Fichi si nasce A dispetto di Lupo Alberto, che afferma in uno dei tanti gadget su cui viene raffigurato “Belli si nasce, fichi si diventa”, voglio presentarvi qualcuno che può affermare, senza timore di essere smentito, "fichi si nasce!" Sto parlando ovviamente del Ficus carica ovvero, se non vogliamo utilizzare il nome botanico, del fico comune. A voler essere sinceri proprio "fico" il nostro amico non è: basso, grassottello e con un aspetto un po’ trasandato, ma nessuno può negare che sia dolce e di pasta buona. È stata infatti la sua dolcezza a far sì che dai luoghi d'origine si diffondesse praticamente in tutto il mondo. Non mi soffermerò certo sulla descrizione morfologica della pianta finalizzata al suo riconoscimento: sarebbe decisamente tempo sprecato, chi non conosce il fico?! Probabilmente è una delle poche essenze che anche un bambino riconosce semplicemente dall'osservazione della foglia: quella foglia nota fin dagli albori della Storia, utilizzata dai nostri biblici progenitori per celare le proprie nudità, anche se nessuno riesce a spiegarsi come facesse a rimanere appesa proprio “lì” senza cadere mai. Proveremo quindi a cercare alcune particolarità meno note di questa pianta amata da tutti i popoli che l'hanno conosciuta, e l'hanno elevata a simbolo di fecondità, abbondanza e sapere religioso. Innanzi tutto alzi la mano chi sa dirmi come mai questa essenza viene definita “carica”. Forse per la sua grintosa esuberanza? Per l’abbondanza dei frutti che pendono dai suoi rami? Niente di tutto questo, Ficus carica sta per ficus di Caria ovvero proveniente da una regione storica dell'Asia Minore denominata appunto Caria. E dall’Asia occidentale, culla delle prime civiltà, il nostro fico ne ha fatta di strada! Tant'è che in breve tempo la sua fama si è sparsa a macchia d’olio e si può dire, senza timore d’essere smentiti, che il nostro amico sia conosciuto “dal Paradiso (terrestre) all’Inferno”. Viene infatti utilizzato persino dal sommo poeta Dante, per rappresentare se stesso in una profetica similitudine pronunciata dal suo ex maestro Ser Brunetto Latini: “... ché tra li lazzi sorbi si disconvien fruttare al dolce fico...” (Inf., can.15.66) Ma da dove deriva tanto successo? Oltre che alla facilità di coltivazione di questa pianta, che si accontenta di un posto al sole ed è disposta ad accettare anche terreni pietrosi e poco fertili, l'amore per il fico è sicuramente legato alla dolcezza dei suoi frutti. Anzi, per essere corretti, alla dolcezza dei suoi siconi, i falsi frutti generati dall’ispessimento dell’asse dell’infiorescenza (non dall’ingrossamento dell’ovario) e che si possono formare anche senza fecondazione. I veri frutti del fico sono infatti degli acheni, ovvero quei granellini posti nella parte carnosa interna. Comunque, frutti o falsi frutti, spetta a loro il merito del successo del nostro fico: che, dopo la vite e il cedro, è la pianta più citata nella Bibbia (molti ricorderanno "Guardate il fico…" Luca 21,29); e fu talmente amata in Grecia da far emettere ad Atene una legge che ne vietava l'esportazione. Chi denunciava eventuali trasgressori era denominato sicofante, ovvero “scopritore di fico” termine che ha poi assunto il generico significato di spia, delatore. Per fornirvi poi qualche notizia di botanica sistematica, vi posso ricordare che si tratta di una angiosperma dicotiledone della famiglia delle Moraceae ordine Urticales e con una sessualità un po' confusa. Può essere infatti considerata dioica o monoica, in quanto si possono trovare piante solo maschili, piante solo femminili e piante che possiedono sia fiori maschili che fiori femminili all’interno dello stesso siconio. Come tutte le essenze del genere Ficus (ma non solo quelle) produce un lattice biancastro che fuoriesce abbondantemente se si spezza un ramo od una foglia. A proposito di questo lattice, su molti testi si trova l’indicazione che tale sostanza abbia il potere di cauterizzare le verruche. Da bambino avevo una piccola verruca nella mano sinistra che, alimentata giornalmente con il latte di fico, è cresciuta florida e felice fino al fatale incontro (quando aveva già raggiunto una dimensione ragguardevole) con l’ago elettrico di un dermatologo. Non vorrei comunque condizionarvi: se avete delle verruche provate pure ad eliminarle con il lattice del fico (consapevoli però della rapidità ed efficacia dell'azoto liquido). Per concludere, un accenno ai non meno noti cugini tropicali del nostro amico fico, utilizzati prevalentemente come piante da appartamento. Le loro svariate sembianze spaziano dall’imponenza del Ficus elastica all’umile atteggiamento prostrato del Ficus pumila, passando per il diffusissimo benjamina, ultimamente sulla cresta dell’onda per la sua capacità di assorbire le sostanze nocive che si sviluppano all’interno delle abitazioni. Non dello stesso genere, ma addirittura di un’altra famiglia botanica (Cactaceae), è invece il Fico d’India (Opuntia ficus-indica): se volete coprire le vostre nudità corporee con un costume adamitico, vi consiglio di non confondere le due specie ...