immunità indotta dalla vaccinazione. Perché è importante vaccinarsi

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L’immunità
indotta
dalla
vaccinazione. Perché è importante
vaccinarsi
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L’ingiustificata diffidenza verso i vaccini è diventata un problema. Per contenere
la diffusione di un virus è importante raggiungere un livello di vaccinazione pari
al 95% della popolazione e nei primi tre mesi del 2017, più di mille casi di
morbillo sono stati riscontrati. Il calo dei vaccini sta infatti portando alla
diffusione di malattie che si pensavano sconfitte. Insieme al morbillo, in Italia si
diffonde anche l’ignoranza.
Molti genitori preferiscono evitare di vaccinare figli per non correre rischi e più di
qualcuno considera questa malattia poco grave e priva di grandi conseguenze.
Purtroppo non è così.
Prima dell’arrivo del vaccino, ogni anno in Italia infatti morivano di morbillo
centinaia di bambini.
Vediamo però nello specifico cos’è la risposta immunitaria e l’immunità indotta
dai vaccini.
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La risposta immunitaria non è una semplice reazione che scaturisce
dall’interazione fra un antigene (sostanza estranea che viene riconosciuta dal
nostro organismo) e le cellule immunocompetenti; è invece una serie di attivazioni
fra cellule che interagiscono fra di loro sia per contatto diretto che mediante
fattori chimici da esse prodotti.
Quando avviene un’invasione di corpi estranei in un organismo, ad esempio
attraverso una ferita, la prima risposta è la reazione infiammatoria (flogosi), la
quale induce la produzione in situ di istamina. Durante l’infiammazione, leucociti,
neutrofili ed eosinofili migrano dalle parete dei vasi sanguigni verso il tessuto
infetto con formazione di edema e accumulo di fluidi. In situ liberano istamina che
provoca un rilassamento del tessuto muscolare dei capillari sanguigni. Il liquido in
eccesso della zona lesa rigonfia la parte che così diventa arrossata e calda.
Contemporaneamente i fagociti provvedono a distruggere i batteri patogeni, con
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produzione di pus, ossia una miscela formata da batteri, fagociti morti e vivi,
frammenti di tessuto etc. Se i batteri dovessero riuscire a penetrare nel circolo
sanguigno, la difesa viene affidata al sistema linfatico e ai suoi componenti,
oppure ad un altro meccanismo di tipo sanguigno.
Cos’è quindi l’immunità indotta?
Il sistema immunitario può essere attivato o sollecitato introducendo
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nell’organismo interessato degli antigeni (la vaccinoterapia) o degli anticorpi
(sieroterapia e sieroprofilassi).
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I vaccini sono definiti come dei preparati di microrganismi vivi o morti o di
sostanze prodotte dai microrganismi stessi. Un vaccino per essere efficace deve
mantenere le caratteristiche antigeniche del microrganismo patogeno
corrispondente, perdendo però tutti quegli attributi che consentono al patogeno
di danneggiare l’ospite.
Il primo vaccino fu inoculato da Jenner nel 1796 e veniva utilizzato nella
prevenzione del vaiolo, malattia oggi dichiarata debellata dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS).
Allo stato attuale sono molti i vaccini in uso per prevenire malattie contagiose
nell’uomo e negli animali.
Quali vaccini esistono in medicina?
I vaccini inattivati sono costituiti da microrganismi completi a cui è stata
eliminata la virulenza mediante inattivazione fisica (calore e radiazioni) o chimica.
In tal modo i microrganismi perdono la capacità di moltiplicarsi ma conservano le
loro strutture proteiche e quindi antigeniche. Ne sono esempi i vaccini contro la
rabbia, la poliomielite, l’influenza, l’afta e la rotavirosi. Tra i vantaggi che
presentano vi sono l’induzione di immunità senza rischi di infezione; tra i difetti la
copertura parziale per scomparsa di disegni antigenici dovuti ad eccessiva
alterazione.
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I vaccini vivi attenuati sono costituiti da microrganismi completi il cui potere
patogeno è diminuito da appositi trattamenti, per cui inducono una blanda
infezione che stimola tutte le difese immunitarie relative. Si differenziano fra loro
sulla base dei metodi di attenuazione dei microrganismi: virus correlati da altra
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specie animale quando viene utilizzato un virus diverso da quello verso il quale
si vuole protezione perché proviene da una specie animale differente e l’effetto
avviene perché i virus sono correlati morfologicamente; somministrazione di un
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microrganismo attraverso vie non naturali quando viene utilizzato un virus
parzialmente attenuato e somministrato in siti diversi da quelli da proteggere;
attenuazione di microrganismi omologhi quando l’attenuazione dei
microrganismi avviene attraverso passaggi in ospiti non naturali o in colture
cellulari di animali diversi (ne sono esempi il vaccino della febbre gialla passato
nel topo e poi nell’embrione di topo, il vaccino del morbillo passato in embrione di
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pollo); impiego di mutanti termosensibili quando vengono impiegati virus che
si sviluppano a velocità diverse in funzione di temperature diverse.
I vaccini da sub-unità purificate sono costituiti da virus coinvolti nella
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virulenza. I tipi più noti sono quelli riguardanti l’epatite A, l’epatite B, la parainfluenza 3 e il virus di Epstein-Barr.
I vaccini sintetici sono quelli realizzati grazie ai progressi dell’ingegneria
genetica, con la quale si commissiona la produzione di particolari proteine a dei
batteri, visto che solo una piccola parte delle proteine di un microrganismo
costituisce il determinante antigenico.
Come si somministrano i vaccini?
La tipica vaccinazione è quella parenterale (attraverso la cute) e dovrebbe
essere effettuata in 2 somministrazioni, perché alla prima introduzione si ha un
elevato titolo anticorpale nei successivi 12-15 giorni; mentre alla seconda
introduzione, compiuta dopo 15 giorni dalla prima, si ha un livello molto elevato
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dopo soli 2-3 giorni e questo livello tende a rimanere elevato per un lungo periodo
di tempo.
In genere usando vaccini attenuati si può usare un’unica somministrazione,
mentre con vaccini inattivati è necessaria la somministrazione sottocutanea con
adiuvanti (sostanze che si uniscono al vaccino per amplificare la risposta
anticorpale e cellulare in corso di reazione immunitaria) e con richiami.