Silenzio - Autori Online

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SILENZIO
Il sorriso spensierato dell’età giovane ormai l’aveva abbandonata; come non portava più le
Scarpe rosse con il tacco alto, lentamente ma inesorabilmente aveva mutato abitudini. In passato
Aveva rivelato un notevole spirito di adattamento e per ogni situazione aveva trovato come per
Incanto la soluzione. Ma ormai tutto era diverso, c’era qualcosa di nuovo nell’aria e di tenebroso,
un’ombra nera che oscurava il sole che la illuminava durante il giorno. Una specie di ansia interna,
un nervosismo senza causa apparente, un dolore sordo e interno dell’anima, una specie di
abbandono, una rassegnazione senza scampo, una deriva senza freni, un dolore senza ritorno.
Come se all’improvviso fosse scesa da una macchina lanciata a forte velocità, fosse stata spinta
Giù da una giostra impazzita. Dopo tanto movimento, tanto frastuono, un silenzio, una desolazione
Nuova, mai conosciuta e più pesante. L’aria stessa che respirava era pesante, scura, che la
Affaticava oltre misura. Aveva scelto la strada del silenzio, come se nulla le importasse
Più e in effetti non aveva più interessi particolari. Ormai non parlava più, era laconica ma
Che avrebbe potuto dire più? Tutto era stato detto e fatto e si poteva fare solo una constatazione
Di quanto accaduto. Le persone più care erano morte, e quindi nel suo cuore erano tutte porte
Chiuse, sbarrate, dove non poteva bussare, i parenti si erano rivelati serpenti velenosi,
le amicizie femminili false, gli uomini l’avevano tradita, delusa, umiliata. Allora dove aggrapparsi,
a chi rivolgersi, dove sbattere la testa? Sul lavoro aveva ormai lo stesso atteggiamento distaccato,
silenzioso, ma che serviva parlare se facevano carriera solo i raccomandati e le donne avvenenti?
Cosa poteva dire di fronte all’ingiustizia sociale, la fame nel mondo, la tratta dei bambini innocenti?
C’erano forse parole per la sanità malata, per le disfunzioni di un governo sordo alle esigenze
Umane, le parole non sarebbero servite, ne bastate. Parlare non sarebbe servito a niente,
non avrebbe cambiato di un centimetro situazioni radicate, già esistenti. Tutto sarebbe rimasto
immutato e quindi lei non si arrabbiava più, faceva il suo dovere chiudendosi in quel mutismo
indifferente che la diceva lunga. Gli sguardi delle donne come aghi sulla pelle ora non le facevano
più nulla, gli sguardi degli uomini avidi e sensuali non la interessavano più, era superiore
al dolore del mondo e alle sue futilità, superiore alle disgrazie, come alle frivolezze.
Tutto era vanità e nessuna strada portava verso la liberazione da tutto ciò. Un giorno, in un corso,
conobbe un ragazzo silenzioso, gli parlavano solo gli occhi, riconobbe la rassegnazione, ritrovò
lo stesso abbandono suo, lo stesso sfinimento senza scampo. Era come se tutto gli scivolasse
addosso senza coinvolgerlo minimamente. Solo nell’indifferenza ci poteva essere la salvezza,
la pace. Ma guardando quel ragazzo capì che non era sola, qualcun altro aveva capito.
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