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Istituto nazionale per il Commercio Estero
ISLANDA
1.
QUADRO MACROECONOMICO
Malgrado la sua scarsa popolazione (trecentomila abitanti), l’Islanda si segnala per un’economia
dinamica e per un elevato grado di benessere sociale. Negli ultimi anni, grazie anche ad una
politica economica improntata a liberalizzazione e a deregolamentazione, si è registrata una
crescita robusta ed è emersa, negli ultimi tempi, una notevole propensione da parte islandese ad
investire i propri capitali all’estero, acquisendo partecipazioni azionarie in gruppi industriali
soprattutto europei.
Permangono tuttavia segnali di una certa fragilità del quadro economico. In particolare, si
registra un forte deficit commerciale (dovuto da un lato alla peculiare situazione del Paese e,
dall’altro, dall’impatto sui conti con l’estero dell’andamento del mercato dei prodotti ittici, voce
primaria dell’export) nonché un notevole indebitamento verso l’estero.
a)
Andamento congiunturale e rischio Paese
Secondo i dati della Banca d’Islanda, l’economia islandese ha registrato un tasso di crescita
reale del 4,1% nel 2003 mentre si prevede che raggiungerà quota 5,4% nel 2004.
Nel medio-lungo termine le previsioni indicano un incremento del PIL del 6,1% per l’anno in
corso, del 4,9% nel 2006 e del 3% in media nel triennio 2007-2010.
Tra i fattori trainanti della crescita economica figurano i massicci investimenti industriali e il
forte perdurante incremento dei consumi privati. Questi fattori saranno d’altro canto i principali
responsabili dell’aumento del deficit delle partite correnti, che culminerà a 100 miliardi di ISK
nel 2005, pari al 10% del PIL. Un’inversione di tendenza nei conti con l’estero è attesa non
prima del 2007 quando saranno completati i due importanti impianti in costruzione, uno
idroelettrico e l’altro metallurgico, per un investimento globale di 280 miliardi di ISK.
L’aumento delle attività produttive inciderà positivamente sul mercato del lavoro dove il tasso
di disoccupazione, pari al 3% nel 2004, scenderà al 2,75% nel 2005. In crescita invece il tasso
d’inflazione, che dal 3,5% previsto per il 2004 dovrebbe aumentare al 4% nel 2005.
Complessivamente il quadro economico sarà caratterizzato da una crescita stabile grazie anche
al contributo di una politica monetaria e fiscale di taglio restrittivo, che il Governo ha
pianificato di perseguire nel breve-medio termine. Nel 2003 il tasso d’espansione dell’economia
è risultato superiore alle previsioni per effetto del considerevole aumento della domanda interna,
con particolare riguardo ai consumi privati (+6,4%) e pubblici (+3%) nonché degli investimenti
(+24%). Fra questi ultimi quelli destinati alle abitazioni residenziali sono cresciuti del 13,3% in
termini reali. Gli investimenti pubblici sono aumentati del 12% ma dovrebbero diminuire già
nel corrente anno a seguito dell’adozione di una più restrittiva politica fiscale.
I conti con l’estero, a causa dell’incremento della spesa globale, torneranno in deficit e
un’inversione di tendenza non sarà registrata prima del completamento dei già citati progetti
energetici.
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2^ sem. 2004
Istituto nazionale per il Commercio Estero
Nel terzo trimestre 2004, la crescita del PIL è stata del 7,4% rispetto al terzo trimestre del 2003.
Il tasso di sviluppo è stato trainato – come nel 2003 – dalla domanda interna. Nel dettaglio (dati
riferiti al primo trimestre 2004), i consumi privati sono cresciuti dell’8% (+6% nel quarto
trimestre 03) e quelli pubblici dell’1,9% (+3% nel 2003). È continuata anche nel primo trimestre
del 2004 l’ascesa degli investimenti che hanno registrato un incremento del 17%. Le
esportazioni sono aumentate del 4,3% e le importazioni del 14,2%.
Andamento dei prezzi al consumo. L’indice dei prezzi al consumo è cresciuto nel dicembre
2004del 3,9% su base annua (nel dicembre 2003, esso era del 2,7%). Gran parte dell’aumento è
ascrivibile all’incremento dei costi degli affitti e dei servizi pubblici, ma anche al rincaro del
petrolio e dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali. Al netto della voce alloggi,
l’indice dei prezzi al consumo è ha registrato un aumento del 2,6%.
Mercato del lavoro. Secondo i dati non ancora definitivi dell’Istituto Nazionale di Statistica il
tasso di disoccupazione è sceso al 2,7% nel terzo trimestre 2004, grazie all’impatto positivo sul
mercato del lavoro dei significativi investimenti infrastrutturali in corso in campo metallurgico
ed energetico. A fine settembre 2004 il numero dei disoccupati iscritti alle liste di collocamento
era di 4300 unità.
Politica fiscale. Nel 2003 il deficit pubblico è ammontato a 11 miliardi di ISK, pari all’1,5% del
PIL. Una marcata inversione di tendenza si è verificata a partire dal 2004, anno nel quale il
bilancio generale dello Stato ha previsto infatti un surplus di 1 miliardo di ISK. Per il 2005 tale
surplus dovrebbe salire a 11,3 miliardi di ISK. Il Governo ha anche presentato il bilancio fiscale
2005, nel quale si prevede un surplus di 11,2 miliardi di ISK. Le entrate sono previste in
aumento dell’8,4% rispetto al 2004 mentre le uscite dovrebbero aumentare del 7%. L’avanzo
previsto è imputabile all’aumento di gettito creato dalla crescita dell’economia. Continuano
peraltro a restare in rosso i bilanci delle amministrazioni locali. Nel 2003 il deficit di queste
ultime è stato di 3,4 miliardi di ISK. Per il 2004 e per il 2005 esso è rispettivamente stimato a
3,1 miliardi e a 1,2 miliardi di ISK. Il governo ha avviato riforme strutturali nel settore
finanziario, con un conseguente rafforzamento del mercato mobiliare ed un ampliamento del
processo di liberalizzazione nel mercato dei cambi. Continua inoltre il programma di
ridimensionamento della presenza pubblica nelle banche commerciali e nelle altre istituzioni
finanziarie. Ciò ha contribuito a rafforzare l’economia islandese ed a gettare le basi per una
maggiore diversificazione delle attività produttive. Fra queste ultime si vanno sempre più
affermando le industrie farmaceutiche, delle attrezzature mediche e di altre apparecchiature ad
alta tecnologia. In crescita anche le industrie ad alto consumo di energia quali l’impianto di
Straumsvík per la produzione di alluminio e il costruendo analogo impianto di Reyðarfjorður
nel nord-est del paese che sarà alimentato da una centrale idroelettrica in parte costruita con
maestranze italiane.
Politica monetaria. L’obiettivo prioritario della politica monetaria islandese è la stabilità dei
prezzi. In questo contesto si inserisce la serie di interventi della Banca Centrale, che da maggio
a dicembre 2004 è intervenuta sei volte a rialzare il tasso di sconto, che ora è all’8,25%.
All’origine di questa serie di manovre vi è stata la crescita del tasso di inflazione, che si è
attestato su livelli lontani dall’obiettivo programmato del 2,5% annuo. Per quanto concerne il
valore esterno della corona, si conferma la tendenza all’apprezzamento registrata negli ultimi
due anni, in concomitanza con gli ingenti investimenti effettuati nel Paese. Nel breve termine la
corona islandese è destinata a rimanere forte - l’indice di cambio è indicativamente fissato a 121
punti nel corrente anno - ma appare destinata a perdere nei prossimi mesi nuovamente parte del
suo valore a causa del tendenziale aumento del deficit di parte corrente. Il tasso di cambio tra la
corona e l’euro è attualmente (mese di gennaio 2005) di 1 EUR = 82,14 ISK.
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Rischio Paese. L’Islanda è, a giudizio delle principali agenzie di rating internazionali, un Paese
a rischio minimo (Moody’s = Aaa, Standard & Poors = AAA; Dun & Bradstreet = DB1d).
b)
Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri
L’Islanda, pur non essendone membro, mantiene stretti legami economici e commerciali con
l’Unione Europea, grazie all’appartenenza allo Spazio Economico Europeo.
L’economia islandese, sebbene possa definirsi aperta per quanto riguarda il settore industriale e
dei servizi, rimane invece ancora particolarmente chiusa per quanto riguarda il settore agricolo e
soprattutto quello della pesca. In particolare, in quest’ultimo settore, che rappresenta oltre il
60% dell’export totale islandese, sono mantenute le barriere all’accesso di investitori stranieri
(sia per quanto riguarda le flotte che le industrie di trasformazione), che vigono anche nei
confronti degli operatori degli altri Paesi dello Spazio Economico Europeo.
Secondo i dati della Banca Centrale d'Islanda, i conti con l’estero avevano evidenziato nel 2003
un forte squilibrio, dovuto al deterioramento delle ragioni di scambio e al peggioramento della
bilancia dei servizi. La bilancia delle partite correnti è, infatti, risultata in deficit per 32,8
miliardi di corone (-2,2 miliardi nel 2002). Tale andamento riflette l’aumento del disavanzo
commerciale pari a 16,9 miliardi di corone e della bilancia dei servizi che, da un attivo di 1,8
miliardi nel 2002, è passata ad un deficit di 7,8 miliardi nel 2003.
Nel 2003 il volume degli scambi ha registrato una diminuzione del 3,8% rispetto all’anno
precedente: le importazioni fob, pari a 198,5 miliardi di corone, sono aumentate del 3,8%
mentre le esportazioni fob, pari a 182,6 miliardi di corone, sono diminuite dell’11,8%. La
bilancia commerciale che un anno prima si era chiusa con un attivo di 13,1 miliardi è così
tornata nuovamente in deficit per 15,9 miliardi.
Tale andamento è imputabile principalmente alla diminuzione in valore e in volume delle
esportazioni di prodotti ittici che da soli rappresentano il 62% dell’export totale ed al
contemporaneo aumento delle importazioni di beni d’investimento (+36%), e dei beni di
consumo (+13%).
Nei primi 11 mesi del 2004 il commercio estero islandese ha avuto un valore di 422 miliardi di
corone (ca. 4,8 miliardi di euro), con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2003 del
14,7%, dovuto all’ottimo andamento sia dell’import, pari a circa 238 miliardi di corone
(+19,5%) che dell’export, pari a 184 miliardi di corone (+9,0%).
La ripartizione delle esportazioni islandesi per aree geografiche è risultata la seguente: UE
72,8% dell’export globale islandese; Altri paesi europei 9,4%; America 10,6%; Asia 4,9%;
Africa 1,9%; Oceania 0,3%.
I principali prodotti esportati dall’Islanda sono: prodotti ittici (61,9% dell’export globale);
alluminio (18,6%); prodotti farmaceutici e medicali (6,7%); ferroleghe (3,1%). All’incremento
delle esportazioni hanno contribuito soprattutto i settori medico-farmaceutico (+59,7%),
metallurgico (+7,9%) e ittico (+6,1%).
Fra i principali clienti dell’Islanda figurano:
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2 Semestre. 2004
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1. Gran Bretagna
19,1 % del totale
2. Germania
17,3 %
3. Paesi Bassi
11,3 %
4. Stati Uniti
9,4 %
5. Spagna
7,0 %
6. Danimarca
4,6 %
7. Francia
3,9 %
16. Italia
1,1 %
La provenienza geografica delle importazioni islandesi presenta la seguente ripartizione: UE
54,3%; Altri paesi europei 20,3%; America 13,2%; Asia 11,4%; Oceania 0,5%; Africa 0,3%.La
ripartizione per settori delle importazioni islandesi è stata la seguente: beni di consumo (29,2%);
forniture industriali (26,4%); beni d’investimento (21,6%); mezzi di trasporto (15,4%);
carburanti e lubrificanti (9,5%). Il forte aumento delle importazioni va attribuito soprattutto ai
comparti carburanti (+44,0%), mezzi di trasporto (furgoni e camion +41,4%; autovetture
+30,7%), beni di consumo (televisori +23,7; lavatrici +19,3%, profumi e cosmetici +11,2%).
Fra i principali fornitori dell’Islanda figurano:
1. Germania
12,2 % del totale dell’import
2. Stati Uniti
10,1 %
3. Norvegia
9,9 %
4. Danimarca
7,5 %
5. Regno Unito
6,9 %
6. Svezia
6,3 %
7. Paesi Bassi
5,8 %
8. Italia
3,9 %
c)
Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti
esteri bilaterali
I rapporti economici italo-islandesi negli ultimi anni evidenziano un discreto miglioramento,
specie in termini di interscambio, anche se l’Italia continua ad occupare un ruolo marginale nel
complessivo panorama del commercio estero islandese. Nell’attuale fase di espansione dei
consumi islandesi le prospettive di miglioramento dei rapporti commerciali bilaterali
aumentano notevolmente, specie in settori quali quello dei beni di consumo e di investimento.
Concrete opportunità di accrescere il volume delle nostre esportazioni sono offerte dal mercato
islandese dei macchinari industriali, dell’abbigliamento e calzature, dei mobili, dei prodotti
enogastronomici e delle bevande.
Su questi ed altri settori si concentra ormai da tre anni l’attività della Camera di Commercio
italo-islandese, fondata nel 2001 appunto con l’obiettivo di rilanciare i rapporti bilaterali e
migliorare la nostra quota di mercato.
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2 Semestre. 2004
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La Camera di Commercio italo-islandese costituisce infatti l’unica presenza italiana in quel
Paese e, con le iniziative promozionali organizzate negli ultimi mesi - che hanno visto il
coinvolgimento dei principali operatori attivi nei rapporti commerciali bilaterali, sia italiani che
islandesi, nonché il sostegno da parte del sistema camerale italiano e di questa Ambasciata contribuisce concretamente ad affermare la presenza italiana su quel mercato.
La nostra quota di mercato, rispetto a quella dei nostri principali concorrenti europei, risulta
ancora modesta in termini assoluti ma è migliorata notevolmente come testimoniato dagli ultimi
dati dell’interscambio bilaterale: nel 2003 gli scambi commerciali italo-islandesi sono
ammontati a 11726,8 milioni di ISK (pari a circa EUR 135,6 milioni ) con un aumento rispetto
al 2002 del 40,7%. Le esportazioni italiane hanno totalizzato 9262,1 milioni di ISK, pari a circa
EUR 107,2 milioni (+66,2%)e le nostre importazioni dall’Islanda 2464,7 milioni di ISK, pari a
circa EUR 28,5 milioni (-12%). Il saldo positivo per l’Italia è risultato di 6797,4 milioni di
corone, pari a circa € 78,6 milioni (+141,9%).
Nei primi 11 mesi del 2004 è proseguito, anche se ad un ritmo meno serrato, l’evoluzione
favorevole delle nostre esportazioni. Complessivamente, gli scambi commerciali italo-islandesi
sono ammontati a 11.246 milioni di ISK (pari a circa EUR 128 milioni), leggermente diminuiti
(-1,4%) rispetto all’analogo periodo del 2003. Le esportazioni italiane hanno totalizzato 9.301
milioni di ISK, pari a circa EUR 106 milioni (+2,1%) e le nostre importazioni dall’Islanda 1.945
milioni di ISK, pari a circa EUR 22 milioni (-8,4%). Il saldo positivo per l’Italia è risultato di
7.356 milioni di ISK, pari a circa EUR 84 milioni (+2,7%).
Nel periodo in esame, la nostra quota di mercato è stata del 3,9%, in calo rispetto al 2003
(4,7%) ma comunque nettamente rafforzata rispetto agli anni passati. Nel nostro export verso
l’Island, le seguenti voci merceologiche hanno avuto un’evoluzione particolarmente dinamica:
Ferro ed acciaio (+111,8), Macchine per industrie speciali (+ 57,8%), Altri manufatti di metallo
(+23,2%), Bevande (+18,2%), Macchine ed apparecchiature elettriche (+17,4%). Altre voci
hanno fatto registrare, invece, un andamento meno soddisfacente: Veicoli (-42,3%),
Abbigliamento (-13,2%), Mobili (-10,7%).
Dall’Islanda importiamo principalmente prodotti ittici (82,5% del totale); carni e preparati a
base di carne (7,0%); pellami (4,0%). La riduzione delle importazioni ha riguardato in
particolari le voci pellami (-52,4%) e pesce salato (-12,4%). Come per l’anno passato, l’Italia è
l’ottavo paese fornitore dell’Islanda e rimane all’undicesimo posto nella graduatoria dei
principali partners commerciali. Risulta, inoltre, il sedicesimo paese cliente dell’Islanda. Nel
quadro degli scambi commerciali con l’UE, che assorbono il 62,4% del commercio estero
islandese, l’Italia si è classificato ottavo partner commerciale e sesto paese fornitore, ed è sceso
dal nono all’undicesimo posto nella classifica dei principali clienti dell’Islanda.
INTERSCAMBIO COMMERCIALE (in milioni di ISK)
Esportazioni italiane
Importazioni italiane
Totale
Saldo
2000
2001
2002
2003
6.130
2.196
8.326
3.933
6.803
2.517
9.320
4.286
6.207
2.763
8.970
3.444
10.001
2.465
12.466
7.536
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2004
gen.-nov.
9.301
1.945
4.400
7.356
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INTERSCAMBIO ITALIA-ISLANDA
12000
10000
Esportazioni
italiane
8000
mln ISK
6000
Importazioni
italiane
4000
2000
0
2000
2001
2002
2003
2004
gen-nov
Investimenti. Secondo i dati forniti dalla Banca Centrale d’Islanda negli ultimi anni non sono
stati registrati investimenti islandesi in Italia né investimenti italiani in Islanda. Forme di
collaborazione industriale e/o flussi di investimenti nei due sensi potranno peraltro essere
stimolati dall’entrata in vigore dell’Accordo italo-islandese per evitare le doppie imposizioni, il
cui testo è stato firmato il 10 settembre 2002 a Roma alla presenza del Primo Ministro islandese,
Oddsson. L’Accordo è stato ratificato dall’Islanda il 18 dicembre 2002. Per parte italiana, l’iter
è ancora in corso.
Un segnale di svolta è comunque giunto dalla recente aggiudicazione da parte del gruppo
italiano Impregilo della gara per la costruzione delle infrastrutture per la centrale idroelettrica
di Karahnjukar (Islanda orientale). L’energia elettrica prodotta dalla centrale in questione andrà
ad alimentare un nuovo impianto per la produzione di alluminio nell’Islanda orientale, il più
importante impianto del genere in Europa. I lavori per la costruzione delle infrastrutture affidate
alla ditta italiana – il cui valore è stimato pari a circa 38 miliardi di corone islandesi (circa 536
milioni di euro) – sono stati avviati da circa due anni e costituiscono il più importante
investimento infrastrutturale mai realizzato finora nel Paese. La commessa italiana è articolata
in due progetti: il primo riguarda la costruzione di una diga alta fino a 190 metri e lunga 800
oltre a due gallerie per la deviazione delle acque; il secondo contratto riguarda la realizzazione
di gallerie di conduzione lunghe rispettivamente 45 e 10 chilometri. La centrale avrà una
capacità totale di 639 MW.
2.
INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO
a)
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale
Nonostante l’importanza limitata del mercato islandese per gli interessi italiani, vi sono settori
che presentano notevoli potenzialità di crescita per i nostri operatori. In particolare, concrete
opportunità di accrescere il volume delle nostre esportazioni sono offerte dal mercato islandese
dei macchinari industriali, dell’abbigliamento e calzature, dei mobili, dei prodotti
enogastronomici e delle bevande.
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Il contratto ottenuto dall’Impregilo potrà poi aprire la strada alle nostre aziende anche nel campo
degli investimenti infrastrutturali, sfruttando così appieno, anche in un mercato piccolo quale
quello islandese, le opportunità offerte dall’Accordo sullo Spazio Economico Europeo.
b)
Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia
Investimenti italiani in loco.
Come detto, il principale investimento italiano in Islanda è costituito dai lavori di costruzione
della centrale idroelettrica di Karahnjukar, affidati al gruppo italiano Impresilo. Forme di
collaborazione industriale e/o flussi di investimenti nei due sensi potranno peraltro essere
stimolati dall’entrata in vigore dell’accordo italo-islandese per evitare le doppie imposizioni, il
cui testo è stato firmato il 10 settembre 2002 a Roma alla presenza del Primo Ministro islandese,
Oddsson.
Investimenti islandesi in Italia
Secondo i dati disponibili, non risulta un flusso significativo di investimenti islandesi verso
l’Italia, né diretti né di portafoglio. Va tuttavia notato come negli ultimi anni sia emersa una
propensione da parte degli operatori economici islandesi ad investire all’estero i propri capitali:
si segnalano al riguardo gli investimenti effettuati dalla compagnia aerea Icelandair, che ha
acquistato il 10% del capitale della compagnia low-cost Easyjet (molto attiva sul mercato
italiano) e l’attivismo delle banche islandesi soprattutto nell’acquisizione di attività in
Scandinavia ed nel Regno Unito.
c)
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori
ad alto contenuto tecnologico
L’Islanda è da alcuni anni all’avanguardia nel campo della ricerca sull’utilizzo industriale, in
sicurezza e nel rispetto delle esigenze di protezione ambientale, dell’idrogeno quale
combustibile. È emerso negli ultimi tempi un interesse islandese a ricercare possibili partner di
collaborazione industriale per lo sviluppo delle necessarie tecnologici, tenuto conto che il
sistema produttivo islandese, di dimensioni ovviamente molto limitate, ha bisogno di
collaborazioni dall’estero. Ciò potrebbe pertanto costituire un ambito di possibile interesse per
le nostre imprese del settore.
3.
POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO
a)
Ostacoli alla libera circolazione delle merci
L’Islanda, in quanto parte dello Spazio Economico Europeo, non presenta problemi particolari
per l’accesso ai propri mercati da parte degli operatori italiani. Va tuttavia ricordato che
l’appartenenza allo SEE, pur estendendo il mercato unico europeo a questo Paese, non crea un
regime di unione doganale tra l’Islanda e l’UE e che vi sono alcuni settori (quello agricolo, e
soprattutto quello della pesca) dove persiste un regime degli scambi non liberalizzato.
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Un altro aspetto critico del sistema economico islandese è la limitata dimensione di quel
mercato (300.000 abitanti) con la conseguente presenza di un settore distributivo poco
concorrenziale ed in generale di un sistema economico dove permangono retaggi di un’epoca
caratterizzata da maggiore protezionismo e chiusura.
b)
Ostacoli alla libera circolazione dei servizi, dei capitali e libertà di stabilimento delle
imprese
Il sistema di pagamento, la legislazione societaria, la normativa sugli investimenti sono
tendenzialmente in linea con gli standard degli altri Paesi occidentali e comunitari, grazie anche,
come detto, al positivo impatto avuto, negli ultimi dieci anni, dall’appartenenza allo Spazio
Economico e dall’adeguamento operato nei due Paesi alla normativa comunitaria. Permangono
barriere agli investimenti da parte di operatori stranieri, anche comunitari, nel settore della
pesca, in linea peraltro con quanto previsto dall’Accordo sullo Spazio Economico Europeo.
4.
POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI INTERVENTO
CONGIUNTO
a)
Mappatura delle iniziative di sostegno all’internazionalizzazione del sistema
produttivo che la rappresentanza diplomatico-consolare e l’ICE intendono realizzare
nel corso del primo semestre 2005
Ci si ripromette, analogamente a quanto fatto negli anni scorsi, di organizzare un evento
promozionale nell’isola, in collaborazione con la Camera di Commercio italo-islandese, da
incentrare possibilmente sull’enogastronomia e sul turismo. Contatti sono in corso con la
Riviera di Rimini per svolgere nel corso dell’anno un’azione di promozione di quella parte
d’Italia sul mercato islandese. In effetti la Riviera romagnola è già da moltissimi anni una delle
principali destinazioni turistiche disponibili per i consumatori islandesi. Scopo della campagna
sarà quello di rilanciare l’immagine della città romagnola e della sua costa, presentando agli
operatori islandesi ed alla stampa specializzata la rinnovata offerta turistica predisposta da
Rimini e dalla sua provincia.
Notevole successo ha avuto l’inaugurazione a Reykjavík della mostra “Dal futurismo al futuro
possibile nell’architettura italiana contemporanea”. La mostra, realizzata in collaborazione con
il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ed il Consiglio Nazionale degli Architetti, ha
visto il sostegno finanziario di numerosi nomi dell’imprenditoria islandesi, coordinati dalla
Camera di Commercio bilaterale, in un’azione di promozione del made in Italy e della nostra
architettura e design in Islanda.
b)
Individuazione di eventi congiunti da svolgere con il concorso degli Uffici economicocommerciali, degli Uffici ICE, degli Addetti Scientifici e degli Istituti di Cultura
N.D.
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c)
Progetti delle rappresentanze diplomatico-consolari e degli Uffici ICE per iniziative
promozionali nel corso del 2006
Allo studio possibili campagne di promozione in campo eno-gastronomico, sulla falsariga di
quelle già effettuate nel corso degli ultimi anni in Norvegia, alla luce della crescente popolarità
che le produzioni italiane riscuotono nel Paese.
Sono altresì in cantiere iniziative in campo scientifico, tra cui seminari con possibili ricadute
economiche sullo sfruttamento dell’idrogeno come combustibile e sulla medicina iperbarica
(tenendo conto della presenza nel Paese di un centro terapeutico in tale ambito finanziato anche
con capitali italiani e diretto da un medico del nostro Paese).
Anche in campo culturale sono possibili sinergie con la promozione economica, sia attraverso la
partecipazione con nostri artisti di livello al Festival delle Arti di Reykjavík, cui si può abbinare
un momento promozionale di nostre aziende, sia anche nel campo della promozione
dell’insegnamento della lingua italiana, per la quale la domanda in Islanda è in continua
crescita.
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