LEZIONE 25 : Dumping e misure antidumping (Protezione

LEZIONE 25 :
Dumping e misure antidumping (Protezione
amministrata)
Integrazione Economica
Dumping e misure antidumping (Protezione
amministrata)
In alcuni casi il protezionismo assume delle forme poco
trasparenti ed è difficile stabilire se una misura abbia o
meno natura protezionistica
Come esempio considereremo il caso del dumping che è
considerato come una forma di concorrenza sleale da parte
di imprese estere.
Per fare fronte al dumping vengono spesso messe in atto
delle misure antidumping. Il problema è complesso perché
a volte sono le misure antidumping stesse possono essere
considerate come una forma di protezionismo.
Le norme antidumping sono state pensate come strumento
difensivo, ma possono essere usate dalle imprese del paese
che le impone come strumento offensivo.
DUMPING
Si definisce come dumping il caso in cui un’impresa vende
il proprio prodotto a prezzo più basso sul mercato estero
rispetto al prezzo di vendita sul mercato nazionale.
Il prezzo d’esportazione considerato è quello fob ed esclude
quindi i costi di trasporto ed assicurazione.
Il dumping è una discriminazione internazionale dei
prezzi che si verifica quando un produttore esporta beni ad
un prezzo minore del prezzo vigente nel suo mercato
interno.
Viene spesso considerata come una forma di concorrenza
sleale e quindi una barriera al commercio internazionale
(dump: luogo di scarico di detriti o spazzatura)
Si distinguono solitamente tre tipi di dumping:
• Dumping predatorio
• Dumping sporadico
• Dumping persistente
Dumping persistente
Discriminazione di prezzo di terzo grado.
Possiamo
considerare
il
caso
del
monopolista
discriminatore
I due mercati devono essere segmentati (costi di trasporto,
barriere, imperfetta informazione separano il mercato estero
dal mercato interno).
Assumiamo che il monopolista produca il bene in un
impianto domestico. Per massimizzare i profitti i ricavi
marginali nei due mercati devono essere ugual tra di loro ed
uguali al costo marginale.
Il fatto che sia conveniente vendere sul mercato estero ad
un prezzo più basso che sul mercato interno dipende dal
fatto che l’elasticità della domanda è più alta nel mercato
estero.
Mentre il dumping sporadico e quello predatorio hanno
certamente un effetto negativo sul paese estero che importa
il bene, quello persistente potrebbe anche essere positivo
perché i consumatori nel paese importatore pagano in modo
sistematico un prezzo più basso per il bene. Ma questo non
tiene conto delle perdite dei produttori locali.
Dumping non è quindi necessariamente sinonimo
di
svendita o vendita sottocosto perché anzi può costiture un
metodo di massimizzazione dei profitti.
Dazio antidumping
Le misure antidumping sono una forma di “protezione
amministrata” (administered protection AD).
Dazio all’importazione uguale al margine di dumping
(uguale alla differenza tra prezzo di vendita sul mercato
domestico dell’esportatore Ph e prezzo di vendita sul
mercato estero Pf ). Alternativamente può essere calcolato
come differenza tra Pf e il valore normale - “fair value”–
del bene, dato dal costo medio di produzione del bene.
La procedura antidumping (complessa ma rapida) deve
scoraggiare dumping ma anche un eccesso di ricorso a
antidumping e deve riportare queste dispute all’interno di
una soluzione negoziale.
Tre possibili risultati: richiesta respinta, accettata, ritirata.
USA
1) Department of Commerce: decide se il bene viene
venduto a meno del “fair value”
2)International Trade Commission: se vi è stato “material
injury” (danno) per l’industria nazionale
3) Decisione finale di ambedue queste autorità
4) Se ambedue le decisioni sono positive e il caso non è
stato ritirato vengono imposti i dazi antidumping
EU
1) La Commissione Europea apre un’inchiesta sulla base
della denuncia che proviene dall’industria europea (i
produttori devono rappresentare almeno il 25% dei
produttori europei) .
2) L’inchiesta si concentra su tre aspetti:
• se si è in presenza di dumping
• se vi è danno per l’industria europea
• se agire per eliminare tale danno sia o meno
nell’interesse economico più generale dell’Europa. La
Commissione deve valutare anche
le potenziali
ripercussioni di tale azione sui consumatori, gli
importatori e i dettaglianti.
3) Se azione approvata si impone un dazio che aumenta il
prezzo delle importazioni.
Cosa succede nella realtà
Prusa (2001) documenta l’aumento nel ricorso a AD.
Aumenta il numero e si amplia il gruppo degli utilizzatori
Paese che fa maggiore ricorso alle norme anti-dumping.
Nel 1980 solo 8 paesi avevano una legislazione
antidumping, nel 2001 97 paesi avevano queste norme
(contando la EU come 1 paese) tra cui molti paese in via
di sviluppo.
AD parte di una strategia tit-for-tat. Molte azioni AD
sono motivate non dal desiderio di rendere i mercati più
competitivi, ma dall’obiettivo di impedire che altri paesi
usino queste norme.
L’AD deve essere interpretata come un esempio di
dilemma del prigioniero.
Effetto significativo sull’importazione anche se dazi non
vengono imposti. Risulta che la quantità importata
diminuisce di un ammontare simile nel caso di una
denuncia approvata o ritirata.
Necessità di regole GATT WTO
L’imposizione di misure antidumping è regolamentato da
Agreement on Implementation of Artiche VI of GATT
1994, che è parte integrante degli accordi WTO.
Si deve determinare che:
1) Il dumping esiste
2) Vi è danno materiale o pericolo di danno materiale per
l’industria nazionale
3) Nesso causale tra 1) e 2)
Misure di salvaguardia
Il governo del paese colpito si può appellare al Dispute
Settlement Body del WTO per trovare una soluzione alla
controversia
Dispute Settlement Body del WTO (DSB)
Formato dai Membri del WTO
1 Stadio: Consultazione
2 Stadio: Panel (organo giudicante)
Formato di 3 Membri
Deve assistere il DSB per dare un parere
Rapporto del Panel
3 Stadio Approvazione del DSB
Il rapporto è approvato dal DSB, salvo il caso in cui
qualche Membro voglia appellarsi.
4 Appellate Body (7 componenti)
In tutto circa un anno.
Esempi
La disputa sull’acciaio tra USA e EU
Dazio antidumping EU su importazioni di calzature in
cuoio da Cina e Vietnam
Dazio antidumping (provvisorio) imposto dalla EU su
piastrelle di ceramica cinesi
Dazi antidumping imposti dalla Cina su importazioni di
“nylon 6” da Taiwan, EU, Russia e USA.
Dazi antidumping imposti da USA e EU sull’importazione
di pannelli solari dalla Cina.
INTEGRAZIONE ECONOMICA
Accordi Multilaterali (che prevedono la clausola MFN) e
Accordi Preferenziali
Gradi di Integrazione Economica
Effetti dell’Unione Doganale in un contesto statico
• Creazione di Commercio
• Diversione di Commercio
Effetti in un contesto dinamico
Effetti di natura politica
Regionalismo e Multilateralismo
Krugman Obstfeld (2007) capitolo 9 (9.4.5)
Gandolfo (1998) capitolo 9 (solo 9.7)
La riduzione dei dazi e NTBs che avviene attraverso gli
accordi
multilaterali
comporta
riduzioni
non
discriminatorie (sulla base del principio della “nazione più
favorita” (MFN)).
Esiste però la possibilità di accordi commerciali
preferenziali ossia di liberalizzazione degli scambi tra un
gruppo di paesi.
Quindi un gruppo di paesi può decidere di procedere a
forme di integrazione economica più avanzate.
Possiamo considerare in ordine crescente di intensità di
integrazione diversi gradi di integrazione economica:
ASSOCIAZIONE DI COMMERCIO PREFERENZIALE
Riduzione dei dazi e altre restrizioni delle importazioni tra
paesi membri e piena libertà nella politica commerciale
verso i paesi terzi.
AREA DI LIBERO SCAMBIO (FTA):
Vengono aboliti dazi e NTBs su importazione tra i paesi
membri ma vi è piena libertà nella politica commerciale
verso i paesi terzi.
UNIONE DOGANALE (CU):
FTA + livello comune di dazi sulle importazioni dai paesi
terzi e di una politica commerciale comune.
MERCATO COMUNE (MC):
CU+ libero movimento dei fattori della produzione
UNIONE ECONOMICA:
MC + politiche economiche comuni. Vari gradi di Unione
Economica
EFFETTI DELL’UNIONE DOGANALE
La riduzione preferenziale dei dazi comporta l’abolizione
solo di una parte delle violazioni (i dazi tra i paesi membri
ma non quelli verso i paesi terzi) e quindi non rappresenta
necessariamente un miglioramento. Non è possibile
dimostrare proposizioni generali. È possibile che un paese
risulti impoverito dall’adesione ad un’unione doganale.
Dobbiamo quindi analizzare caso per caso gli
effetti
dell’Unione Doganale che, in un contesto statico, vengono
classificati in:
Creazione di commercio (dal lato della produzione e del
consumo)
Diversione di commercio (dal lato della produzione e del
consumo)
Creazione di commercio dal lato della produzione
Si ha se, grazie all’abolizione dei dazi tra i paesi membri,
un bene, che prima era prodotto da ciascun paese
all’interno e non importato a causa dei dazi, viene ora
importato dal paese membro che produce a costo più basso.
In questo caso l’Unione Doganale porta ad una migliore
allocazione delle risorse.
Diversione di commercio dal lato della produzione
Si ha se, dopo l’abolizione dei dazi all’interno dell’Unione,
un paese membro importa un bene da un altro partner
invece che continuare come prima a importarlo da un paese
esterno all’unione, dato che quest’ultimo non è più
competitivo a causa del dazio verso l’esterno.
L’Unione Doganale porta ad un peggioramento
nell’allocazione delle risorse. Bisogna tenere conto che
l’importazione dai paesi membri non comporta introiti
fiscali.
La partecipazione a un’unione doganale comporta una
perdita se i flussi commerciali nel suo ambito si
sostituiscono semplicemente a preesistenti flussi
commerciali con paesi esterni all’unione stessa.
Effetti positivi in un contesto dinamico:
• L’aumento della dimensione del mercato permette di
sfruttare le economie di scala
• Aumenta la concorrenza
• Aumenta il potere contrattuale nei negoziati con il resto
del mondo e nelle controversie commerciali
Effetti positivi di natura politica
Il caso del mercato comune Europeo
REGIONALISMO e MULTILATERALISMO
Panagariya
(2000):
la
proliferazione
degli
accordi
commerciali preferenziali a livello regionale porta alla
creazione di quella che Bhagwati chiama una “spaghetti
bowl” di dazi dove un paese applica allo stesso prodotto
dazi molto diversi a seconda dell’origine del prodotto.
…Ironicamente processi inizialmente volti a liberalizzare
gli scambi finiscono per riprodurre il caos nel sistema dei
dazi che vigeva negli anni Trenta a causa del protezionismo
e dell’assenza del principio di MFN nel commercio.
• La crescente interdipendenza tra paesi crea un sistema
molto complesso di relazioni internazionali
• Il confine tra politiche economiche nazionali e politica
commerciale si è fatto meno nitido
• Numerosi casi di dilemma del prigioniero
• Importanza di vincolare i paesi rendendo possibile ai
governi di resistere alle pressioni protezionistiche
• Necessità di regole multilaterali