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Da Corriere della Sera Magazine, n. 31 - 4 Agosto 2005
Attualità
L’ultimo Lorenzo
Il mio tormentone estivo ? Colpa di Petrarca
“Tanto tanto tanto” è il motivetto da spiaggia 2005. “Credevo
fosse una canzone dura, ora invece la cantano anche i bambini”
ammette Jovanotti. “E pensare che è nata per caso”.
Di Vittorio Zincone
“Perché mi piace… Tan-to tan-to tan-to tan-to tan-to...”. In un
periodo di estati tormentate da spezzoni di canzoni suonati
ossessivamente nelle immagini delle pubblicità telefoniche, il
tormentone dei tormentoni è l’unico pezzo che non è collegato a
uno spot. Tanto di Lorenzo “Jovanotti” Cherubini rimbalza e
rimbomba nel cervello anche se non ami il genere. “Non immaginavo
che sarebbe andata così”, dice lui. “Pensavo di aver scritto una
canzone di grande qualità, musicalmente dura. Ora mi accorgo che
la canticchiano anche i bambini”. Sarà che il testo non è così
complicato? “C’è una parte, quella con le domande a me stesso, che
è liberamente ispirata a una lettera di Petrarca. E poi c’è la
parola Tanto, che è una non-parola. Tanto, se ripetuto, più che un
vocabolo è un battito, un oggetto musicale. Il ritmo invece è nato
casualmente”. Casualmente ? “Sì. Ero nello studio di registrazione
coi miei musicisti. Stavamo giochicchiando con un marchingegno che
usavano alcune band 20 anni fa per i loro pezzi ed è spuntato
fuori un giro di basso pazzesco. Quello che accompagna la
ripetizione di Tanto”. Il tormentone. Per Jovanotti non è il primo
e non sarà l’ultimo. “Cerco di svincolarmi dal meccanismo, ma il
mio linguaggio è questo: la parola che diventa uno slogan. Non
necessariamente politico o emozionale. Ho iniziato con È qui la
festa, ho proseguito con Un due tre casino e Penso positivo. A
volte parto dal titolo/slogan e ci scrivo sopra la musica e il
testo. È successo con Ombelico del mondo”. Il primo tormentone che
ti è entrato in testa ? “Da-da-da, una canzone dei Trio, composta
con una tastierina della Casio all’inizio degli anni ’80. In quel
periodo molti gruppi scrivevano canzoni usando una sola parola o
una sola frase essenziale, ripetuta mille volte. Vi ricordate We
are robots? Mi sono formato allora, poi ho esplorato mille mondi
musicali, ma all’inizio della carriera teorizzavo che il titolo di
una canzone dovesse stare su una maglietta”. Roba da marketing.
“Alla fine io sono un pubblicitario. Smercio le mie idee e la mia
musica. E per questo, forse, non presterò mai una mia canzone per
pubblicizzare un altro prodotto”.
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