degli affari, della logica
e dei parametri di mercato,
c’è l’essere umano e c’è
qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù
della sua dignità profonda:
offrirgli la possibilità di vivere
dignitosamente e di partecipare attivamente al bene
comune” ■
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