COMPLEMENTI DI ANALISI Cristina Di Bari Dipartimento di Matematica ed Applicazioni Università degli Studi di Palermo Anno accademico 2006/2007 • Insieme come concetto primitivo. • Variabile simbolo che può rappresentare uno qualunque degli elementi di un insieme. • Siano A e B due insiemi. Una funzione dall’insieme A nell’insieme B è una legge che ad ogni elemento di A associa un ben determinato elemento di B. Per denotare una funzione f dall’insieme A nell’insieme B si usa la notazione f : A → B. • L’insieme A si chiama dominio della funzione f e si indica con dom f . B si chiama insieme di arrivo della funzione f . L’elemento di B che la funzione f associa all’elemento x ∈ A si denota con f (x) e si chiama immagine di x tramite la f . A volte si scrive y = f (x) per denotare l’immagine di x tramite la f . In tal modo si visualizza il ruolo delle due variabili x, y. Si dice che x è la variabile indipendente e y la variabile dipendente. • Se X è un sottoinsieme di A con f (X) denotiamo l’immagine di X mediante la funzione f , cioè f (X) = {y ∈ B : ∃ almeno un x ∈ X con y = f (x)} = {f (x) : x ∈ X}. • Se Y è un sottoinsieme di B con f −1(Y ) denotiamo l’immagine inversa di Y mediante la funzione f , cioè f −1(Y ) = {x ∈ A : f (x) ∈ Y }. • L’insieme f (A) è detto codominio della funzione f e si indica con codf . In generale codf è un sottoinsieme proprio di B. Esempio 1. Siano A = B = IR e f : IR → IR definita da f (x) = x2. Si ha: domf = IR, codf = IR+ ∪ {0}. Se X = [−4, −3] ∪ [1, 2], allora f (X) = [1, 4] ∪ [9, 16]. Se Y = [−4, −1], allora f −1(Y ) = ∅. Se Y = [1, 9], allora f −1(Y ) = [−3, −1]∪[1, 3]. • f : A → B è una funzione a valori reali se B ⊂ IR, una funzione reale di una variabile reale se A, B ⊂ IR. • Siano A, B, C, D sottoinsiemi di IR, f : A → B e g : C → D. Le funzioni f e g sono uguali se A = C e f (x) = g(x) per ogni x ∈ A. Esempio 2. Siano f : [0, 1] → IR+ ∪ {0}, g : [0, 1] → IR e h : IR → IR definite da q f (x) = x2, g(x) = x4 e h(x) = x2. Le funzioni f e g sono uguali, ma f e h non lo sono, anche se queste ultime due funzioni sono definite dalla stessa legge. • Siano A un insieme e f, g : A → IR. Alle funzioni f e g possiamo associare le seguenti funzioni: f + g, f g, f /g, f g , aventi tutte come dominio l’insieme A. La funzione f + g all’elemento x ∈ A associa f (x) + g(x) ∈ IR. La funzione f g all’elemento x ∈ A associa f (x)g(x) ∈ IR. La funzione f /g all’elemento x ∈ A associa f (x)/g(x) ∈ IR, tale funzione è definita solo se g(x) 6= 0 per ogni x ∈ A. La funzione f g all’elemento x ∈ A associa [f (x)]g(x) ∈ IR, tale funzione è definita se f (x) > 0 per ogni x ∈ A. FUNZIONI BIIETTIVE E FUNZIONI INVERSE • Una funzione f : A → B è iniettiva se per ogni x1, x2 ∈ A, con x1 6= x2, risulta f (x1) 6= f (x2), o in modo equivalente, se per ogni x1, x2 ∈ A, f (x1) = f (x2) implica x1 = x2. • Una funzione f : A → B è surgettiva se f (A) = B, cioè ogni elemento di B è immagine di almeno un elemento di A. • Una funzione f : A → B è biiettiva se è contemporaneamente iniettiva e surgettiva. Esempio 3. La funzione f : IR → IR definita da f (x) = |x| non è né iniettiva né surgettiva. Esempio 4. La funzione f : IR → IR definita da f (x) = x − 1 è biiettiva. Esempio 5. La funzione f : IR+ ∪ {0} → IR definita da f (x) = x2 è iniettiva, ma non è surgettiva. Esempio 6. La funzione f : IR → IR+ ∪ {0} definita da f (x) = x2 è surgettiva, ma non è iniettiva. • Le funzioni biiettive sono caratterizzate dalla seguente proprietà: La funzione f : A → B è biiettiva se e solo se per ogni y ∈ B esiste uno ed un solo elemento x ∈ A tale che f (x) = y. Tale proprietà permette di associare a ogni funzione biiettiva f : A → B una funzione da B in A, detta funzione inversa della f e denotata con f −1 : B → A. La legge che definisce la funzione inversa f −1 : B → A è quella che all’elemento y ∈ B associa quel ben determinato elemento x ∈ A (che esiste ed è unico) tale che y = f (x). Esempio 7. Determinare la funzione inversa della funzione f : IR+ → IR+ definita da f (x) = x2. La funzione f è iniettiva dato che x1 6= x2 2 implica che f (x1) = x2 1 6= x2 = f (x2 ). La funzione f è surgettiva dato che per ogni √ y ∈ IR+ esiste x ∈ IR+, cioè x = y, tale che f (x) = y. Essendo la f biiettiva ammette inversa f −1 √ definita da f −1(y) = y o ciò che è lo stesso √ −1 f (x) = x. La proprietà surgettiva di una funzione dipende dalla scelta dell’insieme di arrivo. Se la funzione f : A → B non è surgettiva sostituendo all’insieme B l’insieme f (A) si ottiene una funzione f : A → f (A) surgettiva e uguale a quella data. Questa osservazione permette di associare a ogni funzione iniettiva una funzione inversa e per questo motivo le funzioni iniettive sono dette invertibili. Esempio 8. La funzione f : [0, 1] → IR definita da f (x) = x + 1 è iniettiva ma non è surgettiva, quindi non è biiettiva. Se si sostituisce l’insieme di arrivo IR con l’intervallo [1,2], la stessa funzione considerata da [0,1] in [1,2] è biiettiva e quindi dotata di inversa. La funzione inversa f −1 : [1, 2] → [0, 1] è definita da f −1(x) = x − 1. FUNZIONI COMPOSTE • Siano f : A → B e g : B → C. La funzione da A in C che ad ogni x ∈ A associa g(f (x)) ∈ C si chiama funzione composta tramite la f e la g e si denota con g ◦ f . Nella definizione precedente il codominio della funzione f è un sottoinsieme di B, cioè f (A) ⊂ B, questo assicura che ogni elemento dell’insieme g(f (A)) è immagine di almeno un elemento di A. La funzione g ◦ f ha come dominio l’insieme A e come codominio l’insieme g(f (A)). Esempio 9. Date le funzioni f : IR → IR+ e g : IR+ → IR definite da f (x) = |x| + 1 e √ g(x) = x, determinare le funzioni composte g ◦ f : IR → IR e f ◦ g : IR+ → IR+. La q prima è definita da (g ◦ f )(x) = g(f (x)) = |x| + 1 e la seconda da (f ◦g)(x) = f (g(x)) = √ x + 1. • Siano f : A → B e g : B → C. Se le funzioni f e g sono iniettive lo è anche la funzione g◦f . Essendo la f iniettiva per ogni x1, x2 ∈ A, con x1 6= x2, risulta f (x1) 6= f (x2) ed essendo anche la g iniettiva si deduce che g(f (x1)) 6= g(f (x2)). Ciò permette di concludere che la funzione g ◦ f è iniettiva. • Siano f : A → B e g : B → C. Se le funzioni f e g sono surgettive lo è anche la funzione g ◦ f. Essendo la g surgettiva per ogni z ∈ C esiste y ∈ B tale che z = g(y). Essendo la f surgettiva in corrispondenza di y esiste x ∈ A tale che y = f (x). Segue che z = g(f (x)) e quindi la funzione g ◦ f è surgettiva. • Siano f : A → B e g : B → C. Se le funzioni f e g sono biiettive lo è anche la funzione g◦f . • Siano f : A → B e g : B → C. Se le funzioni f e g sono biiettive la funzione g ◦ f è dotata di funzione inversa (g ◦ f )−1 che coincide con la funzione composta mediante l’inversa della g e l’inversa della f . In simboli (g ◦ f )−1 = f −1 ◦ g −1. Esempio 10. Siano f : [1, +∞[→]0, 1] e g : ]0, 1] →]0, 1] definite da f (x) = 1/x e g(x) = x2. Determinare la funzione inversa della funzione composta g ◦ f . La funzione g ◦ f è biiettiva essendo biiettive f, g e di conseguenza ammette inversa. Da (g ◦ f )(x) = g(f (x)) = 1/x2 segue che (g ◦ √ −1 f ) (x) = 1/ x. GRAFICO DI UNA FUNZIONE Siano A un sottoinsieme non vuoto di IR e f una funzione da A in IR, cioè una legge che ad ogni elemento x ∈ A associa un ben determinato elemento f (x) ∈ IR. Come è noto f (x) rappresenta il valore che la f assume in x. La funzione f individua un sottoinsieme del prodotto cartesiano IR × IR = IR2 che si chiama grafico della f e si denota con Gr(f ). Per definizione Gr(f ) = {(x, f (x)) : x ∈ A}. Utilizzando un piano coordinato possiamo visualizzare il grafico della funzione f mediante un insieme di punti. Tale insieme usualmente è detto grafico della f e permette di individuare proprietà della f . Un sottoinsieme non vuoto G di IR2 è il grafico di una funzione, avente dominio contenuto in IR, solo se G interseca ogni retta parallela all’asse y in al più un punto. In tale ipotesi la funzione, avente grafico coincidente con G, ha come dominio l’insieme A = {x ∈ IR : ∃ y ∈ IR con (x, y) ∈ G} e ad ogni x ∈ A associa quell’unico y ∈ IR tale che (x, y) ∈ G. Ad esempio il sottoinsieme G di IR2 rappresentato in fig. 1 è il grafico di una funzione, mentre quello di fig. 2 non lo è. La funzione f avente come grafico l’insieme G rappresentato in fig. 1 ha dominio A = [−3, −1] ∪ [0, +∞[ ed è definita da ( f (x) = 1 se x ∈ [−3, −1] x se x ∈ [0, +∞[ Vogliamo riportare i grafici di alcune delle funzioni che intervengono più frequentemente. Nelle figure 3 e 4 troviamo il grafico della funzione esponenziale ax rispettivamente per a ∈]0, 1[ e a > 1. Fig.3 Fig.4 Nelle figure 5 e 6 troviamo il grafico della funzione f (x) = loga x rispettivamente per a ∈]0, 1[ e a > 1. Fig.5 Fig.6 INSIEME DI DEFINIZIONE DI UNA FUNZIONE Ricordiamo che per assegnare una funzione occorre indicare il suo dominio e la legge che permette di determinare il valore che la f associa ad ogni elemento del suo dominio. A volte, invece, si dà solo la legge (spesso un insieme di operazioni da eseguire sulla variabile x del dominio) che permette di individuare f (x). In questo caso il dominio, o ciò che è lo stesso l’insieme di definizione, della funzione f è dato dall’insieme degli x ∈ IR per i quali hanno senso le operazioni indicate dalla legge f . Diamo degli esempi. Esempio 11. Determinare il dominio della funzione q f (x) = x2 − 1. Per ottenere il valore che la f associa a x, cioè f (x), dobbiamo calcolare la radice quadrata di x2 − 1 e sappiamo che ciò è possibile solo se x2 − 1 ≥ 0. Segue che domf = {x ∈ IR : x2−1 ≥ 0} =]−∞, −1]∪[1, +∞[. Esempio 12. Determinare il dominio della funzione x−1 . f (x) = x+1 Per ottenere f (x) dobbiamo dividere (x − 1) per (x + 1) e come è noto ciò è possibile solo se x + 1 6= 0. Segue che domf = {x ∈ IR : x + 1 6= 0} = IR \ {−1}. Esempio 13. Determinare l’insieme di definizione della funzione 2 f (x) = ex/(x −4). Sappiamo che la funzione esponenziale è definita per ogni x ∈ IR, ciò implica che la f è definita per ogni x per cui ha senso x/(x2 − 4). Segue che domf = {x ∈ IR : x2 − 4 6= 0} = IR \ {−2, 2}. FUNZIONI MONOTONE Le funzioni monotone sono una classe importante di funzioni reali. Siano A ⊂ IR e f : A → IR. • La funzione f è detta non decrescente in A se per ogni x1, x2 ∈ A, con x1 ≤ x2 risulta f (x1) ≤ f (x2). • La funzione f è non crescente in A se per ogni x1, x2 ∈ A, con x1 ≤ x2 risulta f (x1) ≥ f (x2). • Se la funzione f è non decrescente oppure non crescente in A diremo che la f è monotona in A. • La funzione f si dice crescente in A se per ogni x1, x2 ∈ A, con x1 < x2 risulta f (x1) < f (x2). • La funzione f si dice decrescente in A se per ogni x1, x2 ∈ A, con x1 < x2 risulta f (x1) > f (x2). • Se una funzione f è crescente oppure decrescente diremo che è strettamente monotona in A. Nelle figure che seguono abbiamo il grafico di una funzione crescente e di una noncrescente. Le nozioni di funzione nondecrescente, noncrescente, crescente e decrescente sono di tipo globale in quanto riguardano il comportamento di una funzione su tutto il suo dominio. Si noti che le funzioni crescenti sono nondecrescenti e quelle decrescenti noncrescenti. Le funzioni costanti risultano sia nondecrescenti sia noncrescenti. Esempio 14. La funzione f : IR → IR definita da f (x) = 0 per x ≤ 0 e f (x) = x per x > 0 è non decrescente in IR. Esempio 15. La funzione esponenziale f (x) = ex è crescente in IR. Esempio 16. La funzione f : IR → IR definita da f (x) = x2 non è monotona in IR. Si noti che la f risulta crescente in [0, +∞[ e decrescente in ] − ∞, 0]. Remark 1 Se f : A → IR, A ⊂ IR, è una funzione strettamente monotona, allora è iniettiva. Fissati x1, x2 ∈ A con x1 6= x2, non è restrittivo supporre x1 < x2, risulta f (x1) < f (x2) se la f è crescente e f (x1) > f (x2) se la f è decrescente. In ciascuno dei due casi f (x1) 6= f (x2) e quindi la f è iniettiva. Ma non è vero che tutte le funzioni iniettive siano monotone. Ad esempio la funzione f : [0, 3[→ IR definita da x se x ∈ [0, 1[ f (x) = x + 1 se x ∈ [1, 2[ x − 1 se x ∈ [2, 3[ non è monotona, ma è iniettiva. FUNZIONI LIMITATE. Le nozioni di massimo, di minimo, di estremo superiore e inferiore di una funzione sono connesse a proprietà del suo codominio. Siano A un sottoinsieme non vuoto di IR e f : A → IR. Se il codominio della f , cioè l’insieme f (A), è limitato diremo che la f è una funzione limitata. In caso contrario diremo che la f non è limitata, precisando che la f non è limitata superiormente (inferiormente) se f (A) non è limitato superiormente (inferiormente). Se esiste max f (A) diremo che la funzione f è dotata di massimo in A. Un punto x ∈ A ove f (x) = max f (A) si chiama punto di massimo per la f . Per denotare il massimo di una funzione utilizzeremo la notazione max f oppure maxx∈A f (x). Se esiste min f (A) diremo che la funzione f è dotata di minimo in A. Un punto x ∈ A ove f (x) = min f (A) si chiama punto di minimo per la f . Per denotare il minimo di una funzione f utilizzeremo la notazione min f oppure minx∈A f (x). Se esiste sup f (A) diremo che la f è dotata di estremo superiore in A e utilizzeremo la notazione sup f oppure supx∈A f (x) per denotare l’estremo superiore della f in A. Se esiste inf f (A) diremo che la f è dotata di estremo inferiore in A e utilizzeremo la notazione inf f oppure inf x∈A f (x) per denotare l’estremo inferiore della f in A. Si noti che i concetti introdotti riguardano il comportamento della funzione f su tutto il suo dominio. Esempio 17. Dopo aver verificato che la funzione f : IR → IR definita da x f (x) = 1 + x2 è limitata, determinare max f, min f, sup f e inf f . Tenuto conto che per ogni x ∈ IR risulta (x + 1)2 = x2 + 1 + 2x ≥ 0 (x − 1)2 = x2 + 1 − 2x ≥ 0, deduciamo che − 1 x 1 ≤ ≤ , 2 2 1+x 2 per ogni x ∈ IR. Segue che la f è limitata in IR. Essendo 1 1 f (−1) = − e f (1) = , 2 2 deduciamo che la f è dotata di minimo, massimo, estremo superiore e inferiore dati da min f = inf f = −1/2, max f = sup f = 1/2. I punti -1 e 1 sono rispettivamente di minimo e di massimo per la f . FUNZIONI PARI, DISPARI. Siano A un sottoinsieme non vuoto di R tale che x ∈ A se e solo se −x ∈ A e f : A → R. • Se f (−x) = f (x) per ogni x del dominio di f (x) la funzione è detta pari. Essa ha grafico simmetrico rispetto all’asse y. • Se f (−x) = −f (x) per ogni x del dominio di f (x) la funzione è detta dispari. Essa ha grafico simmetrico rispetto all’origine O del sistema di riferimento. Esempio 18. La funzione f (x) = x3 è dispari, mentre la funzione f (x) = x2 è pari. Esempio 19. Anche la funzione f (x) = |x| è pari e ha ovviamente questo grafico SEGNO E ZERI DI UNA FUNZIONE Finora abbiamo messo in evidenza quelle proprietà delle funzioni che non variano anche se si operano traslazioni del grafico: ad esempio se f : A → R è monotòna crescente in A anche g : A → R definita da g(x) = f (x) + c è monotòna crescente in A. Non è invece di questo tipo una proprieta` come il segno, che pure talora si dimostra utile per tracciare il grafico della funzione. • La funzione f : A → R è positiva su A se per ogni x di A risulta f (x) > 0 • La funzione f : A → R è negativa su A se per ogni x di A risulta f (x) < 0 • La funzione f : A → R ha uno zero in A se esiste un x0 di A tale che f (x0) = 0. Notiamo che se si conosce il grafico di una funzione è possibile stabilire se quella funzione è positiva (o negativa) su un certo insieme e se ha degli zeri. Ad esempio, il grafico rappresentato qui sotto interseca l’asse x, nel punto (denotato in figura con un pallino) di coordinate (x0, 0), ove x0 è un numero compreso tra -1 e 0. Quindi la corrispondente funzione f ha uno zero in x = x0.