L`euro nell`Unione europea allargata

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L’euro nell’Unione europea allargata
Dalla frammentazione all’integrazione
Un mercato unico…
• Dopo la firma del trattato di Roma, nel 1957, un obiettivo fondamentale dell’Unione europea
(UE) è stato il progresso economico e sociale sostenibile, tale da garantire la salute, la
prosperità e un futuro promettente per gli europei. L’integrazione più spinta di molte aree
politiche è stata un presupposto fondamentale per il raggiungimento di questo obiettivo. Il
mercato unico, l’Unione economica e monetaria (UEM) e l’allargamento verso un’Europa a
25 paesi sono state tappe fondamentali per questo processo di integrazione, che ha prodotto
concreti benefici sociali ed economici e ha rafforzato la posizione dell’UE nel mondo.
con una moneta unica…
• L’introduzione dell’euro è una pietra miliare nello sviluppo dell’Unione e costituisce la massima trasformazione
monetaria mai avvenuta. L’euro è la concreta attuazione dell’UEM e si somma al successo del mercato unico,
contribuendo vistosamente alla stabilità economica necessaria alla crescita economica. Esso dà impulso allo
spirito di competitività e di innovazione, avvantaggia i consumatori e libera risorse in altri campi come il sociale e
l’istruzione, rafforzando al tempo stesso la struttura politica ed economica dell’Europa.
per un’Unione più integrata
• L’UEM, tuttavia, non è un evento circoscritto, ma è bensì un processo in corso in cui i membri della zona dell’euro
cooperano in materia di politica economica. Anche i nuovi Stati membri, con i trattati di adesione, si sono
impegnati a partecipare all’UEM e all’euro. Per riuscire il loro ingresso nella zona dell’euro, essi dovranno allineare
con precisione le rispettive economie a quelle degli Stati membri precedenti. Questo allineamento economico,
noto come «convergenza», è un’altra tappa sul cammino di un’Unione più integrata.
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Più è grande l’Unione,
maggiori sono i vantaggi
Mediante il suo progressivo allargamento l’UE ha ricavato vantaggi di scala. Il mercato
unico è il principale catalizzatore mediante il quale questi vantaggi vengono ottenuti.
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Dal momento in cui esso è stato creato, il commercio interno all’UE è aumentato in
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misura massiccia: sono stati prodotti oltre 900 miliardi di euro di ricchezza
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supplementare, sono stati creati oltre 2,5 milioni di posti di lavoro, è stato dato
impulso agli investimenti esteri, e l’UE è diventata più competitiva sui mercati
internazionali. Grazie al contributo dato all’efficienza economica e alla stabilità, l’euro, moneta unica
per il mercato unico, dà adito a vantaggi economici ancora maggiori:
• La collettività trae beneficio perché la stabilità dei prezzi e l’inflazione limitata riducono le preoccupazioni
economiche dei consumatori, consentono all’industria di effettuare una migliore programmazione a lungo termine e
migliorano la coesione sociale.
• Le politiche economiche degli Stati membri traggono vantaggio grazie alla sorveglianza multilaterale e alla disciplina
fiscale comune, che permettono di evitare errori vistosi.
• I consumatori e le imprese sono avvantaggiati perché la solidità e la disponibilità dell’euro aumentano la concorrenza
tra i datori di fondi, riducendo in tal modo i tassi di interesse. In tal modo vi è più capitale disponibile per altri tipi
di spesa.
• Le imprese traggono vantaggio perché con l’euro non vi sono rischi legati al cambio di valuta. In tal modo l’euro riduce
il costo degli scambi economici tra uno Stato e l’altro e dà slancio al commercio.
• L’industria nel suo insieme trae vantaggio perché il libero movimento dei capitali nel mercato unico incoraggia gli
investimenti transfrontalieri, noti come investimenti diretti esteri (IDE). L’euro incoraggia l’aumento degli IDE.
Nel 1999 l’euro fu lanciato negli undici Stati membri fondatori della zona euro: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania,
Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. La Grecia si è aggiunta nel 2001, portando a dodici il numero
di paesi aderenti alla zona euro. Il 1o gennaio 2002 sono state introdotte per la prima volta le banconote e le monete che
hanno consentito la più grande transizione monetaria della storia. Attualmente la zona dell’euro interessa 305 milioni di
persone, sui 451 milioni dell’UE a 25, e le sue dimensioni e la sua stabilità fanno dell’euro una moneta internazionale
pregiata. Alcuni governi stranieri usano l’euro per i prestiti e come valuta di riserva, beneficiando della sua liquidità,
convertibilità e stabilità.
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Un’opportunità per i nuovi Stati membri
I dieci nuovi Stati membri si sono impegnati, con i trattati di adesione, a partecipare all’UEM e all’euro. Attualmente essi sono
membri dell’UEM «con deroga» e adotteranno l’euro quando le loro economie nazionali saranno conformi ai criteri di
convergenza. I vantaggi dell’euro saranno ancora più evidenti nei nuovi Stati membri, perché le loro economie sono in
transizione e l’UEM avrà un effetto catalitico più spiccato sulla crescita:
• La prospettiva dell’adesione ha stimolato molti investimenti (IDE), principalmente in provenienza dall’UE. L’euro può
contribuire anche alla continuità di tali flussi di IDE eliminando i costi di transazione e i rischi connessi ai tassi di
cambio, e in tal modo può mantenere l’impulso di crescita.
• L’integrazione nella zona dell’euro può dare slancio al commercio all’interno dell’UE e con i paesi terzi, non solo
grazie all’eliminazione dei costi di transazione ma anche perché gli esportatori locali fruiscono della stabilità e
credibilità di una potenza economica mondiale. L’aumento degli scambi commerciali darà impulso all’occupazione
e alla crescita.
• L’UEM e l’euro abbasseranno il costo dei prestiti. In tal modo l’industria locale potrà più facilmente investire in nuove
attrezzature e costruire nuovi impianti. Questo processo risulterà in una maggiore produttività e in un’occupazione
più qualificata.
Convergere con prudenza
Le economie dei nuovi Stati membri stanno crescendo a un ritmo superiore a quello del resto dell’UE, dato che sono
impegnate a ridurre le distanze. Restano, tuttavia, alcuni problemi: come l’alto livello di disoccupazione e la bassa
produttività. Problemi che si ridurranno con la crescita e l’ingresso nella zona dell’euro contribuirà ad accelerare questo
processo di recupero. Prima di allora, tuttavia, i nuovi Stati membri dovranno allineare le rispettive economie con i criteri
della stessa zona dell’euro. Essi dovranno adottare politiche che portino alla convergenza su una serie di indicatori
economici, i criteri di Maastricht. I criteri di Maastricht costituiscono il contesto per il Patto di stabilità e crescita che guida
attualmente le politiche economiche dei membri della zona dell’euro. Il Patto concorre a mantenere un’economia stabile
e sostenibile nella zona dell’euro. La convergenza delle economie degli Stati membri prima che questi adottino l’euro è
fondamentale per la credibilità delle loro politiche e per la sostenibilità del loro processo di recupero. L’UEM e l’euro
porteranno molti vantaggi, ma il cammino verso la zona dell’euro va percorso con prudenza.
Il cammino verso la zona dell’euro
Creare un’economia stabile,
solida e sostenibile: i criteri di Maastricht
L’UE ha fissato i criteri di Maastricht come condizione preliminare per l’ingresso da parte degli Stati fondatori nella
zona dell’euro. Il rispetto di questi criteri garantisce un allineamento sufficiente per un’economia sostenibile e
stabile della zona dell’euro. I futuri membri dell’area dell’euro dovranno rispettare gli stessi criteri, descritti qui di
seguito e presentati nella tabella 1:
• Il tasso d’inflazione non deve superare di più dell’1,5 % quello dei tre Stati membri che avranno conseguito
i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi.
• Disavanzo pubblico non superiore al 3 % del PIL: indicatore di una gestione sana delle finanze pubbliche.
• Debito pubblico inferiore al 60 % del PIL o in fase di diminuzione sufficiente e di approssimazione a questo
valore a un ritmo soddisfacente: misura della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche.
• Tasso di interesse a lungo termine che non superi del 2 % il tasso di interesse dei tre Stati membri più
efficienti sul piano della stabilità dei prezzi: indicatore di durevolezza e credibilità.
• Tasso di cambio stabile, dimostrato partecipando senza eccessive tensioni al meccanismo dei tassi di
cambio denominato ERM-II e mantenendo l’escursione del tasso di cambio vicina al livello centrale per due
anni prima dell’adozione dell’euro. Ciò avviene nell’ambito del meccanismo dei tassi di cambio denominato
ERM-II. Questo parametro misura la solidità dell’economia e la stabilità della convergenza reale
dimostrando che il governo può gestire l’economia senza ricorrere alla svalutazione della moneta.
Nella tabella 1 è indicato in che misura i nuovi Stati membri si sono conformati ai criteri di Maastricht nel 2003 (1).
Questi criteri misurano la «convergenza nominale» che riflette la sottostante «convergenza reale»: la
convergenza della competitività, delle qualifiche della manodopera, dell’integrazione del settore finanziario,
delle strutture industriali, e di una serie di fattori socio-economici. Ogni membro della zona euro deve
presentare un grado sufficiente di convergenza reale per essere in grado di resistere agli imprevisti economici.
Il processo che conduce alla partecipazione alla zona dell’euro non è una gara. La partecipazione completa
all’UEM e all’euro darà luogo a molti vantaggi supplementari, ma solo in un’economia ben preparata.
Tabella 1: I criteri di convergenza di Maastricht nei nuovi Stati membri
Parametro misurato:
Stabilità dei prezzi
Finanze pubbliche sane
Finanze pubbliche
sostenibili
Durevolezza
della convergenza
Stabilità
della convergenza
Metodo di misura:
Tasso di inflazione
dei prezzi ai consumi
Disavanzo pubblico
in % del PIL
Debito pubblico
in % del PIL
Tassi di interesse
a lungo termine
Stabilità del tasso
di cambio
Criteri di convergenza
< 1,5% in più rispetto
ai 3 Stati membri
più bassi
Non oltre il 3%
Non oltre il 60%
< 2% in più rispetto
ai 3 Stati membri più bassi
Partecipazione
all’ERM-II per almeno
2 anni (2)
Repubblica ceca
1,8 %
12,6 %
37,8 %
4,7 %
All’ingresso all’ERM-II
Estonia
2,0 %
-3,1 %
5,3 %
4,6 %
Ingresso il 28/6/2004
Cipro
2,1 %
6,4 %
70,9 %
5,2 %
Ingresso il 2/5/2005
Lettonia
4,9 %
1,5 %
14,4 %
5,0 %
Ingresso il 2/5/2005
Lituania
-0,2 %
1,9 %
21,4 %
4,7 %
Ingresso il 28/6/2004
Ungheria
6,5 %
6,2 %
59,1 %
8,1 %
All’ingresso all’ERM-II
Malta
2,6 %
9,7 %
71,1 %
4,7 %
Ingresso il 2/5/2005
Polonia
2,5 %
3,9 %
45,4 %
6,9 %
All’ingresso all’ERM-II
Slovenia
4,1 %
2,0 %
29,4 %
5,2 %
Ingresso il 28/6/2004
Slovacchia
8,4 %
3,7 %
42,6 %
5,1 %
All’ingresso all’ERM-II
< 2,4 %
< 3,0 %
< 60 %
< 6,4 %
Valori di riferimento
zona euro
Fonte: Relazione della Commissione. Relazione sulla convergenza 2004, COM(2004) 690.
(1) I dati della tabella 1 sono desunti dalle relazioni periodiche sulla convergenza, elaborate ogni due anni dalla direzione generale degli
Affari economici e finanziari, su richiesta degli Stati membri interessati.
(2) Vedi sopra per la spiegazione dei criteri relativi ai tassi di cambio.
Convergenza e partenariato,
nell’interesse di tutti
I nuovi Stati membri stanno attraversando un periodo di recupero rispetto al resto dell’Unione europea. Il loro
PIL pro capite è molto inferiore alla media UE, ma sta aumentando con la crescita delle loro economie. Questo
è il processo di «convergenza reale». La profonda ristrutturazione avvenuta durante il periodo di preadesione
continua oggi che le strutture socio-economiche e le istituzioni diventano più profondamente integrate
nell’Unione europea, un processo necessario che contribuisce a dare slancio alla crescita e alla convergenza
reale. Ogni nuovo Stato membro seguirà un percorso diverso per giungere all’euro ed entrerà solo quando i
criteri saranno rispettati e il paese sarà in grado di trarre il massimo vantaggio dal Patto di stabilità e crescita.
L’UEM e l’euro sono tappe sul cammino di una più profonda integrazione, che libererà più energie per la
coesione sociale e per la creazione di ricchezza, per i nuovi Stati membri e per tutta la zona dell’euro.
Per ulteriori informazioni:
Commissione europea, Direzione generale degli Affari economici e finanziari
http://europa.eu.int/comm/economy_finance/index_en.htm
La Banca centrale europea
http://www.ecb.int
L’euro
http://europa.eu.int/euro
© COMMISSIONE EUROPEA, 2005
Direzione generale degli Affari economici e finanziari
KC-65-05-319-IT-D
Come è indicato nella tabella 1, nel 2003 molti nuovi Stati membri si sono conformati ad alcuni dei criteri di
Maastricht, sebbene questo possa cambiare da un anno all’altro. Tuttavia, sul cammino verso la zona dell’euro,
potrebbero nascere problemi e conflitti per i nuovi Stati membri nel momento in cui questi tentino al tempo
stesso di espandere le rispettive economie e di conformarsi ai criteri di Maastricht:
• Benché i nuovi Stati membri siano riusciti a ridurre l’inflazione a circa la metà della media della zona dell’euro,
le loro economie stanno crescendo più rapidamente che nel resto dell’UE. Questa crescita è desiderabile ma
può produrre pressioni inflazionistiche. Queste pressioni devono essere contenute, in modo da mantenere la
crescita economica senza incorrere in un’eccessiva inflazione dei prezzi.
• Molti nuovi Stati membri non raggiungono l’obiettivo del 3 % del disavanzo pubblico. Il limite del 3 % ha lo
scopo di evitare che il deficit sfugga a ogni controllo. Naturalmente i paesi spesso devono spendere più degli
introiti per potere investire, e questo è particolarmente vero nelle economie in rapida crescita dei nuovi Stati
membri, per cui i grandi deficit di bilancio non sono necessariamente dannosi. Tuttavia, un controllo rigoroso
del deficit di bilancio è segno di una finanza sana, che contribuisce a attirare gli investimenti esteri e a
promuovere la crescita. I nuovi Stati membri devono trovare un equilibrio tra gli investimenti e la prudenza per
sostenere la fiducia degli investitori.
• Il criterio relativo al debito pubblico è un indicatore a lungo termine della sostenibilità delle finanze
pubbliche. Gli interessi sul debito pubblico devono essere pagati, per cui un debito pubblico elevato e in
crescita è costoso e può limitare la spesa futura in altri settori, come la salute e le pensioni.
• Per ricevere prestiti, i governi emettono buoni a lungo termine che generano interessi. Se gli investitori hanno
poca fiducia nelle prospettive economiche a lungo termine del paese, o se l’inflazione è alta, essi chiedono
un tasso di interesse più elevato, un premio di rischio. Il tasso di interesse è quindi un indicatore della
credibilità economica di un paese e, per i nuovi Stati membri, del livello di «convergenza reale».
• Dato che le economie dei nuovi Stati membri riducono le distanze, le rispettive valute tendono ad apprezzarsi
rispetto all’euro. Quando entrerà a far parte all’ERM-II, ogni paese fisserà un tasso di cambio rispetto all’euro e
lo manterrà stabile entro un campo di variabilità di ± 15% per due anni. Questo significa che lo Stato membro
non potrà modificare i tassi di cambio per gestire l’economia, ma dovrà ricorrere ad altri meccanismi, in
particolare le politiche di bilancio, per mantenere la stabilità e la fiducia e per dimostrare l’esistenza di
un’economia robusta con una convergenza reale, pronta ad entrare nel zona dell’euro.
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