Il fico: da Adamo ed Eva ad oggi. Storia del frutto dell

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Il fico: da Adamo ed Eva ad oggi. Storia del frutto dell' eros
Autore : Giulia Bartalozzi
Platone li mangiava per rinvigorire l'intelligenza e Eva utilizzò un
fico per portare Adamo alla perdizione. A capodanno si offrivano
come augurio
La storia del fico (Ficus carica L.) è millenaria. Testimonianze della sua coltivazione si hanno
già nelle prime civiltà agricole di Mesopotamia, Palestina ed Egitto, da cui si diffuse
successivamente in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. E’ una pianta xerofila (amante del
caldo asciutto) appartenente alla famiglia delle Moraceae. L'epiteto specifico carica fa
riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria, regione dell'Asia Minore.
Nell’antica Grecia era considerato un frutto altamente erotico al quale sono legati molti miti.
Platone, soprannominato “mangiatore di fichi”, raccomandava agli amici di mangiarne in
quantità perché, a suo dire, rinvigoriva l’intelligenza. L’albero dell’Eden, proibito da Dio
all’uomo nel Vecchio Testamento, non sarebbe un melo, ma un fico: infatti Adamo ed Eva,
dopo averne mangiato il frutto, quando si accorgono di essere nudi, si coprono intrecciando
foglie di fico. I Romani ne erano particolarmente ghiotti. All’epoca, era abitudine mangiare i
fichi come antipasto, insaporiti con sale, aceto, garum (specie di salsa di pesce).
Secondo Publio Ovidio Nasone, i fichi con il miele venivano offerti nella notte di capodanno
come segno di augurio. I Romani pensavano che mangiare i fichi “aumentasse la forza dei
giovani, migliorasse la salute dei vecchi e che addirittura avesse l’effetto di ridurre le rughe!
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“Veneremque vocat, sed cuilibet obstat”(provoca lo stimolo venereo anche a chi vi si
oppone): la convinzione che il fico avesse delle proprietà erotiche venne ribadita anche
dalla Scuola Medica Salernitana e, secondo la medicina popolare, due giovani sterili
potevano ricorrere allo stratagemma di staccare due foglie di fico dall’albero, metterle sotto il
cuscino, convinti che questo metodo potesse influenzare benevolmente la procreazione.
Forse non tutti sanno che il fico nasconde un inganno: il suo vero frutto è, in realtà, contenuto
all'interno di quello che noi chiamiamo frutto e che solitamente mangiamo. Quello che
comunemente viene ritenuto il frutto del fico è in realtà una grossa infruttescenza (insieme di
frutti) carnosa, piriforme, ricca di zuccheri a maturità, detta siconio, di colore variabile dal verde
al rossiccio fino al bluastro-violaceo, cava, all'interno della quale sono i veri frutti, molto piccoli,
chiamati in botanica acheni.
Alcune varietà possono produrre due tipi di frutti, i primi si raccolgono a maggio giugno e sono
chiamati i "fioroni", sono generalmente di grossa pezzatura, mentre la seconda produzione, detti
"fichi veri", si raccolgono ad agosto-settembre e sono di pezzatura inferiore rispetto ai fioroni. Le
piante che producono frutti due volte l'anno sono chiamate "bifere", mentre quelle che
producono una sola volta l'anno sono chiamate "unifere".
I fichi sono ottimi da mangiare sia freschi, appena colti, che secchi. Tuttavia l’ essiccazione
è un po’ problematica. In clima non adatto, o in condizioni igieniche inadeguate, possono
svilupparsi sui frutti muffe da Aspergillus flavus, producenti aflatossine, note per essere uno dei
più potenti cancerogeni conosciuti, oltre che notevolmente tossiche!
Il lattice di foglie e rametti di fico sono stati usati in passato, fin dai tempi di Omero, per far
cagliare il latte nella produzione di formaggi artigianali.
I frutti del fico hanno anche buone proprietà salutari, così raccontate dal georgofilo Antonio
Targioni Tozzetti nel suo Corso di Botanica medico-farmaceutica (Firenze, 1847): “… seccati
che siano i fichi, oltre il servir di cibo, il popolo gli adopra per farne un decotto con giuggiole ed
altri frutti secchi, come medicamento espettorante nelle bronchiti, nelle tossi … Riescono
lassativi, ed entrano in certe composizioni purgative dei vecchi ricettarj. Usavansi in cataplasma
per applicarsi sulle ulceri e piaghe di vario genere, e ciò fin da antico tempo … il latte di fico
posto subito sulle punture dei ragni ne impedisce i cattivi effetti. … I rami e le foglie dei fichi, se si
incidono, gemono un sugo latteo caustico e di sapore piccante, il quale è impiegato a corrodere
le verruche e le escrescenze della pelle.”
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