RELAZIONE SULLE ATTIVITÀ SVOLTE DURANTE IL SECONDO ANNO DI RICERCA Edouardo Natale A) Titolo e descrizione del progetto di ricerca: L'espressione del disaccordo tra parlanti italiani e francesi. Un approccio cross-culturale. Ricordando che la finalità del mio lavoro di ricerca risiede nell'analisi degli aspetti sociopragmatici e pragmalinguistici che permettono l'espressione del disaccordo nelle interazioni di parlato conversazionale, con particolare riferimento a situazioni di parlato semi-controllato come i dibattiti di argomento politico o culturale in alcuni programmi televisivi italiani e francesi. I punti principali di riferimento teorico che caratterizzano il mio lavoro da quando ho iniziato il secondo anno di dottorato sono il concetto di faccia all'interno della Teoria della cortesia di Brown e Levinson (1987), e la nozione di “persona” trattata da Duranti (2007). Le ipotesi di lavoro che si intendono verificare e che ho provato a verificare durante il corso di questo secondo anno di dottorato sono: − I francesi esprimono linguisticamente il disaccordo più esplicitamente di quanto facciano gli italiani − I francesi, nell'esprimere il disaccordo usano un numero minore di strategie esplicite senza strategie di mitigazioni − gli italiani, nell'esprimere il disaccordo usano maggiore lavoro di cortesia B. Avanzamento della ricerca Il lavoro svolto nel corso del secondo anno di dottorato si è prevalentemente concentrato sull'approfondimento e sull'utilizzo del materiale bibliografico di riferimento maggiormente utile per i raggiungimento della mia ricerca. In particolare, la mia attenzione si è incentrata sull'uso appropriato delle fonti bibliografiche tratte da riviste specializzate come ad esempio Journal of pragmatics con la finalità di centrare al meglio il mio lavoro di ricerca. Nel mio lavoro sto cercando di approfondire delle nozioni come ad esempio la sociopragmatica, il disaccordo, il concetto di “persona”, il concetto di “cultura”. C.Approfondimento sulla nozione di sociopragmatica Sono partito da una semplice domanda come la seguente: Che cosa è la sociopragmatica? Una prima definizione potrebbe vedere la sociopragmatica come lo studio del modo nel quale le condizioni di uso della lingua vengono fuori dalla situazione sociale. La nozione di sociopragmatica si concentra sul come il concetto di cultura può essere adoperato come variante esplicativa negli studi di pragmatica cross-culturale. Secondo la teoria della cortesia linguistica, la sociopragmatica dovrebbe aiutare a gestire il rapporto con le persone o nel lavoro di faccia con le persone prendendo in considerazione gli aspetti culturali dell'interazione interpersonale. Per raggiungere questo obiettivo, il bisogno di faccia delle persone con i loro diritti e doveri interazionali necessitano di essere presi in giusta considerazione per il raggiungimento dei loro compiti, e le persone intese come membri di una comunità di parlanti sviluppano delle norme e delle preferenze per giungere a questo risultato che possono variare nella nostra prospettiva da cultura a cultura. Tutto questo apparato teorico è da sottoporre al corpus di dati raccolti nelle trasmissioni televisive italiane e francese. D. Approfondimento sulla nozione di “disaccordo” Il mio lavoro sul disaccordo si concentra sull'importanza dei fattori contestuali e socioculturali come varianti che modificano il modo di produrre il “disaccordo” con lo scopo di superare una visione troppo incentrata sul disaccordo inteso come atto linguistico dispreferito durante un'interazione. I fattori contestuali presi in considerazione nei dati raccolti sono lo status, il potere, la solidarietà, la distanza sociale e il contesto sociale inteso come variante socioculturale del contesto situazionale. Tale contesto situazionale può influenzare le scelte linguistiche prodotte dai parlanti durante le loro interazioni. In questo lavoro, il ruolo sociale dei parlanti viene costruito attraverso il modo nel quale le persone interagiscono con gli altri durante dei dibattiti televisivi. I fattori rilevanti nella conversazione comprendono il potere relativo tra gli interlocutori e le relazioni gerarchiche di status, fattori di solidarietà come essere membro di un gruppo o meno, la formalità del luogo, l'influenza generale dell'interazione mediatica sui partecipanti. Partendo con l'ipotesi di lavoro che il disaccordo sia un atto potenzialmente minaccioso per la faccia del nostro interlocutore, allora possiamo vedere ed interpretare gli atti di minaccia per la faccia come finestre strategiche sull'interazione interpersonale. Il lavoro da svolgere sarà il collocamento e l'interpretazione di questi atti linguistici all'interno di un ampio orizzonte delle interazioni sociali, come opportunità per osservare un insieme di ruoli comportamentali linguistici che vengono fuori durante questi incontri mediatici in una prospettiva di lavoro di tipo contrastiva. Il disaccordo e il conflitto interazionale sono presenti all'interno della relazione interpersonale tramite il modo di indessicalizzare la relazione, vale a dire come viene indicata la tipologia di relazione interpersonale con l'interlocutore. In una prospettiva di tipo comparativa il disaccordo ci permette di cogliere delle differenze sull'interazione interpersonale presente nelle comunità di parlanti francese ed italiana. Per svolgere questo lavoro di comparazione ho adoperato la teoria della cortesia linguistica detta “politeness theory” di Brown e Levinson dove viene considerato il disaccordo come un atto di minaccia per la faccia del nostro interlocutore mentre secondo altri studiosi come Spencer-Oatey, Tannen, Gu, con i quali mi sento di concordare, hanno dimostrato che in altre comunità di parlanti il disaccordo può essere inteso come forma di socialità e di partecipazione calorosa all'interazione tra i parlanti. Per esempio, Béal (1990) afferma che nello stile comunicativo francese il bisogno di mostrare le proprie emozioni ed esprimere la propria rabbia sovrasta il bisogno di salvare la faccia. Mentre nello stile comunicativo italiano il bisogno di mostrare considerazione per le opinioni degli altri va a detrimento dell'affermazione del proprio disaccordo il quale viene molte volte mitigato o ammorbidito in modo tale da salvare la faccia del nostro interlocutore. Queste differenze nel modo di approcciare il disaccordo e le sue conseguenze sul piano relazionale portano spesso a valutazioni negative da parte di altri gruppi culturali che gestiscono la stessa situazione in modo diverso. Quindi gli stili comunicativi devono essere collocati all'interno di una data situazione contestuale in modo tale da potere capire come i parlanti di vari gruppi culturali gestiscono ad esempio fattori come lo status, le differenze tra persone ingroup o outgroup, il grado di formalità, la presenza o assenza di gerarchia, le aspettative in merito all'attività comunicativa che si apprestano a svolgere. E. Approfondimento del concetto di “contesto culturale” Per contesto culturale intendo dire che in circostanze apparentemente simili, due comunità linguistiche e culturali possono avere degli scenari differenti. Il concetto di “contesto culturale” è molto importante per l'analisi della comunicazione crossculturale ed interculturale. Quando un contesto culturale è presunto in quanto condiviso, il suo contenuto non ha bisogno di essere menzionato esplicitamente nella comunicazione. Proprio su questi valori impliciti o evidenze indirette si deve concentrare la ricerca sulla cultura specifica del parlante perché sono proprio le credenze implicite che riflettono meglio l'internalizzazione di alcuni valori, offrendoci delle informazioni su come la cultura influenza il nostro agire linguistico. La domanda che viene fuori da questa prospettiva di lavoro è: tali convenzioni possono essere interpretate evitando stereotipizzazione e pregiudizi vari? A questa domanda rispondiamo che l'uso del concetto di cultura integrato con la nozione di “cultural script” può rappresentare un modo produttivo di collegare le massime della cortesia impostate sul concetto di cultura, il contesto situazionale e l'uso linguistico. Tale apparato concettuale utilizzato per la comprensione culturale della realizzazione del disaccordo dovrà ricollegarsi al concetto di “persona” e di “intersoggettività” essenziale per capire le modalità di interazione tra membri appartenenti a comunità linguistiche differenti. F. Approfondimento sul concetto di persona Il concetto di persona adoperato nella mia ricerca si rifà ai lavori di Duranti dove “la persona” rientra nella prospettiva che vede il “parlare” e in questo caso la realizzazione del disaccordo come una forma di organizzazione sociale dove bisogna indagare il suo ruolo come attività all'interno di un contesto sociale. Duranti si chiede quale sia l'idea di persona “con e per gli altri” che viene fuori durante le nostre interazioni? Tale domanda in chiave comparativa diventa di particolare interesse se intendiamo capire quale sia l'idea di persona durante la realizzazione del disaccordo è venuta fuori dal dibattito mediatico italiano e francese. Nel lavoro di Duranti il concetto di persona si ricollega in un qualcosa degno di “rispetto”, in altri termini si parla della nozione di faccia di Goffman e di Levinas. Da qui una prima domanda che mi pongo è forse quella di capire se nello stile conversazionale italiano e francese ci siano due idee diverse di cosa significa avere rispetto per una persona?. Un'ipotesi potrebbe essere che forse in Francia, “dire les choses en face” viene fatto con le persone degne di rispetto o degne di “ considerazione” mentre in Italia forse si tende forse a privilegiare un'idea di “rispetto” sinonimo di “considerazione” basato nel non minacciare la “faccia” del nostro interlocutore evitando delle risposte immediate o in aperto conflitto con l'interlocutore con la finalità di preservare al meglio la nostra relazione interpersonale? Queste sono delle ipotesi che saranno verificate con la visione di materiale audiovisivo raccolto presso alcune emittenti televisive italiane e francese. Se è utile ed interessante ricordare che la nostra socializzazione avviene tramite il linguaggio, tramite il costituirsi di categorie essenzialmente morali (buono, cattivo, gentile, affettuoso, sgarbato, coraggioso, pauroso, geloso, ecc). Allora, in questo caso vediamo come le differenze di approccio all'espressione del disaccordo si possono ricollegare ad una diversa socializzazione da parte dei membri di una data comunità discorsiva. La nostra prospettiva vuole unire la dimensione socioculturale degli usi linguistici e l'analisi delle forme linguistiche del disaccordo nell'agire sociale. Quindi, il linguaggio viene visto come modo di negoziare il senso della nostra esistenza. Cosa rende possibile nell'interazione l'esprimere il disaccordo? Forse permette di esplicitare o di portare un altro punto di vista durante la negoziazione? Qual è il tessuto sociale che permette il disaccordo e cosa non lo permette? Se il tessuto sociale è il frutto dei nostri incontri, dobbiamo capire il “significato” di tali incontri tramite la decodifica linguistica, intesa come modalità di capire i sottintesi e forse anche i “non-detti”, spesso molto più importanti delle cose dette. Conclusioni Tutto questo impianto di tipo teorico, va coniugato in stretta relazione con la comprensione del “vissuto” particolare di una data comunità di parlanti e in modo particolare alla realtà interazionale del dibattito mediatico, in quanto è proprio nella particolare nozione di persone “oggetto di rispetto” e della qualità dell'interazione interpersonale presente in quel particolare contesto che risiede la differenza culturale. Quindi anche l'idea di disaccordo nasce dalla volontà di diventare uguali all'interno di un incontro e che tale possibilità viene offerta dal contesto socioculturale nel quale avviene tale interazione. Forse i ruoli sociali dei partecipanti nelle due comunità di parlanti sono distribuiti in maniera differenti e che nella conversazione in Italia si parte da non uguali e si resta tali? Mentre nel caso francese si parte da non uguali ma si offre la possibilità di contestare i ruoli sociali attribuiti? Tutte queste domande, all'interno della problematica della comparabilità, trovano soltanto iniziali spunti di risposte nel mio lavoro che meriterebbero ulteriori approfondimento e possibilità di discussioni con membri appartenenti ad altre comunità di parlanti.