INTRODUZIONE: IL LABIRINTO Nome dato dagli antichi al palazzo reale di Cnosso in Creta, secondo la leggenda opera di Dedalo: come gli schiavi hanno dimostrato, a pianta assai complessa e intricata. I mitografi fantasticarono poi che Dedalo avesse costruito per ordine di Minosse un palazzo intricatissimo cosicchè fosse impossibile ritrovarne l'uscita, per tenervi rinchiuso il Minotauro. Teseo con l 'aiuto di Arianna sarebbe riuscito a penetrarvi a uccidere il mostro e a ritrovare l'uscita. Già ai tempi di Erodoto si dava nome di labirinto a qualunque edificio di pianta molto complessa, e labirinto si dissero anche i fregi decorativi che si trovano in Egitto, in Creta e altrove con intrico di linee spezzate o curvilinee. Tali motivi furono ripresi in pavimenti musivi di edifici monumentali di forma e più tardi di basiliche cristiane medioevali. Nel rinascimento il motivo del labirinto fu largamente usato dagli architetti per decorazioni, oltre che di pavimenti, di soffitti (celebre quello del palazzo ducale di Mantova) e in altre ne furono fatti nei giardini con siepi e con alberi potati geometricamente. Nella nostra cultura il labirinto è diventato il simbolo di una situazione aggrovigliata dalla quale non si riesce a venir fuori. Quando ci si trova immersi in molte complicazioni si dice: "Sono in un labirinto". Oppure per definire uno stato di confusione mentale o sentimentale: "Nel labirinto della mente"; "Nel labirinto dei sentimenti". Inoltre definiamo labirinto quel gioco che consiste in un disegno con diverse strade, una sola della quale porta all'uscita e quindi alla soluzione. IL LABIRINTO Nome di alcune leggendarie costruzioni architettoniche dell'antichità, di struttura ingegnosa e talmente complicata, per intreccio di stanze, corridoi, gallerie, da rendere assai difficile l'orientamento e quindi l'uscita a chi vi fosse entrato. Soprattutto noto quello caratteristico della mitologia greca. Nella mitologia greca, il labirinto è l'intricatissima costruzione eretta a Creta da Dedalo per ordine del re Minosse, dimora del Minotauro, figlio mostruoso della regina Pasifae unitasi con un toro: costituita con tanti complicati accorgimenti che l' ignaro vi si smarriva e, una volta entrato, non poteva piu uscirne. Tanto che Teseo, dopo l'uccisione del Minotauro e la liberazione di sette giovani e sette vergini ateniesi destinati ad essere offerti in pasto al mostro, ebbe bisogno per uscire dal labirinto del filo di Arianna, figlia del re. L'arte minoica conosce una composizione lineare geometrica a labirinto che compare anche nelle monete di Cnosso, a forma quadrangolare, con angoli retti, oppure anche circolari, oggi, però, si sa che la diffusione dell'immagine del labirinto non si limita al mondo egeo. Erodoto rammenta una costruzione al labirinto presso il lago Meride nel Faynum; secondo Plinio in Etruria la tomba del lucumone Porsenna avrebbe avuto la forma di un labirinto. Ma esempi di tale figura non mancano neanche presso i popoli primitivi: in India si disegna un labirinto sul corpo delle partorienti in caso di parto difficile mentre in altre zone il disegno del labirinto si riscontra in vari riti religiosi. TESEO Nella mitologia greca, il più grande eroe ateniese, figlio di Egeo, re di Atene, o di Poseidone, dio del mare, e di Etra, figlia di Pitteo, re di Trezene. Affidato al nonno Pitteo e cresciuto lontano da Atene, a 16 anni Teseo decide di tornare dal padre per farsi riconoscere come figlio e legittimo erede al trono. Ad Atene arriva recando una spada e un paio di sandali che Egeo gli aveva donato. Medea, moglie di Egeo, tenta di avvelenare Teseo, ma quando Egeo riconosce i sui oggetti, lo proclama suo figlio ed erede, e scaccia Medea. Tra le prime avventure di Teseo vi è l'incontro con il Minotauro, un mostro mezzo uomo e mezzo toro, confinato in un labirinto nel palazzo di Minosse, re di Creta. Con l'aiuto di Arianna, figlia di Minosse, Teseo uccide il Minotauro e fugge dal labirinto. Tornato ad Atene, tuttavia, dimentica di alzare una vela bianca per segnalare la sua vittoria sul Minotauro; Egeo, vedendo una vela nera, ritiene il figlio morto e si getta da un'altura rocciosa nel mare, che da allora prese il suo nome. Divenuto re di Atene, Teseo fu saggio e generoso, ma conservò l'amore per il pericolo e l'avventura: rapì l'amazzone Ippolita, che gli diede un figlio, Ippolito, e partecipò alla ricerca del vello d'oro con gli argonauti. Tornato ad Atene, dopo altre imprese, trovò il suo regno in rovina, lacerato da ribellioni e dalla corruzione. Incapace di stabilire la propria autorità, mandò lontano i figli e navigò fino all'isola di Sciro, dove morì, forse assassinato. Egeo Figlio di Pandione, re dell'Attica. Non ebbe figli dalle prime due mogli. Dalla terza, Etra, ebbe Teseo. Fu detronizzato dai figli di Pallante, ma Teseo, sconfitti costoro non appena fu adulto, lo rimise sul trono. Lo stesso Teseo, quando si recò a Creta, per uccidere il Minotauro, promise al padre Egeo che se fosse ritornato vincitore avrebbe issato sulla sua nave una vela candida, per annunciare da lontano la vittoria. Ma l'eroe dimenticò questa promessa; i suoi marinai issarono una vela nera invece di quella bianca, ed Egeo, credendo fallita la grande impresa e morto il figlio amatissimo, si uccise gettandosi nel mare, che prese il suo nome. EUROPA Figlia di Agenore (re di Tiro o Sidone) e di Telefassa. Un giorno coglieva i fiori lungo la spiaggia della Fenicia, allorchè fu scorta da Zeus, che si trasformò in un bianchissimo toro e mostrandosi tanto mansueto da invogliarla a salirgli sulla groppa, la rapì portandola fra le onde del mare fin nell' isola di Creta, e precisamente a Gortina. Tutti i tentativi fatti dal padre e dai fratelli per ritrovare la fanciulla rimasero infruttuosi. In seguito Europa sposò Asterione (re di Creta), che, essendo senza eredi, adottò i figli da lei avuti con Zeus, cioè Minosse, Sarpedonte, Radamanto e forse anche Carno; inoltre il dio le fece tre magnifici doni: l'automa di bronzo Talo, un cane che raggiungeva invariabilmente la selvaggina inseguita e un giavellotto che colpiva sempre il bersaglio. Gli antichi le tributarono onori divini; l'immaginario toro di cui il re degli dei aveva assunto l'aspetto fu posto tra le costellazioni dello Zodiaco. Arianna Arianna, figlia di Minosse e di Pasifae; innamoratasi di Teseo, gli diede, quando egli fu condannato ad essere divorato dal Minotauro, un gomitolo di filo che gli servì per trovare la via d d'uscita dal labirinto, dopo l' uccisione del mostro. Fuggì poi con l'eroe, che, ingrato, l'abbandonò su di uno scoglio dell'isola di Nasso. Ivi si fece sacerdotessa di Dioniso, che la liberò e, secondo una delle versioni del mito, la sposò donandole una corona d' oro, capolavoro di Efesto. Questa corona di Arianna fu posta fra le costellazioni. Da dove deriva l'espressione" piantare in asso "? Proprio dalla sfortunata avventura di Arianna, che fu davvero piantata in " Nasso " MINOSSE Nella mitologia greca, leggendario re di Creta. Alcuni scrittori antichi identificarono con questo nome svariati sovrani, tra cui Minosse il Vecchio e suo nipote Minosse il Giovane, ma questa distinzione non compare mai nelle narrazioni. Minosse era figlio di Zeus, padre degli dei, e della principessa Europa. Dalla città di Cnosso colonizzò molte delle isole Egee, ed ebbe fama di sovrano equo, tanto che dopo la morte divenne uno dei giudici dei morti agli inferi. La leggenda più famosa riguardante Minosse narra di come egli, essendosi rifiutato di sacrificare un toro al dio Poseidone, fu da questi punito facendo innamorare dell'animale sua moglie Pasifae, con cui concepì il Minotauro. Secondo la leggenda attica, Minosse era un tiranno che, per vendicare la morte del figlio Androgeo per mano degli Ateniesi, ogni anno (ogni sette o nove secondo altre versioni) esigeva da Atene un tributo di sette giovani e sette fanciulle da sacrificare al Minotauro, finchè Teseo, mescolatosi alle vittime, non uccise il mostro. Si narra anche che Minosse venne ucciso mentre inseguiva Dedalo, in Sicilia. Le leggende concernenti Minosse hanno probabilmente una base storica e rispecchiano l'epoca in cui Creta aveva il supremo potere nella regione Egea, e alcune città della Grecia erano soggette ai re di Cnosso. Dedalo Dedalo nella mitologia greca, l'architetto che ideò per il re Minosse di Creta il labirinto in cui fu rinchiuso il minotauro, mostro divoratore di uomini, con testa taurina e corpo umano. Il labirinto era così ingegnoso che nessuno riuscì ad uscirne, ma Dedalo confidò il segreto del labirinto ad Arianna, figlia di Minosse, che col proverbiale filo aiutò il suo amante l'eroe ateniese Teseo, a uccidere il mostro e a fuggire ritrovando la via del ritorno. Infuriato, Minosse rinchiuse Dedalo e suo figlio Icaro nel labirinto. Non trovando altra via di uscita, Dedalo fabbricò ali di cera con cui entrambi riuscirono a volare via dai meandri del labirinto. Icaro, però, volando troppo vicino al sole fece sciogliere le ali, e precipitò così in mare. Dedalo giunse in Sicilia,dove fu accolto dal re Cocalo. Minosse cercò di inseguirlo ma fu ucciso, secondo una leggenda, dalle figlie di Cocalo. ICARO Figlio di Dedalo e di una schiava di Minosse. Secondo la leggenda più nota, dopo l'uccisione del Minotauro e la fuga di Arianna fu rinchiuso col padre nel Labirinto, donde i due riuscirono a fuggire grazie a due paia d'ali che Dedalo fabbricò pazientemente ed attaccò ai loro corpi per mezzo di uno strato di cera, raccomandando al figlio di non alzarsi od abbassarsi troppo durante il volo, giacchè i cocenti raggi del sole e l'umidità del mare avrebbero potuto rappresentare un grave pericolo. Ma, una volta libratosi in aria, Icaro dimenticò i preziosi consigli, tanto che nell'ebbrezza del volo si avvicinò imprudentemente al sole, provocando lo scioglimento della cera: sicchè precipitò in quel mare che da lui fu detto Icario e che corrisponde alla parte del mare Egeo compresa fra le isole di Patmo e di Lero e la costa della Caria. Una variante narra che fu sepolto da Eracle nell'isola d'Icaria. La tradizione gli attribuisce l'invenzione dei lavori su legno. MINOTAURO MINOTAURO Nella mitologia greca, mostro con la testa taurina e il corpo umano che viveva nel labirinto di Minosse, re di Creta, costruito nel palazzo di Cnosso. Il Minotauro (in greco "toro di Minosse") nacque da Pasifae, sposa di Minosse e da un toro candido che il dio Poseidone aveva mandato al re. Il toro era così bello che Minosse non volle sacrificarlo, come Poseidone avrebbe desiderato. Infuriato, il dio decise di vendicarsi e usò i suoi poteri divini per far innamorare Pasifae del toro. Curiosità: l’emblema del nostro Liceo è l’Acheloo, divinità fluviale dell’antichità, inverso del Minotauro, ossia con la testa dalle sembianze umane e il corpo di toro Inserire la descrizione del prof. Calamaro LABIRINTO: ARTE E STORIA Fra i più antichi esempi di labirinto notevole è il complesso edificio descritto da Erodoto e Strabone, costruito in Egitto al tempo della VI dinastia (2300 a.C.), che si può identificare con il tempio funerario di Amenhemet III ad Harawad presso il lago Meride. Anche gli Etruschi conoscevano questo tipo di costruzione e Plinio ne descrive un esempio celebre: la tomba del re Porsenna a Chiusi. Fin dall' antichità tuttavia, e per lunga tradizione, la parola si riferisce soprattutto alla leggendaria reggia di Minosse a Cnosso costruita da Dedalo della quale gli scavi archeologici hanno confermato l'esistenza. Poichè il simbolo di Giove venerato a Cnosso, era la labriV cioè la doppia ascia, è stata avanzata l'ipotesi che "labirinto" significhi "palazzo della labriV". Secondo K. Kerinyi il labirinto simboleggerebbe il mondo infero. La penetrazione e l'uscita dal labirinto avrebbero quindi un significato iniziatico di discesa e ritorno dall' aldilà. Il segno grafico del labirinto (che dovrebbe raffigurare la pianta dell'edificio) può assumere forma quadrata o circolare, presentando sempre un complesso di percorsi, uno dei quali conduce al centro dall' esterno. La forma quadrata è la più antica: documentata su una tavoletta micenea di Pilo (circa 1287), essa riappare su una tegola dell 'Acropoli di Atene (sec. VI a.C.) e poi su numerose monete di Cnosso e dell'Attica (sec. IV a.C.). La forma rotonda compare per la prima volta su uno oinocoh etrusco-italico della Tragliatella (fine del VII sec. a.C.) e poi su monete di Cnosso del secolo III a.C. Nel mondo romano il labirinto è documentato sia da un graffito di Pompei sia in un cospicuo numero di mosaici pavimentali (in Italia, Spagna, Gallia, Africa Settentrionale). La forma più frequente è quella quadrata. Il segno di labirinto fu accolto poi dall' arte paleocristiana; esempio più antico il mosaico della basilica di Santo Reparato a Orleansville in Tunisia del 328 d.C. Nell' allegoresi cristiana dell'alto Medioevo simboleggia di solito le prove che il devoto deve affrontare prima di giungere alla Gerusalemme celeste (San Vitale di Ravenna, San Savino di Piacenza). Il labirinto è ripetuto con una certa frequenza nella decorazione di chiese francesi ed italiane. E' inoltre presumibile che il simbolo acquistasse anche in determinati ambienti valore esoterico, forse in rapporto con la sua natura iniziatica che appariva conformata pure dal linguaggio dell'allegoria cristiana. Più tardi nelle chiese romaniche e gotiche il labirinto assunse anche un valore commemorativo (Amiens, Arras, Chartres) dove fra i meandri compaiono versi con i nomi dei costruttori o le loro effigi. Nel giardinaggio il labirinto è un'intricata rete di vialetti fiancheggiati da siepi o prati ed aiuole fiorite ed ebbe larga diffusione nel Rinascimento e in età barocca. Celebri i labirinti nel parco di Hampton Court in Inghilterra, della Villa Pisani a Strà e Altieri a Roma, dell'Alcazar di Siviglia e i molti labirinti dei giardini francesi del XVIII secolo. I LABIRINTI NEL MONDO Nel Rinascimento il motivo del labirinto fu largamente usato dagli architette per decorazioni, oltre che di pavimenti, di soffitti (celebre quello del palazzo ducale di Mantova con la leggenda Forse che si forse che no) e inoltre ne furono fatti nei giardini con siepi e con alberi potati geometricamente. La più antica rappresentazione grafica di un labirinto risale al 1220 a.C. e si trova su una tavoletta d argilla rinvenuta a Pylos, in Grecia. Il labirinto più grande del mondo è stato realizzato in un campo di grano al Lebanon Valley College, Pennsylvania, USA. A forma di stegosauro e lungo 152 metri quadrati, rimase in opera per due mesi, da settembre a novembre 1993. Il labirinto più esteso è quello che si trova a Ruulo, Olanda, su un area di 8740 metri quadrati, costituito da siepi di faggio e realizzato nel 1891. IL labirinto con il percorso più lungo del mondo è quello di Longleat, vicino Warminster, GB, realizzato da Greg Bright per Lord Weymouth con 2,72 KM di sentieri fiancheggiati da 16180 arbusti di tasso, aperto al pubblico il 6 Giugno 1978. In Italia il Labirinto più famoso è quello di Villa Pisani a Stra, Venezia, nel quale si perse Napoleone nel 1807 e si estendeva per 6.5 KM di sentieri. IL LABIRINTO PROTAGONISTA DE "IL NOME DELLA ROSA" Anche lo scrittore italiano Umberto Eco si serve della mitica figura del labirinto per ambientare uno dei suoi più celebri romanzi. Guglielmo, uno dei protagonisti del romanzo, fa una provvisoria descrizione della struttura del labirinto. Ragioniamo”, disse Guglielmo. “Cinque stanze quadrangolari o vagamente trapezoidali con una finestra ciascuna, che girano intorno a una stanza eptagonale senza finestre a cui sale la scala. Mi pare elementare. Siamo nel torrione orientale, ogni torrione dall'esterno presenta cinque finestre e cinque lati. Il conto torna. Questa invece è la descrizione definitiva e più generale del labirinto-biblioteca. (La biblioteca ha cinquantasei stanze, di cui quattro eptagonali e cinquantadue più o meno quadrate, e, di queste, otto sono senza finestre, mentre ventotto danno "sull'esterno e sedici sull'interno”. Continua poi Guglielmo. E i quattro torrioni hanno ciascuno cinque stanze di quattro lati e una di sette. Il saggio Guglielmo descrive la regola per uscire da un qualsiasi labirinto. Per trovare la via di uscita da un labirinto, recitò infatti Guglielmo, non vi è che un mezzo. A ogni nodo nuovo, ossia mai visitato prima, il percorso di arrivo sarà contraddistinto con tre segni. Se, a causa di segni precedenti su qualcuno dei cammini del nodo, si vedrà che quel nodo è già stato visitato, si porrà un solo segno sul percorso di arrivo. Se tutti i varchi sono già stati segnati allora bisognerà rifare la strada, tornando indietro. Ma se uno o due varchi del nodo sono ancora senza segni, se ne sceglierà uno qualsiasi apponendovi due segni. Incamminandosi per un varco che porta un solo segno, ve ne apporremo altri due, in modo che ora quel varco ne porti tre. Tutte le parti del labirinto dovrebbero essere state percorse se, arrivando a un nodo non si prenderà mai il varco con tre segni, a meno che nessuno degli altri varchi sia ormai privo di segni”. Si accorge però della sua difficoltà “No”, disse, “più ci penso, meno mi convince. Forse non riesco a ricordare bene la regola, o forse per girare in un labirinto bisogna avere una buona Arianna che ti attende alla porta tenendo il capo di un filo. Ma non esistono fili così lunghi. E anche se esistessero, ciò significherebbe (spesso le favole dicono la verità) che si esce da un labirinto solo con un aiuto esterno. Dove le leggi dell’esterno siano uguali alle leggi dell’interno. Ecco, Adso, useremo le scienze matematiche. Solo nelle scienze matematiche come dice Averroè, si identificano le cose note per noi e quelle note in modo assoluto. ”E la biblioteca è stata costruita da una mente umana che pensava in modo matematico, perché senza matematica non fai labirinti. I labirinti della mente Il labirinto nel sogno Debbo solo alla psicoanalisi quant'altro ho da aggiungere circa gli altri sogni. Ho riscontrato in alcuni pazienti sogni davvero atipici. Possiamo così dire che il labirinto nell'attività onirica rappresenta lo stato di inquietudine. Ma non crediamo che tutti i labirinti possano essere considerati uguali. Nelle donne il labirinto è visione a volte cattiva, perchè sappiamo che esso rappresenta qualcosa legato alla prole. Quando esse sognano di percorrerlo, è facile che prevedano una sventura per i propri pargoli. Ma quando sognano che qualcun altro lo percorra, portano su di sé le angosce di figlie. Questo si spiega perché anticamente si credeva che una dea della fertilità vivesse in un palazzo circondato da un labirinto e quindi nella concezione moderna abbiamo non di rado questo binomio labirinto-fertilità. Ben altra cosa il significato del labirinto per gli uomini. Per essi esistono tre modi di interpretarlo. L'uomo che sogna di percorrerlo in prima persona, tende ad aspirare ad un qualcosa che otterrà con fatica; e forse non raggiungerà i suoi scopi. L'uomo che sogna qualcun altro che lo percorre, mira ad impossessarsi di qualche proprietà altrui. Egoista e possessivo, i suoi progetti non sono sempre positivi. Infine posso affermare che quando in genere noi sogniamo di essere in un luogo che ricordi con la sua tortuosità un labirinto, abbiamo grande forza interiore che però non riusciamo a manifestare, poichè la timidezza ci impedisce questa espressione di ottimismo. S.FREUD SOLUZIONE DEL LABIRINTO: E' possibile risolvere rapidamente un labirinto sulla carta annerendo tutti i percorsi chiusi finché rimane solo la via diretta. Ma quando si è di fronte, come fu per la regina Eleonora, al problema di percorrere un labirinto di cui non si ha la pianta, la cosa è differente. Se il labirinto ha un ingresso solo e lo scopo è quello di trovare la via verso la sola uscita, la cosa può essere sempre risolta tenendo la mano continuamente a contatto con il muro destro mentre si cammina. Certamente si arriverà all' uscita anche se non è probabile che il percorso sia il più breve. Questo procedimento vale anche nel caso più tradizionale di labirinto in cui la meta è all' interno del labirinto, purché non vi sia un percorso lungo il quale si possa girare attorno alla meta e tornare al punto di partenza. Se la meta è circondata da uno o più di questi circuiti chiusi il metodo della mano sul muro vi porta semplicemente lungo il circuito più largo di nuovo fuori dal labirinto; ma non vi porterà mai all'"isola" all' interno del circuito. I labirinti che non contengono circuiti chiusi sono detti dai matematici "semplicemente connessi". Ciò vuol dire che il labirinto non ha pareti isolate. I labirinti con pareti isolate contengono sicuramente circuiti chiusi e sono conosciuti come "molteplicemente connessi". La tecnica della mano sul muro, usata nei labirinti semplicemente connessi, conduce lungo ogni percorso per una volta in ciascuna direzione, di modo che, si può essere sicuri di arrivare, ad un certo punto, alla meta. Il labirinto di Hampton Court è molteplicemente connesso ma i suoi due circuiti chiusi non circondano la meta. La tecnica della mano sul muro può dunque portare alla meta e far tornare indietro, ma uno dei corridoi viene saltato completamente. Esiste un algoritmo che risolve tutti i labirinti, compresi quelli molteplicemente connessi elaborato dal professore M.Tremaux. Percorrendo il labirinto si traccia una linea lungo un lato del percorso, ad esempio il destro. Arrivando ad un punto di unione di percorsi si prende un percorso qualsiasi. Se andando lungo un nuovo percorso si arriva ad un incrocio già raggiunto o un termine chiuso, si gira e si ripercorre la via già fatta. Se, camminando lungo un percorso già fatto (che risulta ora marcato sulla sinistra), si arriva ad un incrocio già visto , si prende un percorso nuovo , qualsiasi se esiste; altrimenti uno vecchio . Non prendere mai un percorso segnato dai due lati.