Storia Regioni 002_069 2e 20-12-2009 17:40 Pagina 45 Friuli-Venezia Giulia TRACCE STORICHE La Preistoria Tracce scarse e tardive La presenza del- l’uomo in Friuli-Venezia Giulia è attestata a partire dalla fase fnale dell’ultima glaciazione, quindi in un’epoca collocabile intorno a 1015 000 anni a.C. Le zone in cui più frequentemente si sono rinvenuti bulini, asce e punte di frecce sono il Carso, la valle del Natisone e il comprensorio di Udine. Particolarmente interessante risulta poi il ritrovamento delle tracce di un accampamento estivo di cacciatori paleolitici sul Piancavallo, sulle alture che formano la porzione friulana del Bosco del Cansiglio. F Lamina votiva in bronzo, raffigurante un guerriero, conservata presso il Museo Nazionale Atestino di Este. La lamina proviene da un santuario dedicato alla dea Reitia, una delle divinità degli antichi Veneti, di cui alla fine dell’Ottocento si sono ritrovati i resti nei pressi di Este. La lenta affermazione dell’agricoltura e dei metalli L’agricoltura si afermò con lentezza, ostacolata dal tardivo ritiro dei ghiacci; le prime testimonianze sono emerse soprattutto nel bacino del Tagliamento e, in generale, nella provincia di Pordenone. La difusione della tecnica di lavorazione dei metalli fu invece rallentata dalla loro scarsa disponibilità nella regione, tanto che solamente per la provincia di Udine si può parlare di una qualche frequenza di insediamenti dell’età del bronzo. Il momento di svolta della Preistoria friulana è rappresentato dalla comparsa, quasi al termine di quella stessa età del bronzo (1500 a.C. ca), di un numero crescente di castellieri, vale a dire di villaggi fortifcati, che occupavano un’area compresa tra le province di Udine e di Trieste, fno all’Istria. La caratteristica collocazione di tali abitati sulla sommità delle alture, più facilmente difendibili, non impedì che molti di essi sorgessero anche nella pianura, dove le mura di protezione erano sostituite da terrapieni. L’età antica La spartizione della regione fra Veneti e Istri Il periodo protostorico è caratterizzato dalla spartizione della regione tra i Veneti, a ovest (il loro centro piu signifcativo appare Ateste, oggi Este), e gli Istri, a est, che andavano progressivamente acquisendo il controllo sulla navigazione nell’Adriatico settentrionale. A partire dal 450 a.C. i Galli, provenienti da ovest, cominciarono a esercitare una forte pressione sulla regione, soprat- tutto a danno dei Veneti, mentre il loro infusso sugli Istri, stanziati nella zona orientale, fu assai più marginale. La conquista romana Roma s’interessò alla regione a partire dalla fne del III secolo a.C.: già nel 181 a.C. essa compì una mossa fondamentale verso la colonizzazione dell’intera area, fondando, lungo quella che allora era la costa, la colonia di Aquileia. Partendo da questa base, che divenne sempre più importante e popolosa, la conquista fu rapida e portò alla sconftta degli Istri (177 a.C.) e alla progressiva sottomissione dei Gallo-Veneti (115 a.C.). Secondo il loro costume, i Romani procedettero alla realizzazione di una razionale rete viaria, stabilendo proprio ad Aquileia il nodo a cui far capo per le comunicazioni terrestri e marittime dell’intera Italia nord-orientale. Nel corso della seconda metà del I secolo a.C. furono realizzate l’ambiziosa Via Postumia che, attraversando diagonalmente tutta l’Italia del nord, arrivava accampamento estivo si tratta di una pratica diffusa nel Paleolitico, attestata anche altrove, di sfruttamento temporaneo, a scopi quasi esclusivamente venatori, di località irraggiungibili durante il resto dell’anno per insormontabili ostacoli climatici e perciò costituenti delle naturali “riserve di caccia”. In genere, il campo era costituito da una o più capanne e da un focolare di ampie dimensioni che serviva anche per affumicare le carni da trasportare poi in pianura, come riserva alimentare per l’inverno. 45 Storia Regioni 002_069 2e 20-12-2009 17:40 Pagina 46 Friuli-Venezia Giulia Il Medioevo La minaccia delle invasioni barbariche G La fondazione della colonia di Aquileia in un rilievo del II secolo d.C. H Particolare del mosaico pavimentale della basilica di Aquileia, databile al IV secolo d.C. fno a Genova; la via Iulia Augusta, che valicava le Alpi al passo di Monte Croce Carnico e consentiva i collegamenti con l’Europa centrale; la via Annia, che costituiva il percorso terrestre più diretto verso Roma, quando non si volesse o non si potesse (nel caso, per esempio, di forti contingenti militari) navigare nell’Adriatico; la via Gemina che risaliva la bassa valle dell’Isonzo e quella del Vipacco, inoltrandosi poi verso l’interno dell’attuale Slovenia. Augusto, ripartendo l’Italia in regioni amministrative, assegnò il Friuli-Venezia Giulia alla Regio X Venetia et Histria. La capitale fu naturalmente Aquileia, che visse un lungo periodo di straordinaria attività e di ricchezza materiale e culturale. Altre città erano intanto sorte: Forum Iulii (l’attuale Cividale del Friuli) che avrebbe poi imposto il suo nome all’intera regione; Forum Iulium Carnicum (oggi Zuglio) lungo la via Iulia Augusta; l’allora modesto borgo di Tergeste che sarebbe diventata, secoli dopo, Trieste. Quando la compagine dell’Impero incominciò a mostrare la sua debolezza e le inquiete popolazioni germaniche dell’est diedero avvio al loro inarrestabile spostamento verso occidente, la collocazione del Friuli-Venezia Giulia nell’estrema porzione orientale d’Italia lo espose, più di altre regioni, alle conseguenze delle invasioni barbariche. La relativa facilità con cui potevano essere superate le Alpi in questo settore accresceva la minaccia che pendeva sulla regione. Per provare a contenere questa spinta o, almeno, per deviarla verso i territori a nord delle Alpi, fu istituita una sorta di cordone di castra (cittadelle fortifcate) che avrebbero dovuto formare una barriera difensiva. Sorsero, in questo modo, Cormones (oggi Cormons), Ibligo (Invillino), Osopus (Osoppo), Reunia (Ragogna) e Aidussina. Tutto ciò tuttavia fu vano e, a partire dai primissimi anni del V secolo, si riversarono in Friuli i popoli che avrebbero decretato la fne dell’Impero romano d’Occidente: i Visigoti nel 401 e nel 408; gli Unni nel 452 (Attila espugnò la stessa Aquileia); gli Ostrogoti nel 489. Ostrogoti, Bizantini, Longobardi Sotto il do- minio degli Ostrogoti, prima del loro capo Teodorico e poi dei suoi successori, si ebbe fnalmente un breve periodo di pace; esso tuttavia costituì il preludio al bagno di sangue della guerra gotico-bizantina. Nel 568, poi, si afacciarono ai confni orientali della regione i Longobardi di Alboino: conquistata Cividale, essi dominarono la regione per circa duecento anni, trasformandola in un ducato che aveva in quella città la sua capitale. I Longobardi seppero instaurare un rapporto relativamente pacifco con la popolazione e la regione esercitò, nel contesto della dominazione longobarda, un ruolo tutt’altro che marginale tanto che due duchi locali, Ratchis e Astolfo, salirono sul trono reale di Pavia. I rapporti con il patriarca cattolico di Aquileia, pessimi all’inizio, migliorarono con il tempo, tanto che il vescovo lasciò Grado, dove si era ritirato per sfuggire all’invasione, e fssò la sua sede nella stessa Cividale, mentre le lagune costiere e Grado restavano in mano ai Bizantini. Il Sacro Romano Impero: la marca del Friuli Pur pressati dagli Slavi e impegnati dalle incursioni degli Avari, i Longobardi mantennero la loro signoria sul Friuli fno al 788, quando l’intero 46 Storia Regioni 002_069 2e 20-12-2009 17:40 Pagina 47 Friuli-Venezia Giulia Regno d’Italia passò sotto il controllo di Carlo Magno. Dopo la costituzione del Sacro Romano Impero la regione fu riorganizzata con la fondazione della marca del Friuli, scaturita dall’unione di questo territorio all’Istria, fno a formare una salda compagine che avrebbe dovuto difendere i confni orientali dell’Impero, mentre andava delineandosi il processo socio-economico che avrebbe generato il feudalesimo. Un lungo periodo di prosperità economica Nel corso del IX e del X secolo sorsero pro- gressivamente nuove forze: Venezia stava lentamente distaccandosi da Bisanzio e andava prendendo coscienza della propria forza espansiva; gli imperatori di Germania avevano ottenuto, attraverso la spartizione dell’Impero franco, tutta la terraferma friulana, mentre il ruolo dei vescovi locali andava oltre l’ambito religioso per assumerne uno sempre più dichiaratamente politico. A partire dal 1077 il patriarcato di Aquileia ottenne ampie autonomie dall’imperatore Enrico IV; iniziava così un lungo periodo di crescente prosperità che sarebbe stato caratterizzato dall’impetuoso sviluppo dei commerci e del credito. Aumentava, nel contempo, l’importanza delle città: per prima si sviluppò Gorizia, poi Udine e Pordenone. In particolare, i conti di Gorizia attuarono una politica di espansione che li portò a possedere terre e centri abitati in Istria, nel Carso, nella pianura fno a Latisana, in Carinzia, in Tirolo. Al culmine della loro potenza, essi arrivarono allo scontro con i patriarchi di Aquileia. La loro sorte fu tuttavia segnata, a partire dal XIV secolo, dal contemporaneo crescere del potere veneziano, a sud, e di quello asburgico, a nord. PERCORSO ARCHEOLOGICO E ARTISTICO Scarsissimi reperti preistorici A eccezione di quanto conservato nei musei, oggi in Friuli non è visibile quasi nessuna traccia degli insediamenti preistorici: dei castellieri di pianura resta appena qualche imperfezione del terreno, impercettibile alla vista del visitatore non specializzato, e ben poco è rimasto di quelli che sorgevano sui colli. Una parziale eccezione è costituita dal castelliere di Santa Barbara, a pochi chilometri da Muggia, dove sono rintracciabili i resti dell’originaria fortifcazione. I resti romani I resti romani sono invece ben più imponenti: a Aquileia si trovano vasti impianti portuali, alcune ville con ricchi pavimenti a mosaico e il foro del I secolo d.C. A Trieste (la romana Tergeste) rimangono il piccolo, ma ben conservato, arco di Riccardo (la curiosa denominazione deriverebbe da cardo, nome latino di una delle due vie assiali delle città romane: cardo, appunto, e decumano), del 33 a.C., il teatro del II secolo d.C. e la basilica del foro. A Zuglio, sulla strada per il passo di Monte Croce Carnico, si trova il notevole foro. G Rilievo della facciata dell’altare del duca Ratchis, raffigurante una Maiestas Domini. Il rilievo è conservato presso il Museo cristiano del duomo di Cividale. L’architettura paleocristiana e longobarda Il periodo paleocristiano è molto ben rappresentato in Friuli, soprattutto nelle località più vicine al mare. A Grado è signifcativo il battistero (seconda metà del V secolo), a pianta ottagonale, con la bella pavimentazione musiva del secolo successivo; sempre a Grado la parte più antica della basilica di Sant’Eufemia mostra una pavimentazione musiva del VI secolo e un ambone del Mille, posto su colonne romane. Ad Aquileia, nella navata sinistra della basilica, vi è il Santo Sepolcro, a pianta circolare e risalente all’XI secolo. A Trieste, infne, appartengono all’epoca paleocristiana due edifci: la parte sinistra di San Giusto, che corrisponde alla preesistente chiesa di Santa Maria Assunta, del Mille; la basilica di via Madonna del Mare, della fne del IV secolo. Pregevole monumento longobardo è, a Cividale, l’oratorio di Santa Maria in Valle (chiamato il “Tempietto longobardo”) che presenta, sotto una volta a botte, afreschi in stile bizantino, stalli (sedili in legno del coro) gotici del Trecento e una serie di stucchi dell’VIII secolo, tra cui le sei fgure delle cosiddette “Sante”. ambone nelle chiese paleocristiane e romaniche, particolare tribuna, rialzata rispetto al livello del suolo e collocata nell’abside e/o di fianco all’altare, che serviva alla lettura dei testi sacri. Era spesso decorata con figure a bassorilievo, ispirate non di rado alle controversie dottrinali del periodo: tale decorazione costituiva l’occasione per affermare i principi fondamentali della fede, in periodi in cui le eresie, per esempio quella ariana, provocavano ampi dibattiti sulla Trinità e sulla vera natura di Cristo. 47 Storia Regioni 002_069 2e 23-12-2009 16:05 Pagina 48 H Il “Tempietto longobardo” di Cividale del Friuli, decorato con stucchi dell’VIII secolo. E La basilica di Aquileia, edificata all’inizio dell’XI secolo. La facciata è collegata per mezzo di un portico a quanto resta del battistero del V secolo e alla chiesa dei pagani del IX secolo. E Il duomo di Gemona, eretto in forme romanico-gotiche tra il XII e il XIV secolo e ricostruito dopo il terribile sisma che colpì il Friuli nel 1976. 48 Il romanico L’epoca romanica ha il suo capolavoro nella basilica di Aquileia, di fondazione più antica (le stratifcazioni, che partono dal IV secolo e giungono al XIV, si appoggiano su resti di un’abitazione e di magazzini di epoca romana), ma ampliata tra il 1021 e il 1031. Il breve periodo in cui fu realizzata l’ultima ristrutturazione (sotto il patriarca Poppone) assicurò all’edifcio un’eccezionale omogeneità stilistica che è ancora oggi avvertibile e che lo pone in delicato equilibrio tra la crescente autonomia dai modelli bizantini che si andava sperimentando a Venezia in quel periodo (le decorazioni di San Marco si collocano intorno all’anno 1063) e le infuenze dell’arte nord-occidentale, che si stava sviluppando in ormai piena indipendenza in Germania, in Francia e in Catalogna. Il principale motivo di attrazione della basilica è tuttavia costituito dai pavimenti musivi risalenti al IV secolo, di straordinaria ampiezza: si tratta della più vasta superfcie decorata a mosaico d’Europa. La cripta è del IX secolo e conserva afreschi romanici del 1180, nei quali è ormai evidente l’infuenza preponderante della pittura veneziana. Le arcate che sorreggono il tetto, invece, dichiarano, con la loro ogiva caratteristica, l’epoca gotica della loro realizzazione (seconda metà del XIV secolo) in seguito ai danni ingenti subiti dalla basilica nel corso del terremoto del 1348. La facciata romanica, a capanna, della basilica di San Giusto a Trieste contiene un pregevole rosone di stile gotico. La chiesa si è formata in maniera insolita: nel corso del Trecento sono state unite, nel senso della lunghezza, due precedenti costruzioni (la chiesa di Santa Maria Assunta, dell’XI secolo, e un più antico sacello di San Giusto, del IX secolo), saldando il tutto, al fondo della navata centrale, con una grande abside. Le due absidi laterali contengono un mosaico del XIII secolo (quella destra) e una pregiata Madonna tra gli arcangeli Michele e Gabriele del Mille (quella sinistra). La grande abbazia di Santa Maria in Sylvis, nei pressi di Sesto al Reghena, fu fondata nell’VIII secolo dai benedettini, su invito dei duchi longobardi del Friuli e benefciò, in seguito, di crescenti donazioni da parte di Carlo Magno, Lotario e Berengario. Essa svolse la funzione di punto di contatto tra la cultura classica, che proveniva dall’Adriatico, e quella germanica, che premeva da nord per afermarsi in Friuli. La struttura originaria delle costruzioni e dei decori dell’abbazia subì, a partire dal Mille, una serie di successivi interventi che progressivamente mutarono il volto dell’edifcio, anche sotto la spinta della rovinosa incursione degli Ungari alla fne del X secolo: oggi, dopo il restauro del 1981, la basilica appare in forme romanico-bizantine, con un atrio a tre navate, e decorata di importanti affreschi (in particolare il San Michele dell’XI secolo, ma si osservino anche quelli del retrofaccia della basilica, attribuiti alla scuola di Giotto). Un Parallelo zero - Geostoria delle regioni italiane - Garzanti Scuola © 2010 - De Agostini Scuola SpA - Novara Friuli-Venezia Giulia Storia Regioni 002_069 2e 20-12-2009 17:40 Pagina 49 Friuli-Venezia Giulia ulteriore cenno merita la cripta che ospita l’urna di Sant’Anastasia, opera dell’VIII secolo. A Udine è romanico l’interno della chiesa di Santa Maria di Castello, con afreschi del XIII secolo nelle absidi. Il romanico gotico e il gotico veneziano Gemona, pur devastata dal terremoto del 1976, presenta un duomo di forme romanico-gotiche, frutto di una prima edifcazione, avvenuta anteriormente al 1190, e di una successiva ristruttu- razione del 1337. La facciata è caratterizzata da un rosone gotico, da un portale del 1290 e, soprattutto, da una colossale statua di San Cristoforo, alta sette metri e datata al 1332. A Coccau, nei pressi di Tarvisio, in una piccola chiesa del XIII secolo sono da pochi anni nuovamente visibili afreschi del Due e Trecento. Il particolare gotico veneziano è visibile a Udine nel palazzo del Comune, detto anche “Loggia del Lionello”: si tratta tuttavia di uno stile che rimanda ormai al XV secolo. Con Google Earth® - Friuli.kmz MUSEI DI EPOCA ROMANA Aquileia (UD) Museo Archeologico Nazionale Espone i reperti degli ampi scavi locali: oggetti della vita quotidiana, busti funerari, mosaici e rilievi figurativi. http://www.museoarcheo-aquileia.it/ MUSEI DI EPOCA MEDIEVALE Via Gemina - Piazza Capitolo: porto fluviale (via Sacra); viale di cipressi alternati a grandi capitelli e a frammenti architettonici, che ripercorre lo sviluppo delle banchine dell’antico porto fluviale sul fiume Natissa, poi interrato. Via XXIV Maggio: sepolcreto romano; resti di tombe familiari che risalgono, nel loro complesso, dal I al IV secolo d.C. http://www.turismofvg.it/it-IT/citta_arte/archeologia/ area_archeologica_aquileia.html Bagnoli (TS) Località Val Rosandra: acquedotto romano della Val Rosandra. http://www.trieste.com/citta/itinerari/valrosandra.html Aquileia (UD) Duino Aurisina (TS) Museo Paleocristiano e annesso scavo Presenta il pavimento musivo di una vicina basilica cristiana del V secolo, oltre ad altri mosaici ed epigrafi di chiese coeve o precedenti. http://www.museoarcheo-aquileia.it/ Località San Giovanni di Duino: edificio romano (Parco dell’acquedotto Randaccio). http://www.beniculturali.gov.it/luoghi/ dettaglio.asp?nd=lc,ri&idluogo=400/8/dip Cividale del Friuli (UD) Pordenone Museo Archeologico Nazionale (Palazzo Pretorio) Accanto a collezioni lapidarie e musive di epoca romana, ha il suo maggior motivo d’interesse nell’amplissima dotazione di materiale longobardo che copre un arco di tempo che va dal V all’VIII secolo: si tratta di armi, gioielli, utensili, corredi di tombe, fibule, in una tale quantità e varietà, da costituire il principale punto di riferimento per lo studio della civiltà di quel popolo. http://www.cividale.com/citta/museo.asp Via Vittorio Veneto, area archeologica di Torre: resti di una villa romana, tra cui parti di affreschi di un periodo stimato tra il I secolo a.C. e il I d.C. http://www.pordenonewithlove.it/index.php//Articoli/ Area-Archeologica-di-Torre Museo Cristiano Vi si accede dalla navata destra del duomo. Espone l’ara di Ratchis, dell’VIII secolo, altare adorno di raffigurazioni che rappresentano il Trionfo di Cristo e l’Epifania; una cattedra patriarcale in marmo del IX secolo; frammenti di affreschi provenienti dal “Tempietto longobardo”. http://www.cividale.net/citta/monumenti-e-luoghi-di-interesse/ duomo-e-museo-cristiano/ AREE ARCHEOLOGICHE APERTE AL PUBBLICO Aquileia (UD) Via G. Augusta: foro romano; numerose colonne originariamente collocate sul portico del lato orientale. Ronchi dei Legionari (GO) Via Raparoni: villa rustica romana. http://www.beniculturali.gov.it/luoghi/ dettaglio.asp?nd=lc,ri&idluogo=400/10/dip Trieste Borgo San Sergio, via Donaggio, 17, acquedotto romano e Antiquarium. Via del Teatro: teatro romano. http://www.museifriuliveneziagiulia.it/scheda_museo.html?id=58 Zuglio (UD) Foro romano: resti delle terme, della basilica e di alcune costruzioni accessorie. http://www.comune.zuglio.ud.it/altofriuli/zuglio/ home.nsf/AuxNamedElements/ 89D53579228AA137C1257018004686E5?OpenDocument 49 Storia Regioni 002_069 2e 20-12-2009 17:40 Pagina 50 Emilia-Romagna TRACCE STORICHE Le civiltà preistoriche stazione il termine indica una zona di insediamento umano in epoca preistorica. H La “Venere di Chiozza”, conservata presso i Musei Civici di reggio Emilia. Si tratta di una delle testimonianze più notevoli dell’arte preistorica emiliana, databile al tardo Neolitico. Gli insediamenti di epoca paleolitica Le basse pendici degli Appennini ospitarono i primi insediamenti paleolitici della regione grazie alla loro posizione, sufcientemente al riparo dai pericoli derivanti dall’esondazione dei fumi della pianura e non abbastanza elevata per incorrere nei rigori delle ultime glaciazioni. Al Paleolitico inferiore risalgono insediamenti rinvenuti in numerose aree con queste caratteristiche: nel Modenese, sul monte Poggiolo, sull’altopiano del Ghiardo, vicino a Reggio Emilia, in una stazione compresa tra le località di Cavriago e Quattro Castella, sui terrazzi fuviali prossimi a Calicella di Arola e tra Lesignano e Santa Maria del Piano nel Parmense; tutti questi insediamenti testimoniano la presenza dell’Homo erectus. Al Paleolitico superiore è invece attribuita la statuetta conosciuta come “Venere di Savignano” (Modena), considerata la più antica manifestazione artistica rinvenuta in Emilia. Il Mesolitico: nascono l’agricoltura, l’allevamento e la ceramica Con il netto miglio- ramento delle condizioni climatiche avvenuto nel corso del Mesolitico (X-VI millennio a.C.), la penetrazione umana negli Appennini raggiunse i colli e le praterie in quota: nel Reggiano sono state rinvenute tracce di accampamenti montani estivi di cacciatori. Negli insediamenti di partenza, come per esempio quelli parmensi di Arola, Torrechiara, Ghiare di Badia, Langhirano e Monte di Santa Maria, si andavano intanto sperimentando l’allevamento e l’agricoltura, mentre le lavorazioni della pietra passavano dalla scheggiatura alla levigatura e si iniziavano a produrre le prime ceramiche. Il Neolitico Il Neolitico portò in Emilia la co- siddetta cultura del Vaso a bocca quadrata (V millennio a.C.) e poi la cultura di ChasseyLagozza (V-IV millennio a.C.), le cui tracce sono state rinvenute lungo il fiume Panaro (Modena), a Langhirano, Lesignano e Torrechiara (Parma), a Lugo di Romagna (Ravenna), nelle campagne di Campegine, Rivaltella e soprattutto a Chiozza (Reggio Emilia), dove venne ritrovata la “Venere di Chiozza”, una statuetta 50 di soggetto femminile probabilmente connessa con il culto della fertilità. L’età antica La colonizzazione della pianura e la civiltà villanoviana Con la difusione della cultura terramaricola (XVI-metà XII secolo a.C.), che portò allo sfruttamento agricolo della pianura, anche se venivano mantenuti numerosi insediamenti nelle tradizionali aree collinari e appenniniche, la regione entrava nell’età del bronzo ed esplorava l’uso della ruota, del cavallo, del carro, della rotazione delle colture e dell’allevamento di bovini e suini, della metallurgia e della ceramica. L’area bolognese ospitò, nel IX e nell’VIII secolo a.C., insediamenti della civiltà villanoviana, che prende il nome proprio da una necropoli prossima al capoluogo, Villanova, e che può essere considerata la continuazione della civiltà delle terremare. Essa era probabilmente collegata alla grande corrente culturale del centro Europa e dell’area danubiana, detta “dei campi di urne” poiché ricorreva all’incinerazione dei morti e all’uso di urne in terracotta per la raccolta delle loro ceneri, che venivano poi calate in appositi pozzetti. Essa è considerata la progenitrice della civiltà etrusca e intrattenne rapporti commerciali con i Greci, di cui apprezzava la ceramica colorata e l’orefceria. La dominazione etrusca e la calata dei Celti L’espansione etrusca valicò le montagne dell’Appennino, che ne frenavano il moto verso nord, alla fne del VI secolo a.C. Il processo di penetrazione fu molto rapido: dapprima furono fondati i centri di Misa (Marzabotto) e di Felsina (l’attuale Bologna) sulle colline che dominavano la pianura; poi una rapida avanzata portò, nello stesso secolo, alla fondazione di un attivissimo emporio commerciale a Spina, su uno cultura terramaricola le “terremare” sono resti di villaggi agricoli preistorici risalenti alla media e tarda età del bronzo (1600-1200 a.C.), così denominati da “terra mara” (o “terra marna”), monticelli di terreno ricco di sostanze organiche, cocci di vasi e ossa di animali, che i contadini dell’Ottocento sfruttavano come deposito di fertilizzante e che solo in seguito si scoprirono essere siti archeologici di grande importanza. Lo sfruttamento ottocentesco di questi siti li ha purtroppo fortemente danneggiati, rendendo più difficile il lavoro di ricostruzione storica degli archeologi.