Capitolo 4: 4: Capitolo Interazioni tra tra particelle particelle ee materia materia Interazioni ee Metodi di di misura misura Metodi Corso di Fisica Nucleare e Subnucleare I Professor Carlo Dionisi A.A. 2004-2005 1 Interazione Particelle-Materia L’ interazione particella-materia costituisce il presupposto per tutte le tecniche di rivelazione in Fisica Nucleare e Subnucleare. Le interazioni tra campo elettrico della particella incidente e mezzo attraversato danno luogo a diversi processi di frenamento quali quelli di eccitazione/ ionizzazione degli atomi. Come vedremo questi saranno utilizzati nei rivelatori a gas, negli scintillatori, nei rivelatori a stato solido etc. Per capire come il trasferimento di energia dipenda dal materiale attraversato, dal tipo di particella e dalla sua velocita’, e’ necessario descrivere come il campo elettromagnetico associato alla sua carica TRASFERISCA impulsi agli elettroni del mezzo NEI DIVERSI PROCESSI. I vari fenomeni che si manifestano quando una particella carica passa in prossimità di un atomo possono essere descritti in funzione della distanza di avvicinamento al nucleo atomico: b. 1) b > raggio atomico : Si ha ECCITAZIONE e/o IONIZZAZIONE del mezzo attraversato ( l’ atomo interagisce in blocco ) con perdita di energia della particella incidente ( σ ≅10-17 cm2 ): NON VI E’ DEFLESSIONE della particella incidente. 2) b ≅ raggio atomico : Si ha ancora ECCITAZIONE e/o IONIZZAZIONE del mezzo attraversato SENZA DEFLESSIONE. L’ elettrone atomico si puo’ considerare libero 2 3) b < raggio atomico e b > raggio nucleare : In questa situazione l’ effetto piu’ importante diventa LA DEFLESSIONE della traiettoria della particella incidente nel campo coulombiano del nucleo. Come vedremo, nel caso degli elettroni incidenti si ha anche PERDITA DI ENERGIA PER IRRAGGIAMENTO. Le tecniche sperimentali per la RIVELAZIONE DELLE PARTICELLE E DELLA RADIAZIONE si differenziano a seconda della carica e della natura della particella da rilevare: A) Particelle Cariche • IONIZZAZIONE DEGLI ATOMI ( gas/ liquido/ solido ) • EMISSIONE DI LUCE ( di scintillazione, radiazione Cerenkov o di Transizione ) B) Particelle Neutre • FOTONI ( effetto fotoelettrico, effetto compton, produzione di coppie e+ e- ) • NEUTRONI ( urti con nuclei con protoni di rinculo ) • NEUTRINI ( diffusione su bersagli di decine e decine di tonnellate ) • DECADIMENTI ( π0, K0, Z0 etc ) 3 Perdita di Energia per Ionizzazione Consideriamo un atomo, nucleo di carica Ze con Z elettroni, ed una particella incidente di carica ze massa M >> me e velocita’ tale da poter considerare fermo l’ elettrone nell’ orbita attorno al nucleo. Inoltre l’ impulso trasferito durante la collisione sia piccolo in modo che la particella incidente non venga deflessa. Per simmetria avremo : dx ' e ' ' Δpe = p = ∫ e ⋅ ε dt = ∫ e ⋅ ε ε ⊥ dx ∫ ⊥ ⊥ v v con v costante durante l' urto. Applicando Gauss : ze Φ ε ' = ∫ ε ' in ' dS ' = 2π b ∫ ε ⊥' dx ' = ' ' e ( ) S' ' ' ε0 Nota Bene : l' indice ( ' ) indica un sistema di riferimento solidale con la particella di massa M. e ze 1 ze 2 2b 2b ⋅ = ⋅ p = ⋅ dove = Tempo d' urto ; 2 v 2πε 0 b v 4πε 0b v ' e ze 2 e = forza di Coulomb a distanza b 2 4πε 0b 4 L’ impulso trasferiro p’e e’ invariante difatti abbiamo che: ' ⊥ ⊥ ε = γε Δt ' γ e quindi si contrae di γ ; = Δt e quindi si espande di γ ⇒ il prodotto e' quindi invariante. Nell’ ipotesi pe << me c : Te = 2 ⎛ ze ⎞ p 2 =⎜ = ⋅ ⎟ 2 2m e ⎝ 4πε 0b ⎠ me v 2 e 2 2 ( 2 ) 2 ⎛ ⎞ me c e ⋅ 2 = 2z ⎜ 2 ⎟ 2 ⎝ 4πε 0 me c ⎠ b me v 2 re2 2 z Te = 2me c 2 ⋅ 2 = Energia perduta dalla particella β b di massa M in un singolo urto 2 2 2 e re2 = = raggio classico dell' elettrone 2 4πε 0 me c Se ne e’ il numero di elettroni per unita’ di volume, in un tratto dx con parametro di impatto tra b e b+db il numero di urti sara’ : numero di urti = n e ⋅ 2π bdbdx 5 L’ energia perduta sara’ allora : 2 d 2E π z 4 = n e ⋅ re2 ⋅ me c 2 ⋅ 2 ⋅ b ⋅ 2 dbdx b β dE = dx b max 2 bmax z 2 db 2 2 z ∫b 4π n r mec β 2 b = 4π n e re mec β 2 ln bmin min 2 e e 2 bmax : b grande corrisponde a Δturto grande. Se Δturto e’ grande rispetto al tempo di rivoluzione dell’ elettrone NON VI SARA’ TRASFERIMENTO DI ENERGIA: b > Te vγ ⇒ b max vγ ωe = vγ Te bmin : b NON puo’ essere inferiore della dimensione dell’ elettrone vista dalla particella incidente: λe = pe ; pe = m e cβ γ : b min m e cβγ Se il materiale ha numero atomico Z, peso atomico A e densita’ ρ : ne = NAZρ/A Ed otteniamo la formula ricavata da Bohr nel 1915: 2 2 2 2 m c β γ N Z ρ dE z 2 2 e A ⎡⎣eV cm -1 ⎤⎦ ⋅ 2 ln = 4π re me c dx A β ωe Formula di Bohr 6 E’ conveniente esprimere lo spessore del materiale dx [ cm ] come ρdx [ gr cm-2 ]. Ponendo : C = 4π re2 me c 2 N A = 0.30 MeV gr ⋅ cm -2 La PERDITA DI ENERGIA PER UNITA’ DI PERCORSO : me c 2 β 2γ 2 ⎡ MeV ⎤ Z z2 dE = C ⋅ ⋅ 2 ⋅ ln ⎢ gr ⋅ cm -2 ⎥ A β ρ dx I ⎣ ⎦ dove I = ⋅ ωe = Potenziale medio di Ionizzazione E’ conveniente esprimere lo spessore del materiale come ρdx [ gr cm-2 ] perche’ otteniamo una perdita di energia quasi indipendente dal tipo di atomo: dE ⎛ Z ⎞ cos tan te ∝ ⎜ ⎟ ln Z ρ dx ⎝ A ⎠ Dalla relazione che lega l’ energia perduta in un singolo urto in funzione di b abbiamo : z 2 me c 2 b = 2r 2 β Ee 2 2 ⋅ b ⋅ db = 2r 2 e 2 e z2 β2 me c 2 dEe Ee2 La Probabilita’ che percorrendo un tratto unitario la particella subisca una collisione con parametro d’ urto tra b e b+db sara’ : z 2 dEe dσ = ( 2π b ) ⋅ db ⋅ ne = 2π r me c ne 2 2 β Ee 2 e 2 z2 1 dσ 2 2 = 2π re me c ne 2 2 dEe β Ee vediamo quindi che : le collisioni con trasferimento di energia E e elevato SONO RARE. 7 Se invece di considerare l’ urto con gli ELETTRONI ( carica = e; massa = me; densita’ = ne ) avessimo considerato quello con i NUCLEI ( carica = Ze; massa ≈ 1840 A me; ) dovremmo moltiplicare la dE/dx per Z/(1840 A) ≈ 2.5 10-4 : Il contributo dovuto alle collisioni con I nuclei puo’ essere del tutto trascurato ! La formula di Bohr e’ derivata in modo classico ed e’ una approssimazione molto buona per particelle di massa M >> me. Un calcolo piu’ accurato e’ stato fatto da Bethe e Block nel 1930 tenendo conto degli effetti quantistici : 2 ⎡ ⎛ 2me v 2γ 2Tmax ⎞ ⎤ dE 2 2 z Z ρ NA 2 − ⋅ ⎢ln ⎜ = 2π re me c ⎟ - 2β - δ ⎥ β2 A ⎣ ⎝ dx I2 ⎠ ⎦ Formula di Bethe e Block Dove δ e’ il termine di correzione degli effetti di densita’ di carica ( vedi di seguito ); E Tmax e’ la massima energia cinetica trasferita all’ elettrone in un singolo urto. Per ELETTRONI e POSITRONI il termine sotto logaritmo va modificato per tener conto che in questo caso nell’ urto le masse sono uguali. INOLTRE nel caso dell’ urto elettrone-elettrone si deve tener anche conto del fatto che le particelle sono IDENTICHE : FORZE di SCAMBIO 8 2me c 2 β 2γ 2 Troviamo Tmax = 2 ≈ 2me v 2γ 2 per M me ⎛ me ⎞ +⎜ ⎟ M ⎝M ⎠ Con questa approssimazione otteniamo quindi: 2γ m e 1 + 2γ ⎡ ⎛ 2me v 2γ 2 ⋅ 2me v 2γ 2 c 2 ⎞ ⎤ 2 ⋅ ⎢ln ⎜ 2 β δ ⎥ ⎟ 2 2 I c ⋅ ⎠ ⎣ ⎝ ⎦ 2 ⎡ ⎛ 2 m c 2 β 2γ 2 ⎞ 2 ⎤ ρ N z Z dE 2 2 2 e A ⋅ ⎢ln ⎜ = 2π re me c ⋅ 2 ⋅ − ⎟ - 2β - δ ⎥ β dx A ⎢ ⎝ I ⎥⎦ ⎠ ⎣ 2 dE 2 2 z Z ρ NA − = 2π re me c ⋅ 2 ⋅ dx A β 2 dE 2 2 z Z ρ NA ed infine: − = 4π re me c ⋅ 2 ⋅ β dx A ⎡ ⎛ 2me c 2 β 2γ 2 ⎞ δ⎤ 2 ⋅ ⎢ ln ⎜ ⎟ -β - ⎥ 2⎦ I ⎠ ⎣ ⎝ Per semplificare definiamo la costante C = 4π re2 me c 2 N A 0.307 MeV ⋅ gr −1 ⋅ cm 2 e dividendo per ρ abbiamo: 1 dE z 2 Z ⎡ ⎛ 2me c 2 β 2γ 2 ⎞ δ⎤ −1 2 2 = C ⋅ 2 ⋅ ⋅ ⎢ln ⎜ − ⎟ - β - ⎥ MeV ⋅ gr ⋅ cm I 2⎦ ρ dx β A ⎣ ⎝ ⎠ Osserviamo che: 1 dE a) − ⋅ ∝ z 2 : allo stesso β e nello stesso mezzo ρ dx una particella α (z=2) perde 4 volte l' energia persa da un protone (z=1); Z 1 1 dE Z ∝ : a parte l' idrogeno, b) − ⋅ per la A 2 ρ dx A maggior parte dei materiali. 9 Mass thickness Ripetiamo che e’ molto utile introdurre la quantita’: E’ utile per “ normalizzare “ lo spessore del materiale alla sua densita’. Normalmente “spessori di massa” uguali di materiali diversi hanno lo stesso effetto sullo stesso tipo di radiazioni. 10 Bethe-Block •La formula di Bethe –Block e’precisa al livello di qualche per cento per particelle pesanti fino a qualche centinaia di GeV. ⇒ Ad energie molto elevate ( TeV ), la perdita di energia per radiazione diviene importante e la formula deve essere completata con termini supplementari. ⇒Ad energie molto basse, quando la velocita’ della particella e’ paragonabile a quelle degli elettroni atomici, la formula NON e’ valida •Come detto δ e’ la correzione a dE/dx dovuta all’ effetto densita’:all’ aumentare dl’ energia della particella incidente il suo campo elettrico si estende nello spazio e la distanza di interazione aumenta come lnβγ. Tuttavia il mezzo 11 attraversato in consegfuenza di questo si polarizza ed elimina la crescita logaritmica dE/dx 1 dE ρ dx dipende poco dal materiale Per H 2 → Z = 1 ; In generale Z ≈ 1 A A 2 Esempio: Un protone di 10 MeV perde la stessa energia attraversando 1 g cm-2 di rame, alluminio e ferro. 12 Ionizzazione al minimo Vs Z ♦La perdita di energia AL MINIMO vale 1 ÷ 2 MeV g-1 cm-2 Le particelle al Minimo di Ionizzazione si chiamano MIP: Minimum Ionizing Particle. ♦ La posizione del minimo passa da βγ=3.5 a βγ=3.0 per Z=7 a Z=100. 13 La costante di ionizzazione I, chiamato anche il potenziale medio di eccitazione, raggruppa le proprieta’ globali degli atomi ( livelli di eccitazione e le sezioni d’ urto relative a queste eccitazioni). E’ un valore difficile da calcolare. Si e’ preferito misurarlo per diversi materiali e poi parametrizzarlo in funzione di Z: I 7 = 12 + eV per Z < 13 Z Z I = 9.76 + 58.8 ⋅ Z −1.19 eV per Z ≥ 13 Z 14 Bethe-Bloch ♦ Per piccoli valori di βγ ( < 0.05 ) la teoria di Bethe-Block non funziona piu’. La velocita’ della particella e’ confrontabile con quella degli elettroni atomici ⇒ correzioni di shell: C/Z ♦ La particella tende a catturare elettroni riducendo il campo elettrico e perdendo quindi meno energia 15 Bethe-Block in funzione dell’ energia cinetica In un dato materiale la perdita di energia per dE/dx dipende solo dalla caricae dalla velocita’ della particella incidente. Questo immediatamente suggerisce la seguente “ Legge di Scala “ : dE2 z 22 dE1 ⎛ M 1 ⎞ − (T2 ) = - 2 ⋅ ⎜ T2 ⎟ dx z1 dx ⎝ M 2 ⎠ A parita’ di energia cinetica, le particelle piu’ pesanti perdono piu’ energia : Vediamo che per energie minori del minimo ciascuna particella ha una curva di dE/dx distinta dalle altre: questa caratteristica puo’ essere usata per distinguere le varie particelle tra di loro. E’ anche evidente che ad energie sempre piu’ basse l’ energia persa per unita’ di lunghezza attraversata sara’ sempre 16 piu’grande : curve di Bragg. Code di Landau La granulita’ limitata dei rivelatori permette solo di misurare le energie ΔE depositate in spessore finito δx di materiale Per spessori sottili ( e materiali a bassa densita’ ): → si hanno poche collisioni, alcune delle quali con grande energia trasferita. e- <ΔE> → Le distribuzioni della perdita di energia evidenziano grandi fluttuazioni per le perdite di grandi quantita’ di energia: ”Landau tails” Per grandi spessori e materiali ad alta densita’: → Molte collisioni. → Teorema del Limite Centrale → Distribuzioni Gaussiane. ΔE e<ΔE> 17 ΔE Fluttuazioni Statistiche in dE/dx ♦Le collisioni sono indipendenti l’ una dall’ altra: il fenomeno e’ STATISTICO: particelle identiche attraversano uno stesso spessore x con diverse ( dE/dx )ioniz. ♦ Le quantita’ calcolate rappresentano quindi solo valori medi ! ♦ Abbiamo dimostrato che SONO MOLTO PIU’ PROBABILI gli URTI CON PICCOLE E’ ( grandi b e piccoli Δp ) che producono elettroni di qualche decine di Ev. Le collisioni con grande Δp ( raggi delta ) sono piu’ rare e producono elettroni di centinaia di eV. 18 Percorso Residuo: Range Si definisce “RANGE” il cammino che una particella può compiere entro un materiale prima di perdere tutta la sua energia cinetica. Sia − R dE dE = f ( E ) → dx = − dx f (E) 0 E E dE dE dE ∫ dx = − ∫ f ( E ) = ∫ f ( E ) = ∫ ⎛ dE ⎞ = R( E ) E 0 0 0 − ⎜ ⎟ ⎝ dx ⎠ ioniz. Naturalmente R(E) ≥ x ed inoltre le fluttuazioni statistiche in dE/dx si riflettono su R (straggling). 19 Range ♦Esempio: ricavare il range per dei K+ ( MK+ =494 MeV/c2) di impulso p = 700 MeV/c nel piombo: βγ = 1.42 e dal grafico per il piombo si ottiene R/M = 396 da cui: R=396 MK+ =195 gr cm-1 R= ρpb 195 = 11.35 139 = 2213.25 cm Naturalmente il K+ NON ha bisogno di 22 m per essere assorbito: vedi le interazioni adroniche ! Il range e’ utile solo per adroni di bassa energia ( R≤λI) e per muoni di energie inferiori a 200-300 GeV. L’ energia per unita’ di lunghezza e’ depositata di piu’ verso la fine del cammino nel materiale dipendendo la perdita di energia da 1/β2. Questo e’ utile nelle applicazioni mediche per la cura del cancro: ⇒ Alte dosi sui tessuti maligni posizionati dentro il corpo ⇒ minima energia depositata nei tessuti sani che lo precedono. 20 Diffusione Coulombiana Multipla Scattering Una particella incidente con carica z interagisce con una targhetta con nuclei di carica Z. La sezione d’ urto per questo processo elettromagnatico e’: 2 ⎛m c⎞ 1 dσ = 4 zZre2 ⎜⎜ e ⎟⎟ 4 dΩ ⎝ β p ⎠ sin θ 2 Rutherford formula dσ/dΩ • L’ angolo medio di diffusione e’ θ = 0 • La sezione d’ urto per θ → 0 e’ = infinito! Multiple Scattering θ Per un materiale sufficientemente spesso → la particella subira’ diffusione multipla. L sia Gaus P n sin -4(θ rplane θplane θ0 = θ RMS plane = θ plane 2 θ0 1 RMS 0 = θ space 2 θ plane 21 / 2) Diffusione Coulombiana Multipla ♦Nella ipotesi che le successive collisioni siano tra loro INDIPENDENTI e’ raggionevole assumere che la distribuzione dell’ angolo medio di diffusione sia Gaussiana e che sia centrata a zero con varianza data da: dσ ∫ ϑ dΩ dΩ ; ϑ= = dσ ∫ dΩ dΩ 2 ϑ2 ϑ 2 = 21( MeV ) × z cβ p x X0 ♦Dove X0 e’ la Lunghezza di Radiazione definita come: 1 2 − ⎞ ⎛ N Z 1 ρ ln⎜⎜183 × Z 3 ⎟⎟ = 4re2α A X0 A ⎠ ⎝ θ spazio = 2 × θ proiettato 22 Lunghezza di radiazione ed Energia Critica Nucleo Z H 1 X0 Ec (g cm-2) (MeV) 63.1 340 He 2 94.3 220 C 6 42.7 103 Al 11 24.0 47 Fe 26 6.4 24 Pb 82 6.4 6.9 23 Diffusione Coulombiana Multipla ♦Esercizio: elettroni da pe = 20 MeV attraversano uno spessore di piombo di 0.5 mm. Sapendo che la densita’ del piombo e’ ρpb=11.35 g/cm3 ; e che X0(piombo) = 6.37 g/cm2, calcolare l’ angolo quadratico medio di diffusione dovuto allo scattering multiplo coulombiano. Soluzione: X0(piombo)=X0/ρpb=0.56 cm θ 2 z = 21× βp x =6 X0 ♦ In aria [ X (aria) = 330 m ] si ottengono 6 gradi per x = 3.3 m. 0 24 Effetto Cerenkov Radiazione Cerenkov Si ha emissione di radiazione Cerenkov quando una particella carica passa in un mezzo dielettrico con velocita’ tale che : 1 n β ≥ β thr = llight=(c/n)Δt n : indice di rifrazione w av e fr ont θC θ lpart =βc Δ t cos θ C 1 = nβ with n = n ( λ ) ≥ 1 1 → θC ≈ 0 soglia n 1 = arccos Angolo ‘saturated’ (β=1) n β thr = θ max Numero di fotoni emessi per unita’ di lunghezza e intervallo unitario di lunghezza d’ onda: 2 2 d N 2π z α = dxd λ λ2 d 2N 1 ∝ 2 dxd λ λ dN/dλ λ ⎛ 1 ⎞ 2π z α 2 ⎜1 − ⎟= sin θC 2 2⎟ 2 ⎜ dN/dE β n ⎠ λ ⎝ 2 c hc with λ = = E ν d 2N = const . dxdE 25 Ε Effetto Cerenkov ♦parte dell’ energia persa da particelle cariche ad alto β per polarizzare il dielettrico e’ riemessa coerentemente con uno spettro di frequenza continuo e con fotoni linearmente polarizzati. θ max = arccos ♦ 1 〉 θC 〉 0 n p 〉 psoglia = mvsogliaγ soglia = mβ soglia cγ soglia = mβ soglia c 1 (1 − β 2 soglia ) 1 n =m c n n2 − 1 da cui : pc n 2 − 1〉 mc 2 ♦ La radiazione Cerenkov viene utilizzata per individuare quella classe di particelle di dato momento p in grado di emettere luce in un mezzo di indice di rifrazione n : in grado cioe’ di selezionare particelle di massa tale da soddisfare la seguente condizione: mc 2 〈 pc n 2 − 1 ♦Per identificare particelle di qualche GeV di impulso occorre utilizzare materiale trasparente con indice di rifrazione piu’ vicino possibile a 1: Aerogel, Freon, miscele Ar-Ne, etc con I quali variando la pressione e’ possibile lavorare con indice di rifrazione n da 1.0001 a 1.002 26 Effetto Cerenkov ♦ L’ Energia Persa per effetto Cerenkov e’ data ( Frank e Tamm 1937 ) da 4πz 2 e 2 ⎛ dE ⎞ ⎜− ⎟ = 2 c ⎝ dx ⎠Cer ⎛ 1 ⎞ ∫βn〉1νdν ⎜⎜⎝1 − β 2 n 2 ⎟⎟⎠ ♦Corrisponde a qualche keV per cm; quindi a circa un millesimo della dE/dx per ionizzazione ♦ Esercizio: sia β=0.96 e ρ=1 gr/cm3 inoltre l’ energia media di un fotone Cerenkov sia di circa 4 eV e supponiamo di ottenere 500 fotoni. Avremo: 1/ρ×dE/dx)C = 500×4/1≅2 KeV/( gr cm-2 ) Mentre: 1/ρ×dE/dx)ioniz ≅ 2 MeV /( gr cm-2 ) ≅ 1000 (1/ρ×dE/dx)C Nγ / cm ≅ 500×sin2θ ♦ quindi, essendo θ funzione di n, il numero di fotoni da effetto Cerenkov dipende da n. 27 Perdita di energia per elettroni e positroni ♦ La perdita di energia per radiazione,” bremsstrahlung” e’ data da 2 N A Z ρ ⎧ ⎡⎛ 183 ⎞ 1 ⎤ ⎫ ⎛ dE ⎞ 2 ⎨ln ⎢⎜ 3 ⎟ + ⎥ ⎬ × E ⎜− ⎟ = 4re α dx A ⎝ ⎠ rad ⎩ ⎣⎝ Z ⎠ 18 ⎦ ⎭ x − E ⎛ dE ⎞ ; E = E0 e X 0 ⎜− ⎟ ≅ ⎝ dx ⎠ rad X 0 E dove ⇒ E ( X 0 ) = 0 e ♦Ricordiamo che molti fenomeni fisici avvengono circa nello stesso modo attraversando lo stesso spessore di materiale espresso in unita’ di X0 ( la lunghezza di radiazione ) : i) ΔE in ii) <θ> in Pb ≅Cu per “ iii) Prod di e+ e- da γ Δx/X0 uguali “ “ 28 etc Energia Critica Materiale En Critica (MeV) Pb Cu Fe Al Lucite 9.5 24.8 27.4 51.0 100.0 ♦ L’ energia Critica e’ definita dalla condizione : ⎛ dE ⎞ ⎛ dE ⎞ =⎜ ⎜ ⎟ ⎟ ⎝ dx ⎠ioniz . ⎝ dx ⎠ rad . 600 EC = MeV Z ♦ Ricordiamo che si tratta sempre di valori medi e che le fluttuazioni sono molto importanti 29 Perdita di energia per elettroni e positroni ♦Il campo elettrico di un nucleo accelera e decelera le particelle cariche che attraversano il materiale causando la loro perdita di energia per emissione di fotoni di “bremsstrahlung”. Queste perdite sono trascurabili per particelle non relativistiche e dominanti per quelle relativistiche. ♦ Inoltre elettroni e positroni tendono a “diffondersi” nel materiale anziche’ ad attraversarlo, per cui il concetto di range perde per essi molto del suo significato. ♦ Se il parametro di impatto b e’ grande rispetto al raggio del nucleo rN, e piccolo rispetto a quello atomico ra, il campo che agisce sulla particella durante il processo di radiazione e’ in pratica il campo coulombiano di una carica puntiforme Ze al centro del nucleo. ♦ Se invece b e’ dell’ ordine di ra o piu’ grande, si deve tener conto dell’ effetto di schermo dovuto agli elettroni. ♦ Se b e’ dell’ ordine di rN, la carica del nucleo, come vedremo in seguito, non si puo’ considerare puntiforme. ♦ Si dimostra che I processi di radiazione degli elettroni avvengono a distanze grandi rispetto a rN, per cui il nucleo puo’ sempre essere considerato una carica puntiforme mentre l’ effetto di schermo degli elettroni e’ un effetto importante. ♦ σ(brems) ♦ ∝ ( e2/M)2 da cui ΔEμ(brems)≅ΔEelet(brems)/40000 30 Perdita di energia per elettroni e positroni ♦ Spettro in energia dei fotoni di Bremsstrahlung I fotoni uscenti hanno energia compresa tra 0 < Eγ < E0 con probabilita’ data da: Prob.( Eγ ) = 1/ Eγ ♦ Distribuzione angolare dei fotoni di Bremsstrahlung Ad energie E >>mc2, l’ angolo medio di emissione di un fotone e’ : <θ> ≅mc2/E0 ed e’ quindi indipendente dalla energia del quanto emesso. 31 Interazioni dei Fotoni Abbiamo tre diversi fenomeni che predominano in diversi intervalli di energia. 1) EFFETTO FOTOELETTRICO Per Eγ compresa tra l’ energia di ionizzazione e 100 keV, l’ effetto fotoelettrico domina : γ + A → e- + A+ L’elettrone atomico NON è libero e il nucleo rincula per conservare il momento. Questo NON e’ possibile per un elettrone libero : l’ assorbimento di un fotone da parte di un elettrone richiede la presenza di un TERZO partner nell’ urto. In questo caso : il nucleo atomico. La sua massa e’ tale da NON assorbire energia ! Meno il nucleo rincula piu’ e’ facile assorbire il Δp : la probabilita’ dell’ effetto fotoelettrico aumenta al diminuire di Eγ. Se hν < ΔElegame Probabilita’ dell’ effetto fotoelettrico = 0 Questo spiega I denti nella distribuzione. T = hν - A = h( ν - ν0 ) ; dove A e’ l’ energia di estrazione e ν0 e’ l’ energia di soglia. Sezione d’ urto totale σph a ) Eγ << m e ⋅ c 2 b) Eγ >> m e ⋅ c 2 : : 1 Eγ3 σ ph k ⋅ Z5 ⋅ σ ph 1 k⋅Z ⋅ Eγ 5 32 Effetto fotoelettrico 33 Effetto Compton • Per fotoni con energie molto maggiori dell’ energia di legame degli elettroni atomici, questi si possono considerare liberi. L’ effetto Compton descrive il processo elastico : γ e- → γ e- γ θ E0, hν0, p0 E1, hν1, p1 γ e E, me, T, p 1) p0 = p1 cosϑ + pcosφ ; 0 = p1 sin ϑ - pcosφ ( p0 − p1 cosϑ ) 2 = p 2 ⋅ cos 2 φ ; p12 sin 2 ϑ = p 2cos 2φ 2) p02 + p12 − 2p0 p1 cosϑ = p 2 ; 3) E 0 + mec 2 = E1 + T + mec 2 4) E 0 − E1 = T ⇒ c ( p0 − p1 ) = T Ricordiamo che vale la relazione : p= E hν = c c 1 2 2 2 Abbiamo al solito : m ec 2 + T = E = ( m e2c 4 + p c ) da cui : T 2 + 2Tmec 2 + me2c 4 = p 2c 2 + me2c 4 da cui dividendo per c 2 : T2 2 2 2 2 2 Tm = p dalla 2) p p p + ⇒ = + e 0 1 − 2p 0 p1 cos ϑ da cui : 2 c c2 ( p0 − p1 ) + 2c ( p0 − p1 ) me 2 c 2 = p02 + p12 − 2p0 p1 cosϑ 34 Effetto Compton p02 − 2 p0 p1 + p12 + 2c ( p0 − p1 ) me = p02 + p12 − 2 p0 p1 cosϑ ; 2c ( p0 − p1 ) me = 2 p0 p1 (1 − cosϑ ) 2c ( p0 − p1 ) me = 2 p0 p1 (1 − cosϑ ) ; ( p0 − p1 ) = p0 p1 1 (1 − cosϑ ) ; me c ⎛1 1 ⎞ 1 1 − = − − = 1 cos ϑ ; λ λ 1 − cosϑ ) ( ) ⎟ ⎜ 1 2 2 ( p m c m c p 0 ⎠ e e ⎝ 1 Possiamo ricavare tutto in funzione della energia del γ 0 : 1 1 1 1 1 1 1 cos ; − = − ϑ − = ( ) (1 − cosϑ ) cp1 cp0 me c 2 Eγ 1 Eγ 0 mec 2 Eγ 0 mec 2 Eγ 1 mec 2 mec 2 ; Eγ 1 Eγ 0 = = Eγ 0 − Eγ 1 (1 − cosϑ ) (1 − cosϑ ) (1 − cosϑ ) Eγ 1 Eγ 0 ⎛ Eγ 0 mec 2 mec 2 ⎞ Eγ 1 ⋅ ⎜ Eγ 0 + ⎟⎟ = ϑ 1 cos − ( ) ⎝ ⎠ (1 − cosϑ ) Eγ 0 mec 2 1 Eγ 1 = ⋅ (1 − cosϑ ) ⎛ me c 2 ⎞ ⎟ ⎜ Eγ 0 + 1 cos ϑ − ( ) ⎝ ⎠ Eγ 0 Eγ Eγ 1 = ; poniamo ε = 0 2 e otteniamo quindi : Eγ 0 mec ⎞ ⎛ 1 1 cos ϑ + ⋅ − ( ) ⎟ ⎜ 2 ⎝ me c ⎠ Eγ 0 Eγ 1 = (1 + ε ⋅ (1 − cosϑ ) ) Notiamo che : per cosϑ = 1 ⇒ Eγ 1 ha il valore MASSIMO per cosϑ = -1 ⇒ Eγ 1 ha il valore MINIMO 35 Compton Edge ♦ Energia massima rilasciata all’ elettrone hν 0 Ee = hν 0 − hν 1 = hν 0 − = 1 + ε (1 − cosϑ ) = hν 0 ⎡⎣1 + ε (1 − cosϑ ) ⎤⎦ − hν 0 1 + ε (1 − cosϑ ) ε hν 0 (1 − cosϑ ) Ee = 1 + ε (1 − cosϑ ) 2hν 0ε 2ε = hν 0 Per ϑ = 180 ⇒ E = 1 + 2ε 1 + 2ε 2 2 2 2 h m c 2 ε m c ν ε e e 0 ⋅ Compton Edge : E eMax = = mec 2 1 + 2ε 1 + 2ε Max e 36 Compton Edge 37 Effetto Compton: sezioni d’ urto Per Eγ << me c 2 l’elettrone atomico oscilla irradiando come un oscillatore: σ Th ≈ Z ( DIFFUSIONE THOMPSON. 8π 2 r0 ) 3 Se l’impulso ceduto è piccolo rispetto all’impulso incidente allora si ha : SCATTERING COERENTE (Rayleigh): Distribuzione Angolare dei γ σ Ray ≈ Z 2 r02 emessi nell’Effetto Compton : Formula di Klein-Nishina (1928) dσ c 1 2 Z Eγ (ϑγ ) = r0 2 A Eγ dΩ γ ' ⎡ ⎛ Eγ' ⎢1 + ⎜⎜ ⎢⎣ ⎝ Eγ ⎞ 2 ⎛ Eγ' ⎟+⎜ ⎟ ⎜ Eγ ⎠-⎝ ⎞ 2 ⎤ ⎟ sin ϑγ ⎥ ⎟ ⎥⎦ ⎠ Sezione d’ urto Totale 1) 2) Eγ m ec 2 Eγ m ec 2 <1: σc >> 1 : σ c Eγ ⎞ Z 8π ⋅ r02 ⎛ ⋅ ⋅ ⎜1 − 2 ⋅ 2 ⎟ A 3 m ec ⎠ ⎝ Z 8π ⋅ r02 1 ⋅ k⋅ ⋅ Eγ A 3 38 Effetto Compton: distribuzioni angolari 39 Esercizio: la scoperta del neutrone Già nel 1920, per superare alcune delle difficoltà create dalla ipotesi, vedi esercizio nel capitolo della cinematica, che il nucleo fosse costituito di elettroni e protoni, Rutherford suggerisce che nel nucleo coppie di elettroni e protoni potessero essere combinate a “formare” una particella neutra che chiamo’ “ NEUTRONE “. Nel 1928 Bothe e Becker osservarono che bombardando con particelle α, emesse dal Polonio di circa 5.4 MeV, dei nuclei di Berillio si producevano atomi di Carbonio insieme ad una radiazione NON ionizzante, neutra e molto penetrante: pensarono si trattasse di raggi X. Nel 1931 Irene Curie e Joliot, studiando le stesse reazioni, mostrarono che questi processi erano capaci di “sbattere fuori” dei protoni di energia fino a 5.3 MeV da assorbitori ricchi di idrogeno come la paraffina. Spiegarono il fenomeno con: He + 49 Be→136 C + γ γ + p→γ + p 4 2 Nel 1931 Chadwick notò che un γ capace di causare questo reazione doveva avere un’energia di almeno 52 MeV (fare come esercizio) in palese contrasto con i γ osservati sperimentalmente che arrivano al 40 massimo ad energie di qualche MeV. Esercizio: la scoperta del neutrone Chadwick utilizzo’ camere ad ionizzazione nelle quali poteva misurare la ionizzazione, numero di ioni, prodotte da una particella carica e la lunghezza della traccia. Egli inoltre utilizzo’ DIVERSI materiali (idrogeno, elio, berilio, carbonio ed argon) come bersaglio per la radiazione sconosciuta prodotta dagli urti delle particelle α sul berilio. Le particelle “sbattute fuori” dall’ idrogeno si comportavano come protoni con velocita’ fino a 3.2×109 cm/s. Mentre le particelle espulse dai bersagli piu’ pesanti avevano un potere di ionizzazione piu’ grande e, per ciascun caso, erano l’ ione di rinculo dell’ elemento. Tutto viene spiegato da una particella di massa circa uguale a quella del protone e senza carica elettrica: 4 2 He + 49Be→126 C + n Chadwick la chiamo’ NEUTRONE in una lettera a Nature del 17, febbraio 1932. Nel 1935 prese il Premio Nobel. Chadwick misurò la sua massa con una precisione del 10%. Qualche mese dopo venne scoperto il nucleo di Deuterio (Deutone), 2 l’isotopo 1 H dell’idrogeno. Il Deutone è uno stato legato m p = 938.27231 ± 0.00028 MeV / c 2 protone-neutrone. Valori recenti: mn = 939 .56563 ± 0.00028 MeV / c 2 Nota bene: il neutrone risolve il problema md = 1875 .61339 ± 0.00057 MeV / c 2 dell’azoto : 7p + 7n = spin intero. Inoltre risolve il problema quantistico 41 e quello legato al momento magnetico. Creazione di coppie • La produzione di coppie elettrone positrone nel campo Coulombiano del nucleo e’ possibile SOLO se l’ energia del fotone supera una certa soglia. Questa energia di soglia e’ data dalle masse a riposo dei due elettroni piu’ la energia di rinculo che e’ trasferita al nucleo o, nel caso di urto con gli elettroni atomici, a questi ultimi. Il rinculo assicura la conservazione dell’ impulso. γ +N γ + → ( e+ e- ) + N e- → ( e+ e- ) + e- Il nucleo controbilancia Ptot anche energia. senza prendere energia. L’elettrone prende Il processo è a SOGLIA: EγMin ≈ 2me ≈ 1.02MeV su nucleo EγMin ≈ 4me c 2 su elettrone Distribuzione in energia di e+ e- : dσ = Formula di Bethe-Heitler dE' Distribuzione angolare degli elettroni : me c 2 < θ ± >≈ Eγ La distribuzione e' indipendente da E '± 42 Produzione di coppie in camera a bolle 43 Produzione di coppia - → ( e+ e- ) + e- γ + e γ +N → ( e+ e- ) + N 44 Creazioni di coppie: sezione d’urto totale 1) mec < hν << 2 σ pair 2) 137 Z 1 3 ⋅ mec 2 2 Eγ 218 ⎞ Z 2 ⎛ 28 ⋅ r0 ⋅ ⎜ ⋅ ln − = ⎟ 2 137 9 m c 27 e ⎝ ⎠ 2 hν >> m e c 2 σ pair ( senza schermo ) ( schermo completo ) Z2 2 ⎛⎜ 28 183 2 ⎞⎟ = ln 1 − ⋅ r0 137 27 ⎟ ⎜ 9 3 Z ⎝ ⎠ Ad alte energie abbiamo : σ pair ≈ cost ⋅ Z 2 σ pair ≅ 7 1 A ⋅ 9 X0 N A μ = σ ⋅ n = (σ fotoelettrico + σ compton + σ creazione di coppie ) ⋅ ρ ⋅ NA A ATTENUAZIONE DEI FOTONI : I = I0 e− μ x 45 Sezioni d’ urto per fotoni Vs Eγ 46 Memento: interazioni elettromagnetiche di base γ e+ / eIonisation dE/dx Photoelectric effect σ E E Bremsstrahlung Compton effect σ dE/dx E E Pair production σ E 47 Sciami Elettromagnetici Ee ≥ Energia Critica Eγ ≥ Soglia per la Creazione di coppia Il processo è statistico : 1 X0 ± 1 X0 E0 2 γ E → e → e 2γ 0 dopo t ⋅ X 0 '± ' 1 X0 E0 4 → N → e''± 2γ '' 2e'''E±0 ......etc 8 2 t ; E(t) E0 2t E0 E ( tmax ) = t max = E c da cui : 2 E0 ln Ec E0 tmax = ⇒ N max ln2 Ec 48 Caratteristiche degli sciami Elettromagnetici 180 ⋅ i ) X0 A Z2 ( gr cm ) -2 550 Z ; ii) Energia Critica: ε 21 ⋅ X 0 ( MeV ) A gr cm -2 : ε Z da' la distribuzione laterale dello sciame che dipende dallo scattering multiplo e dai fotoni di bassa energia. iii) Raggio di Moliere : R M = 7⋅ ( ) e' funzione della profondita' dello sciame ( sviluppo longitudinale ). iv) posizione del massimo dello sciame : t max = t med - 1,5 dove : t med = ln t= E ε + a ; dove: a = 0.4 per e ± a = 1.2 per γ x X0 v) Lcontenimento ( 98 % ) ∼ 3 ⋅ t med dE vi) = E0 ⋅ dt bα +1 (α + 1) ⋅ tα − e-bt dove b = 0.5 e α = t max ⋅ 5 vii) T = somma di tutte le lunghezze delle tracce cariche della cascata elettromegnetica. Per Esensibile = 0 , dove E sensibile e' l' energia sotto la quale il rivelatore non e' sensibile, si ha : E T = ε X0 viii) ΔE ∝ E N N 49 Electromagnetic cascades Electromagnetic Cascades (showers) Electron shower in a cloud chamber with lead absorbers Simple qualitative model Consider only Bremsstrahlung and pair production. γ Assume: X0 = λpair N (t ) = 2 t E (t ) / particle = E 0 ⋅ 2 − t Process continues until E(t)<Ec t max ln E 0 E c = ln 2 N total t max = ∑ 2 t = 2 ( t max +1) − 1 ≈ 2 ⋅ 2 t max = 2 t =0 After t = tmax the dominating processes are ionization, Compton effect and photo effect → absorption. 50 E0 Ec Interazioni Nucleari Le interazioni degli adroni energetici (carichi e neutri) sono determinati dai processi nucleari inelastici. hadron p,n,π,K,… Z,A multiplicity ∝ ln(E) π + n πp π0 pt ≈ 0.35 GeV/c Eccitazione e poi frammentazione dei nuclei → → frammenti nucleari + produzione di particelle secondarie Per energie elevate (>1 GeV) le sezioni d’ urto dipendono molto poco dall’ energia e dal tipo di particella incidente (p, π, K…). σ inel ≈ σ 0 A 0.7 σ 0 ≈ 35 mb In analogia con X0 possiamo definire una lunghezza di assorbimento adronica (hadronic absorption length) λa = A N Aσ inel 51 Cascata Adronica Vi sono implicati vari processi. E la situazione e’ molto piu’ complicata di quella delle cascate elettromagnetiche. Componente adronica + charged pions, protons, kaons …. Breaking up of nuclei (binding energy), neutrons, neutrinos, soft γ’s Componente Elettromagnetica neutral pions → 2γ → electromagnetic cascade ( ) n π 0 ≈ ln E (GeV ) − 4 .6 muons …. → invisible energy example 100 GeV: n(π0)≈18 Grandi fluttuazioni di energia risoluzione in energia limitata 52 Interazioni di particelle cariche Material Z Hydrogen (gas) Helium (gas) Beryllium Carbon Nitrogen (gas) Oxygen (gas) Aluminium Silicon Iron Copper Tungsten Lead Uranium 1 2 4 6 7 8 13 14 26 29 74 82 92 A 1.01 4.00 9.01 12.01 14.01 16.00 26.98 28.09 55.85 63.55 183.85 207.19 238.03 ρ [g/cm3 ] X 0 [g/cm2 ] λ a [g/cm2 ] 63 94 65.19 43 38 34 24 22 13.9 12.9 6.8 6.4 6.0 50.8 65.1 75.2 86.3 87.8 91.0 106.4 106.0 131.9 134.9 185.0 194.0 199.0 0.0899 (g/l) 0.1786 (g/l) 1.848 2.265 1.25 (g/l) 1.428 (g/l) 2.7 2.33 7.87 8.96 19.3 11.35 18.95 For Z > 6: λa > X0 λa and X0 in cm 100 10 X0, λa [cm] λa X0 1 Z 53 0.1 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Calorimetri omogenei Due categorie importanti: cristalli scintillanti o “glass” blocks → Fotoni . Letti con fotomoltiplicatori,-diodi/triodi Scintillatori (cristalli) Scintillator Density [g/cm3] X0 [cm] NaI (Tl) 3.67 2.59 CsI (Tl) 4.51 1.86 CSI pure 4.51 1.86 BaF2 4.87 2.03 BGO PbW04 7.13 8.28 1.13 0.89 Light Yield γ/MeV (rel. yield) 4×104 τ1 [ns] λ1 [nm] Rad. Dam. [Gy] Comments 230 415 ≥10 5×104 (0.49) 4×104 (0.04) 104 (0.13) 8×103 ≈100 1005 565 ≥10 10 36 0.6 620 300 10 10 310 310 220 310 480 ≈440 ≈530 103 hydroscopic, fragile Slightly hygroscopic Slightly hygroscopic 105 10 104 light yield =f(T) Relative light yield: rel. to NaI(Tl) readout with PM (bialkali PC) Radiatori Cherenkov Material Density X0 [cm] n [g/cm3] SF-5 Leadglass SF-6 Leadglass PbF2 4.08 2.54 5.20 1.69 7.66 0.95 Light yield [p.e./GeV] (rel. p.e.) 1.67 600 (1.5×10−4) 1.81 900 (2.3×10−4) 1.82 2000 (5×10−4) λcut [nm] Rad. Comments Dam. [Gy] 102 350 350 102 103 Not available inquantity 54 Relative light yield: rel. to NaI(Tl) readout with PM (bialkali PC) Interazioni dovute a : n, π0, η’ K0, Λ, … e neutrini Neutroni Le interazioni forti hanno sezioni d’ urto σ ≅ 10 – 100 mbarn E’ possibile rendere “misurabili” gli effetti di urti dovuti a neutroni con I metodi seguenti : i) Scattering nucleare con rinculo dei nucleoni carichi urtati; ii) Reazioni Nucleari: a) da neutroni lenti : termici ( T < 0.5 eV ) epitermici ( T < 100 KeV ) b) da neutroni veloci : ( 10 keV < T < 100 MeV ) c) neutroni di alta energia : ( 100 MeV < T ) iii) Processi secondari in cui abbiamo emissione di particelle cariche : a) neutroni veloci : scattering elastico su protoni reazioni nucleare b) fissione : n + U235 → frammenti carichi π0 → γγ ; η → 2γ ; K0 → π+π- etc I neutrini interagiscono SOLO via interazioni deboli con sezioni d’ urto σ ≅ 10-40 cm2 55 Rivelatori di Particelle ▬ Lo scopo dei rivelatori è quello di misurare : 1) l’energia Ei , 2) l’ impulso pi , 3) i vertici delle interazioni e/o dei decadimenti, di TUTTE le particelle dello stato finale della reazione. La misura dell’energia mancante permette di rilevare la presenza di neutrini tra le particelle dello stato finale della reazione 56 Processi fisici per la rivelazione di particelle IONIZZAZIONE: indotta da particelle cariche: il passaggio delle particelle e’ rivelato dalle coppie elettrone-ione prodotte lungo il percorso della particella stessa. - ⎛ dE ⎞ ⎜ ⎟ per unita' di percorso dx ⎝ ⎠ion Ionizzazione Specifica = E ( per produrre una coppia e-ione ) L' energia necessaria per produrre una coppia e-ione dipende dal materiale ed e' tipicamente di 20-30 eV. ECCITAZIONE: Indotta da fotoni su materiali scintillanti ( stati metastabili con tempi di risposta da 10-9 a 10-6 secondi ) che emettono fotoni di qualche eV ( FLUORESCENZA ). i) Scintillatori inorganici : X0 ≅ 2.6 cm ; ρ = 3.7 gr cm-3; risposta ≅ 10-7 s; resa energetica ; 1γ / 25 eV. ii) Scintillatori organici : X0 ≅ 30-40 cm; ρ = 1 gr cm-3; risposta ≅ 10-9 s; resa energetica : 1 γ / 100-500 eV. ESEMPIO : In Argon ( ρ =10-3 gr cm-3 ) si ottiene una coppia e-ione ogni 30 eV. Calcoliamo l’ energia persa per ionizzazione in 1 cm di Argon. 2 MeV 2 keV ΔE = ⋅ρ = -2 gr cm cm Numero di coppie e-ione in Argon : 2000 66 coppie per cm 30 57 Rivelatori di Tracce A) Tecniche Visualizzanti 1) Camera a Nebbia ( Wilson – 1912 ) : un gas con vapore sovrasaturo produce goccioline dove sono presenti ioni a causa di una rapida espansione. Si illumina e fotografa la camera subito dopo l’espansione. Tipica risoluzione : ≅ 0.5 mm. 2) Camera a Bolle (Glaser– 1952): un liquido (idrogeno, deuterio, elio….) in cui la pressione idrostatica è mantenuta per qualche millisecondo più bassa della sua tensione di vapore. Si formano delle bollicine lungo la traiettoria delle particelle a causa della presenza delle coppie e-ione. Risoluzione spaziale da 300 a 20 μm. 3) Emulsioni Nucleari (Powell– 1939): costituite da grani di AgBr (bromuro di argento) immersi in gelatine con densità di alcuni grani / μm . La particella produce elettroni che trasformano i grani in Argento metallico. Risoluzione spaziale ≅ 1 μm . . dE Inoltre dal dx si misura : β e da ϑSc mult si ricava β ⋅ p 58 Rivelatori di Tracce 4) Camera a Scintille (1950) lastre conduttrici separate di 1 cm connesse a tensione ed a massa in modo alternato ad un generatore IMPULSIVO di tensione. Tra le lastre vi è un gas NOBILE (He, Ne) che viene ionizzato dal passaggio della particella carica. Dopo il passaggio viene impulsato un campo elettrico di ?10KV/cm che accelerando gli elettroni innesca una scarica lungo tutta la traccia di ionizzazione lasciata dalla particella. Le scintille sono nel visibile e vengono fotografate. Risoluzione spaziale ≤ 1 mm. Le Camere a Streamer hanno elettrodi piu’ lontani tra loro e campi ≅ 20 KV/cm . Si ottengono risoluzioni spaziali simili a quelle delle camere a scintilla. 59 Camera di Wilson : Scoperta del Positronio 60 Camera a nebbia: la nascita dell’ antineutrino 61 Emulsioni: scoperta del pai carico 62 Rivelatori di Tracce B) Tecniche Elettroniche In questo tipo di rivelatori la carica elettrica, prodotto della ionizzazione dovuta al passaggio della particella, viene raccolta con opportuni campi elettrici. Il materiale può essere GAS, LIQUIDO o SOLIDO. I parametri importanti sono la velocita’ di deriva delle cariche e la resa in coppie e-ioni prodotte I gas tipici sono costituiti da miscele di gas nobili (He, Ne, Ar, Xe) con idrocarburi (metano, etano) o CO2 . vione = ve 10-4. Dove ve dipende dal tipo di gas, dalla pressione e dal campo elettrico. Tipicamente si ha : ve ≅ 5 cm / μs ; pressione atmosferica; E ≅ 1 KV / cm . Varie tipologie: 1) camere a fili: risoluzione spaziale ≅ 0.3 – 0.5 mm 2) camere a deriva in gas: risoluzione spaziale ≅ 50 – 200 μm . 3) camere a deriva in liquido: ve ≅ 0.5 cm / μm con una resa maggiore : ≅ 10 eV 4) Camere a deriva in semiconduttori: resa 3 eV per coppia; risoluzione spaziale ≅ 10 μm. 63 Multi wire proportional chambers (G. Charpak et al. 1968, Nobel prize 1992) field lines and equipotentials around anode wires Parametri tipici: L=5mm, d=1mm, awire=20mm. Lettura digitale: la risoluzione spaziale e’ limitata a: σx ≈ d 12 ( d=1mm, σx=300 μm ) Gli indirizzi dei fili che hanno sparato danno solo una informazione unidimensionale. Coordinate secondarie… 64 Multi wire proportional chambers ♦Coordinate secondarie Piani incrociati di fili. Ghost hits. Solo per basse moltiplicita’ di tracce. Anche piani di fili stereo (a piccolo angolo di intersezione). ♦Divisione di carica. Fili resistivi (Carbon,2kΩ/m). y track QB QA L y QB = L Q A + QB ⎛ y⎞ ⎝L⎠ σ ⎜ ⎟ up to 0 .4 % ♦1 piano di fili + 2 piani catodici segmentati Lettura analogica dei piani catodici: → σ ≈ 100 μm 65 Camere a deriva (First studies: T. Bressani, G. Charpak, D. Rahm, C. Zupancic, 1969 First operation drift chamber: A.H. Walenta, J. Heintze, B. Schürlein, NIM 92 (1971) 373) DELAY scintillator drift Stop TDC Start anode x low field region drift high field region gas amplification ♦Misura il tempo di arrivo degli elettroni al filo a tensione relativo a t0 x = ∫ v D (t ) dt ♦Che cosa accade durante la deriva verso il filo anodico ? ) Diffusion ? ) Drift velocity ? 66 Deriva e diffusione nel gas ♦Senza campo elettrico esterno: Gli elettroni e gli ioni perderebbero la loro energia collidendo con gli atomi del gas→ termalizzazione 3 ε = kT ≈ 40 meV 2 L’ insieme di cariche, inizialmente localizzate, a causa delle collisioni multiple diffondera’ nel gas dN = N 1 −( x 2 e 4π Dt σ x (t ) = 2 Dt 4 Dt ) D: coefficiente di Diffusione dx or D = σ x2 (t ) dN 2t Ν σx t ♦ Con un campo elettrico esterno: Ε Traffico “stop and go” dovuto allo Scattering con gli atomi del gas → drift v D = μE μ= eτ (mobility) m e- 67 Metodi di Misura delle Variabili Cinematiche 1) Misura della carica elettrica dE 2 2 ∝ z = ( ze ) dx 1) 2) il segno è dato da : B e/o E . 2) Misura dell’Energia N = ∑ ntracce Calorimetri: = kE sec ondarie δE E = δN N = 1 1 = N kE è un fenomeno STATISTICO!. La misura migliora all’ aumentare di E. dP p Calorimetro Misura da traccia in campo magnetico. p 68 Misura della Energia • Risoluzione in energia di un calorimetro (limite intrinseco): E 0 Numero Totale dei segmenti di traccia total ∝ N σ (E) E σ (N ) ∝ N Ec 1 ∝ ∝ N 1 E0 Vale anche per i calorimetri adronici Anche le risoluzioni spaziali ed angolari scalano come 1/√E La risoluzione relativa di un calorimetro migliora all’ aumentare dell’ energia. Piu’ in generale: σ (E ) E c a = ⊕b⊕ E E Noise term Stochastic term Quality factor ! Constant term Inhomogenities Bad cell intercalibration Non-linearities Electronic noise radioactivity pile up 69 Particella carica in campo magnetico ♦ il moto di una particella di massa m e carica elettrica q in un campo di induzione magnetica B e’ descritto dalla legge dp/dt = d (γmv)/dt = q v×B In un moto circolare, con traiettoria di raggio R e con B perpendicolare a v, avremo : ma = mv2/R = qvB da cui i) mv = qRB ii) R = mv/qB = p/qB iii) cp = qcBR ♦ Per una carica unitaria q=e, la relazione tra quantita’ di moto, raggio di curvatura e campo magnetico e’ : pc[Joule]=ecBR= 1.6 10-19[Coulomb] 3×108[ms-1] B[Tesla] R[metro] oppure in unita’ piu’ pratiche: pc[GeV] = 0.3 B[Tesla] R[metro] 70 ♦ Avremo anche: B×R = p/e = rigidita’ magnetica ♦ se mettiamo tutto nelle corrette unita’ di misura avremo: B×R = 33.356×p [kg∗m]= = 3.3356×p [T ∗m] ( se p e’ in GeV/c ) 71 3. Misura di Impulso a) Metodo della sagitta: il rivelatore di traccia è interno al campo magnatico B. Ricordiamo : p = 0.3 RB con q = 1; B in Tesla; R in m e p in GeV. L Sia s << R s θ R 1) L 2 L2 2 2 2 = R2 ( R − s ) + ( ) = R → R + s − 2 Rs + 2 4 2 trascurando s2 si ottiene : L2 s= 8R 2) L 2 R sin ϑ 2 ; cosϑ 1 ϑ2 ϑ⎞ ⎛ 1- ⋅ ; s = R ⋅ ⎜1-cos ⎟ 2! 4 2⎠ ⎝ ⎛ 1 ϑ2 ⎞ ϑ2 s = R ⎜1-1+ ; ⎟ = R⋅ 2 4 8 ⎝ ⎠ 1 L 1 L2 ϑ2 L2 ϑ2 = = ⋅ = ⋅ϑ ⇒ ⇒ 2 R 2 4R 2 4 8R 2 8 L2 L2 Otteniamo quindi : s = R ⋅ 2 = 8R 8R L2 p = 0.3 ⋅ R ⋅ B ⇒ p = 0.3 ⋅ B ⋅ 8s 72 L’accuratezza della misura di P, per un B fissato, è legata a quella di R e, da questa, a quella di L ed s. L2 L2 1 p = 0.3 ⋅ B ⋅ ; Δp = 0.3 ⋅ B ⋅ ⋅ 2 ⋅ Δs 8⋅s 8 s ⎛ L2 ⎞ 2 ⇒ s = ⎜ 0.3 ⋅ B ⋅ ⎟ ⋅ 8 p ⎝ ⎠ L2 s = 0.3 ⋅ B ⋅ 8⋅ p 2 da cui : ⎛ 0.3BL2 ⎞ p 2 82 Δs 8 ⋅ p 2 Δs = Δp = ⎜ ⎟⋅ 2 2 0.3 ⋅ B ⋅ L2 ⎝ 8 ⎠ 0.3BL ( ) 8 Δp = ⋅ Δs p2 0.3 ⋅ B ⋅ L2 1 720 ( Formula di Gluckstern : Δs = ε ⋅ ⋅ ) 8 N +4 dove ε e' la risoluzione della misura sul singolo punto data dal rivelatore; ed N e' il numero di punti misurati sulla traccia. Avremo : Δp ε = p2 0.3BL2 720 8 Δs = N +4 0.3BL2 ▬ Esempio : B = 1.5 Tesla; L = 1.8 m ; Δs = 200 μm : Δp/p2 = 1.1×10-3 / GeV 73 b) Analizzatore Magnetico. La misura dei punti sulle tracce viene fatta prima e dopo la deviazione ϑ causata dal campo magnetico B. Serve a misurare p ed il segno della carica. L p θ θ x x L⋅ θ 2 S 2 R θ cp = 0.3 ⋅ B ⋅ R ; R L θ ; cpθ 0.3BL ⇒ θ = 0.3B ⋅L cp 0.3L2 B 0.3L2 B 0.3L2 B ∂cp x= ; cp = ; Δ ( cp ) = ⋅ Δx = ⋅ Δx 2cp 2x 2x2 ∂x Δ ( cp ) ( cp ) 2 = 2 ⋅ Δx ; dove Δx e' la precisione delle camere usate. 0.3L2 B Nel vuoto : Δ( cp ) / (cp)2 = costante 74 3.1 Analizzatori Magnetici In presenza di materiale dobbiamo tener conto dello scattering multiplo colombiano: 2 2 Δx = Δx risoluzion e + Δx scatt .mult . Δx SM = 1 15MeV / c L L βp x0 3 Esercizio: B = 1.8 T; L = 1 m; ∆x = 100μm a) Nel vuoto P (GeV) 2 0.3L B 2cp Δp Δx = p x x= Δ (cp ) = 3.7 ⋅ 10 − 4 2 (cp ) 10 27 mm 100 2.7 mm 3.7 ‰ 3.7 % b) Magnete in aria: X0(aria) = 300 per p = 10GeV → β ≈ 1 1 15 1 Δx SM = ⋅ 1 = 50 μm 4 300 3 10 Confrontabile con le massime ∆x raggiungibili. 75 4. Misure di velocita’ 1) Rivelatori Čerenkov: se misuro ϑ Č: cosϑ = dβ 1 nβ ⇒ dcosϑ = - sinϑ ⋅ dϑ = - = nβ ⋅ sin ϑ ⋅ dϑ = β dβ = tgϑ ⋅ dϑ β 1 dβ ⋅ 2 n β 1 ⋅ sin ϑ ⋅ dϑ cosϑ 2) Campionando lungo la traccia il suo dE 1 → 2 →β β dx Nota bene: se è noto l’impulso la misura della velocità determina la la misura della sua massa : p = m β cγ Esercizio: calcoliamo δm / m, noto p: m= p → δm = p 1 p 1 δ( ) = − δ ( βγ ) 2 βγ βγ c c( ) cβγ δ ( βγ ) = γδβ + βδγ 1 3 − ⎤ − ⎡ 1 2 2 δ γ = δ ⎢(1 − β ) 2 ⎥ = (1 − β ) 2 ⋅ 2βdβ = γ 3 βdβ ⎣ ⎦ 2 76 4. Misure di velocita’ δ ( βγ ) = γδβ + β 2 γ 3δβ = γδβ (1 + β 2 γ 2 ) ⎡1 − β 2 + β 2 ⎤ ⎡ β2 ⎤ = δβ ⋅ γ ⎢1 + = δ γ β ⎢ ⎥ ⎥ 2 1− β 2 ⎦ ⎦ ⎣ ⎣ 1− β = δβγ ⋅ γ 2 = γ 3δβ ( δ m= ) p δ ( βγ ) p 1 = ⋅ γ 3δβ 2 2 c ( βγ ) c ( βγ ) p γ3 δβ γ3 δβ δm c ( βγ ) 2 δβ = γ 2 = = p β m ( βγ ) c ( βγ ) δm m = δβ 1 (1 − β 2 ) β La sensibilità della misura peggiora all’aumentare di β 77 Esercizio: misura del tempo di volo di una particella In fisica delle particelle e’ possibile identificare una particella da un’ altra, avente lo stesso impulso ma di diversa massa, dalla misura del tempo di volo che le particelle impiegano a compiere una determinata distanza. Calcoliamo il tempo di volo a percorrere una distanza L=15 metri tra due rivelatori a scintillazione posti ai due estremi della stessa distanza. L Le particella di massa m1 ed m2 ed impulso p percorreranno la distanza L rispettivamente nei tempi t1 e t2 dati da : L L L L ti = = = = =L v p vi c i cβ i c 2 Ei c 2 p 2 c 2 + mi c 4 c2 p L ⎛⎜ m2 c 2 m1c 2 Δt = t 2 − t1 = 1+ 2 − 1+ 2 c ⎜⎝ p p L m2ic 2 ti = 1+ c p2 2 2 ⎛ m m Δt = 3.34⎜ 1 + 22 − 1 + 12 ⎜ L p p ⎝ ⎞ n sec ⎟ ⎟ m ⎠ ⎞ ⎟ ⎟ ⎠ ( m e p in MeV) Se p2 »m12c2 ed m22c2, avremo: ( 2 m2 − m1 Δt ≅ 1670 L p2 2 ) pi cos econdi ♦ Δt va come 1/p2 m 78 Tempo di volo Particle ID using Time Of Flight (TOF) L t= βc start stop Mettiamo insieme la misura del TOF con quella di impulso ( p = m 0 βγ ) m= p c 2t 2 L2 −1 Mass resolution dm dp ⎛ dt dL ⎞ = + γ 2⎜ + ⎟ m p L ⎠ ⎝ t Differenza del tempo di volo tra due particelle di un dato impulso Δt = L⎛ 1 1 ⎞ L ⎟= ⎜⎜ − c ⎝ β 1 β 2 ⎟⎠ c ( 1+ m c 2 2 1 ) / p 2 − 1 + m 22 c 2 / p 2 ≈ 2 2 ( ) m − m 1 2 2 2p Lc Δt for L = 1 m path length σt = 300 ps π/K separation up to 1 GeV/c 79 Identificazione di particelle con luce Cerenkov I rivelatori possono sfruttare: • Nph(β): rivelatori a soglia • θ(β): (do not measure θC) rivelatori differenziali e “RICH” Ring Imaging Cherenkov detectors Rivelatori Cherenkov a soglia: principle N ≈1− 1 n2β 2 1 = 1 − 2 ⋅ 1 + m2 p2 n ( ) particle PM π/K β kaon n=1.03 n=1.02 βkaon β kaon ; light yield (a.u.) ♦Esempio di separazione: 1.1 1.0 0.9 0.8 0.7 0.6 0.5 0.4 0.3 0.2 0.1 0.0 0 mirror radiator medium n=1.01 1 2 3 4 p kaon [GeV/c] 5 6 80 Misure di massa 1) Thomson Spettrometri di massa ( vedi figura ) 2) Per particelle relativistiche occorrono campi elettrici troppo elevati: vedi il caso trattato in precedenza : note due variabili tra E, p ed M. 3) Massa Invariante. Nel caso di particelle instabili la massa si determina misurando l’impulso dei suoi prodotti di decadimento di cui sono note le masse. Esempio: la particella di massa incognita Mx decade in due particelle di masse note m1 ed m2. Si misurano gli impulsi vettoriali p1 e p 2 Avremo : P 2 = M x2 = ( P1 + P2 ) 2 = ( E1 + E 2 ) 2 − ( p1 + p 2 ) 2 = m12 + p12 + m22 + p 22 − 2 E1 E 2 − p12 − p 22 − p1 p 2 cosϑ M x2 = m12 + m22 − 2 E1 E 2 − 2 p1 p 2 cosϑ Supponiamo per semplicità che pi >> mi , per cui : E i ≈ p i M x2 − m12 − m22 ≈ 2 p1 p 2 (1 − cosϑ ) = 4 p1 p 2 sin 2 2M xδM x = 4 p 2 sin 2 ϑ 2 δp1 + 4 p1 sin 2 ϑ 2 ϑ 2 ϑ ϑ ϑ δp 2 + 4 p1 p 2 2sin ⋅ cos d 2 2 2 ⎛ ⎞ ⎜ δp 2 dϑ ⎟⎟ 2 ϑ ⎜ δp1 + + 2M xδM x = 4 p1 p 2 sin ϑ⎟ 2 ⎜ p1 p2 tg ⎟ ⎜ ⎝ 2⎠ ϑ δp dϑ 2M xδM x ≈ 4 p1 p 2 sin 2 (2 + ) ϑ 2 p tg 2 81 Spettrografo di massa ♦ qE = qvB1 ⇒ v = E/B1 ⇓ ♦Mv2/R = qvB2 ⇒ M = qRB1B2/E 82 6. Misure di vita media Molti nuclei e particelle sono instabili e decadono con la vita media r definita dalla legge di t − decadimento : N t = .N 0 ⋅ e τ Come vedremo, le misure di vita media devono coprire un intervallo di valori che varia di circa 40 ordini di grandezza e sono quindi necessari DIVERSI METODI DI MISURA. () 1) Caso in cui τ >> Δt dove Δt è la durata della misura. In questo caso τ si determina CONTANDO il numero di decadimenti N N d = N (t ) − N (t + Δt ) ≈ N (t ) Δt τ τ = N Δt Nd Questo è il metodo usato per la grande maggioranza dei nuclei radioattivi. La risoluzione della misura è determinata da e dalla conoscenza della Nd POPOLAZIONE CAMPIONE N. 2) La vita media di una particella che ha una velocità v nel laboratorio, la possiamo determinare MISURANDO LA DISTANZA TRA IL PUNTO DI PRODUZIONE E QUELLO DI DECADIMENTO : La distribuzione dei tempi di decadimento è data da: t − 0 τ dN N = ⋅e dt τ Se la particella ha velocità βc nel laboratorio, la sua vita media sara’data da γτ ed avremo: x dN dN dt N 0 1 1 − β cγτ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅e = = τ γ βc dx dt dx dove βγcτ è la lunghezza media percorsa nel laboratorio dal punto di produzione a quello di decadimento. dN N 0 − xl = ⋅e dx l Con un rivelatore di risoluzione δ x = 30 μ m, si .possono misurare τ 10-13 βγ sec 83 6. Misure di vita media 3) Per particelle a vita media di 10-23 s, come le risonanze, si fanno misure indirette misurando la larghezza della risonanza: T= τ Γ si può ricavare o dalla misura della massa invariante della particella, oppure da misure di sezioni d’urto in funzione dell’energia in reazioni in cui è formata la risonanza. particella τ ( sec. ) c×τ K+ (-) 1.2×10-8 3.7 m K 0S 5×10-10 2.7 cm K 0L 5×10-8 15.5 m D+ (-) 10×10-13 315 μm D0 4×10-13 123.4 μm B+ (-) B0 1.7×10-12 1.5 ×10-12 502 μm 462 μm 84