LA SALUTE
a cura di Pompeo Pindozzi
i
contro le
malattie infettive
Una storia scritta
da ricercatori
italiani
Oggi solo il 5%
della popolazione
potrebbe essere
vaccinata
70
obiettivo sicurezza
vaccini
L’aggiornamento delle linee guida dell’OMS per la gestione delle
malattie infettive globali, una maggiore cooperazione internazionale,
più investimenti in ricerca e prevenzione: queste alcune tra le proposte
discusse al primo convegno internazionale “emerging and re-emerging
infections: impact on society, economy and medicine”, organizzato da
Chiron per i 100 anni di ricerca nei vaccini.
Trentacinque nuove malattie infettive emerse negli ultimi 25 anni, tra
cui HIV, BSE, Ebola, SARS e diversi virus influenzali potenzialmente
pandemici trasmessi dai volatili all’uomo, sono il prodotto del nostro
stile di vita. L’aumento della popolazione, gli allevamenti intensivi di
pollame e suini, uniti all’elevata mobilità internazionale, costituiscono
un ambiente favorevole alla rapida diffusione di microbi.
Basti pensare a quanto si è ridotto l’inter vallo tra la comparsa di
nuovi minacciosi sottotipi di virus influenzali: in soli sette anni, dal
1997 a oggi, il rischio di pandemia si è presentato ben sette volte.
Virus analoghi al ceppo responsabile della pandemia Asiatica del 1957,
H2N2, continuano a circolare e mettono a rischio 1a popo1azione
mondiale nata dopo tale data, e per tanto non immune. C’è grande
attenzione anche per il virus H5, che a Honk Kong nel 1997 ha ucciso
in brevissimo tempo sei delle diciotto persone infettate. Continua
a ripresentarsi anche il sotto tipo H5Nl, che ha inoltre dimostrato
che 1a trasmissione diretta tra specie aviarie e uomo è possibile.
“Oggi le abitudini di vita e le possibilità di spostamento fanno sì che
in poche ore un’epidemia possa fare il giro del mondo. Un’altra
pandemia di influenza è inevitabile e forse imminente - afferma
Rino Rappuoli, responsabile mondiale per la ricerca Chiron - anche se,
rispetto al passato, sono cambiati e migliorati i sistemi di sorveglianza
e le reti di collaborazione internazionale”.
Le consuete epidemie influenzali colpiscono ogni anno dal 5 al 20
per cento della popolazione. Se una pandemia influenzale, ovvero la
rapida estensione della malattia in tutto il globo, dovesse presentarsi, colpirebbe il 30 -50 per cento della popolazione, con un tasso
di letalità molto elevato. Mantenendo gli attuali ritmi di produzione
e quantitativi di vaccino influenzate, oggi solo il 5 per cento della
popolazione mondiale potrebbe essere vaccinata.
“Nei prossimi 10 -20 anni - continua Rappuoli - possiamo aspettarci
dozzine di nuove malattie infettive che potrebbero causare il panico
globale. Per questa ragione è necessario studiare, sviluppare e registrare
vaccini contro tutti gli agenti patogeni, persino quelli che non sembrano
avere rilevanza, proprio perché qualunque malattia può diventare di
interesse globale, in qualunque momento”.
“Per ottenere impor tanti risultati nel campo della ricerca scientifica, -
LA SALUTE
i vaccini
contro le malattie infettive
E’ necessario istituire
una regolamentazione
internazionale
per il controllo
delle malattie infettive
La peste di Atene
La vaiolizzazione
afferma Piero Tosi, rettore dell’università degli studi di Siena - la
cooperazione tra istituzioni, aziende e università è uno strumento
essenziale. Ne è una riprova la collaborazione tra il nostro ateneo
e Chiron Vaccines, che ha consentito di valorizzare le enormi
potenzialità della ricerca italiana, facendo di Siena un esempio da
imitare.
Il ruolo della collaborazione internazionale per affrontare le emergenze
sanitarie future è ribadito anche da Klaus Stohr. “Come ha dimostrato
l’ultima influenza aviaria - dichiara il direttore del global influenza
programme dell’OMS di Ginevra - è necessario istituire una regolamentazione internazionale per il controllo e la sor veglianza delle
malattie infettive. L’ IHR, intemational health regulation, risale al 1951 e
necessita di revisione per adattarla alle realtà presenti e future.
Oggi l’OMS sta lavorando per aggiornarla, al fine di fronteggiare le
possibili emergenze sanitarie: solo la collaborazione internazionale
e il confronto tra esper ti può permettere di affrontare un rischio
globale”.
I 100 giorni di epidemia di SARS hanno dimostrato che una malattia
sviluppata in una zona remota (una provincia della Cina) può diventare
un problema globale in pochi giorni: 8.000 casi stimati, 774 mor ti
accer tate, 29 paesi del mondo coinvolti.
“La SARS ci ha insegnato che qualunque cosa accada anche nel più
lontano angolo del mondo può rappresentare un problema globale
- affermo Donato Greco, direttore generale della prevenzione,
ministero della Salute - II monitoraggio continuo, un piano di sorveglianza epidemiologica, la rigorosa adesione alle procedure di
controllo delle infezioni e la collaborazione con il mondo della
ricerca a livello internazionale sono gli strumenti necessari per
affrontarlo”.
Le conseguenze della SARS possono essere misurate e valutate
anche in termini economici. Si stima un costo mondiale nell’anno
2003 pari a 40 miliardi di dollari, tra viaggi cancellati, riduzione degli
scambi commerciali, mancati investimenti.
LA STORIA DELLE VACCINAZIONI
Da Tucidide a Sabin: la storia delle vaccinazioni dal 400 a.C.
agli anni ‘80
Già nell’antica Grecia era noto che coloro che sopravvivevano ad
una malattia infettiva ne diventavano immuni. Lo storico Tucidide,
descrivendo la guerra del Peloponneso, ripor ta che durante la
famosa peste di Atene (430 a.C.) era pratica comune per coloro
che erano guariti dalla malattia occuparsi dei malati, poiché “lo stesso
uomo non veniva mai colpito due volte”.
Risale al 590 d.C. la cosiddetta “vaiolizzazione”, cioè il trasferimento
di materiale infetto da una pustola di un malato di vaiolo a un individuo
sano per renderlo resistente ad una successiva esposizione all’infezione.
Tale pratica, che si rivelò generalmente vincente pur non essendo priva
di rischi, si protrasse nel tempo e si diffuse in diversi paesi in Europa, Asia
e Africa. Lungo i secoli, il vaiolo ha mietuto sempre numerosissime
vittime. Basti pensare che solo durante la conquista spagnola del
continente americano, morirono oltre 3 milioni di indigeni. E chi riusciva a scamparne, ne por tava i segni per tutta la vita: le cicatrici
deturpanti erano il ricordo di questa malattia terribile.
L’umanità deve molto ad Edward Jenner, un medico di campagna
71
obiettivo sicurezza
LA SALUTE
i vaccini
contro le malattie infettive
Edward Jenner
e il primo vaccino
Rabbia, peste, tifo,
febbre gialla,
difterite e tetano:
i vaccini
per uso umano
Le scoperte
degli anni ‘70 e ‘80
72
obiettivo sicurezza
che nacque a Berkeley, in Inghilterra, nel 1749 e che, con il suo
metodo sperimentale, salvò il mondo dal vaiolo e aprì la strada agli
studi immunologici. Jenner osser vò, riguardo alle epidemie di vaiolo,
che le mungitrici della campagna spesso venivano colpite dal vaiolo
“vaccino”, una forma molto leggera, ma erano protette nei confronti di
quello umano, che, invece, era devastante.
Così, con molto coraggio, Jenner decise di effettuare un esperimento. Estrasse del materiale da una pustola di una mungitrice
che era stata colpita dal vaiolo vaccino e lo inoculò in un bambino
sano di otto anni, il ragazzo cominciò ad avere i primi sintomi dopo
una settimana: mal di testa, sensazione di freddo, dolore all’ascella,
ma nel giro di qualche giorno il ragazzo guarì. Jenner, allora, dopo
circa un mese e mezzo prelevò del materiale da una pustola di una
persona infettata con vaiolo umano e inoculò anche questo nello
stesso ragazzo. Questa volta il ragazzo non ebbe alcuna reazione,
né presentò alcun sintomo della malattia. Era il 1796: la guerra al
vaiolo avrebbe avuto il suo termine soltanto due secoli dopo, nel
1980. Oggi la vaccinazione antivaiolosa non viene più effettuata (se
non in caso di timori per eventuali guerre batteriologiche).
Successivamente vennero studiati altri vaccini per uso umano: il
vaccino contro la rabbia venne messo a punto da Pasteur nel 1881,
il vaccino contro la peste venne studiato a par tire dal 1894, il vaccino
antitifico divenne disponibile nei primi anni del ventesimo secolo
grazie agli studi di Achi1le ScIavo, i primi vaccini contro la febbre
gialla vennero messi a punto nel 1937, i primi vaccini contro la difterite
e il tetano intorno agli anni ‘40; il vaccino orale contro la poliomelite
fu sviluppato da Alber t Sabin a metà degli anni ‘50. Tutti questi vaccini
erano messi a punto in due soli modi: o gli agenti patogeni venivano
uccisi con agenti di tipo chimico o fisico, oppure venivano resi innocui
attraverso una serie di passaggi in coltura che modificavano la loro
virulenza. In pratica, si potevano ottenere vaccini detti “uccisi” o vaccini
detti “attenuati”. Nessun’altra possibilità era contemplata.
Le nuove tecnologie: la rivoluzione biotech e l’impatto sulle
possibilità di ricerca e prevenzione
La possibilità di sviluppo di vaccini verso altri agenti patogeni è
rimasta molto limitata fino a quando, tra gli anni settanta e ottanta,
le discipline biologiche hanno visto aprirsi nuovi spazi di ricerca,
grazie ad impor tantissime scoper te: sono state identificate molecole
in grado di tagliare il filamento di DNA e altre che potevano ricucirlo,
(i biologi hanno così potuto costruire nuove molecole “ingegnerizzate”);
sono stati svelati i principali meccanismi dell’immunità e questo ha
reso possibile l’individuazione di nuove strategie per la messa a
punto dei vaccini; si è imparato a “clonare” proteine per ottenerne
significative quantità, tali poi da poter essere analizzate in dettaglio.
L’informatica poi, è divenuta par te integrante della biologia, sia perché
ha reso possibile lo studio della struttura tridimensionale delle proteine,
sia perché si è dimostrata strumento indispensabile per l’analisi del
DNA. Nei primi anni ottanta il sequenziamento del DNA era
manuale e la sequenza di un gene lungo tremila basi richiedeva un
anno di lavoro; oggi è possibile sequenziare milioni di basi di DNA
in un solo giorno, poiché tutto avviene in modo automatico. Tutti
questi cambiamenti, avvenuti in poco più di due decenni, hanno
generato una vera e propria rivoluzione in biologia, tanto che da un
LA SALUTE
i vaccini
contro le malattie infettive
La “reverse
vaccinology”
Le tecnologie
tradizionali
La fine del vaiolo
Liberi
dalla poliomielite
approccio sostanzialmente empirico si è potuti passare ad uno
analitico per la ricerca di nuovi vaccini.
Tra le più recenti acquisizioni in questo campo è necessario citare
la “reverse vaccinology”, che permette di procedere “a ritroso”
par tendo dalle caratteristiche genetiche di un agente infettivo per
individuare le proteine da inserire in un futuro vaccino.
L’utilizzo delle nuove tecnologie ha il grande vantaggio di accorciare
i tempi per la selezione dei vaccini candidati contro le malattie,
favorendo l'individuazione del vaccino.
I primi vaccini nati dall’applicazione delle tecnologie avanzate sono
stati, appunto, i vaccini da “ingegneria genetica”: il vaccino contro
l’epatite B e il vaccino contro la per tosse.
I SUCCESSI DELLE VACCINAZIONI
Durante il XX secolo, nonostante gli enormi progressi nei mezzi a
disposizione dei ricercatori, le tecnologie alla base di tutti i vaccini
sviluppati sono state solo due, semplici e “tradizionali”: i patogeni
venivano trattati con formaldeide o attenuati in vitro.
Grazie a queste procedure, dal 1920 al 1980, sono stati messi a
punto vaccini contro malattie infettive che per secoli hanno minacciato
la salute dell'uomo: più in par ticolare, il trattamento con formaldeide
ha permesso lo sviluppo di metodi per produrre preparati contro
difterite, tetano, colera, tifo, per tosse, polio e influenza, costituiti da
tossine inattivate o batteri e virus uccisi, mentre l’attenuazione in
vitro è stata alla base dei vaccini contro polio, morbillo, rosolia,
parotite e febbre gialla.
Il risultato dell’uso di questi vaccini è stato incredibile. Nel giro di
qualche decina di anni il mondo si è liberato di alcune tra le più
frequenti cause di mor te, il vaiolo, che causava decine di milioni di
decessi in tutto il mondo è stato ereditato nel 1977. A quell’anno
risale, infatti, l’ultimo caso accer tato della malattia in Somalia, e al
1980 la dichiarazione dell’organizzazione mondiale della sanità della
definitiva sconfitta del vaiolo.
La poliomielite, anch’essa gravissima causa di morte e di invalidità
permanente, dopo essere stata eliminata nel 1994 dalle Americhe e
nel 2000 dall’area del Pacifico occidentale, nel giugno 2002 è stata
dichiarata eradicata anche in Europa. L’organizzazione mondiale
della sanità (OMS) ha posto tra i suoi obiettivi di interrompere la
trasmissione del virus della polio entro la fine del 2004 per poter
eradicare ufficialmente la malattia del 2008. Il numero di paesi in cui
la poliomielite è endemica è passato da 20 nel 2000 a 6 nel 2003
(Nigeria, India, Pakistan, Niger, Mghanistan, Egitto), il minimo storico
mai raggiunto. I casi di polio sono diminuiti di oltre il 99% dal 1988
ad oggi, passando dai 350.000 casi di quell'anno ai 537 del 2001,
agli 89 (63 dei quali in Nigeria), nei primi 4 mesi del 2004.
Grazie ai vaccini molte altre malattie infettive, pur non essendo state
debellate, hanno ridotto drasticamente il loro impatto, soprattutto
laddove sono state condotte campagne di immunizzazione di massa.
Solo negli Stati Uniti, per la difterite si è passati dai 206.939 casi del
1921 a 1 caso nel 2002; per il morbillo da 894.134 casi nel 1941 a 44
nel 2002; per la rosolia da 57.686 casi nel 1969 a 18 nel 2002; per la
parotite da 152.209 casi nel 1968 a 270 nel 2002; per la pertosse da
265.269 casi nel 1934, a 9771 nel 2002; per il tetano, da 1560 casi
a 25 casi nel 2002.
73
obiettivo sicurezza
LA SALUTE
i vaccini
contro le malattie infettive
La meningite
da Haemophilus
influenzae di tipo b
L’epatite B
La meningite
da meningococco
Tabella 1
Vaccini introdotti in programmi di immunizzazione
rutinaria in vari paesi
vaccino
difterite
tetano
per tosse (intero)
polio inattivato (IPV)
influenza
polio orale (OPV)
morbillo
parotite
rosolia
epatite B
h. influenzae tipo b,
coniugato
varicella
per tosse (acellulare)
meningococco coniugato
pneumococco
74
obiettivo sicurezza
anno
1939
1949
1953
1954
1958
1961
1963
1966
1969
1986
1990
1995
1996
1999
2000
Anche la vaccinazione contro la meningite da Haemophilus influenzae
di tipo b, introdotta all'inizio degli anni ‘90, ha ridotto drasticamente
l'incidenza di questa infezione (del 99%, da circa 20.000 casi in
epoca pre-vaccinale a meno di 100 nel 2002 negli USA), che era
una delle più frequenti cause di grave meningite nei bambini piccoli.
In Italia, grazie alla progressiva diffusione della vaccinazione, si è
passati da 130 casi nel 1995 a 23 casi nel 2003.
La vaccinazione universale infantile contro il virus dell’epatite
B (HBV) è oggi ufficialmente riconosciuta come la migliore strategia
in ogni nazione per evitare lo svilupparsi di un’infezione cronica e,
successivamente, di cirrosi e cancro del fegato. Il vaccino anti HBV
è uno dei più sicuri ed efficaci che siano mai stati prodotti.
Nel 1992, l’OMS ha raccomandato ufficialmente che tutti i paesi
introducessero tale vaccinazione nel loro calendario vaccinale. Alla
fine del 2002, 141 paesi ave-vano ottemperato a tale raccomandazione.
Inoltre, il vaccino anti HBV può essere considerato il primo efficace
vaccino anti cancro. 20 anni di vaccinazione di massa hanno chiaramente
diminuito l’incidenza di tumore epatico legato all’infezione cronica da
HBV nei bambini.
L’ultimo successo delle vaccinazioni, in ordine di tempo, è
rappresentato dalla disponobilità dei nuovi vaccini coniugati contro
alcune gravi meningiti batteriche, come quella da meningococco C
e quella da streptococco. In par ticolare, il vaccino contro il
meningococco C è stato introdotto per la prima volta in Gran
Bretagna alla fine degli anni ’90 per combattere una grave epidemia
di meningite. Il successo della campagna vaccinale effettuata su tutta
la popolazione di età inferiore ai 18 anni è stato impressionante. In
soli 18 mesi si è avuta una riduzione globale di incidenza di meningite
meningococcica del 86.7%, con una riduzione del numero dei mor ti
da 67 nel 1999 a 5 nel 2001. Prima dell'introduzione del vaccino in
Gran Bretagna si verificavano 634 casi all’anno di meningite da
menigicocco C, nel 2002 si sono verificati solo 99 casi. Questo vaccino
è disponibile dal 2002 anche in Italia, dove il meningococco C è
responsabile di circa la metà di tutte le meningiti meningococciche.
La vaccinazione di massa ha ridotto di oltre il 97% l’incidenza
di 7 gravi malattie infettive dagli Stati Uniti e ne ha eliminato
due (vaiolo e polio).
Malattia
Massimo N.
di casi (anno)
vaiolo
polio
difterite
morbillo
rosolia
parotite
per tosse
h. influenzae
tipo b
tetano
48.164
21.269
206.939
894.134
57.686
152.209
265.269
(1901-190 4)
(1952)
(1921)
(1941)
(1969)
(1968)
(1934)
20.0 0 0 (1992)
1560 (1923)
N. di casi
nel 2002
Riduzione
(%)
0
0
1
44
18
27 0
9771
10 0
10 0
99,99
99,9
99,78
99,86
98,20
<10 0
25
98,79
98,44
LA SALUTE
i vaccini
contro le malattie infettive
Capacità
di adattamento
e resistenza
dei microbi
Le strategie
contro il sistema
immunitario
Le strategie
di difesa
dell’organismo
I VACCINI: COSA PREVENGONO,
COME FUNZIONANO, COME SI PRODUCONO
La lotta ai microrganismi patogeni
I successi delle vaccinazioni, insieme al sempre più diffuso uso degli
antibiotici, sono stati così sorprendenti che alla fine degli anni ‘60 si era
creata la falsa speranza che l’umanità avrebbe vissuto entro pochi anni
in un mondo completamente privo di germi patogeni, popolato solamente da innocui “commensali”. Sfortunatamente, nel giro di pochissimo
tempo, fu chiaro che questo scenario non era per nulla verosimile.
Infatti, durante i vari milioni di anni della loro esistenza sulla terra,
i microrganismi hanno imparato ad adattarsi rapidamente anche a
drastici cambiamenti ambientali. La relativa semplicità del loro codice
genetico, unita all’elevatissimo numero di individui che compongono
ogni specie microbica, permette loro, attraverso mutazioni spontanee
e acquisendo materiale genetico esogeno, di trovare la strategia
migliore di sopravvivenza nell’ambiente esterno. Basti pensare al
fenomeno dell’antibiotico resistenza dei batteri, che viene considerata
dagli scienziati una seria minaccia per il futuro dell’umanità.
Anche i vaccini devono fronteggiare le straordinarie abilità di
adattamento dei microbi. In particolare, i microrganismi hanno sviluppato
la capacità di sfuggire al controllo del nostro sistema immunitario
usando due principali strategie.
La prima consiste nel rendersi invisibili nei confronti delle
risposte immunitarie dell’ospite. Esempi classici sono quei batteri che si
circondano di strati protettivi di varia natura ed il virus IDV, reso
così letale della propria abilità di invadere e distruggere le principali
cellule immunitarie.
La seconda strategia è quella di infettare ospiti diversi (esseri
umani o animali di diverse specie). Questa è una tattica particolarmente
intelligente per sopravvivere e proliferare: saltando da un ospite all’altro,
i microrganismi possono utilizzare un dato ospite per accumulare
sufficienti mutazioni da permettere loro di diventare resistenti alle
difese immunitarie sviluppate da un altro ospite durante infezioni
precedenti. L’esempio più classico di questo compor tamento è
rappresentato dal virus dell’influenza, che, grazie alla sua capacità di
infettare molte specie animali, dagli uccelli ai maiali, colpisce il genere
umano ogni inverno.
Questi due meccanismi di difesa spiegano come mai vaccini contro
svariati patogeni quali HIV, HCV, streptococcus pyogenes, staphylococcus, i plasmodi della malaria, ecc. siano così difficili da sviluppare,
tanto da non essere ancora disponibili.
IL PRINCIPIO DIETRO AL CONCETTO DI VACCINO
Quando un organismo viene a contatto con un agente estraneo, il
sistema immunitario reagisce per neutralizzarlo. Si attivano dunque
meccanismi generici di difesa (barriere fisico chimiche, proteine
ematiche, attivazione di cellule a attività citotossica, come i macrofagi
e i Iinfociti) che rappresentano la prima barriera contro le infezioni.
Oltre a questa immunità naturale, esiste un’immunità specifica, che
agisce attraverso la produzione di anticorpi e di cellule che riconoscono
il target (l’antigene) che determina la par ticolare malattia.
La produzioni di anticorpi ad hoc contro l’antigene conferisce una
memoria immunitaria che permette al sistema di riconoscere, anche
dopo molto tempo, lo stesso agente infettivo e di neutralizzarlo.
75
obiettivo sicurezza
LA SALUTE
i vaccini
contro le malattie infettive
Il vaccino funziona sfruttando questa immunità specifica. I vaccini
infatti sono costituiti da antigeni propri dell’agente patogeno. La
presenza di questi antigeni “simula” la presenza della malattia, stimolando
il sistema immunitario a sviluppare una risposta specifica, creando
così gli anticorpi contro la malattia senza che essa si sia manifestata.
L’immunità
specifica
I vaccini tradizionali
vivi e inattivati
18 mesi per realizzare
un vaccino
Nuove specie
di patogeni
Tabella 2
I TEMPI E I MODI DELLA PRODUZIONE
Esistono due tipi di vaccini tradizionali:
i vaccini vivi (per esempio il vaccino Sabin contro la poliomielite
e quello contro il morbillo). Contengono l’agente patogeno ancora
vivo ma attenuato (tramite manipolazione genetica, temperatura,
etc.). L’agente è in grado di replicarsi simulando l’infezione. Questi
vaccini conferiscono un alto grado di immunità.
i vaccini inattivati o subunità (per esempio quelli contro l’influenza o la pertosse). Devono essere somministrati in più dosi perché
conferiscono un livello di immunità inferiore rispetto ai vaccini vivi.
La produzione di un vaccino tradizionale esige tempi piuttosto lunghi
(un anno intero per la sola produzione, 6 mesi per i controlli).
Ogni anno a febbraio gli esper ti individuano tre ceppi di virus che
potrebbero dare origine all’influenza del successivo inverno. Per
ottenere i vaccini, il virus viene coltivato in uova embrionate di pollo e
successivamente viene inattivato e purificato.
Vengono poi utilizzate alcune subunità del virus e non il virus intero.
Queste subunità sono proteine in grado di stimolare la risposta
immunitaria simulando l’infezione.
Data la modalità empirica di realizzazione dei vaccini, nel caso di
una pandemia, il problema sarebbe proprio quello di realizzare nei
tempi utili le quantità necessarie di vaccini per la popolazione.
I NUOVI VACCINI: LA SFIDA DELLA RICERCA
La comprensione dei meccanismi di adattamento e autodifesa dei
microbi spiega la comparsa di nuove specie di patogeni, che, in
genere, sono molto infettivi e virulenti (Tab.2).
Nell’ultimo ventennio sono stati scoperti agenti patogeni che avevano
sempre circolato ma di cui si ignorava l’esistenza (Hcv, MetaPneumo
Virus, ecc.). Si è verificata un’endemizzazione di patogeni in aree
geografiche prima vergini (Virus West Nile) e sono comparsi patogeni
completamente nuovi per il genere umano (HIV, Coronavirus della
SARS, etc). Questi agenti patogeni rappresentano una sfida per la messa
a punto di vaccini.
(Fonte: Noesis per i 100 anni di “chiron vaccines”)
Patogeni nuovi ed emergenti identificati negli ultimi 20 anni
periodo 1980-1990
patogeno
HTLV
HIV
tossine stafilococciche
escherichia coli 0157H7
borrelia burgdorferi
heliacobacter pylori
herpesvirus tipo 6
ehrlichia chalffeensis
periodo 1990 -2004
HCV
bar tonella spp.
hantavirus
nipa virus
virus west nile
TT virus
meta pneumo virus
SARS Coronavirus
Al momento non esistono vaccini disponibili per la prevenzione della malattie causate da questi patogeni.
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obiettivo sicurezza