Introduzione Oriana Casciani

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Introduzione
17 Febbaio 2015
Per motivi di salute, non sono potuta essere presente al convegno sulla
Medicina di genere del Coordinamento donne nazionale svoltosi a
Roma il 12 e 13 Febbraio , che ha anticipato questa nostra giornata
voluta dal coordinamento regionale delle donne SPI/CGIL e dalla
stessa Segreteria Regionale dello SPI.
Comunque è già da tempo che in Europa, ed anche nel nostro paese,
si parla di questo tema che interessa la diversità di diagnosi e cura tra i
sessi, è un dato di fatto che uomini e donne, in quanto organismi
diversi, hanno anche una differente sensibilità nei confronti di certe
malattie e reagiscono in maniera dissimile alle terapie.
Maschi e femmine non si ammalano nello stesso modo e quindi non
vanno curati con lo stesso procedimento.
Fino ad oggi nessuno ne ha tenuto conto: quali sono le conseguenze
di questa discriminazione?
Errori nelle fasi di prevenzione , diagnosi e cura, più sofferenza nella
vecchiaia.
Le donne hanno una aspettativa di vita più lunga degli uomini, ma gli
anni che a volte sono guadagnati , spesso sono lunghi periodi di non
autosufficienza.
Spesso sono malattie non curate come si dovrebbe , per esempio non
si tiene conto del fatto che i medicinali hanno effetti collaterali molto
più pesanti nelle donne che negli uomini.
Per la mia relazione mi sono avvalsa di un’intervista a Giovannella
Baggio, primario di Medicina generale e titolare della prima cattedra
di Medicina di genere dell’università di Padova.
Nella esposizione del Primario ciò che mi ha colpito maggiormente
riguarda le malattie cardiovascolari: oggi l’infarto è la prima causa
di mortalità nelle donne, ma spesso non viene riconosciuta.
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Nell’uomo i danni di un attacco cardiaco sono concentrati nei grossi
vasi dell’albero coronarico, mentre nella donna vengono coinvolti i
piccoli vasi.
Questo comporta nei due sessi sintomi diversi.
Mentre nell’uomo l’infarto si presenta con la tipica stretta al petto , la
donna viceversa avverte in genere sintomi atipici di dolore al dorso o
alla schiena, mal di pancia, mal di stomaco, sudori freddi, vertigini.
Ragion per cui ha meno probabilità ,rispetto ad un uomo che i medici
lo riconoscano subito,anche perché il microcircolo non si può vedere
con la coronografia .
La conseguenza di tutto ciò è che molto spesso al pronto soccorso, alla
donna che si presenta con questi sintomi, non viene assegnato il
codice rosso e finisce nei reparti ospedalieri sbagliati, rischiando non
solo di non avere le cure adeguate ma la stessa vita.
Le malattie cardiovascolari sono solo alcune delle patologie che un
tempo si pensava colpissero maggiormente gli uomini e che oggi, si
sa con certezza, uccidono molto di più le donne.
L’elenco è lungo sostiene la dottoressa Baggio, comprende tutte le
malattie autoimmuni, per esempio l’artrite reumatoide, questo
dimostra che ci sono differenze nel sistema immunitario maschile e
femminile, la depressione, l’emicrania, l’intestino irritabile e il
diabete.
Compito della Medicina di genere è cercare di capire quanto la diversa
incidenza dipenda da fattori intrinseci alla biologia di genere.
Grazie a questa intervista, io che non sono medico e già ero a
conoscenza di alcune problematiche, oggi sono ancora più convinta
di quanto è importante la preparazione e lo studio della medicina di
genere, specialmente per i medici di medicina generale che operano
nei pronto soccorsi e per i medici di base.
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Ho appurato, contattando alcuni medici , che di medicina di genere
conoscono poco o nulla, quando parli di questo argomento il più delle
volte ti indirizzano subito dal ginecologo come se la medicina per la
donna riguardasse solo la sfera riproduttiva.
Era come parlare due lingue diverse.
Io profana mi sono trovata a dare alcune volte spiegazioni su cosa
fosse la Medicina di genere.
Molto importante per i medici sono anche i corsi di aggiornamento e
approfondimento sul tema, sulle nuove esperienze e sui risultati delle
ricerche che sono in campo.
Come coordinamento donne regionale dello SPI/CGIL ci domandiamo
a che punto siamo nel nostro paese?
Nel Marzo 2012 la Camera dei Deputati ha approvato una mozione
sulla Medicina di genere che impegnava il Governo ad intervenire per
favorire la formazione e la ricerca.
La mozione prevedeva anche la sperimentazione dei farmaci che fino
ad oggi, come indicato nei protocolli, sono testati in maggioranza
sul sesso maschile.
Nel 2013 sono inoltre state depositate in Parlamento due proposte di
legge per inserire la Medicina di genere nel Piano sanitario nazionale.
Nel frattempo in attesa dell’approvazione di una legge quadro
nazionale alcune regioni, tra cui l’Umbria, hanno introdotto le
differenze di genere nei rispettivi Piani sanitari regionali.
Il piano socio sanitario 2012/2014 della Regione Umbria, al capitolo
1.2.10, prevede lo sviluppo della Medicina di genere e recita
testualmente.
Lo sviluppo della ricerca bio medica ha posto ormai da tempo in
evidenza l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, sulla
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fisiopatologia, sulla clinica e sulla efficacia degli interventi
diagnostico-terapeutici.
Uomini e donne infatti differiscono tra loro per fattori legati alla
biologia ( peso, percentuale di grasso corporeo, enzimi epatici ,
ormoni sessuali etc.) e per fattori socio culturali ( educazione,stili
di vita etc.) a causa di tali differenze il decorso delle patologie e le
risposte farmaceutiche variano sensibilmente tra i due sessi.
E’ accertato ad esempio che le persone rispondono diversamente,
in relazione al loro sesso, ad alcuni tipi di farmaci ( i lipofili, i
calcio-antagonisti ecc..) e che diversa è la propensione ad
assumere medicinali e diverse sono le patologie che più
frequentemente colpiscono uomini e donne .
Di tali differenze occorre tener conto al fine di garantire in
maniera paritaria il diritto alla salute di tutti i cittadini
indipendentemente dal genere.
Il presente piano fa propria questa impostazione e sviluppa, in
particolare, la sua programmazione promuovendo iniziative volte:
* Ad assicurare le pari opportunità ed a rimuovere le
discriminazioni all’accesso alle cure, definendo procedure per
l’inclusione del criterio della differenza di genere nella raccolta di
elaborazioni dei flussi informativi centralizzati e periferici.
* A individuare i settori della ricerca da privilegiare sulle
tematiche dei fattori di rischio collegati ad alcune patologie tra la
popolazione femminile e l’invecchiamento.
* Ad assicurare momenti di verifica per valutare l’impatto di
genere sulle scelte programmatiche contenute nel presente piano.
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Noi donne, del coordinamento regionale SPI/CGIL, attendiamo dalla
nostra regione, che faccia in modo che la diversità della diagnosi e
della cura nella medicina di genere sia sempre di più al centro del
piano sanitario regionale così come lo è la prevenzione, e che non
rimangano ottime intenzioni, perché molto spesso curare in maniera
adeguata e mirata porta dei benefici alla persona ma anche di natura
economica.
Quello che oggi può apparire un costo economico, è indubbio che
nel futuro si potrebbe trasformare in un concreto risparmio.
Infine vorremmo la certezza come donne, che se ci presentiamo al
pronto soccorso con dei sintomi, uguali a quelli descritti dalla
dottoressa Baggio, siano presenti medici preparati e competenti in
grado di riconoscerli.
Vorremmo che nella nostra università la facoltà di medicina avesse,
se già è presente meglio ancora, un dipartimento che si occupasse di
Medicina di genere.
Chiediamo inoltre che il prossimo piano socio sanitario regionale
ricomprenda, non come appendice, il capitolo dedicato alla Medicina
di genere, per tutte le ragioni fin qui elencate e che non venga
depennato per mancanza di risorse.
Il coordinamento donne dello SPI/CGIL regionale dell’Umbria
cercherà di essere il più possibile, unitamente a quello nazionale,
protagonista affinché quanto da noi sostenuto trovi prima possibile
una reale attuazione nei piani sanitari nazionali e regionali. Noi siamo
le prime in Umbria ad affrontare questo tema, speriamo di non essere
le ultime .
Oriana Casciani
Coordinatrice Regionale donne SPI/CGIL
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