14 Giovedì 7 Gennaio 2016 PRIMO PIANO Lo sta giocando sull’avvenuto riconoscimento della Stato di Palestina, in vigore da Capodanno Il poker del Papa con Israele Feeling del mondo ebraico internazionale con Francesco DI ANTONINO D’ANNA È una partita a poker quella che Francesco sta giocando con Israele sulla base del riconoscimento – entrato in vigore a Capodanno – di quello che la Santa Sede chiama «Stato di Palestina». Un riconoscimento – che porta alla definizione dello status della Chiesa cattolica in Palestina – in grado di suscitare le ire di Israele, come abbiamo già riferito su ItaliaOggi il 15 maggio scorso. Una decisione che ha messo in difficoltà le trattative – ormai ventennali – sullo status della Chiesa cattolica in Israele e irritato non poco Tel Aviv. Ma è una partita a poker che Jorge Mario Bergoglio può giocare bene. Perché sa di partire avvantaggiato nei confronti del mondo ebraico, che a sua volta mostra una certa simpatia nei suoi confronti. Lo ha spiegato bene il quotidiano israeliano Ha- aretz nel settembre di quest’anno, poco prima della visita papale in America: «Nei due anni del suo Papato, gli ebrei sono stati colpiti tra l’altro dalle forti prese di posizione papali contro l’antisemitismo, il suo approccio più flessibile ad alcuni temi politici e sociali sui quali molti ebrei hanno una posizione più aperta». Restano però alcuni punti in sospeso. Il primo: la beatificazione di Pio XII. Il secondo: l’apertura dell’Archivio segreto vaticano, al momento consultabile fino al 1939. Per quanto riguarda Eugenio Pacelli, Bergoglio ha parlato col quotidiano spagnolo La Vanguardia nel 2014, dichiarando che: «Durante l’Olocausto, Pio XII ha dato rifugio a molti ebrei nei monasteri italiani e 42 neo- Papa Francesco nati di coppie di ebrei e di rifugiati sono venuti al mondo sul letto del Papa a Castelgandolfo. E ancora: «(…) il suo ruolo deve essere letto nel contesto di quel tempo. Era meglio, ad esempio, che non parlasse perché non venissero uccisi più ebrei, oppure che lo facesse?». E l’Archivio? Quello si aprirà appena saranno risolti alcuni problemi burocratici, ha detto. Pio XII, peraltro, sarà Beato secondo questo Papa quando ci sarà il miracolo prescritto dalla legge canonica. Insomma, sulla base della forte simpatia – e della relazione personale col mondo ebraico, nata a Buenos Aires dove c’è una grossa comunità ebraica – che ha saputo catalizzare, Francesco spera di far digerire a Tel Aviv l’accordo con la Palestina. Del resto, la consonanza di vedute con l’ebraismo c’è anche nelle riflessioni pubblicate il 10 dicembre scorso in Vaticano per i 50 anni della Nostra Aetate, il documento conciliare che condannò l’antisemitismo verso gli ebrei, definiti «fratelli maggiori» dei cattolici. Vi si legge: «la Chiesa cattolica non conduce né incoraggia alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli ebrei». Tuttavia: «i cristiani sono chiamati a rendere testimonianza della loro fede in Gesù Cristo anche davanti agli ebrei» con umiltà e sensibilità. Si chiede l’impegno comune delle due religioni: «a favore della giustizia, della pace, della salvaguardia del creato e della riconciliazione in tutto il mondo», ma: «Prerequisito di tale dialogo e di tale pace è la libertà di religione garantita dalle autorità civili. Al riguardo, il banco di prova consiste nel modo in cui le minoranze religiose sono trattate e in quali diritti vengono loro concessi». Che Roma stia cercando comunque un modus vivendi con Tel Aviv? Vedremo. Intanto il 17 gennaio, giorno della visita papale alla Sinagoga di Roma, si avvicina. © Riproduzione riservata IN CONTROLUCE Il falsi diari di Hitler non potevano essere avallati da grandi esperti che invece ci cascarono dentro come in una botola ben mimetizzata DIEGO GABUTTI sarci bene, è a suo modo un romanzo, proprio come Fatherland. Vero che Fatherland era anche un’ucronia, cioè un u una trentina d’anni fa, nei racconto ambientato in un universo primi ottanta, che l’affare dei parallelo, dove la storia del mondo ha Diari di Hitler occupò le prifatto zig, mentre nel nostro universo me pagine dei giornali, dapha fatto zag. Ma anche i mondi imprima come supremo scoop hitleriano maginari del mito neohitleriano sono del secolo, subito dopo come massima in fondo altrettanti universi paralleciofeca storiografica del dopoguerra. li, popolati da strane creature Clamorosamente ucroniche, convinte che Hitler posticci, eppure Tutto tramonta (la minigonna, Umberto Bossi, l’esinon sia mai morto, che la storia certificati come stenzialismo, il chiaro di luna, persino Silvio Berdel suo regno sia stata falsificabuoni da fior di ta, che gli ebrei non siano mai specialisti del lusconi e le Olgettine) ma Adolf Hitler è un articolo stati vittime dell’Olocausto e che nazionalsocialieterno, come il sesso, come la Nutella, Baffetto buonanima ci fosse stasmo tedesco, per e non tramonta mai. Fate un salto in libreria e lui è to inviato da dio. esempio da Hugh sempre lì, in prima fila, un chiodo fisso, col didietro Tutto tramonta (la minigonna, Trevor-Roper, ben avvitato sul trono delle ultime uscite e delle Umberto Bossi, l’esistenzialiprofessore emerito smo, il chiaro di luna, persino grandi tirature: il cappello a visiera rubato (direbbe di storia a Oxford, Silvio Berlusconi e le Olgetnonché strapagati Totò) ai capistazione, l’occhio acceso da invasato, dagli editori delle tine) ma Adolf Hitler è un artiil ciuffo di traverso, il baffo a spazzolino. Biografie, più importanti ricolo eterno, come il sesso, come saggi, testimonianze, portfolio, rivelazioni esclusiviste patinate del la Nutella, e non tramonta mai. ve. Ma fu nella vicenda dei falsi diari di Stern pianeta, da Stern Fate un salto in libreria e lui è che questa speciale Merenda del Cappellaio Matto a Panorama, da sempre lì, in prima fila, un chioNewsweek al Sundo fisso, col didietro ben avvitasalì ad altezze decisamente vertiginose day Times, i diari to sul trono delle ultime uscite e di Hitler erano delle grandi tirature: il cappello delle banconote da undici dollari, false morale che Harris sviluppa, scena a visiera rubato (direbbe Totò) ai capicome l’anima del tredicesimo invita- dopo scena, come una disincantata stazione, l’occhio acceso da invasato, il to, ma al falsario Konrad Kujau e al riflessione sulle mitologie del Vente- ciuffo di traverso, il baffo a spazzolino. reporter di Stern Gerd Heidemann, simo secolo, tra le più devastanti e Biografie, saggi, testimonianze, portfoche avallò il falso, fruttarono milioni balorde d’ogni tempo. Su queste, svet- lio, rivelazioni esclusive. Ma fu nella di genuini, onestissimi marchi tede- ta per particolare risonanza il mito vicenda dei falsi diari di Stern che hitleriano, il racconto infinito delle questa speciale Merenda del Cappelschi. Uno scrittore inglese – il gran- gesta naziste, che è poi uno dei pegni laio Matto salì ad altezze decisamente de Robert Harris, autore qualche che l’immaginario della modernità ha vertiginose. anno più tardi di Fatherland, un pagato e continua a pagare al suo lato Heidemann, il gazzettiere di thriller cult in cui s’immagina che oscuro: la fascinazione nichilistica, la Stern, viveva sotto incantesimo: il Terzo Reich abbia trionfato nella seduzione dell’abisso, la simpatia per collezionava cimeli nazisti, vantava seconda guerra mondiale e guai ai il diavolo cantata dai Rolling Stones l’amicizia delle SS più famigerate, vinti – dedicò nel 2002, alla storia in una loro canzone. s’era addirittura comprato lo yacht Anche I diari di Hitler, a pen- che fu di Goebbels e il suo sogno proidei falsi diari di Hitler, una brillante DI F ricostruzione giornalistica pubblicata in Italia da Mondadori. Quindici anni dopo la ripubblica: d’altronde sono storie che non invecchiano, a differenza dei fatti di cronaca, tipo VatiLeaks o l’ennesimo raduno di vip della politica al Meeting papista riminese. Quello dei falsi diari hitleriani è infatti un apologo, una commedia bito non era portarsi a letto qualche walkiria wagneriana ma che Martin Bormann fosse ancora vivo, come nei peggiori Segretissimo. Fu lui, con la sua fede cieca e spericolata nelle peggiori assurdità, a incoraggiare il falsario a produrre sempre nuove annate dei diari di Hitler e a promettere addirittura altri inediti hitleriani: romanzi storici, libretti d’opera, la seconda parte del Mein Kampf e persino memorie d’alcova. Quanto a Hugh Trevor-Roper, antinazista convinto, storico scrupoloso, ma soprattutto autore dell’Eremita di Pechino, storia veridica (la trovate in edizione Adelphi) d’uno dei più celebri e impuniti falsari del secolo, esaminò uno di questi quaderni, dove apparivano alcune enormità particolarmente dissennate e stravaganti sul volo di Hess in Inghilterra, e assicurò agli editori inglesi, lui esperto di falsi, che il materiale era okay, roba buona, da comprare a scatola chiusa, pagando quel che c’è da pagare. Ci cascò anche il magnate dell’informazione Rupert Murdoch. Professoroni americani e tedeschi si bevvero i Diari dalla prima all’ultima riga. Idem i giornalisti di mezzo mondo. Kujau, il falsario, è in fondo il solo innocente: lui sta raccontando una favola, dopotutto, e sono gli altri, le sue vittime apparenti, a trasformare questa favola in una strampalata caricatura del mondo vero come lettori di Topolino che, per amore del loro personaggio preferito, finiscano per credere nell’esistenza di Topolinia e, stufi di Rimini e della Costa azzurra, vogliano andarci in vacanza la prossima estate. © Riproduzione riservata