LA STORIA ROMANA IN FRIULI A seguito di una guerra sanguinosa contro i Galli conclusasi nel 222 a.C. con la vittoria dei Romani, questi ultimi colonizzarono il Friuli che a partire dal II secolo a.C. venne profondamente influenzato dalla civiltà latina, grazie anche alla presenza del centro di Aquileia (fondato nel 181 a.C.), capitale della X Regione augustea Venetia et Histria e fra le principali città dell'impero. La città, dall'eccezionale sviluppo urbano e demografico, era inoltre importantissimo porto fluviale sull'allora fiume Natissa (l'odierno Natisone), snodo dei traffici adriatici verso l'Europa settentrionale e verso l'Illiria. Lo sviluppo di altri centri oltre ad Aquileia, quali Forum Iulii (Cividale del Friuli) e Iulium Carnicum (Zuglio) contribuì ad assicurare alla regione un notevole rigoglio economico e culturale che riuscì a mantenere, nonostante le prime incursioni barbariche, fino agli inizi del V secolo. Negli ultimi decenni del III secolo Aquileia divenne la sede di uno dei vescovati più prestigiosi dell'Impero contendendo in Italia il secondo posto per importanza, dopo Roma, alle capitali imperiali di Milano e, successivamente, Ravenna. L'invasione unna segnò l'inizio della decadenza: Aquileia, protetta da forze esigue, si arrese per fame e venne espugnata e rasa al suolo da Attila nel 452 . La ricostruzione di Aquileia, fu un'impresa mai effettivamente realizzata ma la città rimase comunque un punto di riferimento ideale di enorme importanza anche dopo il crollo dell'Impero, grazie alla costituzione del Patriarcato, naturale successore del vescovato omonimo a partire dalla metà del VI secolo e sede di una fra le massime autorità cristiane del tempo. L'insicurezza della pianura friulana, punto di passaggio di tutte le grandi invasioni barbariche, spinse in quell'epoca molte persone a trovar rifugio nelle isole o nei borghi fortificati sulle colline, determinando in tal modo lo spopolamento della parte più fertile della regione ed un suo generale impoverimento. L'antica città romana di Aquileia nel suo sviluppo, periodo per periodo: dal primo periodo repubblicano (con le mura del castrum legionario quadrangolare in rosa più scuro); a quello successivo dopo la costruzione della via Annia (dopo la vittoria sui Cimbri) con le mura costruite nel 100 a.C.; fino alla città alto imperiale (con le mura costruite nel periodo compreso tra l'imperatore Marco Aurelio e Massimino il Trace); ed a quella del IV secolo di Teodosio I. Sono presenti i principali monumenti dell'epoca: dal circo, al teatro, curia, Palatium, terme, porto fluviale ecc. ASSEDIO DI AQUILEIA Nel 238 d.C. a causa delle rivolte scoppiate a Roma contro l'imperatore Massimino il Trace, primo imperatore acclamato dalle truppe, egli fu costretto a rientrare in città per eliminare i suoi oppositori ma, fu fermato ad Aquileia dove il lungo assedio della città portò il suo esercito allo stremo delle forze soprattutto per la mancanza di cibo. CATONE L'UTICENSE Catone l'Uticense, pronipote di Catone il Censore visse negli stessi anni di Cesare e Pompeo anche se fu un uomo politico importante non lo fu mai abbastanza da influire sulle sorti della repubblica. Durante la guerra civile si schierò dalla parte di Pompeo sempre inseguendo i suoi ideali di giustizia, seguì Pompeo fino in oriente e cercò invano di organizzare una resistenza ma, nel 46 a.C. una volta venuto a conoscenza della scofitta subita a Tapso si tolse la vita. I suoi ideali che tendevano all'opposizione alle illegalità e alla difesa della repubblica. Nel Medioevo era visto come esempio di difensore delle libertà politiche e repubblicane, tanto da sacrificare la propria vita per esse, per questo nella Divina Commedia lo si trova alle porte del purgatorio e ciò rappresenta il fatto che pur essendo pagano la sua anima è riuscita a salvarsi grazie ai suoi ideali. MARCO CURZIO Tito Livio narra nei suoi Annali (Libro VII,6) che nel 362 a. C. si aprì nel Foro di Roma una voragine apparentemente senza fondo, e gli aruspici o i libri Sibillini ammonirono che per colmarla bisognava sacrificare in essa quello che il popolo romano aveva di più prezioso altrimenti si sarebbe allargata fino ad inghiottire Roma. Mentre gli altri erano incerti, uno dei più valorosi guerrieri dell'esercito romano, Marco Curzio, era convinto che il bene più prezioso per i Romani fossero le armi, il valore e il coraggio, e armato a cavallo, votandosi agli dei inferi, si lanciò nell'abisso, mentre tutti gettavano su di lui doni ed offerte facendo così cessare l'estendersi della voragine. Perciò il sito della voragine, che si richiuse su di lui, fu detto Lacus Curtius, e vi sorgevano un puteale, tre alberi ed are per il culto dell'eroe. Per altri invece il nome del Latus Curtius deriva dal sabino Mettius Curtius, che al tempo di Romolo era caduto col cavallo in una palude che da lui avrebbe preso il nome, o dal console del 445 C. Curtius Philo, che aveva per ordine del Senato ricinto quel luogo, che era stato colpito dal fulmine. Il sacrificio di Curzio è rappresentato nella sala del Castello di Udine, e gli avanzi del Lacus furono scoperti nel Foro nel 1904. Fonti: Breve storia del Friuli (P. S. Leicht) Enciclopedia Treccani divinacommedia.weebly.com Wikipedia