ottenni dei legumi a semi ciottoloso-rugosi sul tipo del P. ar

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COMPORTAMENTO DI UNA B A Z Z A IBRIDA DI PISELLI
ottenni dei legumi a semi ciottoloso-rugosi sul tipo del P. arvense e di un colore a fondo unito, quantunque di tonalità variabili da seme a seme. Il maggior numero di essi aveva una tinta
castagna prossima al baclius del Saccardo: altri un color verde
sporco più o meno cupo.
Non ho allora tenuto conto particolare delle variazioni nei
caratteri dei semi per ripartirli in categorie diverse; sia perchè,
come ho già detto, gli avi paterni dell'ibrido presentarono una
certa incostanza a tale riguardo : sia perchè, essendosi per necessità culturali dovuto procedere alla raccolta quando non tutti
i baccelli erano perfettamente maturi e secchi, sarebbe stato
difficile decidere per quali di essi la tinta verde derivasse da
maturazione imperfetta e per quali dovesse aversi in conto di un
effettivo carattere individuale o di razza : d'altra parte le sfumature tra i chicchi verdi e rossastri erano tali e tante da rendere
spesso difficile un apprezzamento giusto sulla loro pertinenza
ad uno piuttosto che all'altro dei due tipi di colore.
Tuttavia è opportuno segnalare il fatto che il color verde
della buccia e dei cotiledoni derivante al meticcio dalla linea
paterna e che nei semi del padre era disceso allo stato latente
torna qui sicuramente ad apparire di nuovo. Nella primavera
del 1908 questi semi furono posti in cultura, e se ottennero 370
piante a fiori sul tipo del Roviglio e nella grande maggioranza
ad alta statura.
Sedici di esse, cioè soltanto il 4 , 3 % , avevano il portamento
del pisello nano d'America ; cioè gli internodii brevi a zig-zag,
colle stipule e le foglie ampie ed avvolgenti in buona parte gli
internodii. Il carattere del nanismo che si era comportato come
remissivo del tutto nella generazione paterna, riappare in questa
generazione. In conformità dello schema Mendeliano il meticcio
stigmate alquanto polline della razza padre, raccogliendolo da fiori
ancora in boccio; ma colle antere già aperte; e quindi, riaccostate le
valve della carena e le ali, chiudevo il fiore operato in un sacchetto
di carta pergamena leggiera sino a che l'ingrossare del legume non
testimoniasse che la fecondazione era avvenuta. Il giovane frutto
veniva allora liberato dall'involucro e contrassegnato. Per assicurare
l'autofecondazione i fiori in boccio, ma prossimi all'antesi, venivano
chiusi in un sacchetto di carta pergamena che si toglieva solo
dopo avvenuto l'allegamento.