SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE Esercizi Esercizio 1. Nello spazio euclideo standard (R2 , h·, ·i) sia data la matrice µ ¶ 2 3 A= 3 2 (1) Determinare una base rispetto alla quale A sia la matrice di un endomorfismo autoaggiunto di R2 . (2) Esiste una matrice H ∈ R2,2 tale che D := H −1 AH sia diagonale? È possibile scegliere H ortogonale? Svolgimento. Poiché A è simmetrica e reale, la teoria generale ci assicura che per ogni base ortonormale B di R2 esiste f ∈ EndR (R2 ) autoaggiunto tale che MBB (f ) = A. Dalla teoria segue che essendo A simmetrica e reale, essa è simile ad una matrice diagonale D: in particolare esiste una matrice H ∈ R2,2 tale che D = H −1 AH. La matrice D deve avere sulla diagonale gli autovalori di A. Il polinomio caratteristico di A è ¯ ¯ ¯ t − 2 −3 ¯ ¯ = (t − 5)(t + 1). pA (t) = ¯¯ −3 t − 2 ¯ Dunque gli autovalori di A sono λ1 := −1 e λ2 := 5. Per determinare la matrice H bisogna individuare una base F di V costituita da autovettori di A: in particolare bisogna risolvere i sistemi µ ¶ µ ¶ x 0 (λi I2 − A) = , y 0 i = 1, 2, ove I2 è la matrice identità 2 × 2. Nel nostro caso µ ¶µ ¶ µ ¶ µ ¶µ ¶ µ ¶ −3 −3 x 0 3 −3 x 0 = , = . −3 −3 y 0 −3 3 y 0 Risolvendo i due sistemi di cui sopra si verifica facilmente che l’autospazio di −1 è Ef (−1) = L(t (1, −1)), mentre l’autospazio di 5 è Ef (5) = L(T(1, 1)). Per esempio si può scegliere µ ¶ 1 1 H= , −1 1 nel qual caso µ D= −1 0 0 5 ¶ . Typeset by AMS-TEX 1 2 SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE Sempre dalla teoria delle matrici simmetriche e reali, segue che tra le matrici H cercate ne esiste sempre una ortogonale. Per esempio, se vogliamo che H sia anche speciale (cioè det(H) = 1), possiamo scegliere √ ¶ √ µ 1/ √2 1/√2 b : H= −1/ 2 1/ 2 b −1 AH b è quella già indicata si noti che anche con questa scelta la matrice D = H sopra. Esercizio 2. Siano (V, h·, ·i) uno spazio vettoriale con prodotto scalare, f ∈ EndR (V ) autoaggiunto. (1) Esistono m := dimR (ker(f )) tali che f sia invertibile? (2) Se 0 è autovalore, determinare le sue molteplicità algebrica e geometrica. Svolgimento. Ricordo che f ∈ EndR (V ) è invertibile se e solo se è o iniettivo o suriettivo. D’altra parte f è iniettivo se e solo se ker(f ) = {0}. Concludiamo che f è invertibile se e solo se m = 0. La molteplicità geometrica mg (0, f ) di 0 è la dimensione dell’autospazio di 0, che è Ef (0) := { v ∈ V | f (v) = 0v } = { v ∈ V | f (v) = 0 } = ker(f ). Quindi mg (0, f ) = dimR (Ef (0)) = dimR (ker(f )) = m. Essendo autoaggiunto f è anche diagonalizzabile, quindi la molteplicità algebrica di ogni suo autovalore coincide con quella geometrica (in generale è minore od uguale). Concludiamo che ma (0, f ) = mg (0, f ) = m. Esercizio 3. Sia C la base canonica dello spazio euclideo standard (R3 , h·, ·i) e si consideri la matrice a b 0 A = c 1/2 0 . 0 0 1 (1) Esistono a, b, c ∈ R tali che A = MCC (f ) per un qualche f ∈ EndR (R3 ) autoaggiunto? (2) Esistono a, b, c ∈ R tali che A sia ortogonale? Svolgimento. Ricordo preliminarmente che se B è una base ortonormale di uno spazio (U, h·, ·i) con prodotto scalare ed h ∈ EndR (U ) allora h è autoaggiunto se e solo se MBB (h) è simmetrica. In particolare, nel caso in esame, l’endomorfismo f esiste se e solo se A è simmetrica, cioè b = c. Ricordo che A si dice ortogonale se e solo se t AA = I3 ove I3 è la matrice identità 3 × 3. Ciò significa che a, b, c devono soddisfare il sistema 2 2 a +c =1 b2 + 1/4 = 1 ab + c/2 = 0. SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE 3 √ Per ogni x ∈ R \ {0} indichiamo con sgn(x) il segno di x. Quindi b = sgn(b) 3/2 √ dalla seconda equazione. Sostituendo nella terza si ottiene c = − sgn(b) 3a. Dalla √ prima allora risulta a = sgn(a)1/2, dunque c = − sgn(a) sgn(b) 3/2. Perché A sia ortogonale vi sono allora le seguenti possibilità: √ √ √ √ 3/2, − 3/2), (a, b, c) = (1/2, − 3/2, 3/2), √ √ √ √ (a, b, c) = (−1/2, 3/2, 3/2), (a, b, c) = (−1/2, − 3/2, − 3/2), (a, b, c) = (1/2, corrispondenti ordinatamente alle matrici √ √ 1/2 3/2 0 1/2 − 3/2 √ √ A1 := − 3/2 1/2 0 , A2 := 3/2 1/2 0 0 1 0 0 √ √ −1/2 −1/2 − 3/2 3/2 0 √ √ A3 := 3/2 1/2 0 , A4 := − 3/2 1/2 0 0 1 0 0 0 0, 1 0 0. 1 Si noti che A1 ed A2 sono speciali, mentre A3 ed A4 sono non speciali: si noti che A3 ed A4 sono anche simmetriche. Esercizio 4. Nello spazio euclideo standard (R3 , h·, ·i) sia dato l’endomorfismo f definito da f (T(1, 0, 0)) = T(0, 2, 3), f (T(0, 1, 0)) = (2, 3, 6), f (T(0, 0, 1)) = T(3, 6, 8). (1) Verificare che f è autoaggiunto. (2) Determinare una base ortonormale B di R3 costituita da autovettori di f . (3) Calcolare MBB (f ) ed una matrice ortogonale P tale che P −1 MCC (f )P = MBB (f ), ove C è la base canonica di R3 . Svolgimento. Risulta 0 C MC (f ) = 2 3 2 3 6 3 6. 8 Poiché C è ortonormale e MCC (f ) è simmetrica segue che f è autoaggiunto. Calcoliamo gli autovalori di f . Il polinomio caratteristico di f è ¯ ¯ t −2 ¯ pf (t) = pMCC (f ) (t) = ¯¯ −2 t − 3 ¯ −3 −6 ¯ −3 ¯¯ −6 ¯¯ = t3 − 11t2 − 25t − 13 = (t + 1)2 (t − 13), t − 8¯ 4 SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE sicché spR (f ) = { −1, 13 } con ma (−1, f ) = 2, ma (13, f ) = 1. Per calcolare gli autospazi di f dobbiamo risolvere i seguenti sistemi −1 −2 −3 x 0 13 −2 −3 x 0 −2 −4 −6 y = 0 , −2 10 −6 y = 0 . −3 −6 −9 z 0 −3 −6 5 z 0 Segue allora che Ef (−1) = L(T(1, 1, −1), T(5, −4, 1)), Ef (13) = L(T(1, 2, 3)). I tre vettori T(1, 1, −1), T(5, −4, 1), T(1, 2, 3) sono a due a due ortogonali ma nessuno di essi è un versore,√ quindi dobbiamo √ dividere ciascuno di√ essi rispettivamente per kT(1, 1, −1)k = 3, kT(5, −4, 1)k = 42, kT(1, 2, 3)k = 14: perciò una base ortonormale di R3 costituita da autovettori di f è √ √ √ B := (T(1, 1, −1)/ 3, T(5, −4, 1)/ 42, (1, 2, 3)/ 14). Poiché B è una base costituita da autovettori −1 0 MBB (f ) = 0 −1 0 0 di f abbiamo 0 0 . 13 Una possibile matrice P è allora 1 1 1 P := 42 −1 5 1 −4 2 . 1 3 Esercizio 5. Siano (R2 , h·, ·i) lo spazio euclideo standard, f ∈ EndR (R2 ) tale che µ ¶ −2 0 B MB (f ) = A = 2 2 ove B := (T(1, 0), T(1, 1)). È vero o falso che f è autoaggiunto? Svolgimento. Per stabilire se f è autoaggiunto si può procedere in due modi. Un primo metodo è quello di utilizzare la definizione di endomorfismo autoaggiunto. Precisamente si deve vedere se hf (v), wi = hv, f (w)i, ∀v, w ∈ V. Ricordo che è sufficiente verificare tale identità per gli elementi di una base. Siano v1 := T(1, 0), v2 := T(1, 1): si deve quindi verificare che hf (vi ), vi i = hvi , f (vi )i, che è sempre vera per le proprietà del prodotto scalare, e che hf (v1 ), v2 i = hv1 , f (v2 )i. Si noti che [f (v1 )]B = MBB (f )[T(1, 0)]B = [T(−2, 2)]B = −2T(1, 0) + 2T(1, 1) = T(0, 2), [f (v2 )]B = MBB (f )[T(1, 1)]B = [T(0, 2)]B = 2T(1, 1) = T(2, 2), SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE 5 quindi risulta hf (v1 ), v2 i = ( 0 µ ¶ 1 2) = 2 = ( 1 0 ) ( 2 2 ) = hv1 , f (v2 )i, 1 cioè f è autoaggiunto. Un secondo metodo consiste nel verificare che, rispetto ad una base ortonormale di V , la matrice di f è simmetrica. Nel nostro caso la base canonica C è ortonormale per definizione. Per calcolare MCC (f ) iniziamo con il determinare la matrice del cambiamento di base da C a B che è la matrice avente per colonne le coordinate dei vettori di B rispetto a C, od anche MCB (idR2 ). Risulta µ ¶ 1 1 B MC (idR2 ) = . 0 1 Inoltre (MCB (idR2 ))−1 MCC (f )MCB (f ) = MBB (f ) da cui segue che MCC (f ) = MCB (idR2 )MBB (f )(MCB (idR2 ))−1 = µ ¶µ ¶µ ¶ µ 1 1 −2 0 1 −1 0 = = 0 1 2 2 0 1 2 2 0 ¶ , cioè f è autoaggiunto. Esercizio 6. Sia f ∈ EndR (R2 ) l’endomorfismo avente matrice che µ ¶ 4 −2 A := , 3 −1 Rispetto alla base canonica C di R2 . (1) Verificare che f è diagonalizzabile (2) Determinare gli autospazi di f . (3) Verificare che f non è autoaggiunto rispetto al prodotto scalare standard in R2 . (4) Verificare che esistono infiniti prodotti scalari h·, ·i in R2 rispetto ai quali f è autoaggiunto. Svolgimento. Calcoliamo gli autovalori di f . Il suo polinomio caratteristico è ¯ ¯ ¯t − 4 ¯ 2 ¯ = t2 − 3t + 2 = (t − 1)(t − 2), pf (t) = pA (t) = ¯¯ −3 t + 1 ¯ sicché spR (f ) = { 1, 2 }: questo ci permette di affermare che f è diagonalizzabile. Per calcolare gli autospazi di f dobbiamo risolvere i due sistemi µ ¶µ ¶ µ ¶ µ ¶µ ¶ µ ¶ −3 2 x 0 −2 2 x 0 = , = . −3 2 y 0 −3 3 y 0 6 SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE Quindi Ef (1) = L(T(2, 3)), Ef (2) = L(T(1, 1)). Se (R2 , h·, ·i) è lo spazio euclideo standard la base canonica C è ortonormale: quindi f è autoaggiunto se e solo se MCC (f ) è simmetrica. Poiché, nel caso in esame, MCC (f ) non è simmetrica allora f non può essere autoaggiunto. Allo stesso risultato si sarebbe potuti pervenire osservando che hf (T(1, 0)), T(0, 1)i 6= hT(1, 0), f (T(0, 1))i (verificare). Per verificare l’esistenza di infiniti prodotti scalari h·, ·i in R2 rispetto ai quali f è autoaggiunto ricordiamo che f è autoaggiunto se e solo se è diagonalizzabile ed i suoi autospazi sono ortogonali. La diagonalizzabilità di f l’abbiamo già verificata. Quindi è sufficiente costruire infiniti prodotti scalari per cui Ef (1) ⊥ Ef (2). Poiché Ef (1) = L(T(2, 3)), Ef (2) = L(T(1, 1)) è sufficiente costruire infiniti prodotti scalari per cui hT(2, 3), T(1, 1)i = 0. A trale scopo osserviamo che µ ¶ µ ¶ µ ¶ µ ¶ µ ¶ µ ¶ 1 2 1 0 2 1 =− +3 , = −2 . 0 3 1 1 3 1 Allora il prodotto scalare h·, ·i soddisfa la condizione richiesta se e solo se hT(x1 , x2 ), T(y1 , y2 )i = = h(x2 − x1 )T(2, 3) + (3x1 − 2x2 )T(1, 1), (y2 − y1 )T(2, 3) + (3y1 − 2y2 )T(1, 1)i = = (x2 − x1 )(y2 − y1 )kT(2, 3)k2 + (3x1 − 2x2 )(3y1 − 2y2 )kT(1, 1)k2 . Quindi per ogni scelta di λ, µ ∈]0, +∞[ l’applicazione (T(x1 , x2 ), T(y1 , y2 )) 7→ λ(x2 − x1 )(y2 − y1 ) + µ(3x1 − 2x2 )(3y1 − 2y2 ). soddisfa le condizioni richieste. Esercizio 7. Siano 1 A = 0 2 0 2 7 −4 −4 3 ed w := T(1, 0, 1). (1) Verificare che l’applicazione f : R3 −→ R v −→ TwAv è lineare. (2) Determinare la matrice associata ad f rispetto alle basi canoniche. (3) Esiste una matrice B ∈ R3,3 tale che f (v) = TvBw per ogni x ∈ V ? (4) Determinare la forma quadratica L: V → R associata ad A. SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE 7 Svolgimento. La verifica che f è lineare è un’immediata conseguenza della distributività del prodotto di matrici rispetto alla somma ed è lasciata al lettore. Siano e1 := T(1, 0, 0), e2 := T(0, 1, 0), e3 := T(0, 0, 1) ∈ R3 , e := 1 ∈ R: le basi canoniche di V e di R sono rispettivamente C := (e1 , e2 , e3 ) e B := (e). Per calcolare MBC (f ) si devono determinare i numeri f (ei ). Risulta f (e2 ) = −4, f (e1 ) = 3, da cui MBC (f ) = ( 3 −4 f (e3 ) = 5, 5) Poiché f (v) ∈ R segue che f (v) = Tf (v), quindi T wAv = Tv t Aw, perciò si deve scegliere B := TA: d’altra parte A è simmetrica, sicché B = A. Quiz Quiz 1. Siano (R3 , h·, ·i) lo spazio euclideo standard, f ∈ EndR (R3 ) tale che f (T(1, 1, −1)) = T(−2, −2, 2), f (T(−1, 2, 1)) = T(1, −2, −1), f (T(5, −3, 2)) = T(−5, 3, −2). Quale delle seguenti affermazioni è vera? a) f non è diagonalizzabile. b) f (T(5, 0, 2)) = T(5, 0, 2). c) f è autoaggiunto. d) La matrice di f rispetto alla base canonica è antisimmetrica. Svolgimento. L’affermazione a) è falsa. Infatti f (T(1, 1, −1)) = −2T(1, 1, −1), f (T(−1, 2, 1)) = −T(−1, 2, 1), f (T(5, −3, 2)) = −T(5, −3, 2), quindi T(1, 1, −1), T(−1, 2, 1), T(5, −3, 2) ∈ V sono autovettori per f . Inoltre ¯ ¯ 1 ¯ ¯ −1 ¯ ¯ 5 ¯ 1 −1 ¯¯ 2 1 ¯¯ = 21 6= 0 −3 2 ¯ quindi T(1, 1, −1), T(−1, 2, 1), T(5, −3, 2) sono linearmente indipendenti, sicché V ha una base costituita da autovettori di f , precisamente B := (T(1, 1, −1), T(−1, 2, 1), T(5, −3, 2)) : 8 SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE perciò f è diagonalizzabile per definizione. L’affermazione b) è falsa. Infatti l’affermazione implicherebbe che T(5, 0, 2) è autovalore di f associato all’autovalore 1. Ma, come abbiamo avuto modo di verificare sopra, f ha già i due autovalori −2 con molteplicità geometrica mg (−2, f ) = ma (−2, f ) = 1 e −1 con molteplicità geometrica mg (−1, f ) = ma (−1, f ) = 2: quindi f non può avere altri autovalori. Allo stesso risultato si può pervenire procedendo per linearità. Rispetto alla base B si ha T (5, 0, 2) = T(1, 1, −1) + T(−1, 2, 1) + T(5, −3, 2) da cui segue per linearità che f (T(5, 0, 2)) = f (T(1, 1, −1) + T(−1, 2, 1) + T(5, −3, 2)) = = f (T(1, 1, −1)) + f (T(−1, 2, 1)) + f (T(5, −3, 2)) = = T(−2, −2, 2) + T(1, −2, −1) + T(−5, 3, −2) = = T(−6, −1, −1) 6= T(5, 0, 2). L’affermazione c) è vera. Infatti abbiamo verificato sopra che f è diagonalizzabile e, dalle ipotesi, si ha che l’autospazio di −2 è Ef (−2) = L(T(1, 1, −1)), mentre l’autospazio di −1 è Ef (−1) = L(T(−1, 2, 1), T(5, −3, 2)). Per verificare che f è autoaggiunto basta verificare che Ef (−2) ⊥ Ef (−1). A tale scopo basta dimostrare che ogni vettore di una base di Ef (−2) è perpendicolare ad ogni vettore di una base di Ef (−1): risulta hT(1, 1, −1), T(−1, 2, 1)i = hT(1, 1, −1), T(5, −3, 2)i = 0. L’affermazione d) è falsa. Infatti ricordo preliminarmente che A ∈ Rn,n si dice antisimmetrica se e solo se −A = TA. Abbiamo dimostrato sopra che f è autoaggiunto, quindi la sua matrice rispetto alla base canonica C, che è ortogonale per definizione di spazio euclideo, deve essere simmetrica: l’unica matrice simultaneamente simmetrica ed antisimmetrica è la matrice nulla. Quindi dovrebbe essere MCC (f ) = 0, sicché f = 0 il che è contro le ipotesi fatte su f (motivare l’ultima frase). Quiz 2. Siano (V, h·, ·i) uno spazio vettoriale con prodotto scalare ed f ∈ EndR (V ) autoaggiunto. Quale delle seguenti affermazioni è vera? a) b) c) d) hf (v), f (w)i = hv, f 2 (w)i per ogni v, w ∈ V (ricordo che f 2 := f ◦ f ). f è invertibile. hf (v), f (w)i = hv, wi per ogni v, w ∈ V . Se f (v) = f (w) allora v = w. Svolgimento. L’affermazione a) è vera. Infatti f è autoaggiunto se e solo se hf (v), ui = hv, f (u)i per ogni v, u ∈ V : in particolare ciò vale scegliendo u := f (w). L’affermazione b) è falsa. Infatti, fissata una qualsiasi base ortonormale B in V , si ha da un lato che f è autoaggiunto se e solo se MBB (f ) è simmetrica dall’altro SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE 9 che f è invertibile se e solo se tale è MBB (f ). Concludiamo che b) è equivalente ad affermare che ogni matrice simmetrica è invertibile, il che è ovviamente falso (perché?). L’affermazione c) è falsa. Infatti, in caso contrario, risulterebbe hf (v), f (v)i = hv, vi per ogni v ∈ V : dunque se f (v) = 0 si dovrebbe avere v = 0, ovvero f sarebbe necessariamente iniettiva, quindi invertibile essendo un endomorfismo. L’affermazione d) è falsa. Infatti in caso contrario f sarebbe iniettiva, dunque invertibile. Quiz 3. Sia (V, h·, ·i) uno spazio vettoriale con prodotto scalare e sia k·k la norma corrispondente. Dato f ∈ EndR (V ) autoaggiunto siano v1 , v2 ∈ V autovettori di f associati agli autovalori λ1 e λ2 . Quale delle seguenti affermazioni è vera? a) b) c) d) Se λ1 6= λ2 allora kv1 + v2 k2 6= kv1 k2 + kv2 k2 . Se kv1 + v2 k2 > kv1 k2 + kv2 k2 allora λ1 6= λ2 . kv1 + v2 k2 > kv1 k2 + kv2 k2 se e solo se λ1 6= λ2 . Nessuna delle affermazioni precedenti è vera. Svolgimento. Ricordo preliminarmente che se v ∈ V si pone kvk2 = hv, vi. Inoltre, essendo f autoaggiunto, autovettori associati ad autovalori distinti sono ortogonali. L’affermazione a) è falsa. Infatti se λ1 6= λ2 allora hv1 , v2 i = 0 da cui segue che kv1 + v2 k2 = hv1 + v2 , v1 + v2 i = hv1 , v1 i + 2hv1 , v2 i + hv2 , v2 i = kv1 k2 + kv2 k2 (Teorema di Pitagora). L’affermazione b) è falsa. Infatti come sopra si ha kv1 + v2 k2 = kv1 k2 + kv2 k2 + 2hv1 , v2 i, dunque kv1 + v2 k2 > kv1 k2 + kv2 k2 se e solo se hv1 , v2 i > 0: in particolare v1 e v2 non sono ortogonali e, quindi, non possono essere associati ad autovalori distinti per quanto ricordato sopra. L’affermazione c) è falsa perché implica b). Per esclusione segue che l’affermazione d) è vera. Quiz 4. Siano (R2 , h·, ·i) lo spazio euclideo, f ∈ EndR (V ) autoaggiunto tale che f (T(1, 1)) = T(1, 1). Quale delle seguenti affermazioni è vera? a) b) c) d) f (T(1, −5)) = T(−1, 1). f (T(1, −5)) = T(−2, 1). f (T(1, −5)) = T(−4, 1). f (T(1, −5)) = T(−5, 1). Svolgimento. Studiamo f . Innanzi tutto essendo f autoaggiunto segue che è diagonalizzabile e che V ammette una base ortogonale costituita da autovettori di f : in particolare, poiché T(1, 1) è autovettore di f con autovalore 1, segue che T(1, −1) deve essere anch’esso autovettore di f . 10 SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE Sia α l’autovalore di T(1, −1). Poiché T(1, −5) = −2T(1, 1) + 3T(1, −1) segue per linearità f (T(1, −5)) = f (−2T(1, 1) + 3T(1, −1)) = −2f (T(1, 1)) + 3f (T(1, −1)) = = −2T(1, 1) + 3αT(1, −1) = T(−2 + 3α, −2 − 3α). In ogni caso si richiede che la seconda entrata sia 1: risolvendo l’equazione −2 − 3α = 1 si ottiene allora α = −1, da cui f (T(1, −5)) = T(−5, 1). Concludiamo che l’affermazione vera è d) mentre a), b), c) sono false.