Economia Politica e Istituzioni Economiche

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Economia Politica e
Istituzioni Economiche
Barbara Pancino
Lezione 15
La politica economica in un sistema aperto
Dove siamo?
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Modello IS-LM (descrizione delle variazioni del livello di
produzione e del tasso di interesse in economia chiusa);
Analisi delle politiche fiscali, monetarie e di un mix di entrambe
(influenza sui livelli di equilibrio di produzione e tasso di
interesse);
Modello IS-LM in economia aperta (descrizione congiunta di
produzione, tasso di interesse e tasso di cambio).
Consideriamo ora gli effetti delle politiche fiscali e monetarie
sull’attività economica nel caso in cui sia i mercati dei beni che i
mercati finanziari siano aperti a scambi con il resto del mondo.
Aumento della domanda interna
Supponiamo che l’economia sia in recessione e che il governo stia
considerando l’opportunità di aumentare la spesa pubblica. Quali
saranno gli effetti sulla produzione e sulla bilancia commerciale?
Assumiamo che la bilancia commerciale sia in pareggio, cioè che Y
coincida con YTB.
Ad un aumento di G, ad ogni livello di produzione , la domanda
aumenta di ΔG, da ZZ a ZZ’. Il punto di equilibrio si sposta (da A
a A’) e la produzione aumenta (da Y a Y’).
L’incremento della produzione è chiaramente maggiore
dell’aumento della spesa pubblica per effetto del moltiplicatore.
L’incremento di prodotto da Y a Y’ genera un disavanzo
commerciale. Le importazioni aumentano mentre le esportazioni
rimangono invariate.
Aumento della domanda interna
Effetti di un aumento della spesa
pubblica, quindi della domanda
interna.
Un aumento della spesa
pubblica provoca un aumento
della produzione (da Y a Y’) e
del disavanzo commerciale
(BC).
Aumento della domanda interna
Non soltanto la spesa pubblica genera un disavanzo commerciale,
ma il suo effetto sulla produzione è inferiore rispetto a quello
registrato in economia chiusa.
Perché?
La curva di domanda ZZ è più piatta della curva di domanda in
economia chiusa, DD.
Quanto minore è l’inclinazione della curva di domanda, tanto
inferiore è il valore del moltiplicatore.
In economia aperta, quindi, il moltiplicatore ha un valore inferiore.
Aumento della domanda interna
Il disavanzo commerciale e il minor valore del moltiplicatore
derivano dalla stessa causa: l’aumento della domanda ricade sia sui
beni nazionali sia sui beni esteri.
Di conseguenza, quando la produzione aumenta, l’effetto sulla
domanda di beni nazionali è più piccolo di quello che si avrebbe in
economia chiusa, e il valore del moltiplicatore è inferiore.
Inoltre, poiché parte dell’incremento della domanda è rivolto alle
importazioni – e le esportazioni sono invariate – ne risulta un
disavanzo commerciale.
Pertanto, quanto più aperta è l’economia, tanto minore sarà
l’effetto sulla produzione e tanto maggiore l’effetto negativo sulla
bilancia commerciale.
Aumento della domanda estera
Consideriamo un aumento della produzione estera, cioè un
aumento di Y*. Assumiamo che la bilancia commerciale sia in
pareggio, cioè che Y coincida con YTB.
ΔY* comporta un effetto diretto dato dall’incremento di un certo
ammontare delle esportazioni pari a ΔX:
per ogni dato livello della produzione, questo aumento delle
esportazioni induce un incremento della domanda di beni nazionali
pari a ΔX, per cui ZZ si sposta in ZZ’;
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dato il livello di produzione, all’aumentare delle esportazioni
anche NX si sposta di pari ammontare in NX’.
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Aumento della domanda estera
Un maggior livello di
produzione estera genera
maggiori esportazioni di beni
nazionali, che a loro volta fanno
a u m e n t a re l a p ro d u z i o n e
interna e la domanda nazionale
di beni attraverso il
moltiplicatore.
Un aumento della domanda
estera provoca un aumento
della produzione e un avanzo
commerciale.
Un riesame della politica fiscale
1. 
Un aumento della domanda nazionale provoca un incremento
della produzione, ma anche un peggioramento del saldo
commerciale.
2. 
Un aumento della domanda estera provoca un incremento
della produzione nazionale e un miglioramento del saldo
commerciale.
Entrambi i risultati hanno delle implicazioni:
- gli shock di domanda in un paese hanno effetti anche in tutti gli
altri paesi. Quanto maggiori sono i legami commerciali tra i paesi,
tanto maggiori saranno le interazioni e tanto più i paesi avranno
andamenti economici simili.
Un riesame della politica fiscale
- queste interazioni complicano in misura notevole il compito delle
autorità di politica economica, soprattutto nel caso di politica
fiscale.
I governi preferiscono non incorrere in disavanzi commerciali.
Un paese con un disavanzo commerciale cronico accumula debito
nei confronti del resto del mondo e quindi deve pagare interessi
sempre più alti al resto del mondo.
Per questa ragione non è sorprendente che i paesi prediligano
aumenti della domanda estera (che provocano un miglioramento
della bilancia commerciale) piuttosto che incrementi della domanda
nazionale (che provocano un deterioramento della bilancia
commerciale).
Un riesame della politica fiscale
I maggiori paesi industrializzati del mondo – i cosiddetti G8 e G20
– si riuniscono regolarmente per analizzare la loro situazione
economica e discutere di coordinamento, anche se è difficile
raggiungere un effettivo e completo coordinamento per diverse
ragioni:
il coordinamento potrebbe richiedere ad alcuni paesi di
intervenire più di altri, e non è detto che essi siano disposti a
farlo;
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i paesi hanno un forte incentivo a promettere di aderire al
coordinamento, ma potrebbero poi rinnegare la loro promessa.
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G7 e G8
Abbreviazione di “Group of Seven”. Summit sede di incontri regolari
e programmati dei ministri finanziari e dei governatori delle banche
centrali dei Sette Grandi. Ha per obiettivo di migliorare la
comunicazione e la cooperazione internazionale nelle materie che
cadono nella competenza dei ministri finanziari e dei governatori
delle banche centrali, compreso lo sviluppo economico, la stabilità,
l’inflazione e i problemi valutari.
Il G-7 nasce nel 1975 per iniziativa franco-tedesca come sede
informale, al più alto livello di decisione, in cui discutere le più
importanti questioni macroeconomiche e di politica monetaria.
Fanno parte del G7: Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran
Bretagna, Italia e USA. Gli incontri regolari dei G-7 (3-4 di regola
all’anno) sono stati istituiti a Tokyo nel 1986.
Nel 1987 è stata invitata anche la Russia come ottavo componente,
dando origine al G-8.
G20
Abbreviazione di “Group of 20”.
Gruppo dei ministri delle finanze e dai governatori delle banche
centrali di 20 Paesi previsto al Summit del G-7 di Cologna del
giugno 1999 e formalmente istituito dalla riunione dei ministri delle
finanze dei G-7 del 26.9.1999.
La prima riunione dei G-20 si è tenuta il 15-16.12.1999 a Berlino. Il
G-20 ha preso il posto del G-33 ed è stato istituito come forum
per la cooperazione e la consultazione tra Paesi avanzati e Paesi
emergenti in materie riguardanti il sistema finanziario
internazionale.
Partecipano al G-20 Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile,
Canada, Cina, Corea, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia,
Italia, Messico, Russia, Sud Africa, Turchia, UK, USA, la Presidenza
dell’UE e, inoltre, i presidenti della BCE e della Banca Mondiale.
Deprezzamento, bilancia commerciale e
produzione
Deprezzamento
Il tasso di cambio reale è dato da:
EP
ε≡
P
*
Il tasso di cambio reale è uguale al tasso di cambio nominale
moltiplicato per il livello dei prezzi interni, diviso per il livello dei
prezzi esteri.
Essendo nel breve periodo e ipotizzando che i prezzi siano
constanti, un deprezzamento nominale si riflette in un
deprezzamento reale di pari ammontare.
Quali sono gli effetti di un deprezzamento reale sulla bilancia
commerciale e sulla produzione nazionale?
Deprezzamento e bilancia commerciale
Ricordiamo che la definizione di esportazioni nette è:
NX ≡ X − IM / ε
Sostituendo X e IM con le loro rispettive espressioni, otteniamo:
NX = X (Y , ε ) − IM (Y , ε ) / ε
∗
Deprezzamento e bilancia commerciale
Una riduzione di ε influenza la bilancia commerciale attraverso tre canali:
le esportazioni X aumentano: il deprezzamento reale, che rende i beni
nazionali relativamente meno costosi all’estero, provoca un aumento della
domanda estera di beni nazionali e quindi un incremento delle
esportazioni nazionali;
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le importazioni IM diminuiscono: il deprezzamento reale, che rende i
beni esteri relativamente più costosi nell’economia nazionale, provoca un
aumento della domanda interna di beni nazionali e quindi una riduzione
delle importazioni;
— 
il prezzo relativo dei beni esteri in termini di beni nazionali, 1/ε,
aumenta. Questo tende ad aumentare il valore delle importazioni IM/ε. La
stessa quantità di importazioni adesso costa di più (in termini di beni
nazionali).
— 
La condizione di Marshall-Lerner
Affinché la bilancia commerciale migliori a seguito di un
deprezzamento, le esportazioni devono aumentare in misura
sufficiente e le importazioni diminuire abbastanza da compensare
l’aumento del prezzo dei beni importati.
La condizione in base alla quale un deprezzamento reale genera un
aumento delle esportazioni nette è nota come condizione di
Marshall-Lerner..
Se ε , NX
Gli effetti di un deprezzamento
Finora abbiamo analizzato gli effetti diretti di un deprezzamento
sulla bilancia commerciale, cioè gli effetti a parità di produzione sia
nazionale sia estera.
In realtà, la variazione delle esportazioni nette fa variare a sua volta
la produzione nazionale, influenzando ulteriormente le esportazioni
nette.
L’effetto è simile a quello di un aumento della produzione estera.
Un deprezzamento comporta un aumento delle esportazioni nette.
Quindi, sia la curva di domanda, ZZ, sia la curva delle esportazioni
nette, NX, si spostano verso l’alto.
Il deprezzamento provoca una variazione della domanda, sia estera
che interna, a favore dei beni nazionali. Questo genera a sua volta
un aumento della produzione interna e un miglioramento della
bilancia commerciale.
Gli effetti di un deprezzamento
Anche se in termini di produzione interna e bilancia commerciale
l’effetto di un deprezzamento è simile a quello di un aumento della
produzione estera, tra i due c’è una sottile ma importante
differenza.
Un deprezzamento agisce rendendo i beni esteri relativamente più
costosi. Questo significa che, dato il loro reddito, le persone – che
ora spendono di più per acquistare i beni esteri – vedono ridotto il
loro potere di acquisto.
La combinazione di politiche fiscali e di
cambio
Supponiamo che la produzione sia al suo livello naturale, ma che
l’economia registri un forte disavanzo commerciale, e che perciò il
governo voglia ridurre il disavanzo commerciale senza cambiare il
livello di produzione aggregata.
Come dovrebbe procedere?
Un deprezzamento non permetterà di raggiungere l’obiettivo: esso
ridurrebbe il deficit commerciale, ma allo stesso tempo
aumenterebbe il livello della produzione.
Anche una stretta fiscale non sarebbe adatta allo scopo: essa
ridurrebbe il disavanzo commerciale, ma farebbe diminuire anche la
produzione.
Come ridurre il disavanzo commerciale senza
variare la produzione?
Giusto mix di deprezzamento e
politica fiscale (riduzione spesa
pubblica).
1.Generare un deprezzamento
sufficiente a eliminare il disavanzo
commerciale a livello iniziale di
produzione (da NX a NX’).
à L’aumento associato alle
espor tazioni nette sposta la
domanda ZZ in ZZ’.
2. Ridurre la spesa pubblica in modo
da riportare ZZ’ in ZZ.
à Livello di produzione invariato e
migliore bilancia commerciale.
La combinazione di politiche fiscali e di cambio
Il principio generale, quindi, è che nella misura in cui i governi si
preoccupano sia del livello della produzione sia della bilancia
commerciale, essi devono usare la politica fiscale insieme alla
politica del tasso di cambio.
Approfondimenti
L'espansione realizzata in Francia dal governo
Nel maggio del 1981, il partito socialista francese vinse le
elezioni.
Di fronte a un’economia con una disoccupazione superiore al 7%,
i socialisti misero a punto un programma volto ad aumentare la
domanda attraverso politiche sociali più generose e sussidi per la
creazione di posti di lavoro.
Anche i sussidi alla disoccupazione e le pensioni furono
aumentati. Furono creati nuovi impieghi pubblici, e attuati nuovi
programmi di formazione per i giovani e i disoccupati.
La tabella riassume i risultati macroeconomici di queste politiche.
I dati mostrano in modo abbastanza evidente gli effetti sullo stato
della finanza pubblica: il bilancio, che nel 1980 era in pareggio, nel
1982 presentava un disavanzo del 2,8% del Pil. Gli effetti sulla
crescita sono pure piuttosto evidenti. Nel 1981-82, la crescita
media fu dell’1,85% – un tasso non molto alto, ma pur sempre
maggiore del misero 0,45% registrato in media dall’Unione
Europea negli stessi due anni.
Nel marzo del 1983, i socialisti abbandonarono questa politica.
L’ultima riga della tabella 1 ci dice perché.
A causa di un tasso di crescita più elevato rispetto ai partner
commerciali, la Francia subì un brusco aumento del suo disavanzo
commerciale. Forse il governo sarebbe stato disposto a tollerare
tale disavanzo delle partite correnti, ma i mercati finanziari – che
erano già abbastanza inquieti riguardo al governo socialista –
costrinsero il paese a subire tre svalutazioni del franco in 18 mesi
(ricordiamo che quando un paese cerca di mantenere un tasso di
cambio fisso – come nel caso della Francia a quel tempo – i
deprezzamenti prendono il nome di svalutazioni).
La prima avvenne nell’ottobre del 1981, dell’8,5% rispetto al DM;
la seconda nel giugno del 1982, del 10% rispetto al DM; e la terza
nel marzo del 1983, dell’8% ancora rispetto al DM.
Nel marzo del 1983, il governo francese, non più disposto ad
affrontare nuovi attacchi speculativi contro il franco e
preoccupato per il disavanzo commerciale, rinunciò al suo
tentativo di usare politiche di stimolo della domanda per ridurre la
disoccupazione.
La Francia iniziò una nuova politica "di austerità" – una politica
volta a ridurre l’inflazione, i disavanzi commerciale e di bilancio, e a
impedire ulteriori svalutazioni.
Questa politica è stata mantenuta fino a oggi, tanto dai governi di
sinistra quanto dai governi di destra.
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