1.22.1 Enciclopedia Treccani - COMPAGNIA DEI MEGLIOINSIEME

BREVIARIO PER UNA VECCHIAIA CONSAPEVOLE / SUGGESTIONI / Enciclopedia Treccani / pagina 1.22.1 (versione 1)
Le pagine che seguono riportano alcune informazioni sugli aspetti fisiologici e
psicologici della senescenza, nonché sulle strategie “anti-aging", tratte
dall’omonima voce dall’enciclopedia Treccani “on-line”
INVECCHIARE CON SUCCESSO
(“THE SUCCESSFUL AGING”)
Innanzitutto la definizione di senescenza: in termini generali con tale termine si suole
indicare il lento processo involutivo che fisiologicamente segue l’età matura. Per
senescenza si intende infatti solitamente quel deterioramento del corpo legato al
passare del tempo che porta a un progressivo aumento del tasso di morte-età
specifica. La senescenza è dunque usualmente ritenuta un fenomeno
fondamentalmente biologico, pressoché universale, obbligatorio e ineluttabile,
sostanzialmente simile nelle varie specie dei viventi (va però considerato che esistono
organismi viventi - come le spugne, le tartarughe, e alcuni pesci e uccelli
straordinariamente longevi - nei quali il fenomeno è tanto lento da apparire
trascurabile). In realtà la senescenza è il risultato di strette correlazioni fra fattori
biologici da una parte e fattori ambientali e culturali dall’altra: specialmente per
quanto riguarda la specie umana con senescenza si dovrebbe intendere quel processo
biologico continuo che procede per tutto l’arco della vita, ma in modi assai diversi da
individuo a individuo. In definitiva risulta difficile dare una definizione non equivoca
di tale termine.
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Negli ultimi decenni si è assistito a un notevole cambiamento della durata della vita
umana che, in poco più di un secolo, si è allungata di circa 20-30 anni. Questo
fenomeno, che avrà sempre più conseguenze per tutte le società, è il risultato dei
progressi della medicina ma anche delle migliorate condizioni di vita in senso
globale. Ciò ha fatto emergere la questione dell’invecchiamento e della senescenza
come uno dei maggiori problemi non solo biomedici ma anche socioculturali del
nostro tempo. Quasi tutte le società umane, per motivi pratici, economici, legali ecc.,
hanno tentato di dividere l’esistenza umana in periodi o età distinte; queste
periodizzazioni sono state molto variabili a seconda delle differenti culture e dei
differenti periodi storici. Quasi sempre, comunque, la persona vecchia è una figura
ambivalente e contraddittoria, verso la quale coesistono onore e rispetto da una parte
e negligenza, condiscendenza, talora perfino scarsa sopportazione dall’altra.
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Spesso si continua a vedere la senescenza come un fenomeno fondamentalmente
negativo, sia a livello personale sia a livello sociale. Alla base di questo
atteggiamento c’è il pregiudizio che senescenza e malattia coincidano. Viceversa, i
dati sulla popolazione e gli studi più moderni indicano che non solo la senescenza
non è una malattia, ma che si può invecchiare senza malattie, in modo del tutto
accettabile e con capacità fisiche, mentali, lavorative e perfino riproduttive ben
preservate. Da ciò si è sviluppato il nuovo concetto di “invecchiamento con
successo” (successful aging), che si contrappone al concetto più usuale secondo il
quale la senescenza va di pari passo con l’insorgere di patologie varie, fenomeno
invece largamente imputabile allo stile di vita, alle avversità esistenziali e a quelle
ambientali.
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L’integrità morfologica e funzionale dell’organismo è continuamente insidiata
da fattori nocivi esogeni ed endogeni (dalle radiazioni ionizzanti e ultraviolette ai
radicali liberi dell’ossigeno, dalle sostanze cancerogene e mutagene presenti
nell’ambiente e nei cibi ecc.) e perfino da possibili errori metabolici dell’organismo
stesso. Per sopravvivere, le cellule hanno sviluppato, fin dall’inizio dell’evoluzione,
una serie di meccanismi di difesa e di riparazione per neutralizzare questi danni. Le
difese a livello molecolare sono rappresentate dai meccanismi enzimatici di
riparazione del DNA, dagli antiossidanti (enzimatici e non), dalle proteine da stress
termico, dall’attivazione di enzimi quali la poli(ADP-ribosio) polimerasi, mentre a
livello cellulare vengono attivati i meccanismi di morte cellulare programmata, o
apoptosi. Tutti questi processi costituiscono una rete di rapporti e agiscono in modo
coordinato, essendo il livello di efficienza complessivo diverso da specie a specie e
da individuo a individuo.
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La senescenza è controllata pertanto da processi molecolari anti-invecchiamento
che si oppongono ai danni età-correlati. Lo studio di soggetti anziani e di
ultracentenari sani ha mostrato che - contrariamente a quanto ritenuto - molti
importanti parametri biologici, immunologici e metabolici (come emopoiesi, attività
citotossica dei linfociti, repertorio dei T linfociti, chemiotassi, funzionalità tiroidea,
stabilità genomica) sono inaspettatamente ben preservati anche in età molto avanzata.
In particolare, negli ultracentenari sani è stata notata la quasi totale assenza di
autoanticorpi organo-specifici (presenti al contrario nel 20-40% degli anziani non
selezionati), la straordinaria resistenza delle loro cellule allo stress ossidativo e alla
apoptosi, e infine una capacità proliferativa cellulare indistinguibile da quella dei
soggetti giovani. L’invecchiamento fisiologico si configura pertanto come una
sorta di “rimodellamento", in cui alcune funzioni diminuiscono rispetto al
giovane mentre altre aumentano o rimangono invariate. E’ quindi semplicistica e
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forzata la visione negativa della senescenza in termini di deterioramenti fisici e
menomazioni funzionali. Nella senescenza si nota, anzi, un continuo processo di
aggiustamento adattivo dell’organismo per conseguire sempre nuovi equilibri, dove è
molto difficile ricercare e stabilire perdite o guadagni netti; essa è pertanto altamente
modulabile sia in termini genetici sia ambientali.
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Dal punto di vista ambientale le tre maggiori variabili sono la temperatura
ambiente, l’alimentazione e l’esercizio fisico. Interferendo con opportune
strategie anti-invecchiamento su queste tre variabili si è dimostrato che si può
ritardare il processo della senescenza in quasi tutte le specie, dagli invertebrati ai
mammiferi, ridurre l’incidenza delle principali malattie età-associate e aumentare la
lunghezza della vita media. Dal punto di vista genetico sono stati avviati studi su
numerose specie-modello (Drosophila melanogaster, Caenorhabditis elegans, Mus
musculus, Homo sapiens sapiens) per individuare i geni della longevità e quelli che si
oppongono al deterioramento del soma e comprenderne il meccanismo di azione.
Peraltro due grandi problemi rimangono irrisolti: quello della maggiore
longevità della donna rispetto all’uomo e quello dell’influenza reciproca del
corpo e della mente sul processo di invecchiamento. Per entrambi, alle possibili
interpretazioni di ordine biologico (genetico, immunitario, ormonale ecc.) se ne
intrecciano altre di natura culturale, storica e di adattamento.
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Tenendo presente che i tre sistemi deputati al mantenimento dell’omeostasi, e
cioè i sistemi immunitario, endocrino e nervoso, costituiscono in effetti un unico
sistema immuno-neuro-endocrino, responsabile delle basi cellulari e molecolari del
rapporto esistente tra corpo e mente si può immaginare che esso giochi un ruolo
cruciale nel processo di invecchiamento, e che sia probabilmente proprio in una
modificazione di questo sistema integrato che vada ricercata a livello sistemico la
causa della senescenza. Soltanto nella seconda metà del 20° sec. si è cominciato a
comprendere quali profondi e devastanti effetti sul sistema immuno-neuro-endocrino
abbiano situazioni di stress emotivo come il pensionamento, la perdita del partner, la
depressione, la solitudine, e la stessa istituzionalizzazione, specie se involontaria e
subita.
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Se la senescenza è dunque un fenomeno che interessa l’uomo nella sua globalità,
a livello sia biologico sia culturale, è proprio a questo livello integrato che
bisogna accettare la sfida della sua comprensione. E da esso partire per
sviluppare, da parte della società e del singolo individuo, le più opportune
strategie anti-invecchiamento.