Pensieri e azioni del Risorgimento/2:
l’unità d’Italia
1850 - 1861
Corrado
Cagli, pannello
con Vittorio
Emanuele II,
Cavour e
Garibaldi, in “Il
trionfo di
Mussolini”,
1937
L’Italia alla vigilia dell’unificazione, 1850-1860
Regno di Sardegna
Regno LombardoVeneto
Granducato di
Toscana
Stato pontificio
Regno delle
Due Sicilie
Impero asburgico
Impero ottomano
Francia
La repressione post ‘48/1
Il maresciallo
Radetzky in una foto
del 1857
• L’epilogo del ‘48 in Italia fu negativo quasi in
ogni zona
• Nel Lombardo Veneto Radetzky,
governatore militare e civile, attuò una
politica punitiva verso le élite nobiliari e
borghesi, che ritenne le vere responsabili
dei moti rivoluzionari,mentre cercò il
sostegno dei contadini
• Un’imposta straordinaria colpì i cittadini più
ricchi
• L’amnistia del 1849 escluse i patrioti e
ventisette condanne a morte colpirono i
cospiratori arrestati dal1851 al 1853
• Gli emigrati per motivi politici subirono il
sequestro dei beni
La repressione post ‘48/2
• La politica di Radetzky in realtà colpì anche i contadini, che
furono condannati a morte in gran numero per reati contro
persone e proprietà da un tribunale itinerante
• I contadini dovevano anche subire la coscrizione militare
obbligatoria
• e non godettero di nessuna misura economica favorevole
• Secondo l’ambasciatore inglese si verifica che «un unico
radicato sentimento d’odio pervada la mente di ogni uomo,
donna, e bambino in tutta la Lombardia»
• Misure repressive attuarono Federico II di Borbone a Napoli,
Pio IX nello Stato pontificio e Leopoldo II in Toscana
L’azione politica del Piemonte,
1849 - 1859
Il liberalismo del Piemonte
Vittorio
Emanuele
II
Massimo
d’Azeglio
• L’unica zona d’Italia in cui si mantenne
una linea politica liberale fu il Piemonte
• Lo stato sabaudo mantenne lo Statuto e
ospitò molti migliaia di patrioti in fuga dai
rispettivi stati dopo i moti del ‘48
• Il nuovo re Vittorio Emanuele II scelse
come Presidente del Consiglio il liberale
moderato Massimo d’Azeglio
• Il governo di d’Azeglio agì in due direzioni
1. ridefinire i rapporti tra Stato e
Chiesa
2. modernizzare l’economia e le
infrastrutture di Piemonte e Liguria
Le “leggi Siccardi”
Giuseppe Siccardi,
propose le leggi che
portano il suo nome
• Le cosiddette “leggi Siccardi”,
approvate nel 1850, prevedevano
l’abolizione di tribunali separati per i
membri del clero; del diritto d’asilo per
chiese e luoghi di culto; la riduzione
delle feste religiose riconosciute dallo
Stato; una limitazione forte
dell’acquisizione di beni per lasciti o
donazioni per chiese e enti ecclesiastici
• Queste leggi resero tesi i rapporti tra
Stato sabaudo e Stato Pontificio, ma
certificavano il carattere sempre più
liberale dello Stato dei Savoia
L’entrata di Cavour nel governo d’Azeglio
Camillo Benso, conte di Cavour
• Una accelerazione nella modernizzazione
del regno di Sardegna venne dall’ingresso
nel governo d’Azeglio di Camillo Benso di
Cavour.
• Cavour (n.1810), nobile formatosi tra
Piemonte e Svizzera, aveva viaggiato
lungamente attraverso l’Europa e si era
formato una cultura aperta, fortemente
liberista in economia, e decisamente
laica.
• Negli anni ‘40 si era fatto conoscere come
giornalista e esperto di agrimensura
• Diventò ministro dell’Agricoltura,
commercio e marina per poi passare al
ministero delle Finanze
• Promosse trattati doganali liberisti con
Francia, Belgio e Inghilterra
Il “connubio” e il primo governo di Cavour
Urbano Rattazzi,
leader della sinistra
costituzionale nel
Parlamento sabaudo
• Cavour si alleò politicamente con la sinistra
parlamentare di Urbano Rattazzi nel 1851.
• Egli temeva che il colpo di Stato con cui Luigi
Napoleone in Francia aveva posto fine alla Seconda
repubblica e era diventato imperatore (1851),
rafforzasse i conservatori antiliberali in Piemonte
• il re affidò al conte l’incarico di formare un nuovo
governo, sostenuto da una maggioranza di centro –
sinistra (novembre 1852), dopo la crisi del dicastero di
d’Azeglio
• I liberali conservatori chiamarono questa operazione
politica “connubio”, criticandone l’innaturalità politica
(un moderato come Cavour alleato alla sinistra)
• «Cavour disponeva ora di una stabile maggioranza
parlamentare per moderare il re, affermare il primato
della Camera dei deputati e continuare la sua politica di
riforme» (Beales – Biagini)
La politica liberoscambista di Cavour
Il “Canale Cavour” fatto costruire dallo
statista piemontese attraversa la zona
risicola del novarese e consente una
irrigazione razionale di questa zona
• La politica economica di Cavour fu
liberoscambista.
• Fu abolito il dazio sul grano
• Furono abbassate le tariffe doganali per
favorire il commercio dei prodotti agricoli,
soprattutto il riso
• Cavour promosse diverse opere pubbliche,
pagate con un inasprimento delle tasse: canali,
strade,ponti
• Furono sviluppate le ferrovie,in modo da
favorire il commercio e da stimolare l’industria
siderurgica e meccanica
• Le commesse statali favorirono anche la
cantieristica ligure
• Unico neo fu il persistere del disagio delle
classi popolari cittadine e campagnole, tra le
quali l’analfabetismo era elevato (65%)
Scioglimento degli ordini contemplativi
• Il governo di Cavour fu protagonista di un forte scontro
con la Chiesa cattolica
• Nel 1855 decise di sciogliere gli ordini religiosi
contemplativi e di destinare i proventi della vendita dei
loro beni a una Cassa che doveva pagare la “congrua”
ai sacerdoti.
• Lo stesso re Vittorio Emanuele II si oppose al
provvedimento, ma dopo momenti di grave
tensione,fu costretto a riconfermare Cavour al suo
posto di Presidente del Consiglio
• La legge fu approvata e questo definì con precisione il
rapporto di separatezza tra Chiesa e Stato
Nuovi equilbri re – parlamento - governo
• Cavour «impone il principio dell’autorità del
Parlamento in generale, e della Camera in particolare,
come garante della responsabilità del Governo
• Si rompe il principio, previsto dallo Statuto, secondo cui
il governo deve essere responsabile solo davanti al re, e
si introduce quello per cui il re nomina un governo che
dispone di una maggioranza in Parlamento, e in
particolare nella Camera elettiva.»(A.M.Banti)
• L’equilibrio di poteri fissato dallo Statuto si sbilanciò a
favore del Parlamento e a scapito del re
Una politica estera ambiziosa
• Cavour ebbe in politica estera nei primi anni di
governo l’obiettivo tradizionale dei Savoia:
allargamento dei confini del regno di Sardegna
all’intera Italia settentrionale.
• «Perseguì però questa strategia con una abilità
e una spregiudicatezza sconosciute alla
vecchia diplomazia, senza mai precludersi la
possibilità di raggiungere traguardi più
ambiziosi» (G.Sabbatucci – V. Vidotto)
Il Piemonte alla guerra in Crimea
• Cavour volle avvicinare il Piemonte
all’Europa più moderna e più sviluppata
(Francia e Gran Bretagna) in modo da
rendere il regno sabaudo una media
potenza europea.
• Una tappa importante in questa
strategia fu la decisione, sancita dal voto
del Parlamento (1855), di partecipare
con un corpo di spedizione alla guerra
che Gran Bretagna e Francia stavano
combattendo in Crimea contro la Russia,
a partire dal 1854.
• La guerra nasceva dalla volontà di inglesi
e francesi di indurre la Russia a ritirarsi
dalla zona della Crimea, che essa aveva
occupato in un momento di crisi acuta
dell’impero ottomano
La vittoria in Crimea
Il corpo dei bersaglieri piemontesi
in Crimea
Il generale
A . La Marmora
• Il corpo di spedizione
piemontese (18.000 uomini) fu
guidato dal generale La
Marmora, ottenne una vittoria
significativa contro i russi sul
fiume Cernaia
• Gli alleati franco - inglesisabaudi ottennero la vittoria
definitiva conquistando la città
di Sebastopoli.
• Il Piemonte potè così
partecipare da vincitore al
congresso di pace di Parigi
(1856)
Il congresso di Parigi,
1856
I partecipanti
al congresso di Parigi,
Cavour è il primo da sinistra
• Il congresso di Parigi permise a Cavour di proporre la situazione italiana agli altri
stati
• In questa sede Cavour protestò contro la presenza di truppe austriache entro i
confini dello Stato pontificio e denunciò la pericolosità del malgoverno dello Stato
pontificio e del Regno delle Due Sicilie come pericolosi fomentatori rivoluzionari.
Ottenne il sostegno puramente verbale di Gran Bretagna e Francia
• Cavour non ottenne risultati concreti, ma riuscì a conquistare il riconoscimento
ufficiale del ruolo internazionale del regno di Sardegna
• Esso si presentava così come “l’unico solido alfiere delle ragioni di un’opinione
costituzionale e nazionale italiana” (A.M.Banti)
Le prospettive incerte dei democratici,
1850 - 1857
Azione debole e contraddittoria dei democratici
Giuseppe
Ferrari
Carlo Pisacane
• L’azione dei democratici risulta debole
e contraddittoria rispetto all’incisività
con cui si muove il Piemonte di Cavour
• Ferrari e Cattaneo propongono di
costruire una federazione di
repubbliche democratiche
• Carlo Pisacane è favorevole a
un’azione rivoluzionaria che si ponga
obiettivi sia politici, sia sociali fino alla
costituzione di una repubblica
centralizzata
• Mazzini rimane fedele ai suoi progetti,
dar vita a una o più insurrezioni che
dopo una guerra di liberazione
nazionale portino alla convocazione di
una costituente
Difficoltà di Mazzini
• Le iniziative organizzate da Mazzini nel Lombardo
– Veneto furono sistematicamente scoperte e
represse nel sangue dagli austriaci
• Il fallimento più cocente fu quello di Milano nel
febbraio 1853, naufragato a causa di una totale
disorganizzazione
• Le critiche ai metodi e alla leadership di Mazzini
diventarono sempre più forti, anche da parte di
suoi sostenitori come Daniele Manin
I repubblicani che sostengono il Piemonte
Daniele Manin
• Manin, dopo la fine della Repubblica
Veneta, era andato in esilio a Parigi
• Da qui,nel 1855, fa pubblicare da alcuni
organi di stampa, una dichiarazione nella
quale si dichiara repubblicano,ma ritiene
che il primo obiettivo sia l’indipendenza
e l’unificazione italiana, che potrebbe
essere ottenuta solo grazie a Vittorio
Emanuele II, futuro re di un’Italia unita
• Manin espresse idee condivise da molti
ambienti dell’emigrazione politica, e
ottenne la simpatia anche di Garibaldi
• Nello stesso anno attaccò Mazzini, per la
sua “dottrina dell’assassinio politico”
La Società Nazionale Italiana
Giuseppe
La Farina
• Cavour volle sfruttare a vantaggio della sua
politica queste divisioni tra i repubblicani e
contattò Manin e Garibaldi attraverso l’esule
repubblicano siciliano G. La Farina
• Attraverso questi rapporti viene fondata la
Società Nazionale Italiana (1857), guidata da
La Farina
• Essa doveva coordinare l’azione dei
repubblicani filosabaudi.
• In Piemonte operava legalmente con il
sostegno economico del governo di Cavour e
un proprio giornale e negli altri stati italiani fu
un’organizzazione segreta che attraverso i
suoi “corrispondenti” diffondeva opuscoli e
volantini di propaganda patriottica
«Eran trecento, eran giovani e forti e sono morti»
• Mazzini decide intanto di collaborare con Carlo Pisacane, per
quanto quest’ultimo sia sostenitore di idee socialiste lontane dalla
politica del genovese.
• I due però organizzano insieme iniziative insurrezionali per ottenere
l’indipendenza dell’Italia
• Il 25 giugno 1857 Pisacane e alcuni compagni dirottano il piroscafo
“Cagliari”, partito da Genova, e lo dirigono all’isola di Ponza, dove
liberano i detenuti del carcere
• Alcuni si aggregano alla spedizione (circa trecento membri), che
sbarca a Sapri vicino a Salerno, con l’intento di far sollevare la
popolazione locale contro i Borboni
• L’iniziativa finisce con un massacro, i contadini non danno all’azione
nessun sostegno e l’esercito borbonico affronta e sbaraglia gli insorti
a Padula il 2 febbraio 1857.
• Altre iniziative di Mazzini a Livorno e Genova sono altrettanto
fallimentari
La strategia di Cavour dopo il congresso di Parigi
«Dal congresso di Parigi, Cavour uscì convinto che
solo una radicale modifica dell’equilibrio
europeo sancito dal congresso di Vienna
avrebbe permesso al Piemonte di eliminare la
presenza austriaca dall’Italia centro –
settentrionale.
• era dunque necessario da un lato mantenere viva
l’agitazione patriottica (Società Nazionale)
• dall’altra assicurarsi l’appoggio dell’unica grande
potenza europea interessata a una modifica
dello status quo: la Francia di Napoleone III»
(G.Sabbatucci – V.Vidotto)
L’attentato di Felice Orsini
Felice Orsini
e l’attentato
da lui
organizzato
(da “Noi
credevamo”, di
M. Martone)
• Un’accelerazione decisiva all’alleanza tra
Francia e Piemonte giunse dall’attentato
organizzato dal repubblicano romagnolo
Felice Orsini, che voleva uccidere Napoleone
III come principale ostacolo all’unificazione
italiana, visto che aveva determinato la fine
della Repubblica Romana nel 1849.
• L’attentato provocò otto morti,ma
l’imperatore francese si salvò (gennaio 1858)
• Orsini fu catturato e ghigliottinato insieme a
un compagno e scrisse due lettere a
Napoleone III chiedendogli di aiutare la
causa nazionale italiana
• L’imperatore,impressionato dall’attentato e
colpito dalle lettere di Orsini fu indotto a
riconsiderare l’opportunità di guidare la
trasformazione geopolitica della penisola,
piuttosto che subirla con rischi imprevedibili
per sé e per la Francia (A. M.Banti)
L’incontro di Plombières (luglio 1858)
• Cavour e Napoleone III si incontrarono a Plombières
nel luglio 1858 per concludere un’alleanza
• Gli accordi ipotizzavano una sistemazione della
penisola italiana in tre Stati:
– Regno dell’Alta Italia (Piemonte, Lombardo –
Veneto, Emilia Romagna) sotto i Savoia (in cambio di
Nizza e Savoia ai francesi)
– Regno dell’Italia centrale (Toscana e provincie
pontificie)
– Regno meridionale (ex Regno delle Due Sicilie)
• Il papa avrebbe mantenuto la sovranità su Roma e
zone limitrofe e gli sarebbe stata offerta la futura
presidenza della Confederazione italiana
• Il trattato di alleanza siglato all’inizio del 1859
prevedeva che 200.000 soldati francesi
supportassero i 100.000 piemontesi e soprattutto
che l’intervento francese scattasse solo nel caso di
un ultimatum austriaco al Regno di Sardegna e
non viceversa.
I progetti di Napoleone III e Cavour
«Dietro questo progetto si celavano in realtà
due diversi disegni:
• quello di Napoleone III,che mirava a porre
l’Italia sotto il suo controllo;
• e quello di Cavour che, pur mostrando di
assecondare i progetti bonapartisti, contava
soprattutto sulla forza d’attrazione del
Piemonte nei confronti degli altri Stati
italiani» (G.Sabbatucci – V. Vidotto)
V.Cabianca,
“L’addio del
volontario”,
1858
La II guerra di indipendenza
Un esercito di volontari
Il 17 marzo 1859 Vittorio
Emanuele II
istituì il corpo dei
“Cacciatori delle Alpi”, di cui
Garibaldi fu nominato
generale un anno dopo
• Tra gennaio e luglio 1859 l’esercito sabaudo
(circa 50.000 uomini) che si prepara alla
guerra contro l’impero asburgico viene
integrato da migliaia di volontari.
• Furono circa 16.000 uomini, di età media
tra i 21 e i 26 anni
• In buona parte provengono dal Lombardo –
Veneto, quindi decidono di andare a
combattere contro il proprio stato di
appartenenza, correndo rischi enormi in
caso di cattura o sconfitta da parte austriaca
• Questi volontari appartengono in
maggioranza ad ambienti popolari o del
ceto medio: artigiani, commercianti, operai
e studenti
L’ultimatum dell’impero asburgico e l’inizio della guerra
• L’arruolamento di volontari e la preparazione
dell’esercito spinsero l’Austria, anche se molto
esitante, a consegnare al regno di Sardegna (24 aprile
1859) l’ultimatum, con il quale chiedeva il disarmo
unilaterale del Piemonte
• Il governo di Cavour rifiutò e il parlamento di Torino
votò i pieni poteri a Vittorio Emanuele II per la
conduzione della guerra
• L’Austria decise di attaccare subito per anticipare
l’intervento delle truppe francesi, ma il piano fallì
• Le truppe francesi trasferitesi rapidamente in Italia
grazie alle ferrovie volute da Cavour furono subito
operative
Prime battaglie, prime vittorie franco - piemontesi
La battaglia di Montebello (Pv)
Il campo di Magenta dopo la battaglia
• Francesi e piemontesi fermano
gli austriaci a Montebello (20
maggio 1859)
• I Cacciatori delle Alpi, guidati da
Garibaldi, arrivano a Como
• Gli austriaci vengono sconfitti da
francesi e piemontesi a
Magenta (4 giugno 1859),
presso Milano
• L’8 giugno Vittorio Emanuele II e
Napoleone III entrano a Milano
• Gli austriaci decidono di ritirarsi
nel quadrilatero veneto
“Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a Milano l’8
giugno 1859” (quadro di Luigi Bisi, Museo storico di Milano)
La battaglia di Solferino e San Martino
• Avanzando verso est, l’esercito misto di
francesi e piemontesi si scontra con gli
austriaci in una battaglia molto cruenta a
Solferino (francesi e austriaici) e S.Martino
(piemontesi e austriaci) presso Verona, il 24
giugno 1859
• I franco – piemontesi vincono e avanzano in
direzione di Peschiera e Verona
La battaglia di Solferino e San Martino
“Campo austriaco dopo la battaglia di Solferino e san Martino”, dipinto di Vincenzo Giacomelli
(Museo del Risorgimento, Torino)
Gli austriaci persero 14000 uomini e 8000 vennero presi prigionieri, i franco-sardi 15000 e 2000
prigionieri.
Pace di Villafranca (luglio 1859)
Napoleone III decise inaspettatamente di interrompere la guerra e
firmare con gli austriaci prima un armistizio, quindi i preliminari di
pace a Villafranca (l’impero asburgico dava la Lombardia ai francesi
che la cedettero ai Savoia, e manteneva il Veneto con il quadrilatero).
Tale decisione ha tre motivazioni
•
•
•
1. il malumore dell’opinione pubblica francese per il numero eccessivo di morti
dopo la battaglia di Solferino
2. il timore che i movimenti di truppe prussiane al confine settentrionale
preludano a un attacco prussiano in aiuto all’Austria
3. soprattutto il
fatto che in Italia centro – settentrionale,
Modena, Parma, Legazioni, Toscana si fossero verificate
sollevazioni che mettevano in forse la sistemazione della
penisola italiana concordata da Cavour e Napoleone III a
Plombieres.
Cavour si dimise dalla Presidenza del Consiglio
Sollevazioni in Italia centro - settentrionale
• Tra la fine di aprile e giugno del 1859 sollevazioni
organizzate dalla Società Nazionale Italiana e da liberali
di vario orientamento spinsero alla fuga i sovrani dei
rispettivi stati: Toscana, Parma, Modena, e i
rappresentanti papali nelle Legazioni.
• I governi provvisori che si insediano volevano
annettersi allo stato che si sta formando a nord.
• Il Piemonte inviò governatori a Parma e Modena e
delegati in Toscana e a Bologna
• Ai primi di giugno la Lombardia fu annessa al Piemonte
sulla base del vecchio plebiscito del 1848
Cavour torna al governo per realizzare le annessioni
• Cavour viene richiamato alla Presidenza del
Consiglio a gennaio 1860 con il programma di
accelerare le annessioni, per poi procedere
alla convocazione di un Parlamento dello stato
ampliato dai nuovi territori.
• I plebisciti per l’annessione vengono convocati
l’11 e il 12 marzo 1860, con la formula
«Unione alla monarchia costituzionale del re
Vittorio Emanuele, ovvero Regno separato»
I plebisciti dell’11-12 luglio 1860
• Votano tutti i maschi adulti che abbiano
compiuto ventuno anni.
• Sia in Emilia che in Toscana la grande
maggioranza degli elettori,tra cui moltissimi
contadini, votano per l’annessione
• Un ruolo decisivo ebbe l’azione di propaganda
svolta nelle campagne sui loro lavoratori e
fittavoli dai proprietari terrieri di
orientamento liberale e nazionale
Insurrezioni in Sicilia, primavera 1860
Rosolino Pilo
Giovanni Corrao
• Nella primavera del 1860 si verificano
alcune insurrezioni in Sicilia
• Gli episodi spingono alcuni mazziniani,
come Rosolino Pilo e Giovanni Corrao,
a partire dal Piemonte verso la Sicilia
per fomentare la rivolta
• Lo stesso Garibaldi pensa che sia
possibile realizzare un colpo di mano
con il quale sfruttare la situazione,
avendo più chance di successo rispetto
ai tentativi dei Bandiera e di Pisacane
La preparazione dei “Mille”
• Nell’aprile 1860 i volontari radunati da
Garibaldi cominciano a riunirsi a Genova.
• Il governo Cavour non si oppone al raduno,
anche se ufficialmente si dissocia, e d’Azeglio
fa sequestrare i fucili che erano stati
acquistati con una sottoscrizione popolare
• La Farina ne fa procurare però degli altri di
qualità inferiore e a questo punto i volontari
sono equipaggiati a dovere
La partenza dei “Mille” di Garibaldi
La partenza da Quarto in un’opera di
Girolamo Induno
• Il 5 maggio 1860 un
commando guidato da Nino
Bixio sequestra due piroscafi
nel porto di Genova
• Dopo poche ore Garibaldi e
gli altri volontari (circa un
migliaio) vi si imbarcano da
Quarto, vicino Genova
• L’11 maggio i “Mille”sbarcano
a Marsala, in Sicilia
I Mille da Calatafimi a Palermo
• A Salemi, Garibaldi assume il titolo di
dittatore dell’isola in nome di Vittorio
Emanuele II
Garibaldi e le sue “camicie rosse” dopo
la battaglia di Calatafimi
• Il 15 maggio garibaldini e borbonici si
affrontano in battaglia a Calatafimi, e i
garibaldini vincono, nonostante siano
situati in posizione di svantaggio
strategico
• Garibaldi e i suoi si aprono così la strada
verso Palermo: l’attacco alla città inizia il
27 maggio, con la collaborazione di
siciliani armati unitisi ai Mille.
• Il 6 giugno i garibaldini prendono
Palermo
I garibaldini dalla Sicilia a Napoli
Garibaldi entra a Napoli
(7 settembre 1860)
• In Sicilia giungono molti volontari, circa
20.000 per sostenere le iniziative di
Garibaldi
• Lo stesso Garibaldi decide la leva in
massa dei siciliani, ma molti si
sottraggono a questa imposizione
• Il 27 luglio Garibaldi entra a Messina, e
da qui progetta lo sbarco in Calabria
• Il 18 agosto lo sbarco dei garibaldini in
Sicilia è cosa fatta, e l’esercito borbonico
si sfalda progressivamente
• Il 6 settembre Francesco II di Borbone
abbandona Napoli e il 7 Garibaldi vi
entra da vincitore.
I contrasti tra garibaldini e contadini siciliani
L’episodio di Bronte fu ricostruito
in un film di Florestano Vancini
(1972)
• Gli obiettivi dei contadini siciliani e di
Garibaldi non erano coincidenti
• I contadini appoggiarono le camicie rosse
nella speranza di liberarsi non solo del
malgoverno borbonico, ma anche dei loro
padroni, i latifondisti che li sfruttavano
• Garibaldi voleva soprattutto liberare la
Sicilia dai Borboni, costituendo un esercito
nell’isola anche attraverso la leva
obbligatoria, a cui i siciliani erano ostili.
• I contadini insorsero contro i Borboni, ma
Garibaldi non intendeva lasciare spazio a
rivendicazioni economiche e sociali
• Nino Bixio, collaboratore di Garibaldi,
condusse una durissima repressione contro i
contadini insorti, che sfociò in episodi molto
cruenti, come la fucilazione di decine di
persone a Bronte
Cavour riprende l’iniziativa
•
•
•
Battaglia di Castelfidardo
•
•
Battaglia del Volturno
Cavour temeva che la conquista garibaldina
dell’ex regno borbonico portasse alla nascita
di un’Italia meridionale democratica, e che il
passo successivo di Garibaldi fosse l’attacco a
Roma, protetta dall’alleato Napoleone III
Decise allora di attuare un intervento militare
per prevenire l’iniziativa garibaldina
L’esercito sabaudo cominciò un’avanzata verso
il centro dell’Italia (Umbria e Marche) e
sconfisse le truppe dello Stato pontificio a
Castelfidardo.
Garibaldi sconfisse in ottobre i borbonici a
nella battaglia del Volturno
Il Parlamento piemontese approvò la legge
per cui il governo avrebbe potuto decretare
l’annessione di altri territori italiani allo
Stato sabaudo, sulla base della volontà delle
popolazioni espressa mediante plebisciti.
I plebisciti del 1860 in Italia centrale e meridionale
• Tra ottobre e novembre 1860 si
tennero nell’Italia meridionale e in
Sicilia, poi nell’Umbria e nelle Marche
i plebisciti secondo la forma voluta da
Cavour
• Gli elettori potevano scegliere se
accettare o respingere l’annessione
allo Stato sabaudo con la sua forma di
governo, i suoi ordinamenti e le sue
leggi.
• L’affluenza alle urne fu amplissima
(75-80%) e la maggioranza dei
favorevoli all’annessione fu
schiacciante (e un po’ sospetta)
L’incontro di Teano e il ritiro di Garibaldi
L’incontro di Teano (Ce)
tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II
il 25 ottobre 1860
• Garibaldi dovette rinunciare a
ogni iniziativa ulteriore e
decise di aspettare l’arrivo dei
piemontesi in Italia
meridionale
• Vittorio Emanuele II e il
condottiero nizzardo si
incontrarono a Teano (Ce) il 25
ottobre
• Garibaldi cedette ogni
responsabilità di governo nelle
province liberate al re sabaudo
Il primo Parlamento italiano.
Vittorio Emanuele II, re d’Italia (17 marzo 1861)
Prima seduta del primo Parlamento
nazionale (17 marzo 1861)
Il 17 marzo 1861, il primo
Parlamento italiano (eletto
su base censitaria) proclamò
Vittorio Emanuele II (che
mantenne l’ordine numerico
della dinastia sabauda per la
sua incoronazione)
re d’Italia«per grazia di Dio
e volontà della nazione»
L’Italia nel 1861
Bibliografia
• Aldo Mario Banti, Il Risorgimento italiano, Roma –
Bari, Laterza
• Derek Beales – Eugenio F. Biagini,
Il Risorgimento e l’unificazione dell’Italia,
Bologna, il Mulino
• Giovanni Sabbatucci – Vittorio Vidotto,
Storia contemporanea. L’Ottocento, Roma – Bari,
Laterza