332 COMPORTAMENTO DI UNA B A Z Z A IBRIDA DI PISELLI ottenni dei legumi a semi ciottoloso-rugosi sul tipo del P. arvense e di un colore a fondo unito, quantunque di tonalità variabili da seme a seme. Il maggior numero di essi aveva una tinta castagna prossima al baclius del Saccardo: altri un color verde sporco più o meno cupo. Non ho allora tenuto conto particolare delle variazioni nei caratteri dei semi per ripartirli in categorie diverse; sia perchè, come ho già detto, gli avi paterni dell'ibrido presentarono una certa incostanza a tale riguardo : sia perchè, essendosi per necessità culturali dovuto procedere alla raccolta quando non tutti i baccelli erano perfettamente maturi e secchi, sarebbe stato difficile decidere per quali di essi la tinta verde derivasse da maturazione imperfetta e per quali dovesse aversi in conto di un effettivo carattere individuale o di razza : d'altra parte le sfumature tra i chicchi verdi e rossastri erano tali e tante da rendere spesso difficile un apprezzamento giusto sulla loro pertinenza ad uno piuttosto che all'altro dei due tipi di colore. Tuttavia è opportuno segnalare il fatto che il color verde della buccia e dei cotiledoni derivante al meticcio dalla linea paterna e che nei semi del padre era disceso allo stato latente torna qui sicuramente ad apparire di nuovo. Nella primavera del 1908 questi semi furono posti in cultura, e se ottennero 370 piante a fiori sul tipo del Roviglio e nella grande maggioranza ad alta statura. Sedici di esse, cioè soltanto il 4 , 3 % , avevano il portamento del pisello nano d'America ; cioè gli internodii brevi a zig-zag, colle stipule e le foglie ampie ed avvolgenti in buona parte gli internodii. Il carattere del nanismo che si era comportato come remissivo del tutto nella generazione paterna, riappare in questa generazione. In conformità dello schema Mendeliano il meticcio stigmate alquanto polline della razza padre, raccogliendolo da fiori ancora in boccio; ma colle antere già aperte; e quindi, riaccostate le valve della carena e le ali, chiudevo il fiore operato in un sacchetto di carta pergamena leggiera sino a che l'ingrossare del legume non testimoniasse che la fecondazione era avvenuta. Il giovane frutto veniva allora liberato dall'involucro e contrassegnato. Per assicurare l'autofecondazione i fiori in boccio, ma prossimi all'antesi, venivano chiusi in un sacchetto di carta pergamena che si toglieva solo dopo avvenuto l'allegamento.