iMille Homepage - La ricerca scientifica bio-medica: due o tre esempi per il nostro futuro. di Giancarlo Abbate. prove-e-provette-by-Aslai.jpg prove-e-provette-by-Aslai.jpg In un articolo del luglio scorso ho parlato del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (ICGEB) di Trieste, descrivendone in breve l'attività di ricerca e di alta formazione. Il Direttore Generale di ICGEB è il professore Francisco Baralle, argentino, ed il Direttore della Componente Trieste del Centro è il professore Mauro Giacca, italiano. Non è un caso che, a suo tempo, la scelta per questi incarichi sia caduta su questi due scienziati. Potete controllare la loro reputazione, il loro ranking internazionale se preferite, con qualunque metodo, bibliometrico (h-index, numero di pubblicazioni, citazioni), conferenze internazionali, fondi acquisiti per progetti di ricerca, opinioni dei colleghi, il risultato sarà sempre lo stesso: eccellenza scientifica. Perciò non è un caso che, tra i risultati scientifici di alto valore ottenuti dai ricercatori di ICGEB negli ultimi anni, due estremamente rilevanti e promettenti per le implicazioni in campo medico siano usciti proprio dai due gruppi diretti da Baralle e Giacca. Il prof. Baralle mi ha descritto le implicazioni che la sua ricerca sui processi biochimici che coinvolgono alcune molecole come acidi nucleici e specifiche proteine potrà avere sulla comprensione di alcune malattie neuro degenerative e, di conseguenza, sulla possibilità di intervenire direttamente sulla causa di queste malattie. Il Prof. Giacca mi ha parlato di come è riuscito a selezionare un certo numero di micro-RNA (piccole porzioni della molecola di RNA) che gli hanno permesso di rigenerare porzioni di muscolo cardiaco danneggiato da un infarto, riportandolo ad una situazione molto vicina a quella pre-infarto e delle prospettive terapeutiche a medio e lungo termine delle sue ricerche. SLA ed altre malattie neuro-degenerative. L'RNA è la molecola che trasferisce le informazioni genetiche del DNA nel meccanismo che fabbrica le proteine. Alcune proteine a loro volta sono responsabili del giusto funzionamento dell'RNA, in particolare ad esempio della corretta eliminazione dalla catena dell'RNA di tutte quelle parti che non servono alla produzione delle proteine (non codificano), questa operazione si chiama “splicing”. Una decina di anni fa, il gruppo di ricerca del Prof. Baralle studiando questo fenomeno dello splicing ha ipotizzato che una proteina (chiamata TDP-43) potesse essere coinvolta nello splicing dell'RNA e nei suoi “errori” connessi con le malattie neuro-degenerative ed ha quindi studiato in Estratto da: http://www.imille.org/2013/11/la-ricerca-scientifica-bio-medica-due-tre-esempi-il-nostro-futuro/ 21/11/2013 iMille dettaglio il comportamento della TDP-43. Alcuni anni dopo, un gruppo di patologi in Pennsylvania ha identificato agglomerati di questa proteina nelle inclusioni cerebrali di malati di SLA (sclerosi laterale amiotrofica) e demenza fronto-temporale, tanto che queste malattie sono state definite “TDP-43 proteinopatie”. Grazie all'approfondita conoscenza pregressa su questa proteina, Baralle e colleghi hanno iniziato uno studio sistematico, prima di modellistica, poi su cellule in vitro, ed in vivo sui moscerini della frutta (drosofila), infine su topi. Baralle esclude che mutazioni genetiche della proteina possano essere la causa della malattia, esclude anche che gli aggregati possano avvelenare e quindi uccidere i moto-neuroni (i neuroni che attivano la funzionalità muscolare), la sua conclusione invece è che la mancanza della proteina dal nucleo della cellula (sua sede naturale) inibisca la funzionalità dei neuroni. Lo schema proposto, confermato dagli studi effettuati, è il seguente: un evento esterno, potrebbe essere anche un farmaco assunto in dosi eccessive, genera un aggregato di proteine, questo aggregato si auto-alimenta e tende a crescere (come i prioni della mucca pazza) sequestrando tutte le proteine dal nucleo, interrompendo l'alimentazione dei moto-neuroni che smettono di funzionare, originando così il deperimento del muscolo. Tuttavia il processo, sia in vitro, sia sui moscerini e topi, è reversibile. Il moscerino privato della proteina ha subìto una paralisi ma ha ripreso la funzionalità muscolare una volta reintrodotta la proteina. Il passo successivo è trovare il modo di evitare la formazione o la crescita degli aggregati, cosa già riuscita in vitro grazie all'uso di sostanze chimiche (tra cui alcuni farmaci già utilizzati per altri scopi) ed in fase di avanzata sperimentazione sui moscerini. La sperimentazione sui topi, pur iniziata da qualche anno, necessita ancora di almeno un anno prima di dare indicazioni sicure, ad esempio sulla non tossicità del farmaco. In conclusione, le indicazioni sono estremamente interessanti; non posso e non voglio parlare di “speranze” per una terapia efficace per la SLA ed altre TDP-43 proteinopatie, tuttavia possiamo pensare che nell'arco di 2 o 3 anni le sperimentazioni di laboratorio saranno terminate e, in caso di esito positivo, il farmaco (o i farmaci) selezionati potranno essere ammessi ai “trial” clinici che, specialmente se i farmaci fossero tra quelli già approvati per uso medico, potrebbero essere più brevi del solito. Rigenerazione del cuore. L'obbiettivo degli studi del Prof. Giacca è la ricerca di una terapia post-infarto del miocardio, in particolare cercare di rigenerare porzioni di cuore che vengono perse in seguito ad un infarto. Uno su tre, il 33%: è questa la frazione di persone che muore per malattie cardiache nel mondo e, sorprendentemente, questa sta diventando, secondo un'indagine dell'OMS, la prima causa di morte anche nei paesi in via di sviluppo. L'infarto, Estratto da: http://www.imille.org/2013/11/la-ricerca-scientifica-bio-medica-due-tre-esempi-il-nostro-futuro/ 21/11/2013 iMille l'arteriosclerosi delle coronarie, l'alta pressione e le altre disfunzioni cardiache provocano la morte di cellule cardiache, con la conseguente diminuzione della capacità di pompaggio del cuore. Le cellule cardiache rimaste vitali incrementano la loro attività per compensare la perdita, fino ad un limite oltre il quale si sfiancano, il cuore si ingrossa e si produce nel paziente una situazione di scompenso cardiaco. 15 milioni di nuovi casi all'anno! Le cellule cardiache non si riproducono spontaneamente; questo fatto è tuttora un mistero scientifico, prima della nascita circa il 40% di queste cellule si replica ma dopo la nascita questa attività cessa quasi del tutto: in una persona di 75 anni più della metà delle cellule del cuore sono esattamente le stesse che aveva alla nascita (questo non avviene, ad esempio, nei pesci o nelle salamandre ma non si sa ancora il perché). Lo scopo di Giacca è quindi cercare un modo per “stimolare” la produzione di nuove cellule cardiache. La sua prima riflessione è che molecole piccole, come quelle usate comunemente dall'industria farmaceutica, non possono svolgere una funzione così complessa come rimettere in moto la replicazione di una cellula. L'idea è che questo compito possa essere svolto da molecole, chiamate micro-RNA, prodotte da circa 2000 geni che sono presenti nel nostro DNA insieme con gli altri 24000 che producono (codificano) invece proteine. I micro-RNA sono quindi piccole catene di RNA, 21 o 22 nucleotidi, che possono appaiarsi a parti diverse dell'RNA classico, quello che fa le proteine, cambiando così il percorso metabolico o anche tutto il comportamento della cellula. Per fare un esempio, è l'azione regolatoria dei micro-RNA che permette alle cellule di specializzarsi in funzioni diverse. Attraverso uno screening robotizzato di tutti i micro-RNA umani Giacca ed il suo team sono riusciti ad identificarne circa 40 ed a selezionarne 6 o 7 capaci di indurre la rigenerazione di cardiomiociti (le cellule di cui parliamo) in topi e ratti. Negli animali a cui sono stati somministrati questi micro-RNA dopo l'infarto il cuore si rigenera mediante la riproduzione cellulare e non mostra segni di cicatrizzazione post-infarto. Due tecniche di somministrazione sono state messe a punto, la prima consiste nella sintesi chimica delle molecole e successiva iniezione nell'animale, la seconda, più efficace, nella introduzione dei geni che producono quelle molecole di micro-RNA in virus modificati che poi si attaccano ai cardiomiciti rilasciando in situ le molecole che stimolano la rigenerazione. Attualmente nel laboratorio di Giacca stanno completando l'identificazione dell'intero cammino biochimico che porta alla rigenerazione delle cellule. Il piano per i prossimi 2-3 anni è di continuare la sperimentazione sui piccoli animali e su modelli di cuore di grandi animali in particolare per gli aspetti legati alla sicurezza, cioè escludere assolutamente che molecole che stimolano la crescita di cardiomiciti possano stimolare anche la crescita, ovviamente non voluta, di altre cellule. Se tutto andrà bene, si potrà poi pensare all'avvio Estratto da: http://www.imille.org/2013/11/la-ricerca-scientifica-bio-medica-due-tre-esempi-il-nostro-futuro/ 21/11/2013 iMille della fase 1 della sperimentazione medica, cioè sempre della fase che si occupa della sicurezza piuttosto che dell'efficacia del farmaco. Non è quindi impensabile che in un arco di tempo dai 6 ai 10 anni si possa arrivare ad una cura ufficialmente approvata, basata su questi risultati. Sarebbe un risultato atteso da molto tempo, considerando che l'ultima classe di farmaci cardiaci approvata risale ad esattamente 20 anni fa! Dall'India un vaccino per la malaria. Da Wikipedia: “… la malaria è la malattia parassitaria più dannosa per gli esseri umani e uccide più bambini in tutto il mondo di qualsiasi altra malattia infettiva. … Mentre non esistono vaccini efficaci per nessuno delle sei o più specie di 'Plasmodium' che causano la malaria umana, ecc. …”. Il gruppo del Prof. Virander Singh Chauhan, direttore della Sede di New Delhi dell'ICGEB, ha completato la fase di ricerca scientifica su un vaccino per le due specie più pericolose di plasmodium, cioè il p. falciparum ed il p. vivax, e la fase 1 dei trial clinici è già in corso. Il plasmodium che causa la malaria è un protozoo iniettato negli esseri umani dalla zanzara Anopheles. Questo cattivissimo oggetto microscopico cambia rapidamente di conformazione molecolare, come i virus dell'HIV o dell'influenza, rendendo estremamente difficile la ricerca di un antigene che possa essere realmente efficace per realizzare un vaccino. I ricercatori indiani sono riusciti a trovare un antigene “nascosto” che si mostra al protozoo solo per brevi istanti e, di conseguenza, le mutazioni genetiche del plasmodium non riescono ad aggirarlo e a neutralizzarlo. L'antigene, o meglio una certa miscela di questi antigeni, si è mostrato efficace nell'aggredire il protozoo sia in vitro che negli animali e c'è una fondata speranza che possa essere altrettanto efficace nell'uomo. L'efficacia aspettata non è totale, cioè sul 100% della popolazione a cui è somministrato il vaccino, ma, sulla base dei risultati ottenuti, si pensa di diminuire l'impatto della malattia di circa il 70%. Un problema tuttora aperto per passare alle fasi successive della sperimentazione clinica (trials) è quello di trovare l'adiuvante migliore: in effetti la Glaxo avrebbe già questo adiuvante ma non lo mette a disposizione se non previa concessione dell'esclusiva del brevetto del vaccino, cosa che non è consentita dalle attuali regole dell'ICGEB. La Bill & Melinda Gates Foundation, che ha finanziato questa ricerca, sta ora provvedendo a creare una società di interfaccia, tra ICGEB e Glaxo, per poter risolvere questo problema ed avvicinare quindi il momento in cui il vaccino sarà disponibile. Commento finale Come ho già scritto nel precedente articolo su ICGEB, il finanziamento ordinario di questo centro è assicurato quasi esclusivamente da fondi del Ministero degli Affari Esteri italiano. E' un vanto, di cui l'Italia deve andare giustamente fiera, che grazie al contributo del MAE, proveniente quindi Estratto da: http://www.imille.org/2013/11/la-ricerca-scientifica-bio-medica-due-tre-esempi-il-nostro-futuro/ 21/11/2013 iMille dalle tasse degli italiani, possa esistere un centro internazionale di ricerca la cui attività, i cui risultati potranno portare enormi benefici, in termini di vite umane, a tutta l'umanità. Mentre scrivo è ancora alta l'eco della tragedia delle Filippine ed ho la certezza che il MAE interverrà con aiuti umanitari per alleviare di un poco sofferenze che si annunciano enormi. Sono soldi pubblici ben spesi, non servono a pagare pensioni d'oro né tantomeno champagne generosamente offerto da qualche assessore regionale (con soldi non suoi). E' un obbligo morale, nonché un investimento sul futuro, per il Governo Italiano sostenere ed aumentare questi finanziamenti, per aiuti umanitari e per la ricerca pubblica, nazionale ed internazionale, con l'unico vincolo dei controlli sulle modalità di spesa e sull'efficacia delle rispettive attività. iMille.org – Direttore Raoul Minetti -------------------------------------This text is provided for reference in word searches only Source: http://www.imille.org/2013/11/la-ricerca-scientifica-bio-medica-due-tre-esempi-il-nostro-futuro/ -------------------------------------- Estratto da: http://www.imille.org/2013/11/la-ricerca-scientifica-bio-medica-due-tre-esempi-il-nostro-futuro/ 21/11/2013