MARX
VITA E OPERE
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1835/36: facoltà di Giurisprudenza a Bonn, poi a Berlino; entra in contatto con i giovani
hegeliani; studia Hegel; passa alla facoltà di Filosofia e si laurea a Jena (1841)
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1843: si trasferisce a Parigi in seguito a problemi legati alla sua attività di giornalista
politico, osteggiata dal governo prussiano.
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A Parigi stringe un’amicizia indissolubile con Engels, che lo sosterrà nella sua vita
travagliata
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1843: termina la Critica della filosofia del diritto di Hegel
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1844: stende i Manoscritti economico- filosofici
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1844: viene espulso dalla Francia e si trasferisce a Bruxelles, dove scrive con Engels la
Sacra famiglia (contro Bauer) e Tesi su Feuerbach
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1845/46: scrive in collaborazione con Engels L’ideologia tedesca
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1847: pubblica Miseria della Filosofia (contro Proudhon)
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1848: viene pubblicato il Manifesto del partito comunista
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1864: viene fondata l’Associazione Internazionale dei lavoratori in cui Marx è figura
dominante (la Prima Internazionale si scioglierà nel 1876)
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1867: viene pubblicato il primo libro del Capitale
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1885-1894: escono postumi il secondo e il terzo volume del Capitale, grazie al lavoro di
decifrazione dei manoscritti di Engels.
CARATTERISTICHE DEL MARXISMO
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Il marxismo indaga il fatto sociale nella molteplicità delle sue manifestazioni
Si presenta come ANALISI GLOBALE DELLA SOCIETA’ E DELLA STORIA, che mette
insieme il punto di vista di diverse discipline, dalla filosofia all’economia, dalla storia alla
sociologia.
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«I filosofi si sono limitati ad interpretare il mondo in modi diversi; si tratta ora di
trasformarlo» (Tesi su Feuerbach)
Marx si oppone al vecchio materialismo contemplante di Feuerbach e propone un nuovo
materialismo in cui l’uomo perviene alla soluzione dei suoi problemi non semplicemente
mediante la contemplazione della realtà, ma attraverso la PRASSI RIVOLUZIONARIA
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L’INTERPRETAZIONE DELL’UOMO E DEL SUO MONDO DIVENTANO
IMMEDIATAMENTE IMPEGNO DI TRASFORMAZIONE RIVOLUZIONARIA
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IDEALE DELL’UNIONE TEORIA/PRASSI
CRITICA DELLA FILOSOFIA HEGELIANA DEL DIRITTO (1843)
HEGEL
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MARX
Interpreta il mondo in modo
rovesciato: trasforma le realtà
empiriche (istituzioni come la famiglia e
lo Stato) in manifestazioni necessarie
dello Spirito
• Legittima l’ordine esistente
• Cade nel MISTICISMO LOGICO:
capovolge il rapporto fra soggetto e
predicato , facendo del concreto una
manifestazione dell’astratto
• Ha il merito di aver concepito la realtà
come totalità storico-processuale,
costituita da elementi concatenati fra
loro e mossa dalle opposizioni
• Lo Stato persegue il bene comune, è la
massima manifestazione dello Spirito.
•
Occorre ri -capovolgere ciò che Hegel
ha rovesciato, affermando che l’astratto
(il pensiero) è una delle manifestazioni
del concreto (l’uomo in carne ed ossa): il
pensiero è una delle componenti
dell’uomo quindi non può essere
assolutizzato; non esiste nessun Assoluto
ma solo l’uomo; le istituzioni sono
create dall’uomo
•
Hegel, però, ha cercato una sintesi, una
mediazione fra gli opposti che non è
possibile perché nella realtà tra gli
opposti c’è solo lotta ed esclusione
• Lo Stato diviene strumento degli
interessi particolari delle classi più
forti
In sintesi il confronto con Hegel riguarda il rapporto astratto-concreto:
astratto= pensiero, spirito assoluto
concreto= manifestazioni della realtà, compreso l’uomo in carne ed ossa, le istituzioni, le
conseguenze dell’agire umano
Per Hegel il concreto è una manifestazione dell’astratto (il concreto deriva dall’astratto), mentre per
Marx questa è una visione rovesciata del mondo, perché l’astratto non è che una delle tante
manifestazioni del concreto: esistono prima gli uomini che agiscono, e presupposto delle azioni è il
pensiero. Per Hegel ciò che accade nella storia è ciò che deve accadere per l’azione di una Ragione
che sottende al corso della storia del mondo, mentre per Marx ciò che accade non è necessariamente
ciò che deve accadere così come lo Stato non è l’unica forma di governo possibile.
Hegel dà molta importanza alla storia e dice che la realtà non è statica, il ché viene riconosciuto da
Marx come valido: l’evoluzione della storia avviene secondo una logica. Il processo è innescato
dalle contraddizioni, dai conflitti e dalle opposizioni, che innescano la dialettica, perché fanno
avvertire la mancanza di qualcosa. Il movimento è innescato dalla lotta. La dialettica di Marx ha
delle differenze: Hegel ha sbagliato poiché ha cercato sempre una sintesi e una mediazione fra gli
opposti; le opposizioni vengono cioè superate e risolte in una sintesi in cui il negativo si risolve nel
positivo e gli opposti si conciliano. Per Marx gli opposti non si conciliano, ma si ha la
predominanza di uno solo di loro: fra gli opposti si ha solo lotta ed esclusione. Non è possibile ad
esempio trovare una mediazione fra le classi sociali in lotta, in quanto deve prevalere solo una di
loro, o la classe borghese o quella operaia: l’unica strada è la rivoluzione.
Lo Stato è per Hegel un’istituzione in cui l’Assoluto raggiunge la sua massima realizzazione, quindi
realizza se stesso ma realizza il bene comune ed è più importante dei singoli cittadini; secondo
Marx invece lo stato non fa altro che difendere in modo velato gli interessi di una sola classe, di
quella dominante, un’istituzione di parte (al suo tempo difendeva la classe borghese). Lo Stato vuol
solo far passare l’idea che difenda gli interessi di tutti.
CRITICA DELLO STATO LIBERALE: Marx critica anche il pensiero liberale, affermato anche
da Locke (l’Inghilterra vive per prima l’esperienza della rivoluzione industriale che favorisce tale
pensiero) i cui cardini sono la difesa del diritto alla libertà e della proprietà privata. Locke, infatti,
mette fra i diritti inviolabili dell’uomo tale diritto che secondo Marx va abolito. Marx critica uno dei
principi difesi dalla rivoluzione francese, che difende il diritto all’uguaglianza dei cittadini: la
società moderna si basa da una parte sul diritto alla libertà e alla proprietà privata, ma dall’altra
parte difende il diritto all’uguaglianza, due diritti che entrano in conflitto. La ridistribuzione della
ricchezza non è possibile: lo Stato liberale deve intervenire il meno possibile specie nelle questioni
economiche (per Marx lo Stato non può intervenire per ridistribuire le ricchezze proprio perché
difende gli interessi di pochi); l’uguaglianza è solo formale perché non è garantita di fatto, in quanto
gli uomini sono diversi per le differenti opportunità. Vi è quindi una discrepanza fra l’uguaglianza
formale e quella effettiva. Chi parte da una situazione di svantaggio non riesce a raggiungere i
livelli di chi parte avvantaggiato. Nell’ottica liberale questa situazione è giustificata in quanto crede
che se uno ha di più è perché è più bravo. La società è atomistica in quanto ogni individuo vive
guardando i propri interessi, vive concentrato su di sé. Marx ha in mente una società in cui vi sia
una perfetta compenetrazione fra individuo e comunità. In alternativa alla società moderna ha
quindi in mente una democrazia sostanziale in cui vi sia una società solidale, priva di
disuguaglianze, attraverso l’abolizione della proprietà privata, fonte di ogni disuguaglianza.
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La proclamazione dell’uguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge (una delle
conquiste della Rivoluzione francese) presuppone e ratifica la loro disuguaglianza
sostanziale.
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Lo Stato liberale si basa sul diritto della libertà e della proprietà privata
è la proiezione politica di una società a-sociale.
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La civiltà moderna è la società dell’egoismo e dell’individualismo (separazione
individuo/tessuto comunitario).
Marx rifiuta il principio della rappresentanza (presuppone la scissione individuo-Stato).