FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 16/11/2012
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INDICE
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI
15/11/2012 Virgilio.it 17:00
Sanità/ Un italiano alla guida dei farmacisti europei
9
15/11/2012 IlFarmacistaOnline.it 05:00
Farmacisti europei. L'italiano Maximin Liebl eletto nuovo presidente della Pgeu per il
2013
10
15/11/2012 QS - QuotidianoSanita.it 05:00
Farmacisti europei. L'italiano Maximin Liebl eletto nuovo presidente della Pgeu per il
2013
11
SANITÀ NAZIONALE
16/11/2012 Corriere della Sera - Milano
Ospedali, tagli agli assunti «Medici e infermieri, sostituito solo uno su due»
13
16/11/2012 Corriere della Sera - Roma
Dal 1° gennaio chiude il «Cem» Centro per disabili senza fondi
14
16/11/2012 Corriere della Sera - Roma
San Giovanni, operato al femore Sessantenne muore di incuria
15
16/11/2012 Corriere della Sera - Nazionale
Ordine del giudice: test prenatale anche negli ospedali
16
16/11/2012 Il Sole 24 Ore
Medici obbligati alla diagnosi pre-impianto
18
16/11/2012 La Repubblica - Nazionale
"Fecondazione, il test prenatale è un diritto"
19
16/11/2012 La Repubblica - Bologna
Sanità, in Regione tagliati 1600 impiegati all'Ausl 280 esuberi, al Rizzoli cinquanta
21
16/11/2012 La Repubblica - Bologna
I manager "Più chiarezza con i pazienti"
22
16/11/2012 La Repubblica - Roma
Morto per un'infezione in corsia, la procura indaga
23
16/11/2012 La Stampa - Nazionale
Diagnosi preimpianto Primo sì di un giudice
24
16/11/2012 La Stampa - Nazionale
"Asl e ospedali al collasso In coda fino a otto mesi per operarsi alla tiroide"
25
16/11/2012 La Stampa - Nazionale
Analisi a 64 euro Il 48 % non ce la fa
26
16/11/2012 La Stampa - Nazionale
Cure palliative Premiata Vicenza
27
16/11/2012 Il Giornale - Nazionale
Nuovo rettore, è scontro tra i medici al San Raffaele
28
16/11/2012 Il Giornale - Nazionale
»«Se mi danno il Nobel me lo prendo. Per i soldi»
29
16/11/2012 Avvenire - Nazionale
Sorrisi ritrovati d'Uzbekistan per scoprire un po' dell'Italia più bella
31
16/11/2012 Avvenire - Nazionale
Sciopero della Sla «Avanti a oltranza»
32
16/11/2012 Avvenire - Nazionale
Imu al non profit, il governo «cerca un equilibrio»
33
16/11/2012 Il Manifesto - Nazionale
Emendamento bipartisan salva i farmaci griffati
34
16/11/2012 Il Secolo XIX - Genova
«Rilanciate il Gaslini o andate via»
35
16/11/2012 Il Secolo XIX - Genova
MONNI: «IL LABORATORIO DI GENETICA C'È, MA CHE ANALISI FACCIAMO SE
MANCANO I BIOLOGI?»
36
16/11/2012 Grazia
copertina
37
16/11/2012 Grazia
giro di vita
38
16/11/2012 Grazia
mente spa
40
16/11/2012 Grazia
Low cost
42
16/11/2012 Grazia
beni anche in tempi incerti, lo skincare rifugio non perde mai valore per il viso
43
16/11/2012 Grazia
Non voglio brillare!
45
16/11/2012 Il Venerdi di Repubblica
I QUARANTA SENZA PIEGHE
46
16/11/2012 L'Espresso
Salute negata
47
16/11/2012 L'Espresso
Ospedale con scossa
48
16/11/2012 L'Espresso
BUROCRAZIA condanna-malati
49
16/11/2012 L'Espresso
Se otto miliardi vi sembran pochi
52
16/11/2012 Internazionale
Cattive medicine
53
15/11/2012 La Repubblica - Velvet
IMMACOLATA PERFEZIONE
59
15/11/2012 La Repubblica - Velvet
COME UNA BOND GIRL
60
15/11/2012 La Repubblica - Velvet
PURA PER SEMPRE
61
15/11/2012 La Repubblica - Velvet
IN PRIMA LINEA
63
15/11/2012 Retail & Food
APERTURE DI GRANDI STAZIONI
65
SANITÀ REGIONALE
16/11/2012 Corriere della Sera - Nazionale
Tagli alla sanità privata Rischia la metà dei centri
67
16/11/2012 La Repubblica - Bari
Farmatruffa, tutti i reati in prescrizione
69
16/11/2012 La Stampa - Alessandria
Ora è finito l'incubo dei farmacisti Condannati i due rapinatori estivi
70
16/11/2012 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Già spesi dagli ospedali tutti i soldi del 2012 Pesaro e Fano chiudono le sale
operatorie
71
16/11/2012 QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Le farmacie comunali ampliano l'orario d'apertura
72
16/11/2012 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Il paziente deve operarsi? Ripassi dopo la Befana
73
16/11/2012 QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Nel 'viagra fai da te' spunta anche un bagnese
74
16/11/2012 Il Gazzettino - Nazionale
Colpita da malattia rara le tolgono l'indennizzo
75
16/11/2012 Il Gazzettino - Udine
Grandeimpresa della Rojalkennedy
76
16/11/2012 QN - Il Giorno - Legnano
Parrucca e taglierino: rapina la farmacia
77
16/11/2012 Il Mattino - Nazionale
Taccuino
78
16/11/2012 Il Mattino - Nazionale
Stop ai fondi, farmacisti in agitazione
79
16/11/2012 Il Mattino - Benevento
In breve
80
16/11/2012 Il Mattino - Napoli Nord
Nella piazza il corteo Fiat i rapinatori in gioielleria
81
16/11/2012 L Unita - Nazionale
Fiaccolata al Pantheon Le associazioni: voto subito nel Lazio
82
16/11/2012 QN - La Nazione - Empoli
La scommessa è Andrea Faraoni
83
16/11/2012 QN - La Nazione - Massa Carrara
Ferito, chiede un cerotto «Lo paghi»
84
16/11/2012 Corriere del Mezzogiorno - Napoli
To Woody with love: provaci ancora, Alice
85
16/11/2012 Corriere del Mezzogiorno - Lecce
Farmatruffa svanita Dopo dieci anni i reati sono prescritti
86
16/11/2012 Corriere del Trentino - Trento
Società partecipate, compensi verso la riduzione
87
16/11/2012 Corriere del Veneto - Treviso
Per una Ecologia dei Farmaci Ne Usiamo (e smaltiamo) Troppi
88
16/11/2012 La Sicilia - Nazionale
Andrea Gagliarducci
90
15/11/2012 Unione Sarda
Tabaccaio rapinato da un bandito armato
91
16/11/2012 Giornale dell'Umbria
Ultimi ritocchi per la rinnovata farmacia comunale
92
16/11/2012 Giornale di Sicilia - Agrigento
«sanità, a rischio 2 mila posti in Sicilia»
93
PROFESSIONI
16/11/2012 Corriere della Sera - Nazionale
Emendamenti bipartisan per il salvataggio dei farmaci griffati
95
16/11/2012 Corriere della Sera - Nazionale
Acito sale in Rim Pastore in Sanofi
96
16/11/2012 Il Sole 24 Ore
Scontro su norma «salva-griffati»
97
16/11/2012 La Stampa - Nazionale
Ricette senza vincoli Prescrivere il generico non sarà obbligatorio
98
16/11/2012 Il Messaggero - Nazionale
Farmaci, scontro sui generici Balduzzi: no a passi indietro
99
16/11/2012 Il Giornale - Nazionale
Emendamento per salvare i farmaci «griffati»
100
16/11/2012 Il Giornale - Nazionale
Meno vaccini: saranno 6 milioni i contagi
101
16/11/2012 Avvenire - Nazionale
Farmaci: generici oppure di marca? È scontro tra governo e senatori
102
16/11/2012 QN - Il Giorno - Nazionale
I predoni di design ci copiano anche la Vespa
103
16/11/2012 Il Tempo - Nazionale
Non abbiate paura: andate a vaccinarvi
104
PERSONAGGI
16/11/2012 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale
È Maselli il nuovo capo dell'Acquedotto pugliese
106
16/11/2012 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale
SOLITI PROCLAMI DIETRO L'OPERAZIONE MARISABELLA A BARI
107
16/11/2012 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
Lavoratori ex Ccr, ieri nuovo blitz in cattedrale
109
16/11/2012 Corriere del Mezzogiorno - Bari
Dipendenti Ccr: occupazione revocata
110
16/11/2012 La Prealpina - Nazionale
Malati cronici, medicine a domicilio
111
15/11/2012 Marketpress
PARTE DA OGGI LA CONSEGNA A DOMICILIO DEI FARMACI - REGIONE
LOMBARDIA E FARMACISTI ASSIEME PER L'ASSISTENZA AI DIABETICI
112
16/11/2012 La Provincia di Cremona - Nazionale
Parte oggi la consegna dei farmaci a domicilio
113
15/11/2012 IlFarmacistaOnline.it 01:00
Lombardia. Parte oggi la consegna a domicilio dei farmaci
114
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI
3 articoli
15/11/2012
17:00
Virgilio.it
Sito Web
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Sanità/ Un italiano alla guida dei farmacisti europei
Roma, 15 nov. (TMNews) - E' il presidente dell' ordine di Bolzano e membro del comitato centrale della Fofi
Maximin Liebl. Per la settima volta, nei 53 anni di vita dell'associazione, l'Italia assume la guida del Pgeu. Nel
corso dell'ultima assemblea generale per l'anno 2012, il Pharmaceutical...
Roma, 15 nov. (TMNews) - E' il presidente dell'ordine di Bolzano e membro del comitato centrale della Fofi
Maximin Liebl. Per la settima volta, nei 53 anni di vita dell'associazione, l'Italia assume la guida del Pgeu. Nel
corso dell'ultima assemblea generale per l'anno 2012, il Pharmaceutical Group of the European Union (Pgeu)
ha eletto all'unanimità Liebl, che fa parte del Comitato centrale della Fofi ed è impegnato nella vita
professionale da 15 anni. Succede nella carica a Isabelle Adenot, presidente dell'Ordine Nazionale dei
Farmacisti francese. "In questa fase di crisi economica i farmacisti possono fare molto per essere sempre più
vicini al cittadino-paziente e, nel contempo, per la sostenibilità economica della tutela della salute: sia
collaborando alla razionalizzazione della spesa, sia introducendo nuovi servizi e prestazioni nella farmacia di
comunità", ha dichiarato il neo-presidente del Pgeu. "Per questo è di fondamentale importanza che i decisori
della politica sanitaria, soprattutto nei paesi più toccati dalla crisi economica, si adoperino per salvaguardare
la rete delle farmacie di comunità come un servizio pubblico essenziale".
"E' una grande soddisfazione vedere il collega Liebl alla guida del Pgeu - ha commentato Andrea Mandelli,
presidente della Federazione degli ordini dei Farmacisti Italiani - Un risultato che testimonia
dell'apprezzamento che ha riscosso il suo impegno, ma anche dell'attenzione con cui la Federazione guarda
alle dinamiche europee. Il lavoro dei farmacisti dell'Ue, le loro esperienze e la loro capacità di proposta
costituiscono un patrimonio formidabile in vista della costruzione di un modello comune di sanità, un
patrimonio al quale i farmacisti italiani hanno contribuito e continueranno a contribuire. Auguro quindi buon
lavoro a Maximin Liebl nella certezza che saprà ulteriormente valorizzare il contributo italiano allo sviluppo
della professione".
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 16/11/2012
9
15/11/2012
05:00
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
Il presidente dell' Ordine provinciale dei farmacisti di Bolzano e rappresentante della Fofi nella Pgeu, Liebl è
stato eletto all'unanimità nel corso dell'assemblea tenutasi a Bruxelles. È la settima volta che la
Pharmaceutical Group of the European Union è presieduta da un rappresentante italiano.
15 NOV - Nel corso dell'ultima Assemblea Generale per l'anno 2012, il Pharmaceutical Group of the
European Union (Pgeu) ha eletto all'unanimità alla carica di Presidente per l'anno 2013 l'italiano Maximin
Liebl,presidente dell'Ordine dei Farmacisti della provincia autonoma di Bolzano. Liebl, che fa parte del
Comitato centrale della Fofi ed è impegnato nella vita professionale da 15 anni, succede nella carica a
Isabelle Adenot, presidente dell'Ordine Nazionale dei Farmacisti francese. E' la settima volta che un italiano
assume la guida del Pgeu, la cui istituzione risale a 53 anni orsono e ha visto il nostro paese tra i soci
fondatori. "In questa fase di crisi economica i farmacisti possono fare molto per essere sempre più vicini al
cittadino-paziente e, nel contempo, per la sostenibilità economica della tutela della salute: sia collaborando
alla razionalizzazione della spesa, sia introducendo nuovi servizi e prestazioni nella farmacia di comunità", ha
dichiarato il neo-presidente del Pgeu. "Per questo - ha proseguito - è di fondamentale importanza che i
decisori della politica sanitaria, soprattutto nei paesi più toccati dalla crisi economica, si adoperino per
salvaguardare la rete delle farmacie di comunità come un servizio pubblico essenziale". "E' una grande
soddisfazione vedere il collega Liebl alla guida del Pgeu", ha commentato Andrea Mandelli, presidente della
Federazione degli ordini dei Farmacisti Italiani. "Un risultato che testimonia dell'apprezzamento che ha
riscosso il suo impegno, ma anche dell'attenzione con cui la Federazione guarda alle dinamiche europee. Il
lavoro dei farmacisti dell'UE, le loro esperienze e la loro capacità di proposta costituiscono un patrimonio
formidabile in vista della costruzione di un modello comune di sanità, un patrimonio al quale i farmacisti
italiani hanno contribuito e continueranno a contribuire - ha concluluso Mandelli - auguro quindi buon lavoro a
Maximin Liebl nella certezza che saprà ulteriormente valorizzare il contributo italiano allo sviluppo della
professione".
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 16/11/2012
10
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Farmacisti europei. L'italiano Maximin Liebl eletto nuovo presidente della
Pgeu per il 2013
15/11/2012
05:00
QS - QuotidianoSanita.it
Sito Web
Il presidente dell' Ordine provinciale dei farmacisti di Bolzano e rappresentante della Fofi nella Pgeu, Liebl è
stato eletto all'unanimità nel corso dell'assemblea tenutasi a Bruxelles. È la settima volta che la
Pharmaceutical Group of the European Union è presieduta da un rappresentante italiano.
15 NOV - Nel corso dell'ultima Assemblea Generale per l'anno 2012, il Pharmaceutical Group of the
European Union (Pgeu) ha eletto all'unanimità alla carica di Presidente per l'anno 2013 l'italiano Maximin
Liebl,presidente dell'Ordine dei Farmacisti della provincia autonoma di Bolzano. Liebl, che fa parte del
Comitato centrale della Fofi ed è impegnato nella vita professionale da 15 anni, succede nella carica a
Isabelle Adenot, presidente dell'Ordine Nazionale dei Farmacisti francese. E' la settima volta che un italiano
assume la guida del Pgeu, la cui istituzione risale a 53 anni orsono e ha visto il nostro paese tra i soci
fondatori. "In questa fase di crisi economica i farmacisti possono fare molto per essere sempre più vicini al
cittadino-paziente e, nel contempo, per la sostenibilità economica della tutela della salute: sia collaborando
alla razionalizzazione della spesa, sia introducendo nuovi servizi e prestazioni nella farmacia di comunità", ha
dichiarato il neo-presidente del Pgeu. "Per questo - ha proseguito - è di fondamentale importanza che i
decisori della politica sanitaria, soprattutto nei paesi più toccati dalla crisi economica, si adoperino per
salvaguardare la rete delle farmacie di comunità come un servizio pubblico essenziale". "E' una grande
soddisfazione vedere il collega Liebl alla guida del Pgeu", ha commentato Andrea Mandelli, presidente della
Federazione degli ordini dei Farmacisti Italiani. "Un risultato che testimonia dell'apprezzamento che ha
riscosso il suo impegno, ma anche dell'attenzione con cui la Federazione guarda alle dinamiche europee. Il
lavoro dei farmacisti dell'UE, le loro esperienze e la loro capacità di proposta costituiscono un patrimonio
formidabile in vista della costruzione di un modello comune di sanità, un patrimonio al quale i farmacisti
italiani hanno contribuito e continueranno a contribuire - ha concluluso Mandelli - auguro quindi buon lavoro a
Maximin Liebl nella certezza che saprà ulteriormente valorizzare il contributo italiano allo sviluppo della
professione". 15 novembre 2012 © Riproduzione riservata
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 16/11/2012
11
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Farmacisti europei. L'italiano Maximin Liebl eletto nuovo presidente della
Pgeu per il 2013
SANITÀ NAZIONALE
38 articoli
16/11/2012
Corriere della Sera - Milano
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Ospedali, tagli agli assunti «Medici e infermieri, sostituito solo uno su
due»
La protesta Il 21 novembre presidio di Cisl e Uil sotto l'assessorato Preoccupata la Cgil
Simona Ravizza
Una sola assunzione di medici e infermieri per ogni due che se ne vanno. È quanto prevedono i piani di
assunzione degli ospedali approvati mercoledì dal Pirellone. Nelle 49 strutture pubbliche della Lombardia il
turnover va dal 45% al 55%. I vertici dell'assessorato alla Sanità assicurano: «La continuità delle cure viene
garantita con una copertura (anche se parziale) del turnover di personale a tempo indeterminato, con
assunzioni prioritariamente del ruolo sanitario». Resta il fatto che negli ospedali i lavoratori sono sempre più
ridotti all'osso. È l'effetto, tra l'altro, della spending review del governo Monti che toglie alla Lombardia 144
milioni di euro di finanziamenti rispetto a quelli previsti. Così, di anno in anno, le assunzioni negli ospedali
diminuiscono sempre più. Per il 2012 sono previsti nuovi contratti a tempo indeterminato per 838 infermieri e
tecnici e per 372 medici (di cui 55 primari). Solo nel 2011, i dati erano rispettivamente di 2.024 infermieri e
tecnici e di 816 medici (di cui 107 primari). Certo, per fare un raffronto preciso, bisogna tenere conto di quanti
sono andati in pensione o si sono licenziati nei rispettivi anni: ma, anche i numeri in assoluto bastano per
capire come l'aria sia cambiata. Già con le Linee programmatiche per la sanità del 2008 era stata prevista in
pratica una nuova assunzione ogni due pensionamenti, ma la norma finora non era mai stata applicata
pienamente. Nel 2009, per dire, c'erano stati complessivamente 437 pensionamenti, contro le 481 assunzioni
concesse dall'assessorato alla Sanità. Già allora i sindacati si lamentavano: «Viene garantito esclusivamente
il turnover - aveva spiegato spiega Claudio Carotti, funzionario della Funzione pubblica della Cgil milanese -.
Le altre richieste di assunzione sono state rispedite al mittente, con possibili ripercussioni sulla qualità delle
cure». Adesso le proteste sono fragorose. Così - sotto lo slogan «La sanità lombarda è alle corde» - per
mercoledì 21 novembre Cgil e Uil hanno organizzato un presidio dei lavoratori della sanità sotto
l'assessorato. «La situazione - denuncia Alberto Villa, segretario lombardo della Cgil Funzione pubblica - è
davvero preoccupante».
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
13
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Spending review, 144 milioni in meno
16/11/2012
Corriere della Sera - Roma
Pag. 7
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Dal 1° gennaio chiude il «Cem» Centro per disabili senza fondi
F. D. F.
Rischia di chiudere il 1° gennaio il Centro di educazione motoria (Cem) della Croce Rossa, tra Portuense e
Gianicolense che ospita 68 ragazzi con pesanti disabilità: a causare la chiusura sarebbero i tagli ai
finanziamenti da parte della Regione Lazio alla Cri. L'allarme lo lanciano gli operatori impegnati nella struttura
e l'Agicem, l'associazione dei genitori dei giovani seguiti attraverso programmi socio-sanitari residenziali e
diurni. Come segno di protesta da alcuni giorni i familiari dei ragazzi hanno occupato la sede e ieri hanno
manifestato in via Ramazzini. A sostegno del Cem si è mosso il presidente della Provincia di Roma, Nicola
Zingaretti che ha espresso «preoccupazione» perché «tra qualche giorno ai pazienti e alle loro famiglie
saranno negati l'assistenza e l'aiuto indispensabili per affrontare le conseguenze della patologia». Solidarietà
anche dai consiglieri comunali, Paolo Masini e Massimiliano Valeriani (Pd), e dal consigliere regionale Bruno
Astorre (Pd). Il senatore Raffaele Ranucci (Pd) ha depositato un'interrogazione rivolta al ministro della Salute
Balduzzi e al ministro della Giustizia Severino per scongiurare la chiusura visto che «il Cem è un'eccellenza
nel campo dell'assistenza e della rieducazione dei disabili, alcuni dei quali gravi e gravissimi e della
riabilitazione logopedica e neuromotoria - sottolinea Ranucci -. Gli amministratori del Centro hanno fatto il
possibile per fronteggiare la grave crisi economica che ha colpito la struttura, specialmente in questi ultimi tre
anni. Il taglio drastico e scellerato delle risorse, nel quadro del piano di rientro per riequilibrare la sanità
regionale, voluto dalla presidente Renata Polverini, ha ridotto del 30% il finanziamento previsto per il Cem,
impedendo di fatto la possibilità di mantenere in vita il Centro stesso». Francesco Donadio, presidente
dell'Agicem, aggiunge: «Abbiamo anche scritto al presidente Napolitano e al premier Monti e sappiamo che il
commissario straordinario della Croce Rossa, Francesco Rocca, sta lavorando per provare a non chiudere il
Cem». Martedì prossimo operatori sanitari e genitori faranno un nuovo presidio davanti alla sede della giunta
regionale.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Manifestazione La protesta dei ragazzi disabili ieri che non vogliono la chiusura del Cem
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
14
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Via Ramazzini al Portuense
16/11/2012
Corriere della Sera - Roma
Pag. 9
(diffusione:619980, tiratura:779916)
San Giovanni, operato al femore Sessantenne muore di incuria
Giulio de Santis
Era entrato in uno dei più importanti ospedali della capitale per un intervento di assoluta routine, considerata
anche l'età. Invece è morto dopo poco più di due settimane, per un mix di concause sulle quali i magistrati
dovranno fare chiarezza. Sono stati il freddo e la trascuratezza a uccidere Giovanni Paniccia? L'uomo, 60
anni, è morto lo scorso 30 settembre al San Giovanni dopo aver dormito sotto coperte umide e in mezzo alle
correnti d'aria, con la porta della camera priva di maniglia e dunque impossibile da chiudere.
L'abbandono del paziente avrebbe causato un'infezione mortale di acinetobacter: un batterio ospedaliero che
si sviluppa in ambienti umidi. Adesso la Procura ha aperto un'inchiesta con l'accusa di omicidio colposo per
accertare le ragioni del decesso. E capire come mai un uomo ricoverato per l'impianto di una protesi all'anca
sia stato ucciso dall'incuria.
Una situazione rischiosa non solo per un singolo paziente. Dopo la contrazione dell'infezione, infatti, Paniccia
è stato prontamente isolato in una camera sterile per evitare che il batterio killer potesse diffondersi tra altri
pazienti dell'ospedale.
Il pubblico ministero Pantaleo Polifemo non ha ancora iscritto nessuno nel registro degli indagati sta
verificando la catena di responsabilità da chi aveva il dovere di mantenere pulita la stanza di un ammalato a
chi doveva vigilare sulle sue condizioni.
Come è possibile usare coperte umide che favoriscono la crescita di questo tipo di batterio? Chi aveva il
compito di disinfettare l'ambiente? E, ancora, chi avrebbe dovuto chiamare un fabbro per installare la
maniglia alla porta? Ecco tutte le domande cui dovrà dare una risposta la Procura.
La tragedia di Giovanni Paniccia ha inizio il 14 settembre. L'operazione è praticamente routinaria, l'impianto di
una protesi all'anca è frequente. Subito affiorano tutti i difetti della camera in cui è alloggiato. Una stanza
aperta alle intemperie in cui è possibile chiudre la porta. L'uomo protesta con il personale perché sente
freddo e dorme sotto coperte bagnate. Nessuno sembra dargli retta. L'intervento viene fatto tre giorni dopo
l'ingresso al nosocomio.
A poche ore dall'intervento scoppia la febbre. Dalle analisi emerge che Paniccia ha contratto il batterio
dell'acinetobacter, un'infezione molte volte letale. Le speranza di vita sono poche. E per prevenire un
eventuale contagio l'uomo viene isolato. Fino al decesso, avvenuto il 30 settembre.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Incuria L'ospedale San Giovanni, dove è morto un sessantenne, in seguito a un ricovero caratterizzato
da incuria e omissioni
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
15
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Sanità Coperte umide e abbandono: paziente contrae un'infezione
16/11/2012
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Ordine del giudice: test prenatale anche negli ospedali
«Un diritto sapere se l'embrione è sano»
Margherita De Bac
ROMA - Altre donne prima di lei si erano sentite negare il diritto di sapere in anticipo, prima di avviare la
gravidanza, se il bambino sarebbe nato sano. Teresa però (la chiameremo così) non si è fermata. Ha
presentato ricorso al Tribunale civile di Cagliari chiedendo che l'Ospedale Microcitemico, il centro pubblico
dove aveva cominciato un percorso di fecondazione artificiale, ordinasse ai medici di non negarle questa
speranza.
I giudici le hanno dato ragione. Con una sentenza resa nota ieri dall'Associazione Luca Coscioni hanno
disposto di eseguire la diagnosi preimpianto sull'embrione, l'analisi genetica che consentirebbe a Teresa e al
marito di accarezzare il sogno di avere un bebè in piena salute. Lei è malata di talassemia, lui ne è portatore.
Hanno il 50 per cento di probabilità di trasmetterla al figlio. Il test sugli embrioni, creati in provetta, potrebbe
farli diventare genitori felici. «Non voglio rischiare di avere una creatura destinata a gravi sofferenze. Non
voglio essere messa di fronte alla decisione di abortire», racconta Teresa.
La sentenza cagliaritana segna un'altra tappa importante della legge sulla procreazione medicalmente
assistita, la numero 40. Nel ribadire che la diagnosi preimpianto deve essere eseguita nei centri pubblici in
possesso dei requisiti tecnici (secondo o terzo livello) chiarisce che le stesse strutture devono garantire le
stesse prestazioni di quelle private, ad esempio il congelamento e la fecondazione di un numero di ovociti
superiori a tre. Tecniche contemplate dalla legge, inizialmente piena di divieti e col passare degli anni
modificata a colpi di interventi di tribunali e Corte costituzionale (altri sono in arrivo). In particolare, però, nei
76 laboratori pubblici (sui 357 totali) che avrebbero i requisiti per accontentare le coppie infertili sotto tutti i
profili, in questi anni si è cercato di non affrontare il problema non essendo del tutto chiara l'interpretazione
della legge. Fra pronunciamenti di tribunali, linee guida e raccomandazioni orali, come quello dell'ex
sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella definito «diktat» dai Radicali, si era creata confusione. Risultato,
le diagnosi genetiche erano diventate monopolio del privato, costo da 6 a 10 mila euro.
Ora non dovrebbero più esserci dubbi interpretativi. Per Filomena Gallo, segretario dell'Associazione
Coscioni, significa aver ristabilito il principio dell'equità delle cure: «I centri avranno l'obbligo di fornire
indicazioni sullo stato di salute dell'embrione. Già una sentenza del 2007 aveva autorizzato una coppia a
ottenere la diagnosi preimpianto. Con questa seconda decisione si entra nel merito». Emma Bonino,
vicepresidente del Senato, conta le sentenze contro la legge 40: «In tutto 19. La conferma che è un testo
ideologico e fuori dal contesto». Favorevole alla «svolta» Giovanni Mommi, responsabile della ginecologia del
Microcitemico, dove prima del 2004, anno di entrata in vigore della legge 40, la diagnosi sull'embrione era un
fiore all'occhiello. La Sardegna ha infatti un'alta incidenza di talassemia: «Il nostro ospedale non è attrezzato
per l'esame. Il giudice però stabilisce che la Asl demandi il test a laboratori privati e paghi».
Ironica Eugenia Roccella, deputata del Pdl: «Se fosse vero che i centri pubblici dovranno necessariamente
dotarsi delle attrezzature per svolgere la diagnosi preimpianto sarebbe più semplice trasferire le competenze
di Asl e Regioni direttamente ai tribunali che, a quanto pare, sono più preparati in questa materia. In quanto al
merito i giudici hanno stabilito in pratica che un bambino con talassemia ha meno diritto di nascere rispetto a
una persona sana. È un chiaro presupposto eugenetico».
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Le tappe La sentenza
Dopo il ricorso di una coppia di Cagliari, il tribunale del capoluogo sardo ha ribadito che la diagnosi
preimpianto deve essere eseguita nei centri pubblici che devono garantire le stesse prestazioni di quelli
privati
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Fecondazione Stesse prestazioni nel pubblico e nel privato
16/11/2012
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 26
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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La legge
La legge 40 inizialmente prevedeva l'equità delle cure ma successivi provvedimenti ne avevano modificato
l'impianto. Le sentenze finora emesse contro la legge 40 sono 19 (nella foto Ansa, Filomena Gallo e,
a destra, Emma Bonino)
16/11/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 31
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Medici obbligati alla diagnosi pre-impianto
L'ORDINANZA Il Tribunale dà ragione a una coppia talassemica stabilendo che anche la legge 40 dà priorità
alla salute della donna
Francesca Milano
MILANO
Le strutture sanitarie pubbliche devono offrire la diagnosi genetica pre-impianto alle coppie che la richiedono
oppure assicurarla in forma indiretta attraverso altre strutture sanitarie.
Con questa decisione, contenuta nell'ordinanza del 9 novembre 2012 relativa alla causa 5925, il Tribunale di
Cagliari accoglie il ricorso di una coppia (lei, 33enne, affetta da talassemia major, lui, 33enne, portatore sano
della malattia) che si era vista negare l'esame che consente di sapere se l'embrione è affetto dalla stessa
patologia dei genitori. In casi come questo, la percentuale di rischio che il figlio nasca con quella malattia è
del 50 per cento.
«Non vi è dubbio - scrive il giudice nell'ordinanza - che la diagnosi genetica pre-impianto debba considerarsi
pienamente ammissibile, al fine di assicurare la compatibilità della legge 40 del 2004 con i princìpi del nostro
ordinamento giuridico».
In Italia ci sono 357 centri di procreazione medicalmente assistita (Pma), di cui 76 pubblici: secondo
l'associazione Luca Coscioni - i cui avvocati hanno seguito gratuitamente la coppia di Cagliari nel ricorso nessuna struttura pubblica in Italia offre la diagnosi pre-impianto. Questo costringe le famiglie a rivolgersi a
centri privati, dove le spese si aggirano tra i 6mila e i 10mila euro.
Alla coppia di Cagliari erano stati chiesti 9mila euro, ma le cifre possono salire vertiginosamente, fino ai
30mila euro che una coppia di Torino, affetta da traslocazione cromosomicabilanciata, è stata costretta a
pagare per la diagnosi pre-impianto. I coniugi torinesi hanno depositato un ricorso al Tribunale per chiedere il
rimborso delle spese sostenute.
Spese che - secondo l'ordinanza del Tribunale di Cagliari - non sono più necessarie, visto che l'esame deve
essere assicurato dalle strutture pubbliche in forma diretta o indiretta.
«Dev'essere ribadito - si legge nell'ordinanza - come nell'impianto della legge la salute della donna prevalga
sull'interesse alla integrità dell'embrione. Pertanto, l'ammissibilità del trasferimento in utero solo degli
embrioni sani o portatori sani della patologia non è eventualmente funzionale a un ipotetico "diritto al figlio
sano" ovvero a pratiche eugenetiche, le quali sono decisamente differenti rispetto alla fattispecie in esame, in
cui sono, invece, rilevanti la sussistenza di un grave pericolo per la salute psico-fisica della donna, anche in
relazione a importanti anomalie del concepito».
Dopo l'ordinanza, l'Asl di Cagliari fa sapere di essere«assolutamente pronta e favorevole a sostenere le
spese della coppia per effettuare l'esame richiesto». Tuttavia ha aggiunto che «l'Azienda non può a livello
normativo garantire l'assistenza diretta presso le proprie strutture - come in nessun'altra struttura pubblica in
Italia - ma garantirà l'assistenza indiretta sostenendo gli oneri necessari per l'effettuazione degli esami presso
un centro specializzato in Italia».
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Procreazione assistita. A Cagliari
16/11/2012
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 24
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Legge 40, il tribunale di Cagliari contro la Asl: "Costa 9.000 euro? Paga la sanità pubblica" L'associazione
Coscioni: "Ora tutti gli ospedali devono mettersi in regola"
CATERINA PASOLINI
ROMA - «Finalmente anche chi non è ricco potrà cercare di avere un figlio sano senza dover spendere 9.000
euro». Filomena Gallo, presidente dell'associazione Coscioni è soddisfatta. Gli ospedali, i centri pubblici che
fanno la fecondazione assistita dovranno infatti garantire la diagnosi pre impianto ai pazienti: in sede o
altrove. Così stabilisce una sentenza del tribunale di Cagliari, la 19esima sulla legge 40, che ieri per la prima
volta ha ordinato ad un centro pubblico, l'ospedale Microcitemico, di eseguire la diagnosi preimpianto o di
utilizzare strutture esterne per garantire l'esame ad una coppia sterile sottoposta a fecondazione in vitro. E
sull'onda della nuova sentenza da più parti, Pd in testa con Turco, Finocchiaro e Marino, si chiede di rivedere
in parlamento la legge, praticamente cancellata in questi anni a suon di ricorsi.
L'ultimo è stato presentato da Teresa, giovane cagliaritana sterile e talassemica, e dal marito portatore sano
della malattia, tramite l'associazione radicale Luca Coscioni. Il motivo? Essersi sentiti dire che no,
nell'ospedale cittadino non era possibile la diagnosi preimpianto per mancanza di uomini e mezzi. Anche se
fino al 2004 li c'era stato un centro all'avanguardia nel test che permette di cercare anomalie genetiche
nell'embrione congelato, un esame che nel caso di coppie malate di fibrosi cistica o talassemia, significa
poter scegliere l'embrione da impiantare e far sì che nascano bambini sani e non gravemente malati.
Il giudice nella sentenza ha considerato il rifiuto a fare l'esame «del tutto illegittimo e gravemente lesivo dei
diritti costituzionalmente garantiti». Secondo il magistrato infatti, «considerata l'evoluzione giurisprudenziale
non vi è dubbio che la diagnosi genetica preimpianto debba considerarsi pienamente ammissibile». E cosi
l'Asl di Cagliari si è detta subito disponibile a pagare l'esame alla coppia altrove, non essendoci «un
laboratorio adatto nell'ospedale».
Vietata dalla legge 40, negli anni la diagnosi è stata riammessa (in parte) dalle nuove linee guida del ministro
Livia Turco nel 2008 e finalmente resa legale l'anno dopo dalla sentenza della Consulta che, eliminando il
divieto di congelare gli embrioni, ha permesso che i centri ricominciassero gli screening pre-natali. Ma non nei
centri pubblici, che sono rimasti fermi mentre dal tribunale europeo ad agosto arrivava una nuova condanna
all'Italia, una nuova bocciatura della legge 40 considerata ingiusta e incongruente perché consente l'esame
diagnostico solo a chi è sterile e non a chi è malato. «Su 357 centri attivi, nessuno dei 76 pubblici offre la
diagnosi preimpianto. Non solo: non viene offerta la crioconservazione e si osserva ancora il limite dei 3
embrioni creati, anche se non è più obbligatorio dopo la sentenza del 2009. Da oggi, grazie all'ordinanza del
tribunale di Cagliari, se non si mettono in regola questi centri rischiano di essere fuori legge». Filomena Gallo
dell'associazione Coscioni, avvocato che col collega Calandrini ha seguito gratuitamente il ricorso della
coppia sarda, è soddisfatta perché finalmente viene ristabilita l'equità di accesso alle cure: «Ora però
chiediamo al governo di intervenire perché gli ospedali si mettano in regola». Mentre Eugenia Roccella, ex
sottosegretario alla Salute contraria all'esame visto come eugenetica, si è rivolta al ministro Balduzzi perché
emani nuove linee guida. Sempre sul fronte della fecondazione assistita, dopo la norma approvata settimana
scorsa che consentiva anche alle donne che avevano fatto la fivet il disconoscimento del figlio, si è aperto un
dibattito perché alcuni politici hanno visto in questo la possibilità di legittimare caso di utero in affitto.
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Le sentenze 2007: IL TRIBUNALE A Cagliari la prima sentenza che ritiene ammissibile e costituzionale il test
pre impianto 2008: I TAR Dopo Firenze e altre città, anche il Tar del Lazio boccia il divieto di diagnosi pre
impianto 2009: LA CONSULTA Dichiara illegittime le norme della legge 40 su numero, congelamento e
diagnosi embrioni 2012: L'EUROPA Per i limiti alla diagnosi pre impianto, l'Europa boccia la legge 40 PER
SAPERNE DI PIÙ www.camera.it/parlam/leggi/04040l.htm http://www.governo.it/bioetica/pareri.html
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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"Fecondazione, il test prenatale è un diritto"
16/11/2012
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Foto: L'ESPRESSO In edicola un'inchiesta sui social network: "Come ci cambia Facebook"
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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16/11/2012
La Repubblica - Bologna
Pag. 9
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Ripa di Meana: presto ulteriori sacrifici. Sindacati sul piede di guerra La stangata colpirà pure il S.Orsola. I
colletti bianchi non devono superare il 7% del personale
ROSARIO DI RAIMONDO
NON solo bilanci, posti letto, primari e reparti. La mannaia della spending review sulla Sanità colpisce anche
gli impiegati. E precisa, nero su bianco, che il personale amministrativo delle aziende sanitarie non può
superare il 7% del totale dei dipendenti. Una soglia che in Emilia-Romagna, nel complesso, è nettamente più
alta. Un esercito di 1.600 persone, secondo il Governo, adesso è di troppo. Sono bastate due righe nascoste
tra le misure di risparmio indicate dal ministero della Salute per mettere in agitazione uffici e sindacati. Il
personale a carico del Servizio sanitario regionale, oggi, è di 62mila dipendenti e comprende tra gli altri
medici, veterinari, infermieri e, appunto, impiegati amministrativi, che sono 5.994, il 9,6% del totale. Oltre il
limite imposto dalla bozza, sforato di 1.600 unità. Nel dettaglio, visto che il documento si riferisce ai «presidi
ospedalieri», tutte le aziende sanitarie di Bologna superano questo paletto,a partire dall'Ausl. Le nuove norme
imporrebbero una sforbiciata di 280 dipendenti rispetto agli attuali 859 (in tutto sono 8.200). Dagli uffici di via
Castiglione si fa notare però che le aziende come l'Ausl «necessitano di un contributo di risorse professionali
amministrative maggiore rispetto alle Aziende Ospedaliere, in relazione alla molteplicità dei loro servizi
territoriali», che riguardano ad esempio i poliambulatori.
Anche all'Istituto ortopedico Rizzoli il limite del 7% è ampiamente superato, visto che invece di 154
dipendenti ce ne dovrebbero essere 107. Ma va considerato anche il personale di supporto che segue i 15
laboratori di ricerca, fanno sapere dallo Ior. L'azienda che sfora meno le nuove direttive è invece il Policlinico
Sant'Orsola, che conta 21 impiegati in più rispetto allo standard imposto da Roma.
Se da un lato, in queste settimane, i dirigenti della Sanità emiliana studiano le linee guida per far fronte al
taglio delle risorse, da tempo l'obiettivo è quello di accorpare il più possibile le funzioni amministrative per
risparmiare, magari cercando di unificare i servizi delle aziende sanitarie all'interno della stessa città.
Risultato solo in parte raggiunto, ad esempio con la creazione, a Bologna, della centrale unica degli acquisti
di beni e servizi, che così si serve di 30 dipendenti anziché 45. Tuttavia, sottolinea l'Ausl guidata da
Francesco Ripa di Meana, «nuove integrazioni e unificazioni delle tre Aziende, già allo studio, contribuiranno
a realizzare nel brevemedio termine ulteriori forme di efficientamento». La bozza del Governo, un'altra doccia
fredda, potrebbe accelerare i lavori. La Fp-Cgil, visto l'andazzo, mette le mani avanti: «Questa è la classica
logica dei tagli lineari, che noi rifiutiamo - avverte il responsabile della Sanità Giuseppe Chiarelli -. Prima che
da Roma vengano a dirci quanto personale tagliare, dovrebbero vedere i servizi che offriamo». ©
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La spending review TROPPI DIPENDENTI NEGLI UFFICI Sono 1600 gli impiegati amministrativi che la
sanità emiliana dovrà ridurre LA SCURE SULL'AUSL DI BOLOGNA L'azienda dovrà ridurre il personale da
859 a 579 dipendenti GLI AMMINISTRATIVI DEL RIZZOLI L'Istituto deve tagliare 50 dipendenti, più del
doppio del Sant'Orsola (21) PER SAPERNE DI PIÙ www. regione. emilia-romagna. it www. ausl. bologna. it
Foto: LE CORSIE E GLI UFFICI Dopo il taglio di 4000 posti letto, arriva la scure per 1.600 impiegati
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Sanità , in Regione tagliati 1600 impiegati all'Ausl 280 esuberi, al Rizzoli
cinquanta
16/11/2012
La Repubblica - Bologna
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
I manager "Più chiarezza con i pazienti"
OLTRE le polemiche, oltre i tagli, al centro della sanità c'è, o dovrebbe esserci, soprattutto la cura del
paziente-cittadino in tutta la sua complessità: dal suo ingresso in ospedale al ricovero in reparto, dalle
diagnosi al delicato lavoro nelle sale operatorie. Questo concetto, apparentemente semplice, è il leitmotiv
dell'incontro organizzato per il quarto anno consecutivo a Bologna dalla Simm, Società italiana medici
manager, presieduta in Emilia-Romagna da Giampiero Ucchino, primario di chirurgia generale all'ospedale
Maggiore. Due gli eventi in programma: venerdì, alle 16, nella sede della Società Medico-Chirurgica
bolognese sarà presentato il libro «Sicurezza in sala operatoria», volume scritto a più mani coordinato dal
Prof. Paolo Innocenti. Tra gli ospiti anche Fosco Foglietta, presidente di Cup 2000. Sabato, dalle 9 alle 17 al
Mambo si terrà invece il convegno «La prospettiva e la rivincita: cuore tecnica e tecnologia». Dove assieme ai
professionisti della Sanità e non solo si parlerà, appunto, dell'esperienza della cura del paziente, per il quale
spesso molti passaggi sono poco trasparenti, «spersonalizzanti» e generano conflitti tra medici e cittadini.
Foto: Fosco Foglietta
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Il convegno Oggi e domani al Mambo
16/11/2012
La Repubblica - Roma
Pag. 17
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Morto per un'infezione in corsia, la procura indaga
San Giovanni: aveva subito un intervento di protesi all'anca. Denuncia dei parenti
ANGELA MARIA ERBA
HA INCUBATO un killer invisibile, un batterio contratto in corsia che l'ha ucciso dopo due settimane di agonia.
Giovanni Paniccia, 60 anni, è stato stroncato lo scorso 31 settembre dall'acinetobacter, un pericoloso
microrganismo che si diffonde negli ospedali e che ha trovato il suo habitat naturale in uno dei reparti del San
Giovanni Addolorata. Perché nella struttura di via dell'Amba Aradam, già finita sotto inchiesta per l'incredibile
scambio di flaconi sul piccolo Marcus de Vega, l'uomo era entrato il 14 settembre per eseguire una normale
operazione di protesi all'anca. Da lì non è più uscito, come hanno denunciato in questi giornii familiari alla
procura, fotografando una stanza d'ospedale dove le coperte erano "umide" e le "maniglie delle porte rotte",
con inevitabili e "forti correnti d'aria".
Adesso il pubblico ministero Pantaleo Polifemo ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo.
L'intervento a cui si è sottoposto Paniccia porta la data del 17 settembre.
L'arto operato si era subito gonfiato per via di un'infezione alla ferita. Il 19 settembre, due giorni dopo, i
medici decidono di procedere con una seconda operazione di lavaggio ma senza ottenere miglioramenti.
Tant'è che il paziente, che già aveva accusato febbre alta fino a 41, comincia a perdere conoscenza. Gli
fanno diverse Tac, finché non lo trasferiscono in una stanza sterile per evitare il contagio. L'acinetobacter,
infatti, può causare un'epidemia perché sia i pazienti sia gli operatori possono essere colonizzati dal batterio
killer. Che ha un'incidenza di mortalità molto alta tra le persone in condizioni di salute particolarmente fragili e
che può sopravvivere agevolmente, anche per lungo tempo, su vestiario, lenzuola, lavabi e maniglie. I
magistrati di piazzale Clodio, che per il momento non hanno iscritto nessuno nel registro degli indagati,
dovranno verificare se effettivamente è stata l'incuria dell'ospedale romano a uccidere Paniccia. E se l'uomo
è stato prontamente isolato per evitare un eventuale contagio con altri pazienti.
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Foto: L'ospedale San Giovanni
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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ROMA
16/11/2012
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Diagnosi preimpianto Primo sì di un giudice
Cagliari, il tribunale la autorizza per una coppia portatrice di talassemia
MARIA CORBI ROMA
In nome dell'Europa si possono eseguire test sugli embrioni prima dell'impianto. Il tribunale di Cagliari ha
autorizzato una coppia - lei talassemica, lui portatore sano dell'anemia - alla diagnosi obbligando l'Ospedale
Microcitemico di Cagliari ad eseguire il test, rispettando in questo modo la sentenza della Corte europea dei
diritti dell'uomo di Strasburgo che lo scorso giugno ha accolto il ricorso presentato da una coppia italiana
(portatrice sana di fibrosi cistica) contro la legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita. La coppia avrebbe
potuto rivolgersi ad una struttura privata i cui costi però si aggirano intorno ai 9000 euro a ciclo, cifra
impossibile per il loro reddito. Le strutture pubbliche che eseguono interventi di procreazione medicalmente
assistita, dice il giudice, devono necessariamente dotarsi anche delle attrezzature atte a svolgere la diagnosi
preimpianto per le coppie affette da malattie genetiche. Qualora non fossero in grado, la sentenza prevede
che l'azienda possa ricorrere ad altre strutture sanitarie. Giovanni Monni, primario di Ostetricia e Ginecologia,
Diagnosi prenatale e preimp i a n t o, t e ra p i a fe t a l e, d e l l'ospedale Microcitemico di Cagliari, dove è
seguita la coppia dal cui ricorso è scaturito il riconoscimento del diritto a sapere se l'embrione è sano, ha
spiegato che «l'ospedale non è in grado, in questo momento, per mancanza di personale, di biologi, di poter
fare la diagnosi preimpianto». «Quindi io farò la parte che mi compete, quella di fare la fertilizzazione in vitro,
poi il prelievo di una cellula dell'embrione. Questa cellula dovrebbe essere esaminata dal laboratorio di
genetica prenatale, che non dipende da me, ma dalla professoressa Maria Cristina Rosatelli, che in questo
momento non è in grado di eseguirla per mancanza di personale». Una situazione che rispecchia quella
nazionale e che dovrebbe iniziare a cambiare le cose. Secondo l'associazione Luca Coscioni la sentenza
corregge «la situazione italiana in cui su 357 centri di Pma attivi, nessuno dei 76 pubblici offre la diagnosi
preimpianto, nonostante con le linee guida Turco del 2008 sulla legge 40/2004 sia consentita». E dunque,
questa di Cagliari, è un'altra sentenza «contro» legge 40 sulla fecondazione assistita, che dal 2004 a oggi è
stata oggetto di diverse sentenze e pronunciamenti. «Nei prossimi giorni attendiamo nuove ordinanze di
tribunali in merito ad altri aspetti della legge 40, come la fecondazione eterologa», avverte il segretario
dell'Associazione Coscioni Filomena Gallo. Nel 2007 il tribunale di Cagliari aveva già autorizzato la diagnosi
preimpianto nel settore pubblico, disapplicando le linee guida sulla legge 40 allora vigenti. Sentenza che però
è rimasta ineseguita trattandosi di un pronunciamento a livello interpretativo. «Quella appena emanata dallo
stesso tribunale», ha chiarito Gallo, è invece «la prima sentenza che entra nel merito della questione». Ma
già l'Europa era stata chiarissima definendo incoerente il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi
preimpianto degli embrioni in quanto allo stesso tempo un'altra legge dello Stato permette alla coppia di
accedere per il feto a un aborto terapeutico. Si riapre così un dibattito infinito sul tema bioetico, sui limiti da
imporre al desiderio di maternità e paternità e sull'eugenetica. Ma forse basterebbe ascoltare mamma
Teresa, a cui il Tribunale ha dato ragione: «Voglio solo che mio figlio non sia malato». Eugenetica? «Non mi
importa nulla che sia maschio o femmina, biondo o bruno. Voglio solo che non soffra, e io so di che parlo».
Otto anni tra critiche e speranze R2004: LEGGE 40 SULLA FECONDAZIONE 1Diagnosi consentita a
coppie sterili o se l'uomo ha l'Aids R2008: LA «CORREZIONE» ALL'INTERPRETAZIONE 2Il ministro Livia
Turco «liberalizza» la diagnosi preimpianto R2012: UNA NORMA NON APPLICATA 3Nessuno dei 76 centri
pubblici italiani esegue il test
Foto: In Italia i centri di Pma sono 357
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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SANITÀ SENTENZE E PAZIENTI
16/11/2012
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Asl e ospedali al collasso In coda fino a otto mesi per operarsi alla
tiroide"
Il Tribunale dei diritti del malato: liste chilometriche
PAOLO RUSSO ROMA
Liste d'attesa sempre chilometriche; superticket che mettono in fuga gli assistiti da farmacie, ambulatori
specialistici e centri diagnostici; tagli ai posti letto che iniziano a far sentire il loro peso rendendo più
complicato ottenere un ricovero. E poi le solite lamentele su errori medici, poca chiarezza nelle informazioni,
lungaggini nelle pratiche per ottenere gli assegni di invalidità. Il tutto moltiplicato per due nelle Regioni in
piano di rientro dai deficit sanitari, dove i tagli si fanno più con l'accetta che con il bisturi. A leggere il 15°
rapporto del Pit salute, basato sulle segnalazioni dei cittadini al Tribunale dei diritti del malato (Tdm), sembra
non reggere molto lo slogan «non tagli ma lotta agli sprechi» che ha accompagnato le ultime manovre
sanitarie, mettendo in cura dimagrante Asl e ospedali per ben 31 miliardi di euro dal 2010 al 2014, come
certificato di recente dalla Corte dei Conti. Nei Pronto soccorso cominciano a scarseggiare medici e
ambulanze attrezzate, mentre i quasi 20 mila posti letto tagliati dal 2009 ad oggi fanno compiere un deciso
balzo in avanti alle segnalazioni degli assistiti che hanno accusato problemi ad ottenere un ricovero, balzate
dal 23,5% dello scorso anno al 28,6%. Un coro di lamentele al quale fanno riscontro i dati oggettivi, che
danno in forte crescita i tempi medi di attesa per ottenere un letto in ospedale, con attese che per le cinque
tipologie di ricovero esaminate vanno dagli 8 mesi per un intervento alla tiroide ai 16 per una plastica
ricostruttiva. E la situazione non sembra destinata a migliorare, visto che la legge di stabilità di letti ne
sforbicia altri 7389, che il regolamento appena varato dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, concentra
però sui reparti sottoutilizzati. Tagli sostenibili, per il Presidente delle Federazione di Asl e ospedali (Fiaso),
Giovanni Monchiero, «se ci fossero strutture residenziali e di assistenza sul territorio che invece sono assenti
nel 90% del Paese». Se l'assistenza ospedaliera inizia a zoppicare, quella territoriale resta stabile ma non per
medici di famiglia, pediatri e guardie mediche, bocciati dai cittadini perché non li informano e orientano a
sufficienza. Un'accusa segnalata dal 16,2% degli assistiti, contro il 12,2 del passato. I tempi medi per
ottenere visite specialistiche, analisi e accertamenti diagnostici, dicono le rilevazioni del Tdm, si allungano.
Ma i sudditi di Asl e ospedali sembrano oramai assuefatti alle liste d'attesa, perché le segnalazioni negative
paradossalmente diminuiscono. Anche se restano ancora saldamente al primo posto della classifica di quel
che non va nella nostra sanità a dieta forzata. Una rassegnazione che spinge sempre più cittadini nelle
braccia del privato per ottenere quel che non riesce ad avere in tempi accettabili nel pubblico, ma che non
stimola le Regioni a fare di meglio, visto che il rapporto rileva come diverse di loro siano assolutamente
inadempienti nella redazione di un piano di interventi per ridurre i tempi di attesa. Cure dunque meno
accessibili ma almeno più umane, visto che diminuiscono le segnalazioni per incuria, sgarberie o
maltrattamenti. Resta invece sempre un'impresa ottenere informazioni e documentazione, in particolare le
cartelle cliniche. Ma alle lamentele sui servizi si aggiungono quelle di chi denuncia di non farcela più ad
accollarsi il peso sempre più gravoso dei ticket, che soprattutto nelle Regioni in piano di rientro sono oramai
più cari del prezzo da pagare per ottenere, subito, la prestazione dal privato. Oramai quasi un assistito su due
dichiara di avere difficoltà a far fronte alla spesa e questo, per il coordinatore del Tdm, Giuseppe
Scaramuzza, «dimostra che fra tagli e piani di rientro i cittadini hanno l'impressione che lo Stato sociale stia
diventando sempre più a-sociale a danno e sulla loro pelle».
Foto: Problemi anche per ottenere un ricovero: dal 2009 a oggi negli ospedali italiani sono stati tagliati
ventimila posti letto
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Dossier // Il rapporto annuale sulla medicina in Italia
16/11/2012
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Analisi a 64 euro Il 48 % non ce la fa
[PA.RU.]
Il conto emblematico è quello che ha presentato la signora Anna di Fiumicino ai cacciatori di malasanità del
Tribunale per i diritti del malato. Ben 64 euro e spiccioli per un po' di analisi di routine: urine, glicemia,
emocromo, protidemia. Si perché nel Lazio oltre ai vecchi ticket maggiorati di 10 euro con la manovra della
scorsa estate si paga anche una sovrattassa di 4 euro per tamponare il buco nei conti della sanità laziale. Del
resto le tabelle del rapporto sui ticket regionali mostrano che oramai per molte prestazioni costa meno andare
dal privato che versare l'obolo alla regione. Il 48,6% degli assistiti dichiara di non farcela più a pagare. Anche
se la situazione varia molto da Regione a Regione, visto che c'è chi si è limitato ad applicare il superticket di
10 euro su visite e analisi, chi lo ha rimodulato in base al reddito o al tipo di prestazione, chi non lo ha
applicato per niente. Resta comunque la botta su specialistica e diagnostica, dove si registra il record di
segnalazioni degli assistiti, oltre il 60%, che hanno dichiarato di aver avuto difficoltà a saldare il conto. E le
cose non vanno molto meglio per i farmaci, dove sono comunque in aumento le segnalazioni sui costi
eccessivi. Ci si lamenta per i prezzi eccessivi dei farmaci di fascia C, quelli che si pagano per intero,
problema segnalato dal 18% dei cittadini contro il 12 dell'ultimo rapporto. Ma salgono e di molto anche le
segnalazioni sui costi dei medicinali di fascia A che pure dovrebbero essere gratuiti. Dovrebbero, perché la
legge dice che se si acquista la più costosa pillola «griffata» anziché il generico la differenza è a carico
dell'assistito. E proprio ieri il Parlamento ha proposto di abrogare la norma che vincola i medici a prescrivere
quel che costa meno.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Dossier // Il rapporto annuale sulla medicina in Italia I superticket
16/11/2012
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Cure palliative Premiata Vicenza
[PA.RU.]
La buona sanità esiste e resiste, anche in tempi di spending review». Dopo aver sciorinato i dati
sull'assistenza negata prova a risollevare gli animi il coordinatore del Tdm, Giuseppe Scaramuzza,
consegnando il «Premio Alesini 2012» sulle «buone pratiche di umanizzazione delle cure». Il primo premio è
andato al Nucleo cure palliative della Asl 5 di Vicenza, che si è impegnata nel miglioramento della qualità di
vita dei malati terminali, ponendo sempre maggiore attenzione alla cura del dolore ma anche potenziando le
cure domiciliari. Che significa consentire al malato di vivere circondato da affetti. Al secondo posto gli
Ospedali riuniti di Ancona, che hanno saputo garantire la piena presa in carico del paziente dopo la
dimissione dall'ospedale. Controlli ambulatoriali, assistenza a domicilio e riabilitazione hanno abbattuto le
recidive, portando benefici agli assistiti e alle casse dell'azienda ospedaliera. La stessa attenzione alla fase di
dimissione ma con particolare attenzione ai pazienti più fragili ha fatto conquistare il podio anche alla Asl 15
di Padova. Tre esempi che mostrano come sia possibile fare buonasanità anche in tempo di crisi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Dossier // Il rapporto annuale sulla medicina in Italia Le buone pratiche
16/11/2012
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Nuovo rettore, è scontro tra i medici al San Raffaele
I «Sigilli» di don Verzè nominano Antonio Scala. Ma il corpo docente non lo vuole. Lui si difende: «Ho un
lungo curriculum» VECCHIA GUARDIA Il cda arroccato nell'ateneo spiega: «No all'imbastardimento»
Stefano Zurlo
Non era mai successo. Antonio Scala, professore dalla biografia pesante ma dal curriculum leggero, si è
insediato come rettore di quella polveriera che è l'università Vita-Salute ma non ha mandato un messaggio di
saluto, neppure due righe due, ai professori dell'ateneo. L'ultima provincia dell'impero San Raffaele rimasta
nelle mani della vecchia guardia, i Sigilli di don Verzè. Scala viaggia sott'acqua, come un sottomarino, e forse
attende, come i generali dello Zar davanti a Napoleone, che la tempesta passi. Ma i colleghi sono sul piede di
guerra, a medicina hanno congelato tutti gli incarichi interni alla facoltà nelle mani del ministro Francesco
Profumo. E una filosofa di prestigio come Roberta De Monticelli affonda non una ma due volte il coltello della
perfidia componendo sul suo blog un ritrattino definitivo: «Delle sue risposte alle domande che gli sono state
rivolte chi scrive - assumendosi la personale responsabilità delle affermazioni qui fatte - ha tenuto conto nella
misura in cui ha potuto capirle, pur ritenendole complessivamente insoddisfacenti». Insomma, par di capire
che il neorettore non abbia il passo per governare l'università, che attraversa un momento drammatico, e
abbia lo sguardo rivolto all'indietro. Verso un mondo che è finito in pezzi. Si può obiettare che la De Monticelli
sia l'icona dello snobismo, un tratto distintivo degli intellettuali italiani. Può essere. E però Scala, a lungo
professore di chimica alla Statale, è sbucato all'improvviso ed è stato catapultato alla testa dell'ateneo contro
i voti messi nell'urna delle primarie dai docenti. Dalle votazioni era emersa una terna di candidati. I nomi sono
stati bocciati su tutta la linea dall'Associazione Monte Tabor che, dopo la morte di don Verzè, il suicidio del
suo braccio destro Mario Cal, gli scandali e gli arresti, ha perso l'ospedale ma non la voglia di combattere. E
si è arroccata fra le cattedre e i banchi delle tre facoltà: medicina, filosofia e psicologia. Così è stata Raffaella
Voltolini, presidente del cda, a prendere in mano il timone e lanciare un messaggio chiaro che più chiaro non
si può: no al rischio di «imbastardimento». Ovvero, un no assoluto alla nuova proprietà di Giuseppe Rotelli.
Ecco, dunque, la nomina di Scala. Che però non trova il gradimento necessario. In università ricordano la sua
amicizia con Ferruccio Fazio, che nel 2010, quando era ministro della salute gli concesse una sontuosa
consulenza costata al contribuente la bellezza di 60 mila euro, ma lunga solo sei mesi, agosto incluso. E poi
c'il curriculum, ancora più corto. Se si prendono ad esempio i lavori svolti negli ultimi dieci anni, Scala si
ferma quota 8. Quando la soglia, stabilita dalla riforma Gelmini, per l'idoneità come professore associato,
primo importante traguardo nella progressione accademica, è fissata a 21 pubblicazioni. E l'asticella viene
collocata al livello di 32 scritti per l'aspirante ordinario. I numeri, per quel che può valere questa simulazione,
sono poveri. Quel misuratore dell'autorevolezza scientifica che è l'H-index contemporaneo boccheggia a
quota 4. Quattro come un brutto voto in pagella. Lontano, lontanissimo dall'11 che servirebbe per correre
verso l'ordinariato. Scala però non ci sta: «Il mio curriculum non è per niente corto. Sono salito in cattedra
negli anni Settanta, vincendo un concorso tutto per sorteggio. E poi sono stato per quindici lunghi anni
preside di medicina alla Statale. Ma soprattutto è scorretto valutare la mia produzione sulla base dell'ultimo
decennio: ho 73 anni e al San Raffaele, dove sono arrivato nel 2004, non avevo nè laboratori nè spazi. La
verità è che stanno cercando di mettermi in mezzo ad una guerra per bande». Il rettore non arretra ma porge
un ramoscello d'ulivo: «Ho accettato la nomina perché lo stallo durava da troppo tempo e avrebbe nuociuto
agli studenti. Però non sono un uomo di potere. Sarò un rettore di transizione».
Foto: GUERRA L'università del San Raffaele Vita-Salute finita nella bufera. Sotto, Antonio Scala, rettore
dell'Università del San Raffaele [Emmevi]
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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l'inchiesta UN'ISTITUZIONE NELLA BUFERA L'università nel mirino
16/11/2012
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 30
(diffusione:192677, tiratura:292798)
»«Se mi danno il Nobel me lo prendo. Per i soldi»
Lo scrittore bresciano, 64 anni, dice che il talento non gli pesa, perché è un regalo dell'infanzia. I premi non
gli interessano, ma sarebbe disposto a fare un'eccezione
Vittorio Macioce
Non vi siete accorti che vi sta solo prendendo in giro? Perché è questo che lui fa. Vi offre il suo ego e vi
guarda mentre lo fate a brandelli, pezzo dopo pezzo, sacrificato, sbranato, strappato, lacerato. Occhi negli
occhi. Carne compiaciuta lui, voi cani randagi. Questo pensiero ti arriva mentre state parlando, sotto i
chiaroscuri di un hotel di via Veneto. «Non ne avete abbastanza di Aldo Busi? Non vi esce dalle orecchie?».
No. O sì. Non importa. Conta invece che fino a quando consumeranno quel Busi, l'altro si salverà. E l'altro è il
motivo per cui stai qui. L'altro ti ha tenuto sveglio due notti con un romanzo dal titolo che fa di tutto per non
farsi comprare: El especialista de Barcelona (Dalai editore). Un libro tirato per 60mila copie quando sembrava
che nessuno volesse davvero pubblicarlo. La voce di un uomo seduto in uno slargo di Barcellona davanti a
una foglia di platano, con la quale qualcuno potrebbe pensare che si sta confessando. Non i suoi peccati, ma
la miseria degli altri. E ci vuole un immenso talento o un'infinita innocenza per guardare queste umanità nude
e avide, vili e meschine, dannatamente umane, senza assolverle o condannarle, senza disgusto, senza fuga
o remissione, in fin dei conti amandole. Ci vuole Goya. O forse Busi, l'altro. È per questo allora che stai qui.
Per lo scrittore. E non te ne frega nulla delle dediche, neppure quella a García Lorca, figurati a Garzón e a
Ingroia. «Ma se Ingroia si mette in politica la cancello», dice. Perché è di questo che vorrebbe farti parlare. Di
questo e di altre cose gettate per terra. Ti invita al banchetto. Solo quando vede che rifiuti il pasto, lui
comincia a raccontarsi. Esce questa storia della prima comunione. Di quando per comprarsi i pantaloni buoni
organizza il lotto. Nove anni. È un bambino. E si mette a vendere i biglietti. Quello vincente sarà il primo
estratto sulla ruota di Milano. Il montepremi sono lenzuola comprate a credito. «Piazzo 76 numeri su novanta.
Il vincente non è tra quelli venduti. Mi compro i pantaloni e mi tengo le lenzuola. Nella vita c'è sempre un po'
di fortuna nella disgrazia». Che numero uscì? «Credo fosse il 32». Come si diventa Busi? «Con il talento. È il
solo regalo che ho avuto dal luogo dove sono nato. I miei erano una famiglia di locandieri, gente di taverna.
Mio padre aveva questo bar, il Bar Fiat, perché si trovava all'angolo della rivendita delle macchine. A
Montichiari c'era un'importante fiera di bestiame. Era un crocevia di genti e di dialetti, che io assorbivo e
consumavo. Da qui viene la mia lingua. Non dall'italiano dei sindaci, dei farmacisti, dei preti». Cosa si
aspetta? Cosa vorrebbe che le fosse riconosciuto? «E cosa possono riconoscermi? Ho 64 anni e tutto quello
che può accadere mi lascerebbe indifferente. Lo Strega? Sai quanto mi cambia la vita ormai. Magari il Nobel.
Quello me lo andrei a prendere. Per i soldi e per arrivare in Svezia vestito come Rita Hayworth. Perché se vai
a prenderti il Nobel devi andarci così». Adesso. E prima? «Prima cosa?». Cosa si aspettava? «Prima sì. Mi
aspettavo che qualcuno capisse il lavoro che ho cercato sempre di fare con i romanzi. La manutenzione degli
umani». Si sente vecchio? «Lo sono». Quando ha pensato per la prima volta: sono vecchio? «Molto presto.
Mi fanno orrore i vecchi. Quindi ho passato una vita a pensare alla vecchiaia». C'è un momento preciso?
«C'era un ragazzotto che non mi piaceva neppure tanto. Bello. Palestrato. Ma è la voce la chiave per arrivare
a me. Comunque stavamo lì, vicini, per capire se era il caso di avvicinarsi, toccarsi, e io in fin dei conti non
avevo nulla da fare. Gli chiedo. "Perché ti interesso?" "Mi sono sempre piaciute le persone anziane". L'ho
fatto filare, via via. La vecchiaia la vedi solo nello sguardo degli altri». Come si vede Busi? «Non è stata una
vita facile. No, non lo è stata per niente». Perché? Per i pregiudizi, per l'omosessualità? Per cosa? «No.
Perché non sono stato capace di tenermi qualcuno accanto. Perché non è facile vivere con uno che passa i
suoi giorni in casa a leggere e a scrivere e che si chiude e non è programmato per condividere lo spazio.
Perché ho amato delle persone. Ma ogni volta le ho tenute a una certa distanza, perché io non riesco a fare
sesso con chi amo. Non ci riesco proprio. E vai a capire quale trauma mi porto dentro, di quelli che non puoi
farci nulla, per quanto uno sia bravo a rimettere insieme i pezzi e a fare i conti con se stesso. Oppure
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Aldo Busi l'intervista
16/11/2012
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 30
(diffusione:192677, tiratura:292798)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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chiamiamo tutto questo solitudine. Quella che ha attraversato la mia vita, che ho provato a strapparmi di
dosso, donandomi agli altri. Ora però sono vecchio e posso prendermi cura di me stesso».
Le frasi
PRIMADONNA
Andrei di corsa a Stoccolma vestito come Rita Hayworth
CONSAPEVOLEZZA
Non ho avuto molto dalla vita Se non il talento della scrittura
MISSIONE
Nei romanzi ho voluto fare la manutenzione degli umani
Foto: ABUSO DI TALENTO Aldo Busi: il nuovo libro è «El especialista de Barcelona» (Dalai)
16/11/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Sorrisi ritrovati d'Uzbekistan per scoprire un po' dell'Italia più bella
LUCIA BELLASPIGA
Sembrano ancora più piccoli i bambini, nel lettone che li riporta in stanza. L'operazione è finita e giri di bende
coprono lo squarcio aperto dai chirurghi per curare il loro cuore malato. Alzano appena la mano al saluto dei
genitori, che piangono e ridono ancora increduli di quella fortuna, di quella manna caduta dal cielo che si
chiama dottor Marianeschi, dottor Ciuffrida, dottor Ferrazzi e in tanti altri modi... Siamo in Uzbekistan, ex
Unione Sovietica, uno dei molti Paesi in cui decine di professionisti italiani scelgono di trascorrere le ferie
operando gratuitamente i bambini cardiopatici condannati a morte certa, non dalla malattia ma dalla povertà.
Perché se nel mondo nascono ogni anno un milione di bimbi affetti da gravi malformazioni cardiache, solo
duecentomila hanno accesso alle cure, gli altri ottocentomila soccomberanno. Non i più gravi, i più sfortunati:
venuti al mondo in una regione in cui la salute è un bene che si compra e la cura - dove c'è - un lusso per
ricchi. Lo ha raccontato bene sulle nostre pagine Vito Salinaro, partito per l'Uzbekistan al seguito dei medici
italiani, e ora lo fa il videoreportage curato da lui e da Francesco Giase che è stato presentato l'altro giorno
all'ospedale milanese di Niguarda dall' équipe di sanitari per narrare ciò che nella nostra società è
inimmaginabile (si può vedere su www.avvenire.it). Marcel ha un cuore per metà non sviluppato: una
patologia solitamente mortale, ma lui ha tenuto duro e ha arrancato fino ai cinque anni. Ora però ogni
movimento gli costa tanta fatica, sorride appena, le labbra e le unghie blu. «Il suo male è stato diagnosticato
tardi perché qui non esistono gli strumenti per fare gli esami...», racconta la mamma in uzbeko, per noi un
groviglio di consonanti finché alla fine ci raggiunge un suono familiare, « doctòr Marianeschi... ». E qui
finalmente sorride. La traduzione spiega: «Lo hanno visitato in tanti da quando è nato, ma tutti ci hanno detto
che non c'è niente da fare e Marcel è deperito. Poi un dipendente dell'ospedale ci ha parlato dell'arrivo di
chirurghi bravi dall'estero, noi abbiamo tanta fede nel doctòr Marianeschi ». L'Italia vista da qui oggi ha il
sapore della Terra promessa, un luogo da favola dove esistono gli ospedali, dove i farmaci si possono
comprare nelle farmacie, dove se stai male vai dal medico e ti visita pure. Dove la cura è un diritto e la salute
un bene collettivo. Quei due genitori non sanno delle liste d'attesa che anche da noi affliggono e a volte
condannano, non sanno dei pochi (ma inaccettabili) casi di malasanità, né di qualche medico disonesto che,
a fronte di migliaia di colleghi esemplari, lucra sui pazienti. Vedono invece ciò che a volte noi non vediamo né
apprezziamo più, la professionalità e ancor più la profonda umanità di chi trova normale, non eroico,
attraversare il mondo per chinarsi su vite sconosciute. Ad oggi i medici "missionari" del Niguarda e degli
Ospedali Riuniti di Bergamo, sorretti dalla Fondazione "Aiutare i bambini", hanno operato 620 piccoli, «620
contro ottocentomila che attendono, potremmo sentirci scoraggiati. - dice il presidente della Fondazione,
Goffredo Modena - Invece no: se ne avessimo potuti aiutare 621, quell'uno in più sarebbe una vita salvata. Il
problema mondiale non lo scalfiamo nemmeno, ma quella vita è tutto l'universo». In epoca di tagli («oggi
l'annuncio che gli stanziamenti per la cooperazione sanitaria italiana calano da 1.200 milioni di euro a
200milioni») tutto questo è possibile grazie a un fiume inarrestabile di solidarietà, alla generosità di milioni di
donatori, all'instancabile corrente positiva che contrasta tutti i santi giorni la marea nera del male e
dell'ingiustizia. Mentre nel ricco Occidente qualcuno reclama un "diritto a morire" e la vita spesso è un vuoto a
perdere (eutanasia, suicidio assistito, milioni di figli abortiti), nel mondo dei poveri le forze scendono in campo
per regalare qualche anno in più a un bambino già minato. E le forze scese in campo sono nostre, parlano
siciliano, pugliese, calabrese, campano, umbro, lombardo sono i medici formati dalle nostre università, dalle
nostre famiglie e, anche, dalle nostre chiese. Il frutto della nostra cultura e mentalità, fioriti sulle radici
cristiane di cui siamo il risultato. Sono la parte più bella di questa nostra Italia. RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Gli editoriali di Avvenire UNA STORIA DI SOLIDARIETÀ E VERA MEDICINA È DIVENTATA
VIDEOREPORTAGE
16/11/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Sciopero della Sla «Avanti a oltranza»
FRANCESCA LOZITO
econdo giorno di sciopero della fame per malati di Sla e gravi disabili che fanno capo al Comitato 16
novembre. Dopo lo stop del 31 ottobre scorso, alcuni hanno ripreso la protesta, dimezzando la nutrizione del
50 per cento. I malati dicono no ai 200 milioni di euro annunciati nei giorni scorsi dalla Commissione bilancio
e pretendono il reintegro globale del Fondo per la non autosufficienza tagliato dal governo Berlusconi.
Duecento milioni - sostengono - non sarebbero una cifra adeguata a coprire i bisogni reali delle persone con
grave disabilità, soprattutto in quelle regioni in cui il piano di rientro dal deficit di bilancio costringe a tenere
molto stretti i cordoni della borsa. IL sardo Salvatore Usala, malato di Sla e segretario del Comitato, chiede il
raddoppio degli aiuti offerti dal governo, che servirebbe per la creazione di piani di assistenza individualizzati.
Usala ieri ha risposto alle dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro Maria Cecilia Guerra, che aveva
affermato l'impossibilità di poter trovare una soluzione in breve tempo. Il presidente del Comitato ha chiesto al
sottosegretario le ragioni della cancellazione dei 350 milioni del "fondo Letta". Un segnale di distensione è
arrivato dal ministro della Salute Renato Balduzzi che, in occasione della conferenza del Pontificio Consiglio
per gli operatori sanitari aperta ieri in Vaticano, ha chiesto ai «disabili e ai malati di Sla che hanno iniziato lo
sciopero della fame di fermarsi per non compromettere un equilibrio già difficile e di avere fiducia nel governo
e nel Parlamento». Balduzzi ha dato «rassicurazione dell'impegno del governo nei confronti delle gravi non
autosufficienze e anche direttamente nei confronti dei malati di Sla». Sul tema è intervenuto anche don
Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, che aveva sollecitato il dicastero della salute a far
rientrare l'assistenza alle gravi disabilità come la Sla nell'ordinaria attività sanitaria e non nella categoria
generica delle non autosufficienze. Una posizione cui si allinea Chantal Borgonovo, moglie di Stefano, il
calciatore colpito dalla malattia del motoneurone da sette anni: «Il vero problema - ammette - e proprio quello
di poter avere una assistenza sanitaria di qualità all'interno delle mura domestiche. E perché questo accada
occorre avere degli infermieri professionali che possano fare l'assistenza a domicilio per tutto il tempo
necessario al malato. Non si può andare avanti con le badanti che hanno una formazione assistenziale non
adeguata. Che è una malattia mortale, occorre dirlo, non cronica, e in molti casi si muore dopo i primi tre
anni. Non a caso i decessi sono circa 800 all'anno». Chantal Borgonovo ha smentito però le voci circolate ieri
sul Web di una possibile adesione di suo marito allo sciopero della fame.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
disabili Il fronte che riunisce parte delle persone affette da Sclerosi laterale amiotrofica non si accontenta dei
200 milioni offerti dal governo ed esige il reintegro dell'intero fondo per le non autosufficienze. In caso
contrario la protesta non verrà sospesa. Ieri dal ministro Balduzzi un tentativo di allentare la tensione:
«Fidatevi di noi» Ma la vicenda resta aperta ASSISTENZA E DISABILITÀ
16/11/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Imu al non profit, il governo «cerca un equilibrio»
Nota dell'Azione Cattolica: il parere del Consiglio di Stato rischia di annichilire il Terzo settore che risponde ai
più bisognosi Appello all'esecutivo perché ne tenga conto
Il parere non è vincolante». Sulla questione del regolamento Imu relativo agli immobili di proprietà degli enti
non profit, sul quale il Consiglio di Stato ha dato diverse valutazioni negative, il governo sembra intenzionato
ad andare avanti con qualche aggiustamento ma restando sulla linea scelta in precedenza. «L'obiettivo è un
equilibrio serio tra le diverse esigenze», si limita a dire il sottosegretario alle presidenza del Consiglio Antonio
Catricalà. Nel frattempo, in attesa di capire come evolverà il provvedimento, continuano le prese di posizione
preoccupate per il danno potenzialmente esiziale che la definizione europea di «attività economica»
comporterebbe se applicata alle attività senza fini di lucro del Terzo settore. Ieri l'Azione cattolica ha diffuso
una nota nella quale parla del rischio che si «annichilisca il Terzo settore privando i cittadini - specie i più
bisognosi - di servizi essenziali che lo Stato e gli enti locali non sono in grado di erogare, e che sarebbero
insostenibili se assunti sui bilanci pubblici». L'Ac ricorda che «l'intero Terzo settore (quanta confusione
quando si parla di "Imu alla Chiesa", dimenticando che il non profit riguarda migliaia di realtà religiose, laiche,
partiti, sindacati, fondazioni bancarie...) ha dato piena disponibilità al governo perché si arrivasse ad una più
precisa definizione dell'Imu dovuta. Ma tale disponibilità sarà vana, anzi pericolosamente dannosa, se il
governo non saprà illustrare all'Europa le peculiarità del "non-profit" italiano, la sua diramazione e profondità
unica ed esemplare; se non saprà dire alle istituzioni europee quanto sia eticamente sbagliato considerare
"anticompetitiva" la presenza di realtà le cui entrate economiche hanno l'obbligo statutario di essere
riutilizzate per servizi agli ultimi e ai bisognosi». L'auspicio, conclude la nota dell'Azione cattolica, è che il
governo completi la sua azione legislativa avendo piena considerazione di come funziona e cosa rappresenta
il non profit per milioni di bisognosi».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
33
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Fisco e società
16/11/2012
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 7
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Emendamento bipartisan salva i farmaci griffati
La norma sulla prescrizione del principio attivo «è equilibrata» e «non vedo ragioni per non continuare sulla
strada della valorizzazione della cultura e della pratica del farmaco equivalente che fa risparmiare i cittadini e
il Servizio sanitario nazionale». Così il ministro della Salute, Renato Balduzzi ha replicato a un emendamento
bipartisan al decreto sviluppo che, in sintesi, trasformerebbe l'obbligo per i medici di prescrivere il principio
attivo al posto della griffe in una semplice «facoltà». La proposta di modifica avanzata da Udc, Lega, Pdl e
Pd, non è stata accolta dal ministro che l'ha definita «un'iniziativa individuale di singoli senatori, non dei
partiti. La norma vigente dà la facoltà al medico di orientare i pazienti e i farmacisti. Quando c'è una ragione
per indicare il nome commerciale di un farmaco, il medico lo motiva in tutti gli altri casi vale il principio di
equivalenza come in tutto il resto del mondo».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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DECRETO SVILUPPO
16/11/2012
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 20
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«Rilanciate il Gaslini o andate via»
Tutti i sindacati contestano i vertici dell'ospedale: «Basta operazioni di immagine» Nel mirino il presidente
Lorenzelli e il direttore Petralia AIUTI PER I REPARTI «Assistenza e ricerca: servono interventi urgenti»
GUIDO FILIPPI
ULTIMO avviso ai naviganti e ai manovratori. «Fate qualcosa in fretta perché il Gaslini sta andando a picco».
Più chiari di così i sindacati non potevano essere e, dopo mesi di burrasche annunciate, ora le onde della
protesta vanno ad infrangersi sulla palazzina dell'amministrazione. E per giovedì prossimo alle 13.30 è
convocata un'assemblea generale a cui sono stati invitati anche i medici. L'altro giorno, dopo alcune
settimane di attesa, una delegazione della Rsu composta da Sandro Alloisio della Cgil, Anna Gariglio della
Uil, Alessandro Vito della Cisl, Piera De Rosas della Fials e Alessandro Dedola della Fsi è stata ricevuta dal
consiglio di amministrazione. I sindacati hanno rovesciato sul tavolo dell'amministrazione i problemi
organizzativi denunciati negli ultimi mesi, hanno chiesto un piano di rilancio dell'ospedale e hanno contestato
la gestione del presidente Vincenzo Lorenzelli che è anche rettore del Campus Biomedico di Roma, e del
direttore generale Paolo Petralia, nominato nel giugno 2012 dall'arcivescovo di Genova e presidente della Cei
Angelo Bagnasco che è anche alla guida della Fondazione Gaslini. «Volevamo che anche i consiglieri
fossero a conoscenza della situazione schizofrenica in cui si trova l'ospedale. Da una parte i proclami
altisonanti del presidente e del direttore generale, dall'altra uno stato assistenziale in continuo
deterioramento». I consiglieri (unico assente il rettore Giacomo Deferrari) hanno ascoltato con grande
interesse e fatto anche alcuni domande cercando di instaurare un clima di collaborazione, mentre sono state
scintille fin da subito con Lorenzelli che ha chiesto un documento scritto. «Un atteggiamento ottuso e di totale
chiusura. Qui non siamo al Campus Biomedico, ma in un ospedale pubblico che vuole rimanere pubblico e
intende garantire livelli di assistenza efficaci ed efficienti». Poi, come era nelle previsioni, i cinque delegati
della Rsu hanno sparato a zero sul duo Lorenzelli-Petralia e chiesto che se non c'è «un'inversione radicale
nel loro operato e se non rendono palese lo sforzo di rilanciare le attività di assistenza e ricerca, se ne
devono andare a casa». Per rafforzare l'attacco al vertice davanti ai consighlieri, hanno ricordato la storia
gloriosa del Gaslini: «Intervengano prima di far implodere quello che si è costruito in più di 70 anni, altrimenti
c'è il rischio che a casa ci debbano andare i lavoratori e che i pazienti non vengano più assistiti». I sindacati
contestano all'amministrazione di tagliato i posti letto senza aver predisposto una riorganizzazione delle
attività e di aver concentrato, negli ultimi mesi, risorse e attenzione al "padiglione di giorno", aperto a metà
settembre, dove è stata concentrata tutta l'attività ambulatoriale. «L'apparenza è finita e noi non ci
stancheremo mai di rimarcare il totale fallimento di un'impostazione di mera facciata senza nessun intervento
per gestire le sofferenze di interi settori del nostro istituto. Se non ci sono soldi, allora che senso hanno i
nuovi giardini davanti all'ospedale di giorno? Se mancano le infermiere per le terapie intensive, è assurdo
aprire un altro infopoint». Nella lunga lista delle contestazioni non poteva mancare il black out, legato a un
guasto di un gruppo elettrogeno, che ha colpito il Gaslini nella notte tra i 6 e il 7 novembre: per trenta
interminabili minuti è rimasta senza corrente anche la Rianimazione e sette bambini sono stati ventilati a
mano dai medici. «Anche in questo caso - denunciano i sindacati- i vertici del nostro istituto hanno
minimizzato quello che è successo e sottolineato che era stata gestita bene l'emergenza. Con questa visione
ottusa si fa poca strada». La seconda puntata andrà in onda giovedì prossimo.
Foto: Il nuovo poliambulatorio dell'ospedale pediatrico Gaslini
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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VERTICE IN CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. GIOVEDÌ ASSEMBLEA GENERALE
16/11/2012
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 9
(diffusione:103223, tiratura:127026)
MONNI: «IL LABORATORIO DI GENETICA C'È, MA CHE ANALISI
FACCIAMO SE MANCANO I BIOLOGI?»
PATRIZIA ALBANESE
IL CASO I LABORATORI, in ospedale ci sono. Ma mancano i biologi. Sissignore. I biologi. Due, per la
precisione. Basterebbero loro a far funzionare il sofisticato laboratorio dell'ospedale Microcitico di Cagliari,
diretto da Cristina Rosatelli. L'incredibile realtà viene svelata al Secolo XIX da un rassegnato Giovanni Monni,
primario di ostetricia e ginecologia. Che racconta sconsolato: «Di analisi pre-impianto ne abbiamo realizzate
44, negli anni scorsi». Snocciolando: «Quarantadue per talassemia, una per fibrosi cistica e un'altra per la
sindrome di Marfan». Dunque, le strutture ci sono? «Eccome sbotta il primario - ma manca chi le utilizzi».
Scusi? «Abbiamo lavorato tranquillamente alle diagnosi pre-impianto finché è stato possibile. Nel nostro
laboratorio di genetica molecolare. In ospedale, certo. Un gioiellino». E poi che cosa è successo? «È arrivata
la legge 40 e nel febbraio 2004 abbiamo dovuto smettere» spiega il professore. Poi, però, nel 2008, anche a
fronte di sentenze arrivate dalla Sardegna, sono state modificate le linee guida della legge 40, che ora
ammette le diagnosi pre-impianto. Dunque, anche a Cagliari, potevano riprendere. «Sì, ma nel frattempo, noi
siamo rimasti senza biologi. E il laboratorio ha chiuso» spiega con rassegnazione Giovanni Monni. Tanto per
capire: mancano due biologi e l'ospedale smette di fare diagnosi pre-impianto? Perdipiù in una regione che
ha il più alto tasso di talessemici d'Italia? «Esattamente - ribadisce Monni - Una volta andati in pensione i due
biologi che avevamo, l'esame non si può più fare. Siamo attrezzati. Ma non c'è chi materialmente lo faccia.
Tant'è che sarò io a effettuare la fertilizzazione in vitro per la signora talassemica, sulla quale s'è espresso il
tribunale di Cagliari. Ma poi la cellula, presa da un embrione di otto cellule, sarà mandata a Roma. In un
laboratorio privato. Il costo? Lo pagherà la Asl». Pur senza essere maghi della finanza, pare anti-economico.
L'esame «costa tra i cinque e gli ottomila euro». Anche ammettendo uno sconto, è una bella spesa.
Moltiplicato per 22, la metà dei 44 casi esaminati in passato, forse lo stipendio di bue biologi ci potrebbe
uscire. «Cosa vuole che le dica...» considera sconsolato Monni. Con tanti saluti alla nota mandata ieri
all'Ansa dalla Asl di Cagliari, che sull'esame pre-impianto imposto dai giudici fa sapere: «L'esame non potrà
essere fatto nella struttura pubblica individuata dal giudice, l'ospedale Microcitemico, in quanto sprovvisto di
un laboratorio specializzato». O di due biologi?
Foto: Giovanni Monni
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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PARLA IL PRIMARIO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA DELL'OSPEDALE MICROCITEMICO SARDO
16/11/2012
Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 1
(diffusione:217272, tiratura:252255)
trend vado dallo psicologo: in palestra, al supermercato, al bar (...e mi faccio anche l'aperitivo) interviste in
tour: con zucchero a cuba e con i negramaro nella loro masseria in salento fastnews famiglie xxlcon 5, 6, 7
figli. come vivere (felicemente) nel caos mini maxi! moda il prezzo è lo stile vado dallo psicologo: palestra,
supermercato, al bar (... faccio anche l'aperitivo) trend il lato pop delle "elezioni" in cina e il piano b di tom
hanks e katie holmes in redazione con secondo v oi abbiamo p arlato più di luisa ranieri zingaretti (suo
marito) o di scarpe? solo 1 euro PER SALVARTI PELLE, INVESTI BELLEZZA beauty spending review
Orologio al quarzo con cassa e bracciale in acciaio pvd oro rosa (morellato, € 159). grande stile a mini
budget. abito stampato a motivo barocco e colletto in vellu to decorato da borchie (tu tto h&m). la modella:
victoria@ elite. l'idea bellezza. tratto "felino" con euphidra skin color eye liner waterproof extra black,
pennarello che disegna e delinea in modo rapido e preciso (in farmacia). trucco elena pivetta@
greenappleitalia.com. pettinatura lorenzo cherubini@face to face agency. foto yuma migliaccio. styling tamara
gianoglio.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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copertina
16/11/2012
Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 81
(diffusione:217272, tiratura:252255)
giro di vita
è la balza architettonica che rivoluziona la silhouette invernale: la baschina regala una magnifica linea a
clessidra. avete qualche centimetro in più proprio lì? nessun problema, vi diciamo anche come eliminarlo...
Marzia Schiano
Trompe-l'oeil vitino da vespa con l'abito con baschina, ovs industry. La vera novità del momento: in gergo
tecnico si chiama baschina, di fatto è un taglio di tessuto che inizia dal punto vita, si allarga a corolla e regala
a chi la indossa una linea a clessidra, molto strutturata, iperfemminile, elegante. Erano almeno trent'anni che
non andava di moda, da quando Thierry Mugler faceva notizia con le sue giacche avvitatissime, arricchite da
una balza appuntita. Tra ieri e oggi l'obiettivo, però, è profondamente diverso: allora serviva per evidenziare
le spalle (erano gli anni della donna in carriera), nel 2012 è un'astuzia sartoriale per esaltare le forme. Oggi,
infatti, la parola d'ordine è femminilità. Ne danno prova le passerelle di Versace, Lanvin, Burberry e Dior
(disegnato da questa stagione dal belga Raf Simons).
Perché adottarla Sono parecchie le ragioni per indossare un abito (o un top, una giacca, addirittura una
cintura) con baschina. Ha un magico effetto trompe-l'œil: segna la vita a chi non ce l'ha e nasconde la pancia
(nel caso ci fosse). Regala un'allure haute couture (non a caso, fu lanciata da Christian Dior, nel 1947: la
giacca Bar rimane un pezzo indimenticabile). In terzo luogo, accentua la curva dei fianchi e li esalta, si presta
alle occasioni più eleganti. Infine, da non trascurare, piace moltissimo agli uomini.
Rischi e astuzie In alcuni casi, però, è meglio astenersi. Per esempio, quando la linea è abbondante, perché
l'effetto ottico può risultare pericoloso. Estrema cautela, inoltre, in presenza di seno forte e gambe corte.
Attenzione anche ai tessuti rigidi e alla balza ricca di pieghe: la possibilità di sembrare goffe diventa certezza.
Ma se il punto vita ha perso la sua snellezza, niente paura: sono molte le astuzie "salvavita" che fanno
conquistare in fretta una forma fisica adeguata alla baschina. Per esempio, l'hula fit, danza polinesiana in
chiave aerobica, riscopre e riutilizza il famoso hula hoop degli Anni 50 (sul web c'è la spiegazione di molti
esercizi da fare a casa usando questa tecnica). Troppo pigre? Da provare Max 5, l'elettrostimolatore
professionale, tecnologicamente avanzatissimo, che riproduce i benefici del linfodrenaggio manuale: basta
mettere i cerottini nei punti giusti, selezionare il programmna e aspettare. Rimedi dell'ultimo minuto? La
biancheria shaping di ultima generazione (Dim e Intimissimi hanno realizzato linee ad hoc), ma c'è anche
quella terapeutica e ultra tecnologica. MyShape Emana, per esempio, è realizzata in una nano fibra che
contiene cristalli attivi di bioceramica: assorbe il calore del corpo e lo restituisce sotto forma di raggi infrarossi,
che penetrano e stimolano la microcircolazione e il metabolismo cellulare. Risultato: rotolini addominali piallati
(non subito, purtroppo: se ne raccomanda l'uso per almeno un mese). Dopo, basta scegliere la baschina che
più vi piace: drappeggiata per ammorbire i fianchi, sagomata come un corsetto o a corolla sulla gonna a tubo,
che è poi la versione classica che sta bene (quasi) a tutte.
beAUty
1. Addominali perfetti Si chiama Gain Trainer l'attrezzo di Domyos, che promette un girovita tonico (€ 35 ca).
2. Riducente Con estratto dall'alga bruna Phyllancantha Fibrosa, Acqua riducente Target girovita di Vagheggi
(in istituto, € 43,50). 3. Anti adiposità All'ossigeno attivo speciale per pance rilassate, AEF Modellante
intensivo pancia di Pupa (€ 25,50 ca). 4. Una taglia in meno Grazie alla culotte Diams Ventre Plat Feminine,
Dim. 5. Mentre si dorme Agisce di notte Iodase Night Pancia e Fianchi (€ 39,50 ca). 6. Mirata Per adiposità
localizzate, Rilastil Liporeducer (in farmacia € 37).
Foto: Scenografica accanto, in senso antiorario: un tubino sexy per Charlize theron, da gran sera per Sofia
vergara, perfetta anche di giorno su Elle Macpherson. Morbida sul chiodo in pelle, Elisabetta Franchi e sul
top, Cote. in pelle la giacca svasata, Elisabetta Franchi (sopra). Un colore soft per la casacca, Cos (a destra).
LStilizzata A petali abito da sera, Bottega veneta. Rivisitazioni di un classico giacca con cintura, dior.
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parliamo di moda (ebeauty )
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Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 81
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Foto: Supersexy Effetto bicolore per il tailleur, Elie Saab. Di piume Sul top da sera, Dimitri. Sagomato
Corsetto in pelle, Etro. A corolla Sulla gonna a tubo, Mango. Danzante Come un volant per Lanvin (sopra) e
Mango (a destra). Sulle passerelle Fantasie a contrasto, burberry. Con giacchino avvitato, haider Ackermann.
Come una maxiruche Top maculato, h&M. Abito nero, Mango.
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Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 105
(diffusione:217272, tiratura:252255)
mente spa
vorrei deLLe oLive, uno spritz e uno psicoLogo
Chiara Brusa Gallina
Lettino dello psicologo, addio. Lo abbiamo visto in film e serial tv, protagonista di memorabili attimi di
introspezione, ma presto potrebbe andare in pensione, visto che oggi la psicologia non sta più rinchiusa tra le
mura di uno studio, ma ha trovato nuovi spazi anticonvenzionali: lo sgabello del bar, lo schermo del
computer, il carrello del supermercato. Secondo gli esperti, addio lettino. oggi si può iniziare con la terapia
anche tra una sessione di zumba e una di pesi. o in farmacia, durante l'happy hour, in una spa e persino alle
casse del supermercato. perché un posto vale l'altro, l'importante è star bene piccoli e grandi problemi
possono trovare una soluzione, ma il primo passo da fare è iniziare a parlare con una persona competente.
Dove, poi, non è così importante. muscoli e cervello Nei centri Virgin Active, motivazione, azione e
prevenzione viaggiano sullo stesso binario. Tre figure - psicologo, personal trainer e nutrizionista - si
occupano del benessere totale della persona. «Il servizio "Trattati con cura", attivo da settembre in tutti i
nostri centri in Italia, sta riscuotendo molto successo», dice il communication manager Anass Allouch. Il
programma dura otto settimane, si partecipa in piccoli gruppi, per condividere esperienze, obiettivi, risultati.
Tra una lezione di zumba e una sessione di pesi, ci sta anche un po' di training mentale, per combattere la
pigrizia e l'incostanza o per superare difficoltà personali, come la vergogna di parlare in pubblico. non solo
sauna Il pacchetto bagno turco, aromaterapia e massaggi? Superato. La tisana dopo il bagno turco? Old
style. Ora sempre più spa offrono servizi che fanno bene al corpo e alla testa. «Lo psicologo nei centri
benessere aiuta a misurare lo stress e insegna a combatterlo», afferma Luigi Mastronardi, direttore della
scuola di specializzazione in Psicoterapia dinamica breve, corrente che cerca di andare alla radice del
problema nel giro di poche sedute. Mastronardi, insieme alla collega Rosamaria Coda, ha elaborato un
protocollo specifico da applicare nelle spa: tre incontri per apprendere una tecnica di rilassamento e superare
i pensieri negativi che avvelenano l'esistenza. «Può funzionare anche in modo preventivo e segnalare un
disagio di cui la persona non è ancora cosciente», rileva. un drink e passa tutto Luci soffuse, cocktail e
condivisione. Sono gli ingredienti di una formula che ha già fatto scuola: la serata al bar con lo psicologo.
«Riscuote successo perché permette alla gente di sentirsi coinvolta, anche proponendo le proprie storie
personali», dice Carlo Cerracchio, presidente dell'Aipep, l'Associazione italiana psicologia e psicoterapia
onlus, tra le prime a proporre le psicoconferenze (il ciclo di incontri dello Psicopub, a Roma, si tiene ogni
anno, il prossimo partirà nel 2013). Dopo aver toccato le grandi città - a Milano ha funzionato bene
l'Aperitologo, l'happy hour con pronto soccorso psicologico, organizzato l'anno scorso da Unconventional
gens - il fenomeno interessa anche le province. A Monfalcone e Gorizia, per esempio, l'associazione
Psicheducando ha organizzato l'"Aperitivo con lo psicologo" nei mesi di ottobre e novembre. Tra i temi degli
incontri: autostima, disturbi d'ansia e motivazioni consce e inconsce nella scelta del partner (della serie, ma
perché ci si ostina a scegliere l'uomo sbagliato?).
vendesi felicità L'obiettivo comune a tutte queste iniziative è arrivare in modo diretto a chi ha bisogno di
supporto. Seguendo questa idea, l'Aipep ha ampliato le sue offerte: prima un numero telefonico, poi una web
radio (Psicologiaradio.it). «Ora stiamo progettando nuovi spazi d'informazione e confronto, magari in luoghi
accessibili come librerie e istituzioni culturali», rivela Cerracchio. A Milano, invece, un gruppo di giovani
psicologi ha creato uno sportello all'interno del centro commerciale Coop di via Arona. «Volevamo avvicinarci
alle persone in altro modo, magari anche a quelle che non si presenterebbero alla porta di uno studio, e ha
funzionato», racconta Matteo Sioli. Trovarli è facile: la scritta "L'Esperto risponde" campeggia sulla vetrina,
non lontano dalle casse, dove i clienti vanno con i carrelli. Si entra per chiedere appuntamento e, se uno degli
esperti è libero, si può iniziare subito. Dopo una fase di inquadramento del problema (due-tre colloqui),
vengono proposti dei pacchetti in base alle necessità del paziente.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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antistress
16/11/2012
Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 105
(diffusione:217272, tiratura:252255)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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ci vediamo in farmacia Non soltanto sciroppi per la tosse, in farmacia si va anche per consulenze
psicologiche. Succede a Torino e provincia: quattro ore gratuite a settimana, tre sedute al massimo, solo su
prenotazione. Se funzionerà, il servizio verrà esteso, come è accaduto a Roma, dove è in corso per il terzo
anno consecutivo. L'ottica è quella della prevenzione e, come sostiene l'Ordine degli psicologi del Lazio,
adesso è il momento di aprire nuovi orizzonti professionali alla categoria. All'Università Sapienza, per
esempio, è appena partito un corso per psicologi che formeranno gli istruttori delle scuole guida perché
individuino i comportamenti a rischio dei neo-patentati.
freud è in chat Il Servizio italiano di psicologia online (www.psicologi-online. it) adesso fornisce uno sportello
di ascolto su Facebook: la chat è gratuita e attiva ogni martedì e giovedì sera. «Non ha obiettivo curativo,
serve per orientare e, nel caso, dare riferimenti diretti sul territorio», spiega Davide Algeri, uno dei
professionisti del sito (tutti iscritti all'albo). La psicoterapia digitale è vietata in Italia, ma si possono richiedere
consulenze via webcam, collegandosi tramite Skype (da settembre, il primo colloquio è gratuito). I vantaggi?
Superare la barriera del primo approccio e potersi raccontare senza muoversi di casa. I dati raccolti
nell'ultimo anno mostrano che i problemi più trattati nelle "telesedute" sono ansia e difficoltà relazionali,
mentre l'età di chi accede a questo servizio è relativamente bassa, tra i 18 e i 40 anni. «La psicologia deve
sperimentare e imparare a parlare lo stesso linguaggio dei nativi digitali», dice Algeri. E i nuovi
comportamenti, come il "Facebook stalking", il controllo continuo di quel che fa l'ex, tramite i suoi
aggiornamenti sul social network. Un'ossessione che rende più difficile superare il trauma della fine di una
storia. In questi casi, meglio uscire di casa. Se proprio avete bisogno di parlare con qualcuno, provate a
cercare uno psicoaperitivo nei dintorni.
16/11/2012
Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 142
(diffusione:217272, tiratura:252255)
il bello della cosmesi? concedersi piccoli lussi accessibili
1. Lucidalabbra sfiziosi. Effetto glitter o gelée, Aquolina Yummi Gloss profumano di frutta, cioccolato,
caramello o zucchero a velo (€ 5,90). 2. Sfumature metalliche. Facili da stendere e sfumare, EuPhidra Skin
Color Ombretto Duo Topazio (€ 14,90, in farmacia). 3. Non solo colore. Collistar Smalto Unghie Perfette con
rafforzatore: nei toni cioccolato, cipria e grigio-verde (€ 12,50). 4. Rosso ultra lucido (come piace a lei).
Firmato Kate Moss, Lasting Finish Lipstick Brillante n. 10 di Rimmel (€ 7,90). 5. A tutto volume. Astra Wonder
Lash Mascara Effetto Ciglia Finte (€ 3,50). 6. Doppio gioco. Da un lato mat, dall'altro iridescente: Max Factor
Lipstick Colour Effect n. 35, 15 e 30 (€ 12,50). 7. Trucco invisibile. Per uniformare & levigare il gel incolore
Sublime Skin Smoothing Primer di Naj Oleari (€ 15,45). 8. Un buon profumo. Da vaporizzare su tutto il corpo,
sanno di cocco, vaniglia, clementina e mango: Body Mist di The Body Shop (€ 12). 9. Nude look. Colore
semitrasparente ed effetto cristallino per i rossetti "peso piuma" Miss Pupa. Nelle tonalità Cream, Nude rose,
Candy nude, Naturally nude e Brown cream (€ 11,90). 10. Anti-imperfezioni. Illumina il colorito mentre
minimizza macchie e rossori, Astra Radiant BB Creme (€ 6,50). 11. A lunga tenuta. Un tratto nero intenso,
resistente fino a dieci ore: Rimmel Kohl Kajal Waterproof ScandalEyes (€ 7,90). 12. Viso e collo. Routine
beauty più veloce (ed economica) con Olaz Anti-Rughe 2in1 Crema Giorno + Siero: ad azione levigante e
rassodante (€ 9,99). low cost
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Low cost
16/11/2012
Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 154
(diffusione:217272, tiratura:252255)
beni anche in tempi incerti, lo skincare rifugio non perde mai valore per il
viso
Monica Caiti e Lucia Corna
beni anche in tempi incerti, lo skincare rifugio non perde mai valore per il viso arliamo di investimenti. No, la
tanto discussa "spending review" non c'entra. Qui si tratta di salvarsi la pelle, nel senso più letterale della
faccenda. Che poi tanto banale non è, nemmeno in termini economici visto che, secondo i dati Unipro, in
Italia spendiamo in cosmetici 9.600 milioni di euro, di cui 499 per creme anti-età e 278 per idratanti e nutrienti.
Il bello è che quando si compra una crema non è come pagare le tasse... Decidere di investire su un nuovo
prodotto è molto di più. È la premessa di un cambiamento, la speranza che, in quel vasetto, flacone o tubetto,
ci sia una nuova "io": qualcuna con meno rughe, magari con i contorni del viso più sodi o la pelle più
luminosa. E siccome in materia di investimenti, ognuno ha la sua strategia, vediamo quale può essere quella
più adatta nella beauty routine. L'obiettivo è risparmiare tempo la mattina? Puntate su un siero e una BB
cream che, oltre a uniformare la pelle e coprire le imperfezioni, idrata e protegge dai raggi Uv. Se, invece, lo
scopo è semplificarvi la vita e/o alleggerire il beauty case in trasferta, scegliete una crema 24 ore e usatela
mattina e sera. Ma se pensate che il bene più sicuro sia investire in relax, allora spalmatevi una maschera e
"schiaffatevi" a scelta sul divano o in vasca da bagno. Tutto questo lo fate già? Dedicatevi alle zone più a
rischio, come occhi e labbra o a quelle "limitrofe" al viso. Per esempio, con una crema per collo e décolleté.
Come diceva Nora Ephron: «Dal collo all'anima, il passo è breve». occhi e labbra: contenere i rischi
L'indicatore di giovinezza dello sguardo? La luce. Ecco perché Lancôme ha concentrato in Génifique Yeux
Light-Pearl™ (€ 77,50) un mix di proteine e attivi hi-tech contro i principali segni che incupiscono gli occhi
(borse, rughe, occhiaie). Più un applicatore di precisione brevettato. Ad azione volumizzante e levigante per
labbra e contorni, c'è invece Dermosthetique Visage Anti-Age Traitement Lèvres La Biosthetique (€ 24,50, in
spa e saloni): stimola la sintesi di collagene e acido ialuronico con estratti vegetali e marini. Ideale anche
come base per il rossetto. pori dilatati? ci vuole uno specialista Primo trattamento "perfezionista" che si
occupa della dilatazione dei pori (responsabile sia della pelle lucida sia della grana irregolare), Sisley Global
Perfect Pore Minimizer Concentré Affinant, Lissant (€ 142) è un correttore che agisce sulle irregolarità
cutanee e l'eccesso di sebo, rinforzando allo stesso tempo la struttura dermica. Si utilizza come un siero, a
ogni età: da solo o prima del trattamento abituale, una o due volte al giorno. Tutto a base di estratti green:
dalle foglie di tè di Giava, purificante, alla lenticchia verde, che favorisce il rinnovamento cellulare. risorse
rinnovabili Per pelli in deficit d'idratazione, La mer ha creato The Moisturizing Soft Cream: texture più soffice e
nuova tecnologia di assorbimento, che permette alla formula di agire più in profondità. Per trattenere acqua,
rinforzare e dare tono (da € 136). A proposito di tono: se il viso richiede il massimo "supporto" contro perdita
di volume ed elasticità, ora c'è Repairwear Uplifting Spf 15 di clinique (€ 82,50): un pool di proteine, peptidi e
attivi botanici selezionati apposta per rassodare e rimpolpare strato dopo strato. Con in più una protezione
solare fotostabile ad ampio spettro. strategie over 50 Gli scompensi ormonali, si sa, rendono la pelle più
fragile ed esigente. Per questo ci vogliono formule che agiscano in sinergia night & day. Come il duo firmato
clarins . Al mattino, Crème Haute Exigence Jour distende e "riempie" le rughe con microperle di acacia effetto
filler. Mentre la sera Crème Haute Exigence Soir agisce come trattamento ridensificante intensivo (€ 100,83
cad.). L'idea geniale? Pigmenti soft-pink che perfezionano il colorito nella crema notte. Per avere un'aria più
bella anche senza trucco! interventi extra Su viso e collo, una volta a settimana: Triple-Action Micropolish &
Peel di algenist (€ 65,90, da Sephora) è un peeling da massaggiare su pelle umida, lasciar agire 5 minuti e
risciacquare. Risultato: pelle liscia e luminosa grazie a un mix di microcristalli leviganti, enzimi di frutta + acidi
alguronico e glicolico. Effetto "plumpy" sicuro con Certitude Absolue Masque Crème Anti-rides Ultra méthode
Jeanne Piaubert (€ 49): in 10 minuti di posa su viso e collo, libera un "esercito" di attivi idratanti che si
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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beauty eConomy
16/11/2012
Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 154
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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fondono con la pelle, rendendola subito più elastica e distesa . Ripetere due, tre volte a settimana.Da Carita,
due nuovi sieri che ruotano attorno
per il siero, quotazioni in (continuo) rialzo alla tecnologia Cinetic™, capace di riattivare i flussi energetici
responsabili della comunicazione cellulare. Ognuno formulato per esigenze ed età diverse. Dai 30 anni in su,
Progressif Anti-Rides Sérum Lisse Suprême [PRO3r] previene e attenua le rughe con acido bio-ialuronico
effetto filler + estratto di anice tensore (€ 79). Per pelli più mature, invece, Progressif Lift Fermeté Sérum
Jeunesse Originelle ridisegna l'ovale con un'azione ridensificante grazie al complesso Strech Active e alle
proteine della soia (€ 112).
la migliore formula di investimento? una crema che protegge la pelle e ... semplifica la vita
s c o p r i i c o s m e c e u t i c i: filler e formule "l i f t i n g "
Foto: m u lt i f u n z i o n e Per risparmiare tempo: Estetil BB Cream Perfezione Viso Spf 30 corregge,
uniforma illumina, idrata, protegge e ridensifica. A base di Hyaluronic Acid Tricomplex™, nasconde un'azione
skincare a 360° sotto un effetto colore "salute" (in farmacia).
Foto: con un peeling, tutto fila (più) liscio. con una maschera, guadagni subito in relax
16/11/2012
Grazia - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 162
(diffusione:217272, tiratura:252255)
Non voglio brillare!
essere "lucide"? s e c'è d i mezzo la pelle, diventa spesso un problema. ma basta la formula giusta. . .
Laura Belli
Non sarà consolatorio, ma 9 milioni di italiane - dicono i dati - soffrono di imperfezioni cutanee. Anche l'effetto
lucido è molto democratico: colpisce il 59% delle donne caucasiche, senza distinzione d'età tra pelli giovani e
over 40 (fonte Health and Beauty IPSOS). Farsene un cruccio? Vivamente sconsigliato: lo stress (così come
gli squilibri ormonali) stimolano le ghiandole sebacee a un'iperproduzione di sebo (che, in superficie, si
traduce in pelle oleosa e, quindi, lucida). L'unica soluzione è cercare di tenere tutto sotto controllo, utilizzando
prodotti di pulizia, trattamento e make-up specifici per pelli miste/grasse. Così i benefici non saranno solo di
ordine estetico e/o limitati alla famigerata "zona T" (quella di fronte-naso-mento, che più tende a brillare), ma
serviranno alla pelle per darsi una "regolata". Con l'aiuto di attivi purificanti e opacizzanti che lavorano in
sinergia con quelli idratanti e anti-age. p r i m e r a d h o c Pupa Professional Primer Base Pre-Trucco
Mattificante Uniformante Levigante (€ 18). o v e r 30 Esfoliante e antibatterico, Vichy Normaderm Anti-Age (€
20,50, in farmacia). c ' è t o n i c o e t o n i c o Dopo la pulizia, restringe i pori: EuPhidra Tonico Normalizzante
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Make up di Clinique (€ 31,90). i n b o r s e t ta Come "pronto intervento", le cartine anti-lucido Oil Blotting
Papers di Sephora, (€ 6). m u lt i a z i o n e Migliora la grana della pelle mentre opacizza: Biotherm Pure. Fect
Skin Gel Idratante (€ 27).
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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beauty tabù
16/11/2012
Il Venerdi di Repubblica - N.1287 - 16 novembre 2012
Pag. 91
(diffusione:687955, tiratura:539384)
I QUARANTA SENZA PIEGHE
(f.l.)
Gli attivi contenuti in Xpert Sublime promettono un'azione immediata contro le rughe del viso (che iniziano a
essere più visibili dopo i trent'anni) dovute alla normale contrazione muscolare e all'esposizione ai raggi
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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dolce vita
16/11/2012
L'Espresso - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 77
(diffusione:369755, tiratura:500452)
Salute negata
Marcello Sacco
Quando l'inverno scorso in Portogallo si registrò un anomalo aumento del tasso di mortalità, gli analisti furono
molto cauti nell'attribuirne le cause all'austerità imposta da Fmi e Unione europea. Ma l'arrivo dell'autunno ha
riacceso la discussione su cosa ne sarà della salute dei portoghesi in tempo di crisi. Il Comitato nazionale di
bioetica ha infatti espresso parere favorevole al razionamento delle medicine più care per la cura di malattie
come tumori e Aids. La reazione dell'ordine dei medici e dell'opinione pubblica ha poi spinto il comitato a
correggere la parola "razionamento" in "razionalizzazione", ma l'intervista radiofonica rilasciata dal suo
presidente, Miguel Oliveira e Silva, non ha certo aiutato a placare gli animi. Il razionamento, secondo Silva,
non andrebbe applicato solo a quelle terapie che costano tanto e prolungano la vita di pochi mesi, ma esteso
alla prevenzione (mammografie incluse) e a certe agevolazioni statali, come quelle per la distribuzione della
pillola anticoncezionale. «Il Portogallo non può continuare a comportarsi come fosse un Paese ricco», ha
detto alla radio nazionale. La sanità portoghese versa in pessime condizioni di salute finanziaria e, solo
qualche mese fa, aveva sollevato scalpore e indignazione la decisione della multinazionale farmaceutica
Roche di sospendere le forniture a 23 ospedali con un debito accumulato di oltre 130 milioni di euro. Marcello
Sacco
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Mondo Portogallo
16/11/2012
L'Espresso - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 62
(diffusione:369755, tiratura:500452)
Ospedale con scossa
Nosocomio a rischio sisma. Ma inserito tra i centri di emergenza. Per motivi elettorali
RICCARDO BOCCA
L'o spedale San Francesco di Paola, 16 mila abitanti in provincia di Cosenza, non è baciato dalla fortuna. Le
tavole del Pai, il Piano calabrese per l'assetto idrogeologico, mostrano che la struttura insiste su un'area ad
alto rischio (R4). E c'è dell'altro. Leggendo il Censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, commissionato
nel 1999 dall'allora responsabile della Protezione civile Franco Barberi, si scopre che questo centro
ospedaliero è il più esposto a rischio sismico tra gli oltre 4 mila palazzi segnalati nell'intera Regione. Eppure
una simile bomba a orologeria non ha frenato i responsabili calabresi dall'inserire l'ospedale tra i nosocomi
che devono gestire i casi di emergenza, come ricorda anche l'esposto sul tema presentato alla Procura locale
da Vincenzo Cesareo, ex alto dirigente del nosocomio. «È una follia, un assurdo, una decisione che sorvola
sulla sicurezza dei cittadini per soddisfare le pressioni della politica», sostiene il sindaco socialista Giuseppe
Aieta di Cetraro, cittadina a 30 chilometri da Paola. E per comprendere l'origine di tanta indignazione, e il
motivo per cui a protestare è il primo cittadino di un Comune diverso da Paola, va ricostruito il prologo della
storia. «Nel 2007», dice Aieta, «l'assessore regionale alla Salute Doris Lo Moro ha scelto come ospedale di
riferimento per la fascia alto-tirrenica calabrese quello di Cetraro, catalogando invece quello di Paola come
una semplice casa della salute». Poi, però, la Regione stessa ha stabilito che i nosocomi di Paola e Cetraro
dovessero diventare "Ospedali riuniti", «malgrado non fossero affatto vicini». E ora la mossa finale: «Con un
decreto del 5 luglio a firma Giuseppe Scopelliti, presidente della Regione e commissario per il rientro dai
disavanzi della sanità pubblica, si è sancito dopo un lungo iter burocratico che il Dea (cioè il Dipartimento
d'emergenza e accettazione) fosse sparpagliato tra gli ospedali di Cetraro e Paola: «A Cetraro», confermano
i medici del posto, «resta il reparto di rianimazione, mentre cardiologia e medicina passano a Paola». Il
risultato è paradossale, anche tralasciando per un secondo il rischio sismico e geologico. «Ipotizziamo, per
esempio, che un calabrese venga portato al pronto soccorso di Cetraro dopo un grave incidente stradale»,
dice un chirurgo: «Prima va ricoverato in rianimazione per essere intubato. Poi magari sta meglio, e allora
dobbiamo portarlo a Paola per la degenza». Dopodiché, se le condizioni peggiorano ancora, «ci tocca di
nuovo trasferirlo nella rianimazione di Cetraro». Non conta, tra l'altro, che l'ospedale di Cetraro sia dotato
della pista d'atterraggio per elicotteri, cruciale per le emergenze, e Paola no. O che il presidio medico di
Cetraro abbia circa 8 mila metri quadri di spazio disponibili contro lo zero di Paola. «Più importante», lamenta
Aieta, «è che nella campagna elettorale per le ultime elezioni comunali di Paola, vinte dal centrodestra,
Scopelliti abbia promesso di rinforzare l'ospedale San Francesco con nuovi reparti». E così è stato. Tant'è
che ad Aieta, il 29 settembre, non è rimasto che scrivere un'accorata lettera a Ignazio Marino, presidente
della Commissione parlamentare sull'efficienza del servizio sanitario nazionale. «Ora attendo risposta»,
conclude alzando gli occhi al cielo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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SANITÀ ALLA CALABRESE
16/11/2012
L'Espresso - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 118
(diffusione:369755, tiratura:500452)
BUROCRAZIA condanna-malati
Farmaci hi-tech e salvavita. Contro tumori, epatite, diabete. I pazienti italiani li ricevono con oltre un anno di
ritardo. Ecco perché
DANIELA MINERVA
Che differenza c'è tra un tedesco colpito nell'estate del 2011 da melanoma in stato avanzato, e che quindi ha
pochi mesi di vita, e un italiano nelle stesse condizioni? Innanzitutto che il tedesco potrebbe essere ancora
vivo, ma l'italiano è sicuramente morto. Ancora: che differenza c'è tra un inglese malato di epatite C
nell'agosto del 2011 e un italiano nelle stesse condizioni? Che l'inglese ha avuto subito una terapia efficace e
salvafegato e che l'italiano potrebbe essere in lista per un trapianto. Non basta? E poi, che differenza c'è tra
un danese malato di tumore della prostata che si accorge nell'autunno del 2011 di come i farmaci per lui non
funzionino più e un italiano nelle stesse condizioni: che il danese ha ottime probabilità di essere ancora vivo e
che l'italiano è già morto. Potremmo continuare. Ma questi casi ci bastano a dipingere una tragedia tipica del
nostro Paese: il ritardo spaventoso col quale un numero importante di medicine innovative salvavita sono
rese disponibili ai malati rispetto a quanto accade negli altri Paesi europei. Vediamo perché. Cominciamo col
dire che ogni nuovo farmaco che supera tre livelli di sperimentazione clinica nei quali mostra la sua innocuità
e la sua efficacia (e già questo richiede dai 10 ai 13 anni di lavoro scientifico) viene proposto dalle aziende
per la registrazione. In genere Big Pharma comincia con la Food and Drug Administration americana per il
nobile motivo che il mercato Usa è più appetibile. Ma, in ogni caso, per sbarcare in Europa, alle nuove
medicine serve l'approvazione dell'Ema, un'agenzia con sede a Londra che è la porta d'ingresso. Superata la
quale, in molti Paesi i farmaci entrano quasi d'ufficio; giusto il tempo di vedere di che si tratta e di concordare
un prezzo (visto che ogni Paese europeo ha diverse normative in materia). In Italia, invece, no. Perché da noi
c'è un'agenzia (l'Aifa) che ha tempi elefantiaci e i nuovi farmaci superano il suo vaglio in media oltre un anno
dopo l'approvazione europea (vedi grafico accanto). Prima di affrontare le diverse commissioni regionali. E
prima, com'è ovvio, che l'Aifa stessa inizi a trattare con le aziende sul prezzo che il Servizio sanitario
nazionale è disposto a pagare. Un intrigo di pareri ed esperti che guardano e riguardano ogni volta i fascicoli,
chiedono nuovi documenti, traccheggiano e siedono felici in una commissione, cosa che tanto piace ai
professori italiani. Viene da chiedersi se non sia del tutto inutile questa duplicazione di iter registrativo: se una
medicina va bene all'Europa non può andare bene d'ufficio a tutti gli Stati Ue? E gli addetti ai lavori su questo
si dividono. In molti sbuffano che in caso di farmaci salvavita e realmente innovativi (e poi ritorneremo su
questo "realmente") l'Aifa dovrebbe semplicemente accettare il responso dell'autorità europea e che ogni
traccheggiamento è inutile e crudele per i malati. Altri, invece, non obiettano al fatto che la nostra agenzia
voglia vederci chiaro. Tra questi Roberto Labianca, presidente del Cipomo (collegio dei primari oncologi) e
ricercatore di rango: «Penso che serva un passaggio a un tavolo di esperti che, basandosi sulla sapienza
clinica, diano un parere sull'importanza del farmaco e quindi diano indicazioni a chi deve stabilire il prezzo.
Perché è il clinico che deve dire quanto vale un farmaco. Ma deve essere un passaggio veloce: mentre l'Aifa
e gli oncologi stanno lì a chiacchierare, ci sono pazienti che sanno che esiste un farmaco che potrebbe
servirgli, ma che non possono averlo». E questo è ancora più doloroso per quei malati che non hanno più
alcuna arma a cui appellarsi. Come quelli di melanoma, appunto. Per questo Paolo Ascierto, primario di
Oncologia Medica e Terapie Innovative dell'Istituto dei Tumori di Napoli afferma: «Siamo di fronte a un
sistema che, a causa dei tempi di latenza, rischia di creare discrepanze tra i nostri pazienti e quelli degli altri
Paesi europei». Ascierto si riferisce all'ipilimumab (prodotto da Bms), un farmaco estremamente innovativo, il
primo vaccino di provata efficacia, che ha cambiato la storia delle terapie dei tumori. A oggi è approvato per il
melanoma, e sperimentazioni sono in corso anche su altri cancri, come quello della prostata. E a chi voglia
obiettare che, in fondo, il melanoma metastatico colpisce non più di 1.500 italiani l'anno, non resta che
guardare a una malattia che, invece, si è abbattuta su 700 mila persone nel nostro Paese. E alle grottesche
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Scienze SANITÀ
16/11/2012
L'Espresso - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 118
(diffusione:369755, tiratura:500452)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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vicissitudini di due farmaci (prodotti rispettivamente da Msd e Janssen) contro il virus dell'epatite C. Anche in
questo caso si tratta di due molecole rivoluzionarie perché, per la prima volta, colpiscono al cuore il virus e, in
un significativo numero di malati, riescono a spazzarlo via; sono disponibili in Europa da un anno e mezzo.
Nel frattempo i malati italiani hanno continuato a fare la terapia standard: con effetti collaterali devastanti e
con un minor tasso di efficacia. Insomma, a mettere alle corde la nostra agenzia è la reale efficacia di alcuni
farmaci. Per l'abiraterone della Janssen, attivo contro il cancro della prostata resistente alla terapia ormonale,
alla quale vengono sottoposti tutti i pazienti che hanno recidive dopo l'intervento, la Fda americana ha chiesto
addirittura l'iter abbreviato: i malati sono milioni e per loro non c'è nulla. Ripartiamo allora da questo fatto. Ci
sono milioni di malati nel mondo per i quali non esistono terapie. E i farmaci che offrono loro una speranza,
accertata da sperimentazioni cliniche rigorose, si possono a tutti gli effetti definire "innovativi". Per i clinici è
questo lo spartiacque: aiutano davvero le persone più o meglio dei farmaci disponibili? Se così è, bisogna
fare presto. Invece, il prontuario è pieno di medicine che innovative non sono per nulla, ma che vengono
burocraticamente definite tali giacché apportano minimi benefici, magari a classi di pazienti che hanno già
decine di prodotti a disposizione. Nessuno dice che non debbano essere registrati, ma certo non è su questi
che si addensa l'indignazione per i ritardi. Anche se sono questi che affollano con voluminosi fascicoli i tavoli
dell'Aifa. Ma se non riesce a fare un discrimine tra un'inutile copia e un salvavita, e quindi ad avviare iter
differenziati, un'agenzia tecnica come l'Aifa, chi deve farlo? Per conto suo il ministro Renato Balduzzi un
piccolo passo l'ha fatto. E nel suo decreto appena approvato ha stabilito che, una volta ricevuto il vaglio
dell'Ema e dell'Aifa, i farmaci devono essere resi immediatamente disponibili. Insomma, ha decretato che
almeno la melina delle commissioni regionali bisogna saltarla. D'altra parte, uno studio pubblicato sugli
"Annals of Oncology" nel marzo del 2010 a firma dello stesso Guido Rasi, al tempo direttore generale dell'Aifa
, ha studiato l'iter di venti farmaci anticancro registrati in Europa e in Italia, scoprendo che sono stati
disponibili ai malati italiani con un ritardo di 402 giorni, in media, dovuto circa in egual misura alle lungaggini
dell'Aifa e a quelle delle regioni. Balduzzi ha ritenuto di poter tagliare almeno i mesi di stand by regionale.
Ottimo, commenta Stefano Cascinu, presidente dell'Aiom, l'associazione degli oncologi medici: «Ora
dobbiamo monitorare l'applicazione del decreto in tutte le regioni. E definire il budget annuale dell'oncologia
nel nostro Paese. Dove i farmaci anticancro rappresentano il 25 per cento della spesa ospedaliera per i
medicinali». E così Cascinu colpisce al cuore il problema. Abbiamo un bel dileggiare l'Aifa per i suoi ritardi e
chiedere che facciano presto. L'impressione di tutti è che questi ritardi siano ben congeniali a un problema di
fatto irrisolvibile: i nuovi farmaci costano moltissimo e la sanità subisce continui tagli. Come conciliare?
Cascinu chiede innanzitutto di «agire sulle zone grigie dell'inappropiatezza». Che tradotto vuol dire fare in
modo che non si somministrino medicine a chi è in fin di vita (vedi box qui accanto) e che non si usino farmaci
inutili a chi chiaramente non può trarne beneficio. Perché, sottolineano i clinici, con l'ovvio appello etico a non
far mancare i farmaci, spesso si scelgono terapie che costano di più ma non sono più efficaci. Come ha
dimostrato Marina Chiara Garassino, dell'Istituto dei Tumori di Milano, in uno studio presentato in sessione
plenaria all'Asco, la maggior assise mondiale dell'oncologia, onore riservato a pochi. Garassino ha spiegato
che l'erlotinib della Roche, utilizzato per trattare il tumore al polmone al ragguardevole prezzo di 2.900 euro
per due settimane, di fatto funziona solo in quel 10 per cento di pazienti che hanno una certa mutazione
genetica mentre viene utilizzato in un gran numero di malati. Laddove per il 90 per cento di loro è molto più
efficace il vecchio ed economico docetaxel (870 euro). Gli onori americani indicano chiaramente che è di
questo tipo di ricerche che c'è bisogno per risparmiare e liberare soldi per i veri innovativi. E forse è a storie
come questa che Cascinu pensa quando parla di "zone grigie". Non solo: c'è un altro modo per liberare
risorse. Ed è quello di incentivare i generici: se usassimo i generici come li usano nella maggior parte dei
Paesi europei, il Ssn risparmierebbe 300 milioni l'anno. E ancora altri ne metterebbe da parte se, come
predica da anni il farmacologo Silvio Garattini, si smettesse di mandare in farmacia una pletore di molecole
simili a quelle vecchie che, con semplici e inessenziali variazioni chimiche, si definiscono nuove e scalzano i
generici grazie al marketing delle industrie. Non passa anno che non se ne registrino decine: i medici
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L'Espresso - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 118
(diffusione:369755, tiratura:500452)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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finiscono col credere che sono effettivamente innovative, convincono i pazienti che le preferiscono ai generici
e il Ssn paga di più oggetti di fatto identici. Resta comunque il fatto che non si possono far aspettare i pazienti
gravi facendo melina per ritardare l'immissione in mercato coi conseguenti costi. Perché, conclude Roberto
Labianca: «È una melina tragica: ci sono pazienti che muoiono perché non hanno il farmaco. I ritardi non
sono più tollerabili, proprio per una questione etica nei loro confronti». ha collaborato Agnese Codignola
Fanalini di coda
Belgio Portogallo Spagna ITALIA Francia Slovenia Finlandia Svezia Olanda Grecia Norvegia Irlanda Svizzera
Danimarca Austria Germania Regno Unito Tempo medio che intercorre tra l'approv azione europea e
l'accesso effettivo a livello nazionale (in giorni)
Risparmio all'americana
Le cure oncologiche costano care. E i malati sono sempre di più. Per questo, ovunque nel mondo, s'impone
la necessità di controllare i costi. L'American Society for Clinical Oncology ha stilato un elenco in 5 punti per
razionalizzare le cure. Eccoli. 1. Evitare le terapie inutili in chi non ha più speranze, per concentrarsi sulle
cure palliative e di supporto. Troppi malati vengono sottoposti a terapie antitumorali anche nelle ultime
settimane di vita, senza trarne alcun beneficio e anzi, ricavandone gravi effetti collaterali. Al contrario, le
terapie del dolore e quelle di supporto (alimentazione, riabilitazione eccetera) possono migliorare la qualità di
vita e talvolta allungarne la durata. 2 e 3. Evitare di sottoporre persone con tumori della mammella e della
prostata in stadio iniziale a esami come la Pet, la Tac e le scintigrafie ossee: l'eventualità di trovare metastasi
è talmente bassa da non giustificare l'impiego di tecniche così costose e invasive. 4. Lo stesso vale per le
donne curate per un tumore al seno in fase iniziale e senza sintomi di recidive: anche in questo caso i rischi
superano di gran lunga i benefici. 5. L'utilizzo dei costosi fattori di crescita ematopoietici dovrebbe essere
limitato a coloro per i quali il numero dei globuli bianche è così basso da favorire infezioni mortali.
LE NUOVE MEDICINE COSTANO MOLTO. MA EVITANDO TERAPIE INUTILI SI POSSONO TROVARE
LE RISORSE
Foto: RICERCA E PRODUZIONE DI FARMACI. NEL GRAFICO I TEMPI IMPIEGATI PER REGISTRARE UN
FARMACO
Foto: IMPIANTO DI PRODUZIONE DI FARMACI
16/11/2012
L'Espresso - N.47 - 22 novembre 2012
Pag. 121
(diffusione:369755, tiratura:500452)
Se otto miliardi vi sembran pochi
COLLOQUIO CON PIERLUIGI ANTONELLI DI DANIELA MINERVA
Ne abbiamo scelta una, tra le aziende colpite dai ritardi di approvazione dei farmaci innovativi che
denunciamo in queste pagine. Msd (Merck Sharp and Dohme) è il secondo gruppo Pharma al mondo, ma in
Italia è al sesto posto dopo Pfizer (primo al mondo), Sanofi, Novartis, Roche e Menarini (gruppo italiano attivo
soprattutto nei farmaci di medicina generale). Secondi nel mondo e sesti in Italia essenzialmente perché
hanno due farmaci innovativi e miliardari in stand by. Amministratore delegato di Msd è Pierluigi Antonelli.
Ecco allora il punto di vista di una Big Pharma. Di chi è la colpa dei ritardi nell'approvazione dei farmaci
innovativi? «I tempi dell'Aifa certamente incidono. Ma pesa soprattutto la duplicazione degli iter nelle diverse
regioni che il decreto Balduzzi dovrebbe correggere. Dopo l'approvazione dell'agenzia centrale (12 mesi in
media nel 2011), dobbiamo aspettare altri 10 mesi prima che le singole regioni facciano entrare il prodotto nei
prontuari. E poi altri due prima che gli ospedali lo accettino». Colpa della burocrazia o della volontà di
controllare i costi? «Del combinato disposto delle due cose». Resta il problema delle false innovazioni: come
si fa a decidere cosa sia in realtà un prodotto innovativo? «Per farlo esiste un algoritmo messo a punto dall'
Aifa stessa. Ma francamente non vediamo grande differenza di tempi tra i prodotti realmente innovativi e
quelli che non lo sono». Abbiamo detto della necessità di controllare i costi. I farmaci innovativi costano
carissimi. «I prezzi in Italia sono fissati in media al più basso prezzo europeo. Ma ciò che per noi è diventato
insostenibile è il fatto che abbiamo anche un tetto sulle vendite di un prodotto». Un tetto? «Superato il quale
dobbiamo restituire i denari al Ssn. Il nostro prodotto per il diabete, ad esempio, è stato valutato come
farmaco che ha un rapporto costo-efficacia favorevole ovunque. Ma in Italia fatturiamo da un quarto a un
sesto di quello che si fattura nel resto del mondo». Perché? «Soprattutto perché abbiamo un tetto
limitatissimo. A maggio abbiamo raggiunto il nostro tetto di vendita e quello che fatturiamo da quel momento
in poi lo dovremmo restituire. In aggiunta al tetto di prodotto, abbiamo un tetto per la spesa in farmacia
secondo il quale l'esborso per i farmaci di questo canale non può superare il 13,1 per cento della spesa
sanitaria (sarà l'11,35 nel 2013); e un altro per i farmaci ospedalieri del 2,4 per cento (3,5 nel 2013): tutto ciò
che eccede dovrà essere restituito». Siamo l'unico Paese ad avere i tetti? «Siamo tra i pochi al mondo. Ma
altri calcolano razionalmente. Prendiamo un sistema virtuoso come quello francese: prima di varare un
prodotto innovativo ci si chiede: quanti pazienti possono beneficiarne? E su quel dato si fissa il tetto. Invece in
Italia le ragioni economiche sembran prevalere sulla ratio epidemiologica». Di conseguenza chi ha i lobbisti
migliori si accaparra un tetto più alto. Una mannaia. Ma voi farmaceutici non godete di buona reputazione. E
tagliarvi non fa arrabbiare l'opinione pubblica. «Eppure gli italiani vogliono che investiamo in ricerca. Noi
abbiamo proposto alla casa madre di fare in Italia due studi clinici relativi a nuovi farmaci contro l'epatite C.
Ma l'America per ora ci ha risposto picche perché, ci hanno detto: "State ancora faticando per mettere il
farmaco approvato sul mercato. Perché dovremmo investire in studi clinici in Italia?". E così molti malati che
potevano beneficiarne gratuitamente non avranno quei farmaci. E così si perde anche capacità medica».
Comportamento in linea con l'immagine di manager spietati che hanno i farmaceutici. «Non è così. Il governo
deve fare scelte di politica industriale: noi generiamo 12 miliardi tra nostre tasse, stipendi e investimenti in
ricerca e sviluppo; poi abbiamo 25 miliardi di export. E siamo multinazionali: è ovvio che quando investiamo
in ricerca e spendiamo in grandi studi clinici teniamo conto della disponibilità del Paese. Insomma, se un
Paese vuole avere la ricerca e sviluppo, deve avere anche un mercato. L'Italia non può scegliere solo un
aspetto dell'industria farmaceutica. Noi siamo quelli che investono in studi clinici, ma siamo anche quelli che
vendono farmaci. Noi quello siamo: Msd investe otto volte più della Apple in ricerca (oltre 8 miliardi di dollari),
ma poi dobbiamo avere la possibilità di mettere sul mercato le nostre molecole».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Scienze
16/11/2012
Internazionale - N.975 - 16 novembre 2012
Pag. 40
(tiratura:130000)
Cattive medicine
Quando prescrivono un farmaco , spesso i medici non sanno esattamente che efetto avrà sui pazienti.
Perché la legge consente alle case farmaceutiche di pubblicare solo i risultati positivi dei test condotti sui
medicinali. L'inchiesta di un medico britannico
Ben Goldacre, The Guardian, Regno Unito. Foto di Jonathon Kambo
La reboxetina è un farmaco che ho prescritto anch'io. Con uno dei miei pazienti le altre medicine non
avevano funzionato, perciò volevamo provare qualcosa di nuovo. Prima di scrivere la ricetta avevo letto i dati
dei test clinici, e avevo visto che erano ben strutturati e che i risultati erano in prevalenza positivi. La
reboxetina funzionava meglio di un placebo ed era alla pari con gli altri antidepressivi con i quali era stata
messa a confronto. L'Mhra, l'agenzia che regolamenta la difusione dei farmaci e dei prodotti sanitari del
Regno Unito, l'ha approvata. In tutto il mondo, se ne prescrivono milioni di dosi ogni anno. Doveva essere un
farmaco eficace e sicuro. Ne ho parlato brevemente con il paziente e abbiamo concordato che era la cura
giusta da provare, quindi ho firmato la ricetta. Ma ci eravamo sbagliati. Nell'ottobre del 2010 un'équipe di
ricercatori è riuscita finalmente a mettere insieme tutti i dati disponibili sulla reboxetina, presi sia dai test clinici
pubblicati sia da quelli mai apparsi sulle riviste specializzate. E il quadro che ne è uscito è stato terrificante.
Erano stati condotti sette test in cui il farmaco veniva confrontato con un placebo. Solo uno, efettuato su 254
pazienti, aveva dato risultati nettamente positivi, ed era stato pubblicato su una rivista scientifica. Ma gli altri
sei test, condotti su un numero di pazienti dieci volte superiore, avevano dimostrato che la reboxetina non era
più eficace di una qualsiasi pillola di zucchero. Nessuno di quei test era stato pubblicato e non avevo idea
che esistessero. Ma c'è di peggio. Dai test che confrontavano la reboxetina con altri farmaci è emerso
esattamente lo stesso quadro: tre piccoli studi, su un totale di 507 pazienti, dimostravano che i farmaci
davano tutti gli stessi risultati, ed erano stati tutti pubblicati. Ma i dati su uno studio con 1.657 partecipanti
erano stati ignorati: dimostravano che i pazienti che prendevano la reboxetina stavano peggio di quelli che
usavano altre medicine. Come se non bastasse, c'erano anche gli efetti collaterali. Dagli studi apparsi sulle
riviste specializzate sembrava che il farmaco funzionasse, ma quando abbiamo visto quelli non pubblicati
abbiamo scoperto che c'erano più probabilità che i pazienti ai quali era somministrata la reboxetina avessero
efetti collaterali, smettessero di prenderla e abbandonassero la sperimentazione proprio a causa di quegli
efetti. Avevo fatto tutto quello che un medico deve fare. Avevo letto gli articoli, li avevo valutati criticamente,
ne avevo discusso con il paziente e avevamo deciso insieme sulla base delle prove a nostra disposizione.
Secondo il materiale pubblicato, la reboxetina era un farmaco efficace e sicuro. In real tà, non era meglio di
un placebo e faceva più male che bene. In pratica, avevo danneggiato il mio paziente, semplicemente perché
i dati negativi sul farmaco non erano mai stati pubblicati. In quel caso, nessuno aveva infranto la legge. La
reboxetina è ancora sul mercato e il sistema che ha permesso che questo accadesse è rimasto immutato, per
tutti i farmaci, in tutti i paesi del mondo. I dati negativi spariscono in tutti i settori della medicina. Le istituzioni
e le associazioni professionali che dovrebbero censurare certi comportamenti non lo fanno. Questi problemi
sono sempre stati tenuti nascosti al pubblico perché sono troppo complessi da capire. Per lo stesso motivo
non sono mai stati del tutto risolti dai politici, e quindi richiedono una spiegazione più dettagliata. Le persone
di cui pensavamo di poterci fidare ci hanno tradito, e dato che per risolvere un problema bisogna capirlo
bene, c'è una serie di cose che tutti dobbiamo sapere. L'eficacia dei farmaci viene verificata da quelli che li
fabbricano, con test clinici mal progettati e condotti su un piccolo numero di pazienti poco rappresentativi, e
analizzati con tecniche truccate che enfatizzano solo i benefici. Ovviamente, questi test tendono a creare
risultati favorevoli al produttore. Quando emergono dati non graditi, alle aziende è riconosciuto il diritto di
tenerli nascosti a medici e pazienti, quindi a noi arriva un quadro falsato dei veri effetti di qualsiasi medicina.
Le agenzie di regolamentazione leggono la maggior parte dei risultati dei test clinici, ma solo quelli condotti
nelle prime fasi di sperimentazione sul farmaco, e comunque non li danno ai medici e ai pazienti e non li
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rendono noti neanche alle altre istituzioni governative. Queste prove falsate vengono poi rese pubbliche e
applicate in modo distorto. Nei loro quarant'anni di pratica, dalla laurea alla pensione, i medici raccolgono
informazioni dai rappresentanti delle case farmaceutiche, dai colleghi e dalle riviste specializzate. Ma i loro
colleghi possono essere pagati dalle case farmaceutiche, spesso in segreto, e così anche le riviste. A volte
perfino i gruppi di pazienti sono pagati. E infine gli articoli accademici, che tutti considerano obiettivi, spesso
sono scritti da persone che lavorano per l'industria del farmaco. A volte intere riviste scientifiche sono di
proprietà di un'azienda. A peggiorare la situazione c'è il fatto che per quanto riguarda alcune delle questioni
più importanti della medicina non abbiamo idea di quale sia la cura migliore, perché nessuno ha interesse a
condurre i test clinici. La cura migliore Nel 2010 un gruppo di ricercatori di Harvard e dell'università di Toronto
ha preso tutti i test clinici efettuati sulle cinque categorie di medicinali più importanti - antidepressivi, farmaci
per l'ulcera e così via - e ha considerato due elementi chiave: se i risultati erano positivi e se gli studi erano
finanziati dall'industria farmaceutica. Nel complesso ne hanno esaminati 500, e hanno scoperto che l'85 per
cento degli studi finanziati dall'industria dava risultati positivi. Nel caso di quelli finanziati con fondi pubblici la
percentuale era del 50 per cento. Tre anni prima un altro gruppo di ricercatori aveva esaminato tutti i test
pubblicati sui benefici di una statina. Le statine sono farmaci che abbassano il colesterolo riducendo il rischio
di un infarto e sono prescritti in grandi quantità. Lo studio ha preso in considerazione i risultati di 192 test, che
mettevano a confronto una statina con un'altra o con un trattamento diverso. I ricercatori hanno scoperto che
era venti volte più probabile che gli studi finanziati dall'industria dessero risultati positivi. Questa è già una
notizia preoccupante, ma riguarda i singoli studi. Proviamo a considerare indagini più sistematiche. Nel 2003
ne sono uscite due. Entrambe avevano preso in esame tutti gli studi resi noti fino ad allora sull'associazione
tra finanziamenti dell'industria e risultati positivi, e avevano scoperto che era quattro volte più probabile che i
test finanziati dalle case farmaceutiche dessero risultati positivi. Un'indagine del 2007 ha analizzato gli studi
compiuti nei quattro anni successivi e ne ha scoperti altri venti. Tutti, tranne due, dimostravano che i test
sponsorizzati dall'industria davano risultati positivi. Sembra che succeda la stessa cosa con i risultati
presentati durante i convegni accademici. Nel 2004 James Fries ed Eswar Krishnan della facoltà di medicina
dell'università californiana di Stanford hanno analizzato tutti gli estratti delle relazioni presentate al convegno
dell'American college of rheumatology del 2001, in cui erano stati riportati i risultati di test sponsorizzati
dall'industria farmaceutica, per cercare quanti di quei risultati fossero stati favorevoli al farmaco dello sponsor.
Questa è stata la loro conclusione: "I risultati di tutti gli studi controllati randomizzati (45 su 45) erano a favore
del farmaco dello sponsor". Come fanno i test clinici sponsorizzati dall'industria a dare quasi sempre risultati
positivi? A volte sono volutamente falsati. Si può scegliere di confrontare il nuovo farmaco con qualcosa che
si sa essere ineficace (per esempio un medicinale già esistente in una dose inadeguata o un placebo). Si
possono scegliere attentamente i pazienti che reagiranno meglio alla cura. Si può interrompere il test in
anticipo quando i risultati sono buoni. A volte, le aziende conducono molti test, e semplicemente non
pubblicano i risultati quando vedono che non sono quelli che vorrebbero. Dato che i ricercatori sono liberi di
nascondere i risultati che vogliono, i pazienti corrono grossi rischi. Spesso i medici non hanno idea dei veri
efetti delle cure che prescrivono. Questo farmaco funziona veramente bene o mi è stata tenuta nascosta la
metà dei dati? Nessuno può saperlo. Potrebbe uccidere il paziente? Non si sa. È una situazione molto strana
per la medicina, un campo in cui tutto dovrebbe basarsi su prove documentate. Questi dati vengono tenuti
nascosti a tutti quelli che lavorano nel settore, nessuno escluso. Il National institute for health and clinical
excellence (Nice), per esempio, è stato creato dal governo britannico per condurre un'analisi attenta e
imparziale di tutte le prove raccolte sui nuovi trattamenti. Eppure non è in grado di accedere ai dati
sull'eficacia di un farmaco che i ricercatori o le aziende non vogliono rivelare. Anche se deve prendere delle
decisioni che riguardano milioni di persone, legalmente il Nice ha lo stesso diritto di vedere quei dati di un
singolo cittadino. Quando un'équipe di ricerca conduce un test su un nuovo farmaco per un'azienda
farmaceutica, ci aspetteremmo che firmi un contratto che prevede l'obbligo di pubblicare i risultati e che
impedisce all'azienda di censurarne una parte. Ma, anche se è risaputo che le ricerche finanziate
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dall'industria sono falsate, questo non succede. Al contrario, è assolutamente normale che i ricercatori e gli
accademici responsabili di uno studio firmino un contratto con clausole che gli impediscono di pubblicare,
discutere e analizzare i dati ottenuti senza il permesso del finanziatore. È una situazione così vergognosa che
può essere pericoloso perfino parlarne. Nel 2006, sul Journal of the American medical association (Jama),
una delle riviste specializzate più importanti del mondo, è uscito un articolo in cui si descrivevano i vincoli
imposti ai ricercatori nella pubblicazione dei risultati di test farmaceutici finanziati dalla casa produttrice. Lo
studio era stato condotto dal Nordic Cochrane centre, un istituto con sede in Danimarca, prendendo in esame
i test efettuati a Copenaghen e Frederiksberg. I test erano quasi tutti sponsorizzati dall'industria farmaceutica
(98 per cento) e le norme che regolavano la gestione dei dati erano come al solito tra l'inquietante e
l'assurdo. In 16 casi su 44, l'azienda aveva il diritto di vedere i dati man mano che emergevano, e in altri 16
poteva decidere di interrompere lo studio in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo. Questo significa che
una casa farmaceutica può verificare se i risultati vanno contro i suoi interessi e intervenire in corso d'opera,
distorcendoli. E anche se autorizza a portare a termine lo studio, può sempre decidere di non rendere noti i
risultati: c'erano vincoli sulla pubblicazione in 40 dei 44 test, e in metà dei casi il contratto specificava che
l'azienda era proprietaria assoluta dei dati, doveva approvarne la pubblicazione finale, o entrambe le cose.
Nessuno di questi vincoli era menzionato negli articoli pubblicati. Quando è apparso l'articolo sul Jama, la Lif,
l'associazione delle case farmaceutiche danesi, ha risposto sulla rivista dell'associazione medica danese
dicendo di essere "sorpresa e furiosa per queste critiche e di considerarle assolutamente infondate". Ha
reclamato un'inchiesta, senza però dire condotta da chi e su che cosa. Poi ha scritto alla commissione
danese che si occupa degli illeciti in campo scientifico, accusando i ricercatori del Cochrane di scorrettezza.
Non mi è stato possibile vedere la lettera, ma secondo i ricercatori le affermazioni che conteneva erano molto
gravi - erano stati accusati di aver deliberatamente distorto i dati - anche se vaghe e non documentate.
Eppure l'inchiesta è andata avanti per un anno. Peter Gøtzsche, che dirige il Cochrane centre, ha dichiarato
al British Medical Journal che solo la terza lettera della Lif, inviata dieci mesi dopo la sua prima replica,
conteneva accuse specifiche sulle quali la commissione poteva indagare. Due mesi dopo, l'istanza è stata
archiviata. I ricercatori del Cochrane non avevano fatto niente di scorretto. Ma prima che fossero
definitivamente prosciolti, la Lif ha mandato una copia delle lettere che li accusavano di disonestà scientifica
all'ospedale dove lavoravano quattro di loro e all'azienda che lo amministrava, e ha inviato lettere simili
all'associazione medica danese, al ministero della salute e al ministero della ricerca scientifica. Gøtzsche e i
suoi colleghi si sono sentiti "aggrediti e minacciati" dal comportamento della Lif, che ha continuato ad
accusarli di scorrettezza anche dopo la chiusura dell'inchiesta. Un caso da manuale La paroxetina è un
antidepressivo piuttosto comune che appartiene a una classe di farmaci noti come inibitori selettivi della
ricaptazione della serotonina, o Ssri. E fornisce un buon esempio di come le aziende abbiano approfittato
della poca attenzione dedicata dalla comunità scientifica ai risultati dei test clinici, trovando scappatoie legali.
Per capire come sia possibile, dobbiamo prima di tutto accennare a un'anomalia del processo di
approvazione dei medicinali. Quando un farmaco viene commercializzato non può essere destinato a
qualsiasi uso: è necessaria un'autorizzazione specifica per ogni tipo di impiego. Quindi, per esempio, un
medicinale può essere autorizzato per il trattamento del cancro alle ovaie ma non di quello al seno. Questo
non significa che nel secondo caso non funzioni. Può anche essere di eficacia dimostrata, ma la casa
produttrice non si è presa la briga di richiedere un'autorizzazione formale per quell'uso o non ha voluto
afrontare la spesa che questo comporterebbe. I medici possono decidere di prescriverlo comunque per il
cancro al seno, perché probabilmente funziona ed è sicuramente disponibile nelle farmacie. Possono farlo
legalmente, ma in questo caso si tratta di una prescrizione of label , cioè per una patologia diversa da quella
indicata nel foglio illustrativo. Per poter somministrare un farmaco ai bambini è necessaria un'autorizzazione
separata da quella che serve per gli adulti. In tanti casi questo è comprensibile, perché i bambini possono
reagire a una sostanza in modo molto diverso e quindi è necessario condurre una ricerca separata. Ma
ottenere una licenza per un uso specifico è dificile, richiede un'ampia documentazione e una serie di studi
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appositi. Spesso il percorso è così costoso che le aziende non si prendono la briga di richiedere
l'autorizzazione a usare un farmaco per i bambini, perché si tratta di un mercato di solito più ridotto. Quindi
succede che una medicina autorizzata solo per gli adulti sia prescritta anche ai bambini. Le agenzie
governative addette ai controlli si sono rese conto del problema e di recente hanno cominciato a ofrire
incentivi alle aziende perché conducano più studi e chiedano formalmente le licenze. Quando la
GlaxoSmithKline (Gsk) chiese l'autorizzazione per commercializzare la paroxetina per i bambini, emerse una
situazione che scatenò la più lunga inchiesta della storia nella regolamentazione dei farmaci nel Regno Unito.
Tra il 1994 e il 2002, la Gsk aveva compiuto nove test clinici sull'uso della paroxetina per curare i bambini
afetti da depressione. I primi due avevano dimostrato che non comportava alcun beneficio, ma l'azienda non
fece nessun tentativo di informare i medici e i pazienti cambiando il foglio illustrativo. Anzi, alla fine dei test, in
un documento interno si leggeva: "Sarebbe commercialmente inaccettabile inserire nel foglio l'afermazione
che la sua eficacia non è stata dimostrata, perché danneggerebbe l'immagine della paroxetina". Nell'anno
successivo a questo memorandum interno, solo nel Regno Unito furono firmate 32mila ricette in cui fu
prescritta la paroxetina ai bambini. Negli anni seguenti furono efettuati altri studi, nove in tutto, e nessuno
dimostrò che il farmaco fosse eficace per curare la depressione nei bambini. Ma c'è di peggio. Non solo i
bambini prendevano una medicina di cui la casa produttrice conosceva l'ineficacia; erano anche esposti ai
suoi efetti collaterali. Purtroppo nessuno sapeva quanto fossero gravi gli efetti collaterali, perché l'azienda
non l'aveva rivelato, neanche alle agenzie di controllo. Questo è stato possibile perché secondo la
regolamentazione è obbligatorio informare le agenzie di controllo solo degli efetti collaterali emersi dagli studi
sull'uso specifico per il quale si è chiesta la licenza. E dato che per i bambini la paroxetina era usata of label ,
la Gsk non era obbligata a comunicare a nessuno le sue scoperte. Si sospettava da tempo che la paroxetina
potesse aumentare il rischio di suicidio, anche se questo efetto collaterale è dificile da verificare. Nel febbraio
del 2003 la Gsk aveva mandato spontaneamente all'Mhra una relazione informativa sul rischio di suicidio
provocato dalla paroxetina. Il rapporto era basato sui risultati di alcune analisi efettuate nel 2002 sui dati
negativi emersi da test che l'azienda aveva condotto dieci anni prima. Secondo la relazione non c'era nessun
aumento del rischio di suicidio. Ma era falsata. All'epoca non si sapeva che in realtà i dati relativi ai bambini
erano stati mescolati con quelli di un gran numero di adulti. Nel 2003 la Gsk partecipò a una riunione con
l'Mhra per discutere un'altra questione riguardante la paroxetina. Alla fine dell'incontro, i suoi rappresentanti
presentarono un documento in cui si diceva che l'azienda aveva intenzione di chiedere un'autorizzazione
specifica per l'uso della paroxetina nei bambini e accennava anche al fatto che l'Mhra avrebbe potuto tener
conto della possibilità di un maggior rischio di suicidio tra i bambini depressi che assumevano il farmaco. Si
trattava di un efetto collaterale di vitale importanza, comunicato informalmente e con enorme ritardo
attraverso un canale inappropriato. Anche se i dati erano stati consegnati alle persone sbagliate, il personale
dell'Mhra presente all'incontro ebbe il buon senso di capire che si trattava di un'informazione importante. Si
misero subito all'opera, ordinarono delle analisi e nel giro di un mese mandarono una lettera a tutti i medici
consigliando di non prescrivere la paroxetina a pazienti al di sotto dei 18 anni. Com'è possibile che il sistema
per ottenere i dati dalle aziende sia così ineficiente da permettergli di tenere nascoste informazioni così
importanti su un farmaco? È possibile perché la normativa contiene scappatoie assurde ed è preoccupante
vedere come la Gsk abbia saputo sfruttarle. La conclusione dell'inchiesta, pubblicata nel 2008, era che la Gsk
aveva agito in modo immorale e pericoloso per i bambini di tutto il mondo, ma le leggi britanniche erano così
lacunose che l'azienda non poteva essere accusata di nulla. Dopo questo episodio, l'Mhra e l'Unione europea
hanno cambiato alcune regole, che però sono ancora inadeguate. Hanno imposto alle aziende di rivelare i
dati sulla sicurezza di un farmaco indipendentemente dalla richiesta di commercializzazione, ma gli studi
condotti fuori dell'Ue restano esclusi da quest'obbligo. Alcuni dei test compiuti dalla Gsk sono stati in parte
pubblicati, ma questo ovviamente non è suficiente, perché sappiamo già che sono falsati. E abbiamo bisogno
di tutte le informazioni anche per un motivo più semplice: i segnali di pericolosità sono spesso deboli e dificili
da individuare. Nel caso della paroxetina la verità è emersa solo quando i dati negativi di tutti i test sono stati
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analizzati insieme. Sistema lacunoso Questo ci porta a parlare del secondo difetto evidente del sistema
attuale: i risultati dei test vengono consegnati in segreto alle agenzie di controllo, che devono prendere una
decisione. Ma la scienza non dovrebbe funzionare così: le sue scoperte sono afidabili solo quando tutti
rendono pubbliche le loro ricerche, spiegano come fanno a sapere che qualcosa è eficace e sicuro,
condividono metodi e risultati e consentono agli altri di decidere se sono d'accordo sul modo in cui quei dati
sono stati elaborati e analizzati. Invece nell'ambito della sicurezza dei farmaci tutto avviene a porte chiuse,
perché così hanno deciso le aziende farmaceutiche. Perciò il compito più importante della medicina viene
svolto in segreto. E neanche le agenzie di controllo sono infallibili, come ora vedremo. Il rosiglitazone fu
messo in commercio nel 1999. Dopo circa un anno che era sul mercato, il dottor John Buse dell'università del
North Carolina parlò in due convegni accademici del rischio che il farmaco facesse aumentare i problemi
cardiaci. La Gsk, produttrice del medicinale, contattò direttamente Buse nel tentativo di metterlo a tacere, poi
si rivolse al suo capo dipartimento. Nel 2007 una relazione della commissione finanze del senato statunitense
parlava di "intimidazione" nel caso di Buse. Ma quello che preoccupa di più sono i dati sull'eficacia e sulla
sicurezza. Nel 2003 l'ufficio di Uppsala dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che si occupa del
monitoraggio dei farmaci, contattò la Gsk a proposito di un numero insolitamente alto di rapporti che
associavano il rosiglitazone ai problemi cardiaci. La Gsk condusse due meta-analisi interne dei suoi dati nel
2005 e nel 2006, che dimostrarono la fondatezza del rischio. Ma anche se l'azienda e la Food and drugs
administration statunitense conoscevano i risultati, nessuna delle due fece una dichiarazione ufficiale, e non
furono pubblicati fino al 2008. Durante quel periodo, molti pazienti hanno continuato ad assumere la
sostanza, ma né loro né i medici hanno saputo niente di questo problema fino al 2007, quando il cardiologo
Steve Nissen e i suoi colleghi hanno pubblicato la loro analisi, dimostrando che per i pazienti trattati con il
rosiglitazone il rischio di malattie cardiache aumentava del 43 per cento. Dato che le persone affette da
diabete rischiano già di avere complicazioni cardiache, e il motivo principale per cui si cura il diabete è proprio
quello di ridurre questo rischio, la scoperta ha fatto scalpore. I risultati di Nissen sono stati confermati da studi
successivi e nel 2010 il farmaco è stato ritirato dal commercio o comunque il suo uso è stato limitato in tutto il
mondo. Ora, il punto non è che il medicinale avrebbe dovuto essere ritirato prima. Per quanto perverso possa
sembrare, infatti, i medici a volte ricorrono a farmaci di qualità inferiore come ultima risorsa. Per esempio, un
paziente può reagire male a un farmaco particolarmente eficace e deve smettere di assumerlo. Quando si
verificano questi casi, a volte vale la pena provare un medicinale meno eficace, che è sempre meglio di
niente. Il problema è che tutte queste discussioni avvenivano mentre i dati erano tenuti sotto chiave e
potevano essere visti solo dalle agenzie di controllo. Anzi, Nissen aveva potuto fare la sua analisi solo grazie
all'insolita sentenza di un tribunale. Nel 2004, quando si era saputo che la Gsk aveva tenuto segreti i dati sui
gravi efetti collaterali della paroxetina nei bambini, il suo comportamento scorretto aveva dato origine a una
causa civile per frode, alla fine della quale l'azienda, oltre a pagare i danni, aveva dovuto impegnarsi a
pubblicare i risultati dei suoi test clinici su un sito web accessibile al pubblico. Nissen aveva analizzato i dati
sul rosiglitazone e aveva fatto una scoperta allarmante di cui aveva informato i medici, cosa che l'agenzia di
controllo non aveva mai fatto pur essendo in possesso dei dati da anni. Se queste informazioni fossero state
accessibili fin dall'inizio, l'agenzia forse sarebbe stata più cauta nella decisione da prendere, ma in questo
modo medici e pazienti avrebbero potuto non essere d'accordo con lei e fare una scelta informata. È per
questo che tutti i risultati dei test clinici dovrebbero essere accessibili. I dati mancanti danneggiano tutti. Se
non si effettuano test seri, se i risultati negativi vengono tenuti nascosti, non possiamo sapere quali sono i
veri efetti dei farmaci che usiamo. In medicina la necessità delle prove non è una questione accademica
astratta. Quando ci forniscono dati falsati, possiamo prendere decisioni sbagliate e infliggere sofferenze
inutili, se non addirittura la morte, a persone come noi. u bt L'AUTORE Ben Goldacre è un medico britannico.
Questo articolo è un estratto, adattato, del suo ultimo libro, Bad Pharma , che sarà pubblicato in Italia da
Mondadori nella primavera del 2013.
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L'efficacia dei farmaci viene verificata da quelli che li fabbricano, con test clinici condotti su un piccolo numero
di pazienti
Da sapere Nordamerica (Stati Uniti, Canada) Europa, Csi Africa, Asia (escluso il Giappone) e Australia
Giappone America Latina Totale 256,9 164,7 84,2 73,7 35,0 614,5 Mercato mondiale dei farmaci,
considerando i prezzi dei farmaci all'uscita dalla fabbrica, 2011 % Miliardi di euro 41,8 26,8 13,7 12,0 5,7 100
Oltre a prendere una medicina di cui la casa produttrice conosceva l'inefficacia, i bambini erano anche
esposti ai suoi efetti collaterali
Da sapere Ungheria Stati Uniti Francia Canada Messico Italia Germania Giappone Corea del Sud Australia
Svezia Svizzera Israele Regno Unito Pubblico Privato 0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 Spese farmaceutiche, percentuale
del pil, 2009 o ultimi dati disponibili Spesa pro capite, a parità di potere d'acquisto, dollari 493 947 626 692
249 572 627 556 397 503 437 521 316 381
15/11/2012
La Repubblica - Velvet - N.73 - dicembre 2012
Pag. 29
(diffusione:119210, tiratura:172505)
IMMACOLATA PERFEZIONE
Puro e luminoso, ma non viminale. Quest'inverno trionfa il bianco scenografico
DI CARLO PRADA
inimale, clinico e compatto. In una parola: elegante. II bianco passa al contrattacco e quest'inverno si
presenta all'insegna di un'immacolata ispirazione che riguarda soprattutto i capispalla. Come il cappotto di
Celine fotografato per la copertina di questo numero, con spalla spiovente e senza cintura. Sì perché, oltre a
essere bianco, deve essere destrutturato e indossato aperto, quasi fosse una vestaglia, come detta la
tendenza degli "opera coat". I dettagli, se presenti, sono al massimo una martingala, sul retro. Il bianco totale
avanza come risposta agli inverni trascorsi in oscurità sartoriale. Ma, come per il Cappotto di alpaca, Celine.
Foto di copertina di Takay. Styling di Laura Bianchi. Ha collaborato Angelica Vadora. Pettinature Nicholas
James @ Greenapple using Redken. Trucco Miriam Langellotti @ Greenapple using Mac cosmetics. Modella
Daria Popova @ Monster Mgmt. Postproduzione Go Tanihata @ D.A.B. nero, anche in questo caso vige la
regola aurea: i materiali devono essere di ottima qualità e possedere quella calda luminosità che, altrimenti, si
perderebbe. Potete anche abbinarlo ai colori: sta bene con il giallo canarino, il rosso e il blu elettrico. Oppure
accostatelo al nero, per far risaltare il corpo sullo sfondo, come nelle fotografie di moda degli anni Sessanta.
Anche il design domestico riscopre il fascino nordico del bianco con le sedute industriali di Jean Prouvé
rivisitate da G-Sfar o quelle, cucite a vista, di Florian Smith. Il bianco poi prende letteralmente il volo nelle
creature di Borre Saethre. L'artista norvegese ci conduce in un mondo popolato da cavalli alati e unicorni per
raccontarci fiabe moderne che emozionano anche gli adulti.
Dall'alto. Borsa a soffietto, Fendi. Lettore ed e radio, Sonoro. Seduta di Jean Prouvé per Vitra reinterpretata
da G-Star. Sopra. "Paper Drop (London)" di Wolfgang Tillmans (courtesy Arts Council Collection, Londra).
Sotto. Audrey Hepburn in "Come rubare un milione di dollari e vivere felici". Colorito luminoso. In formula,
polvere di diamante e perle, Radianceskin Fondotinta Fluido Spf 15 di Korff (30 mi, 32,50 euro, in farmacia).
Profumo seconda pelle. Floreale speriato con un caldo fondo di legni e patchouli, So Nude di Costume
National (edp da 50 mi, 80 euro). Effetto riempitivo. -Volumizza, sostiene, idrata, con retinolo e acido
ialuronico, " Retin-Ox Rides Filler di Roc (30 mi, 43 euro, in farmacia). rAnche il design d'interni e l'arte
riscoprono il fascino compatto del bianco
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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IN COPERTINA
15/11/2012
La Repubblica - Velvet - N.73 - dicembre 2012
Pag. 84
(diffusione:119210, tiratura:172505)
COME UNA BOND GIRL
Effetto "Goldfinger" anche per il giorno, con abiti giani, ma anche solo con il make-up. Per essere preziose
quanto l'oro
DI DONATELLA GENTA
Foto di sfilata, da sinistra. Miniabito con gonna a palloncino, Roberto Cavalli. Giacca intarsiata, Guy Laroche.
Cardigan interamente ricamato, Ralph Lauren Collection. Il make-up. 1. L'eyeliner di massima precisione,
Diorshow Liner Waterproof, Stylo Eyeliner Backstage Longue Tenue n. 548 (22,19 euro, ed. limitata). 5. Lo
smalto Diorific Vernis n. 207 25,20 euro). 8. Le ciglia inte con brillantini Faux Cils n. 002 (27,48 euro, ed.
limitata), tutto dalla collezione Grand Bai di Dior. Per uno sguardo oro lamé. 2. Il pennellino fine e 3. l'Eyeliner
Gel Effect Faux Cils n. 7 di Yves Saint Laurent (21,50 e 29 euro). 4. Glitterato, Déco Diamond Eyeliner Gel n.
01 di Pupa (13,60 euro, ed. limitata). 6. Da spruzzare sul viso, il collo e i capelli per inondarli di luce, Trois Or
Chic, Polvere Illuminante Profumata n. 02 di Korff Cure Moke Up (39 euro, in farmacia). 7. Ombretto satinato
in un'originale texture in polvere cremosa, Golden Touch di Sisley (30 euro).
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In bellezza
15/11/2012
La Repubblica - Velvet - N.73 - dicembre 2012
Pag. 224
(diffusione:119210, tiratura:172505)
PURA PER SEMPRE
Stress, trucco, inquinamento: i tre nemici della pelle del viso. Da combattere ogni giorno con i nuovi prodotti
che detergono e idratano, ideali anche per contrastare l'invecchiamento
DI RAIMONDA BORIANI - FOTO DI FREDERIK LIEBERATH
LA BIOLOGIA INSEGNA CHE OGNI TIPO DI PELLE HA BISOGNO DI UNA PULIZIA SU MISURA Se la
pelle potesse parlare, ci direbbe che spesso non la puliamo bene prima di andare a dormire. «Forse le sue
lamentele ci aiuterebbero a trattarla con maggior rispetto e, probabilmente, cambieremmo abitudini di
bellezza», scrive Matteo Cagnoni, dermatologo, nell'introduzione del libro "Se la pelle parlasse" (Tecniche
Nuove), vincitore del Premio Alpen Presolana - Pagine di Benessere 2012. La pelle è un organo silenzioso e
dinamico, con ampi margini di compenso, che però vengono compromessi se non viene adeguatamente
liberata da impurità, tracce di trucco, sebo e residui di smog. «Eliminarli è indispensabile, ma è soprattutto
utile non impoverirla delle sue difese. Per questo la pulizia moderna mira a restituire sostanze, entrando a
pieno titolo nel programma di trattamento antietà», afferma Luigi Rigano, chimico, consulente di progetto nel
settore cosmetico. Secondo le ricerche di Anthony Rawlings, direttore di Avr Consulting ed esperto di biologia
cutanea, le persone con la pelle scura hanno una miglior protezione contro insulti meccanici, irritazioni da
agenti chimici e da fotoesposizione, grazie a uno strato corneo più coeso e a una barriera cutanea più forte
rispetto ai fenotipi chiari. Nei soggetti asiatici lo strato corneo è invece più sottile, con una minor capacità
protettiva verso gli ultravioletti, e livelli inferiori di Nmf (naturai moisturizing factor) rispetto a pelli caucasiche,
ispaniche e afroamericane. «Detto questo, va considerato come trattare le varie zone del viso con le loro
diversità, nonché l'invecchiamento che, compromettendo la funzionalità dei capillari sanguigni, ostacola la
buona ossigenazione cutanea, il naturale tasso d'idratazione e il pH», sottolinea Rigano. «Con il passare del
tempo diminuisce poi anche la capacità della pelle di ripristinare l'acidità». Perciò si dovrebbe terminare la
pulizia con un tonico riacidificante, prassi oggi sempre meno seguita dalle donne che, dopo l'avvento dei
detergenti "2 in 1" (latte & tonico), adottano anche i "3 in 1". Come, per esempio, Eau Efficace di Sisley,
arricchita dalla tecnologia micellare. «S'inserisce in un percorso logico di ottimizzazione dei tempi, più che di
razionalizzazione del budget. Le donne moderne sono sempre più impegnate e le acque micellari sono un
buon compromesso», sostiene Jose Ginestar, direttore scientifico del marchio. In effetti hanno un'elevata
tollerabilità cutanea, si usano anche sulla pelle problematica, non si risciacquano e riducono la durezza
dell'acqua. «Tra i prodotti complementari alla pulizia ci sono le maschere da applicare in strato generoso per
far meglio assorbire l'alta concentrazione degli attivi», suggerisce Ginestar. Altro consiglio: «Struccare
sempre bene gli occhi, altrimenti si potrebbero ostruire gli orifizi delle ghiandole lacrimali e dei bulbi piliferi
ostacolando la crescita delle ciglia e infiammando l'occhio stesso, già irritato dalle polveri degli ombretti. Al
mattino, poi, gli energici sfregamenti per togliere residui di trucco segnano prematuramente la zona
perioculare», spiega Petra Kunz, oftalmologa, autrice del libro "I vostri occhi sono preziosi" (Edizioni Médicis).
Perché un viso ben curato è il miglior biglietto da visita.
Foto: MASCHERE 1. Detossinante e rimineralizzante, Concura, Depura Maschera Purificante all'Argilla di
Diego Dalla Palma (75 mi, 20,30 euro). 5. Addolcisce, ripara, idrata in modo intensivo, Aqua, Maschera
Idratante di Rilastil (75 mi, 24,50 euro, in farmacia). 6. Per pelle disidratata, Ideai Hydratation, Bain des
Lagons Masque Eclat Hydratation Instantanée di Carità (50 mi, 41,34 euro). 7. Leviga e migliora la grana
della pelle, Biokaliftin, Masque Gommant Eclat di Patyka (50 mi, 64 euro). 9. Antiossidante e antistress,
Masque Source Defense di Bulgari Gem Essence (50 mi, 90 euro). LOZIONI E TONICI 2. Senza alcol, per
pelle sensibile, restringe i pori, Visible Difference, Skin Balancing Toner di Elizabeth Arden (200 mi, 22 euro).
3. Antietà e idratante, fa assorbire meglio i trattamenti di routine, Priming Lotion di Astalift (150 mi, 38 euro).
4. Per pelle secca, lascia sulla pelle un film levigante dall'effetto molto morbido, Lotion Tendre Tonifiante di
Christian Dior (200 mi, 27,12 euro). STRUCCANTE OCCHI 8. Rispetta l'equilibrio cutaneo ed elimina anche il
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Scuola di pulizia
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La Repubblica - Velvet - N.73 - dicembre 2012
Pag. 224
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trucco waterproof, Defence, Lozione Bifasica Struccante Occhi di Bionike (150 mi, 16,50 euro, in farmacia).
Foto: Ricca di argilla e glicerina vegetale, pulisce in modo delicato ed elimina tutte le impurità che chiudono i
pori e spengono il colorito. Si lascia in posa solo 5 minuti e si asporta con acqua tiepida, Masque Eclat
Express Nettoyant à l'Argile Rouge di Sisley (60 mi, 81 euro).
Foto: A ogni pelle il suo prodotto 1. Asfittica e disidratata. Un deficit nella microcircolazione fa arrivare meno
ossigeno e nutrienti che alterano turnover cellulare e barriera cutanea. La carenza di acqua, invece, è legata
alla mancanza di lipidi. Servono quindi detergenti a base di trigliceridi, colesterolo e ceramidi, tonici
addolcenti, infine scrub con alfaidrossiacidi. 2. Mista e grassa. Va detersa in modo delicato con sostanze
antinfiammaforie e astringenti, perché è iperreattiva. Per una pulizia più profonda, utile il detergente in gel: la
sua piccola percentuale di alcol asciuga il sebo delle zone più grasse. Poi, maschere con argille modificate
che assorbono senza sgrassare. 3. Matura e sensibile. Anche qui il problema è l'iperreattività, da trattare con
detergenti dal ridotto apporto di profumi e allergeni, e lozioni lenitive con pH tra 5 e 6. Il turnover si stimola
con attivi esfolianti come l'acido caprilico salicilico (Lha) che favorisce la compattezza della pelle e la
decongestiona. GOMMAGE 1. Energizzante e delicato, si trasforma in olio fondente, Top Secrets, Gommage
Action Biologique Exfoliant sans Grains di Yves Saint Laurent (75 mi, 42 euro). 3. Per le più giovani: scrub e
detergente contro il colorito spento, Vitality by Matis, Net & Gom 7/7 (100 mi, 22 euro, in istituto). 7. Con
microsfere esfolianti, leviga e ammorbidisce, Gommage Doux Lissant di Roc (125 mi, 25 euro con Crema
Repulpant Eclat da 50 mi e un paio di ballerine, in farmacia). MOUSSE E LATTE 2. A base di derivati di
zuccheri che rimuovono le impurità e oli preziosi. Al profumo di una leggera fragranza vegetale, Sublimage,
Démaquillant Confort Suprème diChanel (150 mi, 80 euro). 4. Esfoliante, antietà e antimperfezioni, Blemish +
Age Cleansing Gel di Skinceuticals (250 mi, 35 euro, in farmacia). 5. Un agente derivato dal cocco elimina
trucco e particelle inquinanti, mentre un trio di origine marina riequilibra e previene la disidratazione,
Advanced Marine Biology, Foaming Mousse di La Prairie (125 mi, 52 euro). 8. La spazzolino per
massaggiare il viso durante la pulizia, The Skincare Cleansing Massage Brush (25 euro) e formula ultraricca
che preserva l'idratazione cutanea, contiene estratto di rosa e di radice di Sophora, Future Solution LX, Extra
Rich Cleansing Foam (1 25 mi, 62 euro), tutto di Shiseido. ACQUE MICELLARI 6. Con estratto di neroli e
acqua di tiglio. Per tutti i tipi di pelle, adatta anche agli occhi sensibili. Lascia la carnagione fresca e luminosa,
Eau Efficace, Démaquillant Doux Visage et Yeux di Sisley (300 mi, 81,50 euro). 9. Con acqua di sorgente
marina, addolcisce la pelle, allevia la sensazione d'irritazione, rispetta l'equilibrio cutaneo, Solution Micellaire
Apaisante Réequilibrante di Lierac Prescription (200 mi, 15,90 euro, in farmacia).
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Pag. 230
(diffusione:119210, tiratura:172505)
IN PRIMA LINEA
Da decenni l'eyeliner è un must del make-up, capace di rinnovarsi stagione dopo stagione tcco le novità dell
a/i
DI ELSA BONFIGLIO
Se gli occhi sono lo specchio dell'anima, l'eyeliner è la cornice grafica dello sguardo. «Il suo tratto che
s'inspessisce o si assottiglia faceva già storia negli anni Quaranta a Hollywood. L'uso dell'eyeliner è però
esploso nei Cinquanta, quando la maggior parte delle donne, semplicemente disegnando una riga sull'occhio,
si sentiva un po' diva del grande schermo, come Marilyn Monroe e Audrey Hepburn», spiega Michela Ducco,
docente di storia del trucco all'Accademia di trucco Gllam (gllam.it) a Milano. «E un prodotto che si è
adeguato alle varie epoche e ai diversi stili femminili. Più ammiccante sulle pin-up, più definito e creativo sulla
donna emancipata degli anni Sessanta, elemento essenziale del make-up hippy. Fino agli eccessi: isterico e
fluo nel look disco-dance anni Ottanta, esasperato e ribelle da punk-rocker, come lo portava Nina Hagen, per
esempio». Oggi il gioco delle sperimentazioni continua. Lo conferma Gordon Espinet, vicepresidente makeup artistry di Mac: «L'eyeliner moderno è come un'incisione capace di creare geometrie che danno
personalità e valorizzano l'architettura del viso». Tra rivisitazioni vintage e ispirazioni futuristiche, l'eyeliner ha
effettivamente spopolato sulle passerelle dcll'autunno-inverno. Le applicazioni più bizzarre e anticonformiste?
Il doppio tratto ipergrafico, una L rovesciata all'angolo interno e un triangolo all'angolo esterno (Mary
Katrantzou); una riga vistosissima nero pece che incornicia totalmente l'occhio (Antonio Marras) oppure
disegnata e sfumata come se fosse una mascherina (Frankie Morello); una grande mezzaluna che arriva
quasi a toccare le sopracciglia (John Richmond). Ma torniamo fra le comuni mortali e ai loro errori più comuni:
«Per esempio tracciare linee troppo grosse, soprattutto nell'angolo interno. In questo modo l'occhio risulterà
più piccolo e addirittura semichiuso», continua Michela Ducco. «Il trucco cat eyes alla Brigitte Bardot è ancora
quello che piace di più. Attenzione, però. Solo rispettando la naturale forma dell'occhio e il giusto spessore lo
sguardo risulterà sexy, in caso contrario si rischia l'effetto caricatura». Crede invece nell'imperfezione Carine
Roitfeld, ex direttore di "Vogue" Paris, stylist, image maker e icona fashion fra le più irriverenti ed eleganti. Il
suo smoky eyes dal design impreciso fa tendenza, tanto che Mac le ha dedicato una collezione di prodotti di
trucco ispirata al suo stile. Ci sono eyelinerper tutti i gusti: liquidi in crema, in gel e in polvere, h chi ha poca
manualità trova matite e kajal MARY KATRANTZOU, JOHN RICHMOND, MOSCHINO, MARY
KATRANTZOU
COPIATE SOFIA LOREN «In questa stagione la riga sull'occhio è di tutti i tipi», dice Linda Cantello,
international make-up artist per Giorgio Armoni Cosmetics. «Sentitevi libere di sperimentare senza però
trascurare il buongusto. A chi ama il look classico suggerisco di applicare l'eyeliner alla Sofia Loren, che era
una vera maestra: il tratto nero deve arrivare alla fine dell'occhio - si deve vedere di profilo - e dall'angolo
esterno deve risalire leggermente all'insù, formando un piccolo triangolo con la rima inferiore. Quando la
palpebra invece diventa pesante, ne sconsiglio vivamente l'uso, ma, se proprio non si può fare a meno
dell'eyeliner, allora bisogna tracciare una linea molto sottile e vicinissima alle ciglia. Il partner ideale è il
mascara: abbondate sulle ciglia esterne, aggiungerà magnetismo allo sguardo».1. Ultrablack, separa e
voiumizza ogni singola ciglia, Volume Millions de Cils Excess di L'Oréal Paris (1 8,99 ejro). 2. Con acido
iaiuronico, aumenta la crescita delle ciglia. Mascara Power Lash di Planter's (19,80 euro). 8. Volume naturale
ad alta definizione, EFortless Mascara n. 02 di Burberry (27 euro, alla Rinascente Duomo di Milano e in via
Roma a Palermo). 9. Per occhi sensibili, Respectissime UltraDoux Mascarc Derinition Naturelle di La RochePosay (18,20 euro, in farmacia). 13. Infoltisce, curva e allunga le ciglia ai massimo, Hypnòse Star di Lancòme
(32,50 euro). Eyeliner 3. Tratto delineato, con attivi emollienti e decongestionanti, Eye Liner Precisione di
Deborah Milano (10,20 euro). 5. Estrema tenuta, resiste all'acaua, Spectacuiar Eyeliner, vinyl black, di Heletia
Rubinstein (38 euro).
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Trucco grafico
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Pag. 230
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Mascara ULTRABLACK Come una penna sfilo, l'applicazione è facile, ma da professionsta, Eye Liner
Tecnico di Diego Dalla Palma (18,50 euro). 1 2. Non sbava, contiene olio d'oliva, vitamina E, estratto di
calendula e pantenoio, Eye Liner HD di Mediterranea (12,90 euro, si acquista allo 0183.708708 o sul sito
mediterranea.it). Matite 4. A base di cera, tenuta 1 6 ore, Waterproof Smooth Silk Eye Pencil n. 2 di Giorgio
Armoni (24 euro). 6. Scorrevole, tratto morbido e preciso, waterproof, Stylo Contour des Yeux Ultra Longue
Tenue n. 01 di Rouge Baiser (8,90 euro). 7. Automatica, linea decisa e definita, texture setosa, waterproof,
Made to Last Eyes n.100 di Pupa (13,50 euro). 10. Kajal intensificante, a base di burro di karité e olio di
marula, si può applicare anche nella rima interna, Matita Occhi di L'Erbolario Moke Up (9 euro).
Foto: Sopra e qui accanto. Dalla sfilata di Mary Katrantzou, a Londra: l'originale trucco design è di Val
Garland. Dalle passerelle di John Richmond e di Moschino, a Milano: il make-up è stato realizzato da Andrew
Gallimore e da Tom Pecheux. Tutti e tre per Mac.
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Retail & Food - N.11 - novembre 2012
Pag. 58
(tiratura:8000)
APERTURE DI GRANDI STAZIONI
STAZIONE BRAND MQ DOVE QUANDO Roma Termini Roma Termini Roma Termini Roma Termini Roma
Termini 30 500 n.d. 30 450 n.d. n.d. n.d. 150 70 TRE n.d. 350 35 220 60 n.d. n.d. ALCOTT CELIO* EDONE'
NIYO&CO REEBOK EURONICS FIORUCCI TALLY WEIJL WIND Milano Centrale Milano Centrale Napoli
Centrale Napoli Centrale Napoli Centrale Venezia S. Lucia Venezia S. Lucia Bologna Centrale Bologna
Centrale Bologna Centrale F30 (lounge bar) MOTIVI FARMACIA FOREXCHANGE TALLY WEIJL KIKO
SPIZZICO e TENTAZIONI CAFÈ 18 ottobre 2012 aperto Torino Porta Nuova Verona Porta Nuova n.d. Forum
Termini Forum Termini Forum Termini piano binari vicino galleria delle carrozze piano interrato piano binari
piano binari galleria commeriale (piano interrato) piano binari piano binari adiacente locale Sephora vicino al
ponte di Calatrava n.d. n.d. piano ferro stazione entro dicembre 2012 entro dicembre 2012 entro dicembre
2012 entro dicembre 2012 entro dicembre 2012 entro dicembre 2012 entro dicembre 2012 10 ottobre 2012
entro dicembre 2012 entro dicembre 2012 entro novembre 2012 entro novembre 2012 aperto
ottobre/novembre 2012 ottobre/novembre 2012 ERRATA CORRIGE: Si precisa che nel numero di ottobre di
R&F, l'oggetto dell'articolo a pag 65 "Roma Termini nuova gara per la ristorazione" si tratta di una selezione
competitiva per un 'area totalmente al di fuori del perìmetro di Roma Termini.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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STAZIONARIO
SANITÀ REGIONALE
25 articoli
16/11/2012
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tagli alla sanità privata Rischia la metà dei centri
Gli istituti convenzionati sotto gli 80 letti sono 257 Le decisioni La questione sarà affrontata dal governo la
prossima settimana durante la Conferenza Stato-Regioni
Simona Ravizza
MILANO - La geografia degli ospedali italiani è destinata a cambiare pesantemente. Così in queste ore gli
assessori alla Sanità stanno facendo i conti. L'obiettivo è capire l'impatto dell'ultimo giro di vite del ministro
Renato Balduzzi sull'offerta di cure a livello ospedaliero. All'ordine del giorno, infatti, non c'è solo la
diminuzione di oltre settemila posti letto (sugli oltre 230 mila attuali) come previsto dalla spending review. In
discussione c'è anche il rischio di chiusura per 257 ospedali privati accreditati (e, dunque, equivalenti ai
pubblici per la gratuità delle cure). Sono quelli con meno di 80 letti. La loro estromissione dal sistema
sanitario è prevista dalla bozza di regolamento sulla riorganizzazione della rete ospedaliera appena stilata dal
ministro Balduzzi, di concerto con il ministro dell'Economia Vittorio Grilli. Nel documento («Definizione degli
standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera») vengono definiti i
criteri da adottare per attuare i tagli.
Adesso rischia di saltare, di fatto, la metà delle strutture private accreditate (in totale sono 406). La questione
sarà affrontata la prossima settimana in Conferenza Stato-Regioni, la sede dove il Governo ascolta il parere
di Governatori locali e assessori sui più importanti atti normativi di interesse regionale. Luigi Marroni,
assessore alla Salute della Toscana, ammette: «È un tema estremamente delicato. Lo scenario che si apre
andrà valutato attentamente. Il tentativo è di trovare una posizione comune da discutere con il ministro
Balduzzi».
L'elenco delle strutture che rischiano di chiudere è stato elaborato dagli esperti di Quotidiano Sanità in
collaborazione con l'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop). Il grafico riportato in pagina fotografa quel
che può succedere nelle principali città italiane. I dati, però, sono in aggiornamento continuo. Su Milano, per
esempio, l'assessorato della Sanità prevede che le case di cura destinate a sparire siano quattro: la San
Carlo, la Capitanio - entrambe entrate a far parte dell'Istituto Auxologico Italiano -, l'Istituto Stomatologico
Italiano e la San Giovanni. La Capitanio, invece, non è inserita nella lista di Quotidiano Sanità-Aiop. Le
differenze mostrano la difficoltà di reperire con certezza i dati sul numero dei letti accreditati. «Ma è corretto
che un provvedimento tanto delicato non passi dal Parlamento? - si domanda Gabriele Pelissero, presidente
dell'Aiop -. I criteri adottati per riorganizzare la rete di cure sono estremamente rigidi ed è come se
mettessero in una gabbia di ferro il sistema ospedaliero. Non solo: da una prima valutazione del
provvedimento per gli ospedali privati accreditati ci sarebbe una perdita di circa 10 mila posti letto e altrettanti
posti di lavoro». Già sul piede di guerra c'è poi il governatore della Lombardia Roberto Formigoni che ha
annunciato: «La Regione si batterà in ogni sede, a partire dalla conferenza Stato-Regioni, per cambiare i
contenuti del decreto».
Il dibattito è aperto. In Conferenza Stato-Regioni ci saranno con ogni probabilità dei margini di trattativa con il
ministro della Salute, Renato Balduzzi. Del resto, in base ai dati del Governo, in Italia ci sono troppi posti letto
per malati in fase acuta, mentre mancano quelli di riabilitazione. Un'ipotesi allo studio potrebbe essere, allora,
la riconversione dei primi nei secondi. Oppure l'unione di due o tre mini-strutture in una più grande. Una cosa,
però, è certa: in gioco c'è la più importante riorganizzazione della rete ospedaliera da decenni.
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RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO CASA DI CURA PALAZZO -FOND. DON GNOCCHI CASA DI
CURA S. GIOVANNI EUKOS SPA CASA DI CURA S.CARLO ISTITUTO STOMATOLOGICO ITALIANO IST.
CLINICO S.SIRO SPA NAPOLI CASA DI CURA VILLA DELLE QUERCE VILLA BIANCA SPA CASA DI
CURA SANTO STEFONO CASA DI CURA OSP. INTERNAZIONALE CLINICA VESUVIO SRL CASA DI
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Assistenza Le conseguenze della normativa sulla spending review
16/11/2012
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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16/11/2012
La Repubblica - Bari
Pag. 15
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Per 79 degli 81 imputati non arriverà la condanna: è trascorso troppo tempo Resiste solo l'accusa al capo
dell'organizzazione A rischio anche i risarcimenti
GABRIELLA DE MATTEIS
LA CORSA contro il tempo non è servita, non per arrivare almeno ad una sentenza definitiva. I reati
contestati nel processo farmatruffa, uno dei più imponenti mai istruiti dalla procura di Bari, sono prescritti. La
constatazione è arrivata, ieri, nella prima udienza del processo d'appello che vede come imputati 81, tra
medici, farmacisti e informatori scientifici. I giudici di piazza De Nicola hanno sostanzialmente comunicato la
prescrizione dei reati (dall'associazione a delinquere al falso, dalla truffa alla corruzione) contestati dalla
procura e riconosciuti dal Tribunale con la sentenza di primo grado.
Rimangono in piedi soltanto alcuni episodi di truffa, contestati a due imputati. Uno è Michele Salzo, medico di
Conversano, considerato a capo dell'associazione e condannato in primo grado a sette anni di reclusione. I
difensori degli altri 79 imputati hanno chiesto tempo per valutare l'eventuale rinuncia alla prescrizione, che
consentirebbe una pronuncia del collegio nel merito. La Corte ha quindi rinviato il processo al 3 dicembre.
In primo grado, il processo che contava 99 imputati si era concluso con 78 condanne e 21 assoluzioni. E già
all'epoca, il Tribunale, soprattutto nella fase finale del processo, aveva cercato di accelerare i tempi per
scongiurare il rischio prescrizione. La Corte, in primo grado, infatti ha cambiato composizione per ben sette
volte, a causa del trasferimento di alcuni giudici e ha, quindi, dovuto rinnovare gli atti del procedimento,
rallentando i tempi. Un'udienza, ad esempio, fu caratterizzata dall'audizione di quaranta testimoni.
Al centro del processo (gli episodi più datati risalgono al 2001) il sistema che un gruppo di medici, farmacisti
e rappresentanti della case farmaceutiche avrebbero ideato per frodare il sistema sanitario nazionale. I
medici, dietro l'insistenza dei rappresentanti di nove aziende, prescrivevano farmaci a pazienti del tutto ignari
o oramai deceduti. I farmacisti, invece, ritiravamo le fustelle, chiedendo in cambio il rimborso dei medicinali.
In primo grado il tribunale di Bari riconobbe il risarcimento dei danni alle parti civili: nei confronti della Regione
Puglia, ad esempio, 31 imputati furono condannati a pagare una provvisionale immediatamente esecutiva di
635mila euro. Qualora il processo d'appello dovesse chiudersi con la dichiarazione della prescrizione dei
reati, le parti civili dovrebbero tentare la via del risarcimento davanti al Tribunale Civile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: I farmaci sequestrati dai vigili urbani di Bari
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Farmatruffa, tutti i reati in prescrizione
16/11/2012
La Stampa - Alessandria
Pag. 44
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Rapina alla farmacia di Cassano A vederli non ce l'hanno la faccia da bandito. Se non fosse perché, con i
polsi ammanettati, sono scortati dagli agenti di polizia penitenziaria non si direbbe che questi due giovanotti di
29 e 26 anni, Sergio Catalano e Fausto Leinati, entrambi abitanti ad Alessandria, tra giugno e luglio dello
scorso anno erano diventati il terrore dei farmacisti. Anzi, ancor più delle farmaciste. Prendevano di mira,
appunto, le farmacie in cui erano presenti delle donne in camice bianco; dopo aver parcheggiato poco
distante un'auto, rubata quasi sul momento, entravano con il volto parzialmente coperto e un cappellino da
baseball calcato in testa; esibendo minacciosamente taglierine e coltelli davano una spolverata al registratore
di cassa e se ne andavano con somme tra i 500 e i poco più di mille euro. Quasi una sorta di rifornimento al
bancomat. Erano stati a Valmadonna, a Masio, a Cassano Spinola, a Frugarolo. Per cogliere i rapinatori in
flagranza i carabinieri li avevano seguiti in una loro trasferta a Castello d'Annone dove erano finiti nella rete.
Le somme, secondo la ricostruzione degli inquirenti, servivano per comprare droga. Ieri Catalano e Leinati
sono comparsi davanti al giudice Stefano Moltrasio per essere giudicati con rito abbreviato che dà diritto allo
sconto di un terzo della pena. A Leinati, difeso da Chiara Pescamora, il gup ha inflitto 4 anni e 6 mesi di
reclusione, rispetto ai 6 anni e mezzo chiesti dal pm, mentre Catalano, tutelato da Roberto Caranzano, è
stato condannato a 3 anni e 8 mesi, rispetto ai 4 anni e 4 mesi proposti dal pubblico ministero. Il giudice ha
concesso le attenuanti generiche equivalenti alla recidiva e alle aggravanti (tra cui il fatto di aver compiuto i
colpi sotto la minaccia di coltelli).
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Ora è finito l'incubo dei farmacisti Condannati i due rapinatori estivi
16/11/2012
QN - Il Resto del Carlino - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Dall'8 dicembre stop agli interventi programmati: restano solo le emergenze
Roberto Damiani PESARO E' CONSIGLIATA la buona salute a Pesaro e Fano nei periodi di vacanza. Anzi,
anche molto prima. Precisamente dall'otto dicembre, festa dell'Immacolata, al 6 gennaio 2013, giorno
dell'Epifania. Perché in quel mese, le sale operatorie di Marche nord (il San Salvatore di Pesaro e il Santa
Croce di Fano, ma per quest'ultimo il blackout parte dal 15 dicembre) rimarranno sbarrate per gli interventi
chirurgici già programmati (se ne stimano circa 300). Significa per gli interessati allungare di un altro mese o
forse più le operazioni già fissate da settembre, o ancor prima. «COLPA della crisi» spiega la direzione
ospedaliera, ma per la gente significa allargare le braccia, rimanere col dolore procurato dal problema
sanitario, e sperare che a gennaio non ci siano altri intoppi. A meno che il loro guaio di salute diventi urgente
e dunque a rischio della vita. Solo in quel caso, la sala operatoria si aprirà. Insomma, devono sperare di star
peggio in caso di intervento programmato. Nel frattempo, al San Salvatore, si sono già accorpate chirurgia
con urologia, ortopedia con neurochirurgia. La pediatria accetterà solo i nuovi nati. E anche Ematologia
restringe il numero di posti letto, che scenderanno a sedici. «Difficile programmare il lavoro - spiega il
direttore generale di Marche nord, Aldo Ricci - quando non sappiamo nemmeno su quale budget possiamo
fare affidamento. La stessa regione ne ha uno provvisorio per il 2012, un anno che sta finendo. Da parte
nostra sappiamo solamente che il nostro budget è sceso in un anno da 221.483 milioni a 218 milioni,
insomma tre milioni in meno. Abbiamo preso delle contromisure, ma non si dica che chiudiamo le sale
operatorie. Rimangono aperto per le urgenze e per gli interventi di classe A, cioè quelli che non possono
superare i 90 giorni. Slittano per tutti quelli di classe B e C che hanno tempi molto più lunghi, tanto per capirci
quelli che vengono praticati in day hospital. Ma di fronte a un taglio netto di 3 milioni, di cui la metà per il
personale e il resto in beni e servizi, chiedo come si possa pensare che non ci siano ripercussioni. Sarebbe
stato molto meglio avere un unico ospedale tra Pesaro e Fano, perché avremmo avuto un risparmio del 20
per cento». S'AGGRAVA pure il problema delle liste d'attesa, malgrado il Cup funzioni da due anni e sia già
costato 11 milioni di euro. «Non si pensi - rivela Ricci - che il Cup sia nato per ridurre le liste d'attesa. Era un
servizio che andava costituito per rispondere a dei vincoli che, in caso di rispetto, ci avrebbero permesso di
avere finanziamenti di diverso tipo. Stiamo lavorando per far riprendere le prenotazioni ai medici di reparto, ai
medici di famiglia fino ai farmacisti. Lo stanno facendo anche in Emilia Romagna». Image:
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Già spesi dagli ospedali tutti i soldi del 2012 Pesaro e Fano chiudono le
sale operatorie
16/11/2012
QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Pag. 17
(diffusione:165207, tiratura:206221)
DA IERI le due farmacie comunali di Senigallia hanno introdotto un nuovo e più esteso orario. Le farmacie
saranno aperte la mattina dal lunedì al sabato, dalle 8.30 alle 13 e tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì, dalle
15.30 alle 19.45 (orario che nel periodo estivo slitterà dalle 16 alle 20). Le chiusure rimarranno limitate al
sabato pomeriggio e alla domenica.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Le farmacie comunali ampliano l'orario d'apertura
16/11/2012
QN - Il Resto del Carlino - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Pesaro e Fano, buco nel budget: gli ospedali rimandano interventi non urgenti
Roberto Damiani PESARO E' CONSIGLIATA la buona salute a Pesaro e Fano nei periodi di vacanza. Anzi,
anche molto prima. Precisamente dall'otto dicembre, festa dell'Immacolata, al 6 gennaio 2013, giorno
dell'Epifania. Perché in quel mese, le sale operatorie di Marche nord (il San Salvatore di Pesaro e il Santa
Croce di Fano ma per quest'ultimo il black out parte dal 15 dicembre) rimarranno sbarrate per gli interventi già
programmati. Più o meno 120/150 interventi programmati a Pesaro che vengono cancellati, il 30 per cento del
totale di interventi di 3 settimane. E altrettanto sarà per Fano. «Colpa della crisi» spiega la direzione
ospedaliera ma per la gente significa attendere altri mesi. A meno che il loro guaio di salute diventi urgente e
dunque a rischio della vita. Solo in quel caso, la sala operatoria si aprirà. Insomma, devono sperare di star
peggio in caso di intervento programmato. Nel frattempo, al San Salvatore, si sono già accorpate chirurgia
con urologia, ortopedia con neurochirurgia. La pediatria accetterà solo i nuovi nati. E anche Ematologia
restringe il numero di posti letto, che scenderanno a sedici. «Difficile programmare il lavoro - spiega il
direttore generale di Marche nord Aldo Ricci - quando non sappiamo nemmeno su quale budget possiamo
fare affidamento. LA STESSA regione ne ha uno provvisorio per il 2012, un anno che sta finendo. Da parte
nostra sappiamo solamente che il nostro budget è sceso in un anno da 221.483 milioni a 218 milioni,
insomma tre milioni in meno. Abbiamo preso delle contromisure ma non si dica che chiudiamo le sale
operatorie. Rimangono aperto per le urgenze e per gli interventi di classe A, cioè quelli che non possono
superare i 30 giorni. Slittano per tutti quelli di classe B e C che hanno tempi molto più lunghi, tanto per capirci
quelli che vengono praticati soprattutto in day hospital. Ma di fronte ad un taglio netto di 3 milioni, di cui la
metà per il personale e il resto in beni e servizi, chiedo come si possa pensare che non ci siano ripercussioni.
Sarebbe stato molto meglio avere un unico ospedale tra Pesaro e Fano, perché avremmo avuto un risparmio
del 20 per cento». S'AGGRAVA pure il problema delle liste d'attesa, malgrado il Cup funzioni da 2 anni. «Non
si pensi - rivela Ricci - che il Cup sia nato per ridurre le liste d'attesa. Era un servizio che andava costituito per
rispondere a dei vincoli che, in caso di rispetto, ci avrebbero permesso di avere finanziamenti di diverso tipo.
Non per niente, stiamo lavorando per far riprendere le prenotazioni ai medici di reparto, ai medici di famiglia
fino ai farmacisti. Lo stanno facendo anche in Emilia Romagna». Sì, ma la Regione Marche ha speso 11
milioni di euro due anni fa per far partire il Cup che eliminava tutte le altre forme di prenotazione. Siccome ora
scopriamo che l'obiettivo era un altro, sarebbe bene che in futuro la sanità vera avesse la precedenza su
quella «finta». Almeno per evitare che per una cataratta si aspetti 2 anni, feste comprese. Image:
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Il paziente deve operarsi? Ripassi dopo la Befana
16/11/2012
QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Pag. 3
(diffusione:165207, tiratura:206221)
L'UOMO di mezza età entra in farmacia, saluta con un cenno e si avvicina al banco. Un paio di parole e poi lo
scambio: la ricetta rossa per le pillole blu. Il mercato del Viagra nel comprensorio cesenate ha tanti clienti che
non si contano solo tra la fetta più anziana della popolazione: per scoprirlo basta bussare alla porta
dell'ambulatorio di un medico di base. «LE RICHIESTE sono diverse - racconta un dottore, che preferisce
rimanere anonimo -, e variano a seconda della fascia di età. Ovviamente la fetta più grossa è rappresentata
da persone avanti con gli anni, che però non sono i soli. Incontrare quarantenni per esempio non è una rarità.
Le motivazioni che spingono a consultare il medico però non riguardano solo problemi clinici, c'è anche chi
cerca performances più ardite rispetto a quelle che potrebbe ottenere naturalmente». ANCHE I GIOVANI
dunque sono interessati al farmaco, anche se in questo caso i canali preferiti non paiono essere quelli
ufficiali: «L'alternativa più in voga - continua il medico - è lo sconfinato mondo di internet, nel quale però ci si
deve muovere coi piedi di piombo, partendo dal presupposto che quando si parla di farmaci non si può
prendere niente alla leggera. Comprando su internet la pillola blu o un suo presunto surrogato, non si è mai
sicuri di quello che si acquista». IL MARE VIRTUALE del web tutela la riservatezza, anche se il problema di
arrossire davanti al medico pare meno sentito rispetto al passato: «All'inizio, quando il farmaco arrivò sul
mercato, l'imbarazzo era maggiore. Ora è diverso, anche perché la diffusione si è radicata. Stiamo parlando
di un ottimo medicinale, che funziona e che ha rasserenato la vita di molte persone. Ma che, come tutti i
farmaci, non può essere preso alla leggera. I rischi sono soprattutto cardiovascolari e dunque chi ha problemi
di cuore deve stare molto attento. Per questo il controllo medico è fondamentale prima di iniziare il
trattamento». La prescrizione vale tre mesi, poi bisogna rinnovarla. Una pastiglia costa circa dieci euro, anche
se il prezzo varia a seconda della quantità di principio attivo e del numero presente nella confezione. I
CARABINIERI nell'ambito dell'indagine nata a Perugia hanno perquisito anche un'abitazione di San Piero in
Bagno e noi, per scoprire com'è la richiesta della pillola blu nella Valle del Savio attraverso i canali ufficiali,
abbiamo interpellato le farmacie della zona. «Non parliamo certamente di grandi numeri - commentano da
Camagni a San Piero in Bagno -: l'ordine di grandezza è quello di qualche decina di confezioni all'anno. I
clienti che ne fanno richiesta sono per la maggior parte oltre i 60 anni. Di giovani non se ne vedono.
Imbarazzo davanti al farmacista? No, non direi. Probabilmente rivolgersi a un uomo però mette più a proprio
agio». Il costo sostenuto non lo rende un farmaco dall'utilizzo quotidiano, come confermano anche dalla
farmacia Brandi di Bagno di Romagna: «La richiesta viene ripetuta mediamente una volta al mese. I numeri
sono bassi. E' chiaro che non stiamo parlando di un'aspirina e dunque la sensibilità e la riservatezza del
farmacista sono importanti. Giovani? No, il target dei clienti è per la maggior parte compreso tra i 50-60 anni
e oltre. Non si può entrare e chiedere una confezione per sfizio, ci vuole la ricetta, a dimostrazione che
assumere Viagra non è uno scherzo. Come d'altronde non è uno scherzo utilizzare qualunque farmaco,
compresi quelli da banco. E' importante che le persone lo sappiano e che tutelino la loro salute nel modo
migliore, magari lasciando spazio anche al normale decorso di un raffreddore o di un arrossamento di gola».
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Nel 'viagra fai da te' spunta anche un bagnese
16/11/2012
Il Gazzettino - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Colpita da malattia rara le tolgono l'indennizzo
Se l'Inps taglia sulla pelle di una bambina di 10 anni. Accade a Verona, dove questa mattina la madre della
piccola, accompagnata dai responsabili veronese e nazionale di Federcontribuenti, protesterà davanti agli
uffici dell'Istituto nazionale di previdenza sociale. È la storia di una bambina dell'est veronese, adottata dai
genitori in Sudamerica anni fa: se mangia carne o legumi rischia di avvelenarsi. E per questo la sua crescita
muscolare è deficitaria e lei ha bisogno di assistenza. «Ma l'Inps di Verona ha deciso nei giorni scorsi di
revocargli l'indennità di frequenza - fanno sapere dalla Federcontribuenti di Padova a cui si è rivolta la
famiglia veronese -, destinata ad assisterla a scuola, e quella di accompagnamento». In totale, si parla di una
somma di 570 euro al mese, vale a dire neanche 7 mila euro l'anno. Una cifra inferiore allo stipendio mensile
di qualche dirigente statale. È la legge della spending review, che taglia ai deboli e non ai forti: la Corte
Costituzionale ha stabilito con sentenza 223 dell'11 ottobre scorso che il taglio agli stipendi dei magistrati e
alle retribuzioni dei dirigenti pubblici che superano i 90 mila euro è "incostituzionale". Non è "incostituzionale",
invece, tagliare 7000 euro all'anno ad una famiglia alle prese con questi problemi. «Soldi che per l'Inps
rappresentano una briciola insignificante, mentre per quei genitori sono l'àncora di salvezza, la possibilità per
garantire alla figlia un'insegnate di appoggio od un fisioterapista - sottolinea Marco Paccagnella, presidente
nazionale di Federcontribuenti -. La bambina è affetta da una sindrome rarissima, una patologia che ne
compromette lo sviluppo cognitivo a causa di una intolleranza alle proteine animali: se ingerisce carne o
legumi rischia di avvelenarsi il sangue fino a morire. La piccola - a causa della malattia genetica, che in
letteratura medica è descritta in appena 5 altri casi nel mondo - ha una crescita muscolare insufficiente. La
madre è costretta ad acquistare il cibo per la piccola in farmacia, dove gode del sostegno dell'Ulss, ma
nonostante questa delicata situazione l'Inps di Verona non trasmette più l'assegno di indennità di frequenza
scolastica. Perché i medici non conoscono la patologia per cui la piccola paziente è in cura al centro delle
malattie metaboliche infantili presso la pediatria di Padova. È inaccettabile che la spending review colpisca le
persone più deboli». Una vicenda che arriva, tra l'altro, dopo i casi delle bambine affette da malattie
metaboliche delle provincie di Padova e Vicenza portate alla luce da Federcontribuenti il mese scorso. «Sono
storie che fanno male - conclude il presidente Paccagnella - perché colpiscono i più indifesi. Fortunatamente,
proprio ieri è arrivata la raccomandata alla famiglia di una bambina di Vicenza, anche lei gravamnente, con la
quale l'Inps ha comunicato la riapertura del caso e la riassegnazione dell'indennità. Speriamo che presto
facciano altrettanto gli uffici dell'istituto di Verona e Padova. È inaudito e inaccettabile che questi tagli di
bilancio colpisca le persone più deboli». © riproduzione riservata
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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VERONA L'Inps taglia l'assegno di 7.000 euro l'anno a una bambina intollerante alle proteine animali. È
polemica Colpita da malattia rara le tolgono l'indennizzo
16/11/2012
Il Gazzettino - Udine
Pag. 16
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Grandeimpresa della Rojalkennedy
Nella 6^ giornata del campionato di serie C femminile girone A la GSA Rojalkennedy compie l'impresa.
Contro ogni pronostico la giovane formazione allenata da David Asquini espugna il campo della capolista Lib.
TS Simagas. Un successo sofferto, 3-2 il risultato finale, ma meritato. «Successo ottenuto con molta fatica
ma siamo state premiate -ha dichiarato Clara Beltramini, presidente della Rojalese - È stata una gara
avvincente e combattuta punto a punto contro una formazione dotata fisicamente e tecnicamente». Non molla
la Volleybas che si è imposta 3-0 sulla coriacea Low West «Il risultato è netto ma non ci premia - ha
dichiarato Sara Ragazzo, banda del Low West - Abbiamo dimostrato coesione e grinta che ci ha permesso di
trovarci in vantaggio agli inizi dei set. Nel secondo addirittura 14 a 7, poi, purtroppo cali inspiegabili ci hanno
portato a commettere errori su errori. Comunque, abbiamo combattuto». Successo netto della Farmaderbe,
3-0 sulla Virtus mentre l'ABS Dentesano subisce un pesante 0-3 dall'Astra. Domani sono in programma alle
21 i derby tra ABS Dentesano (2) e Volleybas (15) e alle 20.30 GSA Rojalkennedy (5) -Colorificio San Marco
(2), alle 20 la Farmaderbe (14) ospita la forte Simagas ( 13). Nel girone B la Farmacia Troiani viene rullata
per 0-3 dalla capolista Bulloneria Friulana, l'Est Volley si conferma protagonista vincendo 3-1 con lo Zalet.
Sesta sconfitta per il CSI Tarcento, 0-3 con Fincantieri. Bel derby domani alle 20.30 tra Farmacia Troiani e
Est Volley mentre destino segnato per il Tarcento che domenica alle 17 ospita la capolista Bulloneria. In
campo maschile girone C la Fincantieri fa valere tutto il suo potenziale espugnando per 3-1 il difficile campo
dei Vini Ronchi San Giuseppe. Vince 3-0 il VB Udine con il Soca «Abbiamo giocato bene, la squadra è
giovane e sta crescendo», il commento della presidente Paola Serafini. Prova del nove domani per i Vini
Ronchi (3) che alle 21 affrontano a Gorizia l'Olympia (6). Nel girone D il derby di Mortegliano è stato vinto
dagli ospiti del Vivil per 3-0, ma la nota positiva è stato che hanno giocato 4 giovanissimi: Mian (98), Moretti
(97), Nadalin (98) del Villains Villa Vicentina e Codarin (98) del Mortegliano. «Li utilizziamo per le loro
capacità, non per dare loro il contentino», hanno dichiarato unanimi i due tecnici Morsut e Menegazzo.
Sconfitta 0-3 con l'Ok Val per il Club FVG ma buoni i riscontri di Zampar, protagonista in attacco. Domani
ancora un turno casalingo per il Mortegliano (0) alle 20.30 con l'Ok Val(6), domenica alle 18 i Villains sono
ospiti del Real Casarsa (6) mentre a Gemona alle 18 il Club FVG (0) ospita il Volley Club (0).
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Venerdì 16 Novembre 2012,
16/11/2012
QN - Il Giorno - Legnano
Pag. 4
(diffusione:69063, tiratura:107480)
DAVIDE GERVASI
Di DAVIDE GERVASI - LEGNANO - CHI LO AVREBBE mai riconosciuto? Con quella vistosa parrucca da
sembrare una rockstar. Proprio lui che non ha neppure un capello in testa. Eppure, a dare in meno di sei ore
un volto e un nome a quel rapinatore mascherato ci sono riusciti i poliziotti del Commissariato di Legnano,
coordinati dal vicequestore Antonio D'Urso. DAVVERO sapiente la loro indagine lampo dalla quale è poi stato
scoperto che quel finto capellone era anche l'autore di altri due colpi perpetrati di recente - e con lo stesso
modus operandi - nella zona della brianza. In manette è finito così Giampiero Riva, 35 anni e residente a
Usmate Velate in Brianza. Un pluripregiudicato. Nel suo curriculum criminale ha già totalizzato 12 anni di
carcere. Si tratta,infatti, di un rapinatore seriale, specializzato nei cammuffamenti dei suoi tratti somatici, stile
Arsenio Lupin, ma anche della targa dell'auto con cui entra in azione. Un vero e proprio professionista. È lui
che mercoledì mattina intorno alle 11,20 ha fatto irruzione, armato di taglierino, all'interno della farmacia
Maiocchi di via delle Azalee, nel rione periferico di Mazzafame. Si è fatto consegnare tutto il denaro
contenuto nel registratore di cassa (circa mille euro) ed è poi fuggito a bordo di una vettura. Attimi concitati e
molta paura, ma fortunatamente non ci sono stati feriti. Sul posto sono giunti immediatamente gli agenti della
Polizia di Stato di Legnano e l'indagine è stata coordinata dal commissario sostituto Francesco Martellini.
POCHI GLI ELEMENTI a sua disposizione per risalire all'identità del malvivente. Si è dapprima visionato le
immagine riprese dalla telecamera interna ed esterna della farmacia, ma visto il suo travestimento non è stato
possibile tracciare un preciso identikit del bandito. Dal video, però, i poliziotti sono riusciti a risalire alla targa
della macchina utilizzata per la rapina. Ma anche quella era stata da lui alterata. Gli agenti del Commissariato
di via Gilardelli non si sono però arresi e attraverso un gioco di incastro dei numeri manomessi sono riusciti a
scoprire la reale identità dell'auto, risultata intestata ad un anziano incensurato ma con un figlio rapinatore di
professione e uscito di prigione da poco tempo. Grazie anche alla collaborazione della polizia penitenziaria e
dei carabinieri, si è poi chiuso il cerchio. Si è controllato l'elenco degli ex compagni di cella del Riva, tra i quali
alcuni detenuti del legnanese, e ricostruito i suoi ultimi movimenti. Alla fine è stato preso mentre beveva un
aperitivo in un bar. Addosso aveva ancora gli stessi vestiti che indossava poche ore prima, durante la rapina
in farmacia. Messo alle strette, il bandito non ha potuto fare altro che confessare e ammettere anche di
essere l'autore di altri due colpi messi a segno vicino a Monza. Anche in quei due casi indossava lo stesso
parruccone. [email protected]
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Parrucca e taglierino: rapina la farmacia
16/11/2012
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 51
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Conferenza. OGGI, ORE 11 Da Federfarma, in via Toledo 156, conferenza con il presidente Michele Di Iorio.
Parteciperanno Mario Morlacco, Ernesto Esposito e Daniele Baldi. Medici. DOMANI, ORE 10.45 L'Amec,
Associazione Medici ex Dirigenti Cardarelli presieduta da Renato Cimino, ricorderà i soci defunti con una
messa nella chiesa in piazza Immacolata al Vomero . Avvocati. DOMANI, ORE 10 «È migliore un mondo
senza avvocati? E anche senza magistrati professionali?». Questo il tema del convegno in programma a Villa
Domi (Salita Scudillo 19). L'incontro è organizzato dal Centro Studi «Sebetia-Ter», presieduto da Ezio Ghidini
Citro e da Giuseppe Abbamonte. Ad aprire i lavori Vincenzo Siniscalchi, Giovandomenico Lepore, Giuseppe
Abbamonte. Previsti i saluti di Francesco Caia, Franco Tortorano. Interverranno Antonio Buonaiuto e Gustavo
Sergio. Workshop. DOMANI E DOMENICA, DALLE 10 Presso il museo di Città della Scienza, due giornate di
workshop sui temi della «Medicina tradizionale cinese» e delle «Medicine naturali e alternative». La
manifestazione è organizzata dall'Associazione di sport e cultura cinese-italiana Tuhe. Sono previsti gli
interventi di medici e specialisti del settore, con esibizioni e dimostrazioni aperte al pubblico, sulle tecniche di
medicina tradizionale cinese. Internet. LUNEDÌ, ORE 15 Presso la Libreria Scarlatti al Vomero verrà
presentato il nuovo servizio internet webbfood.com con un video che racconta il mondo del pasto via web.
Dalla città che per prima ha pensato, per la pizza, alla consegna a domicilio.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Taccuino
16/11/2012
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 45
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Oggi (ore 11), presso la sede di Federfarma di Napoli, il presidente Michele Di Iorio illustrerà in conferenza
stampa i motivi dello stato di agitazione indetto dalla categoria. Alla conferenza, il presidente Di Iorio ha
anche invitato il commissario straordinario alla Sanità Mario Morlacco, il direttore generale dell'Asl Na1
Ernesto Esposito ed il direttore amministrativo della stessa Asl, Daniele Baldi. Nel corso della conferenza
saranno illustrate anche le forme di protesta che i farmacisti napoletani intendono adottare contro l'inerzia
amministrativa e normativa dell'Asl Napoli 1, e saranno inoltre evidenziati anche i significativi risparmi
garantiti dai farmacisti napoletani al Servizo sanitario regionale, grazie anche alla diffusione dei farmaci
generici, alla distribuzione per conto ed alla distribuzione dei presìdi per diabetici.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Stop ai fondi, farmacisti in agitazione
16/11/2012
Il Mattino - Benevento
Pag. 7
(diffusione:79573, tiratura:108314)
In città Spaccio di droga arrestato e scarcerato È stato scarcerato con l'obbligo di dimora, Giuliano Di Pippo di
24 anni, che era stato arrestato dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale in flagranza di
reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (era stato trovato in possesso di circa dieci
grammi di hashish, nonchè di un coltello e di un bilancino di precisione) e per furto di energia elettrica, in
quanto per illuminare il locale dove è stato sorpreso alle spalle di via San Gaetano, si era allacciato
abusivamente alla rete elettrica. Nel corso delle indagini gli stessi militari hanno rinvenuto nel locale usato da
Di Pippo, che è stato difeso dall'avvocato Antonio Leone, un registratore di cassa che è risultato essere stato
asportato dal supermercato Conad di via San Gaetano. Per questo ultimo reato, il giovane, è stato
denunciato in stato di libertà. Tribunale Assenteismo al Rummo processo a marzo Diciotto medici e funzionari
del «Rummo» coinvolti in un'indagine sull'assenteismo che risale al 2008 sono comparsi ieri davanti al
magistrato monocratico Baglioni Gli imputati sono stati rinviati a giudizio per falso e truffa. Gli imputati sono
Arturo Lamparelli, Roberto Pocino, Nicola Salemme, Cosimo Mazzone, Carmine Lucio Fusco, Giovanni Mario
Melillo, Arturo Scognamiglio, Giuseppe Miele, Carmine Perreca, Aldo Sangiuolo, Francesco Maturi, Remo
Roberto Nilo, Emilio Iele, Enrico Spagnuolo, Vinicio Martignetti, Anna Lisa Salerno, Maurizio De Girolamo,
Alfredo Nazzaro. Dopo alcune eccezioni preliminari il processo è stato rinviato al 14 marzo. Estorsione
Imputato non risponde e resta in carcere Ieri mattina è stato ascoltato da Cusani Luigi Romano di 46 anni
arresto per tentata estorsione a un imprenditore della valle vitulanese. L'imputato si è avvalso della facoltà di
non rispondere. Lo difende l'avvocato Angelo Leone. servizi Le farmacie di turno nella giornata di oggi Il
servizio pomeridiano sarà svolto dalla farmacia Saviano in via Cocchia, quello notturno dalla farmacia
Mercaldo in via Napoli.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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In breve
16/11/2012
Il Mattino - Napoli nord
Pag. 10
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Anna Maria Romano Pomigliano. È allarme per l'ennesima rapina a mano armata messa a segno l'altra sera
nella città delle industrie, a pochi giorni dall'intrusione dei malviventi in alcuni studi professionali. A essere
presa di mira, questa volta, la storica gioielleria Patalano ubicata in viale Alfa, la strada che collega la Fiat e
l'Alenia al centro di Pomigliano, teatro, poche ore prima, del corteo dei cassintegrati della Fiom. Secondo la
ricostruzione fatta dal proprietario, i due rapinatori si sono presentati prima della chiusura come dei normali
clienti. Sono arrivati a piedi e, dopo aver bussato il campanello - erano a volto scoperto - hanno intimato al
gestore di consegnare tutto ciò che aveva in cassa e, nei pochi minuti che sono rimasti nel negozio, hanno
arraffato quanto più possibile. Non c'è stata nessuna colluttazione, né atto di violenza: dopo la rapina, i due
uomini sono usciti con delle buste in mano allontanandosi a piedi. Con ogni probabilità i due malviventi hanno
raggiunto l'incrocio di via Roma, a pochi metri di distanza, dove sono stati caricati da un complice che li
attendeva in auto. Il bottino non è stato ancora quantificato ma secondo indiscrezioni potrebbe ammontare a
diverse migliaia di euro. In quanto all'arma che uno dei due ha puntato contro il gestore potrebbe trattarsi di
una pistola giocattolo, passata indenne attraverso la porta blindata della gioielleria. Sconcerto e confusione si
sono subito diffusi lungo la strada, uno dei luoghi abituali dello shopping. Sul posto sono accorsi i carabinieri
della Compagnia di Castello di Cisterna, coordinati dal capitano Michele D'Agosto. Al vaglio degli inquirenti vi
sono le immagini tratte da un apparecchio di videosorveglienza installato in un vicino locale. Tensione e
paura è lo stato d'animo che si respira in una città già scossa sotto i colpi della crisi della Fiat. I nervi scoperti
dei cittadini sono apparsi evidenti proprio durante la manifestazione della mattina in piazza Primavera per la
difesa del lavoro. Intanto si contano gli innumerevoli casi di delinquenza degli ultimi mesi: dalle rapine in
farmacia alle banche, passando per le rapine seriali alle coppiette. Uno degli ultimi episodi risale a maggio
scorso quando i malviventi riuscirono a entrare nel sotterraneo del Monte dei Paschi, in pieno centro città.
Non di minore allarme sociale sono i recenti fenomeni di bullismo di cui sono sempre più spesso vittime
designate giovani adolescenti. Ad agire è la banda che scorrazza durante i fine settimana nei pressi del parco
pubblico «Giovanni Paolo II»: sotto la minaccia di un'arma i teppisti si fanno consegnare dai loro coetanei
soldi e telefonini. Fino all'ultima escalation: «visitare» i clienti di dentisti e ginecologi. © RIPRODUZIONE
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Nella piazza il corteo Fiat i rapinatori in gioielleria
16/11/2012
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Fiaccolata al Pantheon Le associazioni: voto subito nel Lazio
Una fiaccolata in piazza della Rotonda a Roma, di fronte al Pantheon, per chiedere di votare per il rinnovo
della Regione Lazio. A organizzarla un'ampia lista di associazioni, tra cui Acli, Arci, Legambiente, Cna,
Confesercenti, Federfarma. Con loro anche Cgil, Cisl e Uil. «Abbiamo chiesto che non ci fossero bandiere di
partito - ha detto il leader di Legambiente Lorenzo Parlati - ma non siamo l'antipolitica. Siamo qui per
chiedere che la Regione funzioni».
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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IL CASO
16/11/2012
QN - La Nazione - Empoli
Pag. 5
(diffusione:136993, tiratura:176177)
La scommessa è Andrea Faraoni
Il sindaco sceglie al Bilancio un neolaureato di 28 anni
HA 28 ANNI, una laurea specialistica in Economia e commercio (amministrazione e controllo avanzato),
amore per la propria città e tanta voglia di far bene. Si riassume così la figura di Andrea Faraoni, scelto dal
sindaco Luciana Cappelli come assessore al bilancio, al personale ed alle farmacie comunali per il restante
anno e mezzo di mandato. Le stesse deleghe ritirate dal sindaco ad Annalisa Fiore, dopo la spaccatura che
ha portato l'Idv a uscire dalla maggioranza. «Ho fatto le scuole al 'Pontormo' - si presenta Faraoni - abito a
Santa Maria, ho un contratto a progetto in un noto studio tributario. Ma non ho mai avuto tessere di partito,
non so nemmeno per chi voterò alle primarie, dovessi decidere di andare». Faraoni ha avuto appena un
'assaggio' di ciò che lo aspetta nei prossimi mesi, con la prima riunione di giunta ed il colloquio con i
funzionari amministrativi del Comune. Il sindaco ha detto di averlo scelto nella sfera delle proprie
conoscenze: «Cercavo un giovane fuori dai partiti, preparato e con tanto entusiasmo, e Faraoni ha tutti questi
requisiti». «Una scommessa - ammette lui stesso - Ho un anno e mezzo di tempo, saranno i numeri a parlare
per me». Ieri sera il nuovo assessore al bilancio Andrea Faraoni ha 'debuttato' in consiglio comunale. Il suo
primo banco di prova sarà l'assestamento di bilancio per il 2012, fra Patto di stabilità e spending review, con i
Comuni sempre più 'poveri' e quasi impossibilitati a spendere anche il poco che hanno. Image:
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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COMUNE ASSEGNATE LE DELEGHE RITIRATE AD ANNALISA FIORE
16/11/2012
QN - La Nazione - Massa carrara
Pag. 17
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Ferito, chiede un cerotto «Lo paghi»
- CARRARA - «HO CHIESTO un cerrotto alla farmacia per tamponare una ferita, ma mi hanno detto che lo
dovevo comprare». A denunciare l'episodio è un pensionato originario de La Spezia che sostiene di essersi
visto rifiutare la prima assistenza dal personale di una farmacia comunale. «Mi sono tagliato con il coltello
mentre lavoravo sull'auto - dice il pensionato - e quando sono arrivato in farmacia grondavo sangue, ma non
mi hanno dato né un po' di disinfettante, né un cerotto». Diversa, invece, la versione dei fatti secondo il
responsabile della farmacia. «Abbiamo dato a questa persona - spiega la farmacista - tutto quella di cui
aveva bisogno. E' venuto chiedendo di esere medicato e la mia collega gli ha dato un batuffolo di cotone e
una garza per fasciare la ferita. Noi siamo stati gentili e disponibili come sempre e certo non gli è stato detto
che doveva comprare alcunché. La situazione, d'altronde, non era grave, e per questo gli abbiamo dato tutto
quello di cui c'era bisogno. Se ci fosse stato qualcosa di più grave avrebbe potuto andare al pronto soccorso
che è qui a due passi e avere tutte le cure di cui necessitava».
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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IN FARMACIA
16/11/2012
Corriere del Mezzogiorno - Napoli
Pag. 21
(diffusione:27910)
di ANTONIO FIORE
La cliente alla farmacista: «Ma io non sono ebrea, sono atea». La farmacista: «Essere atei è molto ebreo».
Woodyalleniani di tutto il mondo, uniamoci. O, almeno, andiamo a vedere questo film prima che lo tolgano
dalla circolazione. No, Paris-Manhattan non è un capolavoro: troppo esile, troppo garbato, troppo Rive
Gauche per esserlo. Eppure, se amate Allan Stewart Königsberg in arte Woody al punto di ritenere che il
peggior Allen sia sempre meglio della migliore commedia giovanottista all'italiana, non fatevi sfuggire
l'affettuosissimo omaggio di una regista esordiente (si chiama Lelouche, dunque il cinema ce l'ha nel dna) al
mito vivente dell'umorismo yiddish-newyorkese. Mito vivente, e parlante: l'attore e regista dialoga (la voce è
dello stesso Allen) con la protagonista dal poster nella sua camera da letto, quasi come Allen faceva con il
fantasma di Bogart in Provaci ancora, Sam. Lì l'intellettuale imbranato trovava ispirazione per le sue
disavventure sentimentali, qui la carinissima parigina Alice si rivolge ad Allen per mettere ordine nelle sue
ansie affettive, sociali e familiari (famiglia ovviamente ebraica). Non solo: in farmacia spaccia i dvd dei film di
Allen ai clienti, convinta che curino le persone molto meglio delle medicine; e se un rapinatore armato irrompe
in negozio, invece di chiamare la polizia gli rifila i tre titoli più adatti alla sua devianza (Prendi i soldi e scappa,
Pallottole su Broadway e Misterioso omicidio a Manhattan, se non ricordo male). Vi sembra poco per un
woodyalleniano estremo? Allora aspettate il finale: c'è una sorpresa che non svelerò mai, neppure sotto
tortura. Nei cinema Filangieri di Napoli e Socrate di Castellana Grotte (Bari) RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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To Woody with love: provaci ancora, Alice
16/11/2012
Corriere del Mezzogiorno - Lecce
Pag. 3
(diffusione:27910)
Farmatruffa svanita Dopo dieci anni i reati sono prescritti
BARI - Il maxi processo è morto ancora prima di iniziare. Ieri mattina, durante la prima udienza, la Corte di
appello di Bari ha dichiarato prescritti quasi tutti i reati contestati a 76 dei 78 imputati accusati, a vario titolo, di
associazione per delinquere, truffa, falso, corruzione e riciclaggio. Così, è stata sancita la fine del processo
«Farmatruffa», nato al termine di un'inchiesta su una presunta truffa da oltre 20 milioni di euro ai danni del
servizio sanitario nazionale. In primo grado, il Tribunale di Bari condannò 78 imputati e ne assolse 21,
combinando complessivamente 300 anni di carcere. Il processo vede coinvolti capi area e informatori
scientifici di nove case farmaceutiche e multinazionali, medici di base e farmacisti. In primo grado, i giudici
accolsero l'impostazione del pm inquirente Ciro Angelillis, confermando l'esistenza di un'associazione per
delinquere. Le parti civili (Regione Puglia, Asl di Bari, Lecce e Brindisi, Ordine dei Medici e Ordine dei
Farmacisti di Bari) ottennero il diritto al risarcimento, ad esempio alla Regione, che aveva chiesto cinque
milioni di euro, fu riconosciuta una provvisionale di 600mila euro. Ieri è stata celebrata la prima udienza del
processo di secondo grado e i giudici della Corte d'appello, in apertura, hanno dichiarato la prescrizione dei
reati. Sono sopravvissuti, per ora, solamente due episodi di truffa e un falso contestati al 62enne Michele
Salzo di Conversano, ritenuto dall'accusa il capo della presunta associazione e condannato in primo grado a
sette anni di reclusione, e a Gaetano Luigi Grilli. I difensori degli altri 79 imputati hanno chiesto un rinvio per
valutare l'eventuale rinuncia alla prescrizione, che consentirebbe una pronuncia del collegio nel merito. La
Corte ha quindi rinviato il processo al prossimo tre dicembre, quando si conoscerà se qualche imputato vorrà
rinunciare al proscioglimento per prescrizione. Secondo il pm Ciro Angellilis, che coordinò l'inchiesta, alcuni
medici di base della provincia di Bari dopo aver ricevuto danaro ed altre utilità (viaggi e favori di vario genere)
dagli informatori scientifici avrebbero prescritto farmaci all'insaputa dei loro pazienti, ma avvalendosi nel loro
disegno della complicità dei farmacisti. Questi, dopo aver tolto le fustelle dai medicinali, avrebbero provveduto
a gettare le confezioni nella spazzatura: in questo modo si sarebbero sbarazzati anche di farmaci salva vita
con un prezzo che arrivava fino a 700 euro per confezione. Alcuni di loro furono visti e registrati in diretta dai
carabinieri del Nas. Nel 2009 le nove case farmaceutiche coinvolte patteggiarono circa sette milioni di euro,
almeno il risarcimento è salvo dalla prescrizione. V. Dam. RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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L'appello finito prima di cominciare
16/11/2012
Corriere del Trentino - Trento
Pag. 6
(diffusione:11196)
Società partecipate, compensi verso la riduzione
Andreatta: «Chiederemo una diminuzione». Merler si conferma il più «ricco»
TRENTO - La «classifica» è la stessa da anni, così come gli importi: tra i rappresentanti del Comune di
Trento nelle società partecipate, il primo posto è ormai da tempo in mano all'amministratore delegato di
Dolomiti Energia Marco Merler, seguito dal presidente dell'Azienda speciale per la gestione degli impianti
sportivi del capoluogo Francesco Salvetta e dal presidente di Trentino mobilità Cristian Pedot. Ma in periodi di
crisi e di risorse in calo (per chiudere il bilancio 2013 Palazzo Thun deve recuperare ben 9,2 milioni di euro),
anche gli stipendi dei manager si preparano a una cura dimagrante. «Chiederemo una riduzione» anticipa il
sindaco Alessandro Andreatta, che proprio in questi giorni è alle prese con i conti della manovra finanziaria
del prossimo anno. Qualche importo, in realtà, è già stato ritoccato: in particolare, sono state ridotte le
indennità di Dolomiti Energia, ma anche quelle di FinDolomiti e di Trentino trasporti. In futuro si valuteranno le
altre somme, anche in relazione ai tagli ai costi della politica discussi in consiglio comunale (nell'ordine del
giorno votato da Palazzo Thun si prevede una diminuzione degli importi anche per i rappresentanti del
Comune nelle società partecipate) e al vaglio del consiglio regionale: in ogni caso, le modifiche saranno
possibili anche in occasione dei vari rinnovi dei consigli di amministrazione. Per quanto riguarda gli importi del
2012, intanto, le cifre confermano il resoconto pubblicato a maggio sul sito del Comune. Nel dettaglio, Merler
percepirà un'indennità di carica di 9.500 euro (erano 10.000 prima del 28 aprile), ai quali andranno aggiunti
155.000 euro di compenso per deleghe (165.000 euro prima del 28 aprile). Stessa cifra di indennità di carica
(e stessa riduzione rispetto al passato) per Leo Nicolussi Paolaz, membro del cda di Dolomiti Energia.
Compenso di 36.784 euro, invece, per il presidente di Asis Salvetta, mentre i membri del cda (Giuseppe
Gorfer, Antonio Divan, Patrizia Tomio e Paolo Ferrero) riceveranno 120 euro di gettone di presenza. Ancora,
sul fronte di Trentino mobilità, Pedot incasserà 20.000 euro, l'amministratore delegato Alberto Ansaldi 15.000
euro (più 200 euro di gettone) e i componenti del cda Antonio Bozza e Claudi Albertani (che ha sostituito
Fulvio Forrer) 200 euro a seduta. Seimila gli euro destinati ad Antonella Valer per l'incarico nel cda di Trentino
trasporti esercizio (più 250 euro di gettone): Valer, però, si è dimessa l'11 settembre in polemica contro i tagli
del Comune al trasporto pubblico. Altri 6.000 euro (più 225 euro di gettone) sono previsti per il ruolo di
Edoardo Arnoldi nel cda di Trentino trasporti. Per quanto riguarda le Farmacie comunali, il presidente
Alessandro Menapace riceverà un'indennità di 14.000 euro, mentre i componenti del cda si fermano al
gettone da 350 euro. Di poco inferiore (12.000 euro) il compenso di Paolo Rosatti per la presenza nel cda di
A22, mentre 11.517 sono gli euro di indennità per il presidente dell'azienda forestale Mauro Fezzi. Infine, i
gettoni di presenza percepiti dalle dirigenti comunali Chiara Morandini e Sabrina Redolfi per FinDolomiti (300
euro a seduta) verranno acquisiti direttamente nel bilancio di Palazzo Thun. Marika Giovannini
RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Comune Pubblicato l'elenco aggiornato delle indennità dei rappresentanti di Palazzo Thun: importi invariati
rispetto a maggio
16/11/2012
Corriere del Veneto - Treviso
Pag. 3
(diffusione:47960)
di GIAMPAOLO VELO*
Di farmaci e ambiente si è cominciato a parlare solo da alcuni anni. Importanti workshop sono stati
organizzati presso l'Académie Nationale de Pharmacie di Parigi nel 2010 e nel 2011 presso la Royal Society
of Medicine di Londra, dove sono state trattate e discusse a fondo le varie problematiche attinenti
l'ecofarmacovigilanza (termine nato da un workshop, da me organizzato, a Verona nel giugno 2006).
Sappiamo tutti che c'è un uso esagerato di prodotti farmaceutici (potremmo parlare di consumismo): centinaia
di migliaia di tonnellate di farmaci nel mondo. Nella nostra regione, si tratta approssimativamente di 160
milioni di pezzi distribuiti ai cittadini all'anno. Dove finiscono queste sostanze, una volta utilizzate dall'uomo e
in veterinaria? Nell'ambiente. Esse vengono eliminate dal corpo, sia in forma immodificata che come
metaboliti, anche farmacologicamente attivi e vanno nei sistemi fognari delle città. Si diffondono nel suolo, nei
fiumi, nei laghi, nei mari, e la loro presenza è stata individuata anche nell'acqua potabile. Sono stati
rintracciati diversi farmaci: fluoxetina nel Tamigi, cocaina nel Po, antidepressivi, antiepilettici e statine nel
fiume Niagara e nel laghi Ontario ed Erie. Sono stati trovati inoltre analgesici e antinfiammatori, antibiotici,
preparazioni ormonali, antipertensivi ed anche spasmolitici e sedativi. L'agenzia nazionale di sicurezza
sanitaria francese ha rilevato che un quarto dei campioni di acqua di rubinetto analizzato conteneva tracce di
farmaci. In generale si tratta di concentrazioni di farmaci minime (nanogrammi per litro), perciò per l'uomo si
può parlare di rischi potenziali. Non dimentichiamo tuttavia che siamo parte di un ecosistema con molte altre
specie animali, per di più degradato. La comparsa di resistenze batteriche da antibiotici è un rischio reale.
L'«avoparcin» è un esempio: utilizzato negli anni '70 come promotore di crescita negli allevamenti di polli,
chimicamente simile all'antibiotico vancomicina, ha causato resistenza a quest'ultimo non solo negli animali,
ma anche nell'uomo in diverse nazioni europee. Ci sono voluti molti anni prima che tale effetto scomparisse.
Gli estrogeni possono contribuire alla «femminizzazione» di alcune specie animali, in particolare i pesci quali
il maschio della trota arcobaleno e del Rutilus Rutilus. È nota la strage di avvoltoi da «diclofenac» (gyps
bengalensis) in Pakistan (oltre il 95% della popolazione), dovuta ad insufficienza renale acuta. Questi volatili
si erano nutriti delle carcasse di mucche trattate con tale farmaco. Alle concentrazioni riscontrabili in acqua
dolce il diclofenac causa lesioni nei reni e nelle branchie delle trote. E di esempi ce ne sarebbero ancora
molti. Non dobbiamo poi dimenticare le possibili interazioni con altri farmaci e i possibili effetti sulle
«popolazioni a rischio» come il feto, il neonato, la donna in gravidanza e l'anziano, tenendo presente che
restiamo a contatto con tali sostanze per tutta la vita. L'Europa finalmente si sta svegliando su ambienti e
farmaci. La Direttiva 2010/84/EU del Parlamento Europeo e del Consiglio stabilisce che «L'inquinamento
delle acque e dei suoli determinato da residui farmaceutici rappresenta un problema ambientale emergente.
Gli Stati membri dovrebbero prospettare misure per monitorare e valutare il rischio di effetti ambientali
prodotti da detti medicinali, compresi quelli che possono avere un impatto sulla salute pubblica». La
Commissione Europea sta ora considerando un aggiornamento della lista di sostanze dannose nel settore
della politica delle acque, includendo tre farmaci (17 alfa-etinilestradiolo, 17 beta-estradiolo e diclofenac) e se
ne sta discutendo al Parlamento Europeo. Etinilestradiolo ed estradiolo sono due estrogeni di largo consumo
come contraccettivi orali e nella terapia ormonale sostitutiva. Il diclofenac è un antinfiammatorio non steroideo
fra i più usati nell'uomo e anche in veterinaria. Le prime due sostanze possono provocare danni in diverse
specie animali, in particolare acquatici. Di recente è stato pubblicato un articolo su un'importante rivista
scientifica internazionale, il British Medical Journal, dal titolo «Oral contraceptive use is associated with
prostate cancer: an ecological study», il quale sostiene che ci sia una correlazione fra contraccettivi
orali/terapia ormonale sostitutiva e carcinoma della prostata: l'ipotesi è che tale effetto sia mediato dagli
estrogeni ambientali. Il messaggio è molto forte e deve farci pensare. Assumiamo queste sostanze tramite
l'acqua potabile e ciò fa comprendere bene come nell'ambiente i farmaci che noi eliminiamo dal nostro
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Per una Ecologia dei Farmaci Ne Usiamo (e smaltiamo) Troppi
16/11/2012
Corriere del Veneto - Treviso
Pag. 3
(diffusione:47960)
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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organismo si muovano e possano raggiungere anche le falde acquifere. In queste situazioni un approccio
precauzionale sarebbe auspicabile, insegnandoci che non si possono negare i rischi semplicemente perché
non sono certi. Una ricerca (progetto Ecofarmaco), effettuata a Verona in collaborazione fra la Farmacologia
Medica e l'Associazione delle Farmacie (Federfarma), ha mostrato che circa il 22% degli 8414 cittadini
intervistati smaltivano i farmaci scaduti o inutilizzati attraverso la spazzatura, il wc o il lavandino, contribuendo
così a contaminare ancora di più il nostro ecosistema. Considerando i quantitativi di farmaci distribuiti nella
provincia di Verona (30 milioni di pezzi all'anno), questo risultato dovrebbe far pensare e non è da
sottovalutare. Come intervenire? Un uso più razionale dei farmaci, da assumere solo se necessario (non si
tratta di acqua fresca!); educazione del cittadino nel loro smaltimento; sistemi di depurazione più avanzati;
incentivazione della ricerca sui cosiddetti «farmaci verdi», velocemente biodegradabili nell'ambiente e perciò
ecocompatibili. C'è molto da pensare e molto da fare. Questo è un mondo in cui tutti nuotiamo, ma del quale
conosciamo molto poco. *Già professore di Farmacologia, Università di Verona, Reference Centre for
Education and Communication within the Who International Programme for Drug Monitoring e Presidente
Sezione Verona, International Society of Doctors for the Environment (Isde)
16/11/2012
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:64550, tiratura:80914)
Dominati da ristretti gruppi di potere che obbligano alla sudditanza economica, tanti perdono l'equilibrio.
L'individuo si ammala nella società che diventa invivibile
"Dal 30 al 70 per cento delle strutture sanitarie di ogni Stato africano sono cattoliche. E io non sono cattolico,
ma ogni volta che vedo un sacerdote cattolico mi viene da confessarmi". Anarfi Asamoa-Baah, vicedirettore
generale dell'Organizzazione Mondiale della Salute, scandisce bene le parole. E lo fa al XXVII convegno
internazionale del Pontificio Consiglio della Pastorale Sanitaria. Il tema del convegno è "L'Ospedale, luogo di
evangelizzazione". E in fondo parlare dell'Ospedale è parlare della storia della cristianità in Europa, di una
tradizione di assistenza ai malati che si è propagata nel mondo, nonostante con l'Illuminismo gli ospedali, un
tempo luoghi di ricovero, furono statalizzati, gli ospizi più piccoli chiusi secondo una divisione più razionale
della gestione delle cure nel territorio, l'approccio reso meno umano e più scientifico anche a causa dei
progressi della scienza e delle pressioni della corporazione dei medici. Eppure, se non ci fossero le strutture
cattoliche, molti sistemi sanitari statali non potrebbero reggersi. I dati forniti sull'Africa da Asamoa-Bah sono
indicativi. Monsignor Zygmunt Zimowki, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale Sanitaria, sostiene
che oggi sono circa 120 mila le strutture sanitarie di ispirazione cattolica nel mondo. Dati più precisi erano
stati forniti nel 2010, alle celebrazioni per il 25esimo anniversario del Pontificio Consiglio. In quell'occasione,
fu annunciato che sono 117 mila le strutture ospedaliere della Chiesa cattolica nel mondo, il 26 per cento del
totale. In questo conteggio, sono inclusi ospedali, cliniche, orfanotrofi, ma anche 18 mila farmacie e 512
lebbrosari. "Abbiamo provato ad aggiornare i dati - chiosa mons. Jean-Marie Mupendawatu, numero due del
Pontificio Consiglio -, ma ogni giorno, forse ogni ora mentre stiamo parlando nasce un dispensario, una casa
per i bambini, un ospedale, un ambulatorio. Lo Spirito Santo fa un lavoro che ancora ci sfugge. E per noi è
pure difficile dire esattamente quante persone arrivano in un centro ospedaliero, e lo frequentano. In Senegal
abbiamo un solo ospedale cattolico che è il Fatebenefratelli. Lì 99,9 per cento degli operatori sanitari non
sono cattolici. In Indonesia i cattolici sono dieci milioni, gli amici musulmani sono 100 milioni, e abbiamo 30
milioni tra induisti e buddhisti. E lì, la Chiesa Cattolica ha oltre 400 strutture e istituzioni sanitarie, che vanno
dal piccolo dispensario a centri sofisticati". Uno sforzo che sottolinea un punto fondamentale. E cioè che il
ruolo della medicina non è solo di guarire, ma anche di assistere. Scriveva sempre San Giuseppe Moscati:
"Ricordatevi che non solo del corpo vi dovete occupare, ma delle anime con il consiglio, e scendendo allo
spirito, anziché con le fredde prescrizioni da inviare al farmacista". Sarà forse un caso che, senza amore e
senza speranza, molti siano tentati di lasciarsi morire o persino di abortire? Così, mentre l'aborto è entrato in
maniera strisciante tra i temi della XXI sessione del Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu, mentre si spinge
sempre più verso un'eutanasia che sembra avere la forma della disperazione più che
dell'autodeterminazione, ci sono moltissimi esempi di strutture cattoliche che non si limitano a guarire, ma
curano. E, nonostante questo - racconta mons. Zimowski - "a volte è successo che a causa di pressioni
politiche in alcune strutture sanitarie cattoliche non si è seguito la dottrina cattolica, per questo ci possono
essere stati aborti nei nosocomi cattolici". E subito torna alla mente anche la questione dei Consultori cattolici
tedeschi, costretti a sganciarsi dal sistema statale per non dover dare il certificato di avvenuta consulenza a
donne che desideravano di abortire. Casi come quelli degli ospedali di ispirazione cristiana che non
rispettano fino in fondo la dottrina passano direttamente sotto al vaglio della Congregazione della Dottrina
della Fede, che valuta caso per caso, e definisce anche quale tipo di pressioni ci possono essere state". È
anche per questo che la Chiesa si impegna per sostenere l'obiezione di coscienza. 16/11/2012
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Andrea Gagliarducci
15/11/2012
Unione Sarda
Pag. 10
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Tabaccaio rapinato da un bandito armato
Nuova fulminea rapina a Monserrato. Tre giorni fa era stata presa d'assalto una farmacia. Ieri sera un bandito
mascherato e armato di pistola ha atteso la chiusura della tabaccheria di via Del Redentore e ha affrontato il
gestore all'uscita del locale. Dopo avergli puntato la pistola, gli ha portato via il borsello. Allontanatosi a piedi,
il rapinatore è poi salito a bordo di un'auto scura condotta da un complice. Immediati l'allarme e l'arrivo dei
carabinieri della stazione e del Nucleo operativo-radiomobile della Compagnia di Quartu che hanno fatto
scattare le indagini. Non si conosce l'ammontare esatto del bottino. L
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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10 Monserrato. Assalto in centro, la fuga in auto
16/11/2012
Giornale dell'Umbria
Pag. 15
UMBERTIDE - Fervono i preparativi alla Farmacia comunale 1 di piazza Matteotti in attesa della riapertura
prevista per domani, dopo i lavori di ampliamento. In questi giorni il personale è al lavoro per l'allestimento
degli scaffali. A quel punto la nuova farmacia sarà di nuovo pronta ad accogliere i clienti. I lavori di
ampliamento, eseguiti dalla ditta Orfanini su progetto dello Studio di architettura Raschi Francesco, hanno
consentito di aumentare la superficie disponibile di circa 55 mq circa che hanno reso possibile ingrandire lo
spazio vendita e creare locali riservati ai servizi del Cup e ai servizi di autotest oltre a realizzare un
magazzino ed un nuovo ingresso. «L'intervento di ampliamento - ha dichiarato l'assessore Simona Bellucci ci consentirà di potenziare i servizi offerti ai cittadini. Di fronte all'aumento del numero di farmacie private
stabilito dal Governo, il Comune di Umbertide ha ritenuto opportuno investire sulle Farmacie Comunali, che
da sempre rivestono il ruolo di presidio della salute pubblica».
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Ultimi ritocchi per la rinnovata farmacia comunale
16/11/2012
Giornale di Sicilia - Agrigento
Pag. 9
Delia Parrinello Conseguenze sull'indotTroppo invasiva e penalizzante, la bozza di decreto predisposta dal
ministero della Sanità e da quello dell'Economia, se non venisse modificata, lascerebbe alla Regione Siciliana
una sola scelta: «Recepire». Ridurrebbe posti di lavoro (circa duemila) e posti letto (1737 per i pazienti acuti).
Potrebbe portare in Sicilia alla chiusura o alla riconversione di 39 su 55 strutture sanitarie private accreditate:
il comparto è in grande preoccupazione e il presidente regionale dell'Associazione italiana ospedalità privata,
Barbara Cittadini, che è anche vicepresidente nazionale, ha già rappresentato le osservazioni della categoria
al comitato esecutivo nazionale dell'Aiop. «La bozza del decreto sarà oggetto di valutazione da parte della
Conferenza Stato Regioni - spiega Barbara Cittadini - e facciamo affidamento sulla competenza e l'equilibrio
dell'Assessore regionale della Salute, Lucia Borsellino, che conosce la qualità della rete dell'ospedalità
privata siciliana. Confidiamo anche che vengano tenute in considerazione le gravi ricadute economiche ed
occupazionali che l'applicazione del decreto, senza modifiche, avrebbe sulla Sicilia». Quale norma in
particolare penalizza l'ospedalità privata? «Il decreto contiene alcune disposizioni che discriminerebbero il
comparto privato, per esempio mento di 39 presidi su 55, ovvero, il 71 %delle strutture regionali». E in termini
posti letto? «Verrebbero disattivati 1.737 posti letto: la metà di quelli esistenti, ed è una scelta che
prescinderebbe dalla qualità dei servizi e delle prestazioni». Con quale influenza sull'occupazione? «Circa
duemila posti di lavoro in meno, che non verrebbero compensati con il programma che prevede di attivare
altri posti letto per la riabilitazione e lungodegenza. Una previsione drammatica in un contesto economico e
sociale che, già, registra un elevatissimo tasso di disoccupazione». Ci saranno cambiamenti sul dato che più
vi preoccupa, e cioè il tetto minimo di 80 posti letto? «Non può essere sottovalutato il fatto che, in caso di
disattivazione di tutti questi posti letto, verrebbe disatteso lo standard previsto dalla legge nazionale, che
riguarda pubblico e privato, e che è stato fissato in 3 posti letto per acuti per mille abitanti. Se così fosse
l'effetto più grave sarebbe che non verrebbe garantita un'adeguata risposta assistenziale alla domanda di
salute dei siciliani».
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 16/11/2012
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« sanità , a rischio 2 mila posti in Sicilia»
PROFESSIONI
10 articoli
16/11/2012
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Emendamenti bipartisan per il salvataggio dei farmaci griffati
Il ministro Balduzzi: «La norma in vigore è equilibrata, non c'è alcun motivo per modificarla»
Francesco Di Frischia
ROMA - Nuovo braccio di ferro tra Parlamento e Governo: potrebbe essere cancellato per i medici l'obbligo di
indicare nella ricetta il principio attivo al posto del farmaco griffato, in presenza di medicine equivalenti. Una
norma introdotta questa estate con la spending review e che già nelle prossime settimane potrebbe sparire. A
Palazzo Madama, infatti, attraverso il decreto Sviluppo, diversi senatori stanno tentando di modificare il
provvedimento trasformando l'obbligo in semplice «facoltà»: a firmare le modifiche, con emendamenti salvagriffati, sono esponenti di quasi tutti i partiti. Ma il ministro della Salute, Renato Balduzzi, replica: «La norma
in vigore è equilibrata e non ci sono ragioni per non continuare sulla strada della valorizzazione della cultura e
della pratica del farmaco equivalente che fa risparmiare i cittadini e il Ssn».
Dopo la battaglia (vinta) con la spending review, e quella (persa) con il decreto sanità, lo scontro sui farmaci
mostra alcune crepe all'interno dell'esecutivo. Infatti il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De
Vincenti, in commissione Industria del Senato ha espresso parere favorevole del Governo agli emendamenti,
anche se con l'ipotesi di una riformulazione. Balduzzi però lo ha sconfessato: «Quella del sottosegretario non
è l'opinione del Governo, perché non ne abbiamo ancora parlato, e comunque non è la mia». Il ministro della
Salute ha spiegato che se alla fine l'esecutivo arriverà a condividere la necessità di cambiare la norma si
adeguerà ma, «ho l'ambizione - ha sottolineato - di contribuire a formare l'opinione collegiale del Governo».
Resta da vedere che cosa accadrà in Parlamento, visto che in commissione Industria sembra esserci molta
determinazione a «difendere l'industria farmaceutica che investe e crea lavoro», ha ricordato il presidente,
Cesare Cursi, chiarendo che «il ministro è il ministro, poi c'è il Parlamento».
A confortare la tesi della maggiore economicità della cultura del farmaco equivalente arriva la decisione di
Assogenerici, l'associazione dei produttori dei medicinali fuori brevetto, di tagliare i prezzi del 5% nel corso
del 2013 «con un risparmio di 250 milioni per il Servizio sanitario nazionale». Chi produce medicine griffate
con brevetto ormai scaduto, ha fatto notare Balduzzi difendendo le sue norme, «basta che abbassi il prezzo e
venderà lo stesso il suo prodotto».
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PROFESSIONI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Senato «No al principio attivo nelle ricette»
16/11/2012
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 49
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Acito sale in Rim Pastore in Sanofi
Felice Fava
Andrea Sasso, 47 anni, è stato chiamato dal gruppo Marazzi, produttore di ceramiche e grès per pavimenti, in
qualità di amministratore delegato. Proviene da Elica. Ha maturato esperienze in Merloni elettrodomestici e
Pirelli Tyre.
Daniele Finocchiaro, 45 anni, ha assunto il ruolo senior vice president e general manager di Gsk
Pharmaceuticals Italia. Ha iniziato la carriera in GlaxoSmithKline. Vanta esperienze in Farmindustria.
Paolo Massetti, 51 anni, ha ricevuto l'incarico di country manager Italia di Zehnder Group, multinazionale
attiva nel settore del riscaldamento. Ha lavorato in Faral.
Flavia Sampietro, 39 anni, in azienda dal 1996, è stata nominata direttore generale della divisione prodotti
grande pubblico di L'Oréal Italia.
Stefano Giudici, 42 anni, in azienda dal 2005, è diventato head of global banking per l'Italia dell'istituto
bancario Hsbc. Ha maturato esperienze in Lazard.
Mauro Carobene, 42 anni, ha ricevuto l'incarico di chief market operations officer di Comptel, società
finlandese di software e servizi di telecomunicazione. Vanta esperienze in Nokia Siemens Networks.
Alberto Acito, 43 anni, è il nuovo managing director Sudest Europa di Research In Motion, produttore di
smartphone. Ha lavorato in Acer e Wind.
Gianluca De Cristofaro, 45 anni, in azienda dal 2001, è stato nominato senior sales manager mid-size
enterprise applications di Oracle Italia. Ha maturato esperienze in Bmc Software e Business Objects.
Francesco Pastore, 39 anni, è diventato head of consumer healthcare della casa farmaceutica Sanofi Italia.
Ha iniziato la carriera in Galbani. Vanta esperienze in Procter & Gamble, Reckitt Benckinser, Bain &
Company e Coca-Cola Hbc.
Enzo Capilli, 46 anni, ha assunto il ruolo di head of corporate sales di i-Faber, gruppo UniCredit. Ha iniziato la
carriera in Cleis comunicazione. Ha lavorato in Hts, Securmatics e Ocè.
Katiuscia Terrazzani, 37 anni, ha ricevuto l'incarico di direttore della business line «purchasing & cost
performance» di Lowendalmasaï Italia, società di consulenza di direzione. Ha maturato esperienze in
BravoSolution, Robert Bosch e Coca-Cola Bevande Holdings Italia.
Mirko Lalli, 39 anni, è stato nominato marketing comunications and public relations di Clouditalia, azienda di
servizi di telecomunicazione e cloud computing. Vanta esperienze in Fondazione sistema Toscana.
a cura di
[email protected]
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Cambi di poltrona, nuove nomine e incarichi su
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Foto: F. Sampietro
Foto: E. Capilli
Foto: K. Terrazzani
Foto: F. Pastore
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Cambi di poltrona su trovolavoro.it
16/11/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 14
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Scontro su norma «salva-griffati»
Lasciare al medico solo «la facoltà», non più l'obbligo, di indicare nella ricetta il nome del principio attivo del
farmaco. A riaprire la querelle sulla norma introdotta con la spending review, sono una serie di emendamenti
bipartisan "salva farmaci griffati" presentati in commissione al Senato al "decreto sviluppo". Ma nel Governo
c'è tensione. Mentre il sottosegretario Claudio De Vincenti in commissione ha detto «sì con ipotesi di
riformulazione», Renato Balduzzi sbarra le porte. «Non è l'opinione del Governo - ha detto - ma del
sottosegretario, di certo non è l'opinione del ministro della Salute. Io mi adeguerò alla volontà collegiale, che
però contribuisco a formare».
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PROFESSIONI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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FARMACI
16/11/2012
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Ricette senza vincoli Prescrivere il generico non sarà obbligatorio
Emendamento bipartisan al dl sviluppo
PAOLO RUSSO ROMA
Imedici potranno continuare a prescrivere liberamente le più costose pillole «griffate» e i cittadini
riprenderanno a pagare di tasca propria la differenza di prezzo rispetto ai più economici medicinali generici.
Tornando probabilmente a spendere quei 900 milioni di euro l'anno, che hanno fino ad oggi sborsato per
acquistare i farmaci gratuiti di fascia A. La battaglia è ancora aperta ma la lobby del farmaco sembra essere
riuscita ad assestare il colpo sulla norma introdotta questa estate con la spending review, che obbliga i dottori
a indicare nella ricetta solo il nome del principio attivo farmaceutico. Lasciando al cittadino la libertà di optare
per il medicinale «logato» a prezzo più alto, salvo accollarsi la differenza. Ora però un emendamento
«bipartisan» al decreto sviluppo sembra fare piazza pulita della norma pro-generico. Il Ministro della salute,
Renato Balduzzi frena ma la frittata sembra fatta. La proposta che trasforma l'obbligo di prescrivere il
generico in «facoltà» porta infatti la firma di Udc, Lega, Pdl e Pd, anche se nel partito di Bersani sono subito
arrivati i primi distinguo su una manovra che si è tentato di far passare alla «chetichella» con la solita
votazione notturna. E con tanto di imprimatur del sottosegretario allo sviluppo economico, Claudio De
Vincenti, che in commissione industria ha espresso il suo assenso agli emendamenti. «Quella del
sottosegretario non è la posizione del governo. E comunque non è la mia» si è affrettato a dire un Balduzzi
palesemente irritato per l'ennesimo blitz pro-industria. Solo poche settimane fa infatti dal «suo» decretone
sanità era saltata un'altra norma che agitava i sonni degli industriali della pillola: quella che consentiva di
prescrivere i medicinali «off label», ossia autorizzati per alcune indicazioni terapeutiche ma efficaci anche per
altre, quando il loro prezzo risultava più conveniente. La norma sui generici «è equilibrata e non ci sono
ragioni per non continuare sulla strada della valorizzazione del farmaco equivalente che fa risparmiare i
cittadini e l'Ssn», ha messo in chiaro il Ministro. Non senza rimarcare «l'ambizione di poter contribuire a
formare l'opinione collegiale del governo». Certo è che dovrà battagliare parecchio perché come rimarcato
dal presidente Cesare Cursi «in commissione sembra esserci molta determinazione a difendere l'industria
farmaceutica che investe e crea lavoro». E poi «il ministro è il ministro ma c'è il Parlamento». Intanto però
una mano a Balduzzi l'hanno tesa i diretti interessati, i produttori dei medicinali generici, che accogliendo una
sollecitazione dello stesso ministro hanno garantito la riduzione dei prezzi delle pillole «no logo». «I prezzi dei
medicinali generici scenderanno in media del 5% nel corso del 2013, generando risparmi per pari a 250
milioni l'anno per l'Ssn», ha annunciato una nota di Assogenerici. Bisognerà vedere se il vantaggio sarà
anche per i cittadini, che oggi pagano le differenze di prezzo e che continueranno a pagarle se passeranno gli
emendamenti «salva-griffati».
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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il caso
16/11/2012
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Farmaci , scontro sui generici Balduzzi: no a passi indietro
È in vigore solo da pochi mesi, ma già nelle prossime settimane potrebbe sparire dalla ricetta del medico
l'indicazione del principio attivo al posto della «griffe» di un farmaco. O almeno potrebbe essere cancellato
per i medici l'obbligo della nuova prescrizione, in presenza di farmaci equivalenti, introdotta questa estate con
la spending review. A Palazzo Madama, infatti, attraverso il decreto Sviluppo, diversi senatori stanno
tentando di «smontare» la norma trasformando l'obbligo in semplice facoltà, con emendamenti «salva-griffati»
firmati da esponenti di quasi tutti i partiti. Sui farmaci, insomma, dopo la battaglia (vinta) con la spending
review, e quella (persa) con il decreto sanità, andrà in scena un nuovo scontro frontale non solo però, tra
Parlamento e governo. Il no secco ai senatori del ministro della Salute Renato Balduzzi è arrivato subito,
perché la norma in vigore «è equilibrata» e non ci sono ragioni «per non continuare sulla strada della
valorizzazione della cultura e della pratica del farmaco equivalente che fa risparmiare i cittadini e l'Ssn». Ma
ci sarà da ricomporre anche una «posizione collegiale» nel governo, visto che nel frattempo per voce del
sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, è arrivato in commissione Industria del Senato il
parere favorevole del governo agli emendamenti, anche se con l'ipotesi di una riformulazione. «Quella del
sottosegretario non è l'opinione del governo, perché non ne abbiamo ancora parlato, e comunque non è la
mia», ha chiarito Balduzzi, spiegando che se alla fine l'esecutivo arriverà a condividere la necessità di
cambiare la norma si adeguerà ma, «ho l'ambizione - ha sottolineato - di contribuire a formare l'opinione
collegiale del governo». Ma in commissione Industria sembra esserci molta determinazione a «difendere
l'industria farmaceutica che investe e crea lavoro» come ha detto il presidente Cesare Cursi. Intanto i
produttori dei «generici» promettono sconti del 5% nel 2013.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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LA POLEMICA
16/11/2012
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Emendamento per salvare i farmaci «griffati»
È in vigore solo da pochi mesi, ma già nelle prossime settimane potrebbe sparire dalla ricetta del medico
l'indicazione del principio attivo al posto della «griffe» di un farmaco. O almeno potrebbe essere cancellato
per i medici l'obbligo della nuova prescrizione, in presenza di farmaci equivalenti, introdotta questa estate con
la spending review. A Palazzo Madama, infatti, attraverso il decreto Sviluppo, diversi senatori stanno
tentando di smontare la norma trasformando l'obbligo in semplice «facoltà ». Il no secco ai senatori del
ministro della Salute è però arrivato subito.,
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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PROPOSTA IN SENATO
16/11/2012
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Meno vaccini: saranno 6 milioni i contagi
È l'effetto dell'allarmismo creato sui sieri
FA
Roma Sconfiggere il movimento «noglobal» contro i vaccini rassicurando i cittadini perché i farmaci sono
testati e sicuri. Le massime autorità nel campo della salute lanciano un messaggio rassicurante.
Evidentemente si è reso necessario tranquillizzare la popolazione soprattutto dopo che l'inizio della
campagna per la vaccinazione antinfluenzale è stato funestato dai ritiri cautelativi di vari tipi di vaccino perché
ritenuti «potenzialmente pericolosi per la salute». Dunque Massimo Scaccabarozzi presidente di
Farmindustria, Marcella Marletta, del ministero della Salute, l'infettivologo dell'Istituto Superiore di Sanità,
Giovanni Rezza e Luca Pani, direttore dell'Agenzia Italiana del Farmaco hanno cercato tutti insieme di
spiegare che è molto più pericoloso non vaccinarsi soprattutto se si parla di anziani e categorie a rischio,
malati cronici e cardiopatici. Non ci sono ancora dati precisi sull'andamento della campagna vaccinale, che è
partita anche in ritardo, ma non c'è dubbio che ci sia una tendenza a rifiutare tutti i vaccini, non solo quello
antinfluenzale come ha sottolineato Pani: «Esiste un preoccupante movimento anti-vaccini, una sorta di no global della salute che non na alcuna base scientifica». Rezza insiste: meno persone si vaccinano più
persone si ammaleranno, aumentando il rischio di complicanze e quindi anche di decessi. La media di
contagiati rischia di salire da 3 o 4 milioni a 5 o 6 e tra questi quindi si conteranno più casi gravi tali da
richiedere ricovero in ospedale. La media dei decessi per complicanze dovute all'influenza è di 30/40.000
morti all'anno. Il metodo di contrasto più efficace, assicurano gli esperti, è evitare il contagio con il vaccino.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Allarme Gli esperti preoccupati
16/11/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Farmaci : generici oppure di marca? È scontro tra governo e senatori
E' in vigore solo da pochi mesi, ma presto potrebbe sparire dalla ricetta del medico l'indicazione del principio
attivo al posto del nome commerciale di un farmaco. O almeno l'obbligo per i medici della nuova prescrizione,
in presenza di farmaci equivalenti, introdotta questa estate col decreto di revisione della spesa. A Palazzo
Madama, col decreto Sviluppo, vari senatori stanno tentando di trasformare l'obbligo in semplice «facoltà »,
con emendamenti "salva-griffati" firmati da quasi tutti i partiti. No secco ai senatori dal ministro della Salute
Balduzzi: non ci sono ragioni «per non continuare sulla strada della valorizzazione del farmaco equivalente
che fa risparmiare cittadini e Ssn». Nel governo però il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De
Vincenti dà parere favorevole del governo agli emendamenti, anche se con l'ipotesi di una riformulazione.
«Non è l'opinione del governo, non ne abbiamo parlato, e comunque non è la mia», precisa Balduzzi. Ma in
commissione Industria il presidente Cesare Cursi (Pdl) intende «difendere l'industria farmaceutica che investe
e crea lavoro». La mossa dei senatori mette in difficoltà anche il Pd, che alla Camera aveva difeso la norma e
ora si trova con diversi senatori su posizioni contrarie. Assogenerici intanto annuncia un taglio dei prezzi del
5% nel corso del 2013 «con un risparmio di 250 milioni per il Ssn».
Foto: Il ministro della Salute Balduzzi
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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SVILUPPO
16/11/2012
QN - Il Giorno - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Falsi, piaga da 6,9 miliardi
Tino Fiammetta MILANO SU INTERNET impazza un video con una Ferrari rigorosamente rossa che cerca di
bruciare al semaforo una citycar. Ci riesce, ma con molto sforzo. Dopo qualche chilometro, il minuto driver
scende dall'auto e svela il mistero: la supercar è un clone cinese perfetto dell'auto di Maranello ma sotto il
cofano ansima il motore di una quasi utilitaria. Lo slogan (tradotto) recita: «Tanto ci sono i limiti di velocità...»
Per gli amanti del genere motoristico non ci sono limiti, ma le imitazioni delle Vespe sembrano perfette: la
Roman e Model WL 101 Z, assomigliano in maniera impressionante alla Vespa GT della Piaggio. Ma sono
made in China. Per gli scettici, c'era la Fiera del motociclo aperta ieri a Rho. Evento clou della stagione che
chiama all'appello migliaia di appassionati. «C'era», appunto. Perché prima che la fiumana di gente potesse
toccare con mano e ammirare la lucentezza delle cromature della finta Vespa, sono arrivati i militari della
Finanza. I GUASTAFESTE col berretto verde sono stati inflessibili: sequestro e denuncia dei presunti
clonatori, con la prevista segnalazione all'Autorità Giudiziaria, per il reato di contraffazione, di due cittadini
italiani, di due cittadini cinesi e di un cittadino tedesco. Gli stand (due), abbagliati da luce accecante, sono
rimasti desolatamente vuoti perchè la batteria di sei scooter - Roman e Model WL - rappresentava l'unica
risorsa di quella impronunciabile azienda dagli occhi a mandorla. I veicoli, identici al gioiellino della Piaggio,
adesso saranno sottoposti ad ulteriori controlli tecnici anche di natura meccanica, per accertare se anche la
motoristica è stata copiata come tutto il resto. Moto, auto e quant'altro. E non è storia di ieri. Anche
nell'edizione Eicma 2011 l'intervento della Finanza aveva scongiurato l'esposizione di un altro clone dell'Mp3
(lo scooter con le doppie ruote anteriori) della casa di Pontedera, da parte di un altro aggressivo brand
cinese. Ma l'anno scorso le riproduzioni delle Lambrette anni 50, e delle Vespe erano riuscite a farla franca,
conquistandosi cori ammirati sia per il prezzo abbordabilissimo, sia per la perfetta somiglianza con un'icona
degli anni del boom. Il fenomeno della contraffazione è stato stigmatizzato dal presidente di Confindustria
Ancma ed Eicma, Corrado Capelli: «Il salone - ha affermato - è la migliore vetrina per le nostre aziende. E'
perciò importante che tutte le aziende del settore presenti ad Eicma rispettino le regole della sana e virtuosa
competizione imprenditoriale, senza cercare facili scorciatoie che danneggiano gli imprenditori onesti e
virtuosi» IL FATTURATO del mercato del falso nel nostro paese vale 6,9 miliardi di euro. La gamma dei beni
contraffatti si è estesa a tal punto che non esiste prodotto che non possa essere imitato e venduto: i settori
più colpiti sono l'abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi di euro), il comparto cd, dvd e software (1,8 miliardi
di euro) e i prodotti alimentari (1,1 miliardi di euro). Ma non sono esenti i farmaci come i prodotti di ricambio e
gli elettrodomestici. Anche dal punto di vista occupazionale l'impatto è enorme: le stime parlano di almeno
120 mila posti di lavoro perduti. Curiosa la graduatoria dei soggetti segnalati per contraffazione sono per il
47% italiani, seguito da senegalesi (20%), cinesi (16%) e marocchini (5%). [email protected]
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I predoni di design ci copiano anche la Vespa
16/11/2012
Il Tempo - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Influenza Istituto Superiore di Sanità e Farmindustria : «Bisogna prevenire» Quest'anno potrebbero esserci
un paio di milioni di casi in più
Francesco Puglisi [email protected]
n Grido di allarme dei medici che a voce alta invitano gli tialiani ad andarsi a vaccinarecontro l'influenza che
sta per arrivare nel nostro paese. Non dovrebbe essere un'influenza «virulenta», quella di quest'anno, ma
potrebbero esserci più casi, anche un paio di milioni di in più rispetto alla passata stagione, 4 o 5 in tutto,
aumentando così anche il rischio di morti per complicanze che ogni anno causano 30-40 mila decessi:
dipenderà non solo dalle caratteristiche proprie del virus di quest'anno ma anche da quanto gli italiani si
vaccineranno, superando i timori sorti le scorse settimane per il blocco di alcuni lotti di vaccini. Ed infatti la
percezione che la campagna vaccinale di quest'anno possa trovare alcuni ostacoli «emotivi» è confermata
dagli esperti di tutte le istituzioni: Agenzia del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità, ministero della Salute e
dalle stesse aziende del farmaco, che con la voce del presidente di Farmindustria, Massimi Scaccabarozzi,
parla di «nessun danno per il blocco dei lotti, molti danni se non ci si vaccinerà». Per il virologo dell'Istituto
Superiore di Sanità, Gianni Rezza, la temuta riduzione di persone che si vaccineranno (eventi per il quale non
ci sono dati ufficiali ma una diffusa sensazione), potrà contribuire a fare quasi raddoppiare il numero dei casi
di influenza nella prossima stagione». Ci sono ogni casi decine di migliaia di morti per complicanze
dell'influenza che potrebbero quindi aumentare ha aggiunto Rezza confermando che il picco dovrebbe
arrivare fra gennaio e febbraio». «Esiste un preoccupante movimento anti-vaccini, una sorta di «no-global»
della salute che si muove senza alcuna base scientifica. «Il rischio di perdere la cultura della vaccinazione nel
nostro paese porterebbe danni gravissimi - ha detto il direttore dell'Agenzia Italiana del Farmaco Luca Pani. Io stesso mi sottopongo al vaccino dell'influenza ogni anno, lo faccio due volte a stagione, con vaccino
adiuvato, perchè sono ad altissimo rischio e non posso permettermi di ammalarmi». «Lo scorso anno
abbiamo vaccinato 10 milioni di persone, conlude Luca Pani - il mio sogno è arrivare quest'anno ai 14 milioni
di pesrone, ma per raggiungere questo risultato è necessario anche il sostegno dei media». Ma i rischi sono
sempre più bassi: 30 anni fa si registravano 3.000 casi avversi l'anno, nel 2008, 454 casi. «Il rapporto costibenefici per i vaccini - ha aggiunto - è il più altro fra tutti i farmaci». «La sinergia tra imprese e istituzioni
permettono i controlli dei vaccini. La loro scoperta è un processo lunghissimo essendo necessari dagli 8 ai 12
anni. Ciò che è importante sottolinere - ha dichiarato Scaccabarozzi - è che il 70% del tempo di produzione di
un vaccino è dedicato ai controlli. I vaccini ci sono e noi vogliamo dare un messaggio di maggiore sicurezza».
« La campagna vaccinale prosegue regolarmente - , ha detto Marcella Marletta, direttore generale della
direzione generale dei dispositivi medici, del servizio farmaceutico e della sicurezza delle cure del ministero
della Salute. - Ogni anno - ha aggiunto - il ministero della Salute attua la programmazione delle vaccinazioni,
che sono un modo per proteggere non solo noi stessi ma anche ci sta intorno. I controlli sono in aumento, per
avere dei prodotti. 8-12 Anni Il tempo che occorre per la scoperta di un vaccino 10 Milioni Le persone che lo
scorso anno si sono sottoposte alla vaccinazione 500 Morti Nel 2008 su 5 milioni di casi accertati. Oggi meno
della metà
INFO Massimo Scaccabarizz i «La vicenda dei lotti di vaccini di influenza fermati ha dimostrato la sicurezza di
questi medicinali che oggi sono più che sicuri»
Foto: Sanità Al via la nuova campagna vaccinazione antiunfluenzale
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Non abbiate paura: andate a vaccinarvi
PERSONAGGI
8 articoli
16/11/2012
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:48275, tiratura:63756)
È Maselli il nuovo capo dell'Acquedotto pugliese
Vendola lo nomina e Palese approva. Taglio del 40% al compenso
l L'Acquedotto pugliese ha un nuovo amministratore unico. È Gioacchino Maselli , nominato dall'assemblea
dei soci (le quote societarie sono dal 24 giugno 2011 al 100% della Regione Puglia). Maselli è stato sino a
ora presidente di Puglia Sviluppo, società per azioni, che a sua volta ha come socio unico la Regione Puglia.
Maselli subentra a Ivo Monteforte . La nomina di Monteforte, amministratore unico di Aqp dal gennaio del
2007, è stata revocata nei giorni scorsi «in osservanza - rese noto il presidente della Regione Puglia, Nichi
Vendola - ai rilievi di legittimità formulati dalla Corte dei conti e dal collegio dei sindaci, sulla trasformazione
da tempo determinato a tempo indeterminato del contratto dirigenziale di lavoro del direttore generale (
Massimiliano Bianco ndr)». Commentando la nomina di Maselli il governatore Vendola, sottolinea che si tratta
di una «nomina tecnica di grande esperienza nel segno di un'amministra zione competente e imparziale». La
nomina di Maselli è stata fatta, continua Vendola «in considerazione dell'elevato profilo tecnico e della
competenza amministrativa, con particolare riguardo ai temi idrici e della programmazione».
Contemporaneamente, con l'obiettivo di attenersi all'indiriz zo generale di contenimento delle spese voluto dal
Vendola e dalla giunta regionale, nonché dal consiglio regionale della Puglia, la delibera di nomina
dell'ammini stratore unico, spiega la Regione «definisce anche il suo compenso annuo in 120mila euro, oltre
u n'indennità di 30mila euro, da corrispondere al conseguimento dei risultati che saranno fissati nel corso
della prossima assemblea dei soci. La riduzione del compenso per il nuovo amministratore unico di Aqp sarà
dunque di circa il 40%». «Buon lavoro, alla guida di una delle aziende più grandi del Mezzogiorno». È il saluto
rivolto dal presidente del consiglio regionale pugliese, Onofrio Introna a Maselli, «a nome dell'intera
Assemblea pugliese e con i più sinceri complimenti a titolo personale, per il prestigioso incarico». «Sono certo
- dichiara Introna - che la competenza, la professionalità e le capacità dimostrate in ogni occasione dall'ing.
Maselli consentiranno all'Ente di raggiungere nuovi traguardi». «La competenza specifica e la indiscussa
professionalità di Ninni Maselli sapranno certamente ridare dignità e vigore alla gestione dell'Acquedotto
Pugliese per troppi anni affidata dal governo Vendola a manager non pugliesi presentati come luminari e
scienziati e poi dimissionati o defenestrati in seguito a diatribe politiche che hanno fortemente pregiudicato
l'efficienza e l'ef ficacia del governo della più grande azienda della Puglia», è il commento del capogruppo del
Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese . «Questa nomina, per cui rivolgiamo i nostri auguri e complimenti a
Maselli, non esime tuttavia il presidente Vendola - dice Palese dalla necessità di venire a riferire in consiglio
sul percorso che ha portato alla sostituzione del vecchio amministratore e, più in generale, sulla situazione
dell'Ac quedotto Pugliese». «Resta ferma la nostra richiesta, avanzata al presidente del Consiglio, Introna,
che come primo punto all'o rd i n e del giorno della prossima seduta del consiglio regionale, vi sia una
informativa del presidente Vendola, con successiva discussione sulla vicenda Aqp».. Restando in casa Pdl, il
vicecapogruppo regionale Massimo Cassano ricorda che «si tratta del quarto manager a capo dell'ente
nell'era Vendola», il consigliere re gionale Domi Lanzillotta chie de «che Vendola chiarisca le ombre sulla
gestione dell'Ente», il consigliere Arnaldo Sala augura a Maselli «buon lavoro», il sen. Luigi D'Ambrosio
Lettieri evi denziando le competenze di Maselli chiede a Vendola «come mai i pugliesi continuano a pagare
tariffe altissime?». Sul fronte Udc il capogruppo Salvatore Negro riconosce «le grandi doti professionali e
umane» di Maselli e il consigliere Pe ppino Longo chiede «che Vendola riferisca in aula. I presidenti dei
gruppi consiliari di Sel, Michele Losappio e della Puglia per Vendola, Ang elo D i s a b at o , congiuntamente
si dicono certi «che le capacità del nuovo amministratore confermeranno la bontà di questa nomina».
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 16/11/2012
106
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IL SUCCESSORE DI MONTEFORTE
16/11/2012
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:48275, tiratura:63756)
SOLITI PROCLAMI DIETRO L'OPERAZIONE MARISABELLA A BARI
di LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI SENATORE, COORDINATORE PDL GRANDE CITTÀ DI BARI Il prossimo
avvio dei lavori per il completamento dell'area di Marisabella del porto di Bari ha fornito l'ennesima occasione
al sindaco Emiliano e al presidente dell'Autorità Portuale, Mariani per lanciare proclami, celando dietro toni
trionfalistici una ormai conclamata gestione fallimentare degli Enti da loro amministrati. Da Mariani è stato
precisato che l'opera, una volta completata, sarà destinata ad ospitare il traffico dei traghetti e quindi delle
merci convenzionali. Poiché si presume che l'obiettivo sia quello di incrementare tale tipologia di traffico altrimenti non sarebbe giustificata la realizzazione dell'opera - è lecito chiedersi quali saranno le conseguenze
per la Città, sia con riguardo all'intasamento della viabilità cittadina con i mezzi pesanti che alle inevitabili
negative ricadute ambientali. L'amministrazione Emiliano, infatti, non è stata capace di realizzare e nemmeno
di progettare la strada camionale che, come previsto nello strumento urbanistico, dovrebbe ricevere il traffico
dei camion all'uscita del porto per consentire un più agevole e veloce raggiungimento delle grandi direttrici
stradali, senza congestionare la città. Solo a titolo di esempio vale la pena di osservare che l'Asse Nord Sud che il piano regolatore prevede che sbocchi al porto per favorire accesso e deflusso almeno delle auto dopo
la costruzione del ponte, si fermerà incrociando Via Napoli ed è facile immaginare quali saranno le
conseguenze sul traffico di quella'area. In secondo luogo, è giusto ricordare che il completamento di
Marisabella è opera di cui dar merito al precedente Governo Berlusconi e che, anche a seguito del pressing
politico dei parlamentari pugliesi del PdL sull'ex Ministro Matteoli, si è ottenuta la sua progettazione e
realizzazione che non è ascrivibile all'Autorità Portuale di Bari, bensì al Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti per il tramite del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Puglia e Basilicata. FINANZIAMENTI Peraltro, se l'opera di Marisabella fosse stata in capo all'Autorità Portuale, se ne sarebbero perduti i
finanziamenti, come avvenuto per gli 86 milioni di euro che il Ministero ha revocato all'Autorità Portuale
nell'ottobre 2011, per non aver realizzato progetti cantierabili e per non aver appaltato le opere a cui quei
finanziamenti erano destinati. Prova ne sono i disastrosi risultati economici riportati nel Bilancio di previsione
2012 dell'Au torità Portuale, che evidenziano una perdita finanziaria di circa 25 milioni di euro nella
complessiva situazione amministrativa dell'Ente, che si riduce ad appena 1 milione di euro, determinando
l'impossibilità perfino della gestione ordinaria dell'Autorità Portuale. Inoltre, non può non sottolinearsi
l'incapacità programmatica dell'Autorità Portuale, se leggiamo le dichiarazioni rese da Mariani alla stampa,
secondo cui l'opera completata avrà lo scopo di consentire l'approdo in contemporanea di una quarta nave da
crociera. E' la classica situazione che avveniva molti anni fa in Italia, quando prima si faceva l'opera e poi se
ne stabiliva la destinazione. Difatti, è davvero scellerato che vengano impegnati ben 60 milioni di euro per
realizzare un'opera da cui deriverebbe un beneficio economico di soli 100.000 euro annui, tanto è stimato
l'utile derivante da una eventuale nuova nave da crociera. E' di tutta evidenza che l'analisi costi/benefici
dell'opera darebbe ovviamente dei risultati fallimentari. La realtà è, dunque, un'altra. A mio parere Marisabella
dovrebbe rappresentare lo snodo cruciale delle autostrade del mare lungo la dorsale adriatica, per
decongestionare le arterie stradali in direzione sud-nord Italia dal traffico pesante dei camion. Ma anche in tal
caso il porto di Bari ha subito proprio nei giorni scorsi un sonoro schiaffo da quello di Brindisi, in quanto è
stata programmata dalla compagnia Grimaldi una tratta di autostrade del mare Catania-Brindisi-Ravenna che,
ovviamente, bypassa Bari. Infine, è doveroso evidenziare l'ennesimo flop del sindaco Emiliano e del
presidente Mariani anche con riferimento alla creazione del porto turistico sul Molo San Cataldo del porto
barese. Risale alla campagna elettorale delle comunali 2009 l'annuncio della imminente realizzazione di tale
opera. Ebbene, sono passati 4 anni, con Emiliano quasi in scadenza di mandato, e non s'è vista nemmeno
l'ombra di un progetto p re l i m i n a re. Alla luce di queste elementari valutazioni, che sono ben
documentate, emerge l'amarezza profonda per le tante opportunità perse da una Amministrazione che ha
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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LETTERE E COMMENTI
16/11/2012
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:48275, tiratura:63756)
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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fallito il suo compito, ha tradito una comunità e che si regge col fittizio consenso derivante dalla conclamata
vocazione di Emiliano a utilizzare i presìdi istituzionali, sociali e culturali come fabbrica di voti clientelari e non
come opportunità di crescita e sviluppo del territorio.
16/11/2012
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
Pag. 4
(diffusione:48275, tiratura:63756)
Lavoratori ex Ccr, ieri nuovo blitz in cattedrale
l Nuovo blitz in Cattedrale, ieri, di una parte del 400 lavoratori ex Ccr da 18 anni costretti a vivere con 400
euro di mobilità. Lamentano l'esclusione da varie procedure di reclutamento (nonostante una legge
regionale), tra cui quella avvenuta un anno fa all'Oncologico con una assunzione diretta di lavori a tempo.
Stufi di essere «mantenuti», chiedono un lavoro. A convincerli a rimuovere l'ennesimo blocco l'i n t e r ve n t o
del sen. (Pdl) Luigi D'Ambrosio Lettieri e del vicecapogruppo regionale (Pdl) Massimo Cassano: obiettivo,
estendere la possibilità di assunzione anche negli enti strumentali della Regione e non solo le Asl.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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ENNESIMA MANIFESTAZIONE DEI 400 IN ATTESA DA 18 ANNI
16/11/2012
Corriere del Mezzogiorno - Bari
Pag. 7
(diffusione:27910)
Dipendenti Ccr: occupazione revocata
BARI - Gli ex lavoratori delle Case di cura riunite (Ccr) hanno lasciato la cattedrale di Bari. Ieri, intorno alle
18,30, è terminata l'occupazione durata un giorno e mezzo. Determinante un incontro con due esponenti Pdl:
il senatore Luigi d'Ambrosio Lettieri e il vicecapogruppo alla Regione, Massimo Cassano che si sono
impegnati a sensibilizzare il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sulla loro situazione. Chiederanno di allargare
l'ambito applicativo della legge regionale 4/2010 (che prevede una riserva del 10% per gli ex Ccr per le nuove
assunzioni nelle Asl), anche ad altri enti collegati alla Regione. La discussione in Consiglio sarà inserita
nell'ordine del giorno già da martedì. Gli ex Ccr hanno perso il lavoro 17 anni fa, dopo le inchieste che hanno
travolto il gruppo di Francesco Cavallari. Vivono con con 422 euro mensili di mobilità. Questa mattina, invece,
una conferenza stampa al Policlinico illustrerà la situazione dei 300 addetti alle pulizie della Intini, che non
hanno ricevuto ancora per intero il salario di ottobre. Gino Martina RIPRODUZIONE RISERVATA
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Lavoro Intanto oggi, conferenza stampa di 300 addetti alle pulizie della Intini senza stipendio da ottobre
16/11/2012
La Prealpina - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:38000)
MILANO - (l.t.) Ha preso il via ieri in tutta la Lombardia, provincia di Varese inclusa, la consegna di farmaci a
domicilio da parte delle oltre 2.200 farmacie private attive in regione che hanno aderito al progetto.
Un servizio pensato per aiutare tutti i cittadini, ma soprattutto quelli con maggiori necessità, a cominciare dai
400mila diabetici cronici che ogni giorno si rivolgono alle farmacie lombarde. Il progetto promosso da
Federfarma, in collaborazione con Regione Lombardia, si protrarrà in via sperimentale per 6 mesi.
I cittadini potranno telefonare al numero 02/70102880, dalle 8 alle 17,30 di ogni giorno feriale. Il call center di
Federfarma, presa nota delle esigenze di chi chiama e del suo domicilio, provvederà a trasferire la chiamata
alla farmacia più vicina aperta che aderisce al servizio. Dopodichè la consegna sarà eseguita previo ritiro
della ricetta, qualora necessaria. L'eventuale costo del servizio sarà valutato da ogni singola farmacia.
«Sperimentiamo questo nuovo servizio, che sarà particolarmente utile per malati cronici. Ma penso servirà
anche agli anziani e alle persone occasionalmente impossibilitate a recarsi in farmacia - sottolinea Annarosa
Racca, presidente di Federfarma -. Al termine della sperimentazione vedremo come migliorare il servizio,
istituendo, per esempio, un numero verde. L'iniziativa si inserisce nel quadro di un continuo miglioramento
dell'assistenza fornita dalla farmacia, che sta evolvendo sempre più in un presidio sanitario sul territorio al
servizio dei cittadini».
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Malati cronici, medicine a domicilio
15/11/2012
Marketpress
Sito Web
Milano, 15 novembre 2012 - Parte da oggi la consegna a domicilio dei farmaci da parte delle 2200 farmacie
private lombarde. La consegna a domicilio è pensata per mettere al centro il cittadino e in particolare coloro
con maggiori necessità, per esempio i 350 mila diabetici che quotidianamente si rivolgono alle farmacie
lombarde. E nella Giornata del Diabete, che si celebra oggi in tutto il mondo, Federfarma Lombardia ha
annunciato nel corso di una conferenza stampa l'avvio di un corso per farmacisti, realizzato in collaborazione
con la Regione Lombardia, per migliorare l'assistenza in farmacia delle persone con diabete. La consegna a
domicilio sarà effettuata, in via sperimentale, dal 15 novembre per sei mesi. I cittadini potranno telefonare al
numero 02.7010.2880, dalle 8.00 alle 17.30 di ogni giorno feriale. Il call center di Federfarma Lombardia,
presa nota delle esigenze del chiamante e della sua domiciliazione, provvederà a trasferire la chiamata dal
cittadino alla farmacia più vicina aperta ed aderente al servizio, così che possano prendere accordi diretti. La
consegna sarà eseguita dalla farmacia previo ritiro della ricetta, qualora necessaria (è garantita la pronta
consegna, comunque non oltre 6 ore lavorative). L'eventuale costo del servizio sarà valutato da ogni singola
farmacia in funzione del servizio richiesto. "Sperimentiamo questo nuovo servizio al cittadino - ha dichiarato
Annarosa Racca, presidente di Federfarma - che sarà particolarmente utile per malati cronici, anziani ma
anche per persone occasionalmente impossibilitate a recarsi in farmacia. Al termine della sperimentazione
vedremo come migliorare il servizio, istituendo, ad esempio un numero verde. L'iniziativa si inserisce nel
quadro di un continuo miglioramento dell'assistenza fornita dalla farmacia, che sta evolvendo sempre più in
un presidio sanitario sul territorio, al servizio dei cittadini". E nel contesto di una sempre migliore accoglienza,
Federfarma Lombardia ha annunciato l'istituzione di un corso per farmacisti che lavorano in farmacia. Il corso
consentirà loro di rispondere meglio alle esigenze delle persone con diabete che si recano abitualmente in
farmacia. L'esigenza di migliorare l'assistenza ai diabetici deriva anche dal fatto che il diabete, vera e propria
malattia dei nostri tempi, fa registrare un costante aumento di malati. Solo in Lombardia si calcolano circa 400
mila malati (sono 4 milioni in Italia), con un aumento di circa il 10% dal 2010 ad oggi. "La grande
maggioranza dei diabetici lombardi ritira farmaci e dispositivi in farmacia - ha spiegato Patrizio Marnini,
responsabile del progetto formativo dei farmacisti sul diabete - riscontriamo un aumento oltre che di malati
anziani, anche di giovani e ragazzi. Tra le cause di questo aumento vanno segnalati in primis gli stili di vita
non corretti: infatti per il diabete di tipo 2 sarebbero prevenibili fino al 90% dei casi mediante un alimentazione
corretta, attività fisica regolare e riduzione del peso corporeo in eccesso; ciò che definiamo Prevenzione
Primaria." Il corso, coordinato dal Gruppo di Approfondimento Tecnico (Gat) diabetologico istituito dalla
Regione Lombardia, partirà oggi e proseguirà anche nel 2013 ed è diviso in 7 moduli: il ruolo del farmacista
nell'educazione e prevenzione del diabete, utilità del controllo estemporaneo di glicemia in farmacia;
caratteristiche del diabete mellito; aspetti educativi dell'autocontrollo glicemico; corretta somministrazione di
insulina; il diabete in pediatria; contraccezione, gravidanza e diabete; lesioni ai piedi. Il Farmaco A Domicilio
02 70 10 28 80 Provincia N. Farmacie Private Bergamo 246, Brescia 283, Como 148, Cremona 100, Lecco
91, Mantova 125, Città di Milano 327, Provincia Di Milano 305, Monza E Brianza 128, Lodi 59, Pavia 173,
Sondrio 54, Varese 175, Lombardia 2.214.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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PARTE DA OGGI LA CONSEGNA A DOMICILIO DEI FARMACI - REGIONE
LOMBARDIA E FARMACISTI ASSIEME PER L'ASSISTENZA AI DIABETICI
16/11/2012
La Provincia di Cremona - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:22748, tiratura:28110)
Parte oggi la consegna dei farmaci a domicilio
Pensata per mettere al centro il cittadino e in particolare chi ha maggiori necessità, ad esempio i 350mila
diabetici che quotidianamente si rivolgono alle farmacie lombarde, parte oggi la consegna a domicilio dei
farmaci da parte delle 2200 farmacie private lombarde e quindi anche cremonesi. La consegna a domicilio
sarà effettuata, in via sperimentale, per sei mesi. I cittadini potranno telefonare al numero 02.7010.2880, dalle
8 alle 17.30 di ogni giorno feriale. Il call center di Federfarma Lombardia provvederà a trasferire la chiamata
dal cittadino alla farmacia più vicina aperta ed aderente al servizio e la consegna sarà eseguita dalla farmacia
previo ritiro della ricetta, qualora necessaria (è garantita la pronta consegna, comunque non oltre 6 ore
lavorative). L'eventuale costo del servizio sarà valutato da ogni singola farmacia in funzione del servizio
richiesto. «Sperimentiamo questo nuovo servizio al cittadino - ha dichiarato Annarosa Racca , presidente di
Federfarma - che sarà particolarmente utile per malati cronici, anziani ma anche per persone
occasionalmente impossibilitate a recarsi in farmacia. Al termine della sperimentazione vedremo come
migliorare il servizio».
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 16/11/2012
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Federfarma
15/11/2012
01:00
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
Il servizio, pensato per le persone affette da patologie croniche, sarà effettuato in via sperimentale per 6 mesi
da 2.200 farmacie private. Telefonando al numero 02.7010.2880 si verrà reindirizzati alla farmacia più vicina
per prendere accordi. Il costo sarà valutato a seconda del servizio richiesto.
15 NOV - Parte oggi la consegna a domicilio dei farmaci da parte delle 2.200 farmacie private lombarde. La
consegna a domicilio è pensata per mettere al centro il cittadino e in particolare coloro con maggiori
necessità, per esempio i 350 mila diabetici che quotidianamente si rivolgono alle farmacie lombarde.
Federfarma Lombardia ha inoltre annunciato nel corso di una conferenza stampa l'avvio di un corso per
farmacisti, realizzato in collaborazione con la Regione Lombardia, per migliorare l'assistenza in farmacia delle
persone con diabete. La consegna a domicilio sarà effettuata, in via sperimentale per sei mesi. I cittadini
potranno telefonare al numero 02.7010.2880, dalle 8.00 alle 17.30 di ogni giorno feriale. Il call center di
Federfarma Lombardia, presa nota delle esigenze del chiamante e della sua domiciliazione, provvederà a
trasferire la chiamata dal cittadino alla farmacia più vicina aperta ed aderente al servizio, così che possano
prendere accordi diretti. La consegna sarà eseguita dalla farmacia previo ritiro della ricetta, qualora
necessaria (è garantita la pronta consegna, comunque non oltre 6 ore lavorative). L'eventuale costo del
servizio sarà valutato da ogni singola farmacia in funzione del servizio richiesto. "Sperimentiamo questo
nuovo servizio al cittadino - ha dichiarato Annarosa Racca, presidente di Federfarma - che sarà
particolarmente utile per malati cronici, anziani ma anche per persone occasionalmente impossibilitate a
recarsi in farmacia. Al termine della sperimentazione vedremo come migliorare il servizio, istituendo, ad
esempio un numero verde. L'iniziativa si inserisce nel quadro di un continuo miglioramento dell'assistenza
fornita dalla farmacia, che sta evolvendo sempre più in un presidio sanitario sul territorio, al servizio dei
cittadini". E nel contesto di una sempre migliore accoglienza, Federfarma Lombardia ha annunciato
l'istituzione di un corso per farmacisti, realizzato in collaborazione con la Regione Lombardia, per migliorare
l'assistenza in farmacia delle persone con diabete. Il corso consentirà loro di rispondere meglio alle esigenze
delle persone con diabete che si recano abitualmente in farmacia. L'esigenza di migliorare l'assistenza ai
diabetici deriva anche dal fatto che il diabete, vera e propria malattia dei nostri tempi, fa registrare un
costante aumento di malati. Solo in Lombardia si calcolano circa 400 mila malati (sono 4 milioni in Italia), con
un aumento di circa il 10% dal 2010 ad oggi. "La grande maggioranza dei diabetici lombardi ritira farmaci e
dispositivi in farmacia - ha spiegato Patrizio Marnini, responsabile del progetto formativo dei farmacisti sul
diabete - riscontriamo un aumento oltre che di malati anziani, anche di giovani e ragazzi. Tra le cause di
questo aumento vanno segnalati in primis gli stili di vita non corretti: infatti per il diabete di tipo 2 sarebbero
prevenibili fino al 90% dei casi mediante un alimentazione corretta, attività fisica regolare e riduzione del peso
corporeo in eccesso; ciò che definiamo Prevenzione Primaria". Provincia N. Farmacie private Bergamo 246
Brescia 283 Como 148 Cremona 100 Lecco 91 Mantova 125 Città di Milano 307 Provincia di Milano 305
Monza e Brianza 128 Lodi 59 Pavia 173 Sondrio 54 Varese 175 Lombardia 2.214
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Lombardia. Parte oggi la consegna a domicilio dei farmaci