Definizione marketing: processo di pianificazione e realizzazione della concezione, del pricing, della promozione e distribuzione di idee, beni e servizi al fine di creare scambi che consentano di soddisfare gli obiettivi di individui e organizzazioni. Produzione e consumo si sviluppano come aree autonome e lo spazio che le separa viene detto spazio dello scambio. Produzione: Centrata sulle potenzialità delle scoperte scientifiche e tecnologiche Concentrata nello spazio e nel tempo Obiettivi di efficienza e appropriatezza Consumo: Disperso rispetto ai luoghi di produzione e con tempi diversi Legato all’evoluzione dei bisogni Può esprimere bisogni e aspettative maggiori rispetto a quelle ammesse dalla produzione. Marketing: Funzione: progettare, attivare e mantenere relazioni di scambio soddisfacenti tra produzione e consumo. Compito: ridurre asimmetrie tra domanda e offerta riducendo il trade-off tra i costi dell’offerta di varietà e soddisfazione dei consumatori. Rapporto tra produzione e consumo nel modello artigianale Metodi di produzione e prodotti limitatamente riproducibili Flessibilità produttiva Alti costi per unità di prodotto e bassi consumi Personalizzazione Vantaggio competitivo legato a qualità e appropriatezza del prodotto Interazione tra domanda e offerta. Produzione industriale Ciclo di produzione diviso in fasi Aumento della divisione del lavoro e delle specializzazioni Replicabilità Tratti distintivi dell’impresa di massa Alti volumi Prodotti standard Elevata specializzazione e standardizzazione delle mansioni Taylorismo Ciclo di vita dei prodotti lungo Produzione spinge la domanda “L’impresa orientata al marketing non cerca di vendere tutto ciò che produce, ma produce ciò che può vendere” (Kotler, 1965) Il processo di marketing management 1. Analisi delle opportunità di mercato 2. Ricerca e selezione dei mercati obiettivo individuazione del mercato e analisi dei bisogni 3. Formulazione della strategia di marketing: Identidicazione dei segmenti Scelta del livello di copertura Posizionamento in ciascun segmento 4. Pianificazione delle operazioni di marketing 5. Organizzazione, attualizzazione e controllo delle operazioni di marketing. Dimensione del marketing Marketing strategico: Analisi delle opportunità del mercato e selezione dei mercati obiettivo. Dimensione conoscitiva. Marketing operativo: marketing mix: Prodotto: progettare prodotti in grado di rispondere alle esigenze dei clienti Prezzo: determinare il livello di prezzo più opportuno da praticare per i prodotti offerti. Distribuzione: progettare i canali distributivi attraverso i quali i prodotti raggiungono destinatari finali. Comunicazione: comunicare alla domanda le caratteristiche della propria offerta. Sistema inforamativo di marketing (SIM): Struttura costituita da persone, procedure, attrezzature, finalizzate a raccogliere, classificare, analizzare, valutare e redistribuire informazioni pertinenti, tempestive ed accurate agli operatori di decisioni di mercato. Un sistema informativo di marketing include: Sistema delle rilevazioni interne: si basa su dati aziendali e permette di ricostruire l’andamento delle vendite, gli scostamenti rispetto agli obiettivi e altri aspetti importanti. Sistema di intelligence: raccoglie ed elabora informazioni sull’ambiente rilevante prodotte dalle fonti specializzate. Utilizza tecniche di customer satisfaction e benchmarketing. Ricerche di marketing: consentono di approfondire problemi specifici. Sistemi di supporto alle decisioni: incorporano l’informazione codificata nei modelli di marketing trasformandoli in una base per l’azione. Il marketing relazionale Mantiene il focus sulla soddisfazione del consumatore. Il raggiungimento della customer satisfaction richiede l’interazione col consumatore. Condizioni che portano all’interazione Crescente valore della componente intangibile del prodotto (servizi) Disponibilità di tecnologie capaci di realizzare in tempi brevi e con costi contenuti un’offerta personalizzata (mass customization) Disponibilità di tecnologie che rendono raggiungibili i consumatori a costi contenuti (internet). Il consumatore e le sue preferenze non sono un vincolo da subire ma una risorsa da valorizzare. Produrre e acquistare varietà: Produzione Consumo Tecnologie flessibili: varietà a basso Consumatori che riscoprono la costo. soggettività. Economie di varietà. Attenzione e preparazione per valutare differenze e alternative. Progettazione modulare. Valore e servizi. La mass customization e il one-to-one marketing Personalizzazione di massa resa possibile dalla diffusione di sistemi di produzione flessibile, che consentono un’offerta di varietà a basso costo. Tecnologie di informazione e comunicazione hanno dotato le imprese di maggiore capacità di analisi e profilatura del cliente, nonché di interazione diretta. Le formule della mass customization Può avvenire in almeno 4 forme: Investimenti in tecnologie di produzione flessibili Approccio modulare ai prodotti Creando prodotti con prestazioni flessibili Offrendo servizi personalizzati ad integrazione dei prodotti. Relationship marketing e CRM La dimensione operativa del relationship marketing è il customer relationship marketing (CRM). CRM: sistema delle tecnologie, dell’organizzazione e dei servizi orientati all’interazione. Il MR trasforma il consumatore da soggetto passivo a soggetto con cui dialogare Il consumatore viene coinvolto nei processi di co-creazione del valore Consumatore diventa obiettivo di conoscenza: non solo studiarlo ma apprendere da lui Relazione non coincide con fidelizzazione. Relazione è partnership. Il processo di costruzione e gestione delle relazioni 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Individuazione degli interlocutori Conoscenza degli individui/consumatori Differenziazione del target in termini di valore Messa a punto dei contenuti e del linguaggio Scelta dei canali Costruzione delle relazioni Personalizzazione dei prodotti/servizi Il consumatore deve essere disponibile alla relazione. La co-produzione di valore Frahalad e Ramaswamy segnalano una transazione paradigmatica dal sistema tradizionale di creazione del valore all’approccio di co-creazione del valore: Approccio tradizionale: il valore è creato dall’impresa. I beni e i servizi sono la base del valore. Nuovo approccio: il valore è co-creato dal consumatore e dall’impresa. Le esperienze di cocreazione sono la base del valore. Il consumatore può diventare da soggetto passivo a soggetto attivo. Il consumatore come risorsa nell’economia della conoscenza Il consumatore diventa una fonte di conoscenze preziose da: Valorizzare Integrare in reti estese per la produzione coperativa di conoscenze Trasferire all’interno dell’impresa. L’empowerment Nella produzione di massa il consumatore si limita a scegliere tra le proposte di valore offerte. Nell’era della relazione e dell’interazione il consumatore si riappropria della propria intelligenza progettuale e produttiva. Consumatore prosumer: produttore e consumatore. I contesti di esperienza Lo studio del comportamento del consumatore vede 3 grandi filoni di ricerca: 1. Approccio cognitivo: acquisto come processo razionale 2. Approccio comportamentista: acquisto legato a fattori ambientali e culturali 3. Approcci emergenti: Consumo come esperienza Consumo come costruzione d’identità Consumo come costruzione di relazioni sociali Dai beni ai servizi alle esperienze 1. Il consumatore cerca un bene 2. Il consumatore cerca anche un servizio (prodotto ampliato) 3. Il consumatore cerca esperienze: la creazione di esperienze significative giustifica il premium price vantaggio competitivo. Co-produzione di valore e contesti di esperienza L’esperienza nei contesti di consumo è una delle fonti di co-produzione di valore: esperienza del processo di consumo + emozioni + conoscenze = valore Gli strategic experiment modules Schmitt indica un percorso per creare esperienze: Rivolgersi a tutti i sensi Feel: creare un legame affettivo Think: coinvolgere anche la parte razionale del consumatore Act: coinvolgimento attivo del consumatore Relate: favorire relazioni con altri consumatori L’esperienza così passa attraverso a: Comunicazione aziendale Packaging Punto vendita Headquarters aziendali L’analisi strategica Per prendere decisioni di tipo strategico relativamente a una attività è fondamentale compiere una valutazione approfondita de: L’attrattività del business La posizione competitiva dell’impresa Un sopporto viene dall’analisi di Porter e dalla SWOT Analysis. Modello di Porter Secondo Porter i fattori che regolano la concorrenza nell’ambito di un settore possono essere riportati a 5 tipi di forze competitive, la cui intensità varia da settore a settore. Intensità che determina l’attrattività del settore. Le 5 forze sono: Rivalità tra i concorrenti esistenti Potere contrattuale dei fornitori Potere contrattuale degli acquirenti Minaccia derivante da potenziali nuovi entranti Minaccia derivante da prodotti sostitutivi Secondo Porter esistono 2 tipi di vantaggio competitivo: Diminuzione dei costi Differenziazione. Il vantaggio competititvo, insieme all’ampiezza dell’ambito competitivo, ossia quanto più un’impresa risulta diversificata sotto il profilo degli output che realizza, contribuisce a spiegare l’orientamento strategico dell’impresa. La fonte del vantaggio competitivo è data dalle risorse e competenze delle imprese: Risorse materiali Risorse immateriali: o Conoscenze e relazioni o Immagini di marca o Fiducia. Il contributo del marketing L’obiettivo delle imprese è affermare un vantaggio competitivo. Una strategia competittiva mira a stabilire una posizione redditizia e sostenibile contro le forze che determinano la concorrenza in un settore industriale. Il marketing contribuisce ad individuare le condizioni di sostenibilità di una strategia competitiva. Condizioni per la collaborazione nella rete del valore Fiducia Impegno Trasparenza Adattamento La SWOT Analysis È utile per decidere se: Mantenere o meno la presenza in un settore Entrare in un nuovo settore. La griglia è costituita su 4 variabili: Punti di forza dell’impresa: competenze distintive dell’impresa/fattori critici di successo del business. Punti di debolezza dell’impresa: enfatizzano le minacce o riducono le opportunità. Le opportunità dell’ambiente competitivo: condizioni che presentano un valore attuale o potenziale per il vantaggio competitivo Le minacce dell’ambiente competitivo: elementi che possono aumentare i rischi di insuccesso della strategia, ovvero aumentarne i costi o impedirla. Il consumatore per la teoria di marketing In comune con la teoria neoclassica: Consumo strumentale rispetto ai bisogni: il bisogno è uno stato di insoddisfazione che genera uno stimolo a cui si risponde attraverso il consumo. Oltre la teoria neoclassica: i bisogni non sono innati. Esiste un insieme di prodotti acquisiti con modi, tempi e logiche diverse, non un paniere. Il consumatore non è perfettamente razionale. Il collegamento tra bisogni, prodotti, consumo non è un dato, ma un fenomeno da indagare. Bisogni e desideri Bisogni Generici Profondi Non influenzabili Prodotto Desideri Sono costituiti da qualcosa di specifico in grado di soddisfarei bisogni più profondi Influenzabili Mutevoli Bisogni generici Bisogni derivati Desideri Preferenze Bisogni derivati: sono la risposta tecnologica particolare (il bene) data al bisogno generico. Preferenze: prodotti presenti sul mercato e marche, azioni delle imprese, fattori socio-economici e culturali. Bisogni innati e appresi I bisogni possono essere distinti in: Innati (primari) Appresi (secondari): o Affermazione del sé o Di relazione o Di potere o Di differenziazione Gerarchia dei bisogni di Maslow Le determinanti del comportamento del consumatore Fattori culturali: cultura, subcultura, classe sociale Fattori sociali: gruppi di riferimento, famiglia, ruolo o status Fattori personali. Età, occupazione, condizioni economiche, stile di vita. Fattori psicologici: motivazione, percezione, apprendimento, credenze e atteggiamento. I modelli del processo di acquisto Il marketing manager necessita di modelli che lo aiutino a comprendere: L’articolazione del processo di acquisto. L’importanza delle variabili stimolo I modi in cui il consumatore elabora le informazioni I modelli sono molteplici, con livelli di complessità diversi. Modelli semplici: o Modello stimolo-risposta: trascura il processo cognitivo del consumatore enfatizzando il ruolo degli stimoli esterni. o Modelli volti a stimare l’atteggiamento verso le marche: attraverso la misurazione della percezione relativa agli atributi. o Modello di Fishbein: prende in considerazione solo variabili di tipo soggettivo. Fornisce info sulla percezione dei prodotti. Assunto l’atteggiamento verso un prodotto è la somma delle variazioni dei singoli attributi. Possono essere definiti dei valori soglia di accettabilità degli attributi. Aj=Σn vij = Σn xij wi con Σn wi=1 dove: Aj: atteggiamento alla marca Vij: valutazione dell’attributo i nella marca j Xij: presenza percepita dell’attributo i nella marca j. Wi: importanza assegnata all’attributo i. Modelli complessi Entrano nel sistema cognitivo del consumatore, tra le variabili stimolo e risposta. I più noti sono Howard e Sheth. Si tratta di modelli utili per mettere a fuoco la complessità del comportamento del consumatore, ma sono scarsamente applicabili. Il processo di acquisto – modello semplificato Diversi approcci al processo: Acquisto: o Di impulso o Abituale o Risolutore di un problema Rischio: o Funzionale o Finanziario o Tempo o Psicologico o Sociale Percezione del bisogno Stimoli: o Interni o Esterni o Azione delle imprese o Evoluzione tecnologica Rilevanza di fattori: o Culturali o Sociali o Personali o Psicologici La ricerca di informazioni Fonti interne Fonti sociali o di gruppo Marketing aziendale Fonti pubbliche Sperimentazione I costi nel processo di ricerca I costi sostenuti sono: Di tempo Costi-opportunità Possono derivare da: Costi di ricerca Costi di percezione Costi di valutazione La valutazione delle alternative Le alternative vengono valutate in funzione delle aspettative e delle possibilità di spesa. Può essere rappresentato in più modi: Confronto marche-prodotti Valutazione di singole alternative di acquisto Approccio lessicografico L’acquisto può essere immediato o differenziato nel tempo (distanza tra intenzione e decisione) Soggetti coinvolti nel processo Non tutte le fasi sono in capo a una sola persona (consumatore diverso da decisore) molteplicità dei ruoli: Iniziatore Decisore Influenzatore Compratore Utilizzatore Il comportamento post-acquisto Il consumatore può produrre: Soddisfazione: riacquisto e/o feedback positivo prodotto/azienda Insoddisfazione: scarto tra valore atteso e valore percepito. Comporta: o Comunicazione negativa o azioni verso l’azienda o Feedback che porta a rivedere uno o più punti del processo di acquisto. Acquisto e apprendimento Qualunque sia il risultato del consumo, si produce un processo di apprendimento learning by using. Riduce le problematiche dell’acquisto Aumenta la razionalità del processo Il processo di apprendimento del consumatore è di rilievo anche per l’impresa, che può valorizzare l’esperienza. Commitment e processo di acquisto Il processo di acquisto presuppone l’impegno (commitment) da parte del consumatore. Alcuni fattori vanno messi in relazione con il livello di impegno: Caratteristiche del bene, che rendono l’acquisto più o meno problematico Grado di novità dell’acquisto Livello di coinvolgimento psicologico Livello di soddisfazione per precedenti acquisti Apprendimento derivante da esperienze per precedenti acquisti Alcune eccezioni alla regola: complessità impegno: Processo decisionale delegato a un terzo consumer surrogate Acquisti effettuati per impulso emotivo. La problematica dell’acquisto e novità L’importanza dell’acquisto e le sue novità vengono approssimate con alcune classificazioni: Beni grocery (non problematici) o non grocery Beni ad acquisto ricorrente convenience goods Beni ad acquisto saltuario shopping goods Beni speciali speciality goods Beni a riacquisto invariato, beni a riacquisto modificato, beni acquistati per la prima volta. Analisi della customer satisfaction: origine dei modelli Obiettivo dei modelli è la misurazione del livello di soddisfazione dei clienti, della qualità percepita dei prodotti e servizi offerti e quindi eventuali interventi. Il principio di fondo è quello della discrepanza: Il consumatore si crea delle aspettative qualità attesa A seguito dell’uso/sperimentazione si fornisce una valutazione qualità percepita Viene effettuato un confronto tra aspettative e percezione Viene formulato il giudizio sul livello di soddisfazione. Il modello SERVQUAL Interpreta il gap di qualità nell’interfaccia tra fornitore e cliente come risultante di gap sottostanti. Valuta: La qualità attesa La qualità offerta dalle imprese La qualità percepita Obiettivo del SERVQUAL è comprendere le cause di un eventuale scostamento tra qualità attesa e percepita per attivare programmi di miglioramento. La customer unsatisfaction Un’esperienza di insoddisfazione può produrre: L’abbandono dell’impresa exit La manifestazione dell’insoddisfazione all’insoddisfazione voice. L’opzione è possibile quando: Il consumatore ritiene la sua azione efficace. Costo limitato nell’esercizio di questa azione. Assenza sul mercato di prodotti sostitutivi validi. Alti costi d’uscita. Alcuni strumenti del marketing relazionale sono tesi a dare voce ai consumatori. Processo di acquisto e internet Internet impatta su tutte le fasi del processo di acquisto: Percezione del bisogno: canale di stimolo e comunicazione e un contesto sociale Ricerca di informazioni e valutazione alternative Acquisto: commercio elettronico/consumatore preparato L’eccesso di informazioni, che può rendere più complesso il processo, ha portato alla nascita di operatori specializzati nella gestione delle informazzioni es. Kelkoo, Amazon Comportamento di acquisto in rete Possono essere identificate 3 categorie di consumatori in rete: Consumatori razionali goal oriented Consumatori relazionali experiential oriented Consumatore che considera internet come normale strumenti di ricerca di info. Il prodotto come insieme di attributi Il prodotto è un aggregato complesso di attributi tangibili e intangibili ai quali il consumatore annette un valore. Il valore è sia d’uso che simbolico. I consumatori comprano un beneficio, non un prodotto. Attributi tangibili: caratteristiche che contraddistinguono il bene nella sua configurazione oggettuale e che vengono percepite dal consumatore quando il bene-oggetto viene collocato sul mercato. Attributi intangibili: servizi che integrano il prodotto tangibile e spesso vengono erogati o richiedono il coinvolgimento di soggetti diversi dal produttore. Un servizio particolare è rappresentato dal supporto alla personalizzazione. Gli attributi tangibili determinano nel loro insieme il valore d’uso del prodotto. I servizi che integrano il prodotto tangibile non contribuiscono alla formazione del valore, bensì lo rendono accessibili al consumatore. Si possono individuare 3 livelli di qualità del prodotto: 1. Qualità funzionale dipende dagli attributi fisico-funzionali. 2. Qualità tangibile incorpora gli altri attributi tangibili. 3. Qualità a livello di prodotto ampliato aggiunge i servizi. I prodotti in genere intercettano una pluralità di bisogni. I prodotti in rapporto ai bisogni I prodotti sono mezzi: Strumentali alla soddisfazione dei bisogni. Collegano la produzione al consumo. Theodore Levill 4 livelli di prodotto: 1. Prodotto generico bisogno generico per il quale un determinato bene è stato progettato. 2. Prodotto atteso iscrive gli attributi specifici che di norma gli acquirenti si aspettano di vedere nel prodotto. 3. Prodotto integrato nuovi attributi, tangibili o intangibili, che possono arricchire il prodotto. 4. Prodotto potenziale confini indefiniti, dimensioni ancora inesplorate. Il mondo dei beni materiali si è progressivamente spostato verso il mondo dell’intangibile. Prodotto multi-attributo e differenziazione La pluralità di attributi del prodotto conduce al possibile sviluppo di strategie di differenziazione potenziale di differenziazione. Il livello di differenziazione dei prodotti può essere misurato con l’elasticità incrociata: eA,B: dqB pB / dpB qA Differenziazione può essere sia esterna che interna. Le strategie di differenziazione possono basarsi su: Caratteristiche del prodotto (reali e/o percepite) Contenuti simbolici del prodotto (comunicazione) La marca La marca è un nome (brand name) e un immagine (brand mark) che distinguono il prodotto da altri simili. Assume un ruolo informativo. Può indicare: Un solo prodotto Una linea di prodotti o una gamma Un insieme eterogeneo di prodotto La misura della notorietà Indice di notorietà spontanea: n° di consumatori che ricordano la marca inserendola in un elenco da loro composto. Indice di notorietà guidata: n° di consumatori che riconoscono la marca all’interno di un elenco già composto. Salience: è tanto maggiore quanto più alto è il numero di consumatori che includono la marca nel set di alternative prese in considerazione per l’acquisto. Il rapporto tra marca e prodotto ha subito un’evoluzione nel tempo passando da strumento che identifica – etichetta – a strumento che veicola significati simbolici. Il ruolo della marca La marca è un attributo del prodotto che comunica il prodotto ampliato in tutte le sue dimensioni. Può essere interpretata secondo 2 approcci: 1. Nell’approccio più tradizionale. 2. In un approccio evoluto è un elemento generativo della percezione del consumatore, con una capacità autonoma di creazione di calore brand equity. La marca ha il ruolo di ridurre le complessità dell’incontro tra fornitore e cliente. Brand Equity La marca rappresenta una risorsa immateriale dell’impresa, dotata di un suo valore specifico. Le marche possono essere “affittate” in cambio di royalities o accordi più complessi. Il valore di una marca dipende dalla notorietà della marca stessa presso i consumatori. La marca non è un complemento ma parte integrante del prodotto. È un progetto comunicativo e ha una dimensione simbolica, capace di mobilitare l’immaginario del consumatore. Marca come vettore di senso La marca svolge un ruolo autonomo di veicolazione di senso e ha una sua identità. Il senso veicolato mette in contatto il mondo della produzione e dei prodotti con quello del consumo e degli individui. La marca deve saper cogliere un valore proprio del mondo del consumo. Marca e mondi possibili La presenza della marca conferisce al prodotto l’appartenenza al mondo possibile. I valori del mondo devono essere riconosciuti dai destinatari. Le risorse della marca: Credibilità Legittimità Affettività Il prezzo La determinazione del prezzo è un problema che si pone ad almeno 3 livelli: Determinazione del prezzo per la prima volta Cambiamento del prezzo Differenziazione del prezzo nel tempo e nello spazio (differenziazione geografica, sconti, promozioni) Determinanti del prezzo per la prima volta Definizione degli obiettivi di prezzo Determinazione della domanda Stima dei costi Analisi dei prezzi della concorrenza Scelta del metodo di determinazione del prezzo Il ruolo del prezzo nella strategia di marketing Mezzo di stimolo della domanda Determinazione della redditività Influenza il posizionamento della marca Si presta al confronto fra prodotti concorrenti Sostiene e deve essere coerente con le altre variabili di marketing Gli obiettivi assegnati al prezzo Obiettivi di breve termine: Massimizzazione del profitto Sviluppo delle vendite Ripristino della liquidità Stimolo all’utilizzo del prodotto/servizio Scrematura del mercato Obiettivi di lungo termine: Acquisizione di una quota di mercato Stabilizzazione dei prezzi Immagine e qualità Ritorno sul capitale investito Discriminazione tra segmenti Gli obiettivi e le funzioni del prezzo possono variare nel corso del ciclo di vita del prodotto La segmentazione del mercato Il mercato può essere definito come: L’insieme degli acquirenti di un bene o servizio. Il luogo di incontro tra domanda e offerta. Prodotti appartenenti al medesimo mercato presentano una elevata elasticità incrociata presenza di imprese in concorrenza tra loro, appartenenti al medesimo settore. L’individuazione del mercato-obiettivo è critica per valutare correttamente: Dimensione Tasso di crescita Attrattività Obiettivi della segmentazione La segmentazione affronta il problema della rappresentazione della varietà dei consumatori che popolano un mercato. L’analisi si è concentrata sulle decisioni di acquisto. Il mercato viene ripartito in gruppi di consumatori omogenei per funzione di domanda. La segmentazione La segmentazione è il processo attraverso cui si suddivide il mercato in un numero limitato di segmenti sufficientemente omogenei al loro interno ed eterogenei tra loro. Alla base della segmentazione ci sono tre passaggi: 1. Il sistema cognitivo del consumatore viene ridotto a una funzione individuale di domanda legata alla percezione sugli attributi del prodotto. 2. L’impossibilità di trattare tutti gli attributi possibili e le loro combinazioni porta a ridurre il numero di segmenti. 3. I consumatori raggruppati nello stesso segmento vengono identificati in un consumatore rappresentativo medio. Criteri di segmentazione I principali sono: Segmentazione demografica Segmentazione geografica Segmentazione comportamentale Segmentazione psicologica La segmentazione comportamentale Prende a riferimento il comportamento d’acquisto: Tipo di utilizzatore Tasso di utilizzo Tipo di fedeltà Orientamento all’innovazione. La segmentazione per benefici attesi Criterio di segmentazione: benefici ricercati in un prodotto. Costruzione di cluster sulla base dei benefici ricercati. In ciascun cluster utilizzo di variabili di natura descrittiva per rendere operativo il modello sul piano delle azioni di marketing. Questa segmentazione ha successo perché propone un collegamento immediato con le variabili del marketing mix. La benefit segmentation comporta un processo di analisi a più fasi: 1. Determinazione del sottoinsieme di attributi rilevanti per la segmentazione 2. Definizione dei prodotti ideali corrispondenti ai singoli segmenti 3. Identificazione delle marche concorrenti 4. Organizzazione delle marche concorrenti sulla base degli attributi rilevanti 5. Sovrapposizione della mappa dei prodotti ideali alla mappa dei posizionamenti e analsi Determinazione degli attributi rilevanti Individuazione delle più rilevanti associazioni di idee rispetto al prodotto che vengono usate dal consumatore nella percezione e valutazione dei prodotti presenti sul mercato. Obiettivo finale: selezionare i criteri valutativi che stanno alla base della forumlazione delle preferenze di prodotto o marca. Individuazione prodotti ideali I prodotti ideali sono dati dall’insieme degli attributi correlabili ai benifici rilevanti nella scheda delle preferenze del consumatore. La mappa dei prodotti ideali rappresenta la segmentazione della domanda. Individuazione dei concorrenti Metodi basati sull’analisi del comportamento d’acquisto o sull’analisi della valutazione dei consumatori. Mappa di posizionamento Costruzione di una mappa multidimensionale su cui ordinare i prodotti concorrenti rispetto agli attributi rilevanti nella attribuzione delle preferenze. Gli spazi vuoti della mappa indicano l’esistenza di un’area di possibile ingresso di nuovi prodotti o di riposizionamento degli esistenti. La mappa del posizionamento rappresenta la differenziazione dell’offerta. L’analisi psicografica o per stili di vita La variabile rilevante per la segmentazione è data dalle caratteristiche personali degli individui sintetizzate in uno stile di vita. Gli stili di vita mutano nel tempo. Uno stile di vita interessa il marketing nella misura in cui si traduce in un comportamento di consumo specifico. La segmentazione per stili di vita si avvicina al concetto di consumatore come sistema cognitivo. Non c’è una diretta relazione con le caratteristiche del prodotto, che sono da ricercare a partire dallo stile di vita. I requisiti dei segmenti I segmenti, per essere utili per le strategie di marketing, dovrebbero avere alcuni requisiti: Omogeneità all’interno e eterogeneità tra loro. Misurabili in relazione al criterio di segmentazione adottato. Significativi dal punto di vista economico. Accessibili in relazione alle leve operative del marketing. Profittevoli Tendenzialmente stabiliti nel tempo. La modifica della segmentazione L’azione di modifica della domanda può essere perseguita attraverso: Sviluppo di un nuovo segmento Frammentazione di segmenti Migrazione della domanda da un segmento a un altro. Strategia di copertura del mercato L’impresa deve scegliere in quali segmenti operare strategia di nicchia o copertura totale. La scelta dei segmenti va fatta in base a: Attrattività. Risorse dell’impresa. Il problema della strategia di copertura si pone: Quando l’impresa deve entrare in un nuovo mercato. Quando l’impresa operante in un mercato valuta l’opportunità di modificare il suo livello di copertura. Il posizionamento Le scelte di posizionamento portano a decidere come conservare, modificare o innovare la situazione esistente sulla base delle scelte di copertura effettuate. Per posizionamento si intende l’insieme di iniziative volte a definire le caratteristiche del prodotto e ad impostare il marketing mix più adatto a attribuire una certa posizione al prodotto nella mente del consumatore. L’elemento fondamentale è la percezione che il consumatore ha della posizione occupata da ogni prodotto presente sul mercato. Un ruolo centrale è svolto dalla comunicazione. Tipi di posizionamento L’impresa può scegliere tra diversi approcci al posizionamento: Per attributi/benefici Per prezzo/qualità Rispetto all’uso o applicazioni ovvero ad utilizzatori (testimonial) Rispetto ad una classe di prodotti o a un concorrente Quando la strategia di differenziazione è centrata sul valore simbolico del prodotto, la comunicazione privilegia associazioni con la sfera emotiva. I diversi approcci possono essere combinati tra loro. Condizioni per un posizionamento efficace Conoscere il posizionamento attuale del prodotto percepito dai clienti. Conoscere il posizionamento delle marche concorrenti Sostenere l’argomentazione più credibile per giustificare il posizionamento Valutare la redditività potenziale del posizionamento Verificare che la marca possieda la personalità richiesta per raggiungere il posizionamento Controllare la vulnerabilità della marca al posizionamento adottato Mantenere adeguata coerenza tra posizionamento e altre variabili del marketing mix. Se la campagna è stata poco efficace, il produttore può cercare di promuovere il prodotto ai rivenditori applicando sconti ecc. Lo sviluppo di nuovi prodotti Una definizione di prodotto Il prodotto è un aggregato complesso di attributi tangibili o intangibili ai quali l’acquirente annette un valore. Il valore del prodotto è sia valore d’uso che valore simbolico. I consumatori comprano un beneficio, non un prodotto fisico. Prodotto tangibile: composto da prezzo, attributi fisico-funzionali, estetica e design, packaging, componibilità e versatilità. Prodotto ampliato: consulenza pre-vendita, personalizzazione, servizio post-vendita, garanzie, condizioni di pagamento. Invenzione: la definizione di nuove idee tecnologiche che potrebbero o meno recare vantaggio ai consumatori. Innovazione: la traduzione di un’idea p di una tecnologia in un prodotto commercializzato presso i consumatori che la percepiscono come nuova. Quattro tipologie di innovazione: Innovazioni radicali: nuovi modi di soddisfare i bisogni e creazione di nuovi mercati. Innovazioni incrementali: migliorano le prestazioni dei prodotti esistenti. Prodotti nuovi che non hanno concorrenti sul mercato, ma non sono radicalmente innovativi. Innovazioni che specificano un prodotto esistente in un modo appropriato per un segmento. Il prodotto può essere innovativo per l’impresa, ma non per il mercato imitazione. Oceani rossi e oceani blu: Oceani rossi: il settore ha confini consolidati, le imprese puntano alla differenziazione o alla strategia di costo. Oceani blu: spazi di mercato incontestati, possibilità di intercettare una domanda nuova, a cui proporre un’innovazione di valore non necessariamente a forte contenuto tecnologico. Tre temi tra innovazione e marketing Non sempre le imprese più innovative riescono a far valere sul mercato le proprie capacità. Appropriabilità: capacità dell’impresa di acquisire i profitti generati dall’innovazione (brevetti, imitabilità dell’innovazione, … ). Il progetto dominante: la versione dell’innovazione consolidata sul mercato non è necessariamente dell’impresa che ha introdotto l’innovazione di base. Le risorse complementari: sono le risorse fondamentali per il successo del prodotto sul mercato e possono rafforzare un regime di appropriabilità debole. Rischi legati all’innovazione Rischio relativo al mercato: grado di originalità e complessità del prodotto, che determinano la ricettività del prodotto. Rischio tecnologico: grado di innovazione della tecnologia per la realizzazione, ovvero la fattibilità tecnica. Rischio strategico: grado di innovazione per l’azienda, ovvero dimestichezza con il mercato e la tecnologia. Il grado di novità nell’innovazione per l’impresa Il processo di innovazione può essere: Quasi totalmente esterno: acquisto di un brevetto, … Sviluppato con il supporto di soggetti esterni: centro servizi, studi di design, … Cooperativo: verticale o orizzontale per gestire un prodotto complesso o un processo rischioso. Fattori di successo e insuccesso Le cause di insuccesso: Sovradimensionamento del mercato Scarsa differenziazione Errato posizionamento Prezzo elevato Lancio pubblicitario non adeguato I fattori di successo: Precisa definizione del prodotto Soddisfazione delle esigenze del consumatore Superiore comprensione del mercato Strutture organizzative coinvolte Le principali opzioni organizzative sono: Comitato nuovi prodotti: staff della direzione aziendale, valutazione iter progetti Gruppo di lavoro nuovi prodotti: ad hoc, costituito da elementi provenienti dalle diverse funzioni aziendali. Il processo di sviluppo del prodotto: lo schema tradizionale (Kotler) Lo sviluppo simultaneo Il processo simultaneo si caratterizza per: Sovrapposizione degli stadi del processo Enfasi sullo scambio informativo Coinvolgimento simultaneo delle diverse funzioni e specializzazioni I vantaggi dello sviluppo simultaneo sono: Riduzione dei tempi di progettazione/time to market Consente una maggiore integrazione fra le funzioni Consente di anticipare problemi di produzione Mantiene una maggiore visione di processo e sistematica Gli svantaggi invece sono: Richiede la gestione di un processo molto complesso. È necessaria una buona comunicazione e integrazione fra team e funzioni. Il processo di sviluppo del prodotto in tre fasi L’esplorazione: la generazione delle idee Fonti interne: attività di brainstorming Ascolto del cliente: aumentare l’interazione per cogliere esigenze latenti I partner I concorrenti I consumatori La fase di sperimentazione: la selezione delle idee Obiettivo è selezionare le idee migliori tenendo conto di obiettivi dell’azienda e costi/risorse. Può avvenire facendo prima una verifica di coerenza con gli obiettivi. Può includere l’utilizzo di metodi di valutazione ponderati. La fase di sperimentazione: sviluppo del concetto di prodotto Lo sviluppo del concetto è una scheda di attributi eventualmente illustrati. “il concetto di prodotto è una descrizione, preferibilmente scritta, della promessa fatta dal nuovo prodotto e delle sue caratteristiche fisiche e percettive per un gruppo particolare di utenti”. La sperimentazione del concetto consiste nella somministrazione di un test a un panel significativo di interlocutori conjoint analysis. La fase di sperimentazione: prima valutazione economica Selezionato il prodotto migliore è opportuno fare una prima valutazione economica: Utilizzando il metodo del punto di pareggio. Proiettando costi e ricavi su un orizzonte temporale opportuno (3-5 anni). Obiettivo è calcolare la redditività attraverso il flusso cumulativo di cassa scontato. La fase di sperimentazione: sperimentazione Prima di realizzare il prodotto possono essere necessarie sperimentazioni/test con i consumatori: Focus group Conjoint su prodotti fisici Prova diretta del prodotto. La fase di sperimentazione: dal concetto al prototipo Lo sviluppo del prodotto consiste nella traduzione del concept in prototipo. Bisogna porre particolare attenzione al raccordo fra regole di design e regole di produzione. Possibili soluzioni possono essere il design for manufactoring e la modularità. La fase di sperimentazione: strategia di marketing Sulla base di un concetto già testato è possibile procedere alla realizzazione di un primo piano di marketing che comprende: Definizione del mercato, segmenti e posizionamento Definizione del marketing mix nella fase di introduzione del ciclo di vita Business plan con affinamento valutazione della redditività. La fase di preparazione al lancio: test di mercato I test servono a valutare i comportamenti dei consumatori e degli intermediari per stimare le vendite e completare il piano di marketing. I pro dei test di mercato stanno nel fatto che questi sono fondamentali per la verifica del prodotto e del marketing mix. Come contro abbiamo tempi lunghi e costi elevati, oltre a pressioni dalla concorrenza. La fase di preparazione al lancio: lancio Impone solo di decidere quando effettuarlo e su che target(pionieri). Le aree strategiche d’affari e il portafoglio prodotti Analisi del portafoglio di attività: ha un obiettivo conoscitivo, ovvero quello di mantenere un certo equilibrio nella struttura del portafoglio di attività/prodotti dell’impresa in termini di crescita e redditività. Analisi e valutazione del portafoglio attività L’impresa opera all’interno di un’area strategica d’affari. L’analisi del portafoglio ha l’obiettivo di: Attribuire a ciascuna area strategica di affari (ASA) individuata obiettivi e risorse in chiave strategica. Stabilire quali attività sviluppare, mantenere, realizzare, eliminare. Gli strumenti di analisi più noti sono: La matrice BCG La matrice GE La matrice BCG o Sviluppo/Quota di mercato Posiziona le ASA rispetto alle coordinate: Tasso di sviluppo annuo del mercato Quota di mercato relativa Individua quattro tipologie di attività: Question marks: attività da valutare. Stars: attività profittevoli. Cash cows: generano liquidità. Dogs: attività zavorra. Valutazione delle ASA con la matrice BCG L’impresa deve valutare se il portafoglio è equilibrato e dovrà assegnare un obiettivo a ciascuna ASA e determinare se questo richiede: Sostegno Mantenimento Realizzo o mietitura Disinvestimento Le ipotesi del modello BCG Presenza dell’effetto esperienza: quota di mercato relativa elevata implica un vantaggio competitivo in fatto di costi. Modello del ciclo di vita del prodotto: la collocazione in un mercato in fase di crescita implica un bisogno elevato di liquidità per finanziare l’espansione. Osservazioni critiche alla matrice BCG Le attività non vanno valutate in modo statico ma nella loro evoluzione. La quota di mercato non sempre è l’indicatore della capacità di sviluppo o dell’efficienza di un’impresa e l’uscita dal mercato delle dog non è automatica. La matrice General-Electric È una matrice multifattoriale basata su: L’attrattività del mercato Posizione competitiva dell’impresa. L’attività del mercato e la posizione competitiva sono dati dalla sommatoria ponderata delle variabili elementari che le compongono. Il portafoglio prodotti Il portafoglio prodotti (o product mix) è la combinazione di prodotti offerti dall’impresa. La gamma può essere distinta in linee di prodotti. Ogni linea è composta da prodotti collegati secondo qualche criterio di omogeneità. Il portafoglio prodotti si articola in tre dimensioni: Profondità: numero varianti di prodotto Ampiezza: numero linee Lunghezza: numero prodotti. Le strategie di prodotto Le strategie di prodotto principali sono due: Ampliamento della gamma: o Nuove linee diversificazione: i prodotti o le linee aggiunte possono presentari diversi gradi di convergenza o divergenza produttiva o commerciale. o Nuovi prodotti allungamento linea Riduzione della gamma: o Eliminazione di linee intere e/o prodotti strategie di focalizzazione o ridimensionamento. La lunghezza della linea La lunghezza ottimale è raggiunta quando aggiungendo o togliendo prodotti non aumenta il profitto complessivo, considerando che nel tempo le linee tendono ad allungarsi e la lunghezza della linea dipende dagli obiettivi perseguiti. Il ruolo dei prodotti nella gamma I prodotti possono avere diversi ruoli nell’ambito del complessivo portafoglio prodotti coerentemente con le strategie di marketing dell’impresa: Prodotti cardine o leader. Prodotti civetta: a basso prezzo e tali da attirare i consumatori su un altro prodotto della gamma. Prodotti tattici: per contrastare la concorrenza. Prodotti di prestigio: per migliorare l’immagine. Prodotti di completamento. Prodotti del futuro. Prodotti di supporto. Prodotti del passato. Allungamento della linea Un’aggiunta di nuovi prodotti alla linea può avvenire in diversi modi: Allungamento verso il basso o trading down conquista di fasce più basse di mercato. Allungamento verso l’alto o trading up conquista di fasce più alte del mercato. Allungamento in entrambe le direzioni a partire da una fascia mediana. Completamento della linea rimanendo nella stessa fascia di mercato. Motivi di un allungamento verso il basso (per simmetria verso l’alto) Una strategia di allungamento della linea verso il basso può essere perseguita per più ragioni: Conquista di una quota di mercato maggiore. Attrattività maggiore dei segmenti più bassi. Presenza di un vuoto di offerta. Per contrattaccare imprese della fascia più bassa che stanno tentando un allungamento verso l’alto. Completamento della gamma. Per saturare capacità produttive eccedenti. Per sfruttare l’immagine acquisita nel segmento superiore. I rischi di un allungamento verso il basso sono: Deterioramento dell’immagine (vs. credibilità). Cannibalizzazione. Reazione dei concorrenti. Il ciclo di vita del prodotto La teoria del ciclo di vita è volta a riconoscere alcune fasi distinte nella storia di vendita del prodotto. La tipica forma è una curva a S con 4 fasi: 1. Introduzione 2. Sviluppo e crescita 3. Maturità 4. Declino Ad ogni fase del ciclo di vita del prodotto corrisponde un marketing mix diverso. Non tutti i prodotti seguono il ciclo di vita canonico. Altri schemi sono: Ciclo-riciclo: spinta promozionale e restyiling. A balzi: successione di cicli di vita legati ad una scoperta di nuove caratteristiche del prodotto. A cuspide: tipico dei prodotti di moda. Maturità stabile: per i beni essenziali. Crescita-declino-tetto: una variante per i prodotti essenziali. Il modello del ciclo di vita viene utilizzato con due obiettivi: la pianificazione e la previsione. I limiti di questo modello sono: Applicazione canonica solo a beni specifici. Opportune azioni di marketing possono modificare il ciclo di vita del prodotto. In mercati competitivi e dinamici, con notevole riduzione del tempo medio di vita dei prodotti il modello non è applicabile. La distribuzione La politica distributiva è l’insieme delle decisioni che un’impresa deve compiere per far arrivare il prodotto al consumatore o utilizzatore finale. Per canale distributivo si può intendere l’insieme delle organizzazioni interdipendenti coinvolte nel processo finalizzato a rendere disponibile un prodotto per l’uso o il consumo. Le decisioni principali da prendere riguardano: Definizione caratteristiche e numero dei punti vendita. Selezione dei canali distributivi. Organizzazione e gestione della forza vendita. Gestione dei rapporti con la distribuzione commerciale. Intermediari commerciali Il principale vantaggio determinato dagli intermediari commerciali è dato dalla possibilità di separare e rendere autonome l’economia del produttore dall’economia del consumatore. Le funzioni essenziali della distribuzione commerciale sono: Funzione logistica Funzione informativa Assunzione del rischio. La presenza di un intermediario finanziario si giustifica per: Economie di costo nei contatti Economie di scala nella distribuzione Migliore assortimento rispetto alle esigenze del consumatore Servizio (migliore conoscenza del cliente) Il servizio commerciale può essere concepito come insieme di attributi che completano il prodotto (ampliato). La diversa declinazione degli attributi differenzia il servizio commerciale e il punto vendita e fornisce elementi di segmentazione della domanda. Le forme distributive Ingrosso: grossista Dettaglio: negozio specializzato, grande magazzino, supermercato… Commercio associato: franchising La distribuzione moderna La distribuzione moderna è costituita da: Supermercati, hard discount, ipermercati, grandi magazzini, grandi superfici specializzate. Si caratterizzano per una superficie superiore ai 400mq e un servizio commerciale specifico: self service e pagamento all’uscita. L’evoluzione della distribuzione si sviluppa sull’ampliamento del servizio informativo e comunicativo Concept store, valorizzazione dell’esperienza. Indici di copertura e penetrazione Indici di copertura: grado di copertura ponderata (copertura potenziale) acquisto tot. clientela servita/fatturato settore Grado di penetrazione: quota di mercato della sola clientela servita vendite del prodotto x/o clientela servita/acquisti totali clientela Copertura ponderata x Ponderazione = quota di mercato. Distribuzione intensiva Caratteristiche: Copertura elevata La penetrazione media per punto vendita può risentire della ripartizione delle risorse su molti punti vendita Utilizzata tipicamente per alimentari, quotidiani, quando il consumatore non è disposto a visitare più negozi. Utilizzata tipicamente per alimentari, quotidiani, quando il consumatore non è disposto a visitare più negozi. Vantaggi: Maggiore visibilità della marca Agevolazione del primo acquisto e del riacquisto regolare Svantaggi: Oltre una certa soglia i costi di copertura superano i ricavi marginali Il minore controllo sulla rete distributiva può incidere negativamente sulla qualità del servizio, sull’immagine della marca Distribuzione selettiva Caratteristiche: La copertura è minore della distribuzione intensiva La penetrazione dovrebbe essere maggiore perché gli intermediari selezionati dovrebbero essere quelli che svolgono meglio le funzioni commerciali desiderate. Vantaggi: il rapporto con gli intermediari è più stretto, il controllo e la collaborazione maggiori. Svantaggi: la domanda è meno esposta al prodotto. Distribuzione esclusiva Caratteristiche: Viene utilizzato un solo intermediario per un’area specifica. L’intermediario in genere si impegna a non vendere marche concorrenti. Franchising, concessionario. Vantaggi: Massimizzazione della brand image. Potere forte sull’intermediario. Svantaggi: Perdita di flessibilità. La lunghezza del canale Il canale distributivo può essere: Diretto: il produttore vende direttamente al consumatore o utente finale Indiretto: ci sono uno o più intermediari tra produttore e consumatore: o Breve o Lungo Le imprese possono compiere scelte di multicanalità, per diversi mercati e diversi target. La forza vendita Le funzioni della forza vendita sono: Individuazione e avvio rapporti con nuovi clienti Gestione della vendita Servizi ai clienti Informazioni ai clienti sull’impresa e sui prodotti Raccolta di informazioni Trasferimento all’impresa di idee e suggerimenti Un approccio al marketing evoluto comporta un ruolo più ricco della forza vendita. La gestione della forza vendita diventa più complessa. La forza vendita può essere: Diretta: personale dell’impresa. Indiretta: intermediari e professionisti-agenti. I criteri di scelta sono basati su costi e prestazioni. Nella forza vendita diretta i costi sono prevalentemente fissi e le prestazioni sono meno soggette a opportunismo e c’è un maggior commitment. Nella forza vendita indiretta i costi sono prevalentemente variabili e le prestazioni hanno un minor coinvolgimento nell’attività aziendale. La specializzazione della forza vendita La forza vendita può assumere diverse configurazioni, in funzione degli obiettivi aziendali: Per area geografica Per prodotti o linee Per cliente Forme miste, incrocio delle precedenti. Il dimensionamento viene fatto tenendo conto dei carichi di lavoro. La relazione di canale La crescita e riorganizzazione aziendale ha portato all’incremento del potere contrattuale della distribuzione. La necessità di gestire i conflitti ha tuttavia aperto lo spazio per la ricerca di nuove modalità di relazione tra industria e distribuzione, volte a cogliere opportunità di collaborazione. La grande distribuzione ha sviluppato strategie proprie in termini di: Gestione delle scorte Azioni promozionali per il consumatore Gestione delle informazioni Sviluppo di private label (marche commerciali) in concorrenza con quelle dei produttori di marca. I produttori si sono trovati di fronte a nuovi problemi: Come attraversare il trade per arrivare al consumatore Come promuovere i prodotti nei punti vendita e difendere il posizionamento. Come gestire il rapporto tra brand loyalty e store loyalty. La nascita del trade marketing Il trade marketing è l’insieme delle attività che, basate sul concetto di prodotto/cliente/canale puntano a conoscere, pianificare, organizzare e gestire il processo distributivo in modo da massimizzare la redditività degli investimenti di marketing ed ottenere un vantaggio competitivo nella competizione orizzontale. Applica al trade gli stessi principi applicati al consumatore, considerandolo un cliente vero e proprio. Si sviluppa soprattutto nei mercati di beni di largo consumo. Uno degli scopi del TM è trovare spazi di collaborazione passando da logiche di sell-in a logiche di sell-out. Sell in: il prodotto si considera venduto quando entra nel punto vendita politiche di sconto. Sell out: obiettivo è un corretto posizionamento dei prodotti nei canali favorendo il miglioramento dei servizi dati e ricevuti dal canale. Il processo di vendita è concluso quando il prodotto esce dal negozio. Gli obiettivi delle attività di trade marketing Le principali attività di Trade marketing a supporto delle decisioni operative hanno tre finalità principali: Valutare le tendenze di sviluppo del mercato della distribuzione. Verificare il posizionamento competitivo dell’azienda industriale nei rapporti con la clientela commerciale. Controllare il livello di redditività degli investimenti commerciali. La pianificazione delle attività di TM richiede la formulazione di un trade plan, basato su un sistema informativo sufficientemente articolato. Le leve del trade marketing Le aree di collaborazione coperte sono: Condizioni di vendita e gli incentivi Merchandising Comunicazione congiunta Integrazione logistica Category management. Il merchandising Obiettivo: accrescere la rotazione dei prodotti e la redditività del punto vendita attraverso l’adattamento permanente dell’assortimento ai bisogni e alle caratteristiche dei prodotti. L’importanza è legata a: Funzione comunicativa Rilevanza degli acquisti d’impulso. La comunicazione congiunta Si sono sviluppati più flussi di comunicazione: Della produzione al consumatore Della produzione al trade (forza vendita, pubblicità) Della distribuzione al consumatore Di produzione e distribuzione al consumatore. La comunicazione congiunta determina vantaggi: Per il distributore: sfrutta l’immagine di marca del produttore e riduce i costi Per il produttore: la comunicazione si estende fino al momento d’acquisto, la promozione può avvenire nei luoghi d’acquisto. Integrazione logistica Le principali aree di intervento per rendere più efficiente ed efficace la logistica sono: Maggiore integrazione informativa tra operatori Miglioramento organizzazione delle consegne Riduzione eterogeneità di confezioni e imballaggi Definizione di standard logistici Sviluppo e architettura dei flussi informativi Category management Raggruppamento dei prodotti in categorie omogenee in senso verticale, definite sulla base delle esigenze dei consumatori nei loro comportamenti di acquisto e consumo (prima colazione, pulizia della casa, … ). Significa operare a livello di retail focalizzando l’attenzione su un aggregato di referenze e marche – la categoria. Le relazioni nei canali di marketing Beni grocery trade marketing Beni non grocery varietà di forme collaborative Il franchising In un rapporto di franchising un’impresa (franchiser) concede ad un’altra (franchisee) il diritto di vendere i propri prodotti in un territorio: Secondo norme definite Con un marchio dato 4 formule: Produttore e dettagliante (Benetton, Geox, … ) Produttore e grossista (Coca cola) Grossista e dettagliante Società servizi e dettagliante (Avis, Hertz, … ) Condizioni per una collaborazione duratura È necessario: Condivisione strategica dei vantaggi della collaborazione Linguaggi comuni Trasparenza informatica Interazione comunicativa Condivisione decisioni, problem solving congiunto. Capitolo 10: LA COMUNICAZIONE DI MARKETING L’obiettivo è quello di stabilire relazioni durature con i clienti. Il processo comunicativo può essere visto come una sequenza di fasi: un emittente codifica un messaggio che viene inoltrato attraverso un canale al ricevente che lo deve decodificare, e può mandare al mittente un feedback. Uno degli aspetti più problematici è la decodifica del messaggio, processo con cui il ricevente da significato al messaggio. Anzitutto il codice deve essere conosciuto da entrambi gli attori, inoltre entra in gioco la consonanza cognitiva, si è più attenti alle informazioni che ci interessano direttamente, questo è un naturale criterio di selezione, a cui contribuiscono interessi, scopi e desideri, sono tutti criteri che rendono selettive sia l’esposizione che l’attenzione, creando un doppio filtro in entrata alla decodifica. Una volta attivata l’attenzione entrano in gioco l’interpretazione, l’accettazione e la memorizzazione che può avvenire a breve o a lungo termine. Una volta attivata l’attenzione, ed interpretato il ricevente può agire in diversi modi: il feedback comprende risposte comportamentali che raggiungono la fonte, rendendo circolare il processo. L’acquisto rientra in questa categoria, ma l’informazione che ne deriva può essere generica o specializzata, nel caso in cui venga accompagnata da informazioni specifiche che consentono di identificare l’acquirente. Problematicità del rumore:distorsione non pianificare dall’emittente e non dovuta a fattori soggettivi del ricevente che ha luogo per qualche causa durante il processo di comunicazione; determina una riduzione della qualità di ricezione del messaggio dal ricevente. Pubblici della comunicazioni di marketing: - strategia di impulso PUSH: forza di vendita e promozione verso intermediari commerciali spingono il prodotto nei canali.(es. l’impresa concentra sforzo promozionale sui grossisti che lo ripetono sui dettaglianti consumatori) - strategia di attrazione PULL: prevede ingenti investimenti nella pubblicità direttamente ai consumatori, per conseguire una diffusa conoscenza dei prodotti presso i consumatori, on il fine di stimolare l’acquisto. L’obiettivo è che siano i consumatori a richiedere il prodotto nel punto vendita. La comunicazione di marketing si estende a tutti i soggetti con i quali l’azienda ha delle relazioni: istituzioni consumerismo, comunità virtuali consumatori, esperti, leader d’opinione. Le intere impresse possono essere strutturate in logica di internal marketing: l’impresa viene vista, al suo interno come un insieme di mercati in cui fornitori e clienti si scambiano servizi, questo perché l’obiettivo è quello di creare e mantenere un orientamento al cliente finale. Questo approccio permette all’impresa di operare come contesto unitario, mantenendo le condizioni che permettano ai membri dell’impresa di interagire reciprocamente. LA PUBBLICITÀ Identifica qualsiasi forma a pagamento di presentazione e promo<ione impersonale dei prodotti di un’impresa o dell’impresa stessa. Nel primo caso si parla di pubblicità di prodotto, nel secondo di pubblicità istituzionale. La pubblicità deve saper interagire con la sfera emozionale al fine di essere efficace. Ingloba in sé sia componenti informative che componenti persuasorie. Effetti economici, lato domanda spostamento a destra della curva, a parità di prezzo aumentano le quantità domandate, quindi aumento dei profitti. L’effetto è quello di rendere la domanda più rigida nel caso di aumento di prezzo e più elastica nel caso di sua diminuzione. Tra gli effetti desiderati della pubblicità c’è anche la riduzione delle oscillazione stagionali della vendita dei prodotti. Effetti economici, lato offerta la pubblicità porta a ridurre la sostituibilità tra il prodotto di un’impresa e quelli della concorrenza, quindi è funzionale a far aumentare la differenziazione percepita. Può portare alla creazione di un mercato monopolistico o oligopolistico, creando consistenti barriere all’entrata. Il processo pubblicitario si articola in una serie di fasi: - esposizione alla pubblicità attraverso i mdcdm - elaborazione immediata del messaggio (poi accettazione e memorizzazione) - effetti duraturi successivi alla memorizzazione immediata - azione finale, il potenziale acquirente diventa cliente con l’acquisto del prodotto/marca. Se la campagna è stata poco efficace, il produttore può cercare di promuovere il prodotto ai rivenditori applicando sconti ecc. L’esposizione è ottimale se l’audience del mezzo prescelto coincide con il target group della campagna pubblicitaria. Per aumentare l’efficacia il messaggio deve essere ripetuto più volte; lo scopo è quello di amplificare gli effetti, ovvero di portare a conoscenza del prodotto un numero più alto di persone. Il consumatore risponde in tre modi: - risposte congitiveattenzione al messaggio e conoscenza del prodotto - risposte affettiveleva sulle emozioni risposte comportamentalivisita ai punti vendita x informazioni, prova, acquisto, riacquisto, adozione. Due modelli per ordinare le risposte: Modello AIDA Modello DAGMAR (defining advertising goals for measured advertising results) Attenzione Interesse Desiderio Consapevolezza Conoscenza Convinzione Azione Azione Il DAGMAR ha avuto il merito di cambiare il lavoro dei pubblicitari, portando l’attenzione sugli obiettivi specifici della comunicazione e sulla necessità di misurarli. D’altra parte non sempre i modelli sono applicabili, in quanto non tutti gli stadi sono presenti Griglia di Vaughn considera l’alto o basso coinvolgimento psicologico del consumatore e il livello di emozionalità o razionalità che esso implica. Si distinguono quattro quadranti: Alto coinvolgimento psicologico LEARN FEEL DO FEEL LEARN DO Razionalità Emozionalità DO LEARN FEEL DO FEEL LEARN Basso coinvolgimento psicologico Il processo di acquisto inizia sulla base della percezione di un bisogno, questo stato viene innescato da una serie di fattori interni ed esterni al consumatore. Fattori importanti sono il grado di problematicità dell’acquisto, il grado di novità dello stesso, il livello di coinvolgimento del consumatore. Quando queste variabili hanno valori elevati le attività di ricerca di informazioni diventano molto importanti per il consumatore. Egli è particolarmente attento a tutta la comunicazione che riguarda il prodotto che gli interessa. PUBBLICITÀ COME PROCESSO CREATIVO Le campagne vengono in genere svolte da agenzie pubblicitarie. La creatività è il fattore fondamentale, attività di generazione e selezione delle idee entro il quadro di direttive dell’azienda. Utilizzo della tecnica brain storming. A seguito del processo creativo può esserci il copy-writing, elaborazione di documento scritto che codifica i risultati del processo creativo o illustrazione (processo artistico), successivamente il layout o lo story-board (nel caso di uno spot televisivo) mettono insieme tutte le parti per arrivare alla versione del messaggio da inoltrare alla fase di produzione. La pubblicità è un continuo riprendere e abbandonare, creare degli stili. La pubblicità, per raggiungere i consumatori, sfruttano i mezzi di comunicazione, un determinato impiego di mdc può portare delle varianti che si differenziano per alcuni aspetti importanti. Bisogna tenere conto di - appropriatezza del mdc nei confronti dell’audience per valutare appropriatezza bisogna tenere conto del pubblico obiettivo. Concetto di Copertura numero di unità d pubblico che entrano in contatto almeno una volta con il - - - messaggio in un determinato periodo di tempo. Concetto da mettere in relazione con quello di audience, ovvero l’insieme delle persone soggette al messaggio. impatto comunicativo del mezzo si parla di efficacia dei mezzi in relazione agli obiettivi prefissati. L’impatto è defnito come la capacità di ottenere la risposta desiderata da parte del ricevente che una singola esposizione a un messaggio possiede quando il messaggio stesso è stato veicolato attraverso un certo mezzo. frequenza dei messaggi consentita misurata dall’esposizione ponderata Ep= copertura(%) x frequenza(esposizione in un periodo per unità di pubblico) x impatto Costi Molto elevati, creano barriere d’entrata nel settore flessibilità numero di varianti ammesse da uno specifico mezzo di comunicazione per soddisfare le esigenze comunicative d’impresa. COMMUNICATION MIX Promozione delle vendite insieme di iniziative volte a stimolare l’acquisto di prodotti attraverso un incentivo che assume forme diverse e specifiche Relazioni pubbliche forme di comunicazione non pubblicitaria le cui finalità sono quelle di creare un atteggiamento positivo nei confronti dell’impresa. Include la propaganda. Sponsorizzazioniassociazione del nome/marchio di un’impresa a eventi dotati di una autonoma capacità di venire comunicati al pubblico attraverso i media. Vendita personalepresentazione diretta dei prodotti di un’impresa ai potenziali acquirenti. Interazione comunicativa. Il prodotto comunica attraverso i suoi attributi visivi e attraverso la marca. Anche i luoghi in cui il prodotto è esposto comunicano: punti vendita, sito internet, stand, museo aziendale… le pubblicazioni aziendali svolgono un ruolo di supporto al resto della comunicazione Direct marketing: a causa della saturazione pubblicitaria dei principali mezzi di comunicazione di massa, negli anni 80 si è sviluppato il direct marketing, che utilizza come media elettivi la posta e il telefono. Diffusione delle carte fedeltà. Si cerca di realizzare qualcosa di simile alla vendita personale ma con costi molto ridotti, la comunicazione può essere orientata non solo ad un target group, ma anche a persone specifiche. Il direct marketing da sempre la possibilità al ricevente dell’informazione la possibilità di rispondere e la risposta è misurabile. Le valutazioni effettuate dai clienti portano a sviluppare una stima dell’efficacia comunicativa, immagazzinando una memoria dei clienti effettivi e potenziali. Vendite incrociate offrire ai clienti effettivi di un’impresa prodotti nuovi o già esistenti affini a quelli già acquistato, o anche completamente diversi. Questi data base rappresentano un importante strumento di knowledge marketing. Comunicazione integrata d’impresa passaggio da una cultura di comunicazione come strumento di supporto a decisioni commerciali a una cultura della comunicazione come parte integrante del processo di integrazione con l’ambiente. Marketing e frammentazione dei mercati La necessità di affrontare la varietà richiesta dalla domanda ha visto l’emergere di alcune tendenze: ampliamento del portafoglio prodotti Mass customization La modularità La modularità aumenta la varietà dei prodotti e consiste nella standardizzazione e l’utilizzo di economie di scala ma a livello di moduli non di prodotto finito. Il marketing internazionale Il tema centrale del marketing internazionale è la comprensione delle differenze tra mercati domestici e mercati esteri al fine di costruire il marketing mix nel modo più appropriato. Levitt sostiene che la globalizzazione dissolve i mercati-paese e fa venire meno il ruolo del marketing internazionale. La conseguenza è l’emergere di mercati globali per beni standardizzati. Le multinazionali sono destinate a perdere rispetto alle imprese con strategie globali. Il marketing in realtà ha un ruolo nello sviluppo di una strategia globale in più modi: Individuazione dei segmenti universali Sviluppando una domanda per prodotti universali a partire da differenze locali Individuando segmenti che possono essere serviti dal medesimo prodotto, differenziando le altre variabili di marketing mix. Individuando segmenti rispetto a cui mantenere il prodotto tangibile e differenziare altri attributi. Individuando segmenti a cui offrire prodotti con modifiche più profonde. Il problema centrale diventa comprendere il rapporto tra standardizzazione e adattamento. Ogni paese ha una propria dimensione culturale che influenza i bisogni e i consumi. L’assetto strategico internazionale secondo Porter La dispersione dell’attività è favorita quando: Mercati locali differenziati. Elevata incidenza dei costi logistici in caso di concentrazione. La concentrazione delle attività è favorita quando: Economie di scala Difficoltà a gestire il coordinamento di attività disperse. Orientamento strategico Porter individua 3 orientamenti di fondo: Etnocentrico: sfruttamento e diffusione delle conoscenze sviluppate nel paese di origine. Policentrico: obiettivo è il radicamento nei paesi di destinazione attraverso processi di adattamento. Geocentrico: mercato internazionale come contesto indistinto, con bisogni omogenei e concorrenza globale, in cui ottimizzare economie di scala, differenziali di costo, relazioni di mercato. Tre modelli di impresa mutlinazionale Impresa multidomestica: il mercato mondiale è rappresentato dalla somma dei mercati nazionali, che presentano rilevanti differenze a cui è necessario adattarsi. Le attività estere sono concepite come portafoglio di attività indipendenti; le risorse, le decisioni, le responsabilità sono decentralizzate. Il controllo avviene attraverso rapporti informali e finanziari. Impresa globale: esistono condizioni tecnologiche e di domanda che spingono a realizzare alti volumi di prodotti standardizzati. L’obiettivo è raggiungere l’efficienza globale. Le attività estere sono considerate appendici logistiche; le risorse, le responsabilità e le decisioni sono centralizzate. Viene esercitato un controllo stretto sulle attività esterne. Impresa internazionale: l’obiettivo strategico è trasferire conoscenza dalla casa madre alle sedi periferiche. Dal punto di vista organizzativo si costituisce una federazione coordinata. Le attività estere sono appendici intelligenti, vengono decentrate risorse e responsabilità e si mantiene un controllo centrale forte delle attività strategiche. Impresa transnazionale: è il modello strategico-organizzativo che risponde all’evoluzione del mercato e dei settori degli anni ’80. L’obiettivo è perseguire contemporaneamente efficienza globale, flessibilità multinazionale e buoni livelli di apprendimento in una logica di network. Le risorse vengono centralizzate o decentralizzate in funzione delle specificità locali e delle competenze detenute. Il coordinamento si basa sull’interdipendenza e sulla cooperazione. La varietà e varianza dei contesti nazionali non è solo un elemento da gestire, ma una opportunità da sfruttare. Impresa metanazionale: costruisce un approccio evoluto dell’impresa transnazionale. Non solo riconosce le specificità e le specializzazioni locali come potenziali competenze da sfruttare per il proprio vantaggio competitivo, ma investe sullo sviluppo dei contesti che presentano potenziali di differenziazione e di crescita per l’impresa e identifica modalità di mobilizzazione delle risorse in funzione degli obiettivi di innovazione.