Strumento indispensabile per il controllo e l`eradicazione delle

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Strumento indispensabile per il controllo e l’eradicazione delle
malattie infettive dell’uomo e degli animali, i vaccini hanno scandito
le tappe dell’evoluzione tecnico-scientifica della medicina moderna.
Una storia con molte luci e poche ombre sotto il profilo dei vantaggi
ma che, nell’era del mercato globale, necessita di un’attenzione
particolare da parte dei responsabili della Sanità Pubblica. Infatti
nemmeno i vaccini sfuggono al nodo della relazione imperfetta,
propria di tutto il comparto farmaceutico, che si instaura quando
una tecnologia prodotta industrialmente con obiettivi di profitto,
viene utilizzata per uno scopo di utilità collettiva: la tutela della
salute pubblica.
Si tratta di una dialettica complessa, con vaste implicazioni
scientifiche, etiche, sociali ed economiche. La prima riflessione, che
riguarda obiettivi e strategie della vaccinazione, è strettamente
legata alla tipologia dei vaccini, distinguibili in due categorie
generali: i vaccini protettivi ed i vaccini di controllo.
I vaccini protettivi . Sono quelli usati per proteggere singoli
individui contro conseguenze e complicazioni di una malattia, senza
interferire con la presenza e la diffusione del morbo nella
popolazione.
Paradigmatico in questo senso il vaccino contro l’influenza, una
patologia provocata da un virus caratterizzato da una grande
plasticità.
Ad ogni stagione epidemica il virus cambia la propria identità ed il
vaccino antinfluenzale contiene il virus isolato l’anno precedente.
Per questo la corrispondenza tra virus circolante e vaccino
disponibile non è mai totale e sono possibili insuccessi vaccinali,
legati anche alla presenza di una miriade di altri virus che
provocano sintomi indistinguibili da quelli dell’influenza. Verso di
loro il vaccino antinfluenzale ovviamente non protegge.
Poiché pensare di eradicare una malattia con le caratteristiche
dell’influenza con un vaccino è praticamente impossibile si è deciso
di vaccinare i soggetti a maggior rischio di complicazioni, cercando
di limitare i danni dell’epidemia (morti, ricoveri ospedalieri,
complicazioni gravi, spese farmaceutiche).
Il numero di persone vaccinate non ha praticamente effetti sulla
circolazione del virus e sulla diffusione dell’influenza ma quanti più
soggetti a rischio sono vaccinati, tanto maggiori saranno i vantaggi
collettivi.
I vaccini di controllo . Sono quelli usati per impedire la comparsa
di una malattia in un’area e tentare di eradicarla. Esempi classici i
vaccini contro il vaiolo (già eradicato), la poliomielite ( in fase di
eliminazione), il morbillo. In quest’ultimo caso non si è ancora
riusciti a raggiungere un livello di copertura sufficiente ad impedire
la circolazione virale per cui si registrano due conseguenze,
entrambe negative: la ricomparsa periodica di nuove epidemie e
l’innalzamento dell’età dei casi di malattia, con possibilità di gravi
complicazioni.
Per questo prima di iniziare una campagna vaccinale ai fini di
controllo si devono valutare con attenzione diversi fattori: la
presenza di servizi sanitari organizzati su tutto il territorio, di
operatori preparati e motivati, di campagne di comunicazione che
richiamino la popolazione a rispettare l’obbligo.
Ma, attualmente, agli aspetti tecnici ed organizzativi dell’uso dei
vaccini si è aggiunta anche la questione del rapporto tra sanità
pubblica ed industrie produttrici. Negli ultimi anni infatti si è
verificato un imponente processo di concentrazione di grandi
industrie farmaceutiche che controllano oltre il 70% del mercato
mondiale. Anche il giro di affari è aumentato (da 1 a 5 miliardi di
dollari/anno) ma, visto con gli occhi di una multinazionale del
farmaco, produrre un nuovo vaccino è sempre un rischio.
Si calcola infatti che con le nuove tecniche di ingegneria genetica,
coniugazione e combinazione, lo sviluppo di un nuovo vaccino
richieda investimenti di 500 milioni di dollari e 12-15 anni di lavoro.
Il risultato è una licenza di vendita esclusiva per vent’anni. Poi il
vaccino potrà essere prodotto liberamente. Quindi l’interesse dei
produttori è sviluppare nuovi vaccini da vendere a prezzo elevato ai
Paesi ricchi. Di contro si osserva un progressivo abbandono dei
vaccini tradizionali, meno remunerativi e con un mercato più incerto
per le difficoltà economiche dei Paesi poveri e della non garanzia
degli aiuti internazionali.
Una situazione che allarma l’OMS che già nel rapporto 2002 ha
denunciato lo scandalo di milioni di bambini lasciati senza
protezione dai governi nazionali che, con pochi soldi per comperare
il vaccino, non possono far altro che attendere che il prezzo si
riduca allo scadere del brevetto. Sempre l’OMS ha segnalato il
rischio che si interrompano i processi di ricerca e sviluppo in corso
sui vaccini contro AIDS, tubercolosi e malaria, infezioni che mietono
ogni anno milioni di vittime. I motivi sono sempre gli stessi: si tratta
di vaccini che hanno il loro mercato prevalente nei Paesi poveri,
non in grado di acquistarli. Una colossale iniquità a cui si cerca di
rimediare con iniziative tipo quella denominata GAVI (Global
alliance for vaccines and immunisation) patrocinata, tra gli altri, da
OMS, UNICEF e Banca Mondiale . La GAVI si propone di
correggere le distorsioni di mercato favorendo il sorgere di industrie
locali. Una battaglia di alta civiltà ma difficile, in un’epoca in cui i
valori etici e solidaristici devono troppo spesso inchinarsi alla logica
del profitto ad ogni costo.
Vittorio Demicheli
Mario Valpreda
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