IL PANCREAS INTRODUZIONE Vi sono due tipi di ghiandole le ghiandole esocrine secernono i loro prodotti all’interno di dotti escretori che li trasportano verso una cavità corporea, nel lume di un organo oppure sulla superficie esterna del corpo; le ghiandole endocrine secernono i loro prodotti (detti ormoni) nel fluido interstiziale che circonda le cellule dei tessuti e che li diffonde in tutto il corpo attraverso i capillari sanguigni. • Il pancreas è una voluminosa ghiandola annessa all'apparato digerente. Esso è formato da una parte esocrina e una endocrina. • La sua principale funzione è quella di produrre succo pancreatico (prodotto dalla parte esocrina), insulina e glucagone (entrambi prodotti dalla parte endocrina). • Il succo pancreatico ha la funzione di digerire alcune sostanze nell'intestino tenue, mentre l'insulina ed il glucagone hanno come principale funzione quella di controllare la concentrazione di glucosio nel sangue. Panoramica dell’apparato digerente ATTIVITA’ ESOCRINA •Il pancreas è posizionato al di sotto dello stomaco: le sue secrezioni vengono immesse nel duodeno attraverso il dotto pancreatico che porta al duodeno. •È costituito da piccoli raggruppamenti di cellule epiteliali ghiandolari, organizzate in gruppi dette acini. •Gli acini costituiscono la porzione esocrina dell’organo: le cellule all’interno secernono il succo pancreatico. La parte rimanente è organizzato in isolotti del Langherans. •È costituito da piccoli raggruppamenti di cellule epiteliali ghiandolari, organizzate in gruppi dette acini. •Gli acini costituiscono la porzione esocrina dell’organo: le cellule all’interno secernono il succo pancreatico. •La parte rimanente è organizzato in isolotti del Langherans.(porzione endocrina) RUOLO NELLA DIGESTIONE Il succo pancreatico è un liquido incolore, con un pH leggermente alcalino, composto di acqua, sali, bicarbonato di sodio ed enzimi, tra cui •l’amilasi pancreatica: digerisce l’amido; •la lipasi pancreatica: digerisce i trigliceridi; •la ribonucleasi e la desossiribonucleasi: digeriscono gli acidi nucleici. LIPASI E AMILASI LIPASI: 0-50 IU/L AMILASI TOTALE : 26-102 U/l AMILASI PANCREATICA 11-54 U/L: Panoramica dell’apparato endocrino L’apparato endocrino è costituito da diverse ghiandole endocrine e da molte cellule secretrici di ormoni, localizzate in organi che hanno anche altre funzioni. Il lavoro degli ormoni •Un ormone è una sostanza prodotta e secreta in piccola quantità da parte di una ghiandola endocrina. Sebbene qualsiasi ormone possa diffondere in tutto l’organismo attraverso il sangue, ognuno di essi influisce soltanto su cellule bersaglio. Il lavoro degli ormoni •Gli ormoni liposolubili comprendono gli ormoni steroidei, gli ormoni tiroidei •Gli ormoni idrosolubili sono amminoacidi modificati. •La risposta a un ormone dipende sia dalla sua natura chimica sia dalla sua cellula bersaglio. Il lavoro degli ormoni Gli ormoni liposolubili si legano al loro recettore all’interno delle cellule bersaglio. Il lavoro degli ormoni Gli ormoni idrosolubili si legano ai recettori presenti sulla membrana plasmatica delle cellule bersaglio. Il lavoro degli ormoni La secrezione ormonale è regolata da •segnali provenienti dal sistema nervoso; •modificazioni chimiche nel sangue; •altri ormoni. •La maggior parte dei sistemi che regolano la secrezione ormonale agisce per feedback negativo, ma alcuni possono operare secondo un meccanismo di feedback positivo. Le isole pancreatiche •La porzione endocrina è costituita da gruppi di cellule chiamate isolotti pancreatici o isole di Langherans. •Al suo interno ci sono •le cellule alfa che secernono il glucagone; •e le cellule beta che producono insulina. Glucagone INSULINA NH2 COOH COO NH2 S S S S catena A catena B ormone ipoglicemizzante polipeptide di 51 aa (PM 5.808) costituito da due catene lineari di aa, A e B, legate da due ponti disolfurici fra 4 molecole di cisteina, in posizione 7 e 20 nella catena A e 7 e 19 nella catena B. un ponte disolfuro è disposto tra due molecole di cisteina in posizione 6 e 11 nella catena A la catena A è composta di 21 aa la catena B è composta di 30 aa Le isole pancreatiche Gli ormoni rilasciati dalle isole pancreatiche regolano la glicemia. •Bassi livelli di glucosio nel sangue stimolano la secrezione di glucagone mentre alti livelli di glucosio ematico stimolano la secrezione di insulina. REGOLAZIONE GLUCOSIO NEL SANGUE GLICEMIA: • Concentrazione del glucosio nel sangue • 80-100mg/100 ml di sangue Mantenuta costante da : • Dieta • Attività fisica • Ormoni: insulina , glucagone, adrenalina REGOLAZIONE GLUCOSIO NEL SANGUE Quando c'è abbondanza di glucosio l’organismo si adopera per utilizzarne il più possibile, e quello in eccesso lo immagazzina sottoforma di grassi; quando c'è carenza cerca di conservarlo il più possibile, prelevando i grassi dalle scorte e utilizzandoli come fonte energetica. Il meccanismo dell'insulina diventa "perverso" quando ne viene secreta troppa: in questo caso la glicemia si abbassa troppo, il cervello va in crisi e invia all'organismo gli stimoli per introdurre nuovo combustibile (FAME). La quantità d'insulina secreta dal pancreas dipende dalla velocità con la quale s'innalza la glicemia, questa velocità dipende da due fattori: l'indice glicemico e la quantità dei carboidrati che assumiamo. CARBOIDRATI A BASSO I.G. la glicemia s'innalza gradualmente, viene secreta una quantità normale d'insulina che riporta gradualmente la glicemia ai livelli precedenti l'assunzione di carboidrati. In questo caso la fame sopraggiungerà dopo circa 3 ore. CARBOIDRATI AD ALTO I.G. la glicemia subisce un brusco innalzamento, viene secreta una quantità notevole d'insulina che causa un'altrettanto brusca diminuzione della glicemia. In una situazione di questo tipo la fame sopraggiungerà molto prima rispetto al caso precedente. Fase aerobica: La scissione dei legami chimici stabili del glucosio, operata dagli enzimi, libera una notevole quantità di energia che in parte viene impiegata per sintetizzare molecole di ATP ed il resto è trasformata in energia termica Il glucosio può essere immagazzinato, soprattutto nel fegato e muscoli, sotto forma di glicogeno. Quando la glicemia permane elevata, interviene la conversione del glucosio in lipidi (grassi); per ulteriori aumenti della glicemia, compare la glicosuria, cioè eliminazione di glucosio con le urine. Se questo meccanismo si inceppa in qualcuno dei suoi ingranaggi (il recettore oppure i segnali all'interno della cellula) viene a mancare l'effetto fisiologico: si verifica quindi l'insulino-resistenza delle cellule stesse, e nel sangue la glicemia si mantiene elevata (iperglicemia). Dopo un pasto il livello dell'insulina nel sangue si innalza e segnala all'organismo che c'è un eccesso di risorse disponibili. L'insulina si lega a dei recettori sulla superficie delle cellule, che sono come dei "campanelli" che avvisano l'interno della cellula che sono disponibili glucosio ed altre molecole. A questo punto la cellula, attraverso tutta una serie di segnali, apre delle speciali "porte" che permettono l'ingresso del glucosio, abbassandone quindi il livello nel sangue circolante (è questo l'effetto ipoglicemizzante dell'insulina). Cos’è la sindrome metabolica? Il termine “sindrome metabolica” descrive un insieme di fattori di rischio metabolici che aumentano la possibilità di sviluppare malattie cardiache, ictus e diabete. fattori genetici la presenza di una eccessiva quantità di grasso corporeo, specie a livello dell’addome, scarso esercizio fisico Diagnosi? Devono essere presenti tre o più dei seguenti fattori di rischio: elevata quantità di tessuto adiposo addominale (valutata mediante la misurazione della circonferenza della vita): sono considerati patologici valori superiori a 94 cm nell’ uomo e superiori a 80 cm nella donna) basso colesterolo HDL (il cosiddetto “colesterolo buono”): meno di 40 mg/dl nell’uomo e meno di 50 mg/dL nella donna) elevati livelli di trigliceridi: valori superiori a 150 mg/dL elevati valori di pressione arteriosa: superiore a 135/85 mmHg o qualora sia già in corso una terapia antipertensiva) elevati livelli di glicemia: glicemia a digiuno superiore a 100 mg/dL. La presenza di tre o più di questi fattori di rischio è un segno che l’organismo è resistente all’azione dell’ insulina Quando è presente una condizione di resistenza all’insulina è necessaria una quantità di insulina maggiore rispetto alla norma per mantenere normali livelli di glicemia (iper-insulinemia) L'organismo, nel tentativo di compensare la situazione, cerca di aumentare la quantità di insulina per assicurarne l'effetto sulle cellule. Quando i recettori perdono sensibilità nei confronti dell'insulina allora l'organismo cerca di compensare aumentando la secrezione pancreatica dell'ormone; in questi casi si parla di insulino-resistenza, condizione accompagnata da iperinsulinemia con glicemia normale o lievemente aumentata. Quando invece la sensibilità cellulare è normale, l'iperinsulinemia si accompagna ad ipoglicemia e a sintomi come stanchezza, sudorazione, fame, palpitazioni, debolezza, capogiri, tremori e difficoltà di concentrazione. Come si cura la sindrome metabolica? • Il modo migliore per curare la sindrome metabolica è aumentare l’attività fisica e ridurre il peso corporeo, è inoltre possibile associare farmaci per ridurre la pressione arteriosa e la glicemia. CRITERI DI DEFINIZIONE DELLA SINDROME METABOLICA Presenza di obesità centrale = circonferenza addominale uomo europeo >94cm circonferenza addominale donna europea >80cm associata a uno dei seguenti fattori Aumento dei livelli di trigliceridi >150 mg/dl (1,7 mmol/L) o trattamento specifico per tale alterazione lipidica Riduzione del colesterolo HDL < 40 mg/dl (1,03 mmol/L) nei maschi < 50 mg/dl (1,29 mmol/L nella donna o trattamento specifico per tale squilibrio lipidico Aumento della pressione arteriosa sistolica > 130 mmHg e diastolica >85 mmHg o terapia in atto Aumento del glucosio a digiuno >100mg/dl (5,6 mmol/L) o Precedente diagnosi di diabete di tipo II Nel 2005 l’International Diabetes Federation (IDF) ha evidenziato delle nuove definizioni della sindrome metabolica. Ricordiamo che la presenza della sindrome metabolica triplica il rischio di infarto del miocardio o di ictus, raddoppia la mortalità per tali eventi ed aumenta di 5 volte il rischio di sviluppare diabete di tipo II. Il Diabete • Il diabete conclamato può essere il primo segno che la resistenza all'insulina è presente. • La resistenza all'insulina si può presentare come diabete di tipo 2. Diabete tipo 1 • Nel diabete tipo 1 (10%, infanzia-adolescenza) , il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule ß che producono questo ormone: è quindi necessario che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita. • La causa del diabete tipo 1 è sconosciuta, ma caratteristica è la presenza nel sangue di anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule che producono insulina, detti ICA, GAD, IA-2, IA-2ß. • Il diabete di tipo 1 viene classificato tra le malattie cosiddette “autoimmuni”, Diabete tipo 2 • È la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. Prevalente tra i 30 e 40 anni. La causa è ancora ignota, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla • Il grasso addominale svolgerebbe un ruolo di primo piano nello sviluppo della resistenza all'insulina: l'adipe è in grado di produrre sostanze (leptina, TFN-α, acidi grassi liberi, resistina, adiponectina), che concorrono allo sviluppo della insulino-resistenza, ed è capace di causare una infiammazione cronica a bassa intensità rilevabile tramite markers di infiammazione, come interleuchina 6 e proteina C-reattiva. Emoglobina glicata • I livelli medi di glicemia nel corso della giornata possono essere valutati mediante la misurazione dell’emoglobina glicata (HbA1c%). • L’emoglobina, che è normalmente trasportata dai globuli rossi, può legare il glucosio in maniera proporzionale alla sua quantità nel sangue. • Poiché la vita media del globulo rosso è di tre mesi, la quota di emoglobina cui si lega il glucosio sarà proporzionale alla quantità di glucosio che è circolato in quel periodo. • Si ha una stima della glicemia media in tre mesi. • Nei soggetti non diabetici, il livello d’emoglobina glicata si mantiene attorno al 4-7 per cento, che significa che solo il 4-7 per cento di emoglobina è legato al glucosio. • Nel paziente diabetico questo valore deve essere mantenuto entro il 7% per poter essere considerato in “buon controllo metabolico” Cosa fare? • Ripartire uniformemente i nutrienti nei vari pasti evitando quelli a base di soli carboidrati • Non fare pasti troppo abbondanti ma suddividere l'apporto calorico in almeno quattro/cinque pasti giornalieri; • Non associare mai due alimenti ricchi di carboidrati nello stesso pasto • Imparare a cucinare risparmiando al massimo i grassi e gli oli, aggiungendoli eventualmente crudi a fine cottura. • Ridurre il consumo di sale (senza escluderlo completamente dalla dieta), preferire comunque quello iodato ed esaltare la sapidità dei cibi con spezie, limone o aceto tradizionale/balsamico Il metabolismo “pigro” • Le caratteristiche che conferivano agli individui un basso metabolismo, con la tendenza ad accumulare grasso corporeo (favorita dai più elevati livelli di insulina, tipica nell'insulinoresistenza), sarebbero state vantaggiose in quello che era il mondo pre-agricolo prima e preindustrializzato poi, caratterizzato sempre da periodi di carestia alimentare e periodi di relativa abbondanza. • Il tratto genetico = tratto "protettivo" nei periodi di insufficiente alimentazione. • Quando poi le risorse alimentari sono diventate, almeno per una parte della popolazione umana, abbondanti sino all'eccesso, questa caratteristica biochimica è diventata dannosa, favorendo l'obesità e le malattie cardiovascolari: ed è ciò che in effetti stiamo osservando al giorno d'oggi. • Vi sono diversi esempi che possono avvalorare questa ipotesi: fino a 4050 anni fa in molte popolazioni il diabete era praticamente sconosciuto, prima che si verificassero le trasformazioni delle loro abitudini alimentari: negli Indiani del Nord-America, negli Eschimesi, in altri gruppi umani di isole del Pacifico, ad esempio. • Le modificazioni alimentari hanno invece reso queste popolazioni soggette ad un alta incidenza di diabete, e per alcune di esse questa malattia viene adesso a rappresentare una delle principali cause di mortalità Per il 2011 il messaggio principale della WDD è di agire subito, con 5 raccomandazioni di base: • Il diabete uccide: 1 persona ogni 8 secondi, 4 milioni di persone all'anno. • Il diabete non fa discriminazioni: tutte le età, i ricchi e i poveri, di tutti i paesi. • Il diabete non può essere ignorato: 4 milioni di vite perse in un anno, 1 milione di amputazioni ogni anno, sostanziali perdite di produttività. • Le terapie vitali sono un diritto di tutti, non un privilegio di pochi. • Scegliete sempre la salute: alimentatevi correttamente, muovetevi, seguite stili di vita sani. Siete voi che potete fare la differenza. Perché gran parte dei casi di diabete di tipo 2 può essere prevenuta. In Italia 3 milioni e mezzo di persone soffrono di diabete, con una spesa sanitaria annua pari a 2600 euro a testa, circa il doppio di una persona sana. • Tra i fattori che predispongono allo sviluppo del diabete, oltre all'età, troviamo: • Obesità (BMI maggiore o uguale a 25 kg/m2 per il DM2) • Inattività fisica. • Ipertensione (PAS maggiore o uguale a 140 mmHg e\o PAD maggiore o uguale a 90mmHg) • Colesterolo HDL (minore o uguale a 35 mg/dl) • Trigliceridi (maggiori o uguali a 250 mg/dl). Prevalenza del diabete nel mondo: in scuro i paesi con un valore maggiore a 12 per 100 persone.