'Solo con Marx la dialettica di Hegel diventa veramente una "algebra della rivoluzione"' ""Gli economisti ci spiegano come si svolga la produzione in determinate condizioni, ma ciò che essi non ci spiegano è come vengano prodotte queste stesse condizioni, cioè il processo storico a cui esse danno vita" (Marx, Miseria della filosofia). Ciò che distingue in modo decisivo il marxismo dalla scienza borghese nell'interpretazione della storia non è il predominio della ragione economica, ma il punto di vista della totalità. Il predominio universale e determinante del tutto sulla parte è l'essenza del metodo che Marx accettò da Hegel e pose, in modo originale, a base di una scienza interamente nuova. La separazione capitalistica del produttore dall'intero processo di produzione, lo sminuzzamento del processo di lavoro in tante parti che non tengono conto delle speciali qualità del lavoratore, la atomizzazione della società in tanti individui che producono in modo incoerente e senza un piano, ecc., doveva profondamente influire anche sul pensiero, sulla scienza e sulla filosofia del capitalismo. E l'essenza rivoluzionaria della scienza proletaria non consiste soltanto nel fatto che essa contrappone alla scienza borghese delle proposizioni rivoluzionarie, ma principalmente nella natura rivoluzionaria del metodo stesso. Il predominio della categoria della totalità è la forza motrice che porta il principio rivoluzionario in campo scientifico. Questo principio rivoluzionario della dialettica hegeliana - prescindendo da tutto il contenuto conservatore di Hegel - venne molte volte riconosciuto prima di Marx, senza che da tale riconoscimento abbia potuto svilupparsi una scienza rivoluzionaria. Solo con Marx la dialettica di Hegel diviene veramente - come dice Herzen - una "Algebra della rivoluzione". Ciò non è avvenuto però con un semplice rovesciamento materialistico. Anzi il principio rivoluzionario della dialettica hegeliana può apparire in tale rovesciamento solo perché viene mantenuta l'essenza del metodo, il punto di vista della totalità, la considerazione di tutte le manifestazioni particolari come elementi del tutto, il processo dialettico concepito come unità di pensiero e di storia. Il metodo dialettico marxista parte dalla concezione della società come totalità. Mentre la scienza borghese, a quelle astrazioni - necessarie ed utili solo dal punto di vista scientifico e metodologico - che derivano da una parte, dal reale isolamento dell'oggetto nelle ricerche e dall'altra, dalla divisione scientifica del lavoro e dalla sua specializzazione, attribuisce una "realtà" ingenuamente realistica o da un punto di vista "critico" una propria autonomia, il marxismo elimina tali differenziazioni perché le innalza o le abbassa a momenti dialettici. L'isolamento astratto degli elementi, sia di un intero campo di ricerche, sia di singoli complessi di problemi o di idee entro un campo di ricerche, è indubbiamente inevitabile. L'importante però è di vedere se questo isolamento è solo un mezzo per la conoscenza del tutto, cioè se è connesso alla reale totalità che esso presuppone e richiede, o se la conoscenza astratta di un campo particolare isolato conserva la propria autonomia, rimane fine a sé stessa. Per il marxismo, in ultima analisi, non esiste una scienza giuridica, una economia politica, una storia ecc...indipendente, ma una scienza dialettico-storica, singola ed unitaria dello sviluppo della società come totalità" [G. Lukacs, Rosa Luxemburg come marxista, (in) 'Rassegna comunista, teoria - critica documentazione del movimento comunista internazionale', edita dal Partito comunista d'Italia, Milano, N° 14 30 Novembre, p. 681-690] 1/1