TESTO LEZIONI DI PRIMO SOCCORSO SANITARIO

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TESTO LEZIONI DI PRIMO SOCCORSO SANITARIO
Il simbolo
internazionale
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È
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mezzi civili
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con
life o Stella
di
all'interno
della
soccorso
un
vita)
è
medico.
bastone
con
un serpente attorcigliato, il cosiddetto bastone di Asclepio.
L'omissione di Soccorso è un reato contro la persona, e più specificatamente contro la vita e
l'incolumità individuale.
Tale norma ha la funzione di rafforzare il senso della solidarietà umana. Esso è un reato omissivo
proprio, nel quale il legislatore viene a reprimere il mancato compimento di una azione giudicata
come doverosa, indipendentemente dal verificarsi o meno di un evento come conseguenza di tale
omissione.
L'articolo 593 del Codice Penale prevede due distinte ipotesi: nel primo comma l'omissione
consiste nel non dare avviso immediato all'autorità di aver trovato abbandonato o smarrito un
fanciullo minore di anni dieci o altra persona incapace di provvedere a sé stessa. Il termine
utilizzato dal legislatore: "trovando" allude all'imbattersi nella persona in pericolo, attraverso un
contatto materiale e diretto, solo un orientamento minoritario afferma la rilevanza della semplice
conoscenza del fatto. La distinzione effettuata tra abbandono e smarrimento presuppone la
volontarietà o meno del soggetto che sul minore ha un potere-dovere di custodia.
Nel secondo comma del suddetto articolo l'omissione penalmente rilevante è quella di non
prestare assistenza o di dare avviso all'autorità di aver trovato un corpo umano che sembri
inanimato ovvero una persona ferita o che necessiti assistenza.
I due obblighi di avviso o di prestare soccorso tuttavia non costituiscono la possibilità di tenere
due condotte alternative in quanto l'obbligo di darne avviso all'Autorità ricorre esclusivamente
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qualora non sia possibile prestare effettiva assistenza. Tali obblighi tuttavia cessano nel caso in
cui un soggetto, per la sua età o per le sue condizioni sia impossibilitato ad adempierli. La norma
ha subito una recente modifica dalla Legge 72/2003 tesa da un lato ad un inasprimento del
trattamento sanzionatorio, dall'altro sottraendone la competenza al Giudice di Pace. Le aggravanti
di tale norma penale derivano da eventuali lesioni personali: la pena è aumentata ex art. 64 c.p.
se dal comportamento omissivo colpevole derivano lesioni, mentre nel caso di morte del soggetto
in pericolo la pena è raddoppiata.
Il primo soccorso è l'insieme delle azioni che permettono di aiutare una o più persone in
difficoltà, nell'attesa dell'arrivo dei soccorsi qualificati. Nessuna azione deve essere svolta senza
aver valutato la situazione. Appena possibile, compatibilmente con le possibilità, dopo aver
compiuto un esame primario, è necessario effettuare una chiamata di emergenza per attivare
la catena del soccorso, in Italia chiamando il 118, in Europa il 112.
Chi trova una persona priva di coscienza, ferita o in pericolo deve innanzitutto valutare
attentamente quale può essere la causa, per evitare di mettere ulteriormente in pericolo
l'incolumità dell'infortunato e la propria. I pericoli relativi a gas, esalazioni tossiche e nocive,
elettricità possono anche essere non immediatamente evidenti. Le operazioni che chiunque è
obbligato a svolgere in questi casi sono esclusivamente: avvisare le autorità spiegando in dettaglio
dove ci si trova e attendere l'arrivo dei soccorsi senza allontanarsi. In difetto si ravvisano gli
estremi del reato di omissione di soccorso.
Il triage (termine francese che indica cernita - smistamento) è un sistema utilizzato per selezionare
i soggetti coinvolti in infortuni, gravi o leggeri che siano, secondo classi di urgenza/emergenza
crescenti, in base alla gravità delle lesioni riportate o del loro quadro clinico.
Il basic life support (in italiano supporto di base alle funzioni vitali) noto anche con
l'acronimo
BLS, è una tecnica di primo soccorso che può - in alcune circostanze - essere
determinante per salvare la vita di un infortunato. Per paziente infortunato si intendono molte
condizioni, da una persona priva di sensi (persona svenuta); o una persona con un blocco
meccanico delle vie aeree (oggetti nella gola dei bambini, acqua nei soggetti che affogano); alla
persona sottoposta a folgorazione elettrica oppure; ed infine al paziente in totale arresto
cardiaco con temporaneo stato di coma.
La tecnica nota come BLS, che comprende la rianimazione cardiopolmonare (RCP) è compresa
nella sequenza di supporto di base alle funzioni vitali.
La
definizione BLS/D si
riferisce
al
protocollo
BLS
con
l'aggiunta
della
procedura
di defibrillazione (e che è lo standard progressivo nei corsi di formazione per soccorritori laici).
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Funzione
Lo scopo di tale manovra è quello di mantenere ossigenato il cervello e il muscolo cardiaco,
insufflando artificialmente aria nei polmoni e provocando, per mezzo di spinte compressive sul
torace, un minimo di circolazione del sangue.
Il rischio principale collegato alla mancanza di soccorso in questi casi è il danno anossico
cerebrale; si tenga a tal proposito presente che l'ossigeno (necessario appunto al cervello) è
presente nell'aria-ambiente in percentuali medie del 21%, mentre quello presente nell'aria
espirata dai polmoni è circa del 16% (vale a dire che, respirando, consumiamo soltanto circa un
quarto dell'ossigeno presente nell'aria, e ciò significa che molto teoricamente - la stessa aria può
essere respirata al massimo 4 volte); questa constatazione ci fa capire come l'intervento con la
respirazione artificiale semplice (con la bocca) piuttosto che con la respirazione artificiale evoluta
(pallone autoespandibile, bombola di ossigeno, soccorso avanzato) possa realmente fare la
differenza, giacché praticando la classica respirazione bocca a bocca, il soccorritore insufflerà nei
polmoni della vittima un'aria il cui ossigeno è già stato parzialmente utilizzato (poiché il
soccorritore ha inspirato ed espirato quell'aria), e perciò sarà un'aria meno efficace.
Altrettanto importante è la tempestività dell'intervento: dall'inizio dell'arresto cardio-circolatorio,
mediamente le probabilità di sopravvivenza diminuiscono del 7-10% ogni minuto; già dopo 9-10
min., in assenza di RCP (acronimo di Rianimazione Cardio-Polmonare), è molto difficile se non
impossibile sperare il recupero del danno anossico cerebrale definitivo (ma i primi gravi danni
al cervello si riscontrano dopo già 4 minuti di mancanza di ossigeno).
La catena della sopravvivenza
La sopravvivenza è strettamente dipendente dalla realizzazione ordinata di una serie di interventi;
la metafora della "catena" sta a simboleggiare da un lato l'importanza della sequenza e che se una
delle fasi di soccorso è mancante, le possibilità di sopravvivenza sono ridottissime.
La catena è formata da quattro anelli che sono nell'ordine:
1. Accesso precoce al sistema di emergenza (118 Numero nazionale per le emergenze
sanitarie).
2. Inizio precoce delle procedure di BLS.
3. Defibrillazione precoce, cioè l’arrivo precoce sul posto di un’équipe in grado di praticare la
defibrillazione.
4. Inizio
precoce
del
trattamento
intensivo
(da
personale
medico
e
infermieristico
adeguatamente formati).
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Procedura del BLS
Premessa: Il BLS laico
La procedura di seguito descritta si basa sulle linee guide dell'European Resuscitation Council, ed
è pensata per essere eseguita da chiunque. Per questo non richiede capacità mediche né l'utilizzo
di particolari attrezzature. Per questo è definito BLS Laico. La procedura che prevede l'utilizzo di
presidi (pallone Ambu, cannula faringea) è pensata per il personale medico-infermieristico e per i
soccorritori certificati ed abilitati.
Fare sempre riferimento al 118 prima di intervenire in qualunque modo sui pazienti soprattutto se
esposti a trauma. Nel caso ci si trovasse nella situazione di dover applicare il BLS si consiglia
fortemente, se si è a conoscenza di questa procedura, di intervenire.
Si consiglia inoltre a tutti di frequentare i corsi gratuiti alla cittadinanza organizzati dalle varie
organizzazioni di soccorso presenti sul territorio: la spiegazione è sicuramente più approfondita di
quella che può dare la semplice lettura di un testo ed in più c'è la presenza di simulazioni
pratiche.
Va detto inoltre che le linee guida dell'ERC cambiano e si aggiornano col tempo: le ultime sono
quelle del 2005, che apportano non poche modifiche alle precedenti (ricerca del punto di
compressione, entità dell'insufflazione ecc.)
Valutazione della scena
Prima di effettuare qualsiasi azione su un soggetto, il soccorritore deve accertarsi che la zona in
cui agisce sia priva di pericoli: ad esempio occorre accertare che il soggetto non sia a contatto con
parti sotto tensione, che non vi siano odori di gas o liquidi, o cavi della luce. Nel caso in un cui la
zona non sia sicura vanno avvertite le autorità competenti, come ad esempio i Vigili del fuoco. Se
la zona è sicura, allora è possibile procedere con l'ABC della rianimazione cardiopolmonare.
La rianimazione viene praticata esclusivamente su un soggetto incosciente, che non risponde al
richiamo verbale e agli stimoli tattili (per esempio, se scosso). Valutare se il soggetto è vittima di
un malore oppure di un trauma; nel secondo caso non muovere il paziente e contattare
immediatamente il 118.
Nel caso in cui, trovandosi di fronte alla vittima incosciente di un trauma, si debba
obbligatoriamente intervenire (non c'è possibilità di chiamare soccorsi oppure si è preposti a
questa funzione: es. assistente bagnanti, personale medico ecc.), bisogna sapere che il BLS avrà
due procedimenti leggermente diversi a seconda che si tratti di malore (o l'annegamento)o
specificamente di trauma; perciò va detto che quando non si ha la possibilità di valutare con
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certezza la causa dell'evento (per es. non si era presenti e non ci sono né testimoni né segni
evidenti di cosa possa essere avvenuto), bisogna agire considerando l'infortunato vittima di
"trauma sospetto", operando quindi appunto come se il trauma fosse realmente avvenuto.
Valutazione dello stato di coscienza
La valutazione dello stato di coscienza del soggetto è la capacità dello stesso di rispondere agli
stimoli esterni. La comunicazione con la persona deve avvenire sfruttando tutti i cinque sensi.
Posti di fronte al corpo steso, per evitare movimenti del collo dell'infortunato, la persona deve
essere scossa leggermente per le spalle e chiamata ad alta voce. Se non reagisce allora la persona
è definita incosciente e va fatta immediata richiesta a chi ci sta vicino di chiamare il Numero
telefonico per le emergenze mediche (118 in Italia, 144 in Svizzera, 112 nella maggior parte dei
paesi dell'Unione Europea) dichiarando che la persona è incosciente. Nel caso in cui il paziente sia
cosciente può essere comunque allertata la centrale per l'invio di personale qualificato al fine di
controlli più accurati.
ABC del Basic Life Support
La seconda fase del BLS consiste in una procedura che viene denominata ABC, dalle iniziali delle
parole inglesi Airway (pervietà delle vie aeree), Breathing (respirazione), Circulation (circolazione).
Per iniziare l'ABC la persona va posta su un piano rigido (generalmente per terra) con gli arti e la
testa allineati in posizione supina (pancia in alto) e con il torace scoperto. A questo punto si inizia
la valutazione vera e propria.
A: Airways
Il pericolo che corre una persona incosciente è l'ostruzione delle vie aeree: anche la stessa lingua
può cadere all'indietro e impedire la respirazione, a causa della perdita di tonicità della
muscolatura. Prima di ogni altra cosa si procede al controllo del cavo orale tramite la "manovra a
borsellino" che si effettua ruotando assieme l'indice e il pollice sulla bocca bel paziente. Se sono
presenti oggetti che ostruiscono le vie respiratorie vanno rimossi con le mani oppure con pinze
facendo attenzione a non spingere il corpo estraneo ancora più in profondità. Se è presente acqua
o altro liquido (per esempio dopo un annegamento) bisognerà inclinare lateralmente la testa
dell'infortunato (o tutto il corpo in più persone se c'è un sospetto trauma del rachide cervicale, per
non muovere il collo) per permettere al liquido di fuoriuscire. Una volta verificata la pervietà delle
vie aeree e quindi l'assenza di oggetti che possano ostruire il passaggio dell'aria si effettua
l'iperestensione della testa, proprio per evitare un auto-soffocamento con la lingua (questa
manovra va fatta successivamente all'ispezione orale per non spingere ancora più in basso
eventuali corpi estranei presenti all'interno). Per effettuare la manovra dell'iperestensione, vanno
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poste una mano sulla fronte, per portare indietro la testa, e due dita sotto il mento, per sollevarlo.
La manovra di iperestensione non dovrà essere violenta né brusca (il collo è molto delicato) ma
dovrà comunque essere efficace. Sempre per questa ragione, nel caso vi sia un trauma cervicale
anche solo sospetto, l'iperestensione dovrà essere sempre evitata insieme a tutti gli altri
movimenti del paziente: solo se dovesse rendersi assolutamente necessaria (in caso ad esempio di
un paziente in arresto respiratorio), la manovra dovrà essere solo parziale. La posizione di
iperestensione va mantenuta fino alla fine della valutazione ABC.
vie aeree chiuse
vie aeree aperte
Manovra della modica estensione del capo
B: Breathing
La fase GAS
Dopo la fase di Airway è necessario controllare se l'infortunato respira. La posizione ideale per
farlo è accostare la guancia alla sua bocca (a circa 3-5 cm), osservando nel frattempo il torace.
Questa manovra è detta "GAS" che sta per Guardo,Ascolto, Sento:
1. Guardare il movimento del torace
2. Ascoltare il respiro
3. Sentire il flusso d'aria sulla guancia
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Questa osservazione deve essere mantenuta per 10 secondi, contando ad alta voce, mantenendo
la testa del paziente sempre iperestesa. Contare ad alta voce serve a chi interviene nel frattempo, e
conosce i fondamenti della BLS, a capire senza interrompervi che può essere necessario il suo
aiuto. È necessario fare attenzione a non confondere ansimi e gorgoglii emessi in caso di arresto
respiratorio con la respirazione normale.
C: Circulation
Mentre si effettua la manovra GAS si deve valutare se sono presenti movimenti della persona,
colpi di tosse, respiro, che sono segnali della presenza di attività circolatoria e movimenti di arti o
altre parti del corpo. La manovra è definita MO.TO.RE. (MOvimenti, TOsse, REspiro). Oltre a
queste due operazioni, è possibile la ricerca del polso (anche se varia da regione a regione per i
protocolli 118 di competenza), preferibilmente carotideo (premere con i polpastrelli di indice e
medio sulla carotide, posta lateralmente al pomo di Adamo), giacché permette la percezione di
battito cardiaco anche ad una pressione arteriosa sistolica (massima) di 20-30 mmHg, mentre il
polso radiale e femorale non permettono di reperire battito con pressione arteriosa sistolica
inferiore rispettivamente a 90 mmHg e 60 mmHg. Comunque, poiché non è facile cercare il polso
carotideo soprattutto se non si è esperti, la presenza di MO.TO.RE., anche quando il polso
carotideo non è apprezzabile, è una prova certa che il cuore sta battendo.
La ricerca di segni di circolo (MO.TO.RE.) non deve in nessun modo ritardare le operazioni di
soccorso, per cui in caso di dubbio, si assume che l'attività cardiaca sia assente.
In assenza di MO.TO.RE. è indispensabile iniziare la rianimazione cardio-polmonare RCP. Se si è
da soli a soccorrere si chiama in questo momento il 118. Se i soccorsi sono stati già chiamati, è
importante confermare che c'è una persona in arresto respiratorio e senza segni di circolo.
Rianimazione cardio-polmonare
La procedura della rianimazione cardio-polmonare consiste in queste fasi:
Massaggio cardiaco
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
Il paziente deve trovarsi su una superficie rigida (una superficie morbida o cedevole rende
completamente inutili le compressioni).

Inginocchiati a fianco del torace.

Rimuovi, aprendo o tagliando se necessario, gli abiti dell'infortunato. La manovra richiede
il contatto con il torace, per essere sicuri della corretta posizione delle mani.

Colloca le mani direttamente sopra lo sterno, una sopra all'altra, al centro del petto. Per
evitare di rompere le costole, solo il palmo delle mani dovrebbe toccare il torace. Più in
particolare, il punto di contatto dovrebbe essere l'eminenza palmare, ovvero la parte più
inferiore e vicina al polso del palmo, che si presenta più dura e posta in asse con l'arto. Per
facilitare questo contatto può essere utile intrecciare le dita e sollevarle leggermente.

Sposta il peso verso avanti, rimanendo sulle ginocchia, fino a che le tue spalle non sono
direttamente sopra le tue mani.

Tenendo le braccia dritte, senza piegare i gomiti, muoviti su e giù con determinazione. La
pressione sul torace deve provocare un movimento di circa 5cm per ciascuna compressione. È
importante rilasciare completamente dopo ogni compressione. È assolutamente importante
che durante tutto il periodo di compressione il palmo delle mani non si stacchi dal torace,
generando un dannoso effetto di rimbalzo.

Il ritmo di compressione corretto è di circa 100 compressioni al minuto, per aiutarti a
raggiungere la velocità corretta, conta a voce alta man mano che fai le compressioni.
Respirazione bocca a bocca

Dopo ogni 30 compressioni, è necessario praticare 2 insufflazioni con la respirazione
artificiale. La testa viene ruotata all'indietro, il soccorritore chiude il naso con una mano
mentre estende la mandibola con l'altra per mantenere la bocca aperta. È fondamentale che
durante le insufflazioni il capo rimanga iperesteso, giacché una scorretta posizione delle vie
aeree espone la vittima al rischio che entri aria nello stomaco, provocando così facilmente
rigurgito. Quest'ultimo è provocato anche dalla potenza con cui si soffia ovvero se si soffia
troppo forte si manda aria nello stomaco. La respirazione bocca a bocca comporta
l'insufflazione forzata di aria nel sistema respiratorio dell'infortunato, con l'ausilio di una
mascherina o di un boccaglio. In caso di mancanza, un fazzoletto di cotone può essere
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impiegato per proteggere il soccorritore dal contatto diretto con la bocca dell'infortunato.
Ultimo va ricordato che l'aria inspirata dal soccorritore prima di insufflare deve essere il più
possibile "pura", e cioè contenere la più alta percentuale possibile di ossigeno: per questo tra
un'insufflazione e l'altra il soccorritore dovrà alzare la testa per inspirare a una distanza
sufficiente perché non inspiri l'aria emessa dalla vittima, che presenta una densità di ossigeno
minore.

Ritorna dalla parte del torace e riposizione le mani nella posizione corretta.

Ripeti il ciclo di 30:2 finché non ci sono segni di MO.TO.RE. senza mai fermarti, tranne
che per esaurimento fisico o per l'arrivo dei soccorsi.

Se invece i segni di MO.TO.RE. ritornano presenti (la vittima muove un braccio, tossisce,
muove gli occhi, parla ecc.), bisogna procedere alla valutazione del respiro (punto B.=Guardo
Ascolto Sento per 10 sec.): se quindi la respirazione è presente, si potrà disporre la vittima in
PLS (Posizione Laterale di Sicurezza), altrimenti si dovranno eseguire soltanto ventilazioni (1012 al minuto), ricontrollando ogni minuto i segni di MO.TO.RE. fino alla ripresa completa della
respirazione normale (che è di circa 10-20 atti al minuto).

La rianimazione deve sempre cominciare con le compressioni salvo nel caso in cui si tratti
di trauma o la vittima sia un bambino: in questi casi si comincerà con 5 insufflazioni, per poi
proseguire normalmente con l'alternanza compressioni-insufflazioni. Questo avviene perché in
caso di trauma si presume che l'ossigeno presente nei polmoni dell'infortunato non sia in
quantità sufficiente a garantire l'efficienza della circolazione sanguigna; a maggior ragione, a
titolo precauzionale, si inizierà con le insufflazioni in caso la vittima sia un bambino, in virtù
del fatto che è presumibile che un bambino, godendo di buone condizioni di salute, si trovi in
stato di arresto cardiaco per cause dovute con maggiore probabilità a trauma o ad un corpo
estraneo penetrato nelle vie aeree.
Un soccorritore può smettere il massaggio cardiaco quando:

un medico (del 118 e quindi con competenze in rianimazione) constata l'avvenuto decesso

arriva soccorso qualificato con ad esempio una più efficace attrezzatura

è sfinito e non ha più forze (anche se in questo caso in genere si chiedono i cambi, che
dovranno avvenire a metà delle 30 compressioni, in maniera tale da non interrompere il ciclo
compressioni-insufflazioni).

il soggetto riprende le funzioni vitali

accade qualcosa per il quale il luogo non diventa più sicuro. In caso di grave pericolo il
soccorritore ha il dovere di mettersi in salvo.
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La posizione laterale di sicurezza (PLS)
Posizione laterale di sicurezza
Se la respirazione torna ad essere presente, ma il paziente è ancora in stato di incoscienza e non
si suppone un trauma, esso va posizionato in posizione laterale di sicurezza. Per far ciò bisogna
flettere un ginocchio e portare il piede della medesima gamba sotto il ginocchio della gamba
opposta. Bisogna far scivolare il braccio opposto alla gamba flessa sul terreno finché non sia
perpendicolare al tronco. L'altro braccio va posto sul torace, in modo che la mano passi sul lato
del collo. Successivamente il soccorritore deve porsi sul fianco che non presenta il braccio esteso
esternamente, infilare il proprio braccio fra l'arco formato dalle gambe del paziente e con l'altro
afferrare la testa. Facendo leva sulle ginocchia, bisogna far rotolare delicatamente il paziente sul
fianco del braccio esterno, accompagnando il movimento della testa. La testa va poi iperestesa e
mantenuta in tale posizione sistemando sotto la guancia la mano del braccio che non tocca terra.
Questa posizione ha lo scopo di mantenere le vie aeree pervie ed evitare che improvvisi getti di
vomito occludano la cavità respiratoria ed entrino nei polmoni, danneggiandone l'integrità. Con la
posizione laterale di sicurezza ogni liquido emesso viene espulso fuori dal corpo.
BLS nei neonati
Un BLS applicato ad un neonato-manichino
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Il metodo per la BLS nei bambini da 12 mesi a 8 anni è analogo a quello utilizzato per gli adulti.
Ci sono tuttavia delle differenze, che tengono conto della minore capacità polmonare dei bambini e
del loro ritmo di respirazione più veloce. Inoltre, è necessario ricordare che le compressioni devono
essere meno profonde di quanto sia necessario negli adulti.
Si comincia sempre con 5 insufflazioni, prima di procedere al massaggio cardiaco che come
nell'adulto ha un rapporto fra compressioni e insufflazioni di 30:2. A seconda della corpulenza del
bambino, si potranno effettuare compressioni con entrambi gli arti, un arto solo, o anche soltanto
due dita (neonati).
In ultimo va ricordato che, dal momento che nei bambini la normale frequenza cardiaca è più
elevata che negli adulti, in presenza di un bambino che presenti attività circolatoria con frequenza
cardiaca inferiore a 60 puls./min bisognerà comportarsi come in caso di arresto cardiaco.
Esercitarsi nel BLS
Un manichino usato durante le prove del BLS
Ogni manovra a scopo didattico deve essere effettuata esclusivamente sul manichino, dal
momento che le manovre di BLS sono estremamente invasive e non possono essere praticate se
non in caso di assoluta necessità. Non è raro che una manovra di BLS provochi la frattura di una
o più coste. Per questo motivo si utilizza un attrezzo didattico che riproduce il corpo umano ed è
in alcuni casi attrezzato con una serie di sensori per aiutare a valutare ed eventualmente
correggere le manovre svolte dal soccorritore.
Nello specifico segnaliamo che il manichino più diffuso per tali situazioni è il Resusci-Anne, che
rappresenta il corpo di una donna di media corporatura (la scelta del sesso è dovuta al fatto che la
presenza dei seni complica leggermente la manovra di compressione); generalmente comunque
tutti i manichini hanno un grosso stantuffo interno che simula la resistenza alla compressione
media di un torace umano; un canale aereo che collega la bocca al torace, in modo che una
corretta insufflazione faccia alzare il livello del petto; il collo e la mandibola snodabili per poter
simulare l'iperestensione; una pompetta a tubo che permetta all'esaminatore di simulare la
presenza di polso carotideo.
Mito e realtà
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Il cinema e la televisione hanno spesso presentato la manovra di rianimazione cardiopolmonare o
uno dei successivi anelli della catena del soccorso come qualcosa di miracoloso, magari in grado
di rimettere in piedi un paziente colpito da infarto. La realtà è molto diversa, sia per la persona
colpita da malore, sia per il soccorritore. Lo scopo della manovra è quello di garantire un minimo
di
ossigenazione agli
organi vitali,
prevenendo i
danni
da anossia cerebrale (mancanza
di ossigenazione alle cellule del cervello). Nei rari casi in cui le funzioni vitali riprendono durante
la
manovra,
spesso
non
si
era
in
presenza
di
un
reale
arresto
cardiocircolatorio.
L'addestramento del soccorritore è ugualmente importante, sia per prevenire sensi di colpa
ingiustificati in caso di insuccesso della manovra, sia non trovarsi impreparati alle diverse
eventualità che generalmente si verificano in tali circostanze e non sono riproducibili durante
un'esercitazione, quali il vomito, emorragie, rottura di una o più costole della gabbia toracica,
tensione nervosa, affollamento e presenza di curiosi.
La posizione laterale di sicurezza, o PLS, è una tecnica di primo soccorso utilizzata per
permettere ad un infortunato in stato di incoscienza di respirare liberamente. Ciò è possibile
perché impedisce alla lingua di scivolare verso la gola e, in caso di vomito, i liquidi non vanno ad
ostruire le vie aeree ma scorrono verso l'esterno del cavo orale.
Nonostante l'utilità di questa manovra, chiunque si trovi di fronte ad un infortunato non può
operarla immediatamente, ma deve sempre osservare un preciso comportamento, volto a garantire
innanzitutto la sicurezza del soccorritore e, quindi, la sicurezza e la salvaguardia del soggetto da
soccorrere (primo soccorso).
È di fondamentale importanza ricordare che posizionando un soggetto in PLS si muove la colonna
vertebrale, ed è quindi una manovra da evitare qualora si abbia il sospetto, o la certezza, di un
trauma alla stessa in base alla dinamica dell'incidente o ai dati evidenti.
Per poter eseguire questa manovra bisogna assicurarsi il soggetto respiri ed abbia un battito
cardiaco presente. In caso contrario bisogna allertare il 118 e praticare il BLS. Salvo casi di grave
necessità, i pazienti traumatizzati devono essere trattati esclusivamente da personale addestrato.
Esecuzione
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A partire da un soggetto in posizione supina con gli arti allineati lungo il corpo si deve
innanzitutto individuare il lato su cui questo andrà ad appoggiare, dopodiché:

il soccorritore si posiziona dal lato scelto, in ginocchio, e controlla che nel cavo orale non vi
siano oggetti (dentiera, gomme da masticare, etc...) in grado di ostruirlo. Se presenti, li asporta
(nota bene: nell'esecuzione del Basic Life Support (BLS) il controllo delle vie aeree avviene
prima di decidere se mettere il soggetto in posizione laterale di sicurezza).

sul suo lato il soccorritore piega il ginocchio dell'infortunato ed estende accanto a sé il
braccio del soggetto, lasciando il gomito flesso. Il braccio ed il torace formano così un angolo di
circa 90 gradi sul terreno, il ginocchio forma invece un angolo meno esteso e verticale.

il soccorritore posizione la mano dell'arto superiore opposto a sé tra la testa
dell'infortunato e la spalla dal proprio lato, o poco più in basso.

infine afferra il soggetto per la spalla e per il fianco opposti a sé e, tirando, fa ruotare il
corpo dell'infortunato, che dovrebbe ritrovarsi accovacciato sul lato prescelto, con la mano del
lato opposto sotto la testa. Se presente, un secondo soccorritore può sostenere il capo durante
la rotazione per evitare movimenti bruschi
Controlli e tutela
È importante effettuare controllo periodico della presenza e della regolarità del respiro e del battito
cardiaco e, comunque, non abbandonare il soggetto fino all'arrivo dei soccorsi qualificati.
13
Il Soccorso Vitale di base al Traumatizzato, abbreviato anche con SVT (in inglese BTLS, Basic
Trauma Life Support o PTC, Pre-hospital Trauma Care), è una tecnica di soccorso per le persone
che hanno subito un trauma, cioè un evento causato da una forza fisica che agisce sull'organismo
provocandone danni. Questo tipo di soccorso è quindi rivolto non solo a pazienti che hanno subito
ad esempio incidenti stradali, ma anche a persone annegate, folgorate, ustionate, o che hanno
subito ferite da arma, poiché subentrano forze esterne come l'acqua, la corrente elettrica e il
fuoco.
Si parla di politrauma nel caso in cui una persona abbia subito lesioni in più di un distretto
corporeo.
È di grande importanza il tempo che intercorre tra l'evento del trauma e il soccorso, poiché minore
è l'intervallo di tempo e maggiore è la possibilità che la persona traumatizzata possa sopravvivere.
In questo ambito viene usato il termine inglese golden hour (ora d'oro) che si riferisce al fatto che il
corretto intervento su un traumatizzato entro la prima ora dall'evento riduce il rischio di
mortalità.
Dinamica del trauma
Quando un cittadino chiama il 118 gli vengono poste alcune domande sulla dinamica dell'evento,
che servono agli operatori per valutare la gravità del trauma, stabilire un codice di emergenza e
inviare l'adeguata squadra di soccorso che può essere composta da volontari, infermieri e/o
medici a seconda dell'urgenza. Esistono degli elementi che definisco il trauma come a dinamica
maggiore a causa della sua gravità e di conseguenza il suo codice di urgenza è rosso. I principali
elementi sono:

l'età del paziente: minore di 5 anni e maggiore di 65;

la violenza dell'impatto: uno scontro frontale o l'eiezione di una persona fuori
dall'abitacolo;

lo scontro tra mezzi di dimensioni opposte: bicicletta/camion, automobile/pedone;

arrotamento;

persone decedute sullo stesso veicolo.

Estricazione complessa (tempo di estricazione superiore ai venti minuti)

Caduta da altezze maggiori di 3 metri.
In altri casi di traumi (folgorazione, ustione, annegamento, ferite d'arma) il codice è quasi sempre
rosso, poiché le forze fisiche che hanno agito nell'evento sono molto pericolose.
14
Danni primari e secondari
Il danno che viene causato direttamente dal trauma è chiamato danno primario. Ad esempio in un
incidente stradale i danni primari che può subire una persona possono essere la rottura di ossa e
legamenti. I danni secondari sono quelli che il paziente riporta a seguito di un trauma; infatti
l'energia del trauma (cinetica, termica, ecc...) agisce anche agli organi interni e può procurare
danni più o meno gravi. I danni secondari più frequenti possono essere l'ipossia (mancanza di
ossigeno),
l'ipotensione
(abbassamento
della
pressione
arteriosa),
l'ipercapnia
(aumento
dell'anidride carbonica nel sangue) e l'ipotermia (abbassamento della temperatura corporea).
Catena della sopravvivenza
In caso di trauma esiste una procedura che serve per coordinare le azioni di soccorso, chiamata
catena di sopravvivenza del traumatizzato, che si divide in cinque punti principali [1]:

chiamata di emergenza: allertamento tramite numero d'emergenza (in Italia 118);

triage effettuato per valutare la gravità dell'evento e il numero delle persone coinvolte;

soccorso preospedaliero effettuato dai soccorritori;

trasporto in ospedale;

trattamento ospedaliero effettuato da medici ed infermieri.
Squadra di soccorso
Poiché le manovre per gestire un paziente traumatizzato sono tante, una squadra che agisce su
un SVT dovrebbe essere composta da almeno quattro persone: capo squadra, autista, primo e
secondo soccorritore.

Il capo squadra (detto anche con il termine inglese team leader) è in genere il soccorritore
con più esperienza o anzianità e gestisce e coordina le operazioni da fare durante un servizio.
Il capo squadra è inoltre colui che effettua tutte le valutazioni.
In una squadra in cui è presente un infermiere od un medico ufficiale del 118 il ruolo di
caposquadra passa automaticamente a loro.

L'autista, oltre a guidare l'ambulanza, valuta lo scenario insieme al capo squadra ed aiuta
gli altri soccorritori ad immobilizzare il paziente ed a fornire i materiali.

Il primo soccorritore si posizione alla testa del paziente traumatizzato e ne immobilizza la
testa tenendola in posizione neutra fino al posizionamento sull'asse spinale. Nel caso in cui il
15
paziente indossi un casco, il primo soccorritore si occupa della rimozione, stando sempre e
comunque alla testa. Durante questa operazione il secondo soccorritore sorregge la testa.

Il secondo soccorritore si occupa di posizionare il collare al paziente, di immobilizzare la
testa durante la rimozione di un casco, di tamponare le emorragie massive e di portare i
materiali.
BLS al traumatizzato
Il supporto vitale di base (Basic Life Support) al traumatizzato si avvale degli stessi principi del
normale BLS. Il BLS al traumatizzato prevede due valutazione: rapida e primaria.
Valutazione rapida
La valutazione rapida viene eseguita su pazienti che hanno subito un trauma all'interno di un
autoveicolo e serve per decidere se fare un'estricazione rapida o un'estricazione convenzionale del
paziente a seconda dello stato di gravità. Grazie alla valutazione rapida è possibile avere un
quadro immediato della situazione; infatti il capo squadra - dopo aver chiamato il paziente e
avergli posto in genere una mano sul petto (o misurandogli il polso radiale o carotideo) - valuta in
pochi secondi lo stato di coscienza del paziente, il respiro e il battito cardiaco.
Nel caso in cui una persona abbia subito un trauma dovuto alla caduta da un motoveicolo, o nel
caso di persona folgorata, annegata o ferita a causa di un'arma, si esegue la valutazione primaria
sia che il paziente sia o non sia cosciente.
Se invece la persona si trova all'interno di un autoveicolo e non è cosciente si esegue
un'estricazione rapida; nel caso in
cui invece sia cosciente si esegue un'estricazione
convenzionale;
Valutazione primaria
Dopo aver effettuato la valutazione rapida ed una eventuale estricazione se necessario, si esegue
la valutazione primaria che è suddivisa in cinque punti: A, B, C, D ed E.
A - Airway (vie aeree)
Questa fase viene eseguita dal capo squadra, dal primo soccorritore, che nel frattempo si è
posizionato alla testa del paziente per immobilizzargli il rachide cervicale e dal secondo
soccorritore che mette il collarino cervicale. Il capo squadra valuta lo stato di coscienza
chiamando la persona e stabilendo un contatto fisico, per esempio toccandole le spalle; se non è
cosciente viene chiamato il 118. Queste prime operazioni in cui si valuta lo stato di coscienza
16
coincidono con la valutazione rapida nel caso di paziente rimasto all'interno di un abitacolo.
Sempre in questa fase il team leader scopre il torace del paziente e controlla le vie aeree,
posizionando se necessario una cannula oro-faringea. A seconda dei dettami della propria
Centrale Operativa, è consigliabile nelle persone traumatizzate la somministrazione di Ossigeno
ad alti flussi (10 - 12 l/min).
B - Breathing (respirazione)
Se il paziente risulta incosciente, dopo aver allertato il 118, il capo squadra procede con la
manovra del GAS (Guardare, Ascoltare, Sentire) che serve per valutare se la persona respira. In
caso di respiro assente viene eseguito il classico BLS effettuando due ventilazioni (possibilmente
collegando il pallone autoespandibile alla bombola dell'ossigeno facendola erogare ad alti flussi) e
si passa poi alla fase C. Nel caso in cui il respiro sia presente o nel caso in cui il paziente sia
cosciente si posiziona la mascherina somministrando ossigeno ad altri flussi e si esegue l'OPACS
(Osservo, Palpo, Ascolto, Conto, Saturimetro). Il capo squadra con questa manovra valuta diversi
parametri del paziente: infatti osserva e palpa il torace verificando che non vi siano avvallamenti o
anomalie, ascolta il respiro controllando che non vi siano gorgoglii o rumori, conta la frequenza
respiratoria ed usa il saturimetro per valutare l'ossigenazione nel sangue e la frequenza cardiaca
(a seconda del modello di saturimetro usato).
C - Circulation (circolazione)
In questa fase vengono valutati diversi parametri riguardanti la circolazione e il battito cardiaco.
Se il paziente nella fase B è incosciente e non respira - dopo avergli effettuato due ventilazioni - si
passa alla fase C che consiste nel controllo della presenza del polso carotideo, posizionando due
dita sulla carotide e contando fino a 10 secondi. Se non c'è polso si passa alla rianimazione
cardiopolmonare praticata nel BLS effettuando massaggi cardiaci. Se c'è polso e non c'è respiro si
assiste la respirazione effettuando circa 10 insufflazioni al minuto con il pallone autoespandibile
collegato alla bombola dell'ossigeno che eroga ad alti flussi. Se il polso carotideo risulta assenta la
valutazione primaria si ferma a questo punto.
Il paziente cosciente viene trattato in maniera differente. Viene valutata la pressione arteriosa
tramite lo sfigmomanometro e il polso radiale: se quest'ultimo risulta assenta significa che la
massima (sistolica) è minore di 80 mmHg. (Dal 2008 le fasi B e C sono state unificate in un'unica
manovra, per cui la verifica di presenza del polso carotideo è contemporanea a quella del respiro)
17
D - Disability (disabilità)
In questa fase viene valutato lo stato neurologico della persona. I medici e gli infermieri usano
la Glasgow Coma Scale (Scala di Glasgow, chiamata anche GCS), mentre i soccorritori usano la
scala AVPU,
che
è
più
semplice
e
immediata.
L'acronimo
AVPU
significa Alert, Verbal, Pain, Unresponsive. Con alert si intende un paziente cosciente, lucido e
orientato; con verbal si intende un paziente semi-cosciente che risponde agli stimoli vocali con
bisbigli o a tratti; con pain si intende un paziente che risponde solo agli stimolo dolorosi;
con unresponsive si intende un paziente incosciente che non risponde a nessun tipo di stimolo.
Procedendo dalla A (alert) verso la U (unresponsive) lo stato di gravità aumenta.
E - Exposure (esposizione)
In questa fase si valuta se il paziente ha riportato lesioni più o meno gravi. Il capo squadra spoglia
il paziente (tagliando i vestiti se necessario) e fa una valutazione dalla testa ai piedi controllando
eventuali lesioni o emorragie. I protocolli prevedono di controllare anche i genitali, ma spesso non
risulta possibile sia per volontà del paziente sia perché risulta più semplice chiede al paziente se
sente egli stesso dei dolori. La stessa cosa vale per quanto riguarda la parte in cui andrebbero
tagliati i vestiti; può capitare che il paziente sia contrario e alcune volte gli stessi soccorritori
decidono di non farlo se il paziente non riporta dolori, muove bene gli arti e assicura di non aver
subito colpi in una determinata zona del proprio corpo. A seguito del controllo testa-piedi il
paziente viene ricoperto con un telo termico per evitare una possibile ipotermia.
Alla fine di questa fase, se il paziente è sempre stato cosciente, il team leader comunica tutti i
parametri dell'ABCDE alla centrale operativa del 118, la quale gli dirà che cosa fare e in quale
ospedale trasportare il paziente. Ogni qual volta che avvengono dei cambi sostanziali nei
parametri del paziente, il capo squadra deve comunicarli subito al 118.
Scoop and run o stay and play
Dopo aver completato la valutazione primaria ed aver avvertito il 118 delle condizioni, la centrale
operativa decide se far trasportare il paziente in ospedale oppure se inviare un altro mezzo di
soccorso come ad esempio un'automedica. Se il paziente va portato subito in ospedale si usa la
formula inglese scoop and run che significa letteralmente raccogli e fuggi; se la centrale ritiene di
dover prima stabilizzare il paziente inviando un mezzo con personale medico o infermieristico si
usa la formula inglese stay and play che significa letteralmente stare e agire.
18
La manovra Guardare Ascoltare Sentire (talvolta indicata con l'acronimo GAS o definita anche
Guardo Ascolto Sento in inglese "looking, listening, and feeling") viene utilizzata da un
soccorritore nel primo soccorso per determinare se una persona colta da malore stia respirando.
Più in generale la pratica viene utilizzata per monitorare i segni vitali delle persone, vengono
utilizzati 3 dei 5 sensi: vista, udito e tatto.
Una persona all'atto della manovra GAS
Indicazioni
Nel caso di ostruzione totale della respirazione si hanno 3 minuti prima del decesso della persona,
in quel frangente di tempo occorre intervenire.
Modalità
Il soccorritore si pone ad un lato della testa dell'interessato e, avvicinando l'orecchio alla bocca ed
al naso della persona (a circa 3-5 cm), osserva l'espansione del torace (nel BLS anche e
soprattutto l'addome) poggiandovi delicatamente una mano:
1. Guarda l'espansione del torace, la bocca per la presenza di un corpo estraneo o per segni
di cianosi;
2. Ascolta eventuali sibili dovuti alla respirazione; tenendo conto che i normali atti
respiratori sono fra i 12 e i 30 al minuto.
3. Senti il calore e la pressione dell'aria espirata sulle proprie guance. Inoltre si deve fare
attenzione alla presenza di un enfisema sottocutaneo.
Quest'osservazione viene mantenuta per 10 secondi, iperestendendo il capo (in caso non vi sia
sospetto di trauma al cranio o al collo) e contando ad alta voce. L'iperestensione si effettua
ponendo una mano sulla fronte e due dita sotto la protuberanza mentoniera, in seguito portando
la testa all'indietro sollevando il mento.
19
La respirazione artificiale ha lo scopo di sostituire la respirazione naturale, quando questa non
viene più eseguita spontaneamente. Più nel dettaglio questa respirazione serve per ossigenare il
cervello e il cuore nel caso di arresto respiratorio.
Procedura
Respirazione artificiale
La procedura da seguire è la seguente:

Distendere l'infortunato in posizione supina (pancia in su).

Rimuovere eventuali corpi estranei dal cavo orale.

Solo nel caso in cui non si sospetti una trauma, sollevare la mandibola dell'infortunato
piegando il capo all'indietro: in questa maniera si evita che la lingua dell'infortunato blocchi le
vie respiratorie.

Chiudere le narici dell'infortunato con il pollice e l'indice.

Inspirare e insufflare l'aria attraverso la bocca (o nel caso non sia possibile, attraverso il
naso) dell'infortunato, controllando che si abbia l'innalzamento della gabbia toracica.

Ripetere con un ritmo di 15-20 soffi al minuto.
Se non si procede celermente, si può anche rischiare l'arresto cardio-circolatorio. Nel caso di
arresto cardio-circolatorio è necessaria la manovra del Basic Life Support, che comprende anche il
"massaggio cardiaco".
L'A.V.P.U. è una scala di valutazione dello stato neurologico e di coscienza che viene utilizzata dal
personale volontario operante nel sistema di emergenza/urgenza extraospedaliero ed è
un'alternativa alla valutazione medica Glasgow Coma Scale (GCS).
L'AVPU viene eseguita al punto D (Disability) della valutazione primaria del soccorso vitale al
traumatizzato (SVT) e si valuta dalla risposta del paziente a stimoli esterni indotti dal soccorritore.
20
AVPU è un acronimo le cui lettere stanno a significare Alert, Verbal, Pain, Unresponsive.

Alert (vigile): in questa fase il paziente è sveglio e cosciente. Questo stato viene valutato
positivamente se il paziente riesce a rispondere in maniera chiara a semplici domande quali
"Cosa è successo?" o "Come si chiama?".

Verbal (verbale): in questa fase il paziente risponde agli stimoli verbali attraverso gli occhi,
la voce (o bisbigli) o atti motori, ma risulta confuso o assopito.

Pain (dolore): in questa fase il paziente non risponde agli stimoli verbali ma soltanto agli
stimoli dolorosi che in genere vengono indotti con piccoli colpi delle dita sopra l'arcata
sopraccigliare, al centro della fronte.

Unresponsive (senza risposta): in questa fase il paziente non risponde né agli stimoli
verbali né a quelli dolorosi e risulta quindi completamente incosciente.
La manovra di Heimlich è una tecnica di primo soccorso per rimuovere un'ostruzione delle vie
aeree. Costituisce un'efficace misura per risolvere in modo rapido molti casi di soffocamento.
La manovra prende il nome da Henry Heimlich, che per primo la descrisse nel 1974. Tuttavia,
Edward A. Patrick ha affermato di aver avuto un ruolo, non riconosciuto, nello sviluppo della
manovra.
Le nuove linee guida seguite per i corsi di primo soccorso hanno ridimensionato l'importanza di
tale manovra, denominata nella manualistica delle principali associazioni volontaristiche come
serie di spinte addominali. L'utilizzo di tale manovra, solo nelle persone coscienti, è previsto
alternando 5 colpi alla schiena con 5 spinte addominali.
Esecuzione della manovra di Heimlich
In breve, una persona esegue la manovra di Heimlich utilizzando le mani per esercitare una
pressione sotto il diaframma. Ciò provoca anche la compressione dei polmoni e a sua volta
esercita una pressione su qualsiasi oggetto si trovi nella trachea, con lo scopo di provocarne
l'espulsione. In sostanza ciò rappresenta un potente e artificiale colpo di tosse. (Dal momento che
la vittima del soffocamento ha un'ostruzione alle vie aeree, non riuscendo a riempire i polmoni,
non ha nemmeno la possibilità di tossire da sola.)
21
Segni e sintomi di soffocamento

La persona non riesce a parlare o strillare.

Il viso della persona diventa blu (cianotica) per mancanza di ossigeno (anossia).

La persona porta disperatamente le mani alla gola (segno universale di soffocamento).

La persona ha una tosse molto debole e la respirazione difficoltosa che produce un rumore
acuto.

La persona perde conoscenza.
Su una persona in piedi o seduta
La persona che pratica la manovra di Heimlich si trova in piedi dietro la vittima, la cinge con le
braccia intorno ai fianchi, sotto le braccia. Una mano è piegata con il pugno chiuso e viene
posizionata con la parte del pollice appiattita contro l'addome, sotto le costole e sopra l'ombelico.
L'altra mano afferra il pugno e provoca una serie di spinte verso l'alto finché l'oggetto che
ostruisce le vie aeree non viene espulso. Le spinte non devono mai comprimere o stringere la
gabbia
toracica.
22
Le nuove linee guida di European Resuscitation Council prevedono che vengano alternati 5 colpi
dorsali e 5 compressioni sottodiaframmatiche.
Su sé stessi
È possibile praticare la manovra di Heimlich anche su se stessi, utilizzando la stessa procedura
descritta in precedenza. Una mano è chiusa a pugno e collocata contro il proprio addome mentre
l'altra l'afferra e la spinge verso l'alto con una serie di spinte finché non si liberano le vie aeree.
È anche possibile praticare la manovra di Heimlich su se stessi piegandosi con la parte alta
dell'addome contro un oggetto fisso (per esempio una spalliera di una sedia) e spingendo
ripetutamente col proprio corpo verso il basso fino a che l'oggetto non facilita l'espulsione
dell'ostruzione.
Su una persona priva di coscienza
Se la vittima è priva di coscienza, supina, o troppo obesa per poter effettuare la manovra con le
braccia intorno come descritto, il soccorritore si mette a cavalcioni sopra le gambe e posiziona il
palmo di una mano contro l'addome della vittima mentre l'altra mano copre la prima e, come già
illustrato nei punti precedenti, provoca una serie di spinte finché le vie aeree non vengono
liberate.
Le nuove linee guida di European Resuscitation Council non prevedono che un soccorritore
generico pratichi la manovra di Heimlich su una persona priva di coscienza, limitandosi alla
procedura di rianimazione cardiopolmonare.
Su un neonato
Se il neonato è cosciente si applicano 5 colpi interscapolari a 5 compressioni toraciche sullo
stesso
punto
in
cui
si
pratica
il
massaggio
cardiaco
esterno
(subito
sotto
la
linea
intermammillare). Non si esegue la manovra di Heimlich come tale su un lattante. Allorché il
lattante diventa incosciente, viene posto supino su piano rigido e si chiama il 118. Il soccorritore
allinea, scopre il torace, effettua 5 ventilazioni di soccorso, allineando ogni volta il capo in
posizione neutra. Effettuate le 5 ventilazioni, senza altre valutazioni, inizia la rianimazione
23
cardiopolmonare e andrà avanti con il protocollo di rianimazione per il primo minuto richiamando
il 118. Poi prosegue fino a che la vittima non si disostruisce, fino all'arrivo dei soccorsi avanzati,
fino a esaurimento fisico del soccorritore.
Dopo aver liberato le vie aeree
Dopo aver liberato le vie aeree, per mezzo dell'espulsione dell'oggetto o dei liquidi che le
ostruivano, è comunque possibile, specialmente se la vittima ha perso conoscenza, che la
respirazione non riprenda spontaneamente. Continuare la manovra di Heimlich non fa riprendere
la respirazione. In questo caso, dal momento che è possibile un arresto cardiocircolatorio,
la respirazione artificiale o la rianimazione cardiopolmonare dovranno essere utilizzate secondo la
necessità.
Il supporto del medico è sempre necessario dopo la manovra di Heimlich:
se la persona riesce a respirare di nuovo: è opportuno un controllo medico per escludere

eventuali possibili traumi secondari;
se la persona non respira: è indispensabile una chiamata di emergenza che deve essere

effettuata - se il soccorritore si trova da solo con l'infortunato - non prima del termine del
primo ciclo di insufflazioni e compressioni.
Il laccio emostatico è un dispositivo che serve a fermare il flusso sanguigno. Esso viene utilizzato
durante un prelievo di sangue o durante interventi di primo o pronto soccorso per il trattamento
di emorragie esterne.
Il primo utilizzo attestato di un laccio per fermare le emorragie risale al 1674 da parte del medico
francese Etienne Morel. Comunque dal 1517 era pratica comune utilizzare un bendaggio stretto,
non
propriamente
un
laccio
emostatico,
in
prossimità
della
ferita
per
controllare
il
sanguinamento. L'utilizzo di laccio emostatico in ambito chirurgico, per poter lavorare su arti con
minore flusso sanguigno, è stato introdotto da Joseph Lister nel 1874. Nel 1916 viene pubblicato
un articolo sul Royal Army Medical Corp Journal in cui si evidenziavano le complicazioni derivanti
dall'utilizzo del laccio emostatico.
L'analisi dei dati relativi alle vittime statunitensi durante la guerra del Vietnam hanno mostrato
come il 7% delle morti in combattimento avrebbe potuto essere evitata mediante l'applicazione sul
campo del laccio emostatico. In ambito civile l'utilizzo del laccio emostatico viene utilizzato per il
controllo di emorragie arteriose nell'ambito del Advanced Trauma Life Support.
Svantaggi nell'uso del laccio emostatico
24
L'utilizzo del laccio emostatico viene talvolta sconsigliato perché l'applicazione non corretta di
questo dispositivo può causare danni più gravi dei benefici che l'applicazione comporta. Inoltre la
maggior parte delle emorragie può essere controllata esercitando pressione direttamente sulla
ferita. Un altro motivo per il quale l'applicazione del laccio emostatico viene sconsigliata deriva dal
fatto che in passato veniva utilizzato in maniera clinicamente non appropriata. Uno studio
sull'applicazione di lacci emostatici in ambito militare ha rivelato che il 47% delle applicazioni
esaminate non erano appropriate.
L'applicazione scorretta di un laccio emostatico è spesso
causata dal fatto che una applicazione corretta è particolarmente dolorosa, quindi spesso viene
applicato troppo largo o rimosso prima dell'arrivo in ospedale.
I problemi nell'applicazione continuativa
Ridurre l'afflusso sanguigno ad un arto causa ischemia, se questa situazione si protrae per più di
due ore può causare necrosi della pelle, danni ai vasi sanguigni o danni ai nervi e muscoli. Se
l'applicazione permane per più di sei ore si rende necessaria l'amputazione dell'arto interessato in
quanto completamente necrotizzato. La pratica comune di rilasciare e poi stringere nuovamente il
laccio per ridurre l'ischemia ha spesso causato un rinnovarsi dell'emorragia e quindi la morte del
paziente. Diversi studi sono stati tenuti per individuare il tempo massimo di applicazione senza
complicazioni, i risultati si attestano generalmente intorno alle due ore. Tuttavia questi dati si
riferiscono a simulazioni effettuate su pazienti sani e in ambiente controllato, i dati su
applicazioni d'emergenza sul campo sono piuttosto scarsi quindi non vi è una durata sicura per
l'applicazione del laccio. Uno studio effettuato su 110 pazienti con ferite da combattimento ha
evidenziato che il 5,5% delle applicazioni, con una durata compresa tra 109 e 187 minuti, hanno
causato complicazioni neurologiche ma nessuna di queste ha reso necessaria l'amputazione. Il
tempo medio per l'applicazione senza complicazioni è quindi risultato di 78 minuti.
Indicazioni per l'utilizzo
Nella maggioranza dei casi di emorragie esterne in ambito civile è possibile intervenire senza
l'applicazione di laccio emostatico. Tuttavia l'utilizzo di questo dispositivo risulta produttivo in
caso di grandi emorragie derivanti da arti amputati o semi-amputati, emorragie non controllabili
con altri metodi a causa della posizione della vittima, eventi con numerose vittime e pochi
soccorritori in questo modo è possibile mantenere controllo su diverse vittime con poco personale.
In caso di necessità è preferibile utilizzare lacci emostatici commerciali piuttosto che lacci
improvvisati dal momento che è stato dimostrato che l'utilizzo di lacci improvvisati aumenta il
tempo di applicazione ed i rischi di complicazioni.
Il laccio dovrebbe essere posizionato ad almeno 5 centimetri dalla ferita, evitando di posizionarlo
sulle articolazioni e, se possibile, direttamente a contatto della pelle. Quando il flusso di sangue
25
dalla ferita si arresta il laccio emostatico è posizionato correttamente. Dopo l'applicazione del
dispositivo potrebbe essere ancora presente il polso distale, questo non è un indicatore di
correttezza dell'applicazione in quanto lo scopo del laccio è quello di arrestare l'emorragia esterna,
non il flusso di sangue nell'arto.
Il raffreddamento dell'arto interessato si è dimostrato utile per prolungare l'applicazione del laccio
senza effetti collaterali.
Una volta posizionato il laccio questo non va più rimosso fino all'arrivo in ospedale per evitare la
ripresa dell'emorragia o complicazioni dovute alla re-infusione dei vasi dell'arto interessato. Nel
trasferimento del paziente da una unità ad un'altra, ad esempio dal personale di soccorso al
personale dell'ospedale, la presenza la posizione e l'ora di applicazione del laccio devono essere
comunicate chiaramente. È convenzione scrivere sulla fronte del paziente l'ora in cui è stato
applicato il laccio in modo che questa informazione non vada persa.
Laccio emostatico di emergenza
Due lacci emostatici d'emergenza, di diversa manifattura, questi in particolare usati per iniezioni
in vena
Un laccio emostatico di emergenza(in inglese: emergency tourniquet) oppure un laccio
emostaticoimprovvisato (un'asciugamano, banda,cravatta, cinghia, corda, pantalone,straccio,
ecc.) strettamente legato, applicato a monte di una ferita rispetto al cuore (distalmente a circa
5 cm al di sopra della ferita) attorno ad una parte corporea (un braccio, una gamba oppure un
dito), a volte sono l'unico presidio utilizzabile nel disperato tentativo di fermare un imponente
emorragia traumatica. I bendaggi e i lacci emostatici sono anche adoperati durante il prelievo
venoso e altre procedure mediche. Per sanguinamento severo si intende la perdita di più di 1.000
ml (1 litro) di sangue (pari a circa il 20% del totale). Questo flusso di sangue può bagnare
completamente in pochi secondi un fazzoletto, garza oppure foglio di carta. In questo tipo di
situazione, il sanguinamento causerà la morte della vittima in un tempo che và da pochi secondi a
minuti. I lacci emostatici improvvisati, in aggiunta al fatto di creare possibili problemi per la (si
26
spera precoce) gestione medica del paziente, in genere falliscono nel raggiungere una forza
sufficiente per comprimere adeguatamente le arterie dell'arto. Come risultato, non soltanto non
fermano il sanguinamento arterioso, ma potrebbero addirittura aumentare il sanguinamento a
causa del diminuito deflusso venoso. Alcuni sostengono che i lacci emostatici non dovrebbero
mai essere utilizzati in ambito pre-ospedaliero, neanche quando si prospetta un amputazione.
Ultima risorsa
In molte situazioni, il laccio emostatico è il metodo ultima risorsa per il controllo dell'emorragia in
emergenza dal momento che viene fermato tutto il flusso di sangue al di sotto della parte distale
all'applicatione del laccio, e dunque può di conseguenza uccidere il tessuto, portando ad
un'eventuale perdita dell'arto a cui viene applicato.
Il raffreddamento dell'arto interessato si è dimostrato utile per prolungare l'applicazione del laccio
senza effetti collaterali.
Anche nei casi di amputazione, la maggior parte del sanguinamento può essere controllato
attraverso metodi alternativi come la pressione diretta su certi punti di passaggio superficiale
delle arterie. L'eccezione avviene quando un arto viene sbrindellato da un trauma fisico massiccio
oppure quando un vaso arterioso maggiore viene interrotto nella sua lunghezza. Anche in questi
casi, può essere tentato l'utilizzo di un punto di pressione emostatico sopra la ferita (ad.es.
prossimale
ad
una
ferita
al
polpaccio,
sul
punto inguinale dove
l'arteria
femorale si
superficializza), oppure l'applicazione da parte di un medico di una pinza emostatica per clampare
il vaso sanguigno sopra l'area della ferita.
Nonostante tutto, l'uso di bende e lacci emostatici è ampiamente diffuso nelle applicazioni militari,
ed ha il potenziale di salvare vite durante un trauma maggiore a un arto. Analisi statistiche hanno
dimostrato che nei causi di traumatismo maggiore di un arto, non esiste un nesso apparente tra
l'applicazione del tornichetto e la morbidità dell'arto.
Rischi posti dall'emostasi da laccio
Dal momento che il laccio emostatico interrompe l'afflusso di sangue all'arto, l'anossia risultante
può provocare la morte dell'arto, rendendo forzosa un'ulteriore amputazione chirurgica dell'arto,
proprio sotto il livello dove il laccio viene applicato. Questo è probabile che avvenga se il laccio
viene lasciato in quel posto per alcune ore. In qualsiasi circostanza, una volta che un laccio
emostatico viene applicato per più di 30 minuti (a causa delle alterazioni emodinamiche ed
elettrolitiche), si richiede un trattamento medico avanzato da parte di un dottore o in ospedale per
salvare l'arto o addirittura la vita del paziente. I bendaggi a pressione sono a volte confusi con il
laccio emostatico tra il personale civile non addestrato. Un bendaggio in pressione viene applicato
27
sia direttamente alla ferita o giusto sopra il percorso arteriale (o venoso) per diminuire il flusso
ematico e ridurre la perdita di sangue, senza provocare la totale occlusione del flusso di sangue
alla zona della ferita/frattura. In molti casi, i bendaggi a pressione sono efficaci per il primo
soccorso pre-medico (prima di giungere al pronto soccorso).
Utilizzo
Premessa: rischio di compiere gravi lesioni personali e/o morte
È considerata reato la lesione personale derivante dall'utilizzo di un laccio emostatico (tourniquet)
da parte di una persona non addestrata oppure non appartenente al personale sanitario, in molti
paesi, soprattutto quando avviene al di fuori dello scopo di prestare il primo soccorso a feriti e può
dare lugo acausa civile per risarcimento del danno e/o a denuncia per crimine, specialmente se
ad una revisione posteriore dell'accaduto si determina che l'applicazione del laccio emostatico
fosse innecessaria.
Il Paediatric Basic Life Support conosciuto anche con l'acronimo PBLS, ha lo stesso obiettivo
delBLS: prevenire il danno anossìco cerebrale favorendo la ripresa spontanea del circolo e della
respirazione. Può essere praticato da chiunque senza l'ausilio di strumenti o farmaci e prevede
varie tecniche in base all'età del paziente

Neonato e lattante sotto l'anno di età

Bambino con età compresa 1 a 8 anni

Bambino con età maggiore di 8 anni (in cui le tecnice del BLS non differiscono da quelle
del PBLS).
Prima di tutto bisogna controllare lo stato di coscienza e di reattività chiamando il paziente e
se non c'e esito di risposta con uno stimolo doloroso (per es. pizzicotto), evitando movimenti
bruschi e lo squotimento del paziente. Lo spostamento del paziente è neccessario soltanto se il
bambino si trova in pericolo, in ogni caso bisogna farlo in modo cauto muovendo la testa e il
tronco assieme e evitando estensioni o flessioni del rachide. In 2 casi inoltre:

Se il bambino è incosciente ma respira, bisogna metterlo in una posizione laterale di
sicurezza e chiamare subito i soccorsi

Se il bambino è incosciente e non respira bisogna attuare subito le manovre del PBLS.
Le manovre del PBLS sono simili a quelle del BLS.
28
La fasciatura o bendaggio è l'applicazione sul corpo, con diverse tipologie di finalità, di strisce di
tessuto chiamate bende.
Una benda è un materiale usato per supportare uno strumento medico come la fasciatura o
l'ingessatura. Oltre alle bende adesive, le più comuni sono probabilmente le fasce a nastro, ma
all'occorrenza le fasciature possono essere utilizzate secondo i bisogni.
Nel linguaggio comune la parola "benda" è utilizzata per intendere una fasciatura nonostante
tecnicamente si tratti di due cose diverse.
Il cuore
Il cuore è un organo posto nella cavità toracica, più precisamente nel Mediastino medio ,
costituito pressoché esclusivamente da tessuto muscolare striato, supportato da una struttura
fibrosa dettapericardio.
Il cuore è l'organo centrale dell'apparato circolatorio; funge da pompa capace di produrre
una pressione sufficiente a permettere la circolazione del sangue.
Secondo una credenza popolare il cuore non è soltanto un organo che costituisce il centro del
motore dell'apparato circolatorio, ma anche il primum movensdella vita spirituale ed affettiva.
Etimologia
Il nome "cuore" deriva dal latino cor, cordis, mentre in campo medico il termine "cardio" deriva
dal greco κάρδια (kardia).
Cenni introduttivi storici
Per gli antichi romani il solo Apollo, con una freccia precisa e invisibile, riusciva a bloccarlo per
sempre anzitempo. Poi, seguendo i progressi della scienza medica, grazie soprattutto all'opera
di Galeno (129-201), si osservò che il suo arresto improvviso non era dovuto all'imperscrutabile
umore di un dio che si divertiva a tirare con l'arco, ma molto meno poeticamente all'occlusione di
un'arteria coronarica. E così il cuore compì uno spiacevole salto di classe, passando dalla
condizione di sede dell'intelletto, come lo definirono i Sumeri, o di padrone assoluto del corpo,
come veniva chiamato dagli Egizi, a quella di una pompa adibita ad un lavoro esclusivamente
meccanico, anche se vitale.
Di funzionamento molto semplice, se rapportato a quello degli altri organi del corpo, il cuore
conserva tuttavia ancora una notevole dose di fascino, causato probabilmente dall' essere
un organo pulsante che scandisce senza interruzione il ritmo della vita. Per molti secoli ha
rappresentato l'obiettivo centrale degli studi di medici e scienziati: dagli arabi Avicenna (980 1037) e Averroé (1126 - 1198) a Leonardo da Vinci, che rappresentò con molta esattezza
l'anatomia del muscolo cardiaco, a Giovanni Maria Lancisi(1654 - 1720) che dettagliò i sintomi
dell'infarto, degli aneurismi, dell'arteriosclerosi. Fino a tutto il Settecento, gli esami compiuti
sull'organo venivano condotti prevalentemente quando questo aveva già cessato di battere e la vita
aveva abbandonato il corpo. Mancava uno strumento che mettesse i medici in grado di effettuare
una rilevazione dinamica del cuore mentre il paziente era vivo, e cioè di auscultare le anomalie
di pulsazione che questa pompa perfetta sprigiona nel corso di un'intera esistenza. Ciò avvenne
con l'invenzione dello stetoscopio.
29
Embriologia
Il cuore deriva embriologicamente dal mesoderma.
I primi abbozzi compaiono durante la terza settimana di sviluppo dell'embrione prima della
delimitazione (ovvero dell'avvolgimento dell'embrione su sé stesso sia in senso latero-laterale che
cranio-caudale, processo che fa sì che da una struttura piana esso divenga tubolare e chiuso),
nella regione cefalica. Si tratta di cellule mesenchimali vasoformative, inizialmente ammassate
irregolarmente che progressivamente si organizzano a delimitare i tubi endocardici destro e
sinistro, e che confluiscono nell'unico tubo cardiaco dopo 22 giorni dalla fecondazione dell'ovocita.
Il tubo cardiaco è immerso nel mesoderma splancnico che si ispessisce a formare il mantello, da
cui derivano miocardio ed epicardio; si tratta della prima struttura in grado di contrarsi.
Anatomia umana
Cuore
Nel corpo umano, il cuore ha schematicamente la forma di un tronco di cono schiacciato, simile
ad una piramide rovesciata, lungo circa 12 cm dalla base all'apice, largo 9 cm nella sua parte più
larga, compresso dall'avanti all'indietro, con tre facce, una postero-inferiore (o diaframmatica),
una anteriore (o sternocostale), una laterale (o polmonare) e tre margini nel punto di incontro
delle suddette facce. Inoltre, la superficie esterna del cuore è segnata da due solchi: il solco
coronario, che taglia l'organo in senso trasversale fra il terzo superiore e i due terzi inferiori, e
quello interatriale (o longitudinale), che divide il cuore nella parte destra e sinistra. I due solchi si
incrociano posteriormente in un punto definito "croce" (crux cordis), il quale è spesso occupato
dall'arteria coronaria. La base guarda in alto, indietro e a destra, mentre l'apice è rivolto in basso,
in avanti e a sinistra. È compreso tra la terza e sesta costa e corrisponde posteriormente alla zona
tra la quarta e l'ottava vertebra toracica (vertebre del Giacomini o "vertebre cardiache").
Il volume del cuore corrisponde approssimativamente al pugno chiuso della persona
stessa; nell'adulto maschio pesa 200-350 grammi, nella femmina 230-280; nel neonato il peso è di
circa 20,8 grammi e all'età di 11 anni pesa circa 164 grammi.
Dal punto di vista topografico si trova nella cavità toracica, al di sopra del diaframma e fra i
due polmoni, in contatto anteriormente con sterno e cartilagini costali e posteriormente con
la colonna vertebrale. Lo spazio in cui è situato è detto mediastino anteriore. Lateralmente sono
presenti gli ili polmonari, i due nervi frenici e i vasi periocardiofrenici; posteriormente, il cuore è in
rapporto con l'esofago, l'aorta discendente e le vene azigos ed emiazigos.
30
Pareti del cuore
All'osservazione esterna il cuore appare lucido, in quanto avvolto da una sottile membrana detta
pericardio, dello spessore di venti micron, costituito da due strati distinti: uno esterno,
il pericardio fibroso, e uno interno, il pericardio sieroso che aderisce perfettamente a tutte le parti
piane e a tutte le insenature del cuore. Il pericardio sieroso è costituito da due foglietti di
origine celomatica di cui il primo (foglietto parietale) a livello dell'origine dei grossi vasi del
peduncolo vascolare si riflette nel secondo (foglietto viscerale). Fra i due foglietti del pericardio
sono presenti normalmente da 20 a 50 ml di liquido chiaro roseo che permettono il movimento del
cuore minimizzando l'attrito.
Sotto al pericardio si trovano tre tonache una interna all'altra:

l'epicardio

il miocardio

l'endocardio.
L'epicardio (che altro non è che il foglietto viscerale del pericardio sieroso) è costituito da tessuto
connettivo, contenente capillari sanguigni, capillari linfatici e fibre nervose.
Al di sotto si trova il miocardio, costituito da fibre muscolari cardiache il cui spessore varia fra 5 e
15 mm (maggiore in corrispondenza dei ventricoli), ordinatamente orientate in modo da
permettere la corretta contrazione.
L'endocardio è il rivestimento protettivo interno costituito da cellule endoteliali ha la funzione di
favorire lo scorrimento del sangue all'interno del cuore per evitare coaguli del sangue.
I grossi vasi e le coronarie
Dalla porzione superiore della faccia anteriore del cuore si dipartono i due vasi arteriosi principali:
l'aortaa sinistra e l'arteria polmonare (o tronco polmonare che si sfiocca in un ramo sinistro ed in
un ramo destro) a destra. Ciascuna di queste è un prolungamento cavo del ventricolo
corrispondente. Le basi di queste arterie sono abbracciate dalle auricole, (così chiamate poiché la
loro forma ricorda le orecchie pendule di un cane) che fanno parte degli atri.
Anche posteriormente sono presenti due vasi sanguigni: la vena cava superiore e la vena cava
inferioreche sfociano nell'atrio destro.
Tra questi quattro vasi si trovano le vene polmonari destre e vene polmonari sinistre che sfociano
nell'atrio sinistro.
Sulla superficie del cuore si possono osservare le arterie coronarie destra e sinistra che si
dipartono dall'aorta. Le coronarie si diramano irrorando tutto il cuore fino all'apice.
Dalla coronaria sinistra si dipartono l'arteria discendente anteriore, l'arteria circonflessa e la più
piccola arteria marginale, la coronaria destra si sfiocca in una miriade di vasi minori.
La coronaria destra, e i due rami principali della coronaria sinistra (discendente anteriore e
circonflessa) sono considerati i tre vasi principali per l'irrorazione sanguigna del cuore, e hanno
un ruolo importante nella patogenesi della cardiopatia ischemica.
31
Cuore asportato
Corde tendinee
Muscolo papillare laterale
Muscolo
papillare
valvola tricuspide
Auricola cardiaca
Valvole semilunari
Corde tendinee
Muscolo papillare
e Base del cuore
Auricola cardiaca
Valvola
semilunare
Valvola
semilunare Valvola
collassata (v. anteriore)
aperta
Valvola semilunare (v.
anteriore)
semilunare Valvola tricuspide
Cavità del cuore
Il cuore è diviso in quattro cavità:

gli atri (destro e sinistro) posti superiormente;

i ventricoli (destro e sinistro) posti inferiormente.
L'atrio e il ventricolo destro sono in continuità tra loro formando il cuore destro (che pompa il
sangue venoso), così come comunicano le due cavità sinistre, formando il cuore sinistro (che
pompa il sangue arterioso).
Dopo la nascita non persiste alcuna comunicazione tra la parte destra e la parte sinistra del
cuore; questa condizione è garantita dai setti interatriali e interventricolare che dividono il cuore
nelle due metà suddette.
32
Ogni atrio comunica con il corrispondente ventricolo attraverso l'orifizio atrioventricolare che è
fornito
di
una
valvola
cuspidale: valvola
tricuspide tra
le
cavità
destre, valvola
bicuspide o mitrale tra atrio sinistro e ventricolo sinistro.
Gli orifizi che mettono in comunicazione le cavità cardiache con i vasi efferenti sono anch'essi
protetti da valvole che impediscono il reflusso: valvola semilunare polmonare nel ventricolo destro
per l'arteria polmonare, valvola semilunare aortica nel ventricolo sinistro per l'aorta
Atrio destro
La muscolatura di entrambi gli atri è formata da fibrocellule muscolari scolpite nella parete a fasci
paralleli, per questo vengono detti muscoli pettinati. Esternamente è presente la cresta terminale
a cui internamente corrisponde il solco terminale. Tra atrio destro e atrio sinistro si trova il setto
interatriale, sul quale si trova la fossetta ovale, che corrisponde al foro chiuso che nella vita fetale
permetteva la comunicazione tra i due atri, il foro di Botallo. La vena cava inferiore arriva alla
faccia inferiore dell'atrio, sbocca all'interno passando per una valvola detta valvola di Eustachio,
un lembo del endocardio che non funziona da valvola perché non permette l'unidirezionalità del
flusso. Ha una funzione nella vita fetale perché fa' scivolare il sangue facendolo entrare meglio
nell'atrio di sinistra. Davanti all'orifizio della vena cava inferiore si trova l'orifizio del seno
coronario che ha anch'esso una valvola detta valvola di Tebesio che chiude l'orifizio quando l'atrio
si contrae così il sangue non ritorna all'interno del seno. La parte superiore della valvola di
Tebesio si unisce alla valvola di Eustachio dando origine al tendine di Todaro. Nelle pareti
dell'atrio destro si osseravano numerosi minuscoli orifizi che rappresentano lo sbocco delle vene
minime del cuore (di Tebesio) e, talvolta, delle vene cardiache anteriori.
La valvola tricuspide è la valvola atrioventricolare di destra, forma praticamente la faccia inferiore
dell'atrio. La valvola si inserisce sull'anello fibroso dell'ostio atrio-ventricolare di destra, è formata
da tre lembi, da cui il nome. È una vera e propria valvola perché permette l'unidirezionalità del
flusso ematico, è aperta nella diastole cardiaca mentre nella sistole è chiusa e permette di non far
tornare il sangue all'interno dell'atrio.
Ventricolo destro
Superiormente si trova la valvola tricuspide, le altre pareti sono costituite da muscolatura
miocardica con trabecole carnee di primo, secondo e terzo ordine. Le trabecole di terzo ordine
sono uguali ai muscoli pettinati, cioè muscolatura scolpita nella parete del miocardio, la
muscolatura di secondo ordine è costituita invece da trabecole muscolari con la forma di manico
di valigia collegate all'estremità alle pareti e nel mezzo sono libere, quelle di primo ordine sono
dette muscoli papillari, con un'estremità si attaccano la parete mentre con l'altra estremità,
attraverso le corde tendine, si inseriscono sulla valvola tricuspide e sono importanti nella
chiusura della valvola.
Nel ventricolo destro si distinguono la via di afflusso dalla via di efflusso, quella di afflusso è data
dal sangue che dall'atrio entra nel ventricolo dirigendosi nella parete più inferiore, dopo la
contrazione ventricolare, si crea la via di efflusso che convoglia il sangue nel lume del tronco
della arteria polmonare, dove c'è una valvola che garantisce l'unidirezionalità del flusso. Le due vie
sono separate da un anello muscolare costituito da: la cresta sovraventricolare, dal fascio settale
che si continua nel fascio moderatore di Leonardo da Vinci che è una trabecola di secondo ordine
posto trasversalmente che impedisce un'eccessiva dilatazione del ventricolo della diastole. Quindi
la via di efflusso si trova sul davanti della via di afflusso.
Atrio sinistro
33
Nella parete posteriore si aprono le quattro vene polmonari, due a destra e due a sinistra,
delimitando il vestibolo dell'atrio sinistro. Il setto interatriale presenta una leggera depressione
che corrisponde alla fossetta ovale dell'atrio destro. In avanti questa depressione è limitata da
una plica semilunare che rappresenta il residuo della valvola del forame ovale. Sulla parete
dell'atrio si trovano gli orifizi di sbocco di alcune vene cardiache minime. In basso e in avanti
presenta l'ostio della valvola bicuspide o mitraleche dà accesso al ventricolo sinistro. Come dice il
nome è composta da due lembi valvolari. La parete laterale presenta l'auricola sinistra, molto ricca
di tessuto muscolare.
Ventricolo sinistro
Nella parete superiore si trova la valvola bicuspide, detta anche mitralica della sua somiglianza
alla mitra dei vescovi. Nella parte più superiore del ventricolo si trova anche la valvola aortica che
dà accesso all'aorta ascendente. Si divide una via di efflusso da una via di afflusso; le due vie sono
separate solo da lembo valvolare anteriore della valvola mitrale. Il sangue nella via di efflusso, si
porta davanti al lembo valvolare anteriore, detta anche cuspide aortica proprio perché il sangue gli
passa davanti per prendere la via dell'aorta. Le due valvole infatti sono affiancate. La parete
ventricolare è sempre composta dai muscoli di primo, secondo e terzo ordine, ma le sue trabecole
carnee sono meno sporgenti e quelle del ventricolo destro. Il ventricolo sinistro è sette volte
superiore di forza in confronto al ventricolo destro.
Fisiologia
La circolazione sanguigna nell'essere umano e nei mammiferi è definita doppia e completa, vale a
dire che le due metà del cuore funzionano autonomamente, ovvero come se vi fosse
un doppio cuore e che il sangue venoso e quello arterioso non si mescolano mai. Il cuore funziona
come una pompa aspirante e premente: richiama nelle sue cavità il sangue venoso, lo manda
ai polmoni attraverso l'arteria polmonare. Da lì le vene polmonari lo riportano nuovamente al
cuore, che, attraverso l'aorta, lo porta in tutte le reti capillari.
L'afflusso verso il cuore avviene attraverso il sistema venoso, quello dal cuore alla periferia
attraverso il sistema arterioso. Gli atri ricevono le vene, nelle quali il sangue ha un percorso
centripeto, ovvero dall'esterno del corpo verso il cuore. Dai ventricoli nascono le arterie, nelle quali
il sangue ha un percorso centrifugo.
Normalmente le arterie trasportano sangue ossigenato (sangue arterioso) da distribuire ai tessuti,
mentre le vene trasportano sangue non ossigenato (sangue venoso) proveniente dai tessuti che
hanno fatto consumo di ossigeno. Come si può notare, non avviene per l'arteria polmonare, che
conduce sangue venoso, quindi non ossigenato, al polmone; non avviene inoltre per le vene
polmonari, che trasportano verso il cuore sangue arterioso, quindi ossigenato, proveniente dai
polmoni.
La frequenza standard del cuore è definita a 72 battiti al minuto. Una frequenza compresa tra 60
e 100 battiti al minuto è considerata fisiologica; una frequenza inferiore ai 60 bpm viene
chiamata bradicardia; una frequenza superiore ai 100 bpm è definita tachicardia. Non sempre le
bradi- o tachicardie sono patologiche (ad esempio tachicardia fisiologica nell'attività fisica).
Nel neonato la frequenza arriva a 120 bpm, nel feto è ancora superiore e decresce dalla nascita
fino alla pubertà con l'accrescersi dell'organismo.
Durante il sonno il cuore pompa 5 litri di sangue in un minuto, mentre durante un'attività fisica
moderata la quantità è doppia. Per un'attività pesante o una vigorosa attività atletica si arriva a
34
20 litri al minuto. A riposo la pressione normale non supera il valore di 120/80 mmHg tale che, se
si innestasse in senso verticale un tubo di vetro graduato nell'aorta, vedremmo il sangue salire
fino ad un metro e ottanta al di sopra del livello del cuore.
La frazione di eiezione ovvero la quantità di sangue pompata ad ogni battito è pari a circa il 5070% del volume telediastolico (quantità di sangue presente nel cuore al termine della diastole). La
quantità residua rappresenta una riserva funzionale che il cuore può pompare se le richieste
periferiche aumentano.
Il ciclo cardiaco che porta il cuore dallo stato di contrazione allo stato di riposo e quindi
nuovamente a quello di contrazione è detto "rivoluzione cardiaca". Il ciclo cardiaco comprende le
due fasi essenziali nelle quali si svolge l'attività del cuore:

diastole

sistole.
Durante la diastole tutto il cuore è rilassato, permettendo al sangue di fluire dentro a tutte e
quattro le cavità. Attraverso le vene cave il sangue entra nell'atrio destro, mentre attraverso le
vene polmonari entra nell'atrio sinistro. Le valvole atrioventricolari sono aperte consentendo il
passaggio del sangue da atri a ventricoli. La diastole dura circa 0,4 secondi, abbastanza da
permettere ai ventricoli di riempirsi quasi completamente.
La sistole comincia con una contrazione, della durata di circa 0,1 secondi, degli atri che
determina il riempimento completo dei ventricoli. Quindi si contraggono i ventricoli per circa 0,3
secondi. La loro contrazione chiude le valvole atrioventricolari e apre le valvole semilunari; il
sangue povero di ossigeno viene spinto verso i polmoni, mentre quello ricco di ossigeno si dirige
verso tutto il corpo attraverso l'aorta.
Queste fasi cardiache sono ascoltabili e traducibili attraverso due suoni distinti, detti toni cardiaci.
Quando i ventricoli si contraggono abbiamo il primo tono, un suono cupo (rappresentabile con un
PUM). È generato dalla contrazione del miocardio ventricolare e, in parte, dalla vibrazione delle
valvole atrio-ventricolari che si chiudono. Al primo tono segue una pausa durante la quale i
ventricoli spingono il sangue nelle arterie. Successivo è il secondo tono, breve e chiaro
(rappresentabile con un PAH), determinato dalla vibrazione delle valvole semilunari che si
chiudono. Al secondo tono segue una pausa più lunga, con il riempimento dei ventricoli.
Il sistema di conduzione del cuore
Il cuore come tutti i muscoli è capace di contrarsi sfruttando l'energia prodotta dalla ossidazione
di sostanze energetiche (come acidi grassi, carboidrati) in presenza di ossigeno. Le cellule
muscolari striate di cui è composto il cuore a differenza di quelle degli altri muscoli sono dotate
della capacità di autoeccitarsi e autocontrarsi. Il controllo nervoso sul cuore può modulare la
frequenza di contrazione aumentandola o diminuendola, ma questa è generata in maniera
spontanea dal miocardio.
Esiste una parte del miocardio dedicata alla sola generazione e conduzione degli impulsi
attraverso il muscolo cardiaco, questo è il cosi detto miocardio specifico. Si tratta di un sistema
specializzato del cuore che permette, in condizioni normali, che il cuore batta in maniera efficiente
ed ordinata (prima gli atri, poi i ventricoli permettendo il completo riempimento di questi ultimi) e
che l'impulso generato si diffonda velocemente, facendo contrarre tutte le parti del ventricolo in
maniera pressoché simultanea.
35
Questo sistema è formato da diverse parti:

Il nodo seno-atriale (S-A): si tratta di una piccola e appiattita striscia elissoidale di
miocardio specifico larga circa 3 mm, lunga 15 mm e spessa 1 mm, che si trova nella parte
superiore laterale dell'atrio destro subito sotto allo sbocco della vena cava superiore. Le
fibre del nodo seno-atriale hanno un diametro variabile tra i 3 e i 5 mm, mentre le fibre
circostanti sono delle dimensioni di una decina di micrometri. In questo nodo si genera il
normale impulso ritmico, per fare in modo che l'impulso venga trasmesso alle fibre atriali,
le fibre del nodo S-A si connettono direttamente con quelle atriali; il potenziale d'azione si
diffonde, così, in maniera simultanea negli atri.

Le vie internodali: si tratta di una striscia di tessuto di conduzione che deve condurre il
segnale verso il nodo atrioventricolare.

Il nodo atrio-ventricolare (A-V): è il principale responsabile del ritardo che deve essere
attuato nel passaggio del segnale dagli atri ai ventricoli. Un'altra importante funzione del
nodo A-V è quella di permettere il passaggio solo in un senso dell'impulso cardiaco,
impedendo il passaggio dai ventricoliagli atri tramite uno strato fibroso che funziona da
isolante per l'impulso.

Le fibre del Fascio di His propagano l'impulso alla massa cardiaca ventricolare, dividendosi
in due branche, destra e sinistra. La branca sinistra possiede due fascicoli, anteriore, più
spesso, e posteriore, più sottile.

Parte terminale del sistema di conduzione del cuore sono le fibre del Purkinje, cellule
cardiache con conducibilità maggiore rispetto ai miocardiociti.
La principale particolarità del miocardio specifico consiste nella possibilità di generare
autonomamente gli impulsi elettrici: in pratica la centrale pacemaker principale si trova nel nodo
seno-atriale, ma non è l'unica presente nel miocardio. È stato possibile apprezzare questo
escludendo dalla conduzione il nodo S-A: il cuore continua a battere, anche se a ritmi
notevolmente inferiori (40/60 impulsi al minuto, contro i normali 60/100) e il ritmo che si impone
è detto "non sinusale" perché ha origine al di fuori del nodo del seno, in latino sinus. Questo
meccanismo può essere spiegato come una sorta di autoprotezione da parte del cuore, esistono
infatti patologie a causa delle quali viene bloccata la conduzione del nodo S-A. In questo caso, il
cuore può continuare a battere poiché il nodo A-V comincia a dettare il passo del ritmo (con
frequenza minore) e la situazione è compatibile con la vita.
Una volta che l'impulso si è generato nel nodo seno-atriale passa direttamente alle fibre atriali
investendole in maniera simultanea. A questo punto attraverso le fibre internodali, il segnale viene
trasmesso al nodo atrioventricolare. Dalla generazione del segnale sono passati 0,02 secondi. È in
questo punto del sistema di conduzione, quello che trasferisce il segnale dagli atri ai ventricoli,
che troviamo un ritardo di trasmissione. Questo ritardo è necessario affinché l'impulso cardiaco
non possa propagarsi dagli atri ai ventricoli in maniera troppo veloce. Se questo accadesse, infatti,
sarebbe impossibile per i ventricoli un perfetto riempimento e da questo si arriverebbe ad un non
perfetto rendimento della pompa cardiaca.
La prima struttura che provoca questo ritardo è il nodo A-V, che ritarda di circa 0,09 secondi
prima che l'impulso invada il fascio di His (che si divide poi in branca destra e sinistra). Subito
dopo il passaggio attraverso il nodo atrioventricolare abbiamo un ulteriore ritardo di 0,04 secondi
dovuto ad una parte del fascio fibroso che separa atri e ventricoli. Il ritardo complessivo dalla
generazione dell'impulso, all'arrivo dello stesso ai ventricoli è quindi di circa 0,16 secondi. Subito
36
dopo questa parte "ritardante" troviamo le fibre del Purkinje, che dal nodo A-V si portano ai
ventricoli passando attraverso il setto ventricolare. Queste fibre sono a conduzione molto veloce, il
che permette di avere una trasmissione dell'impulso ai ventricoli praticamente immediata e
simultanea (circa 0,03 secondi). L'alta velocità diminuisce una volta che si è arrivati nelle parti
terminali delle fibre del Purkinje, quindi le ultime cellule miocardiche sono raggiunte con un
ritardo di circa 0,03 secondi; conseguentemente il tempo per far contrarre i ventricoli è calcolato
in 0,06 secondi.
Il sistema di eccitazione del miocardio
Per quanto riguarda il sistema di eccitazione e di conduzione del potenziale d'azione troviamo due
tipi di sviluppo del potenziale elettrico: uno riguarda le fibre atriali e ventricolari, un altro riguarda
le cellule del nodo seno-atriale (o cellule del pacemaker). Le fibre atriali e ventricolari devono
comportarsi in maniera simile alle fibre muscolari, ma dovranno anche assicurare un alto
rendimento della pompa cardiaca; il nodo seno-atriale si comporta in maniera diversa da qualsiasi
altra fibra, poiché deve assicurare principalmente la generazione del potenziale d'azione.
Comportamento delle fibre muscolari atriali e ventricolari
Il potenziale di membrana a riposo è di circa -90 mV. Questo potenziale di membrana è dovuto
alle differenti concentrazioni degli ioni fra interno ed esterno dalla cellula.
Potenziale d'azione (risposta rapida)
L'ampiezza del potenziale d'azione è di circa 105 mV, il che porta ad avere un picco (spike) del
potenziale di circa 20 mV, esso è maggiore che nella maggior parte delle cellule muscolari perché
deve essere in grado di far rendere al massimo la pompa cardiaca.
Un miocita che sia stato depolarizzato non sarà più disponibile per un nuovo potenziale d'azione
fino a che esso non si sia ripolarizzato parzialmente, l'intervallo fra il potenziale d'azione e il
momento in cui il miocita è disponibile per un nuovo potenziale è definito Periodo Refrattario
Assoluto. La completa eccitabilità non viene ristabilita fino a quando non si ha completa
ripolarizzazione del miocita, questo intervallo è chiamato Periodo Refrattario Relativo. Questo
periodo è indispensabile per il corretto funzionamento del cuore, poiché permette un alto
rendimento della funzione di pompa del cuore, in quanto il ventricolo può riempirsi
completamente di sangue prima di eseguire un'altra contrazione; inoltre permette di avere una
netta distinzione tra fase pulsoria (sistole) e fase di riposo (diastole), in maniera tale da permettere
l'apporto di sangue attraverso le coronarie, che può avvenire solo in fase diastolica.
Comportamento delle cellule pacemaker
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Nelle cellule pacemaker nasce il ritmo cardiaco vero e proprio. Per questo motivo il
comportamento di dette cellule differisce in maniera consistente rispetto a quella di ogni altra
cellula e conseguentemente il comportamento elettrico assume delle modalità particolari: esse non
possiedono un vero e proprio potenziale di riposo.
Tra un potenziale d'azione ed un altro si registra una progressiva depolarizzazione della cellula
partendo da un valore di circa -65 mV, la depolarizzazione prosegue verso lo zero, come se
dovesse raggiungere un potenziale di riposo, ma prima che si possa stabilizzare raggiunge il
potenziale soglia (-50 mV), dopo il quale parte il picco del potenziale d'azione.
Il sistema nervoso autonomo e il cuore
Il cuore, espletando una di quelle attività del corpo che sono necessarie alla vita, è regolato in
alcune sue funzioni dal sistema nervoso autonomo, che agisce indipendentemente dalla nostra
volontà.
Il cuore ha una duplice innervazione ricevendo fibre parasimpatiche (attraverso il nervo vago) e
dell'ortosimpatico.
Questi due sistemi sono controllati direttamente da centri gangliari che si trovano nel cuore
(sistema parasimpatico) o in prossimità delle vertebre (sistema ortosimpatico), essi modulano la
frequenza cardiaca. Una costante liberazione di neurotrasmettitori in piccole quantità determina il
tono nervoso basale del cuore.
Il sistema parasimpatico è responsabile dell'inibizione della frequenza cardiaca, infatti notiamo
che tagliando il nervo vago, si ha una accelerazione del cuore fino ai massimi livelli fisiologici
raggiungibili. Il sistema parasimpatico agisce usando uno specifico neurotrasmettitore:
l'acetilcolina. Essa determina due importanti effetti sul cuore: deprime la frequenza di scarica del
nodo S-A e diminuisce l'eccitabilità delle fibre giunzionali poste tra il miocardio atriale ed il nodo
A-V.
La stimolazione ortosimpatica provoca effetti opposti a quelli descritti per l'azione vagale, anche se
comunque i due effetti sono sempre compresenti. Il neurotrasmettitore attraverso il quale
il sistema ortosimpatico agisce è la noradrenalina, che viene rilasciata nelle sinapsi che
interessano le terminazioni nervose cardiache e che, come l'acetilcolina, determina delle variazioni
a livello delle conduttanze nelle cellule miocardiche. La soppressione dell'attività ortosimpatica
determina una diminuzione della frequenza, che però non è rilevante come l'azione del nervo vago.
Patologia
Le malattie cardiache si distinguono in acquisite o congenite , inoltre, a seconda della sede
interessata, si osservano:
1. alterazioni della tonaca esterna;
2. alterazione delle arterie coronarie;
3. alterazioni del muscolo o delle fibre muscolari (miocardite);
4. malattie della tonaca interna (endocardite);
5. lesioni delle valvole cardiache;
6. disturbi della conduzione (aritmia);
38
Alterazioni congenite
Vi sono casi nei quali il cuore manca del tutto o è presente in forma rudimentale (incompatibili
con la vita). In altri casi non c'è stato lo sviluppo di una parte del cuore con la conseguenza di
comunicazioni (shunt) inter-atriali o inter-ventricolari. Nei casi in cui le alterazioni siano
compatibili con la vita i sintomi peggiorano nel tempo.
Le cause possono essere molteplici, in particolare genetiche o da insulti tossici o infettivi durante
la vita fetale. Ed è un organo sensibile e importante. Ricordiamo:

Destrocardia

Arco aortico destroposto

Diverticolo di Kommerell

Tetralogia di Fallot

Difetto interventricolare
Strumenti diagnostici e terapia
La
diagnosi
di
molte
patologie
cardiache
può
essere
confermata
l'elettrocardiogramma (ECG), uno degli esami cardiologici più importanti.
attraverso
La chirurgia cardiaca risale al 1945, con l'intervento di Alfred Blalock sul cuore di un bambino
affetto da "morbo blu". Nel 1967 si giunse al primo trapianto di cuore, effettuato da Christiaan
Barnard.
Infarto
Infarto Termine con cui si definisce un processo di necrosi che si verifica in un tessuto, quando
questo non viene più sufficientemente irrorato dalla circolazione sanguigna. La necrosi consiste
nella progressiva morte delle cellule che, non ricevendo ossigeno, non possono svolgere le reazioni
di respirazione cellulare necessarie alla loro sopravvivenza.
L’infarto può colpire, in particolare, il cervello (infarto cerebrale), il polmone (infarto polmonare) o
l’intestino (infarto intestinale). Nell’accezione più comune, il termine infarto si riferisce però
all’infarto del miocardio, ossia a una sindrome che colpisce la parete muscolare del cuore.
SINTOMI
39
L’infarto del miocardio è causato dall’occlusione parziale o totale di una o più arterie coronarie
(vasi che si dipartono dall’arteria aorta e irrorano il cuore), in genere ostruite a causa di un
processo arteriosclerotico in atto.
In genere, l’evento infartuale si manifesta come un intenso dolore diffuso del torace, che può
essere preceduto dai cosiddetti prodromi, ossia da dolori di entità moderata, di tipo angina
pectoris, che compaiono poco tempo prima dell’attacco d’infarto.
Tali dolori comprendono: un senso di oppressione retrosternale, che può estendersi, sul lato
sinistro del corpo, al braccio, alla mano, alla spalla e al collo e si manifestano in occasione di
uno sforzo fisico.
Al momento dell’infarto vero e proprio interviene il dolore diffuso, non provocato da sforzo fisico,
che può essere seguito da dolore, senso di nausea, repentino abbassamento della pressione
sanguigna, febbre anche elevata, abbondante sudorazione. L’infarto non è di per sé letale:
risultano invece molto pericolose alcune complicazioni che, se esso non viene tempestivamente
affrontato, possono rapidamente sopraggiungere. In particolare, possono essere causa di morte la
fibrillazione, ossia la comparsa di una profonda alterazione del battito cardiaco, la rottura delle
pareti cardiache, la perforazione del setto che divide i due ventricoli e l’insufficienza o la rottura
delle valvole cardiache.
TERAPIA
L’incidenza di mortalità per arresto cardiaco è massima nelle prime ore dopo l’infarto, nelle quali
possono sopraggiungere eventuali complicazioni. Di conseguenza, l’infartuato deve al più presto
essere sottoposto a terapia di rianimazione e assistito nella cosiddetta unità coronarica, ossia in
un reparto ospedaliero specializzato, dotato di attrezzature sofisticate e personale appositamente
addestrato.
In caso di fibrillazione si procede con defibrillatore per riportare entro valori di normalità il battito
cardiaco, controllato mediante elettrocardiogramma. Si somministrano di solito anche alcuni
farmaci, tra i quali: composti antidolorifici, come la morfina, per lenire l’intensità del dolore;
farmaci antiaritmici e beta-bloccanti, per regolarizzare il battito cardiaco; composti fibrinolitici e
acido acetilsalicilico, per sciogliere eventuali coaguli di sangue e facilitare la circolazione.
L’infartuato, superata la crisi, deve sottoporsi a un periodo di riposo a letto di circa una
settimana; può quindi lentamente riprendere una certa attività fisica e, infine, condurre una vita
normale. Risultano però necessarie abitudini di vita che non comportino affaticamento eccessivo
del cuore: un costante controllo del peso corporeo, l’astinenza dal fumo e dagli alcolici e, in molti
casi, l’assunzione di farmaci beta-bloccanti. Negli ultimi decenni, grazie a una maggiore
tempestività delle cure agli infartuati e alla scoperta di farmaci efficaci, la mortalità per infarto
miocardico acuto dei pazienti ricoverati è stata portata dal 30% a meno del 15%.
40
Trasporto in Ospedale.
Trasportare la persona infartuata in posizione semiseduta, con ossigenoterapia, ed evitare
un’abbassamento di temperatura corporea utilizzando una coperta.
L'ustione
L'ustione è una lesione dei tessuti tegumentari causata dall'esposizione del tessuto stesso a fonti
termiche, a sostanze chimiche (causticazione) o a sorgenti elettriche. La profondità del tessuto e
l'estensione della superficie corporea colpita determinano la gravità dell'ustione.
Eziologia
I fattori eziologici possono essere determinati da:
Ustione da calore: esposizione a combustibili, agenti chimici, elettricità, fulmini ,materiali

ad alta temperatura;

Ustione da raggi ultravioletti:esposizione eccessiva al sole;

Ustioni da sostanze chimiche; da liquidi infiammabili;

Ustione da congelamento: esposizione o contatto con temperature molto basse;

Ustione da radiazioni
Anatomia patologica
In base alla profondità le ustioni possono essere suddivise in:
epidermiche o

di I
grado,
interessano
solo
l'epidermide.
Macroscopicamente
sono
caratterizzate da edema ed eritema diffuso; a livello microscopico si osservano picnosi cellulare
e congestione del derma, che tendono a scomparire in pochi giorni, dando desquamazione
dell'epidermide.
dermiche o di II grado, interessano l'epidermide e il derma. Le ustioni di II grado sono

caratterizzate dalla formazione di flittene (raccolte di essudato fra epidermide e derma). Si
suddividono a loro volta in:

Superficiali, se interessano la parte superficiale del derma (dolorose, guariscono
senza esiti cicatriziali)

Profonde, quando interessano la zona profonda del derma che contiene i follicoli
piliferi e le ghiandole sudoripare. Queste non sono dolorose e guariscono spesso con
cicatrici ipertrofiche.
41

a tutto spessore o di III e IV grado, interessano l'epidermide, il derma, il tessuto
sottocutaneo e a volte il tessuto muscolare, i tendini e le ossa. Il processo patologico alla base
di questo tipo di ustioni è la necrosi.
Le ustioni di I e II grado sono dette anche "ustioni a spessore parziale".
Sintomatologia
La sintomatologia può essere suddivisa in locale e generale.
La sintomatologia locale si manifesta in relazione al grado di ustione:
 nel I grado si ha la presenza di eritema
 nel II grado si hanno grandi bolle caratteristiche, dette flittene, dovute all'edema
 nel III grado si ha la presenza di tessuto necrotico senza circolazione sanguigna
 nel IV grado si ha una vera e propria carbonizzazione dei tessuti (detta escara).
La sintomatologia generale può manifestarsi con febbre, oliguria, perdita di liquidi
elettroliti e proteine, sostanze che se non reintegrate, determinano un quadro di shock
ipovolemico relativo che può portare il soggetto al decesso.
Complicanze
1. Infezione: è la più frequente ed è dovuta alla grave immunodepressione ed al
difetto della protezione cutanea.
2. Complicanze gastrointestinali: nei pazienti con ustioni maggiori del 25% della
superficie corporea totale si verifica sempre un ileo paralitico. La sepsi e/o
l'ipovolemia possono produrre modificazioni ischemiche a carico della mucosa o
dell'intera parete per tutto il tratto gastro-intestinale, che determinano
ulcerazioni focolai e mucose (che possono tradursi in vere e proprie ulcere da
stress (ulcere di Curling) cicatrizzazioni murali e perforazioni.
3. Complicanze respiratorie: broncopolmoniti, pleuriti, ecc. Bronchi e polmoni
possono essere coinvolti sia direttamente in seguito all'inalazione di vapori
tossici o aria calda, sia indirettamente, con il quadro di "polmone da shock",
causa di grave insufficienza respiratoria che si realizza entro le 24/72 ore dal
trauma.
4. Complicanze renali: oliguria ed anuria sono giustificati dallo stato ipovolemico,
dallo shock, da sostanze tossiche endogene, dall'infezione, dai farmaci
somministrati.
La malattia da ustione
42
Quando la superficie corporea ustionata è superiore al 10% può intervenire una
sindrome detta malattia da ustione , caratterizzata da gravi alterazioni emodinamiche e
metaboliche.
Fase acuta o dello shock
Si verifica nelle prime ore dopo l’infortunio, quando il passaggio di plasma dai vasi
all'interstizio provoca disidratazione e ipoprotidemia. In seguito all'ipovolemia si verifica
una
vasocostrizione
compensatoria,
Quest'ultima,in
assenza
di
una
all'insufficienza
renale
acuta.
In
in
particolare
terapia
questa
a
sostitutiva
fase
si
livello
cutaneo
adeguata,
manifestano
e
può
anche
renale.
portare
disordini
dell'equilibrio idroelettrolitico, in particolare iperkaliemia per distruzione cellulare e
iponatriemia per il passaggio di sodio dal letto vascolare all’interstizio. Si può avere
inoltre iperglicemia in seguito all'attivazione delsistema adrenergico conseguente al
trauma. L’ipossia dei tessuti, insieme ai disordini metabolici che si verificano nel grave
ustionato, porta quasi sempre ad acidosi metabolica.
Fase subacuta o tossinfettiva
Inizia all'incirca dopo 48 ore dall'ustione. È dovuta al riassorbimento di sostanze
tossiche dai tessuti necrotici con conseguente danno a livello epatico e di altri
parenchimi. Al tempo stesso la compromissione del sistema immunitario favorisce le
complicanze infettive a carico delle aree ustionate.
Fase cronica o distrofico-dismetabolica
Si manifesta con calo ponderale (dovuto ad iperattività metabolica) ed aggravamento
dell’ipoproteinemia, che possono portare a scompenso funzionale dei principali organi
vitali, manifestandosi con il quadro della disfunzione multiorgano (MOF).
Prognosi
Per determinare la prognosi si valuta la percentuale di area interessata dall'ustione che
in genere viene stimata con la "regola del 9". Quest'ultima assegna una percentuale ad
ogni parte del corpo: 9% ad ogni arto superiore e alla testa; 18% ad ogni arto inferiore e
43
alla parte anteriore o posteriore del tronco; alla parte genitale viene assegnato l'1%.
Inoltre è importante tener conto anche della profondità dell'ustione, dell'età, della sede e
della tipologia del trauma.
Terapia
Nelle ustioni di I e II grado la terapia è essenzialmente locale e si basa su due principi:

raffreddare la zona colpita per arrestare l'infiammazione; a questo scopo è sufficiente
l'acqua corrente;

prevenire l'infezione detergendo la zona ustionata e coprendola se possibile con garze
sterili.
Solo nelle ustioni di I grado è possibile ricorrere a pomate da banco a base di
benzocaina che attenuano il dolore. Nelle ustioni di II grado le bolle non devono essere
punte o rimosse, poiché l'epidermide che le ricopre protegge il derma da ulteriori danni.
Se queste si aprono spontaneamente, vanno medicate con garze vaselinate contenenti
antibiotici e quindi coperte da fasciature non compressive. Nelle ustioni di III e IV grado
è necessario l'immediato ricovero in ospedale. Se la superficie corporea colpita è
superiore al 15%, il paziente deve essere indirizzato ad un centro per ustionati.
Fondamentale in questi casi è la terapia delle complicanze. In particolare:

valutare le funzioni vitali e, se necessario, eseguire manovre di rianimazione
cardiorespiratoria;

effettuare la terapia dello shock (posizione di Trendeleburg ed infusione endovenosa
di colloidi ad alto peso molecolare come il destrano o la poligelina);

coprire le parti ustionate con teli sterili per prevenire le infezioni e limitare la perdita
di plasma;

immobilizzare i segmenti interessati.
È inoltre spesso necessaria la profilassi antitetanica, oltre ad una terapia analgesica
nelle ustioni estese. Dopo questi primi trattamenti urgenti, si procede alla terapia locale
delle ustioni profonde. In particolare, le piccole escare possono essere trattate con
sostanze che ne favoriscono il distacco come il nitrato d'argento, il polivinilpirrolidone
44
iodico o pomate a base di argento-sulfadiazina; nelle escare più grandi è invece indicata
la toilette chirurgica (escarectomia). Questo è importante sia per contrastare lo
sviluppo di infezioni, sia per evitare la formazione di cicatrici retraenti o ipertrofiche.[3]
Shock
Lo shock o choc è,
qualunque
ne
sia
l'origine,
un'alterazione
del
metabolismo
cellulare
secondario ad una ridotta irrorazione sanguigna. Lo shock è un grave stato patologico,
caratterizzato da un'ipoperfusione tissutale sistemica, a seguito di una grave ipotensione.
Lo shock insorge in modo acuto per esempio in seguito ad emorragie imponenti, traumi, ustioni
estese e si manifesta nella maggior parte dei casi con la caduta della pressione arteriosa del
sangue. Poiché questa è funzione sia del volume del sangue circolante, sia del diametro dei vasi
sanguigni, sia della spinta derivante dalla contrazione del cuore, anche uno solo di questi fattori
può provocarne l'inizio, ed in molti casi innescare una situazione di peggioramento progressivo ed
inarrestabile che può provocare la morte.
Dato che la pressione arteriosa (PA) è data dalla gittata cardiaca (GC) e dalle resistenze periferiche
totali (RPT) secondo la formula:
PA = GCxRPT
un'ipotensione talmente grave da causare shock si può avere in tre casi:
1. calo della gittata cardiaca;
2. calo delle resistenze periferiche totali.
3. calo della volemia.
La definizione e la descrizione date, in realtà, sono relative a quello che in medicina è considerato
lo "shock" per antonomasia; tuttavia il termine "shock" è utilizzato anche con altri significati, i
principali dei quali sono:

Condizione di grave compromissione della coscienza e di altre facoltà mentali a seguito di
una stimolazione psicologica molto intensa.

Condizione di stress improvviso e molto intenso (es. "shock termico", "shock osmotico").
Tipi di shock
Diminuzione della gittata cardiaca
45
Shock cardiogeno


miopatico (infarto miocardicao, cardiomiopatia dilatativa)

meccanico (insufficienza mitralica grave, difetti del setto interventricolare, stenosi
aortica,cardiomiopatia ipertrofica)

aritmico
Shock da ostruzione circolatoria


tamponamento pericardico

embolia polmonare massiva

mixoma atriale, trombo a palla

pneumotorace iperteso
Shock ipovolemico


postemorragico

da disidratazione

secondario a ustioni
Diminuzione delle resistenze periferiche totali

Shock settico

Shock anafilattico

Shock neurogeno
Fasi di sviluppo dello shock
1. fase iniziale: formazione di una lieve depressione delle attività cardiocircolatorie
2. fase compensatoria: la depressione cardiocircolatoria si aggrava e vengono messi in atto
meccanismi di compenso
3. fase di progressione: il compenso diviene inefficace e il deficit di apporto ematico agli
organi vitali provoca gravi squilibri fisiopatologici
4. fase di irreversibilità: lo shock porta alla morte.
Sintomatologia
Ipotensione, tachicardia, oliguria-anuria,
ipotermia,
pallore,
debolezza, acidosi
metabolica,
confusione mentale, febbre-brividi (shock settico).
Posizione antishock
46
La posizione antishock, o posizione di Trendelemburg si realizza ponendo l'infortunato disteso al
suolo, in posizione supina, inclinato di circa 30° con il capo a terra senza cuscino, con il bacino
leggermente rialzato (per esempio con un cuscino) e gli arti inferiori sollevati. Tale posizione
permette al sangue di ritornare più facilmente al cuore, che fatica meno per irrorare
il cervello diminuendo quindi il rischio di anossia cerebrale.
La posizione antishock non deve essere utilizzata in caso di trauma cranico o alla colonna
vertebrale o di fratture agli arti inferiori. Anche in caso di sospetto infarto del miocardio, sarà
l'infortunato a preferire una posizione favorevole, detta posizione antalgica.
Morso
di
vipera
Sono quattro le specie di vipera presenti in Italia il cui morso e' velenoso:
Vipera ammodytes Vipera aspis
Vipera berus
Vipera ursinii
Immagini concesse da www.herp.it
I
segni
del
morso
di
vipera
Non sempre si riesce a vedere il serpente che ha morso e
non tutti siamo in grado, anche vedendolo, di poterlo
classificare
come
pericoloso
o
meno.
Il morso di vipera lascia sulla pelle dei segni caratteristici:
due fori che distano circa 1 cm uno dall'altro (rossi nella
figura a sinistra) lasciati dai denti veleniferi, spesso
seguiti da dei forellini più piccoli lasciati dagli altri denti.
Attenzione, non sempre un morso presenta le caratteristiche sopra esposte. Potrebbe capitare che
la vipera abbia perso un dente velenifero oppure il morso potrebbe non essere completo, quindi
non sarebbero evidenti due fori ma uno, e non sempre sono visibili i forellini lasciati dagli altri
denti.
Sintomi
•
il
morso
•
fuoriuscita
di
•
la
zona
si
in
sangue
arrossa,
genere
e
si
è
siero
gonfia
molto
dai
due
e
risulta
doloroso
fori
dolente
Dopo circa mezz'ora dal morso e con il passare del tempo si manifestano i seguenti disturbi:
47
•
•
•
•
•
•
•
• shock
sete
e
cefalea
secchezza
della
bocca
vertigini
tachicardia
pressione
crampi
vomito
diarrea
e
calo
di
Trattamenti
•
rassicurare
l'infortunato
e
mantenerlo
calmo
•
evitare
i
movimenti
(aumentano
la
circolazione
del
sangue)
•
effettuare
un
bendaggio
linfostatico
che
comprima
l'arto
colpito
(puo' rallentare il manifestarsi dei disturbi sopra elencati di qualche ora)
• porre ghiaccio sulla zona ferita (rallenta la circolazione e attenua il dolore)
• attendere i soccorsi o raggiungere al più presto un ospedale
•
se
e'
stato
possibile
uccidere
il
serpente,
portarlo
con
se
per
farlo
identificare
Cosa
•
non
fare
l'infortunato
non
deve
agitarsi
o
muoversi
(per
non
accelerare
la
circolazione
del
sangue)
•
non
somministrare
il
siero
antivipera
(le statistiche dimostrano che e' più pericoloso degli effetti del morso stesso)
•
non
incidere
la
ferita
(pericolo di altre lesioni o addirittura di favorire il contatto del veleno col sangue)
•
non
succhiare
il
sangue
dalla
ferita
(il veleno puo' infettare anche da piccole lesioni delle mucose della bocca)
Colpo
di
calore
e
colpo
di
sole
Colpo
di
calore
E' provocato da un eccessivo innalzamento della temperatura corporea legato ad insufficiente
traspirazione.
Colpo
di
sole
E' provocato dall'esposizione ai raggi solari per un lungo periodo senza una adeguata protezione
alla
testa.
Non sono molto facili da distinguere uno dall'altro, anche se il colpo di calore è caratterizzato da
un più accentuato arrossamento del viso, ma poco importa, perchè hanno le stesse terapie.
Sintomi
•
•
arrossamento
difficoltà
del
nel
viso
respiro
48
•
•
•
•
•
arresto
stato
della
mal
debolezza,
aumento
confusionale,
sudorazione
e
di
testa,
sensazione
della
perdita
di
coscienza,
pelle
calda
nausea,
di
temperatura
coma
(nei
casi
al
tatto
vomito
vertigine
corporea
più
gravi)
Trattamenti
•
trasportare
l'infortunato
in
un
luogo
fresco
e
aerato
•
togliere
gli
abiti
•
se
cosciente:
farlo
sdraiare
sulla
schiena,
con
le
gambe
sollevate
•
se
cosciente:
far
bere
bevande
fresche
e
saline
(eventualmente
bicchieri
d'acqua
fresca
con
mezzo
cucchiaino
di
sale)
•
se
incosciente:
metterlo
in
posizione
laterale
di
sicurezza
•
praticare
spugnature
fredde
sul
capo
e
sul
tronco
•
massaggiare
le
gambe
dal
piede
verso
la
coscia
•
applicare
borse
di
ghiaccio
o
impacchi
freddi
su
capo,
collo,
inguine
• avvolgerlo con un lenzuolo o un asciugamano imbevuti di acqua fredda
•
provvedere
al
ricovero
in
ospedale
Lesioni
da
freddo
• Congelamento
• Assideramento
Congelamento
E' il raffreddamento localizzato di alcune parti del corpo dovute all'esposizione a basse
temperature. In genere sono colpite le estremità, quali le dita (delle mani e dei piedi), la punta del
naso,
le
guance
e
le
orecchie.
Sintomi
Fase
iniziale
•
lieve
dolore
iniziale
che
scompare,
assieme
alla
sensibilità
•
sensazione
di
formicolio
o
pizzicorio
della
parte
interessata
•
possibile
gonfiore
e
indurimento
•
cute
leggermente
pallida
Fasi
avanzate
Se non trattato precocemente, il congelamento porta ad un progressivo arresto della circolazione
del sangue nella parte colpita, assenza completa di sensibilità, la pelle è cianotica, si formano
delle bolle (prima sierose poi emorragiche) e si avvertono dolori molto intensi.
L'ultimo grado di congelamento porta al blocco della circolazione nella parte interessata, si hanno
fenomeni
necrotici
(morte)
nei
tessuti,
fino
alla
perdita
della
parte.
Trattamenti
• portare l'infortunato
•
rimuovere
in un
ogni
ambiente riscaldato, o
ostacolo
alla
proteggerlo da vento
circolazione
e umidità
sanguigna
49
•
•
•
•
•
togliere
asciugare
riscaldare
le
parti
in mancanza d'acqua
provvedere
Da
•
• il
•
•
gli
indumenti
bagnati
la
parte
con
delicatezza
in
acqua
con
temperatura
tra
i
35
e
i
40°C
riscaldare con indumenti o con le mani senza strofinare
al
ricovero
in
ospedale
evitare
la
frizione
con
le
mani
o
con
la
neve
riscaldamento con fonti di calore secco (fuoco, stufa, marmitta auto, ecc.)
la
perforazione
delle
bolle
la
somministrazione
di
bevande
alcoliche
Assideramento (o
ipotermia)
E' il raffreddamento di tutto il corpo (sotto i 35°C) dovuto all'esposizione prolungata a basse
temperature. Vi è diminuzione della temperatura corporea (3°C ogni ora), da cui deriva una
progressiva
e
marcata
riduzione
delle
funzioni
vitali.
Sintomi
Fase
iniziale
•
accentuato
pallore
del
viso
e
del
corpo
•
presenza
di
brividi
e
agitazione
•
polso
accelerato
e
respiro
rapido
•
dolori
articolari
e
muscolari
Seconda
fase
•
difficoltà
o
scarsa
coordinazione
nei
movimenti
•
stato
di
confusione
o
sonnolenza
•
polso
aritmico
e
respiro
rallentato
•
rigidità
muscolare
Fasi
avanzate
Se l'esposizione al freddo continua e la temperatura corporea scende al di sotto dei 30°C si verifica
uno stato di incoscienza e le funzioni vitali sono estremamente rallentate, che via via peggiorano
fino
alla
completa
assenza
e
all'arresto
cardiaco.
Trattamenti
• portare l'infortunato in un ambiente riscaldato, o riparato
(spostarlo sempre con movimenti lenti e mantenerlo in
•
sostituire
gli
indumenti
bagnati
con
altri
•
somministrare
bevande
•
somministrare
•
provvedere
al
ricovero
in
Da
•
troppo
l'innalzamento
della
temperatura
da vento
posizione
asciutti
e umidità
orizzontale)
e
caldi
calde
ossigeno
ospedale
evitare
rapido
50
•
la
somministrazione
• i massaggi alle estremità
di
bevande
Le
alcoliche
fratture
Con il termine frattura si indica la rottura o l'incrinatura di un osso. Si distinguono in esposte
(quando l'osso e' visibile all'esterno, c'e' una lesione della pelle o una deformazione della zona
colpita)
o
chiuse.
Sintomi
•
forte
•
•
•
dolore
che
si
acutizza
l'arto
puo'
limitazioni
presenza
in
caso
di
movimenti
manifestare
nell'uso
di
della
zona
colpita
deformazioni
dell'arto
tumefazione
Trattamenti
•
non
muovere
l'infortunato
•
cercare
di
immobilizzare
l'area
colpita
con
fasciature
rigide
(non
strette)
•
immobilizzare
l'arto
anche
con
elementi
di
fortuna:
manico di ombrello o di scopa, rami di albero, assi di legno, ecc.
•
provvedere
al
ricovero
in
ospedale
Frattura
esposta
con
emorragia
Autoproteggersi (cercare di non entrare in contatto con il sangue dell'infortunato).
Tamponare
l'emorragia
fino
ad
arrestarla.
Pulire e proteggere la ferita (possibilmente con garze sterili) prima di procedere
all'immobilizzazione.
Applicare
tutte
le
manovre
con
minore
energia
e
particolare
attenzione.
Fratture
della
colonna
vertebrale
Se si presume che ci sia una lesione della colonna vertebrale, l'infortunato va lasciato immobile
per evitare lesioni al midollo spinale, che potrebbero causare paralisi o gravi danni irreversibili. Il
soccorso richiede tecniche e attrezzature specifiche, attendere il personale qualificato.
Distorsioni,
lussazioni
e
contusioni
In generale, per questi tre tipi di lesione, il comportamento da tenere e' lo stesso descritto per
le fratture, in più, è possibile fare impacchi freddi per arginare il gonfiore.
Distorsioni
Sono lesioni delle articolazioni. Le estremità ossee dell'articolazione si allontanano per un attimo,
producendo
una
lacerazione
della
capsula
o
dei
legamenti
di
rinforzo.
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Lussazioni
Sono lesioni articolari in cui le estremità osse perdono il rapporto, lacerando capsula e tendini di
rinforzo, e rimangono fuori posto. Non consentono piu' il movimento dell'articolazione.
Contusioni
Sono
lesioni
Sintomi
•
•
•
•
delle
parti
molli
del
corpo:
tessuto
dolore
nella
impossibilità
di
gonfiore
difficoltà
o
presenza
sottocutaneo,
parte
al
muscoli.
localizzato
lesa
movimento
tumefazione
Trattamenti
Distorsioni
•
•
•
•
applicare
ghiaccio
o
sollecitare
non
immobilizzare
consultare
impacchi
un
Lussazioni
•
applicare
ghiaccio
o
•
non
cercare
di
ridurre
•
immobilizzare
l'articolazione
nella
posizione
più
•
consultare
un
Contusioni
•
applicare
ghiaccio
o
•
eventuale
bendaggio
a
protezione
• consultare un medico nel caso si sospetti un trauma più grave
Traumi
impacchi
la
comoda
per
freddi
l'articolazione
l'articolazione
medico
freddi
lussazione
l'infortunato
medico
impacchi
della
parte
agli
freddi
lesa
occhi
Verrà presa in considerazione la patologia piu' ricorrente di trauma meno profondo che interessa
le parti piu' esterne dell'occhio (palpebra e congiuntiva) o quelle deputate alla funzione visiva
(cornea
e
cristallino):
la penetrazione
di
corpi
estranei.
Traumi profondi o di notevole entità possono portare alla lacerazione delle strutture oculari e
anche alla frattura della parete ossea e vanno considerati come traumi cranici.
Sintomi
•
•
•
•
•
dolore
arrossamento
stimolo
distorsioni
ipersensibilità
a
all’occhio
e
strofinare
nella
alla
interessato
lacrimazione
l'occhio
visione
luce
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Trattamenti
•
non
strofinare
l’occhio
(per
non
causare
una
lesione
piu'
grave)
• attendere se le lacrime fanno uscire il corpo estraneo in modo spontaneo
• lavare l'occhio con acqua agendo dall'angolo interno (dal naso) verso l'esterno
• se il corpo estraneo non e' stato rimosso dall alacrimazione o dall'acqua:
se l'oggetto e' sulla palpebra provare ad asportarlo con un fazzoletto pulito
se l'oggetto e' rimasto sull'occhio non rimuoverlo e consultare un medico
Nel caso di un trauma, anche di lieve entita', che si presume di aver curato, e' bene osservare
anche le reazioni successive. Quindi in caso di gonfiori, arrossamenti o altri "segni" come presenza
di sangue, consultare un medico.
Apparato respiratorio
Schema che descrive l'apparato respiratorio di un essere umano (cliccare sull'immagine per una
versione ingrandita)
L'apparato respiratorio è una struttura anatomica atta alla respirazione, costituita dai polmoni e
dalle vie aeree; permette gli scambi gassosi di ossigeno ed anidride carbonica con l'emoglobina ed
il plasma del sangue secondo un processo chiamato ematosi.
53
Anatomia
L'apparato respiratorio è costituito funzionalmente da due differenti parti anatomiche:

le vie aeree, in cui l'aria ed i gas in essa contenuti vengono convogliati all'interno o
all'esterno dell'organismo, rispettivamente durante i processi di inspirazione ed espirazione

i polmoni, in cui avviene lo scambio di gas con l'apparato circolatorio sanguifero a livello
degli alveoli.
Ad essi vanno ad aggiungersi organi dell'apparato locomotore:

la gabbia toracica, costituita da 12 paia di coste, 12 vertebre toraciche e sterno, che
fornisce il supporto strutturale

i muscoli, in particolare diaframma e muscoli intercostali, che permettono l'allargamento
della gabbia toracica e quindi l'espansione polmonare
Dal punto di vista della sistematica l'apparato respiratorio è costituito da questi organi differenti.
Vi sono, nell'ordine:

naso (naso esterno, fosse nasali e seni paranasali) e cavità orale

faringe

laringe

trachea

bronchi, bronchioli e alveoli polmonari

polmoni

pleura
Vie aeree
Le vie aeree sono cavità in cui le sostanze, gassose e non, vengono trasportate da o verso i
polmoni. Devono essere mantenute costantemente libere, motivo per cui sono sostenute
esternamente da una struttura ossea o cartilaginea e muscolare.
Pur essendo in continuità tra di loro, vengono suddivise in vie aeree superiori ed inferiori, in base
ad aspetti organogenetici e clinici.
Superiori
Le vie aeree superiori sono costituite da:

naso esterno e cavità orale
54

fosse nasali e seni paranasali

faringe
Si trovano nel primo tratto dell'apparato respiratorio e sono parzialmente in comune con
l'apparato digerente. Tra le funzioni accessorie delle vie aeree superiori vi sono l'umidificazione ed
il riscaldamento dell'aria, oltre alla cattura del pulviscolo per mezzo delle vibrisse e del muco.
Gli organi delle vie aeree superiori derivano dai quattro archi faringei, che compaiono circa alla
quinta settimana di sviluppo embrionale.
Inferiori
Le vie aeree inferiori sono costituite da:

laringe

trachea

bronchi
Polmoni
Il polmone è l'organo essenziale per la respirazione nei vertebrati. La sua principale funzione è di
trasportare ossigeno dall'atmosfera al sangue e di espellere anidride carbonica dal sangue
all'atmosfera. Questo scambio di gas è compiuto in un mosaico di cellule specializzate che
formano delle piccole sacche d'aria chiamate alveoli.
La cassetta di pronto soccorso raccoglie il materiale che è necessario ad un primo
sommario trattamento di un infortunato, detto primo soccorso
. Simbolo che identifica la cassetta di pronto soccorso
Un minimo di attrezzatura per il primo soccorso è indispensabile in casa, in garage,
nell'automobile e dovunque si svolge un'attività anche solo saltuariamente. Negli ambienti
sportivi, le dotazioni sono regolate da precise normative.
Casa
L'attrezzatura contenuta nella cassetta di pronto soccorso (in casa, spesso denominato armadietto
di pronto soccorso) è varia e dipende dal tipo di rischio prevalente, dal numero di persone presenti
e dal tipo di soccorso che può essere necessario prestare. In un miniappartamento in zona
sciistica è opportuno che vi siano stecche e materiale per immobilizzare un arto fratturato, in
presenza di bambini sono utili cerotti di ogni dimensione, etc.
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Se si tengono medicinali, aghi o altri oggetti pericolosi, l'armadietto deve essere chiuso a chiave
per evitare incidenti ai bambini. I medicinali hanno una validità limitata, sostituirli entro la data
di scadenza. Non conservare mai nell'armadietto di pronto soccorso avanzi di terapie che
necessitano di prescrizione medica, ma soltanto farmaci di automedicazione. In caso di dubbio,
chiedere consiglio al proprio medico curante.
Autovettura
Nell'autovettura esistono delle dotazioni inerenti la sicurezza che sono già obbligatorie, quali il
triangolo di segnalazione catarifrangente e il gilet ad alta visibilità con bande riflettenti. Nessuna
prescrizione c'è al momento in Italia, ma sono vivamente consigliabili almeno:

un paio guanti di lavoro tipo guanti di movimentazione o guanto di giardinaggio;

un paio di guanti monouso in lattice;

un estintore a polvere;

un coltello a lama ritrattabile tipo cutter, per tagliare la cintura di sicurezza in caso di
necessità (esiste anche un apposito taglia-cintura con la lama protetta, che limita il rischio
di ferita);

delle compresse di garza sterile;

un telo sterile monouso;

un rotolo di benda orlata;

una torcia elettrica.
Aziende
Il possesso e il mantenimento della dotazione della cassetta nelle aziende fa parte delle
responsabilità del datore di lavoro. La Legge prevede una classificazione delle aziende in base ai
rischi, assegnando in base alla classe l'obbligo di un minimo di ore di formazione relativa al primo
soccorso e il possesso di una dotazione minima, prevista in due differenti tipologie.
Cassetta aziendale

Guanti sterili monouso (5 paia).

Visiera paraschizzi

Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro (1).

Flaconi di soluzione fisiologica (sodio cloruro - 0, 9%) da 500 ml (3).

Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole (10).

Compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole (2).

Teli sterili monouso (2).

Pinzette da medicazione sterili monouso (2).

Confezione di rete elastica di misura media (1).
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
Confezione di cotone idrofilo (1).

Confezioni di cerotti di varie misure pronti all'uso (2).

Rotoli di cerotto alto cm. 2,5 (2).

Un paio di forbici.

Lacci emostatici (3).

Ghiaccio pronto uso (due confezioni).

Sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari (1).

Termometro.

Apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa.
Pacchetto di medicazione

Guanti sterili monouso (2 paia).

Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 125 ml (1).

Flacone di soluzione fisiologica (sodio cloruro 0,9%) da 250 ml (1).

Compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole (1).

Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole (3).

Pinzette da medicazione sterili monouso (1).

Confezione di cotone idrofilo (1).

Confezione di cerotti di varie misure pronti all'uso (1).

Rotolo di cerotto alto cm 2,5 (1).

Rotolo di benda orlata alta cm 10 (1).

Un paio di forbici (1).

Un laccio emostatico (1).

Confezione di ghiaccio pronto uso (1).

Sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari (1).

Istruzioni sul modo di usare i presidi suddetti e di prestare i primi soccorsi in attesa del
servizio di emergenza.
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