Principali differenze tra la ristampa 2014 e l’edizione 2008 Di seguito sono riportate le principali modifiche apportate al testo dell’ edizione 2008 con la ristampa riveduta e corretta del 2014. Si avverte il lettore che non sono segnalate le correzioni di diversi errori tipografici che non compromettono la comprensione del testo dell’edizione 2008. Capitolo 1 La seguente definizione non è presente nell’edizione 2008: Definizione 1.3.17 Sia f : A → B una funzione. Se A0 è un insieme tale A ⊂ A0 e g : A0 → B è una funzione tale che g(x) = f (x), per ogni x ∈ A, si dice che g è un’estensione di f oppure che f è la restrizione di g all’insieme A; in questo caso useremo la notazione f = g A . Capitolo 3 Rispetto a pag. 63 dell’edizione 2008 è stata apportata la seguente correzione: . . . Per definizione, dunque, i π πh arctan : R → − , 2 2 e vale l’uguaglianza arctan(tan x) = x, i π πh ∀x ∈ − , . 2 2 Capitolo 5 La seguente definizione è stata corretta: Definizione 5.4.33 Siano f e g infinitesimi per x → x0 (con g(x) 6= 0, in un intorno bucato di x0 ). Si dice che: • f è un infinitesimo d’ordine superiore a g, per x → x0 se lim x→x0 0 1 f (x) = g(x) • f è un infinitesimo dello stesso ordine di g, per x → x0 , se lim x→x0 f (x) = g(x) ` ∈ R \ {0}. • f è un infinitesimo d’ordine inferiore a g, per x → x0 , se lim x→x0 ±∞ f (x) = g(x) • f e g sono infinitesimi non confrontabili, per x → x0 , se lim x→x0 f (x) g(x) non esiste. Capitolo 6 Si riportano le principali modifiche. Proposizione 6.1.11 Sia f : A → R una funzione definita in A ⊆ R e sia x0 un punto di accumulazione per A. Le seguenti affermazioni sono equivalenti. e (i) lim f (x) = ` ∈ R. x→x0 (ii) Per ogni successione (an ) di punti di A\{x0 } tale che lim an = n→+∞ x0 , risulta lim f (an ) = `. n→+∞ Dimostrazione del Teorema 6.2.6 Nella disuguaglianza che precede la conclusione mancano (nell’edizione 2008) due segni di sopralineatura. La versione corretta è [2014, pag.157] |an − a| ≤ |an − ank̄ | + |ank̄ − a| < + = . 2 2 Capitolo 7 Si riportano di seguito due formulazioni che hanno subito importanti correzioni. Dimostrazione del Corollario 7.1.4 Supponiamo, per assurdo, che f non sia né strettamente crescente, né strettamente decrescente ed assumiamo che esistano tre punti x1 , x2 , x3 ∈ I con x1 < x2 < x3 per i quali risulti, ad esempio, f (x1 ) > f (x2 ) e f (x1 ) < f (x3 ) (questo caso non esaurisce tutte le possibilità, ma il ragionamento che segue può essere adattato a tutte le altre situazioni che possono presentarsi). Dato che f (x1 ) è un valore intermedio tra f (x2 ) e f (x3 ), il Teorema 7.1.2 ci assicura dell’esistenza di un punto y ∈ I, con x2 < y < x3 (e, dunque, certamente y 6= x1 ), tale che f (y) = f (x1 ). Questo contraddice l’iniettività di f . 2 Dimostrazione della Proposizione 7.4.8 Supponiamo che esista finito il lim+ f (x) = `. Allora la funzione x→a f˜(x) = f (x) se x ∈]a, b] ` se x = a è continua in [a, b] e, quindi, per il teorema di Heine-Cantor, essa è uniformemente continua in [a, b]. Ma allora, come si vede immediatamente, anche f è uniformemente continua in ]a, b]. Viceversa, supponiamo che f sia uniformemente continua in ]a, b]. Allora, per ogni > 0, esiste δ > 0 tale che, per ogni x, y ∈]a, b], con |x − y| < δ, risulti |f (x) − f (y)| < . Sia (xn ) una successione in ]a, b] con lim xn = a; essa è, quindi, una successione di Cauchy n→+∞ e pertanto, in corrispondenza a δ, esiste nδ ∈ N tale che, per ogni n, m ≥ nδ , risulti |xn − xm | < δ. L’uniforme continuità implica, allora, che |f (xn ) − f (xm )| < , per ogni n, m ≥ nδ . La successione f (xn ) è, dunque, di Cauchy e, perciò, converge ad un limite ` ∈ R che non dipende dalla particolare successione (xn ) che approssima a . Infatti, se (x0n ) è un’altra successione di punti di ]a, b] convergente ad a, risulta definitivamente |x0n − xn | < δ e, quindi, definitivamente, |f (x0n ) − f (xn )| < . Dunque, lim f (x0n ) = lim f (xn ) = `. Per n→+∞ n→+∞ la Proposizione 6.1.11, risulta, infine, lim+ f (x) = `. x→a Capitolo 8 L’esempio 8.1.11 è stato riscritto come segue. Esempio 8.1.11 Sia f (x) = xα , α ∈ R. Il dominio di questa funzione dipende dalla natura dell’esponente α (cosı̀ ad esempio, se α ∈ N+ , dom f = R, mentre se α è irrazionale negativo, dom f = R+ ). In ogni caso, però, f è continua in dom f . Se α = 0, la funzione è costantemente uguale a 1 in R \ {0} ed ha derivata nulla. Se α 6= 0 ed x0 ∈ dom f , x0 6= 0, ricordando che (1 + y)α − 1 = αy + o(y), y → 0, si ha (1 + xh0 )α − 1 α xh0 (x0 + h)α − xα 0 α = lim xα = x lim = αx0α−1 . 0 0 h→0 h→0 h h→0 h h lim Quindi f è derivabile in ogni punto x0 6= 0 del dominio ed f 0 (x0 ) = αxα−1 . Si lascia al lettore la discussione del caso x0 = 0, se 0 ∈ dom f . 0 Capitolo 9 Si riportano di seguito due formulazioni che hanno subito importanti correzioni. 3 Dimostrazione del Teorema 9.3.3 Dimostriamo solo la (i). Sia x1 ∈ ]a, x0 [. Per le ipotesi fatte, la f è continua in [x1 , x0 ] e derivabile in ]x1 , x0 [. Per il teorema di Lagrange esiste t ∈]x1 , x0 [ tale che f 0 (t) = f (x0 ) − f (x1 ) . x0 − x1 Il fatto che f 0 (t) ≤ 0 implica, allora, che f (x1 ) ≥ f (x0 ). Quindi f (x) ≥ f (x0 ), per ogni x ∈]a, x0 [. In modo del tutto analogo si prova che l’ipotesi f 0 (x) ≥ 0, per ogni x ∈]x0 , b[, implica che f (x) ≥ f (x0 ), per ogni x ∈]x0 , b[, e dunque x0 è punto di minimo relativo per f . Dimostrazione del Teorema 9.5.1 Supponiamo che sia x1 < x2 ed f 0 (x1 ) < f 0 (x2 ) e sia k ∈ R tale che f 0 (x1 ) < k < f 0 (x2 ). Consideriamo la funzione g(x) = f (x) − kx. La funzione g è di Lagrange in [x1 , x2 ]; in particolare, è continua in [x1 , x2 ] e, quindi, per il teorema di Weierstrass esiste un x ∈ [x1 , x2 ] in cui g è minima. Dalle ipotesi, risulta: g 0 (x1 ) = f 0 (x1 ) − k < 0 g 0 (x2 ) = f 0 (x2 ) − k > 0. Per il teorema di permanenza del segno, in un opportuno intervallo del tipo ]x1 , t[, il rapporto incrementale g(x) − g(x1 ) x − x1 è negativo. Quindi g(x) < g(x1 ) nell’intervallo ]x1 , t[. Ne segue che il punto di minimo x di g non può coincidere con x1 . In modo simile, si prova che x non può coincidere con x2 . Quindi x ∈]x1 , x2 [. Per il teorema di Fermat, sarà g 0 (x) = 0; cioè, f 0 (x) = k. Capitolo 10 Sono state effettuate le seguenti modifiche: Esempio 10.3.1 Determiniamo il polinomio di McLaurin della funzione f (x) = ex . Notiamo, innanzitutto che f è di classe C ∞ in tutto R; quindi, per ogni n ∈ N+ , è possibile determinare il polinomio di Taylor d’ordine n centrato in x0 ∈ R. Com’è noto, si ha f (n) (x) = ex , per ogni n ∈ N+ . In particolare, f (n) (0) = 1, per ogni n ∈ N+ . Quindi, x3 xn x2 + + ··· + . Tf,0,n (x) = 1 + x + 2! 3! n! Di conseguenza, ex = 1 + x + x2 x3 xn + + ··· + + o(xn ), 2! 3! n! 4 x → 0. Esercizio 10.9.1 Nell’ edizione 2008 le espressioni della derivata seconda di f recano una radice al denominatore che non dovrebbe esservi. La versione corretta [v. 2014, pag. 254] è la seguente: La derivata seconda di f è f 00 (x) = e2x − 2xex − 1 3 4(ex − x − 1) 2 . Utilizzando il polinomio di McLaurin di ordine 3 di f , si puó scrivere: e2x − 2xex − 1 = 1 3 x + o(x3 ). 3 Facendo uso della (10.13) si ottiene lim e2x − 2xex − 1 3 2 1 3 x 1 = lim+ √ 3 √ = √ . x→0 3 2 2 x6 4(ex − x − 1) √ Tendendo conto del fatto che x6 = −x3 per x < 0, si trova, in modo simile, che 1 e2x − 2xex − 1 lim− 3 = − √ . x→0 4(ex − x − 1)) 2 3 2 x→0+ Il teorema di permanenza del segno assicura che la funzione è convessa in un intorno destro di 0 e concava in un intorno sinistro di 0. Corollario 10.10.4 Il rigo iniziale della pagina 262 dell’edizione 2008 è stato modificato [v. 2014, pag. 260] come segue: Con una dimostrazione simile a quella della Proposizione 5.1.31 si deduce inoltre che: Capitolo 11 Sono state effettuate le seguenti modifiche: Teorema 11.8.1 Siano f e g funzioni di classe C 1 in un intervallo aperto I. Le funzioni f (x)g 0 (x) e f 0 (x)g(x) ammettono primitiva in I e si ha Z Z 0 f (x)g (x)dx = f (x)g(x) − f 0 (x)g(x)dx. ed. 2008, pag. 303 Il rigo che precede la formula (11.11) è stato cosı̀ corretto: g(t) di classe C 1 e invertibile Capitolo 13, Sezione 13.2 La parte iniziale di questo paragrafo (nell’edizione 2008) conteneva un errore che ha reso necessaria la seguente riscrittura: 5 In considerazione del fatto che abbiamo già a nostra disposizione gli strumenti del calcolo integrale, introduciamo una funzione che ci faciliterà lo studio della convergenza di una serie. Definizione 13.2.1 Sia (an )n∈N una successione. Indichiamo con A(x) la funzione definita in R+ ∪ {0} da n ≤ x < n + 1; n ∈ N. A(x) = an , Diremo che A(x) è la funzione associata alla successione (an ). Per ogni N ∈ N, fissato, la funzione AN (x), restrizione di A(x) all’intervallo [0, N + 1], è una funzione a gradini. Si ha, evidentemente, Z N +1 N +1 Z A(x)dx = a0 + · · · + aN = sN . AN (x)dx = 0 (13.3) 0 D’altra parte, se y ≥ 0, ed N è il più grande intero che non supera y (cioè, N = [y], la parte intera di y), si ha Z y A(x)dx = sN −1 + aN (y − N ). (13.4) 0 Le uguaglianze (13.3) e (13.4) suggeriscono di studiare il comportamento +∞ X R +∞ della serie an in termini dell’integrale improprio 0 A(x)dx. n=0 Supponiamo che la serie +∞ X an sia convergente, allora, necessariamente n=0 lim aN = 0. N →+∞ Ricordando che y − N < 1 e che y → +∞ se, e soltanto se, N → +∞, si ha Z y lim A(x)dx = lim sN . y→+∞ Quindi, R +∞ 0 N →+∞ 0 A(x)dx è convergente e, inoltre, Z +∞ A(x)dx = 0 +∞ X an , n=0 +∞ X avendo posto simbolicamente an = lim sN . N →+∞ Rn=0 +∞ Viceversa, la convergenza di 0 A(x)dx garantisce la convergenza della serie. Infatti, se esiste Z y lim A(x)dx =: `, y→+∞ 0 6 si ha Z lim sN = N →+∞ N +1 lim N →+∞ Z y A(x)dx = `. A(x)dx = lim y→+∞ 0 0 Osserviamo, inoltre, che dalla (13.4) risulta lim aN (y − N ) = 0, y→+∞ N = [y]. Se si sceglie, in particolare, y = N + 21 , si deduce che lim aN = 0. N →+∞ La precedente discussione si può riassumere nella seguente Proposizione 13.2.2 La serie +∞ X an n=0 è convergente se, e soltanto se, la funzione A(x) associata ad (an ) ha integrale improprio convergente. In questo caso, il valore dell’integrale improprio coincide con la somma della serie. 7 Correzioni alle risposte ad alcuni esercizi proposti nei Fogli di lavoro Foglio di lavoro 5 – Esercizio 4b: x≥ − 1 2 Foglio di lavoro 6 – Esercizio 3: 1; 5; 0 – Esercizio 12: z = ± √12 (1 + i), ±i Foglio di lavoro 9 – Esercizio 3f: −∞ – Esercizio 4: 0; 1; e2/3 . Foglio di lavoro 10 – Esercizio 14: 7/6; 4/81 Foglio di lavoro 11 – Esercizio 10: 3 Foglio di lavoro 13 – Esercizio 1f: f 0 (x) = √ 3 2x2 +1) 4π cos(π √ x 3 3 (2x2 +1)2 – Esercizio 2e: derivabile in R \ {−1}; f 0 (x) = 1 x+1 per x ∈ R \ {−1} Foglio di lavoro 14 √ √ – Esercizio 3: Tre soluzioni per p < − 3/ 3 4; due per p = −3/ 3 4; una per ogni altro valore di p. – Esercizio 8c: 0 Foglio di lavoro 17 – Esercizio 10: flesso Foglio di lavoro 19 – Esercizio 3b∗ : log|x − 1|− 12 log(x2 + x + 1) − √1 arctan 1+2x √ +c 3 3 log x – Esercizio 4b: log x− (x+1) − log(x + 1) + c; x > 0 x e – Esercizio 4e: x3 + √13 arctan √ − 16 log(3 + e2x ) + c 3 – Esercizio 4f∗ : x2 − log cos x2 + sin x2 + c Foglio di lavoro 21 – Esercizio 6b: diverge 8 Foglio di lavoro 22 – Esercizio 1: (a): R; (b): ] − ∞, −2[∪] − 1, +∞[; (c): [−1, 1]. Foglio di lavoro 23 – Esercizio 2: Conv. Conv. Div. Conv. Conv. Conv. Div. Conv. Conv. Conv. Conv. Conv. Div. Conv. Conv. Conv. Div. Div. NOTA: le due correzioni segnate con ∗ e scritte in blu si applicano anche all’ Edizione 2014. 9