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Giovedì 7 Gennaio 2016
PRIMO PIANO
Lo sta giocando sull’avvenuto riconoscimento della Stato di Palestina, in vigore da Capodanno
Il poker del Papa con Israele
Feeling del mondo ebraico internazionale con Francesco
DI
ANTONINO D’ANNA
È
una partita a poker
quella che Francesco sta giocando con
Israele sulla base del
riconoscimento – entrato in
vigore a Capodanno – di quello che la Santa Sede chiama
«Stato di Palestina». Un riconoscimento – che porta alla
definizione dello status della
Chiesa cattolica in Palestina
– in grado di suscitare le ire
di Israele, come abbiamo già
riferito su ItaliaOggi il 15
maggio scorso. Una decisione
che ha messo in difficoltà le
trattative – ormai ventennali – sullo status della Chiesa
cattolica in Israele e irritato
non poco Tel Aviv.
Ma è una partita a poker
che Jorge Mario Bergoglio
può giocare bene. Perché sa
di partire avvantaggiato nei
confronti del mondo ebraico,
che a sua volta mostra una
certa simpatia nei suoi confronti. Lo ha spiegato bene
il quotidiano israeliano Ha-
aretz nel settembre
di quest’anno, poco
prima della visita
papale in America:
«Nei due anni del suo
Papato, gli ebrei sono
stati colpiti tra l’altro
dalle forti prese di
posizione papali contro l’antisemitismo,
il suo approccio più
flessibile ad alcuni
temi politici e sociali
sui quali molti ebrei
hanno una posizione
più aperta».
Restano però alcuni punti in sospeso. Il primo: la
beatificazione di Pio
XII. Il secondo: l’apertura
dell’Archivio segreto vaticano,
al momento consultabile fino
al 1939. Per quanto riguarda
Eugenio Pacelli, Bergoglio
ha parlato col quotidiano
spagnolo La Vanguardia nel
2014, dichiarando che: «Durante l’Olocausto, Pio XII ha
dato rifugio a molti ebrei nei
monasteri italiani e 42 neo-
Papa Francesco
nati di coppie di ebrei e di rifugiati sono venuti al mondo
sul letto del Papa a Castelgandolfo. E ancora: «(…) il
suo ruolo deve essere letto nel
contesto di quel tempo. Era
meglio, ad esempio, che non
parlasse perché non venissero
uccisi più ebrei, oppure che lo
facesse?». E l’Archivio? Quello si aprirà appena saranno
risolti alcuni problemi burocratici,
ha detto. Pio XII,
peraltro, sarà Beato secondo questo Papa quando
ci sarà il miracolo
prescritto dalla
legge canonica.
Insomma, sulla
base della forte
simpatia – e della
relazione personale col mondo ebraico, nata a Buenos
Aires dove c’è una
grossa comunità
ebraica – che ha
saputo catalizzare,
Francesco spera di
far digerire a Tel Aviv l’accordo con la Palestina.
Del resto, la consonanza
di vedute con l’ebraismo c’è
anche nelle riflessioni pubblicate il 10 dicembre scorso
in Vaticano per i 50 anni della
Nostra Aetate, il documento
conciliare che condannò l’antisemitismo verso gli ebrei,
definiti «fratelli maggiori»
dei cattolici. Vi si legge: «la
Chiesa cattolica non conduce
né incoraggia alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli ebrei».
Tuttavia: «i cristiani sono
chiamati a rendere testimonianza della loro fede in
Gesù Cristo anche davanti
agli ebrei» con umiltà e sensibilità. Si chiede l’impegno
comune delle due religioni:
«a favore della giustizia, della
pace, della salvaguardia del
creato e della riconciliazione
in tutto il mondo», ma: «Prerequisito di tale dialogo e di
tale pace è la libertà di religione garantita dalle autorità
civili. Al riguardo, il banco di
prova consiste nel modo in
cui le minoranze religiose
sono trattate e in quali diritti
vengono loro concessi».
Che Roma stia cercando
comunque un modus vivendi
con Tel Aviv? Vedremo. Intanto il 17 gennaio, giorno della
visita papale alla Sinagoga di
Roma, si avvicina.
© Riproduzione riservata
IN CONTROLUCE
Il falsi diari di Hitler non potevano essere avallati da grandi esperti
che invece ci cascarono dentro come in una botola ben mimetizzata
DIEGO GABUTTI
sarci bene, è a suo modo un romanzo,
proprio come Fatherland. Vero che Fatherland era anche un’ucronia, cioè un
u una trentina d’anni fa, nei
racconto ambientato in un universo
primi ottanta, che l’affare dei
parallelo, dove la storia del mondo ha
Diari di Hitler occupò le prifatto zig, mentre nel nostro universo
me pagine dei giornali, dapha fatto zag. Ma anche i mondi imprima come supremo scoop hitleriano
maginari del mito neohitleriano sono
del secolo, subito dopo come massima
in fondo altrettanti universi paralleciofeca storiografica del dopoguerra.
li, popolati da strane creature
Clamorosamente
ucroniche, convinte che Hitler
posticci, eppure
Tutto
tramonta
(la
minigonna,
Umberto
Bossi,
l’esinon sia mai morto, che la storia
certificati come
stenzialismo, il chiaro di luna, persino Silvio Berdel suo regno sia stata falsificabuoni da fior di
ta, che gli ebrei non siano mai
specialisti del
lusconi e le Olgettine) ma Adolf Hitler è un articolo
stati vittime dell’Olocausto e che
nazionalsocialieterno, come il sesso, come la Nutella,
Baffetto buonanima ci fosse stasmo tedesco, per
e non tramonta mai. Fate un salto in libreria e lui è
to inviato da dio.
esempio da Hugh
sempre lì, in prima fila, un chiodo fisso, col didietro
Tutto tramonta (la minigonna,
Trevor-Roper,
ben avvitato sul trono delle ultime uscite e delle
Umberto Bossi, l’esistenzialiprofessore emerito
smo, il chiaro di luna, persino
grandi tirature: il cappello a visiera rubato (direbbe
di storia a Oxford,
Silvio Berlusconi e le Olgetnonché strapagati
Totò) ai capistazione, l’occhio acceso da invasato,
dagli editori delle
tine) ma Adolf Hitler è un artiil ciuffo di traverso, il baffo a spazzolino. Biografie,
più importanti ricolo eterno, come il sesso, come
saggi,
testimonianze,
portfolio,
rivelazioni
esclusiviste patinate del
la Nutella, e non tramonta mai.
ve. Ma fu nella vicenda dei falsi diari di Stern
pianeta, da Stern
Fate un salto in libreria e lui è
che questa speciale Merenda del Cappellaio Matto
a Panorama, da
sempre lì, in prima fila, un chioNewsweek al Sundo fisso, col didietro ben avvitasalì ad altezze decisamente vertiginose
day Times, i diari
to sul trono delle ultime uscite e
di Hitler erano
delle grandi tirature: il cappello
delle banconote da undici dollari, false morale che Harris sviluppa, scena a visiera rubato (direbbe Totò) ai capicome l’anima del tredicesimo invita- dopo scena, come una disincantata stazione, l’occhio acceso da invasato, il
to, ma al falsario Konrad Kujau e al riflessione sulle mitologie del Vente- ciuffo di traverso, il baffo a spazzolino.
reporter di Stern Gerd Heidemann, simo secolo, tra le più devastanti e Biografie, saggi, testimonianze, portfoche avallò il falso, fruttarono milioni balorde d’ogni tempo. Su queste, svet- lio, rivelazioni esclusive. Ma fu nella
di genuini, onestissimi marchi tede- ta per particolare risonanza il mito vicenda dei falsi diari di Stern che
hitleriano, il racconto infinito delle questa speciale Merenda del Cappelschi.
Uno scrittore inglese – il gran- gesta naziste, che è poi uno dei pegni laio Matto salì ad altezze decisamente
de Robert Harris, autore qualche che l’immaginario della modernità ha vertiginose.
anno più tardi di Fatherland, un pagato e continua a pagare al suo lato
Heidemann, il gazzettiere di
thriller cult in cui s’immagina che oscuro: la fascinazione nichilistica, la Stern, viveva sotto incantesimo:
il Terzo Reich abbia trionfato nella seduzione dell’abisso, la simpatia per collezionava cimeli nazisti, vantava
seconda guerra mondiale e guai ai il diavolo cantata dai Rolling Stones l’amicizia delle SS più famigerate,
vinti – dedicò nel 2002, alla storia in una loro canzone.
s’era addirittura comprato lo yacht
Anche I diari di Hitler, a pen- che fu di Goebbels e il suo sogno proidei falsi diari di Hitler, una brillante
DI
F
ricostruzione giornalistica pubblicata in Italia da Mondadori. Quindici
anni dopo la ripubblica: d’altronde
sono storie che non invecchiano, a
differenza dei fatti di cronaca, tipo
VatiLeaks o l’ennesimo raduno di vip
della politica al Meeting papista riminese. Quello dei falsi diari hitleriani
è infatti un apologo, una commedia
bito non era portarsi a letto qualche
walkiria wagneriana ma che Martin
Bormann fosse ancora vivo, come
nei peggiori Segretissimo. Fu lui, con
la sua fede cieca e spericolata nelle
peggiori assurdità, a incoraggiare il
falsario a produrre sempre nuove annate dei diari di Hitler e a promettere
addirittura altri inediti hitleriani: romanzi storici, libretti d’opera, la seconda parte del Mein Kampf e persino
memorie d’alcova.
Quanto a Hugh Trevor-Roper, antinazista convinto, storico scrupoloso,
ma soprattutto autore dell’Eremita di
Pechino, storia veridica (la trovate in
edizione Adelphi) d’uno dei più celebri
e impuniti falsari del secolo, esaminò
uno di questi quaderni, dove apparivano alcune enormità particolarmente dissennate e stravaganti sul volo
di Hess in Inghilterra, e assicurò agli
editori inglesi, lui esperto di falsi, che
il materiale era okay, roba buona, da
comprare a scatola chiusa, pagando
quel che c’è da pagare. Ci cascò anche
il magnate dell’informazione Rupert
Murdoch.
Professoroni americani e tedeschi si bevvero i Diari dalla prima
all’ultima riga. Idem i giornalisti di
mezzo mondo. Kujau, il falsario,
è in fondo il solo innocente: lui sta
raccontando una favola, dopotutto, e
sono gli altri, le sue vittime apparenti, a trasformare questa favola in una
strampalata caricatura del mondo
vero come lettori di Topolino che, per
amore del loro personaggio preferito,
finiscano per credere nell’esistenza
di Topolinia e, stufi di Rimini e della
Costa azzurra, vogliano andarci in
vacanza la prossima estate.
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