Monte Agolo fra appostamenti di caccia e il sentiero

Monte Agolo fra appostamenti di caccia e il sentiero degli uccellatori
6 Aprile 2014
Località di partenza: parcheggio cimitero di Zone – m.750
Punto più alto: Monte Agolo m. 1377
Dislivello: m. 650 circa in salita – m.770 in discesa
Difficoltà: E 2
Durata: h. 2,30 salita - discesa h. 3,30 – totale con sosta pranzo h. 7.00
Interesse: geologico - naturalistico – panoramico – cultura del luogo
Accompagnatori: Roberto Nalli (335 412083) – Alberto Maggini (338 8668938)
Partenza: piazzale Iveco ore 7.30 con mezzi propri - pranzo al sacco (non ci sono rifugi)
abbigliamento da media montagna (scarponi – zaino – pile – giacca vento – mantella per la
pioggia - bastoncini – acqua e viveri)
Carta Ingenia 2013 Ingenia Editori - 06 Bassa Valle Camonica - Alta Lago d'Iseo scala 1:25000
--------------------------Inquadramento: Il monte Agolo è il penultimo promontorio della dorsale ovest del monte
Guglielmo, la cui sommità è caratterizzata da un corona di faggi secolari visibili sin dalle torbiere
del lago d’Iseo e le colline moreniche della Franciacorta.
Itinerario stradale e notizie culturali: Da piazzale Iveco ci immettiamo sulla tangenziale sud e poi
sulla statale 510 per il lago d’Iseo, dopo aver attraversato varie gallerie, incontreremo ad un certo
punto le indicazioni dell’uscita per ZONE al termine di una lunga galleria. Usciti attraversiamo
un’altra breve galleria e ci immettiamo a destra sulla strada provinciale che ci porterà al luogo di
partenza della nostra escursione.
La strada risale con vari tornanti, dopo qualche chilometro ad un certo punto sulla destra
scorgiamo “le piramidi d’erosione” fenomeno geologico, frutto dell’ultima glaciazione terrestre.
Dopo breve arriviamo alla frazione “Cislano” dove sulla sinistra è posta la chiesa quattrocentesca
di S. Giorgio, con affreschi esterni dipinti da “Giovanni da Marone” discepolo di Gentile da
Fabbriano e vari altri posti all’interno.
Al primo bivio a sinistra lungo la strada segnalata che porta alla “croce di Marone” lasceremo un
auto che ci servirà alla fine della nostra escursione, per riportare gli autisti delle altre auto al nostro
punto di partenza.
Proseguiamo e arriviamo al paese principale di “Zone” lo risaliamo lasciando sulla destra la piazza
della chiesa parrocchiale con il caratteristico ottocentesco battistero ottagonale con le sue facciate
affrescate. Vi segnalo all’interno della chiesa parrocchiale la presenza di bellissimi altari della fine
del 1600 in legno intagliato ed una deposizione con statue in legno a grandezza naturale, opera
sempre del celebre scultore Fantoni di Rovetta(BG). Pregevole la pala dell’altare maggiore del
pittore seicentesco Francesco Paglia e la madonna con bambino dello scultore cinquecentesco
Pietro Ramus, lo stesso che ha eseguito le statue della via crucis di Cerveno in valle Camonica.
Siamo in cima al paese, un’ultima curva a sinistra su via Valurbes e dopo qualche centinaio di
metri sulla sinistra parcheggiamo le nostre auto nell’ampio parcheggio prospiciente il cimitero del
paese (km. 46 da Brescia).
Itinerario escursionistico: calzati gli scarponi e zaino in spalla ci incamminiamo verso nord per
un breve tratto sulla strada asfaltata, dove dopo circa 150 m. finisce, si restringe e diventa una
bella mulattiera con fondo in acciottolato, siamo sulla importante via consolare tra la pianura e la
valle Camonica, eseguita dai romani e chiamata “Valeriana” che da Marone passando da Zone
portava a Pisogne senza navigare sul lago d’Iseo.
Saliamo sino a quota 830 m. dove sulla destra abbiamo su una parete di pietra levigata un
importante ritrovamento palenteologico: delle orme di grandi rettili arcosauri, animali lunghi da 2 a
6 metri, antenati dei dinosauri e degli odierni coccodrilli, risalenti a al triassico superiore (220
milioni di anni fa). Il sito è importante perché sono le prime orme di arcosauri trovate in Lombardia.
Poco dopo arriviamo alla chiesetta del “Disgiolo” edificata nel settecento per un evento miracoloso
avvenuto sulla via, dove potremo fare scorta di acqua.
Proseguiamo e arriviamo a quota m. 902 al passo della “Croce di Zone” (h. 0.30 dalla partenza) i
cartelli indicatori ci indicano varie direzioni, noi andiamo sulla mulattiera sterrata di destra che con
vari tornanti ci porta dopo circa un’ora a quota m. 1120 circa, al cancello di sbarramento della
zona di pascolo della malga Aguina, in basso sulla destra abbiamo una caratteristica pozza
d’acqua per abbeverare il bestiame, contornata da grandi faggi.
Al cancello proseguiamo sulla strada sterrata sino ad arrivare alla malga “Aguina” e al suo
alpeggio, dal pascolo si gode una bella vista panoramica verso nord della bassa valle Camonica e
delle montagne laterali.
Dopo brevissima sosta proseguiamo verso est prendendo la strada sterrata che ci porterà al punto
più alto della nostra escursione alla sommità del monte Agolo m.1.373 facilmente riconoscibile per
la presenza di tredici faggi secolari denominata per l’appunto “le tredici piante”, disposti
circolarmente intorno ad un roccolo di caccia (h. 2.30 dalla partenza).
Il luogo molto suggestivo e panoramico ci permette di avere una visione completa verso sud-ovest
del lago d’Iseo con al centro Montisola e più lontano le torbiere e le colline della Franciacorta,
verso nord la catena Adamellina e più vicino Monte Campione, verso ovest la bassa Valle
Camonica con il lago d’Endine, le Orobie con la Presolana, il pizzo Camino, la Concarena e ad est
la dorsale del Guglielmo. Nel suddetto luogo sostiamo per consumare il pranzo.
Dopo esserci rifocillati, ripartiamo andando verso sud alla sottostante vicina malga “Agolo”
d’alpeggio estivo, la supereremo passando sul lato a valle, dove incontriamo un marcato e segnato
sentiero n. 230 denominato “degli uccellatori” proveniente dal colle di San Zeno, che rimanendo a
mezza costa con andamento sinuoso, ma quasi pianeggiante, ci porterà in località “Présel” a quota
m.1308 dove potremo alla cascina dissetarci e fare scorta di acqua (h. 1,00 dalla ripartenza).
Dopo breve sosta, proseguiamo sulla marcata mulattiera discendente verso valle sino ad
incontrare la strada forestale che risale a sinistra verso il monte Guglielmo, noi invece scendiamo a
destra, sino ad incontrare un bivio, segnalato con paletto che ci indica per il “sentiero degli
uccellatori “ n. 230 di proseguire sulla mulattiera di sinistra che con breve salita ci porta ad un
valico posto a quota m. 1250 con vicino delle cascine chiamate “Culme”. Il luogo è molto
panoramico con ampia vista a nord sulla dorsale appena percorsa e a sud verso il lago d’Iseo.
Ripartiamo sulla marcata mulattiera verso sinistra, passiamo davanti ad un’altra cascina, dove la
mulattiera si fa sentiero, però sempre ben marcato che bruscamente incomincia a scendere
facendoci inoltrare in un secolare e suggestivo bosco di abeti, tanto alti e fitti che i raggi del sole
faticano ad arrivare sul terreno. Il bosco è denominato “paghera di Très” ed è il regno degli
scoiattoli, anche se difficilmente li vedremo, il luogo è affascinante e magico, si ha la sensazione
che qualche “elfo” o animale ci spii da dietro un abete, il silenzio è rotto solo dai nostri passi
ovattati dagli aghi di pino caduti sul sentiero. Ad un certo punto della nostra discesa troveremo un
trivio segnato su un grande sasso, noi prendiamo il sentiero n. 232 che scende a destra ed
andremo a sfociare al limite di un prato con cascina e piccola chiesetta votiva chiamata “Piane”
siamo a quota m. 1000 (h. 2,30 dalla ripartenza).
Il sentiero termina e si trasforma in mulattiera parzialmente cementata che sfocia su una mulattiera
in acciottolato che risale verso altre cascine poste più in alto, noi invece la percorriamo
discendendo, talvolta con forte pendenza, siamo nella strettissima e suggestiva valle “Ombrino”
formatasi nelle ere glaciali che ha diviso profondamente la montagna in due parti denominata
topograficamente “Corni stretti”, la valle è poco frequentata ma suggestiva quando si passa
soprattutto alla base di questi corni di pietra dolomia.
Proseguiamo sulla mulattiera sino al suo termine dove sfocia in un piccolo agglomerato di case
denominato “Rucca” con una fontana in cemento dove potremo dissetarci, siamo quasi al termine
della nostra escursione. Prendiamo la strada sterrata di sinistra che quasi in piano attraversa la
valle alluvionale di Gasso sino ad arrivare dove interseca la vecchia mulattiera che portava alla
“croce di Marone” la prendiamo in discesa e dopo breve tratto ci troveremo sulla strada provinciale
che conduce a Zone, dove aspetteremo gli autisti delle auto che ci verranno a riprendere (h.3,30).