PATOLOGIA E FISIOPATOLOGIA 07/11/2013 FIMIANI FISIOPATOLOGIA DEL CUORE Per disaritmie si intende la comparsa di un ritmo diverso da quello fisiologico sinusale. Può essere determinato da varie cause, le più comuni sono rappresentate da fenomeni che possono interessare il tessuto di conduzione o anche il tessuto cardiaco contrattile, poi abbiamo infezioni, naturalmente un processo infettivo a carico del miocardio coinvolgerà sia i processi muscolari destinati alla contrazione che quelli destinati alla conduzione. Poi abbiamo anche le enteropatie, la somministrazione di farmaci o principi attivi che possono interferire con l’attività cardiaca perché determinano un equilibrio, il cosiddetto rapporto sodio-potassio; il normale equilibrio è importante per la funzionalità del cuore, poi i cortisonici, i beta-stimolanti, psicofarmaci, sostanze eccitanti come la caffeina. C’è un asse che mette in collegamento il SNC con l’attività cardiaca. In genere è di tipo eccitatorio perché l’emozione comporta tachicardia. Gli stati emotivi possono influire in maniera importante dal punto di vista cardiaco nel senso della stimolazione. Questo processo su quali basi si fonda? Tutto in base alla funzione della sopravvivenza, o risposta di fuga o risposta di aggressione. Noi ci siamo civilizzati però questi meccanismi atavici sono rimasti perfettamente funzionanti ma sono stati indirizzati in maniera diversa a seconda delle esigenze e possono avere influenza diversa sulla frequenza cardiaca, però esiste anche un meccanismo che può agire in senso contrario. Infatti alcuni tipi di sport possono essere fatti soltanto da alcuni individui che riescono a mantenere una frequenza cardiaca più bassa di quella del normale e quindi fare uno sforzo più prolungato. I disturbi del ritmo sinusale si distinguono in tachicardie quando la frequenza è aumentata e bradicardie quando la frequenza è diminuita; inoltre abbiamo la cosiddetta aritmia respiratoria che si ha nei bambini in cui c’è un aumento dei battiti durante l’inspirazione ed un rallentamento durante l’espirazione. Lo stesso fenomeno dell’aritmia respiratoria si può verificare nell’adulto quando si hanno forme di rapidità neurovegetativa. Le tachicardie o aumenti di frequenza si distinguono in: -battiti ectopici(o extrasistolici); -tachicardie parossistiche; -fibrillazione Possono essere atriali o ventricolari a seconda della parte del cuore interessata. Alcune possono essere solo atriali perché se diventano ventricolari sono letali se la frequenza di stimolo supera determinati livelli. Perché si sta male con la tachicardia? La frequenza non riesce a compensare lo svuotamento e quindi siamo in deficit e se aumenta la frequenza a livello ventricolare? Si muore. Perché si muore? (non per shock perché lo shock è una conseguenza dell’alterata attività cardiaca) Che succede quando la frequenza diventa troppo elevata? Si perde il sincronismo della contrazione a livello delle singole cellule, il cuore rimane paralizzato in diastole. Quindi abbiamo frequenze molto elevate in cui si perde il sincronismo e il paziente muore a meno che non sia abbia un defibrillatore a portata di mano. Invece quando questi processi sono a livello atriale perché non si muore? Perché c’è il cosiddetto blocco di progressione: se la frequenza atriale supera il valore di 120 gli stimoli passano al ventricolo. L’atrio non ha nessuna importanza specifica nella meccanica cardiaca di fatto se l’atrio non funziona l’impulso passa dall’atrio al ventricolo. I processi atriali ci fanno stare male perché la frequenza aumenta molto. Si parla di battiti ectopici quando abbiamo uno o pochi battiti soprannumerari; si parla di tachicardia parossistica quando la frequenza arriva tra 170 e 220; si parla di platter atriale quando la frequenza va dai 200 ai 400 e di fibrillazione atriale quando la frequenza va dai 400 ai 600. I processi sono sempre gli stessi ma sono fenomeni diversi in base alla frequenza che si viene a realizzare. Aumentando la frequenza si va alla perdita del sincronismo della contrazione muscolare quindi alla paralisi in diastole. Ora vediamo i motivi per i quali si instaura questa aumentata frequenza. Il motivo reale non lo conosce nessuno ma abbiamo delle teorie che possono essere valide: -teoria dei foci ectopici: zone del cuore che per un motivo del tutto ignoto cominciano a scaricare alla frequenza simile a quella del nodo seno atriale per cui annullano l’attività del nodo seno atriale e si sostituiscono ad essa. Il focus ectopico può essere o uno solo o possono essere anche più foci che entrano in azione contemporaneamente ed avremo la teoria unifocale e la teoria plurifocale. Il processo può anche dipendere dal quesito specifico, dal nodo del seno che comincia a funzionare ad una frequenza maggiore di quella fisiologica. -teoria del cosiddetto movimento circolare: a livello della muscolatura cardiaca si crea una fascia di tessuto che stimola in tempi successivi. Appena una parte del tessuto entra in fase di stabilità relativa viene stimolata e poi a sua volta stimola la parte successiva; c’è sempre questa zona del cuore che funziona per i fatti suoi e che sostituisce l’attività del nodo seno-atriale. Questo noi lo ascriviamo nelle lacerazioni dell’automatismo. -attivita friggered: quella dei cosiddetti post potenziali tardivi o precoci; si creano dei potenziali che fanno seguito a quelli normali, sono a basso voltaggio ma in grado di stimolare, mediano un aumento del calcio intracellulare che provoca un flusso centripeto di sodio e quindi l’avvicinamento del PTR al TF(?). questo per quanto riguarda i tardivi, quelli precoci invece, il motivo non si sa, in genere si verificano in casi di ipossia o ipercadmia quindi con i farmaci che annullano il potenziale di azione, comunque sono piuttosto rari. Un meccanismo importante è il fenomeno del rientro; in condizioni fisiologiche ci sono due condizioni, una rapida rappresentata dal tessuto specifico ed una lenta rappresentata dal tessuto muscolare contrattile in grado di condurre l’impulso. Il fenomeno del rientro avviene quando in una zona a circuito chiuso una via y a causa di un blocco unidirezionale non conduce lo stimolo, la conduzione si realizza allora lungo l’altra via z ma a velocità minore e dopo un certo intervallo. Dopo un certo intervallo l’impulso rientra in senso retrogrado nella via y. Condizione indispensabile è la lenta velocità di conduzione della via z. l’impulso parte, incontra una zona in cui ci sono fibre veloci e fibre lente, per un processo patologico la via delle fibre veloci non riesce a recepire lo stimolo perché in refrattarietà assoluta, lo stimolo allora prende la via che ha a disposizione cioè quella più lenta e procede. Nel frattempo la via veloce si è almeno parzialmente attivata e questo impulso la stimola però tornando indietro. L’impulso una volta che parte è pluridirezionale, va in avanti e poi lateralmente per cui interesserà tutto il tessuto disponibile( in questo caso il tessuto che prima era in refrattarietà assoluta passa in refrattarietà relativa o normale e quindi viene stimolato); quindi questo stimolo riprende la via. Però ci sono tre diversi tipi di rientro: il cosiddetto macrorientro, quando il circuito interessato è ampio e questo da origine alla Sindrome di Wolff-Parkinson-White, una forma di tachicardia piuttosto grave in pazienti che non hanno a livello elettrico nessuna alterazione cardiaca e all’improvviso si attiva questa via. In questa sindrome è innescata dall’extrasistole che innesca il processo a livello di questo circuito per cui si hanno tutta una serie di rientri. Poi abbiamo il micro- rientro quando il circuito è di piccole dimensioni e interessa soltanto le zone delle cellule del Purkinje e poi abbiamo il rientro per riflessione quando le vie sono parallele e adiacenti e allora si crea una doppia via. Poi abbiamo le attività elettriche ridotte che sono caratterizzate dai cosiddetti blocchi di branca, la frequenza cardiaca diminuisce perché si ha un’alterazione a carico del tessuto di conduzione che può portare, se leggera a un ritardo della conduzione atrio-ventricolare dello stimolo, oppure si può avere un progressivo allungamento del tempo fino a saltare un battito(si chiama blocco di secondo grado) oppure abbiamo il blocco totale di terzo grado nel qual caso la conduzione di stimolo è completamente bloccata perché c’è stato un processo patologico che ha interessato le vie di conduzione e le ha interrotte. Poi abbiamo il blocco di branca quando è interessata soltanto una branca. Poi abbiamo le attività con riduzione della frequenza che sono in genere determinate dai blocchi che sono dovuti o al taglio della conduzione fino a far saltare l’impulso oppure a delle patologie che hanno alterato la struttura anatomica delle fibrocellule cardiache per esempio nell’infarto(nel tessuto in cui si ha una necrosi ischemica si forma tessuto cicatriziale). SCOMPENSO CARDIACO È una sindrome clinica caratterizzata da un insieme di sintomi e segni clinici determinata dall’incapacità del miocardio a soddisfare in maniera adeguata le esigenze metaboliche dei vari tessuti dell’organismo.(NON CONFONDERE LO SCOMPENSO CON LO SHOCK). Lo scompenso è un processo che riguarda il cuore mentre lo shock è un processo che riguarda il circolo periferico però si possono sovrapporre, il cuore per funzionare ha bisogno di sangue e se il sangue non gli arriva non può funzionare e quindi uno shock può portare ad uno scompenso cardiaco cosi come uno scompenso può portare ad uno shock. Esso si può verificare: 1. A funzione miocardica non alterata: la causa sarà il minor afflusso di sangue al cuore(quindi cause extracardiache); 2. A funzione miocardiaca alterata: se il cuore ha un’alterazione di tipo infiammatorio, degenerativo, non potrà funzionare al meglio quindi non potrà sopperire le esigenze dell’organismo. Può essere classificato in: a) Acuto o cronico: a seconda del modo di insorgenza e del decorso; b) Destro o sinistro: a seconda della sezione del cuore primitivamente interessata dal processo patologico e qua lo scompenso diventa inevitabilmente biventricolare perché se un ventricolo funziona di meno, l’altro ventricolo immediatamente deve funzionare di meno anche se non ha alcuna patologia perché se no il sangue si accumulerebbe in poco tempo o in periferia o nei polmoni; quindi quando un ventricolo diminuisce la sua attività coinvolge l’altro ventricolo pur essendo l’altro ventricolo perfettamente sano perché lo svuotamento deve essere della stessa quantità altrimenti si crea un accumulo di sangue in una regione o in un’ altra(quando un ventricolo diventa patologico, l’altro si adegua pur essendo completamente sano). c) Iposistolico o ipodiastolico: a seconda se il deficit riguarda primitivamente la gittata sistolica o il riempimento diastolico. Quindi didatticamente lo scompenso cardiaco si dividerà in: scompenso ventricolare sinistro perché è stata colpita la parte sinistra del cuore, scompenso ventricolare destro oppure scompenso biventricolare quando abbiamo delle patologie che coinvolgono entrambe le parti solo che lo scompenso diventa bi ventricolare, dal punto di vista funzionale, perché l’attività del ventricolo sarà uguale a quella del ventricolo alterato. SCOMPENSO VENTRICOLARE SINISTRO Noi abbiamo il ventricolo sinistro che non funziona bene perché è stato colpito da un infarto oppure per un processo degenerativo, infiammatorio o ha subito un’ipertrofia congenita o altre cause, allora questo ventricolo sinistro non riesce più a sopperire le esigenze e quindi, dal punto di vista meccanico, rappresenta un ostacolo al deflusso del sangue. Quindi reagisce tentando di vincere questo ostacolo aumentando la pressione a livello sinistro. Chi è che mantiene la pressione alta? Inizialmente a monte troviamo le arterie e le vene polmonari. I vasi polmonari andranno incontro ad un processo di ipertensione nel tentativo di vincere l’ostacolo ma i vasi polmonari non sono di dimensioni molto notevoli, non possono sostenere questo lavoro per un tempo lungo per cui il compito di mantenere alta la pressione nel circolo polmonare è dato al ventricolo destro. Dovendo affrontare un lavoro maggiore, va incontro ad una ipertrofia di tipo congenito che comporta, dopo un certo numero di anni, uno scompenso del ventricolo. Uno scompenso ventricolare sinistro, un aumento della pressione a livello ventricolare comporta che questa aumentata pressione è la pressione idrostatica. Se aumenta la pressione idrostatica ci sarà un po’ di fuoriuscita di liquido che fuoriesce dai capillari polmonari e va a finire nell’alveolo, quindi aumenta lo spessore di liquido che ricopre la parte interna dell’alveolo e va a diminuire la perfusione: abbiamo l’asma cardiaca. Scompenso ventricolare sinistro, ipertensione a livello del circolo polmonare, aumento della pressione idrostatica a livello capillare, fuoriuscita di liquido dai capillari che si riversa negli alveoli e aumenta lo spessore del liquido che riveste la parte interna dell’alveolo. E qui si parla di asma cardiaca o di edema polmonare cronico. Poi abbiamo l’edema polmonare acuto che è una patologia drammatica letale; per avere l’edema polmonare acuto, la condizione sine qua non indispensabile è lo scompenso ventricolare sinistro. In questo caso si verifica quello che abbiamo già detto e abbiamo ipertensione a carico del circolo polmonare. Quand’ è che si verifica l’edema polmonare acuto? Quando si creano delle condizioni per cui all’improvviso la quantità di liquido che fuoriesce dai capillari diventa notevole e riempie completamente gli alveoli. Quali sono queste condizioni per cui si può verificare questo aumento improvviso di permeabilità a carico dei capillari polmonari? Ci vuole la pressione elevata o un processo infiammatorio concomitante che interessa il polmone perché in questo caso aumenterà la quantità di liquido che fuoriesce ed andrà a finire nell’alveolo ma deve essere un fenomeno infiammatorio molto grave per cui è raro ma possibile. Invece qual è il processo più comune che costa la vita a tanti cardiopatici? Non è il processo infettivo. Si raccomanda ai cardiopatici di non prendere patologie polmonari ecc.. ma bisogna anche evitare le emozioni. L’ emozione coinvolge il sistema nervoso autonomo partendo da una base centrale; allora, che fa questo sistema nervoso autonomo? Come funziona? Aumenta la frequenza. Intanto l’impulso viene dal centro, si trasmette attraverso le sinapsi e si scatena, ma come fa l’impulso a passare da una cellula all’altra? Come comunicano le cellule? Quali sono i neurotrasmettitori? Catecolammine, acetilcolina e questi mediatori funzionano solo sul SN oppure hanno anche un altro effetto sulle cellule? Le volete collegare queste sostanze chimiche con l’aumento della permeabilità capillare, o no? È un problema emotivo che parte dal sistema nervoso centrale e poi si riflette su quello periferico e arriva fino alla circolazione capillare. Quali sono i mediatori chimici del SNC che hanno un effetto vasopermeabilizzante? Perché aumenta la permeabilità nell’infiammazione? Che cos’ è dei fattori, che si liberano nella terminazione nervosa, che determina la contrazione delle cellule endoteliali ? L’ acetilcolina che è quella quando c’è un fattore emotivo che si libera per cui , fermo restando che c’è una ipertensione polmonare, appena queste cellule vengono retratte, parte l’ondata. SCOMPENSO VENTRICOLARE DESTRO In caso di scompenso ventricolare destro, cosa si verifica come patologia generale grave? Se il ventricolo destro non funziona si accumula il sangue in periferia perché aumenta la pressione a monte, il sangue ristagna nello splancnico e a livello degli arti. Quando il sangue ristagna si impoverisce di ossigeno, aumenta l’emoglobina ridotta e le cellule, alla diminuzione di ossigeno, reagiscono modificando il loro metabolismo e liberano delle sostanze vasopermeabilizzanti come adenosina ma soprattutto radicali liberi dell’ossigeno che fanno aumentare la permeabilità dell’endotelio. Le cellule che funzionano in maniera anaerobica nel nostro organismo sono i fagociti macrofagi e neutrofili che producono radicali liberi dell’ossigeno che aumentano la permeabilità; ogni qual volta c’è un processo di carenza di ossigeno, si formano metaboliti vasopermeabilizzanti e ciò avviene sempre. In questo caso è successo che il sangue ristagna in periferia, si impoverisce di ossigeno, si liberano dalle cellule, che modificano il loro metabolismo, radicali liberi ed aumenta la pressione idrostatica, il liquido attraversa il vaso e si forma l’edema periferico agli arti inferiori prima e poi può arrivare al livello addominale e coinvolgere anche il fegato, il rene e avremo patologie legate a questi organi che sono sempre conseguenze di una cardiopatia. In questi casi il sintomo che si ha è epatico oppure renale. Se io vi chiedo la patologia reumatica voi dovete rispondere cosi: La patologia reumatica è una malattia autoimmune indotta dallo streptococco, si localizza a livello orofaringeo ma danneggia cuore e articolazioni. Per qualunque tipo di edema la genesi è sempre questa; impoverimento di ossigeno, liberazione di sostanze vasopermeabilizzanti con pressione idrostatica aumentata e quindi formazione dell’edema che può iniziare a livello degli arti inferiori, portare all’ascite, liquido a livello delle pleure. Poi abbiamo il cosiddetto cuore polmonare cronico; in questo caso la patologia non riguarda il cuore ma il cuore viene coinvolto secondariamente; sono patologie di tipo polmonare che determinano un ostacolo alla circolazione, quest’ostacolo si può verificare a livello del polmone perché si ha una riduzione del tessuto polmonare capillarizzato. In questo caso si creano degli shunt arterio-venosi per cui la pressione a livello polmonare è elevata; quando la pressione è elevata, il lavoro scarica sul ventricolo destro che diventa ipertrofico. Il cuore polmonare acuto si può verificare soltanto in caso di ostruzione dei vasi polmonari perché il sangue non passa più. Quindi cuore polmonare acuto patologie che riguardano il circolo polmonare, o un’embolia polmonare o una trombosi dell’arteria polmonare; cronico quando invece si hanno delle patologie croniche che alterano la struttura del polmone essendo che determinano una distruzione dei setti e quindi l’insorgenza di shunt arterio-venosi. È un cuore di per sé sanissimo che però poi si scompensa a causa delle patologie polmonari. Le grosse patologie vascolari sono: trombosi, embolia ed infarto; sono tre processi patologici completamente distinti ma che si incrociano. TROMBOSI: è un processo di coagulazione intravasale. Tenete presente che esiste il coagulo post mortem nei vasi ma non si può parlare di trombosi perché il soggetto è morto quindi non è una patologia; ovviamente il sangue non circolando più formerà un coagulo all’ interno dei vasi. Affinché si possa verificare questo processo di coagulazione intravasale o trombosi, è necessaria la concomitanza di tre attori che prendono il nome di triade di Wirchow, questi tre fattori sono: - Alterazione dell’intima dei vasi o dell’endocardio (perché il cuore è un ex vaso che si è trasformato in una pompa); Rallentamento della stasi; Modificazioni a carico del processo coagulativo. Se non ci sono queste tre condizioni contemporaneamente, la trombosi non ci sarà. I fattori predisponenti possono essere l’età, la costituzione, l’obesità, le malattie cardiovascolari, infezioni, neoplasie maligne, stati post operatori. Tutto può concorrere alla formazione del trombo. Quindi è necessaria un’alterazione dell’endotelio, e non appena l’endotelio va incontro ad un processo lesivo, si innescano contemporaneamente il processo della emostasi e della formazione di fattori della coagulazione (NON CONFONDERE L’EMOSTASI CON LA COAGULAZIONE). Contemporaneamente intervengono piastrine e fattori della coagulazione. Le piastrine innescano il processo di coagulazione su fattore chimico. La situazione diventa drammatica quando in una patologia che riguarda le piastrine, queste arrivano a 10.000 piastrine. Appena c’è la lesione, da un lato intervengono le piastrine che si aggregano, fanno la metamorfosi diffusa e producono dei fattori che attivano la coagulazione; l’aggregarsi di piastrine di per sé forma un trombo che prende il nome di trombo bianco perché se il flusso sanguigno fosse normale le piastrine verrebbero portate via. Sulle piastrine aggregate si depositano i leucociti, si forma la fibrina in cui rimangono impigliati per cui poi col passare del tempo, il colore del fondo cambia e diventa rosso e si parla di trombo rosso; a volte invece si formano degli strati(globuli rossi sui bianchi) e si ha il trombo variegato. Per quanto riguarda la posizione nei vasi, i trombi possono essere: -parietali o murali quando aderiscono alla parete, -occludenti quando occupano tutto il volume del vaso, - poliploidi quando sono legati al vaso, all’endotelio con un peduncolo. L’evoluzione del trombo può essere o la risoluzione ad opera dei fattori fibrinolitici liberati dalle piastrine e dai leucociti oppure si può avere la frammentazione del trombo, quando questo si fa grande, i fattori fibrinolitici non ce la fanno a dissolverlo e allora lo riducono in frammenti più piccoli; oppure si può avere l’ organizzazione del trombo, viene ricoperto da endotelio e quindi trasformato poi in tessuto connettivo; a volte si ha la ricanalizzazione del trombo cioè i leucociti riescono a scavare nella massa che si è formata, che si riempie di endotelio; infine si può avere la calcificazione, cioè in questo materiale, che è diventato vecchio, si depositano i Sali di calcio e in questo vaso avremo un disco di calcificazione che si definisce distrofica cioè con tasso di calcemia normale. La trombosi si può realizzare a livello arterioso o venoso. Qual è il rischio della trombosi? O l’ostruzione completa del vaso con conseguente ischemia quindi infarto, oppure la frammentazione e quindi l’embolo. È vero che trombosi ed infarto sono connessi tra di loro come conseguenze però l’ eziopatogenesi è completamente diversa. EMBOLIA L’embolia è la presenza nel sangue di un corpo estraneo che può essere solido, liquido o gassoso. Non confondere l’ embolia che è la patologia con l’embolo che invece corrisponde al corpo estraneo. Gli emboli solidi sono dati dalla frammentazione di un trombo oppure dalla presenza di un corpo estraneo, frammenti di cellule di tessuti patologici, frammenti di neoplasie, agglomerati di microrganismi che prendono il nome di emboli peptici, schegge, aghi. Poi abbiamo gli emboli liquidi che sono costituiti da liquidi che non sono miscibili nel sangue quindi sostanze liquide di natura oleosa o grassa; ecco perché bisogna stare attenti quando si fanno le iniezioni endovenose perché alcuni farmaci non sono solubili in acqua. Gli emboli gassosi sono tipici dei subacquei quando sono particolarmente profondi. Quando io mi immergo sott’acqua la pressione aumenta man mano che si scende, l’azoto contenuto nel sangue, essendo un gas, all’aumentare della pressione, diventa molto più solubile. Quando faccio il fenomeno inverso, diminuisce la pressione e l’azoto forma delle bollicine per cui il sub deve stare attento ad eliminare queste bollicine attraverso l’apparato respiratorio; ma se risalgo troppo rapidamente non ho il tempo necessario quindi queste bollicine si aggregano formando una bolla grande che forma l’embolo gassoso. INFARTO Necrosi ischemica di un tessuto. L’ischemia relativa è quando si ha una diminuzione dell’apporto di ossigeno, quella acuta è quando l’apporto di ossigeno cessa completamente. Altra condizione indispensabile è che questo processo si verifichi in maniera rapidissima in modo che non ci sia la possibilità della formazione di un circolo collaterale. La necrosi ischemica di un tessuto è un processo dovuto ad una ischemia che si instaura in maniera molto rapida e il vaso deve essere almeno funzionalmente terminale, anche se non lo è anatomicamente(se il vaso non è terminale subito si formeranno circoli collaterali che ripristinano la circolazione). Queste sono le condizioni per l’infarto. L’infarto si distingue poi in infarto bianco o rosso; bianco quando l’ostruzione dell’arteriola risulta totale, il sangue non arriva in quel tessuto che rimane privo di ossigeno e si ha una necrosi di tipo qualitativo (nella zona periferica dell’infarto bianco si crea un alone infiammatorio che prende il nome di flogosi reattiva perché le cellule in necrosi liberano una quantità di sostanze che liberano fattori di crescita per le cellule vicine, il più importante tra questi è anfoterina B che è il più potente dei fattori di stimolazione e si trova nel DNA; quindi in corso di necrosi viene liberato perché il DNA viene distolto, invece in caso di apoptosi non si può liberare mai). Queste sostanze che si liberano dalle cellule richiamano fattori di infiammazione. Infarti di tipo bianco sono infarti del miocardio e l’infarto venale. L’infarto rosso si verifica quando all’ostruzione dell’arteriola resisteva una stasi venosa quindi in quei tessuti in cui c’è una ricchissima quantità di capillari; quando si ostruisce l’arteria la pressione diventa zero e allora viene risucchiato il sangue dalle zone circostanti che erano infarcite di sangue perché c’era stata la stasi, quindi questo sangue si riversa nella zona, c’è stato l’afflusso di sangue normale quindi in questo caso i tipi di infarto sono l’infarto polmonare sempre però se c’è stasi. Gli organi che vanno più facilmente incontro ad infarto sono: miocardio, polmone, rene, fegato, milza, utero, intestino, cervello ma teoricamente qualunque organo può andare incontro ad un infarto. Per quanto riguarda l’infarto del miocardio si ha la necrosi del tessuto miocardico sia nella sua parte contrattile sia nella sua parte specifica di conduzione. Nella zona centrale alla necrosi subentra il processo riparativo che porta alla formazione di un tessuto cicatriziale che serve per chiudere e lo riconosciamo in un eletrocardiogramma perché dà un’ area piatta. Questa zona di cicatrizzazione è un punto di debolezza perché ha una struttura diversa rispetto al tessuto miocardico sano e potrebbe col tempo andare incontro alla rottura, alla fessurazione. Le cause dell’infarto del miocardio sono: arteriosclerosi, diabete, embolie, trombosi, fattori su base emotiva che determinano vasocostrizione perché in un cuore normale la vasocostrizione riduce l’afflusso però poi si risolve; quando c’è già un processo aterosclerotico o diabetico, la vasocostrizione può diventare fatale. Federica Stracuzzi