UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali ESERCIZI di APPROFONDIMENTI DI ALGEBRA M. Chiara Tamburini Anno Accademico 2013/2014 Indice I Moduli su un anello 1 II Omomorfismi fra moduli liberi 13 III Moduli f.g. su PID 23 IV Forme canoniche delle matrici 35 i ii INDICE Esercizi I Moduli su un anello 1.1 Sia M uno dei seguenti gruppi additivi: Z, Z5 , Z8 , Z12 . In ciascun caso, per ogni m ∈ M , si determinino il periodo di m e il sottogruppo < m >= Zm generato da m. Osservazione Considerando un gruppo abeliano M come Z-modulo, il periodo di un suo elemento m coincide con il generatore ≥ 0 del suo annullatore. Svolgimento • In Z lo 0 ha periodo 1, tutti gli altri elementi hanno periodo 0. < 0 >= {0}, < 1 >=< −1 >= Z, < 2 >=< −2 >= {2k | k ∈ Z}, ecc.... • In Z5 : [0]5 ha periodo 1, tutti gli altri elementi hanno periodo 5. h[0]5 i = {[0]5 }, h[1]5 i = h[2]5 i = h[3]5 i = h[4]5 i = Z5 , • In Z8 : [0]8 ha periodo 1; [1]8 , [3]8 , [5]8 , [7]8 , hanno periodo 8; [2]8 , [6]8 , hanno periodo 4; [4]8 ha periodo 2. h[0]8 i = {[0]8 }, h[1]8 i = h[3]5 i = h[5]5 i = h[7]5 i = Z8 , h[2]8 i = h[6]8 i = {[0]8 , [2]8 , [4]8 , [6]8 }, h[4]8 i = {[0]8 , [4]8 }. • In Z12 : [0]12 ha periodo 1; [1]12 , [5]12 , [7]12 , [11]12 , hanno periodo 12. Ciascuno di essi genera Z12 . [2]12 , [10]12 hanno periodo 6. Ciascuno di essi genera {[2k]12 | 0 ≤ k ≤ 5}. 1 2 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO [3]12 , [9]12 hanno periodo 4. Ciascuno di essi genera {[3k]12 | 0 ≤ k ≤ 3}. [4]12 , [8]12 hanno periodo 3. Ciascuno di essi genera {[0]12 , [4]12 , [8]12 }. [6]12 ha periodo 2 e genera {[0]12 , [6]12 }. 1. 2 Nel modulo Z Z, si considerino i sottoinsiemi S = {4}, T = {12, 20}. Si dimostri che hSi = hT i. Si dica inoltre se S è indipendente e se genera Z. Svolgimento hSi := {4k | k ∈ Z}; hT i := {12k + 20h | k, h ∈ Z}. 12 = 4 · 3, 20 = 4 · 5. Ne segue T ⊆ hSi, da cui hT i ≤ hSi. 4 = 12(2) + 20(−1). Ne segue S ⊆ hT i, da cui hSi ≤ hT i. Per k ∈ Z si ha k4 = 0 solo se k = 0. Quindi {S} è indipendente. Non genera Z perchè 1 non è multiplo di 4. 1.3 Nello spazio vettoriale Q Q, si considerino i sottoinsiemi 1 5 S = {4}, T = { , }. 3 7 Per ciascuno di essi si dica se è indipendente e se genera Q come Q-modulo. Svolgimento Per λ ∈ Q si ha λ4 = 0 solo se λ = 0. Quindi {S} è indipendente. S genera Q perchè q ∈ Q si scrive nella forma q = 4q 4. 15 31 − 7 57 = 0. Quindi T è dipendente su Q. 1 3 genera Q come Q-modulo perchè q = 3 3q per ogni q ∈ Q. A maggior ragione T genera Q. 1.4 Si consideri il gruppo abeliano Q come Z-modulo. Per ciascuno degli insiemi S = {4}, 1 5 T ={ , } 3 7 si dica se è indipendente e se genera Q come Z-modulo. Si dimostri che il sottomodulo hT i generato da T é 1-generato, ossia é un gruppo ciclico. 3 Svolgimento Per k ∈ Z si ha k4 = 0 solo se k = 0. Quindi {S} è indipendente. {S} non genera Q come Z-modulo perchè, ad esempio, 1 6∈ h4i. Infatti non esiste k ∈ Z tale che 1 = 4k. 15 13 − 7 57 = 0. Quindi T è dipendente su Z. 1 hT i = 7a+15b . D’altra parte −2 13 + | a, b ∈ Z ≤ 21 21 1 1 Quindi 21 ≤ hT i. Si conclude 21 = hT i. 5 7 {T } non genera Q come Z-modulo. Infatti, ad esempio, = 1 2 1 21 ∈ hT i. 6∈ hT i. Perché ? 1.5 Si consideri il gruppo additivo Q dei numeri razionali come Z-modulo. Si dimostri che: i) il sottoinsieme 2 1 9, 4 è dipendente; 1 2 ii) il sottomodulo L := 3 , 5 è libero di rango 1; iii) 31 6∈ 27 , 12 ; Svolgimento i) −9 92 + 8 14 = 0. 1 1 ii) L = a 13 + b 25 | a, b ∈ Z = 5a+6b 15 | a, b ∈ Z ≤ Z 15 = 15 . Da 1 2 1 =− + 15 3 5 1 1 1 1 segue 15 ∈ L, da cui 15 ≤ L. Si conclude L = 15 = Z 15 . 1 Chiaramente B = 15 è una Z-base di L, che è quindi libero di rango 1. iii) Gli elementi del sottomodulo sono della forma a 27 + b 12 = 4a+7b 14 , 2 1 , 7 2 2 1 =Z +Z 7 2 1 3 appartenesse a tale sottomodulo, 4a+7b 14 . Ne seguirebbe 14 = 3(4a + 7b), con a, b interi. Se dovrebbero esistere due interi a, b tali che 1 3 = contraddizione perchè 3 non divide 14. 1.6 Si consideri il gruppo abeliano Q come Z-modulo. Si dimostri che non è finitamente generato. Svolgimento 4 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO Per assurdo supponiamo che S = n m1 n1 , ··· , mk nk o sia un insieme finito di generatori di Q, come Z-modulo, ossia: Q = hSi = Z mk m1 + ··· + Z . n1 nk Posto n = m.c.m. (n1 , · · · , nk ), ogni elemento di hSi è della forma z ∈ Z. Detto p un primo che non divide n, il numero forma. Si ha cosı̀ la contraddizione 1 p 1 p z n per un opportuno non può essere scritto in questa 6∈ Q. 1.7 Siano M, M 0 due R-moduli e Φ : M → M 0 un R-omomorfismo. Si provi che Φ è iniettiva, come applicazione, se e solo se Ker Φ = {0M }. Svolgimento Se l’applicazione Φ è iniettiva, ogni elemento di M 0 ha al massimo una preimmagine in M . Poichè Φ(0M ) = 0M 0 , si ha che 0M è l’unica preimmagine di 0M 0 , ossia l’unico elemento di Ker Φ. Viceversa sia Ker Φ = {0M }. Supponiamo che m1 , m2 siano elementi di M tali che Φ(m1 ) = Φ(m2 ). Ne segue: Φ(m1 )−Φ(m2 ) = 0M 0 , Φ(m1 −m2 ) = 0M 0 , m1 −m2 ∈ Ker Φ, m1 − m2 = 0M , m1 = m2 . 1.8 Siano M, M 0 , M 00 degli R-moduli e Φ : M → M 0 , Ψ : M 0 → M 00 degli R-omomorfismo. Si provi che il prodotto ΨΦ : M → M 00 è un R-omomorfismo. Svolgimento Per ogni m, m1 , m2 ∈ M e per ogni r ∈ R si ha: • ΨΦ (m1 + m2 ) = Ψ (Φ (m1 + m2 )) = Ψ (Φ (m1 ) + Φ (m2 )) = Ψ (Φ (m1 )) + Ψ (Φ (m2 )) = ΨΦ (m1 ) + ΨΦ (m2 ); • ΨΦ(rm) = Ψ (Φ(rm)) = Ψ (r Φ(m)) = r Ψ (Φ(m)) = r ΨΦ(m). 1.9 Siano M, M 0 due R-moduli e Φ : M → M 0 un R-isomorfismo. Si provi che Φ−1 : M 0 → M è un R-isomorfismo. Svolgimento • Per ogni m01 , m02 ∈ M 0 , dette m1 , m2 le rispettive preimmagini in M , si ha: Φ(m1 + m2 ) = Φ(m1 ) + Φ(m2 ) = m01 + m02 , m1 + m2 = Φ−1 (m01 + m02 ), Φ−1 (m01 ) + Φ−1 (m02 ) = Φ−1 (m01 + m02 ) 5 • Per ogni r ∈ R, m0 ∈ M 0 , detta m la preimmagine di m0 in M si ha: Φ(rm) = r Φ(m) = r m0 , rm = Φ−1 (r m0 ), r Φ−1 (m0 ) = Φ−1 (rm0 ). 1.10 Nel modulo Z Z si calcolino i seguenti sottomoduli: 3Z + 6Z, 3Z + 5Z, 4Z + 6Z, 3Z ∩ 6Z, 3Z ∩ 5Z, 4Z ∩ 6Z. Svolgimento • 6Z ≤ 3Z. Quindi 3Z + 6Z = 3Z. • 1 = 6 − 5 ∈ 3Z + 5Z. Quindi h1i ≤ 3Z + 5Z. Da h1i = Z segue 3Z + 5Z = Z. • 2 = −4 + 6 ∈ 4Z + 6Z. Quindi h2i = 2Z ≤ 4Z + 6Z. D’altra parte 4Z + 6Z = {4a + 6b | a, b ∈ Z} = {2(2a + 3b) | a, b ∈ Z} ≤ 2Z. Si conclude 4Z + 6Z = 2Z. • 6Z ≤ 3Z. Quindi 3Z ∩ 6Z = 6Z. • 15Z ≤ 3Z ∩ 5Z. Mostriamo che 3Z ∩ 5Z ≤ 15Z. A tale scopo sia a ∈ 3Z ∩ 5Z. Ne segue che 3 e 5 dividono a. Pertanto anche 15 = mcm(3, 5) divide a. Si conclude 3Z ∩ 5Z = 15Z. • 12Z ≤ 4Z ∩ 6Z. Mostriamo che 4Z ∩ 6Z ≤ 12Z. A tale scopo sia a ∈ 4Z ∩ 6Z. Ne segue che 4 e 6 dividono a. Pertanto anche 12 = mcm(4, 6) divide a. Si conclude 4Z ∩ 6Z = 12Z. 2 3 }. 1.11 Sia S = {s1 := , s2 := 3 2 • Considerando R2 come spazio vettoriale su R, si dica se S è una base. • Considerando R2 come Z-modulo, si dica se S genera R2 e se è indipendente. • Si dica se S genera Z2 come Z-modulo. Svolgimento • Verifichiamo che S è una base di R2 su R mostrando che per ogni vettore v = R2 esistono e sono unici x, y ∈ R tali che: a 3 2 =x +y . b 2 3 a b ∈ 6 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO Equivalentemente che il sistema 3x + 2y = a 2x + 3y = b ha un’unica soluzione. Portandolo in forma a gradini: ( ( a x + 23 y = x + 23 y = a3 3 x + 23 y = −5 6 y b 2 = ( 2a−3b 6 x= y= 3a−2b 5 −2a+3b 5 • S non genera R2 come Z-modulo perchè xs1 +ys2 ha coordinate intere per ogni x, y ∈ Z. S è indipendente su Z perchè, per a = b = 0, il precedente sistema ha solo la soluzione x = y = 0. • S non genera Z2 come Z-modulo. Infatti il vettore e1 , ad esempio, si ottiene come combinazione lineare di elementi di S solo per i coefficienti x = 53 , y = −2 5 , che non sono interi. 1.12 Sia M un gruppo abeliano finito. Si dimostri che M è libero, come Z-modulo, se e solo se è nullo. Svolgimento Se M = {0M } allora è libero, con base ∅. Sia ora M 6= {0M } e supponiamo, per assurdo, che ammetta una base B, necessariamente 6= ∅. Detto m un elemento di B, l’applicazione Z → M tale che z 7→ zm è iniettiva, essendo {m} indipendente. Si conclude ∞ = |Z| ≤ |M |, contraddizione. 1.13 Si dica se Z5 è libero come Z5 -modulo e se è libero come Z-modulo. Svolgimento Z5 è libero come Z5 -modulo, avendo base {[1]5 }. Non è libero come Z-modulo per l’esercizio precedente. 1.14 Sia R un anello commutativo. Considerando R2 come R-modulo, si dimostri che non può essere generato da un unico elemento. Svolgimento Supponiamo, per assurdo, che R2 sia generato da v := x1 x2 . Dovrebbero esistere a1 , a2 ∈ R tali che e1 = a1 v, e2 = a2 v, ossia: x1 0 a1 a2 1 0 = a1 v a2 v = x2 0 0 0 0 1 7 contraddizione percè le due matrici a sinistra non hanno inversa. 1.15 Si consideri il gruppo additivo R2 rispettivamente come Z-modulo, come R-modulo e come Mat2 (R)-modulo. In ciascun caso si descrivano il sottomodulo he1 i e il sottomodulo he1 , e2 i, dove e1 = 1 0 , e2 = . 0 1 Svolgimento • Considerando R2 come Z-modulo: a a he1 i := Ze1 = | a ∈ Z , he1 , e2 i = Ze1 + Ze2 = | a, b ∈ Z . b 0 1 Si noti che, ad esempio, 3 6∈ he1 , e2 i. 0 • Considerando R2 come R-modulo: x x | x, y ∈ R = R2 . | x ∈ R , he1 , e2 i = Re1 + Re2 = he1 i := Re1 = y 0 • Considerando R2 come Mat2 (R)-modulo: he1 i := Mat2 (R)e1 = R2 . 1 x z x . = Infatti, per ogni x, y ∈ R: 0 y t y Da he1 i ≤ he1 , e2 i = R2 segue, a maggior ragione, he1 , e2 i = R2 . 1.16 Sia M un R-modulo finitamente generato. Si dimostri che, per ogni sottomodulo N di M , il modulo quoziente M N è finitamente generato. Svolgimento Sia S = {m1 , · · · , mk } un insieme di generatori di M , come R-modulo. Dimostriamo che {N + m1 , · · · , N + mk } è un insieme di generatori di M N, come R-modulo. Infatti, per ogni elemento N + m di M N si ha m ∈ M , quindi m= k X i=1 ri mi 8 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO per opportuni ri ∈ R (non necessariamente unici!). Ne segue N +m=N + k X ri mi = i=1 k X ri (N + mi ). i=1 1.17 Siano M un R-modulo. Si dimostri che M ⊕ M è finitamente generato se e solo se M è finitamente generato. Svolgimento Sia M finitamente generato e sia S = {m1 , · · · , mk } un insieme finito di generatori di M , come R-modulo. Ne segue che m1 mk 0M 0M ,··· , , ,··· , 0M 0M m1 mk genera M ⊕ M . Infatti: m = m ! X Pk k k X ri mi mi 0 i=1 Pk = ri + si M . 0 mi s mi M i=1 i i=1 i=1 Si conclude che M ⊕ M è finitamente generato. Viceversa, M ⊕ M sia finitamente generato. Considerando la proiezione (sulla prima componente) π1 : M ⊕ M → M si ha M ⊕M ' M. Ker π1 Per l’esercizio precedente si conclude che M è f.g. 1.18 Considerando C[x] hx2 −1i Svolgimento 2 x − 1 + 1 genera come C[x]- modulo, si trovi un elemento che lo genera. C[x] hx2 −1i come C[x]- modulo. Infatti: 2 x − 1 + f (x) = f (x) x2 − 1 + 1 . 1.19 Considerando C[x] hx2 −1i come C- modulo, se ne trovi una base. Svolgimento Una base per C[x] hx2 −1i su C è B = {v1 , v2 }, dove v1 := x2 − 1 + 1, v2 := x2 − 1 + x. 9 Infatti: • Per α, β ∈ C, αv1 + βv2 = 0 se e solo se x2 − 1 + α + βx = x2 − 1 + 0 se e solo se α + βx = (x2 − 1)q(x) se e solo se q(x) = 0, cioè α = β = 0. • Per ogni f (x) ∈ C[x], eseguendo la divisione per x2 − 1 si ha f (x) = (x2 − 1)q(x) + α + βx, α, β ∈ C. Ne segue: x2 − 1 + f (x) = x2 − 1 + α + βx = αv1 + βv2 . 1.20 Considerando C[x] hx3 −1i Svolgimento 3 x − 1 + 1 genera come C[x]- modulo, si trovi un elemento che lo genera. C[x] hx3 −1i come C[x]- modulo. Infatti: 3 x − 1 + f (x) = f (x) x3 − 1 + 1 . 1. 21 Considerando C[x] hx3 −1i come C- modulo, se ne trovi una base. Svolgimento Una base per C[x] hx3 −1i su Cè B = {v1 , v2 , v3 }, dove v1 := x3 − 1 + 1, v2 := x3 − 1 + x, v3 := x3 − 1 + x2 . Infatti: • Per α, β, γ ∈ C, αv1 + βv2 + γv3 = 0 se e solo se x3 − 1 + α + βx + γx2 = x3 − 1 + 0 se e solo se α + βx + γx2 = (x3 − 1)q(x) se e solo se q(x) = 0, cioè α = β = γ = 0. 10 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO • Per ogni f (x) ∈ C[x], eseguendo la divisione per x3 − 1 si ha f (x) = (x3 − 1)q(x) + α + βx + γx2 , α, β, γ ∈ C. Ne segue: x3 − 1 + f (x) = x3 − 1 + α + βx + γx2 = αv1 + βv2 + γv3 . 1.22 Si dimostri che Z3 [x] hx3 −1i ha ordine 27. Svolgimento Ogni elemento di Z3 [x] hx3 −1i si scrive in modo unico nella forma: 3 x − 1 + α + βx + γx2 , Ne segue che Z3 [x] hx3 −1i α, β, γ ∈ Z3 . ha ordine 3 × 3 × 3 = 27. 1.23 Sia V uno spazio vettoriale di dimensione n su K. Si dimostri che una applicazione lineare f : V → V è iniettiva se e solo se è suriettiva. Svolgimento La dimostrazione è basata sulla formula: dim(V ) = dim(Im f ) + dim(Ker f ). Se f è iniettiva, si ha Ker f = {0V }, dim(Ker f ) = 0. Ne segue dim(Im f ) = n = dim(V ). Poichè K è un campo, Im f = V . Viceversa, se f è suriettiva, si ha Im f = V , dim(Im f ) = n. Ne segue dim(Ker f ) = 0, Ker f = {0V }, f iniettiva. 1.24 Si dia un esempio di applicazione lineare di uno spazio vettoriale V in sè stesso, iniettiva non suriettiva. Svolgimento Sia V := K[x], considerato come spazio vettoriale su K. L’ applicazione lineare µx : V → V , tale che f (x) 7→ xf (x) è iniettiva (perchè K[x] è privo di divisori dello zero), ma non è suriettiva. Infatti Im µx = xK[x]. 1. 25 Sia m ∈ M , gruppo abeliano additivo. Sia o(m) = n ≥ 0, dove o(m) indica il periodo di m. Si dimostri che, per ogni intero non nullo k, si ha: o(km) = n . MCD(k, n) 11 In particolare o(km) = n ⇔ MCD(k, n) = 1. Svolgimento Lasciamo al lettore la verifica del caso n = 0. Sia quindi n > 0. Poniamo d := MCD(k, n). Se d = 0, allora k = 0 e l’asserto è ovvio. Altrimenti possiamo supporre d > 0. Scriviamo n = dn, k = dk. Abbiamo: n (km) = (ndk)m = k(nm) = k0M = 0M . Indicando con t il periodo di km, ne segue che t divide n. D’altra parte, da 0M = t(km) = (tk)m segue che n divide kt, quindi n divide kt. Siccome n e k sono coprimi, si ottiene che n divide t. Si conclude t = n. 1. 26 Siano M un R-modulo e f : M → M un R-omomorfismo. • Si dimostri che Im f 2 ≤ Im f e Ker f ≤ Ker f 2 . • Si dia un esempio di M e f per i quali le precedenti inclusioni sono proprie. 12 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO Esercizi II Omomorfismi fra moduli liberi 2.1 Si verifichi che ogni v ∈ R2 coincide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica. Idem per w ∈ R3 . Svolgimento 0 1 0 x x , +y =x + = v= 1 0 y 0 y 0 0 1 0 0 x x w = y = 0 + y + 0 = x 0 + y 1 + z 0. 1 0 0 z 0 0 z 2.2 Si trovi la matrice Q di passaggio dalla base canonica di R2 alla base 1 8 . , C= 5 −1 Svolgimento Le colonne diQ sonoi vettori coordinate degli elementi di C rispetto alla base canonica. 8 1 Quindi Q = . −1 5 2.3 Si considerino le seguenti basi di R2 : 1 2 C= , , 3 4 C0 = 1) Si scriva la matrice Q di passaggio da C aC 0 ; x 2) si determini v ∈ R2 sapendo che vC = , y 3) si verifichi che Q−1 vC = vC 0 . Svolgimento 13 0 −1 , . 1 4 14 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI 1) Siano Q1 e Q2 le matrici di passaggio dalla base canonica a C e a C 0 rispettivamente. Risulta: Q1 := 1 2 , 3 4 0 −1 Q2 := . 1 4 Per ogni u ∈ R2 , tenendo presente che u concide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica, si ha allora: u = Q2 uC 0 = Q1 uC . Ne segue 2 Q−1 1 Q2 uC 0 = vC , ∀ u ∈ R . Pertanto la matrice di passaggio da C a C 0 è Q−1 1 Q2 = 1 6 −1 2 −7 2 ! = Q. x + 2y 2 1 x . = +y , allora v = x 2) Se vC = 3x + 4y 4 3 y 7x + 12y x 7 12 . = 3) Q−1 vC = −x − 2y y −1 −2 Da: x + 2y −1 0 = v, = + (−x − 2y) (7x + 12y) 3x + 4y 4 1 concludiamo che Q−1 vC = vC 0 . 2.4 Si considerino le seguenti basi di R3 : 3 −2 1 B = 0 , −1 , 1 , 1 2 0 0 −1 2 B 0 = 2 , 4 , 0 . 2 1 0 1) Si scriva la matrice P di passaggio da B aB 0 ; x 3 2) si determini v ∈ R sapendo che vB = y , z −1 3) si verifichi che P vB = vB0 . Svolgimento Siano P1 e P2 le matrici di passaggio dalla base canonica a C e a C 0 rispettivamente. Risulta: 1 3 −2 P1 := 0 −1 1 , 1 2 0 2 0 −1 P2 := 2 4 0 . 2 1 0 15 Per ogni u ∈ R3 , tenendo presente che u concide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica, si ha allora: u = P2 uB0 = P1 uB . Ne segue P1−1 P2 vB0 = vB . Quindi la matrice di passaggio da B a B 0 è : 2 4 −1 10 15 −2 P = P1−1 P2 = −1 −2 1 P2 = −4 −7 1 . −1 −1 1 −2 −3 1 x 2) Se vB = y , allora: z 1 3 −2 x + 3y − 2z v = x 0 + y −1 + z 1 = −y + z . 1 2 0 x + 2y 3) 2 3 −1 3 1 3 P −1 vB = 3 2 −1 0 −1 6 x 1 3 y z 5 3 3 1 3x + 2y − 6z −1 x − y + 1 z . 3 3 1 5 3x + 3z 2 = Da: 2 0 −1 −1 1 2 3 1 1 5 x + y − z 2 + x − y + z 4 + x+ z 0 = 3 2 6 3 3 3 3 2 1 0 x + 3y − 2z −y + z = v, concludiamo che P −1 vB = vB0 . x + 2y 2.5 Considerata la applicazione lineare α : R3 → R2 tale che x y 7→ −12x − z 7x + z z si scrivano la matrice A di α rispetto alle basi canoniche di R3 e R2 , e la matrice A0 di α rispetto alle basi 3 −2 1 B = 0 , −1 , 1 , 1 2 0 Si calcolino Im α e Ker α. 1 2 C= , . 3 4 16 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI Svolgimento Indicando con {e1 , e2 , e3 } la base canonica di R3 e con {e1 , e2 } quella di R2 : α(e1 ) = −12 e1 + 7 e2 −12 0 −1 α(e2 ) = 0 e1 + 0 e2 =⇒ A = . 7 0 1 α(e3 ) = −1 e1 + 1 e2 Dette P1 e Q1 le matrici di passaggio dalle basi canoniche a B e C rispettivamente (si vedano i due esercizi precedenti), la matrice A0 di α rispetto B e C risulta quindi −1 1 3 −2 1 2 34 99 −62 −1 0 A = Q1 AP1 = A 0 −1 1 = . −137 −47 3 4 43 2 2 1 2 0 x Verifichiamo che, per ogni v = y ∈ R3 , si ha A0 vB = (α(v))C . z ! 2x + 4y − z 31x + 3z 0 0 −1 0 0 −1 . A vB = A P1 vE = A P1 v = A −x − 2y + z = −43 x − 2z 2 −x − y + z ! 31x + 3z −1 −12x − z = −43 (α(v))C = Q1 . 7x + z x − 2z 2 Poichè R3 è generato da e1 , e2 , e3 , il sottospazio Im α di R2 è generato da α(e1 ), α(e2 ), α(e3 ). Pertanto: −1 −12 . , Im α = hAe1 , Ae2 , Ae3 i = 1 7 Questi due vettori sono indipendenti, quindi Im α = R2 . Ne segue che Ker α ha dimensione 3 − 2 = 1. Poichè e2 ∈ Ker α, si conclude Ker α = he2 i. 2.6 Data A ∈ Matn (R), si consideri l’applicazione µA : Rn → Rn definita mediante µA (v) = Av, ∀ v ∈ Rn . Si dimostri che: 1) µA è un R-omomorfismo; 2) se A ha inversa in Matn (R), allora µA è un R-isomorfismo. Svolgimento 1) • µA (v1 + v2 ) = A(v1 + v2 ) = Av1 + Av2 = µA (v1 ) + µA (v2 ). • µA (rv) = A(rv) = r Av = r µA (v). 2) Se A−1 ∈ Matn (R), possiamo considerare l’applicazione µA−1 : Rn → Rn definita mediante µA−1 (v) = A−1 v, ∀ v ∈ Rn . Essa è l’inversa di µA . Infatti: µA−1 (µA (v)) = A−1 Av = v, µA−1 (µA (v)) = A−1 Av = v. 17 Si conclude che µA è bijettiva, quindi un isomorfismo. 2.7 Siano B e C due basi di un R-modulo L. Dette A la matrice di passaggio da B a C e B la matrice di passaggio da C a B, si dimostri che B = A−1 . Svolgimento Per ogni v ∈ L: AvC = vB BvB = vC (AB)vB = vB (BA)vC = vC =⇒ Sia B = {v1 , . . . , vn }. In particolare, per i vettori vi ∈ B, si ha: 1≤i≤n (AB) (vi )B = (vi )B , ossia (AB)ei = ei , 1 ≤ i ≤ n. Si conclude che le colonne di AB sono ordinatamente uguali a quelle della matrice identica I, da cui AB = I, B = A−1 . 2.8 Sia S = {v1 , . . . , vn } un sottoinsieme di Rn . Si dimostri che S è una base di (R R)n se e solo se la matrice A = v1 · · · vn ha inversa in Matn (R). Svolgimento Sia S una base di Rn . Allora A è la matrice di passaggio dalla base canonica a S. Detta B la matrice di passaggio da S alla base canonica, si ha B ∈ Matn (R). Inoltre B = A−1 , per l’esercizio precedente. Viceversa supponiamo che A−1 ∈ Matn (R). • S = {v1 , . . . , vn } = {Ae1 , . . . , Aen } genera (R R)n . Infatti per ogni v ∈ Rn : n n n X X X v = A A−1 v = A xi e i = xi (Aei ) = xi vi . i=1 i=1 • S = {v1 , . . . , vn } è indipendente. Infatti 0Rn = 0R n = A −1 0R n = A −1 n X i=1 xi vi = i=1 Pn n X i=1 i=1 xi vi −1 xi A implica: vi = n X xi ei . i=1 Si conclude x1 = · · · = xn = 0. 2.9 Tenendo presente l’Esercizio 2.8, di ciascuno dei seguenti sottoinsiemi di R2 si dica se è una base rispettivamente nel caso R = Q e R = Z: 8 1 2 4 1 5 S1 = , , S2 = , , S3 = , . −1 5 −1 −2 1 4 18 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI Svolgimento 8 1 2 4 1 5 , A2 = , A3 = . −1 5 −1 −2 1 4 Poniamo A1 = • detA1 = 41. Poichè 41 ∈ Q∗ , ma 41 6∈ Z∗ , la matrice A1 ha inversa in Mat2 (Q) ma non in Mat2 (Z). Infatti: A−1 1 = −1 41 8 41 5 41 1 41 ! . Quindi S1 è base di Q2 ma non di Z2 . • detA2 = 0, quindi A2 non ha inversa nè in Q nè in Z. Pertanto S2 non è una base nè di Q2 nè di Z2 . • detA3 = −1 ∈ Z∗ . Quindi A3 ha inversa in Mat2 (Z) e in Mat2 (Q): infatti A−1 3 = −4 5 . Si conclude che S3 è base sia di Q2 sia di Z2 . 1 −1 2.10 Siano R un dominio di integrità , S = {v1 , . . . , vn } un sottoinsieme di Rn . Posto A = v1 · · · vn , si supponga detA 6= 0. Si dimostri che, in tal caso, S è indipendente. Svolgimento Sia ad A l’aggiunta di A. Ricordiamo che si ha: (ad A) A = A (ad A) = det A I. Supponiamo 0Rn = Pn i=1 xi vi (xi ∈ R), ossia: 0 Rn = n X xi Aei = A i=1 n X xi ei . i=1 Moltiplicando il primo e l’ultimo membro per la matrice ad A, 0Rn = (ad A) A n X xi ei = det A i=1 n X xi ei = i=1 n X (det A xi )ei . i=1 Ne segue (det A) xi = 0 per ogni i. Essendo det A 6= 0 e R privo di divisori dello zero, si conclude xi = 0, per ogni i. Pertanto S è indipendente. 2.11 Un R-modulo M sia somma diretta di due sottomoduli M1 e M2 . Sia f : M → M un R-isomorfismo tale che f (M1 ) = M1 . i) Si dimostri che M = M1 +̇f (M2 ); ii) si dia inoltre un esempio in cui f (M2 ) 6≤ M2 . Svolgimento 19 i) Essendo f suriettiva si ha M = f (M ). Da M = M1 + M2 segue M = f (M ) = f (M1 ) + f (M2 ) = M1 + f (M2 ). Sia ora m1 = f (m2 ) un elemento di M1 ∩ f (M2 ). Dall’ipotesi f (M1 ) = M1 segue che esiste m1 ∈ M1 tale che f (m1 ) = m1 = f (m2 ). Ne segue m1 = m2 , essendo f iniettiva. Cosı̀ m2 ∈ M1 ∩ M2 = {0M }, m2 = 0M , f (m2 ) = 0M . Si conclude M1 ∩ f (M2 ) = {0M }. ii) Siano M = R4 , f = µA : M → M l’applicazione lineare v 7→ Av, dove 1 −1 1 0 0 2 0 0 A= 0 0 1 4 . 0 0 1 3 det A 6= 0, quindi f è bijettiva. Poniamo M1 = he1 , e2 i , M2 = he3 , e4 i . M = M1 +̇M2 . f (M1 ) = hAe1 , Ae2 i = M1 f (e3 ) = e1 + e3 + e4 6∈ he3 , e4 i. Di conseguenza f (M2 ) 6≤ M2 . 2.12 Sia f : M → N un omomorfismo di R-moduli e sia M1 un sottomodulo di M tale che f (M1 ) = Im f . Si dimostri che M = Ker f + M1 . Svolgimento Occorre dimostrare che ogni elemento di M è somma di un elemento di Ker f e di un elemento di M1 . Sia m ∈ M . Esiste m1 ∈ M1 tale che f (m) = f (m1 ). Ne segue f (m) − f (m1 ) = 0N , f (m − m1 ) = 0N , (m − m1 ) ∈ Ker f. Si conclude m = (m − m1 ) + m con (m − m1 ) ∈ Ker f , m1 ∈ M1 . 2.13 Siano A, A0 , B, B 0 delle matrici tali che A è equivalente ad A0 , B è equivalente a B 0 . Si dimostri che sono equivalenti le matrici: 0 A 0 A 0 0 C := , C := . 0 B 0 B0 20 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI Svolgimento Per ipotesi esistono matrici invertibili Q1 , P1 , Q2 , P2 tali che A0 = Q1 AP1 , B 0 = Q2 BP2 . Le matrici: Q := Q1 0 0 Q2 , P := P1 0 0 P2 sono invertibili. Infatti: −1 Q = Q−1 0 1 0 Q−1 2 , P −1 = P1−1 0 0 P2−1 . Eseguendo il prodotto di matrici a blocchi si conclude che QCP = C 0 , da cui l’asserto. 2.14 Si consideri il Q[x]-modulo V := Q[x] . hx4 − 9i Posto J := x4 − 9 , si trovi una base B di V come Q-modulo e si scriva la matrice C, rispetto a B, della applicazione lineare µx : V → V tale che J + f (x) 7→ J + xf (x). Si scriva inoltre µx J + x9 come combinazione lineare degli elementi di B. Svolgimento Ogni elemento J + f (x) di V si scrive in modo unico nella forma J + q0 + q1 x + q2 x 2 + q3 x 3 dove q0 + q1 x + q2 x2 + q3 x3 è il resto della divisione di f (x) per x4 − 9. Possiamo quindi scegliere B = {w1 , w2 , w3 , w4 }, dove: w1 := J + 1, w2 := J + x, µx (w1 ) = w2 µx (w2 ) = w3 µ (w ) = w4 x 3 µx (w4 ) = 9w1 w3 := J + x2 , =⇒ 0 1 C= 0 0 0 0 1 0 w4 := J + x3 . 0 0 0 1 9 0 . 0 0 Posto v = J + x9 si ha v = J + 81x = 81w2 . Quindi µx (v) = 81w3 . 21 2.15 Si considerino il Q[x]-modulo V := Q[x] Q[x] ⊕ 4 , 2 hx − 3i hx − 9i le proiezioni canoniche π1 : V → Q[x] , hx2 − 3i π2 : V → Q[x] hx4 − 9i e la applicazione lineare µx : V → V tale che v 7→ xv. i) Si dimostri che i sottomoduli V1 := Ker π2 , V2 := Ker π1 sono µx -invarianti e che V = V1 +̇V2 . ii) Per i = 1, 2 si trovino delle basi Bi di Vi e le matrici Ci delle restrizioni della µx rispetto Bi . Si deduca la matrice C della µx rispetto a B := B1 ∪ B2 . Svolgimento Ponendo I := x2 − 3 , J := x4 − 9 , si ha: I + f (x) | f (x) ∈ Q[x] V1 := J +0 I +0 | f (x) ∈ Q[x] . V2 := J + g(x) Ne segue I + xf (x) | f (x) ∈ Q[x] ≤ V1 . mx (V1 ) := J +0 Analogamente µx (V2 ) := I +0 | g(x) ∈ Q[x] ≤ V2 . J + xg(x) Quindi V1 e V2 sono µx -invarianti. Poichè ogni elemento di V è della forma I + f (x) I + f (x) I +0 = + J + g(x) J +0 J + g(x) si ha V = V1 + V2 . Ovviamente V1 ∩ V2 = {0V }. Pertanto V = V1 +̇V2 . Come base di V1 possiamo scegliere B1 = {v1 , v2 }, dove I +1 I +x v1 := , v2 := . 0V2 0V2 0 3 Da µx (v1 ) = v2 , µx (v2 ) = 3v1 segue C1 = . 1 0 22 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI Come base di V2 possiamo scegliere B2 = {w1 , w2 , w3 , w4 , }, dove 0V1 0V1 0 V1 0V1 w1 := , w2 := , w3 := , w := . 4 J +1 J +x J + x2 J + x3 La matrice C2 è deducibile dall’esercizio precedente. Pertanto la matrice di mx : V → V rispetto B := B1 ∪ B2 0 3 0 0 0 1 0 0 0 0 C1 0 0 0 = 0 0 C2 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 è 0 0 9 . 0 0 0 Questo fatto può essere trovato anche considerando direttamente l’azione di µx su B. 2.16 Si trovi una base B di V := Q[x] Q[x] Q[x] ⊕ ⊕ hx − 3i hx + 1i hxi come Q-modulo e si scriva la matrice C, rispetto a B, della applicazione lineare µx : V → V tale che v 7→ xv. Svolgimento hx − 3i + 1 B := hx + 1i + 0 , hxi + 0 hx − 3i + 0 hx + 1i + 1 , hxi + 0 3 0 0 C = 0 −1 0 0 0 0. hx − 3i + 0 hx + 1i + 0 . hxi + 1 Esercizi III Moduli f.g. su PID 3.1 Si dimostri che gli unici ideali di un campo K sono {0K } e K. Svolgimento Sia I un ideale di K. Se esiste i 6= 0K in I, allora i−1 i = 1K ∈ I. Ne segue k1K ∈ I per ogni k ∈ K, da cui I = K. 3.2 Siano d1 , d2 ∈ D, dominio di integrità . Si dimostri che hd1 i ≥ hd2 i ⇔ d1 |d2 . Svolgimento Ricordiamo che, per d ∈ D, si definisce hdi := {dq | q ∈ D}. In particolare d = d 1 appartiene a hdi. Sia hd1 i ≥ hd2 i. Da d2 ∈ hd1 i segue d2 = d1 q, per un opportuno q ∈ D. Pertanto d1 divide d2 . Viceversa, supponiamo d1 |d2 , ossia d2 = d1 q1 , per un opportuno q1 ∈ D. Da d2 q = d1 (q1 q), per ogni q ∈ D, segue hd1 i ≥ hd2 i. 3.3 Nell’anello Z, si dimostri che h3i = hzi ⇔ z = ±3. Svolgimento Ricordiamo che, per a ∈ Z, si definisce hai := {ak | k ∈ Z}. In particolare a = a 1 appartiene a hai. Sia hzi = h3i. Ne segue 3 ∈ hzi, ossia 3 = zk per un opportuno intero k. Pertanto z = ±1 o z = ±3. Se fosse z = ±1 si avrebbe hzi = Z 6= h3i. Si conclude z = ±3. 23 24 ESERCIZI III. MODULI F.G. SU PID Viceversa sia z = −3. Da 3k = −3(−k) per ogni k ∈ Z, segue h3i ≤ h−3i. Da (−3)k = 3(−k) per ogni k ∈ Z, segue h−3i ≤ h3i. Pertanto h−3i = h3i. 3.4 Nell’anello Q[x], si dimostri che hx2 − 1i = hf (x)i ⇔ f (x) = λ(x2 − 1), 0 6= λ ∈ Q. Svolgimento Ricordiamo che, per g(x) ∈ Q[x], si definisce hg(x)i := {g(x)q(x) | q(x) ∈ Q[x]} . In particolare g(x) = g(x) 1 appartiene a hg(x)i. Sia hx2 − 1i = hf (x)i. Ne segue x2 − 1 = f (x)q(x) per un opportuno polinomio q(x), da cui f (x) = λ, o f (x) = λ(x − 1), o f (x) = λ(x + 1) o f (x) = λ(x2 − 1), per un opportuno λ ∈ Q non nullo. Siccome λ, λ(x − 1) e λ(x + 1) non sono multipli di x2 − 1, avendo grado < 2, si conclude f (x) = λ(x2 − 1), per qualche numero razionael λ 6= 0. Viceversa sia f (x) = λ(x2 − 1), 0 6= λ ∈ Q. Da (x2 − 1)q(x) = λ(x2 − 1) λ−1 q(x) per ogni q(x) ∈ Q[x], segue hx2 − 1i ≤ hλ(x2 − 1)i. Da λ(x2 − 1)q(x) = (x2 − 1) (λq(x)) per ogni q(x) ∈ Q[x], segue hλx2 − 1i ≤ h(x2 − 1)i. Pertanto hx2 − 1i = hλx2 − 1i. 3.5 Si dimostri che, se K è un campo, allora tutti gli ideali di K[x] sono principali. Svolgimento Sia I un ideale di K[x]. Se I è l’ideale nullo, è generato dal polinomio nullo. Altrimenti sia d(x) un polinomio di I di grado minimo fra i polinomi non nulli di I. Per definizione di ideale ogni multiplo di d(x) appartiene a I. D’altra parte, sia a(x) un polinomio di I. Dividendo a(x) per d(x) si ha a(x) = d(x)q(x) + r(x), dove r(x) ha grado strettamente inferiore a quello di d(x). Poichè r(x) = a(x) − d(x)q(x) appartiene a I essendo somma 25 di due suoi elementi, ne segue che r(x) è il polinomio nullo per la minimalità del grado di d(x). Pertanto a(x) = d(x)q(x) è multiplo di d(x). Concludiamo che I è l’insieme dei multipli di d(x), ossia è generato da d(x). 3.6 Sia M = un D-modulo f.g. e d(M ) indichi il minimo numero dei suoi generatori. Si dimostri che: 1) se N è immagine epimorfa di M allora d(N ) ≤ d(M ); 2) se M = X + Y , con X e Y sottomoduli, allora d(M ) ≤ d(X) + d(Y ). Svolgimento 1) Sia f : M → N un epimorfismo di D-moduli. Posto d(M ) = n, fissiamo un insieme di generatori di M {m1 , . . . , mn } di M , avente cardinalità minima n. La sua immagine {f (m1 ) , . . . , f (mn )} ha cardinalità ≤ n e genera N per la suriettività di f . Infatti, per ogni y ∈ N , esiste P x ∈ M tale che f (x) = y. Da x = ni=1 di mi , per opportuni coefficenti di ∈ D, segue y = f (x) = n X di f (mi ). i=1 Pertanto d(N ) ≤ n. 2) Posto d(X) = k, sia {x1 , . . . , xk } un insieme di generatori di X. Analogamente, posto d(Y ) = h, sia{y1 , . . . , yh } un insieme di generatori di Y . Verifichiamo che S := {x1 , . . . , xk , y1 , . . . , yh } è un insieme di generatori di M . Infatti, per ogni m ∈ M , esistono x ∈ X e y ∈ Y tali che m = x + y. Da x= k X ai xi , y = i=1 h X bi yi i=1 per opportuni coefficenti ai , bj ∈ D, segue m= k X i=1 ai xi + k X bi yi . i=1 Pertanto S genera M . Siccome |S| = h + k, si conclude che d(M ) ≤ k + h. 26 ESERCIZI III. MODULI F.G. SU PID 3.7 Sia M = M1 + M2 un D-modulo. Si dimostri che Ann (M ) = Ann (M1 ) ∩ Ann (M2 ). Svolgimento Ann (M ) ≤ Ann (M1 ). Sia infatti x ∈ Ann (M ). Per ogni m1 ∈ M1 , si ha m1 ∈ M da cui xm1 = 0M . Pertanto x ∈ Ann (M1 ). Analogamente si dimostra Ann (M ) ≤ Ann (M2 ). Ne segue Ann (M ) ≤ Ann (M1 ) ∩ Ann (M2 ). Viceversa sia x ∈ Ann (M1 ) ∩ Ann (M2 ). Per ogni m ∈ M esistono m1 ∈ M1 , m2 ∈ M2 tali che m = m1 + m2 . Da x ∈ Ann (M1 ) segue xm1 = 0M . Da x ∈ Ann (M2 ) segue xm2 = 0M . Pertanto xm = xm1 + xm2 = 0M , da cui x ∈ Ann (M ). Abbiamo cosı̀ verificato Ann (M1 ) ∩ Ann (M2 ) ≤ Ann (M ). La doppia inclusione dà la tesi. 3.8 Si calcolino gli annullatori dei seguenti Z-moduli: Z, Z , 2Z Z , 5Z Z Z ⊕ , 2Z 5Z Z Z ⊕ . 6Z 9Z Svolgimento Ann (Z) = {0}. Ann Z 2Z = 2Z. Ann Z 5Z = 5Z. Ann Z 2Z ⊕ Z 5Z = 5Z = 2Z ∩ 5Z = 10Z. Ann Z 6Z ⊕ Z 9Z = 5Z = 6Z ∩ 9Z = 18Z. 3.9 Si dimostri che l’applicazione f : Z → Z2 ⊕Z5 tale che z 7→ [z]2 ! è un epimorfismo [z]5 di Z-moduli. Per ciascun elemento del codominio, si indichi una preimmagine in Z. Si determini Ker f . Svolgimento 27 Per ogni z, t ∈ Z si ha: f (z + t) := [z + t]2 ! [z]2 = [z + t]5 ! [t]2 + [z]5 ! = f (z) + f (t). [t]5 Pertanto f è un omomorfismo. ! [a]2 Dato un generico elemento di Z2 ⊕ Z5 , mediante il Teorema cinese del resto si [b]5 trova che una sua preimmagine in Z è 5a − 4b. Pertanto f è suriettiva. Per z ∈ Z si ha [z]2 f (z) = ! [0]2 = [z]5 ! [0]5 se e solo se 2|z e 5|z, se e solo se 10|z. Pertanto Ker f = 10Z. Per il Teorema fondamentale degli omomorfismi Z = Z10 ' Z2 ⊕ Z5 . 10Z 3.10 Si dica se l’applicazione f : Z → Z2 ⊕ Z4 tale che ! [z]2 z 7→ [z]4 è un omorfismo di Z-moduli, e se è suriettiva. Svolgimento Per ogni z, t ∈ Z si ha: f (z + t) := [z + t]2 [z + t]4 ! = [z]2 [z]4 ! + [t]2 [t]4 ! = f (z) + f (t). Pertanto f è un omomorfismo. f non è suriettiva. Si vede in due modi. I modo Ker f = 4Z, da cui Z 4Z = Z4 ' Imf . Ne segue che |Imf | = 4. D’altra parte |Z2 ⊕ Z4 | = 8 > 4. ! [1]2 II modo L’elemento non ha preimmagini in Z. Infatti, detta z una sua [2]4 eventuale preimmagine dovrebbe essere contemporaneamente ( z ≡ 1 (mod 2) z≡2 (mod 4) La prima condizione implica z = 2q + 1, con q ∈ Z, da cui z dispari. 28 ESERCIZI III. MODULI F.G. SU PID La seconda condizione implica z = 4k + 2, con q ∈ Z, da cui z = 2(2k + 1) pari, contraddizione. 3.11 Si dimostri che l’applicazione f : Q[x] → a(x) 7→ Q[x] hx2 +2i ⊕ Q[x] hx3 +1i tale che ! 2 x + 2 + a(x) 3 x + 1 + a(x) è un epimorfismo di Q[x]-moduli. Si indichi una preimmagine di ! 2 x +2 +x+4 3 x + 1 + x2 in Q[x]. Si determini Ker f . Svolgimento Poniamo I = x2 + 2 , J = x3 + 1 . Per ogni a(x), b(x) ∈ Q[x] si ha: f (a(x) + b(x)) := I + a(x) + b(x) ! ! I + a(x) = I + b(x) + J + a(x) + b(x) J + a(x) ! = f (a(x)) + f (b(x)) . J + b(x) f (a(x)b(x)) := I + a(x)b(x) ! I + b(x) ! = a(x) J + a(x)b(x) = a(x)f (b(x)) . J + b(x) Pertanto f è un Q[x]-omomorfismo. f è suriettiva per il Teorema cinese del resto. Infatti, risolvendo il relativo sistema di congruenze, si trova che una preimmagine in Q[x] del generico elemento 2 x + 2 + a(x) 3 x + 1 + b(x) è 91 (x3 + 1)(2x + 1)a(x) + (x2 + 2)(−2x2 − x + 4)b(x). In particolare per a(x) = (x + 4), b(x) = x2 si ha una preimmagine dell’elemento richiesto. Ker f è l’ideale di Q[x] generato da (x3 + 1)(x2 + 2), ossia x5 + 2x3 + x2 + 2 . 3.12 Si dica se l’applicazione f : Q[x] → a(x) 7→ Q[x] hx2 −1i ⊕ Q[x] hx−1i tale che ! 2 x − 1 + a(x) hx − 1i + a(x) è un omomorfismo di Q[x]-moduli e se è suriettiva. 29 Svolgimento Ponendo I = x2 − 1 , J = hx − 1i e ragionando come nell’esercizio precedente, si ha che f è un omomorfismo di Q[x]-moduli. Tuttavia, poichè x2 − 1 e x − 1 non sono coprimi, non si può applicare il Teorema Cinese del resto. In effetti f non è suriettiva. Ad esempio l’elemento ! x2 − 1 + x − 1 hx − 1i + 1 non ha alcuna preimmagine. Infatti, detta c(x) una sua eventuale preimmagine, dovrebbe essere (mod (x2 − 1)) (mod (x − 1)) c(x) ≡ x − 1 c(x) ≡ 1 La prima condizione implica c(x) ≡ 0 (mod (x − 1)), in contrasto con la seconda. 3.13 Sia I l’deale di K[x] generato dal polinomio d(x), di grado n > 0. Si provi che ad ogni laterale di I appartiene un unico polinomio r(x) di grado ≤ n − 1. Svolgimento Sia I + f (x) un laterale, con f (x) ∈ K[x]. Dividendo f (x) per d(x) si ha f (x) = d(x)q(x) + r(x), dove r(x) ha grado ≤ n − 1. Da r(x) = d(x) (−q(x)) + f (x) segue r(x) ∈ I + f (x). Infine, sia s(x) ∈ I + f (x) = I + r(x), con deg s(x) ≤ n − 1. Il polinomio differenza s(x) − r(x) ha grado ≤ n − 1 e deve essere divisibile per d(x), che ha grado n. Si conclude che s(x) − r(x) = 0, da cui s(x) = r(x). 3.14 Per i seguenti Q[x]-moduli si dia un insieme di generatori minimale come Q[x]modulo e un insieme di generatori minimale come Q-modulo: M= Q[x] , hx + 4i N= hx3 Q[x] , + 2x − 1i M ⊕ N. Si dimostri che M , N e M ⊕ N , come Q[x]-moduli, non hanno base. Svolgimento Come Q[x]-moduli M , N e M ⊕ N sono tutti generati da 1 elemento (non essendo nulli, non possono essere generato da 0 elementi). Ad esempio hx + 4i + 1 genera M , 3 x + 2x − 1 + 1 genera N e x4 + 4x3 + 2x2 + 7x − 4 + 1 genera M ⊕ N . Se avessero una base come Q[x]-moduli sarebbero liberi, in particolare privi di tor sione. Ma i loro ideali annullatori in Q[x] sono rispettivamente hx + 4i, x3 + 2x − 1 e 4 x + 4x3 + 2x2 + 7x − 4 . 30 ESERCIZI III. MODULI F.G. SU PID Tenendo presente l’esercizio precedente, si ottengono le seguenti Q-basi: • {hx + 4i + 1} per M ; • x3 + 2x − 1 + 1, x3 + 2x − 1 + x, x3 + 2x − 1 + x2 per N ; Ponendo I = hx + 4i, J = x3 + 2x − 1 , una base di M ⊕ N è : I +1 ! I +0 ! , J +0 I +0 , ! I +0 , J +1 J +x J + x2 ! . 3.15 Si determinino l’ordine, i divisori elementari, la decomposizione primaria, i fattori invarianti, la forma normale, l’annullatore, il minimo numero di generatori d(A) e d(B) dei seguenti gruppi abeliani: A := Z20 ⊕ Z120 ⊕ Z50 , B := Z9 ⊕ Z3 ⊕ Z3 ⊕ Z27 . Svolgimento |A| = 20 · 120 · 50 = 120000, divisori elementari 4, 5, 8, 3, 5, 2, 25, A ' Z2 ⊕ Z4 ⊕ Z8 ⊕ Z3 ⊕ Z5 ⊕ Z5 ⊕ Z25 (decomposizione primaria). Fattori invarianti: d3 = m.c.m {4, 5, 8, 3, 5, 2, 25} = 8 · 38 · 25 = 600 d2 = m.c.m {4, 5, , 5, 2} = 4 · 5 = 20 d1 = m.c.m {2, 5} = 10. A ' Z10 ⊕ Z20 ⊕ Z600 (forma normale). Ann (A) = 600Z. d(A) = 3. |B| = 9 · 3 · 3 · 27 = 37 , divisori elementari 3, 3, 9, 27. B è già assegnato mediante una sua decomposizione primaria (definita a meno di permutazioni degli addendi diretti). Fattori invarianti: d4 = 27, d3 = 9, d2 = d1 = 3. B ' Z3 ⊕ Z3 ⊕ Z9 ⊕ Z27 (forma normale). Ann (B) = 27Z. d(B) = 4. 3.16 Si determinino i gruppi abeliani non isomorfi di ordine p4 , con p primo. 31 Svolgimento • Zp ⊕ Zp ⊕ Zp ⊕ Zp ; • Zp ⊕ Zp ⊕ Zp2 ; • Zp ⊕ Zp3 ; • Zp2 ⊕ Zp2 ; • Zp4 ; 3.17 Si determinino i gruppi abeliani non isomorfi di ordine 120. Svolgimento Detta d1 , . . . , dt la sequenza dei fattori invarianti di un gruppo abelliano di ordine 120 = 23 · 3 · 5 si ha t ≤ 3. • t = 3, d1 = d2 = 2, d3 = 30, Z2 ⊕ Z2 ⊕ Z30 ; • t = 2, d1 = 2 d2 = 60, Z2 ⊕ Z60 ; • t = 1, d1 = 120, Z120 . 3.18 Si determinino i gruppi abeliani non isomorfi di ordine 324. Svolgimento Detta d1 , . . . , dt la sequenza dei fattori invarianti di un gruppo abelliano di ordine 324 = 22 · 34 si ha t ≤ 4. • t = 4, d1 = d2 = 3, d3 = d4 = 6, Z3 ⊕ Z3 ⊕ Z6 ⊕ Z6 ; • t = 4, d1 = d2 = d3 = 3, d4 = 12, Z3 ⊕ Z3 ⊕ Z3 ⊕ Z12 ; • t = 3, d1 = 3, d2 = 6, d3 = 18, Z3 ⊕ Z6 ⊕ Z18 ; • t = 3, d1 = d2 = 3, d3 = 36, Z3 ⊕ Z3 ⊕ Z36 ; • t = 2, d1 = 3, d2 = 108, Z3 ⊕ Z108 ; • t = 2, d1 = 2, d2 = 162, Z2 ⊕ Z162 ; • t = 2, d1 = 9, d2 = 36, Z9 ⊕ Z36 ; • t = 2, d1 = 18, d2 = 18, Z18 ⊕ Z18 ; • t = 2, d1 = 6, d2 = 54, Z6 ⊕ Z54 ; • t = 1, d1 = 324, d2 = 36, Z324 . 3.19 Si determini la decomposizione primaria del C[x]-modulo: V := C[x] . + 16i hx4 32 ESERCIZI III. MODULI F.G. SU PID Si calcoli una base di V come C-modulo. Svolgimento π Il numero complesso = e 4 i è tale che 4 = −1. Ne segue che le radici di x4 + 16 sono 2, 23 , 25 , 27 . Pertanto la decomposizione primaria di V è : C[x] C[x] C[x] C[x] ⊕ ⊕ ⊕ . 3 5 h(x − 2)i h(x − 2 )i h(x − 2 )i h(x − 27 )i Posto x4 + 16 := I, una base di V come C-modulo è : I + 1, I + x, I + x2 , I + x3 . 3.20 Si scrivano i divisori elementari, la decomposizione primaria, i fattori invarianti e la forma normale del seguente Z-modulo (= gruppo abeliano): Z35 ⊕ Z49 ⊕ Z50 ⊕ Z18 ⊕ Z12 . Svolgimento Divisori elementari: 5, 7, 72 , 2, 52 , 2, 32 , 22 , 3. Decomposizione primaria: Z5 ⊕ Z7 ⊕ Z49 ⊕ Z2 ⊕ Z25 ⊕ Z2 ⊕ Z9 ⊕ Z3 ⊕ Z4 . Fattori invarianti: d3 = m.c.m 2, 2, 22 , 3, 32 , 5, 52 , 7, 72 = 22 · 32 · 52 · 72 = 44100 d2 = m.c.m {2, 2, 3, 5, 7} = 2 · 3 · 5 · 7 = 210 d1 = 2. Forma normale: Z2 ⊕ Z210 ⊕ Z44100 . 3.21 Si scrivano i divisori elementari, la decomposizione primaria, i fattori invarianti e la forma normale del seguente Cx]-modulo: C[x] C[x] ⊕ 4 . 4 hx − 4i hx − 4x2 + 4i Svolgimento Divisori elementari: √ √ √ √ √ √ (x − 2), (x + 2), (x − 2i), (x + 2i), (x − 2)2 , (x + 2)2 . 33 Decomposizione primaria: C[x] C[x] C[x] C[x] C[x] C[x] √ ⊕ √ ⊕ √ ⊕ √ ⊕ √ ⊕ √ . x− 2 x+ 2 x − 2i x + 2i (x − 2)2 (x + 2)2 Fattori invarianti: √ √ √ √ d2 (x) = (x − 2i)(x + 2i)(x − 2)2 (x + 2)2 = x6 − 2x4 − 4x2 + 8. d1 (x) = x2 − 2. Forma normale: C[x] C[x] ⊕ 6 . 2 hx − 2i hx − 2x4 − 4x2 + 8i 34 ESERCIZI III. MODULI F.G. SU PID Esercizi IV Forme canoniche delle matrici Data A ∈ Matn (K) indichiamo con d1 (x), . . . , dt (x) la sequenza dei suoi invarianti di similaritá e con n1 , . . . , nt i loro rispettivi gradi. Ricordiamo che é: n= t X ni , car A = i=1 t Y di (x). i=1 Due matrici sono coniugate se e solo hanno la stessa sequenza di fattori invarianti. Indichiamo inoltre con µA : Kn → Kn l’applicazione lineare v 7→ Av, ∀ v ∈ Kn . La matrice di µA , rispetto alla base canonica, é A. 4.1 In Mat2 (Q) si dica se sono coniugate le matrici 2 3 0 0 A= , B= . 1 1 0 3 Si trovi inoltre una base di Q2 rispetto alla quale la µA abbia matrice la forma canonica razionale di A. Idem per µB . Svolgimento A e B non sono coniugate perchè , se lo fossero, avrebbero lo stesso polinomio caratteristico. Ma car A = x2 − 3x − 1. Invece car B = x2 − 3x. A non è scalare. Quindi il suo polinomio minimo coincide con il suo polinomio caratteristico e la sua forma canonica razionale è una matrice companion. Idem per B. 1 2 L’insieme B := {e1 , Ae1 } = , é indipendente, quindi una base di Q2 . 0 1 Da A2 − 3A − I = 0 segue A(Ae1) = A2 e1 = (I + 3A)e1 = e1 + 3(Ae1). 35 36 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI 0 1 Si conclude che la matrice di µA rispetto B é , forma canonica razionale di A. 1 3 1 0 Poniamo v = e1 + e2 . L’insieme C := {v, Bv} = , é indipendente, quindi 1 3 una base di Q2 . Da B 2 − 3B = 0 segue B(Bv) = B 2 v = 3Bv. 0 0 Si conclude che la matrice di µB rispetto C é , forma canonica razionale di B. 1 3 4.2 Si dimostri che due matrici non scalari A, B di Mat2 (K) sono coniugate se e solo se hanno lo stesso polinomio caratteristico. Svolgimento Matrici coniugate hanno lo stesso polinomio caratteristico. Viceversa, supponiamo car A = car B = x2 + k1 x + k0 . Poichè A non è scalare, non può essere t = 2, d1 (x) = d2 (x) = x − k. Quindi t = 1 e l’unico invariante di similaritá di A é d1 (x) = car A. Analogamente B ha un unico invarianti di similaritá che é car B. Dall’ipotesi car A = car B segue che A, B hanno gli stessi invarianti di similaritá, quindi sono coniugate. La loro forma canonica razionale é 0 −k0 C= . 1 −k1 Quindi sono coniugate. 2 8 4.3 Sia A = . 1 4 1) Si trovi la forma canonica razionale C di A; 2) si mostri che B = {e1 , Ae1 } è una base di K2 e che la matrice di µA rispetto B é C; 3) si trovi la matrice di passaggio P dalla base canonica a B e si verifichi che P −1 AP = C. Svolgimento 1) Poichè A non è scalare, si ha t = 1, d1 (x) = car(A) = x2 − 6x. 37 In particolare A2 − 6A = 0, da cui A2 = 6A. Inoltre C = 0 0 . 1 6 1 2 2) I due vettori e1 = , Ae1 = sono linearmente indipendenti (verificarlo !), 0 1 quindi B è una base di K2 . Da A (Ae1 ) = A2 e1 = 6 (Ae1 ) si deduce che la matrice di µA rispetto B è C. 1 2 1 −2 3) P = , P −1 = , P −1 AP = C. 0 1 0 1 4.5 Si dia un esempio di due matrici non scalari A, B di Mat3 (K) che hanno lo stesso polinomio caratteristico, ma non sono coniugate. Svolgimento 0 0 0 0 0 A = 0 0 0, B = 1 0 0 1 0 0 1 A ha sequenza di invarianti di 0 0 . 0 similaritá x, x2 . B ha sequenza di invarianti di similaritá x3 . Ne segue che non sono coniugate, pur avendo lo stesso polinomiuo caratteristico x3 . (Si noti che sono due forme canoniche razionali !). 4.6 In Mat3 (Q) si dica se sono coniugate le matrici: 2 0 0 0 0 0 0 0 0 A = 1 2 0 , B = 0 2 −1 D = 1 −10 −9 . 0 0 0 −1 16 14 −1 0 2 Svolgimento car A= car B=car D = x(x − 2)2 . A2 − 2A = 0 implica t = 2, d1 (x) = x − 2, d2 (x) = x(x − 2) = x2 − 2x. B 2 − 2B = 0 implica t = 2, d1 (x) = x − 2, d2 (x) = x(x − 2) = x2 − 2x. D2 − 2D 6== 0 implica t = 1, d1 (x) = x(x − 2)2 . 2 A e B sono coniugate e hanno forma canonica razionale C = 0 0 0 D non è coniugata ad A e ha forma canonica razionale C = 1 0 0 0 0 0 1 2 0 0 0 −4 1 4 38 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI 1 0 4 4.7 1) Si trovi la forma canonica razionale C di A = 2 3 −4. −1 0 5 2) si domostri che B = {e2 , e1 , Ae1 } è una base di K3 e che la matrice di µA rispetto B é C; 3) si trovi la matrice di passaggio P dalla base canonica a B e si verifichi che P −1 AP = C. Svolgimento 1) Poichè A non è scalare, si ha t ≤ 2. Calcoliamo car(A). x−1 0 −4 4 = (x − 1)(x − 3)(x − 5) + 4(x − 3) = (x − 3)3 . det −2 x − 3 1 0 x−5 Da (A − 3I)2 = 0 si conclude t = 2, d1 (x) = x − 3, d2 (x) = (x − 3)2 , 3 0 0 C = 0 0 −9 . 0 1 6 2) I tre vettori 1 1 0 2 e2 = 1 , e1 = 0 , Ae1 = −1 0 0 sono linearmente indipendenti (verificarlo !), quindi B è una base di K3 . Ricordando che (A − 3I)2 = 0, ossia A2 = 6A − 9I, si ha: Ae2 = 3e2 , A (Ae1 ) = A2 e1 = 6 (Ae1 ) − 9e1 . Concludiamo che la matrice di µA rispetto B è C. 3) 0 1 1 0 1 2 P = 1 0 2 , P −1 = 1 0 1 , P −1 AP = C. 0 0 −1 0 0 −1 4.8 Una matrice A ∈ Mat3 (K) abbia un unico invariante di similaritá d1 (x) = k0 + k1 x + k2 x2 + x3 . Si dimostri che esiste v ∈ K3 tale che B = v, Av, A2 v é una base di K3 . Svolgimento 39 La forma canonica razionale di A è 0 0 −k0 C = 1 0 −k1 . 0 1 −k2 Poiché A é coniugata a C, esiste P tale che P −1 AP = C. Posto v := P e1 , mostriamo che v, Av, A2 v é indipendente. A tale scopo sia 0 = av + b(Av) + c A2 v = a (P e1 ) + b(AP e1 ) + c A2 P e1 . Moltiplicando per P −1 e notando che P −1 A2 P = P −1 AP 2 : 0 = ae1 + b (Ce1 ) + c C 2 e1 = ae1 + be2 + ce3 . Si conclude a = b = c = 0. 0 3 −1 4.9 Sia A = 0 1 5 ∈ Mat3 (Q). 0 0 2 1) Si trovi un vettore v ∈ Q3 tale che B = v, Av, A2 v sia una base di Q3 ; 2) si verifichi che la matrice di µA risp. B è la forma can. razionale C di A; 3) si trovi la matrice di passaggio P dalla base canonica a B e si verifichi che P −1 AP = C. Svolgimento 1) Car(A) = x(x − 1)(x − 2) non ha fattori multipli. Quindi A un unico invariante di similaritá d1 (x) = x3 − 3x2 + 2x.InparticolareA3 = 3A2 − 2A. 1 2 16 Posto v = 1 si ha Av = 6, A2 v = 16 e i tre vettori sono linearmente 1 2 4 indipendenti (verificarlo!). Pertanto B = v, Av, A2 v é una base di Q3 . 2) A A2 v = A3 v = (3A2 − 2A)v = −2(Av) + 3 A2 v . Segue che la matrice di µA rispetto a B é: 0 0 0 C = 1 0 −2 . 0 1 3. 40 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI 1 1 2 16 6 −1 −1 3) P = 1 6 16 , P = 4 1 1 2 4 12 −1 2 1 4 0 4 3 0 , P −1 AP = C. −1 12 4.10 Si trovi la forma canonica razionale C della matrice 2 0 1 A = −1 3 0 ∈ Mat3 (Q). 0 1 0 Svolgimento Se fosse t = 2 la matrice A annullerebbe un polinomio monico, di grado 2, a coefficienti in K. Ma A2 + k1 A + k0 A0 = 4 1 2 2k1 0 k1 k0 0 0 ∗ 1 ∗ −5 9 −1 + −k1 3k1 0 + 0 k0 0 = ∗ ∗ ∗ −1 3 0 0 k1 0 0 0 k0 ∗ ∗ ∗ non é mai la matrice nulla. Si conclude t = 1, d1 (x) = car A = x3 − 5x2 + 6x + 1, 0 0 −1 C = 1 0 −6 0 1 5 4.11 Si dimostri che una matrice A ∈ Matn (K) è scalare se e solo se ha n invarianti di similaritá. Svolgimento Supponiamo che A abbia n invarianti di similaritá. Dato che i loro gradi sono ≥ 1 e la loro somma è n, essi devono avere tutti grado 1. Poichè sono monici e ciascuno divide il successivo, devono essere tutti uguali a x − k, per un opportuno k ∈ K. Pertanto la forma canonica razionale di A è la matrice: k C = ... = kI. k Poichè A è coniugata a C, esiste P tale che A = P −1 CP . Ne segue che A = P −1 CP = P −1 kIP = kI = C è scalare. 41 Viceversa, supponiamo che A = kI sia scalare. Siccome kI è una forma canonica razionale, e A è coniugata a se stessa, A coincide con la propria forma canonica razionale. Chiaramente i suoi invarianti di similaritá sono n, tutti uguali a x − k. 4.12 Sia A ∈ Matn (K). Si dimostri che A ha un unico invariante di similaritá se e solo se esiste v ∈ Kn tale che v, Av, . . . , An−1 v é indipendente. Svolgimento Supponiamo che esista v ∈ Kn tale che B := v, Av, . . . An−1 v sia indipendente, quindi una base di Kn . Ne segue che l’insieme B ∪ {An v} é dipendente. Esistono quindi dei coefficienti, non tutti nulli, tali che: h0 v + h1 (Av) + · · · + hn (An v) = 0. Sicuramente hn 6= 0, per l’indipendenza di B. Dividendo per hn e ponendo ki := h−1 n hi si ottiene: An = − n−1 X ki Ai . i=0 In particolare A A n−1 v =− n−1 X ki Ai v i=0 da cui si deduce che la matrice di µA rispetto a B é la matrice companion Cd1 (x) , dove d1 (x) = xn + n−1 X k i xi . i=0 Poiché la matrice di µA rispetto alla base canonica di Kn é A, si conclude che Cd1 (x) é coniugata ad A, quindi é la sua forma canonica razionale. Pertanto d1 (x) è l’unico invariante di similaritá di A. Viceversa, supponiamo che A abbia un unico fattore invariante d1 (x). Ne segue che A è coniugata alla matrice companion C := Cd1 (x) . Sia P tale che P −1 AP = C. L’insieme e1 , Ce1 , . . . , C n−1 e1 = {e1 , e2 , . . . , en } é una base di Kn . Quindi anche P e1 , P Ce1 , . . . , P C n−1 e1 = {P e1 , P e2 , . . . , P en } 42 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI é una base. Ora, da AP = P C segue facilmente, per induzione su k, che Ak P = P C k per ogni k ≥ 1. Si conclude che (P e1 ) , P Ce1 , . . . , P C n−1 e1 = P e1 , A (P e1 ) , . . . , An−1 (P e1 ) é una base. In particolare é indipendente. Posto v := P e1 si ha l’asserto. 4.13 Si determinino tutte le forme canoniche razionali di Mat6 (K) il cui polinomio caratteristico é d(x) = x6 − x5 − 18x4 + 14x3 + 61x2 − 93x + 36. Svolgimento Fattorizzando si ha d(x) = (x − 1)3 (x + 3)2 (x − 4). Da d1 (x)t divide dt (x) segue t ≤ 3. Le possibili sequenze di fattori invarianti sono: (x − 1)3 (x + 3)2 (x − 4) (x − 1), (x − 1)2 (x + 3)2 (x − 4) (x + 3) (x − 1)3 (x + 3)(x − 4) (x − 1)(x + 3) (x − 1)2 (x + 3)(x − 4) (x − 1), (x − 1) (x − 1)(x + 3)2 (x − 4) (x − 1), (x − 1)(x + 3) (x − 1)(x + 3)(x − 4) Le corrispondenti 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 forme canoniche 1 0 −36 0 93 0 −61 , 0 −14 0 18 1 1 0 3 1 −2 0 0 0 12 , 1 0 0 −23 0 1 0 9 0 0 1 3 razionali sono: 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 36 0 −57 , 0 4 0 18 1 0 1 1 0 0 0 −36 , 1 0 0 21 0 1 0 17 0 0 1 −1 −3 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 −12 0 35 0 −32 0 6 1 4 1 4.14 Sia A ∈ Matn (Q) e sia d(x) = carA. Si dimostri che se M.C.D. d(x), d0 (x) = 1, 0 −3 1 4 0 0 12 1 0 −19 0 1 8 43 allora A é coniugata alla matrice companion Cd(x) . Svolgimento Si tratta di dimostrare che A ha un unico invariante di similaritá, ossia t = 1. Se fosse t ≥ 2, il polinomio d(x) = carA sarebbe divisibile per d1 (x)2 . Pertanto ogni radice complessa α di d1 (x) sarebbe radice di d(x) avente molteplicitá almeno due. Ma d(x), essendo coprimo con d0 (x), non ha radici multiple. 4.15 Si dimostri che tutte le matrici di Mat4 (Q) il cui polinomio caratteristico é x4 −4x+5 sono coniugate. Svolgimento Poiché M.C.D(x4 − 4x + 5, 4x3 − 4) = M.C.D(x4 − 4x + 5, x3 − 1) = 1, per l’esercizio precedente tutte queste matrici hanno un unico invariante di similaritá d1 (x) = x4 − 4x + 5. Prtanto sono tutte coniugate alla matrice companion Cx4 −4x+5 , e quindi sono coniugate fra loro. 4.16 Si dimostri che ogni matrice e la sua trasposta hanno lo stesso polinomio minimo. Se ne deduca che ogni matrice companion é coniugata alla sua trasposta. Si concluda che gni matrice é coniugata alla sua trasposta. Svolgimento Sia A ∈ Matn (K). Per ogni f (x) ∈ K[x] si ha f (AT ) = f (A)T . Infatti km AT m + · · · + k1 AT + k0 I = (km Am + · · · + k1 A + k0 I)T . Ne segue f (A) = 0 se e solo se f (AT ) = 0, ossia A e AT hanno lo stesso ideale annullatore in K[x]. Poiché il polinomio minimo di una matrice é il generatore del suo ideale annullatore, si conclude che A e AT hanno lo stesso polinomio minimo. Sia Cd(x) ∈ Matm (K) una matrice companion. Essa ha un unico invariante di similaritá d(x), di grado m, che coincide con il suo polinomio minimo. Ne segue che C T ha d(x) come polinomio minimo. Avendo grado m è necessariamente l’unico invariante di similaritá di C T . Ne segue che la forma canonica razionale di C T é C. La conclusione che ogni matrice A é coniugata alla sua trasposta si ottiene considerando la forma canonica razionale di A e ragionando per induzione sul numero dei suoi invariante di similaritá. 4.17 Si trovino le forme canoniche razionali di Mat2 (Z2 ). 44 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI Svolgimento Elencando tutte le possibili sequenze di invarianti di similaritá si ha: 0 0 0 0 0 1 2 2 x , ; x, x, ; x + 1, ; 1 0 0 0 1 0 1 0 0 1 x + 1, x + 1, ; x2 + x + 1 . 0 1 1 1 −3 8 0 3 0, una base B di K3 4.18 Si trovi la forma canonica razionale C di A = −1 8 −16 1 tale che la matrice di µA rispetto B sia C e P tale che P −1 AP = C. Svolgimento A2 = I. Poiché A non é scalare, il polinomio minimo di A é x2 − 1. Essendo car A = (x − 1) x2 − 1 la sequenza degli invarianti di similaritá di A é (x − 1), (x2 − 1). Pertanto 1 0 0 C = 0 0 1 . 0 1 0 1 −3 0 B = {e3 , e1 , Ae1 } = 0 , 0 , −1 . 1 0 8 0 8 1 0 1 −3 −1 P = 0 0 −1 , P = 1 −3 0, P −1 AP = C. 0 −1 0 1 0 8 3 0 0 0 0 1 4.19 Si trovi la forma canonica razionale C di A = 0 1 2 1 0 0 tale che la matrice di µA rispetto B sia C e P tale che P −1 AP −2 0 , una base B di K4 0 −1 = C. Svolgimento A2 −2A−I = 0. Poiché A non é scalare, il polinomio minimo di A é x2 −2x−1. Essendo 2 car A = x2 − 2x − 1 la sequenza degli invarianti di similaritá di A é x2 − 2x − 1, x2 − 0 1 0 0 1 2 0 0 2x − 1. Pertanto C = 0 0 0 1 . 0 0 1 2 1 3 0 0 0 0 1 , , , 0 . B = {e1 , Ae1 , e2 , Ae2 } = 0 0 0 1 0 1 0 0 45 1 0 P = 0 0 3 0 0 1 0 1 0 0 0 0 . 1 0 4.20 Data una matrice a blocchi A = A1 , siano m1 (x) il polinomio minimo di A2 A1 , m2 (x) il polinomio minimo di A2 . Detto m(x) il polinomio minimo di A si dimostri che m(x) é il m.c.m. di m1 (x) e m2 (x). Svolgimento Considerando somme e prodotti di matrici a blocchi si ha: f (A1 ) (0.1) f (A) = , ∀ f (x) ∈ K[x]. f (A2 ) Da m(A) = 0 segue m (A1 ) = 0 (in virtú di (0.1)), da cui m1 (x) divide m(x). Analogamente m2 (x) divide m(x). D’altra parte, sia g(x) un multiplo comune di m1 (x) e m2 (x). Da m1 (A1 ) = 0 segue g(A1 ) = 0. Analogamente g(A2 ) = 0. In virtú di (0.1) si ha g(A) = 0, da cui segue che m(x) divide g(x). 3 0 4.21 Data A = 0 1 0 0 −2 0 −1 0 si verifichi che i sottospazi 1 3 0 0 0 −1 V1 := he1 , e4 i , V2 := he2 , e3 i sono µA -invarianti e si scrivano le matrici A1 e A2 delle restrizioni di µA a V1 e V2 . Si scriva la matrice B di µA rispetto {e1 , e4 , e2 , e3 } e si trovi P tale che P −1 AP = B. Si trovi la forma canonica razionale C di A. Svolgimento µA (e1 ) = 3e1 + e4 µA (e4 ) = −2e1 − e4 µA (e2 ) = e3 µA (e3 ) = −e2 + 3e3 µA (V1 ) ≤ V1 =⇒ µA (V2 ) ≤ V2 =⇒ B= A1 A2 , 0 1 C= 0 0 0 0 1 0 =⇒ =⇒ 3 −2 . 1 −1 0 −1 . 1 3 A1 = A2 = 0 1 0 −1 . 0 −6 1 5 46 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI 4.22 Data A ∈ Matn (K) e posto V := Kn , sia V = U +̇W , con U, W sottospazi µA invarianti. Si dimostri che, per ogni autovalore λ di A: Vλ = Uλ +̇Wλ , dove Vλ , Uλ e Wλ indicano gli autospazi relativi a λ di µA e delle sue restrizioni a U e W rispettivamente. In particolare: dim (Vλ ) = dim (Uλ ) + dim (Wλ ) . Svolgimento Per verificare che Vλ = Uλ + Wλ , basta mostrare l’inclusione Vλ ≤ Uλ + Wλ . A tale scopo, sia v ∈ Vλ , ossia Av = λv. Per ipotesi esistono u ∈ U , w ∈ W tali che v = u + w. Ne segue Av = Au + Aw, λv = λu + λw, Poichè U e W sono µA -invarianti, Au ∈ U e Aw ∈ W . Per l’unicità della scrittura di λv = Av come somma di un elemento di U e di uno di W si ha Au = λu, Aw = λw. Pertanto u ∈ Uλ e w ∈ Wλ . Infine Uλ ∩ Wλ ≤ U ∩ W = (0V }. 4.23 Siano α, β due autovalori distinti di A ∈ Matn (K). Posto V := Kn si dimostri che Vα ∩ Vβ = {0V }. Svolgimento Sia v ∈ Vα ∩ Vβ , ossia Av = αv = βv. Ne segue (α − β)v = 0V . Moltiplicando per (α − β)−1 si trova v = 0V . 4.24 Si calcolino autovalori e autospazi di ciascuna 0 0 0 A= , B = 1 1 0 0 delle matrici: 0 0 0 0 . 1 0 Svolgimento I polinomi caratteristici di A e B sono rispettivamente: x2 , x3 . 47 Quindi A e B hanno solo l’autovalore 0. L’autospazio di A relativo a 0 si ottiene risolvendo il sistema x x 0 0x + 0y = 0 A =0 = , , x = 0. y y 0 1x + 0y = 0 0 Quindi l’autospazio di A relativo a 0 è e ha dimensione 1. 1 L’autospazio di B relativo a 0 si ottiene risolvendo il sistema x x 0 0x + 0y + 0z = 0 x=0 1x + 0y + 0z = 0 , B y =0 y = 0 , y=0 z z 1y + 0z = 0 0 *0+ Quindi l’autospazio di B relativo a 0 è 0 e ha dimensione 1. 1 4.25 Tenendo presente l’esercizio 4.22, si calcolino autovalori e autospazi di ciascuna delle matrici: 0 0 1 0 D= 0 0 0 0 0 0 0 0 , 0 0 1 0 0 1 E = 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 Svolgimento I polinomi caratteristici di D e E sono rispettivamente: x4 , x5 . Quindi D e E hanno solo l’autovalore 0. I sottospazi U = he1 , e2 i e W = he3 , e4 i, sono µD -invarianti. Chiaramente V = K4 = U +̇W. Siano V0 l’autospazio di D relativo a 0, U0 , W0 gli autospazi relativo a 0 della restrizione di µD a U e W rispettivamente. Per l’Esercizio 4.22 V0 = U0 +̇W0 . Dall’ esercizio precedente segue che V0 ha dimensione 1 + 1 = 2. Essendo De2 = 0e2 , De4 = 0e4 , si conclude che l’autospazio di D relativo a 0 concide con he2 , e4 i. I sottospazi U = he1 , e2 i e W = he3 , e4 , e5 i, sono µE -invarianti. Sia V0 l’autospazio di E relativo a 0. Con ragionamenti analoghi ai precedenti si vede che V0 ha dimensione 48 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI 1 + 1 = 2. Essendo De2 = 0e2 , De5 = 0e5 , si conclude che l’autospazio di E relativo a 0 concide con he2 , e5 i. 4.26 Si calcolino le forme canoniche di Jordan J1 e 0 0 2 C1 = , C2 = 1 1 1 0 Si dimostri inoltre che le matrici 0 1 0 0 1 2 0 0 C = 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 2 , 3 0 J2 delle seguenti matrici: 0 2 0 3 . 1 0 2 0 0 −1 J = 0 0 0 0 0 0 0 0 2 0 0 0 −1 0 0 1 −1 0 0 0 0 sono coniugate. Infine si calcolino gli autovalori e gli autospazi di C e di J e si determini P tale che P −1 CP = J. Svolgimento C1 è la matrice companion di x2 − x − 2 = (x − 2)(x + 1). C2 è la matrice companion di x3 − 3x − 2 = (x − 2)(x + 1)2 . Quindi: J1 = 2 0 0 2 0 , J2 = 0 −1 0 . 0 −1 0 1 −1 C1 è coniugata a J1 , quindi esiste P1 tale che P1−1 C1 P1 = J1 . C2 è coniugata a J2 , quindi esiste P2 tale che P2−1 C2 P2 = J2 . P1 0 Detta P la matrice diagonale a blocchi si ha: 0 P2 P −1 CP = P1−1 0 0 P2−1 C1 0 P1 0 = 0 C2 0 P2 −1 P 1 C1 P 1 0 J1 0 = = J. 0 J2 0 P2−1 C2 P2 Cerchiamo P1 tale che P1−1 C1 P1 = J1 , equivalentemente C1 P1 = P1 J1 . Da: ( C1 (P1 e1 ) = P1 (J1 e1 ) = 2 (P1 2e1 ) C1 (P1 e2 ) = P1 (J1 e2 ) = − (P1 e2 )) vediamo che le colonne di P1 devono essere autovettori di C1 relativi a 2, −1. Quindi 1 2 . Notando che P1−1 = 13 P1 si verifica direttamente che P1−1 C1 P1 = J1 . P1 = 1 −1 49 Analogamente P2 e1 si trova imponendo che sia autovettore di C2 relativo a 2. P2 e3 si trova imponendo che sia autovettore di C2 relativo a −1. P2 e2 si che sia C2 (P2 e2 ) = −P2 e2 + P e3 . trova imponendo 1 0 2 P2 = 2 −2 1 . Notando che 1 1 −1 1 2 4 1 P2−1 = 1 −1 1 , 9 4 −1 −2 si verifica direttamente che P2−1 C2 P2 1 1 P = 0 0 0 = J2 . Concludendo 2 0 0 0 −1 0 0 0 0 1 0 2 . 0 2 −2 1 0 1 1 −1 4.27 Si dica se le seguenti forme di Jordan in Mat2 (C) sono coniugate. 7 0 −5 0 , J2 := J1 := 0 −5 0 7 . Svolgimento Sı̀ , sono coniugate. Giustificazione della risposta. I modo: Le due matrici hanno gli stessi divisori elementari x + 5, x − 7. II modo Cerchiamo una base B 0 = {v1 , v2 } rispetto alla quale la matrice di µJ1 è J2 . µJ1 (v1 ) = 7v1 µJ1 (v2 ) = −5v2 v1 = e2 , v2 = e1 . La matrice di passaggio da B a B 0 è 0 1 . P = e2 e1 = 1 0 P −1 J1 P = J2 . 4.28 Si dica se le seguenti forme di Jordan in 3 0 0 −2 J1 := 1 3 0 , J2 := 0 0 0 −2 0 Mat3 (C) sono coniugate. 0 0 −2 0 0 3 0 J3 := 0 3 0 . 1 3 0 0 3 50 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI Svolgimento J1 e J2 hanno gli stessi divisori elementari, x + 2, (x − 3)2 . Quindi sono coniugate. J3 ha divisori elementari x + 2, x − 3, x − 3, quindi non è coniugata alle precedenti. Osservazione Se si vuole ottenere una matrice P che coniuga J1 a J2 si cerca una base B 0 = {v1 , v2 , v3 } rispetto alla quale la matrice di µJ1 è J2 . µJ1 (v1 ) = −2v1 µJ1 (v3 ) = 3v3 µJ1 (v2 ) = 3v2 + v3 v1 = e3 , v2 = e1 , v3 = e2 . La matrice di passaggio da 0 P = e3 e1 e2 = 0 1 B a B 0 è 1 0 0 1 . 0 0 P −1 J1 P = J2 . −2 0 3 4.29 Data A := 1 2 −2 C e una matrice P tale che Svolgimento 0 0 −6 C := 1 0 5 , 0 1 2 0 0 ∈ Mat3 (C), si trovino la sua forma canonica razionale 1 P −1 AP = C. 1 0 0 5 0 0 5 P := −1 1 0, P −1 = 15 1 0. −4 −1 1 1 11 1 4.30 Si dimostri che tutte le matrici di Mat3 (C) il cui polinomio caratteristico è x3 +3x−1 sono coniugate. Svolgimento Posto f (x) = x3 + 3x − 1, risulta f 0 (x) = 3x2 + 3. Poichè MCD(x3 + 3x − 1, 3x2 + 3) = MCD(x3 + 3x − 1, x2 + 1) = 1 f (x) non ha radici multiple. Quindi f (x) = (x−α)(x−β)(x−γ), dove α, β, γ sono le sue 3 radici distinte. Si conclude che ogni matrice di Mat3 (C) il cui polinomio caratteristico è x3 + 3x − 1 ha un solo fattore invariante d1 (x) = x3 + 3x − 1 e ha quindi forma canonica razionale 0 0 1 C = 1 0 −3 . 0 1 0 51 Le forme α 0 0 β 0 0 di Jordan, coniugate fra loro e a C sono: 0 α 0 0 β 0 0 γ 0 0 β 0 0 γ 0 0 0 , 0 γ 0 , 0 α 0 , 0 α 0 , 0 γ 0 , 0 β 0 . γ 0 0 β 0 0 γ 0 0 β 0 0 α 0 0 α 8 12 −24 4 ∈ Mat3 (C), si trovi la forma normale di xI − A in 4.31 Data A = −1 0 1 2 −2 Mat3 (C[x]) e si deduca la forma canonica razionale di A (si veda il Teorema 5.6 delle Dispense). Svolgimento x − 8 −12 24 1 0 0 = formanormale. x −4 ≡ 0 x − 2 0 xI − A = 1 2 −1 −2 x + 2 0 0 (x − 2) Per il Teorema 5.6 i invarianti di similaritá di A sono d1 (x) = x − 2, d2 (x) = (x − 2)2 . 2 0 0 Si conclude che la forma canonica razionale di A è C = 0 0 −4. 0 1 4 4.32 Si giustifichi che la forma normale di A nell’esercizio precedente è quella indicata. Svolgimento 1 x −4 x − 8 −12 24 0 1 0 x −4 = −1 −2 x + 2 ≡ xI − A ≡ 0 0 1 1 −1 −2 x + 2 x − 8 −12 24 1 0 0 1 0 0 1 x −4 1 x −4 1 1 0 −1 −2 x + 2 = 0 x−2 x−2≡ 2 8−x 0 1 x − 8 −12 24 0 −x + 8x − 12 4x − 8 1 0 0 1 x −4 1 x −4 0 1 0 0 x−2 x − 2 = 0 x − 2 x−2 ≡ 0 x−6 1 0 (x − 2)(−x + 6) 4x − 8 0 0 (x − 2)2 1 x −4 1 −x x + 4 1 0 0 0 x − 2 = formanormale. x − 2 0 1 −1 = 0 x − 2 0 2 2 0 0 (x − 2) 0 0 1 0 0 (x − 2) E’ essenziale notare che: −1 0 1 0 0 0 1 0 0 1 = 1 0 0 ∈ Mat3 (C[x]), 1 0 0 0 1 0 52 ESERCIZI IV. FORME CANONICHE DELLE MATRICI −1 1 0 0 1 0 0 1 1 0 ∈ Mat3 (C[x]), 1 0 = −1 −8 + x 0 1 8−x 0 1 ecc.... 4.33 Si trovi P tale che P −1 AP = B, dove 3 1 A= 0 0 0 0 0 2 0 0 , 0 −2 0 0 1 5 5 0 B= 0 0 1 1 0 2 4 −1 . 0 −2 0 0 0 3 R è unica ? Svolgimento 0 0 0 1/2 0 −1/3 −1/3 1/6 . P = 0 0 −7 0 1 1/3 4/3 −1/6 Per esempio anche R = AP va bene. Infatti R−1 AR = P −1 A−1 AAP = P −1 AP = B.