Michele BAGELLA - Fondazione Economia Tor Vergata

MICHELE BAGELLA
Brexit: punti di discussione
L’alta affluenza alle urne (72%) indica che i cittadini inglesi si sono espressi a larga maggioranza e
ha poco senso dire che Brexit ha vinto perché c’è stata poca consapevolezza delle conseguenze
negative per l’economia e la società. Il referendum è stato fatto e ora bisogna fare i conti sul dopo.
Andiamo per punti.
1. Tutti dicono che UK cercherà di negoziare con l’UE un’uscita “ morbida”, vale a dire che si
impegnerà per ridurre al minimo i costi che comporta Brexit per la sua economia. Il che appare
ovvio. UKcertamente, ma anche i Paesi UE non hanno interesse a un “divorzio per colpa” ma
piuttosto a un “divorzio consensuale”, considerati i tanti legami che continueranno ad unire UK
ai paesi UE per la politica di difesa e sicurezza.
2. UK non ha mai accettato il progetto di integrazione politica implicitonella Unione Economica
e Monetaria Europea, di conseguenza la sua uscita dalla UE sembrerebbe offrire nuove
opportunità per accelerare iniziative coerenti con l’obiettivo finale dello Stato Federale Europeo.
È così?
3. La risposta non è affattoscontata, perché implica o almeno sembra implicare questioni che
finora non hanno trovato consenso sufficiente. Fare per esempio passi avanti in materia di
politica fiscale, implica proporre uncambiamento importante fin qui negato dalla Germania
relativo al ruolo del Bilancio Comunitario. Oppure completare l’Unione Bancaria implica
l’accoglimento in toto del principio della condivisione dei rischi, anch’esso finora negato, per
non aggiungere le proposte per controllare l’emigrazione.
4. E allora? Quale sviluppo ci si può attendere? Come detto,UK non ha alcun interesse a
rompere con la UE, ma semmai ha interesse a “fare melina” in attesa che l’UME le offra buone
condizioni per minimizzare i costi del Brexit. Potrebbe addiritturasperare che le controversie
interne alla UE sulla politica economica e le elezioni in Germania e Francia l’anno prossimo
finiscano per bloccare il cammino verso lo Stato Federale.
5. L’effetto Brexit è innanzitutto Politico. Basta vedere le reazioni sconsiderate del Ministro
Schultzapparse ieri sui giornali. Basta vedere la gioia dialcuni movimenti politici in Italia,
Francia, Olanda, contrari alla Unione Monetaria e alla moneta comune che si preparano a
capitalizzare Brexit in termini di consenso all’interno dei rispettivi Paesi. Niente moneta
comune, niente fiscalità comune,niente libera circolazione delle persone, e niente più.Il “ritorno
al passato” sembra molto più probabile che “il ritorno al futuro”. Tante monete, inflazione,
debito pubblico e cambi flessibili, per i Paesi indebitati come l’Italia, ben pochi “vincoli esterni”,
il contrario di quanto invocava Carli e di quanto richiede la globalizzazione.
6. Sta qui l’effetto politico, voluto o non voluto, di Brexit sulla Unione Monetaria Europea. Vale
a dire che nel migliore dei casi Brexit sostiene le tesi della parte più moderata degli euroscettici,
di chi cioè ha in mente un europeismo, se così lo si vuole chiamare, poco più che geografico, un
europeismo senza anima politica e sociale, di chi cioè non ha piena consapevolezza che la Pace
si costruisce con le ragioni degli altri e non solo con le proprie, con i piccoli passi, con i
compromessi, con una visione comune del futuro.
7. Come rispondere a chi non comprende la ricchezza sociale di questaprospettiva? È appena il
caso di ripetere quanto si dice in questi giorniin Italia, Francia ed anche in Germania che la
risposta dei Paesi dell’Unione Monetaria va cercatain una strategia comune, una politica del
“fare”, che faccia tesoro delle ragioni che hanno spinto gli inglesi a votare exit.
8. A breve, va usata la leva fiscale per contrastare la disoccupazione giovanile, urge un
programma di spese europee per finanziare investimenti di interesse comune, oltre il Piano
Juncker, urge la creazione di una Agenzia Europea per l’Emigrazione e la Sicurezza.
9. Saprà la Germania assumersi la responsabilità di proporre qualcosa di nuovo per dare una a
rispostapolitica, corale, tempestiva e concreta che contrasti le paure dell’opinione pubblica nei
Paesi dell’UME specie in quelli più a rischio, consapevoli delle ombre che Brexit proietta su di
essa?