CULTURA COOPERATIVA | libri CULT Caro Marx ti scrivo di Michele Dorigatti Profetico, perché scritto prima del crollo della Lehman Brothers. Scomodo, perché tenta un “recupero” a 150 anni di distanza di alcuni passaggi del pensiero di Marx. Curioso, perché scritto da un religioso tedesco che porta lo stesso cognome del celebre autore del Capitale. “Egregio Karl Marx, caro omonimo”, inizia così “Il capitale. Una critica cristiana alle ragioni di mercato”, firmato da Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco ed autorevole studioso della dottrina sociale della chiesa. Il porporato bavarese si interroga se sia “giunta l’ora di chiederle scusa? Il sogno del benessere per tutti in un ordine retto dall’economia di mercato è tramontato definitivamente? Il capitalismo è un episodio della storia, che sta durando più di quanto lei abbia supposto nel XIX secolo, ma che è comunque destinato a finire perché il sistema verrà distrutto dalle sue intrinseche contraddizioni?” e poco dopo si risponde: “Sarò sincero: spero di no. Non vedo come, all’infuori dell’economia di mercato, si potrebbero fornire i beni e i servizi necessari al gran numero delle persone che vivono sulla terra”. E’ vero che questo nostro sistema economico ha vinto la battaglia dell’efficienza produttiva: ma potremmo dire che, oltre che efficiente, esso sia caratterizzato anche dalla giustizia sociale? Resta, pesante come un macigno, il tema delle disuguaglianze sociali sempre più marcate, non più fra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale, ma fra chi è incluso nel sistema e i tanti, tantissimi che sono esclusi o ai margini. “Il grado di povertà, soprattutto infantile, esistente in Germania è scandaloso”, tuona Marx, facendo vacillare una delle poche certezze del lettore italiano, legate alla forza della locomotiva tedesca nel rincorrere la crescita. Il vescovo Marx sradica un altro “mito” della vulgata liberale, secondo cui il singolo, lasciato libero di perseguire il proprio interesse, di massimizzare il proprio profitto, finirebbe, per una sorta di automatismo magico, per fare il bene della comunità. Ma la libertà economica, come ogni altra forma di libertà, deve avere dei limiti: in economia essi sono la dignità della persona e il bene comune, guarda da caso du duee ba balu luar lu ardi ar di ddel el ppen ensi en sier si ero soci er baluardi pensiero sociale cristiano. Per contrastare la mano invisibile del mercato, occorre restituire funzionalità al braccio visibile dello Stato. Senza i soldi dei contribuenti, e dunque senza un massiccio intervento dello Stato in economia, la crisi finanziaria, originatasi nel mercato della finanza e della speculazione, avrebbe prodotto conseguenze ben più disastrose di quelle fin qui acclarate. Se vogliamo “domare” il capitalismo (visto come un animale impazzito) e salvare l’economia di mercato, in assenza di altre alternative praticabili, non resta che rilanciare il riformismo sociale, introducendo norme, leggi, regolamenti che mettano il guinzaglio agli animal spirits e alla sete di avidità propria dell’attività imprenditoriale. Marx annota a questo riguardo: “Non conosco nessun esempio storico di libera economia di mercato che abbia portato benefici ai poveri senza un intervento regolatore, almeno parziale, dello Stato”. Saremmo dunque ingenui se pensassimo ancora che “a decidere della produzione e della distribuzione di beni e servizi” possa essere esclusivamente il mercato per il tramite della concorrenza… Un ulteriore assioma da confutare è quello secondo cui l’attività dell’uomo sia una merce come qualsiasi altra. Il vescovo tedesco ritiene che proprio in questa distinzione stia “il punto che meglio di altri illustra l’inconciliabilità di un simile neoliberismo con la dottrina sociale cattolica”. Il mercato del lavoro non è dunque equiparabile agli altri mercati: l’uomo è il fine dell’economia, e non un mezzo qualunque. “Per il cristiano l’essere umano non è tale solo quando rappresenta un fattore del prodotto interno lordo o quando è utile economicamente”, sottolinea Marx. E guai a tacciare questo ragionamento come “romanticismo cristiano”, è parola di vescovo. 45 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 0 3 - M A R Z O 2 0 1 1