Spettroscopia di risonanza Raman di emoproteine 2 1 Cm N 3 N 4 a b Fe N N 5 8 7 6 c d O O O O Struttura del Protoeme (Fe-protoporfirina IX) (M=Fe) 1) Il sistema aromatico molto esteso dell'anello porfirinico da' origine a due transizioni elettroniche * nel visibile. Banda Soret (o banda B). 403 Bande Q 505 534 649 Gli spettri Raman sono dominati dai modi vibrazionali della porfirina che possono aumentare per risonanza. Le transizioni elettroniche sono -*, polarizzate nel piano porfirinico, mentre le bande Raman coinvolte si trovano nell’intervallo 1000-1700 cm -1 e si riferiscono allo stretching nel piano dell’anello aromatico. Le vibrazioni che coinvolgono l’atomo di Fe non sono particolarmente intensificate. • L'eccitazione in prossimità della banda Soret produce uno spettro dominato dai modi totalsimmetrici A1g. • L'eccitazione in vicinanza delle bande Q produce scattering collegato alle vibrazioni in grado di dare miscelamento fra le transizioni B e Q corrispondenti ai modi non total-simmetrici di simmetria Quindi gli spettri RR sono diversi ! Le frequenze vibrazionali sono sensibili a variazioni della geometria della porfirina e della struttura elettronica. Specifici modi vibrazionali sono molto sensibili alle dimensioni del "core" della porfirina, allo stato di spin e di ossidazione dell'atomo metallico centrale, e quindi alla natura dei suoi leganti. Spettro RR nella regione di alta frequenza: La regione di alta frequenza tra 1300-1700 cm-1 è caratterizzata da vibrazioni di stiramento dei legami dell’anello che danno orgine a bande intense. Sono chiamate bande marker delle dimensioni del core, in quanto sono sensibili alle dimensioni dell’anello: 0.01 Å di variazione delle dimensioni del core comportano variazioni di frequenza di 5-6 cm-1 Tutti i modi dello scheletro porfirinico compresi nella regione tra 1450 e 1650 cm-1 dello spettro RR [eccezion fatta per i modi vinilici (C=C) streching (1618-1635 cm-1)] danno una correlazione lineare negativa rispetto alle dimensioni del "core" porfirinico, Le dimensioni sono definite dalla proiezione del legame Fe-N sul piano formato dai quattro N pirrolici (distanza Ct-N, Ct = centro della porfirina). La pendenza delle rette e' proporzionale al contributo dello stretching dei legami metinici per ciascun modo normale: la dipendenza delle frequenze dalle dimensioni del "core" e' infatti il risultato di cambiamenti nelle costanti di forza del ponte metinico che avvengono quando la porfirina si espande o si contrae. • Poiche' gli anelli pirrolici sono relativamente rigidi, i cambiamenti nelle dimensioni del "core" sono accompagnati da alterazioni nella lunghezza e nell'angolo dei legami metinici. • I fattori che determinano le dimensioni del core porfirinico sono lo stato di spin, lo stato di coordinazione e di ossidazione del Fe. D D Fe N N N N N N Fe F N N N N D Fe N N F 5-c alto spin 6-c alto spin 6-c basso spin o FeIII 2.02 A o FeIII 2.04 A FeIII 1.99 A o FeII 2.06 A FeII 2.00 A o FeII 2.04 A o o Diagramma schematico delle Fe-porfirine alto e basso spin, con le tipiche dimensioni del "core", indicate per i complessi del FeII e FeIII, ottenute prendendo la distanza fra la proiezione del Fe sul piano porfirinico e uno degli atomi di azoto pirrolici (distanza Ct-N, Ct = centro della porfirina). D e F indicano rispettivamente un legante debole e forte Le dimensioni del "core" dipendono anche dal numero di coordinazione del Fe. Nei complessi 6-coordinati l'atomo di Fe si trova piu' o meno nel piano dell'eme e la differenza tra alto e basso spin e' dovuta all'occupazione nel complesso alto spin degli orbitali z2 e x2-y2, N N N Fe Fe Nei complessi 5-coordinati il Fe e' N N N N spostato verso il quinto legante: questo spostamento induce una LS HS contrazione della cavita' della S=1/2 S=5/2 porfirina. His His His L'effetto e' particolarmente forte per i complessi 5-coordinati alto spin ( 5cHS), in cui le dimensioni del core sono intermedie tra quelle del 6-coordinato alto spin (6cHS) e del 6-coordinato basso spin ( 6cLS). d H O 2 d x 2 -y 2 dz2 xz , d yz (d d xy N d x 2 -y 2 dz2 Q S=3 RR frequencies of the core size marker bands for the ferric and ferrous hemes, together with the indication of the a wavelength region where they are enhanced, b mode number and symmetry species. exc.a modeb Soret 4 (A1g) 3 (A1g) 11 (B1g) 2 (A1g) 19 (A2g) 10 (B1g) Soret , Soret , , Fe2+ -----------------------5c-HSd 6c-LS 1604 Fe3+ -------------------------------------6c-HS 5c-HS 6c-LS 1357 1359 1370 1373 1373 1471 1493 1480 1491 1502 1547 1539 1545 1553 1562 1562 1584 1559 1570 1579 1550 1583 1560 1571 1586 1617 1610 1626 1640 5-c, 6-c: 5-, and 6-coordinate heme; HS, LS: high and low spin heme. Spettro RR nella regione 150-600 cm-1 • Vibrazioni di stiramento Fe-Legante: per es. (Fe2+-Im), (Fe2+-CO), (Fe3+-OH), (Fe3+-CN) le cui frequenze sono sensibili alla presenza di legami ad idrogeno tra il legante e residui aminoacidi della cavità • Le vibrazioni di piegamento dei sostituenti periferici (vinili e propionili) le cui frequenze variano a seconda della presenza di legami ad idrogeno (propionili) o della orientazione del doppio legame rispetto ai doppi legami dell’eme (vinili) In conclusione: Gli spettri UV-Vis delle emoproteine riflettono variazioni della struttura elettronica della porfirina. La configurazione elettronica dell’atomo di Fe perturba la struttura elettronica della porfirina ed è influenzata a sua volta dalle interazioni tra il Fe ed i suoi leganti Perciò lo spettro UV-Vis dà informazioni sullo stato di ossidazione, di spin e di coordinazione del Ferro Lo spettro RR da’ informazioni dettagliate sull’atomo di Ferro e sulla presenza di interazioni tra l’eme ed I residui della cavità ematica SERS (Surface Enhanced Raman Scattering) • SERS is a surface sensitive technique that results in the enhancement of Raman scattering by molecules adsorbed on rough metal surfaces. • The enhancement factor can be as much as 1014 – 1015, which allows the technique to be sensitive enough to detect single molecules. From Raman to SERS • The energy of a vibrational mode depends on the molecule’s structure and environment. – Raman spectra of different molecules are unique • Raman intensity lines are 0.001% (at most) of the source intensity. • The intensity can be increased by 103 – 106 orders of magnitude if the sample is adsorbed on the surface of colloidal metal particles. How does SERS work? • The mechanism of SERS is not completely understood. – Electromagnetic enhancement • Proposed by Jeanmarie and Van Duyne in 1977 – Chemical enhancement • Proposed by Albrecht and Creighton in 1977 • Electromagnetic enhancement – Arises from the presence of surface plasmons on the substrate. • Surface plasmons are electromagnetic waves that propagate along the surface parallel to the metal/dielectric interface. How does SERS work? • Surface plasmons are generated when the incident light excites the electron gas of the metal. • When a substrate is placed in the proximity of the plasmon, it experiences an enhanced electromagnetic field and produces an enhanced scattered Raman field. • Chemical enhancement – Involves charge transfer between the chemisorbed species and the metal surface • This enhancement is generally less than a factor of 10 How does SERS work? • SERS substrates commonly used – Silver (Ag), gold (Au) and copper (Cu) – The energy required to generate plasmons matches the light sources typically used in Raman spectroscopy • Surface preparations – Largest enhancements for rough surfaces of 10 – 100 nm What information is obtained using SERS? • SERS is used to investigate the vibrational properties of adsorbed molecules yielding structural information on the molecule and its local interactions. • Uniquely identifies molecules. • Enables the detection of individual molecules. Why use SERS? • • • • High sensitivity Specificity Valuable tool for analyzing mixtures Low-power lasers and low magnification optics are suitable to acquire SERS spectra in very short acquisition times (typical ~10 s). • Many applications—biochemistry, chemical manufacturing, environmental detection, forensics. Raman scattering (SERS) methodology offers a great promise for simplified, sensitive detection of biomolecular interactions and several advantages in early diagnostic over the previously Surface-enhanced Raman scattering (SERS)-based sensor was developed for the detection of the oncoprotein c-Jun at nanomolar levels. c-Jun is a member of the bZIP (basic zipper) family of dimeric transcriptional activators, and its overexpression has been associated with carcinogenic mechanisms in several human cancers. Imaging in vivo Tecniche Chirottiche Finora, nella interazione tra radiazione e materia, la nostra attenzione si è focalizzata sulla materia: l’energia trasferita dalla radiazione elettromagnetica alle molecole provocava la loro promozione dallo stato fondamentale a stati eccitati (elettronici, vibrazionali, rotazionali). Ora esaminiamo quali effetti ha tale interazione radiazione elettromagnetica-materia sulla radiazione trasmessa Radiazione EM non Polarizzata La radiazione EM è un’onda trasversa consistente in un campo elettrico e in uno magnetico oscillanti e mutuamente perpendicolari. In generale l’oscillazione non ha luogo in un piano fisso. La radiazione è non polarizzata. Quando la radiazione EM è non polarizzata, il piano di oscillazione varia nel tempo in modo casuale. Polarizzazione della Radiazione EM Un filtro polarizzatore trasforma la radiazione non polarizzata in radiazione polarizzata in un piano. Un esempio è un filtro Polaroid. Esso è costituito da filari paralleli di polimeri. Solo la luce polarizzata in una direzione passa, mentre le altre componenti vengono assorbite. Luce piano polarizzata E M Direction of propagation E vectors Polarizer Direction of propagation • Polarizzazione lineare lungo l’asse y • Polarizzazione lineare lungo l’asse x In queste e nelle successive animazioni viene mostrato il solo campo elettrico; il campo magnetico è perpendicolare a quello elettrico e alla direzione di propagazione dell’onda Se si sovrappongono due onde piane polarizzate linearmente lungo due assi perpendicolari e sfasate tra loro si ottiene un’onda polarizzata circolarmente L’animazione mostra la sovrapposizione di due onde aventi la stessa ampiezza, polarizzate su due assi perpendicolari tra loro e sfasate di 900 Il vettore polarizzazione non è più costante in direzione ma ruota con una certa velocità angolare Polarizzazione circolare destra e sinistra • Polarizzazione destra • Polarizzazione sinistra (l’angolo di sfasamento è +900), il (l’angolo di sfasamento è -900), il vettore polarizzazione ruota in vettore polarizzazione ruota in senso orario senso antiorario l’onda avanza uscendo dallo schermo • Consideriamo due onde polarizzate circolarmente, una destra e l’altra sinistra, aventi la stessa ampiezza; • La risultante della loro sovrapposizione è un’onda polarizzata piana In generale una qualsiasi onda polarizzata linearmente può essere scomposta nella somma di due onde polarizzate circolarmente una destra e l’altra sinistra aventi la stessa ampiezza Onda polarizzata piana in un mezzo All’ingresso del mezzo All’uscita del mezzo L’onda elettromagnetica attraversa un mezzo con indice di rifrazione n > 1; La velocità dell’onda diminuisce, ma la frequenza resta costante, per cui diminuisce la lunghezza d’onda; L’onda in uscita risulta sfasata rispetto a quella che si avrebbe attraverso il vuoto (PS nell’esempio la lunghezza del campione è presa un multiplo della lunghezza d’onda) Onda polarizzata circolarmente in un mezzo All’ingresso del mezzo All’uscita del mezzo Come prima la luce rallenta nel mezzo, diminuisce la lunghezza d’onda, ed esce sfasata dal mezzo (nell’animazione si è preso il campione di lunghezza multipla della λ nel vuoto, per cui, in assenza del mezzo, l’onda in uscita sarebbe stata in fase con quella in ingresso); l’ampiezza resta costante (si è ipotizzato un assorbimento nullo) Equazioni di FRESNEL L’equazione di Fresnel correla l’angolo misurato alla differenza degli indici di rifrazione per la luce circolarmente polarizzata destrorsa e sinistrorsa l ( nL nR ) 180 l espresso in radianti l espresso in cm espresso in gradi ( nL n R ) l espresso in dm L’animazione che segue mostra cosa accade quando un’onda piana polarizzata linearmente attraversa un mezzo che non rallenta la componente circolare sinistra (in rosso), ma rallenta la componente circolare destra (verde) L’onda in uscita risulta essere ancora un’onda polarizzata linearmente, ma l’asse del campo elettrico non è più verticale, bensì risulta ruotato di un certo angolo (rotazione ottica) Apparato sperimentale Jasco J-810 Circular Dichroism System Gli spettri CD vengono ottenuti con spettropolarimetro CD mostrato in Figura. un dicrografo o 47 POLARIMETRO = rotazione osservata in gradi t c l c = concentrazione in g/ml l = lunghezza del campione in dm t = temperatura in centigradi = lunghezza d’onda (linea D del sodio) Per liquidi puri la densità, d, rimpiazza la concentrazione nella precedente formula Rotazione specifica molecolare M t [ ]t Pesomolecolare [ ] 100 Vantaggi del metodo polarimetrico Il valore di [] è un dato analitico che caratterizza ogni composto chirale e pertanto consente un confronto con i dati già presenti in letteratura • Costituisce uno standard di riferimento per i nuovi composti di origine sia naturale sia sintetica Svantaggi del metodo polarimetrico • Occorrono quantità relativamente grandi di sostanza • Il prodotto chirale deve essere isolato e purificato • La determinazione analitica di [] è influenzata da diversi fattori tra cui: temperatura, solvente, lunghezza d’onda, impurezze sia otticamente attive sia inattive • Dicroismo circolare • Alcuni materiali hanno la seguente proprietà: assorbono luce polarizzata destra in modo diverso da come assorbono la luce polarizzata sinistra • Per questo motivo, se un’onda polarizzata linearmente li attraversa, questa cambia le sue proprietà perché verranno assorbite in modo diverso la sua componente circolare destra e quella circolare sinistra la quantità CD = AL – AR misurata è dove: la differenza tra le assorbanze: AL è l’assorbanza della luce polarizzata sinistra e AR è l’assorbanza della luce polarizzata destra la quantità di interesse è la differenza tra i coefficienti di estinzione molare CD = εL- εR (cm-1 M-1); quest’ultima è indipendente dalla concentrazione, ma dipende solo dalla natura del soluto L’animazione che segue mostra cosa accade ad un’onda polarizzata linearmente (celeste) quando attraversa un mezzo (ipotetico) che non assorbe affatto la componente circolare sinistra (in rosso), ma assorbe molto la componente destra (in verde) All’ingresso del mezzo All’uscita del mezzo All’ingresso del mezzo All’uscita del mezzo L’onda in uscita è data dalla sovrapposizione di un’onda polarizzata destra (in verde) fortemente ridotta, e una polarizzata sinistra con ampiezza uguale a quella in ingresso; la risultante non è più un’onda piana polarizzata linearmente; il vettore polarizzazione E dell’onda in uscita (in celeste) ruota descrivendo un’ellisse; il risultato quindi è un’onda polarizzata ellitticamente Naturalmente è insolito per un materiale non assorbire affatto una componente circolare; i materiali reali normalmente assorbono, in misura diversa, entrambe le componenti (destra e sinistra) Ellitticità Si definisce ellitticità θ l’arcotangente del rapporto tra l’asse maggiore e l’asse minore dell’ellisse descritta dal vettore polarizzazione della luce uscente dal mezzo ER EL tg ER EL Tra CD e ellitticità esiste una relazione: 180 ln10 AL AR 4 Con θ in gradi Per poter comparare i risultati tra due diverse sostanze, è necessario renderli indipendenti dalla concentrazione; definiamo l’ellitticità specifica nel seguente modo: S c l dove θ è l’angolo di ellitticità in gradi, c è la concentrazione in g/ml, l è il cammino ottico in dm (decimetri, è una tradizione centenaria degli spettroscopisti!) Più spesso viene riportata l’ellitticità molare: S M 100 deg M g 100 c g cm3 l 101 cm 10 103 c M moli litro l cm 100 C l deg M-1 cm-1 dove M è il peso molecolare, C è la concentrazione in moli/litro e l è il cammino ottico in cm; per i biopolimeri è più conveniente esprimere i dati in termini di media sui residui piuttosto che in quantità molari, per cui M sarà il peso medio per residuo 100 θ θ Cl deg M-1 cm-1 L’ellitticità molare [θ] può essere espressa anche come differenza tra i coefficienti di estinzione molare della luce circolare sinistra e destra 100 θ 32,98Δε 32,98(ε L ε R ) θ Cl Dicroismo circolare e birifrangenza circolare Normalmente i materiali in natura non mostrano CD o CB separatamente, ma si verificano entrambi i fenomeni contemporaneamente; L’animazione che segue mostra cosa accade ad un’onda piana polarizzata linearmente che attraversa un mezzo che presenta sia dicroismo circolare che birifrangenza circolare La componente sinistra (in rosso) attraversa il mezzo immutata, mentre la componente destra (in verde) viene attenuata e rallentata La luce in uscita risulta aver subito due modificazioni: a causa del dicroismo circolare è diventata ellittica () a causa della birifrangenza circolare l’asse maggiore di tale ellisse è ruotato rispetto alla polarizzazione in ingresso (rotazione ottica ) l’ellitticità della luce in uscita dipende dalla differenza di assorbimento tra la luce polarizzata circolarmente destra e quella sinistra (AL – AR) l’angolo di cui è ruotata l’ellisse è determinato dalla differenza degli indici di rifrazione della luce destra rispetto a quella sinistra (nL – nR) Rotazione ottica = angolo di rotazione dell’asse maggiore dell’ellisse di polarizzazione rispetto all’asse della luce incidente Rotazione ottica come funzione della lunghezza d’onda è chiamata Optical Rotatory Dispersion (ORD) Birifrangenza circolare nR ≠ nL ORD: = 180(nL - nR)l/ Ellitticità tgθ = rapporto tra asse minore ed asse maggiore Dicroismo circolare (CD) |AR| ≠ |AL| Ellitticità: θ = 180 (AL - AR)ln10/4 La dipendenza dalla lunghezza d’onda della Rotazione Ottica e del Dicroismo Circolare in prossimità del massimo di assorbimento prende il nome di EFFETTO COTTON Se il campione subisce solo transizioni elettroniche π→π* la forma dello spettro CD è in relazione con lo spettro di assorbimento nel modo mostrato in figura; A) Spettro di assorbimento B) Spettro CD C) Spettro ORD Si nota come lo spettro CD segue abbastanza fedelmente (a parte il segno) lo spettro di assorbimento Lo spettro ORD appare come la derivata (cambiata di segno) di quello CD; inoltre si nota che lo spettro ORD ha delle code piuttosto lunghe, per cui si misurano segnali ORD anche al di fuori della banda di assorbimento A differenza della rotazione ottica, il dicroismo circolare si verifica solo in corrispondenza di un fenomeno di assorbimento. L’effetto Cotton positivo (curve superiori in Figura) si ha in corrispondenza di una banda CD positiva. L’effetto Cotton negativo (curve inferiori) si ha in corrispondenza di una banda CD negativa. La lunghezza d’onda in cui la rotazione ottica vale zero corrisponde approssimativamente al massimo nell’ellitticità. Sostanze otticamente attive Le sostanze di interesse che hanno interazione con la luce (assorbimento e rifrazione) si dicono cromofori Le sostanze che presentano dicroismo circolare birifrangenza (CB) si dicono otticamente attive (CD) e Affinché la sostanza sia otticamente attiva, le sue molecole devono presentare una dissimetria nella loro struttura, tale da ruotare il piano di polarizzazione della luce. Nell’ambito delle molecole dissimetriche rientrano le molecole dotate di chiralità Le molecole dissimmetriche interagiscono con il piano della luce polarizzata con modalità tali che le onde R e L sono rifratte e assorbite in modo diverso.. L’assorbimento differenziato delle onde R e L comporta una variazione tale della loro ampiezza per cui il fascio di luce trasmesso è polarizzato ellitticamente piuttosto che circolarmente Le molecole “destro-rotatorie” sono tali da produrre un maggior rallentamento della luce polarizzata circolare sinistra e quindi fanno viaggiare più velocemente la luce circolare destra; il vettore polarizzazione viene ruotato di un certo angolo in senso orario; Le molecole “sinistro-rotatorie” produrranno un maggior rallentamento della luce polarizzata circolare destra; il vettore polarizzazione viene ruotato di un certo angolo in senso antiorario; La stessa dissimmetria si avrà per l’assorbimento delle due componenti circolari, per cui molecole chirali determineranno dicroismo circolare (sono otticamente attive); Un’alta sorgente per un segnale CD è la disposizione chirale dei cromofori in una struttura 3D; un’elica ha un verso di avvitamento (orario o antiorario), e la sua immagine speculare non coincide con se stessa: in pratica un’elica è sempre chirale; se un gruppo di cromofori è disposto in un configurazione ad elica (es. gli aminoacidi di una proteina), essi produrranno un segnale CD. Infine bisogna considerare la possibilità di interazione tra cromofori vicini nello spazio; per esempio il gruppo eme è otticamente non attivo se isolato, ma le emoproteine presentano uno spettro CD molto ricco sopra i 300 nm: ciò è dovuto all’accoppiamento dipolo-dipolo che coinvolge le transizioni dell’eme e le transizioni π π* della proteina. Apparato sperimentale Jasco J-810 Circular Dichroism System Gli spettri CD vengono ottenuti con spettropolarimetro CD mostrato in Figura. un dicrografo o 65 La radiazione, resa monocromatica da un monocromatore, viene polarizzata linearmente e passa poi attraverso un modulatore fotoelastico che genera alternativamente luce polarizzata circolarmente a sinistra e a destra con una certa frequenza di modulazione. La radiazione così modulata passa attraverso il campione e viene rivelata dal fotomoltiplicatore. Il segnale risultante, anch’esso modulato alla stessa frequenza, fornisce la differenza di assorbanza delle due componenti polarizzate circolarmente, a quella lunghezza d’onda. Variando la lunghezza d’onda si ottiene lo spettro CD. Modulatore elettro-ottico (d), Preparazione del campione 1. Scegliere il giusto tampone Molti campioni di proteine sono sciolti in tamponi contenenti detergenti, EDTA (acido etilendiamminotetraacetico) o alte concentrazioni di Sali. Questi tamponi non sono ottimali, in quanto non sono trasparenti alla luce nella regione tra 180-210 nm, cruciale per l’analisi delle proteine. In generale vanno evitate tutte quelle sostanze che possono assorbire nell’intervallo delle λ di interesse (per le proteine: 180nm – 280nm) 68 Calibrazione dello strumento di misura Per una corretta misura spettroscopica è necessario calibrare periodicamente lo strumento; assumiamo che la scala delle lunghezze d’onda sia sufficientemente accurata, per cui si va a calibrare l’assorbanza alle varie λ; il composto normalmente usato per la calibrazione è l’acido d-10Camphorsulfonico (d sta per destro), il cui spettro CD fornisce due punti di calibrazione caratteristici: uno negativo a 192.5 nm e uno positivo a 290.5 nm Proprietà CD dell’acido d-10-Camphorsulfonico in acqua 69 The molar CD spectrum of d-10-Camphorsulfonic acid in water (1mg/ml, 1mm cuvette) 70 La calibrazione viene fatta normalmente con cuvette da 1cm; se vengono usate cuvette con un cammino ottico diverso bisogna ripetere la calibrazione, e verificare che la nuova misura CD sia proporzionale alla nuova lunghezza: per esempio se si vogliono usare cuvette con cammino ottico 0.5 cm, si dovrebbe osservare una riduzione nell’intesità dello spettro CD di un mezzo rispetto a quello delle cuvette da 1 cm. 71 CD e Molecole Biologiche Quasi tutte le molecole sintetizzate da organismi viventi sono otticamente attive. L’attività ottica è un elemento così caratteristico della vita, almeno come noi la conosciamo, da essere uno dei criteri usati per giudicare, p.es., se meteoriti contengano evidenze di vita presente da qualche parte dell’universo. L’attività ottica delle molecole piccole nasce dalla loro mancanza di simmetria, in particolare per la presenza di atomi di carbonio asimmetrici e dall’effetto che essi hanno sui cromofori vicini. 72 Applicazioni CD in biologia • • • • • • Stima della struttura secondaria di una proteina Termodinamica di una proteina Ligand binding (costanti di legame) Effetti del solvente su una macromolecola Stima della struttura degli acidi nucleici Termodinamica degli acidi nucleici Comune a tutte queste analisi CD è la presenza di cromofori chirali; il loro particolare arrangiamento o la variazione di disposizione a seguito di perturbazioni sperimentali (cambi di solvente, aumento di temperatura, …) possono essere monitorati tramite CD 73 Proteine Le proteine assorbono la luce nella regione dell’ultravioletto; le principali fonti di assorbimento sono 1. il legame peptidico 2. la catena laterale (per alcuni a.a.) 3. l’eventuale gruppo prostetico L’assorbimento della luce relativo al legame peptidico è dovuto a possibili transizioni tra gli stati elettronici degli elettroni di legame In realtà anche i residui degli aminoacidi aromatici (triptofano, tirosina, fenilalanina) danno un contributo in questa regione dello spettro, ma tale contributo è, nella maggior parte dei casi, molto minore rispetto al legame peptidico (potrebbe diventare significativo nel caso improbabile in cui la maggioranza degli a.a. 74 della proteina siano di tipo aromatico) Assorbimento del legame peptidico L’assorbimento della luce relativo al legame peptidico è dovuto a possibili transizioni tra gli stati elettronici degli elettroni di legame; senza scendere nel dettaglio, interessa qui ricordare le lunghezze d’onda delle energie alle quali avvengono tali transizioni, che corrispondono poi alle λ di assorbimento: n → π* centrato attorno a 220 nm (intensità debole, ε ≈ 100) π → π* centrato attorno a 190 nm (molto intenso, ε ≈ 7000) 75 Assorbimento delle catene laterali Le catene laterali alifatiche degli a.a. hanno un assorbimento relativamente basso; inoltre tale assorbimento avviene per lunghezze d’onda vicine a quelle del legame peptidico, per cui il loro spettro è parzialmente perturbato da quello del peptidico; Lo spettro degli a.a. aromatici (triptofano, tirosina, fenilalanina) presenta un picco intorno a 280 nm, quindi è sufficientemente spostato rispetto a quello del legame peptidico; l’intensità è comunque molto più bassa rispetto a quella del legame peptidico 76 Amide Chromphore • n * centered around 220 nm • * centered around 190 nm n -> * involves non-bonding electrons of O of the carbonyl; -> * involves the -electrons of the carbonyl 80 Random coil positive at 212 nm (->*) negative at 195 nm (n->*) Sheet negative at 218 nm (->*) positive at 196 nm (n->*) helix positive at 192 nm >* negative at 209 nm (->*) negative at 222 nm is red shifted (n->*) Esempio: spettro CD della mioglobina 82 Analisi dei dati Nell’analisi dello spettro misurato, si assume che le proprietà ottiche dei diversi cromofori presenti nel campione siano additive, per cui si può scrivere: n X ( ) f i X i( ) i 1 dove X(λ) è il CD medio per residuo (εL- εR oppure [θ]), fi è la frazione della i-esima componente, e Xi(λ) è il corrispondente valore di CD per quella componente; 83 Struttura secondaria delle proteine Uno dei maggiori impieghi della spettroscopia CD è la stima della presenza delle diverse strutture secondarie di una proteina folded; Ricordiamo le principali strutture secondarie di una proteina: α-elica, β-sheet, β-turn, random-coil per cui la X(λ) si può scrivere: X ( ) f H X H( ) f X ( ) f t X t ( ) f R X R ( ) Note le Xi(λ) a diverse frequenze (in questo caso minimo quattro), si possono usare come base per risolvere il sistema e trovare i diversi coefficienti fi che daranno la composizione della proteine rispetto alle diverse strutture secondarie 84 -elica 85 β-sheet 86 β-turn 87 Cartoon drawings of: A) triosephosphate isomerase (H:0.52, S:0.14, T:0.11, O:0.23); B) hen egg lysozyme (H:0.36, S:0.09, T:0.32, O:0.23); C) myoglobin (H:0.78, S:0.0, T:0.12, O:0.10); D) chymotrypsin (H:0.10, S:0.34, T:0.20, O:0.36). Secondary structures are color coded red: helix α; green: strand β, and yellow: other. 88 Circular dichroism spectra of triosephosphate isomerase (H:0.52, S:0.14, T:0.11, O:0.23), hen egg lysozyme (H:0.36, S:0.09, T:0.32, O:0.23), myoglobin (H:0.78, S:0.0, T:0.12, O:0.10), chymotrypsin (H:0.10, S:0.34, T:0.20, O:0.36). 89 Spettri di base e spettri di riferimento per la struttura secondaria delle proteine Esistono due possibilità per avere degli spettri di base da utilizzare per la stima della struttura secondaria di una proteina: 1. spettri da polipeptidi modello (sintetici) 2. spettri da proteine modello (naturali) di cui è nota per altre fonti la struttura secondaria n X ( ) f i X i( ) i 1 90 Differenza tra spettri di riferimento e spettri di base Un data set di riferimento di una proteina è uno spettro CD normalizzato (ellitticità o CD molare per residuo) di una proteina (o un polipeptide) di cui è nota la struttura 3D; dai data set di più proteine si può ottenere una base Xi(λ) da usare per determinare le frazioni fi di una proteina incognita 91 Spettri di base da polipeptidi modello La polilisina (Lys)n è uno dei possibili polipeptidi usati come modello, utile in quanto assume diverse strutture secondarie variando temperatura e PH della soluzione; in una soluzione acida si comporta come un random coil, aumentando il PH oltre 10 transisce verso una αelica, riscaldando a 500 e poi raffreddando diventa un β-form. Nel 1969 Greenfield e Fasman proposero un metodo per la stima della quantità di α-elica (H), β-form, e forma disordinata (Random) in una proteina utilizzando i tre spettri di riferimento della polilisina: X ( ) f H X H( ) f X ( ) f R X R( ) Utilizzando tre misure a diversi λ, si ottiene un sistema di equazioni lineari nelle tre incognite fH, fβ, fR; Per migliorare la stima si possono prendere più di tre misure a diversi λ, e poi ricavare le tre frazioni incognite tramite procedure statistiche 92 Spettro CD della polisina 93 Altri polipeptidi modello sono stati proposti da vari ricercatori nel corso degli anni: Rosenkranz e Scholtan usarono la poliserina (Ser)n (1971) S. Brahms e J Brahms introdussero i β-turns (t) (1980) usando polipeptidi diversi come modello per le diverse strutture X ( ) f H X H( ) f X ( ) f t X t ( ) f R X R ( ) S. Brahms e J Brahms usarono come modello: il CD della mioglobina (79% α-elica, 6% β-turns, no β-form) per α-elica (Lys-Leu)n in 0.1 M NaF a PH7 per la β-form (Pro-Lys-Leu-Lys-Leu)n per il random-coil L-Pro D-Ala, (Ala2-Gly2)n e Pro-Gly-Leu per il β-turns 94 Circular dichroism spectra of "pure" secondary structures. Redrawn from Brahms & Brahms, 1980. 95 Debolezza del metodo con i polipeptidi Ci sono due punti deboli nei metodi che usano polipeptidi come base per i segnali CD: 1. I segnali CD di α-elica e β-sheet sono funzione della lunghezza dell’elica; i polipeptidi sono di solito più lunghi dei tratti di struttura α e β presenti nelle proteine globulari 2. La struttura terziaria di una proteina è costituita da regioni di struttura secondaria impacchettate; questo ha effetti sul segnale CD di cui non si tiene conto attraverso i polipeptidi 96 In generale i metodi mostravano una buona predizione delle strutture α, una discreta predizione delle strutture β-form, una scarsa predizione dei β-turn Le recenti tecniche per la determinazione delle strutture secondarie raggiungono livelli di accuratezza pari a 0,97 per l’α-elica 0,75 per il βsheet, 0,50 per il β-turn, 0,79 per le altre strutture (Manavalan & Johnson, 1987) DICHROWEB http://www.cryst.bbk.ac.uk/cdweb/html/home.html 97